Gli stralciaroli al potere

biani unioniIl papa, tornando dal viaggetto in Messico ha detto che sulla questione della legge sulle unioni civili “non s’immischia”. 

Nemmeno io “mi immischierei” se avessi qualcuno che lo fa benissimo al posto mio.
Uno come Bagnasco, per dire. O Ruini, o il pretaccio direttore di radio Maria diventato più famoso di una rock star grazie ai media complici del degrado culturale di un paese laico solo su una Carta della quale non frega più niente a nessuno.

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Unioni civili, estendere i diritti non è mai pericoloso per nessuno (bambini compresi)

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Renzi ha fatto con la Cirinnà non quel che la primavera fa coi ciliegi ma quello che Bersani voleva fare coi 5stelle: tenerseli buoni non come spalla attiva della maggioranza ma come i cani da riporto sempre disposti a restituire la pallina e il bastoncino al padrone. 

La Cirinnà invece di picchiare duro su quelli del suo partito dentro il quale si annidano i peggiori conservatori integralisti, ipocriti e bugiardi a cui la legge sulle unioni civili non è mai andata giù che fa? Prima vota sì alla sospensione del dibattito al senato, poi si rimangia le parole contro i suoi dette al giornalista del Corriere e poi-poi si mette a fare la groupie di Renzi  twittando balle,  falsità e salutando col ‪#‎ciaogufi‬.  L’entusiasmo della Cirinnà davanti alla demolizione del suo disegno di legge è uno schiaffo in faccia, principalmente per chi ha creduto davvero che una legge del genere potesse essere approvata in Italia, in secondo luogo per chi ha sprecato tempo ed energie dietro questa impresa impossibile per un paese miserabile, dove la politica sacrifica i diritti dei cittadini al perbenismo ipocrita di gente ignorante, disonesta e malvagia che siede anche in parlamento rappresentando benissimo la gran parte del paese e ai desiderata del vaticano. 

Le coscienze non si turbano quando bisogna salvare le banche amiche dei papà amici e mandare sul lastrico migliaia di persone.
O quando bisogna rifinanziare le guerre, i partiti, comprare l’aeroplanino, far finta di togliere i vitalizi ai politici condannati per poi restituirli sotto il banco previo ricorso.
Queste sono condizioni di perfetto agio in cui la coscienza politica, non solo del pd, suggerisce sempre la cosa giusta da fare, ovvero bastonare i deboli per dare una mano ai prepotenti arroganti, talvolta anche delinquenti.
Una maggioranza che esprime il presidente del consiglio del pd ma che si regge in piedi grazie al supporto di alfano e verdini, che con questa ha messo la fiducia su leggi liberticide che tagliano e tolgono diritti faticosamente acquisiti senza fare una smorfia, ritrova improvvisamente la coscienza nel riconoscimento di un diritto che i governi di tutti gli orientamenti politici, non solo di sinistra degli stati di mezzo mondo hanno già reso da anni legge dello stato.
Cialtroni, disonesti, bugiardi millantatori di qualcosa, la civiltà democratica e la politica al servizio dei cittadini che si guardano bene dal rispettare e mettere in pratica loro per primi.

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Sui diritti non si media: si riconoscono senza tante inutili chiacchiere, discussioni, dibattiti. 

Tanto meno lo si fa con la parte politica più ipocrita, becera, fascista e retriva che risponde al fascismo integralista e ipocrita del clero più di quanto non abbia sempre fatto tutta la politica. I numeri c’erano e ci sarebbero ancora per approvare il testo  Cirinnà senza mutilazioni pro family day, vaticano e dintorni, ma a Renzi questo non interessa perché non gli interessano i diritti. Non sono mai stati una sua priorità.

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Il canguro è deceduto: pronti il topo morto, il coguaro e la peste nera

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Cari amici arcobaleni, alla Lorenzin non basta che la Cirinnà abbia accettato di sottomettersi ad alfano e al vaticano stralciando l’adozione del comparente: per lei un punto su dieci, per voi il punto di partenza per una vita più serena, no, non è ancora sufficiente. 

La miracolata da Napolitano e dalle larghe intese deve aver pensato che dal momento che le richieste vengono prontamente eseguite da Renzi perché non azzardare e chiedere di più?
E infatti ha chiesto di più: il tutto per lei e quelle e quelli come lei e il niente per voi.
Dice la ministra che vuole che le vostre unioni non siano nemmeno lontanamente paragonabili, equiparabili ad una relazione fra umani.
Lo stato di questo paese, la sua politica vi rifiuta e vi schifa al punto tale da non volere nemmeno che voi possiate somigliare ad un’ipotesi di famiglia, non cadete nel tranello di chi vuole strumentalizzarvi nella polemica sui canguri e i 5stelle: non è una questione di parlamento e di leggi quanto lo è quella di uno stato e un paese che prima di tutto rifiutano CULTURALMENTE ogni diversità.
E chi dovrebbe, sempre lo stato, non fa niente per reprimere la subcultura dei razzismi e dell’omofobia ma anzi li promuove dando spazio e cittadinanza ai negazionisti del diritto e della civiltà che possono manifestare anche sulla pubblica piazza.
Il problema è questo, che poi si traduce in sondaggi, voti, opinioni che vanno nella direzione opposta a quella del paese civile.
E’ lo stato per primo che rifiuta la diversità e non applica la Costituzione che vuole i cittadini tutti uguali nei doveri e nei diritti. Questa legge, una legge semplicemente civile come c’è in tutti i paesi che non si fanno governare dal vaticano e da gentaglia che ha sostenuto per anni un delinquente puttaniere ma poi vuole decidere come devono vivere le persone oneste  non ce la darà questo governo come non l’hanno fatto quelli di prima e faranno quelli del dopo. A meno che gli amici arcobaleni facciano azioni dimostrative più efficaci della manifestazione coi palloncini e le sveglie. 

Se non è un diritto poter adottare un figlio in una coppia omosessuale non lo è nemmeno metterne al mondo sedici come la famiglia esibita al festival di Sanremo dello scorso anno. Perché la coppia omosessuale non chiede allo stato, quindi anche a me di mantenere i suoi figli, quella coi sedici sì, pesa su tutta la collettività, in Italia di queste famiglie ce ne sono molte, tutte seguaci dei pazzoidi da family day.

Quindi  facciamo che se agli omosessuali niente figli a tutti gli altri al massimo tre che di questi tempi già so’ troppi.

E ognuno si mantenga i suoi senza rompere il cazzo chiedendo le sovvenzioni statali.

Ma anche no

Giubileo, parliamone – Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano, 20 novembre

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Ci sono tanti luoghi nel mondo che non vengono mai raggiunti dalla misericordia umana e figuriamoci da quella divina.
Perché non coinvolgere questi, anziché caricare di ulteriori tensioni una città come Roma che è sempre e comunque il bersaglio di tutto anche quando non succede niente?
L’insistenza del papa su questo giubileo è irritante e desta più di un sospetto sulla reale bontà di questo giubileo straordinario: fosse stato un altro progetto, evento qualsiasi organizzato per motivi diversi da quelli religiosi nessuno l’avrebbe difeso ad oltranza quale dimostrazione di “non avere paura” né il governo avrebbe assecondato l’irresponsabilità di un capo di stato, prim’ancora che di una comunità religiosa che sta dimostrando di non aver capito nulla del momento difficile, pesante e grave che riguarda i cittadini di Roma, di tutta l’Italia, dell’Europa e del mondo o di voler prendere le distanze dai motivi di sicurezza che dovrebbero sconsigliare la massa di persone a spostarsi per venire a Roma.
Noi  poveri disarmati senza scorte né auto blindate dobbiamo sopportare la limitazione delle libertà, adeguarci allo stato di polizia, all’esercito e i carri armati  nelle città, al falso allarme quotidiano, rinunciare alla vita sociale, alla partita di calcio, alla passeggiata in centro, la metro di Roma è tutti i giorni sotto attacco, anche stamattina la linea A è stata fermata per verifiche. Chi risarcisce l’utenza, chi assicura ai pendolari di poter raggiungere il posto di lavoro in orario? Si può stare un anno o tutta la vita così?  Il papa non può semplicemente dire di aver capito, che gli dispiace tanto per chi aspettava il perdono ma questo giubileo adesso non si può fare?
Perché non se lo porta in Nuova Zelanda o in Polinesia, vediamo poi quanto è forte la fede dei cattolici cristiani a trenta ore di aereo da qui. La smettano di raccontarcela. Questo giubileo serve per tutt’altri scopi dal perdono di Dio, probabilmente gli stessi che sono costati la cacciata di Marino.

E’ la guerra, bellezza

Sottotitolo, dedicato specialmente ai vagabondi che credono di essere anonimi: il furto di identità è ancora un reato perseguibile dalla giustizia reale. Renzi non l’ha ancora depenalizzato, ecco.

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Anche bombardare paesi è un atto di guerra.
Costringere la gente a scappare dalla sua terra senza sapere dove andare, abbandonarla ad un destino infame, è un atto di guerra.
Chissà come mai gli atti di guerra vengono considerati tali solo quando colpiscono l’obiettivo occidentale, mentre in tutti gli altri casi sono “esportazione di democrazia” o “difesa dei valori”.

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Ben svegliati a tutti quelli che scoprono solo oggi che le guerre sono divisive, che nessun atto di prevaricazione violenta ha in sé alcuna finalità positiva e figuriamoci democratica.
Se il momento non fosse tragico sentire Obama che parla degli attentati di Parigi definendoli “un oltraggio ai nostri valori”, quelli che tutti abbiamo imparato nel tempo a conoscere, farebbe sganasciare dalle risate.
Ci volevano terrorizzati, impauriti, spaventati e chiusi nei nostri piccoli recinti di “libertà”, ecco: ci sono riusciti.

Se l’Italia fin’ora si è salvata dagli attacchi del fondamentalismo nonostante la santanchè, salvini, gasparri, ferrara, i quotidiani di berlusconi, la scelleratezza delinquenziale di chi continua ad offrire la ribalta mediatica ai seminatori di odio razzisti e fascisti spacciati per leader ‘moderati’ non è perché abbia qualche merito particolare o una politica autorevole che sa garantire la sicurezza nazionale, è semplicemente perché proprio grazie alle sue politiche è stata sempre il paese più servo di tutti, il più capace di tutti a trattare con tutti per vigliaccheria e impossibilità di tenere la testa alta davanti ai poteri di ogni ordine e grado.
Un paese ininfluente a livello internazionale che si piega ad ogni desiderata che arriva dai piani alti, che non incute timore a nessuno.
Uno stato gestito da gente responsabile non avrebbe mai assecondato  un papa che pensa che sia questo il momento più adatto per far entrare qualche milione di persone in Italia a celebrare il suo anno santo e misericordioso.

Fannullona sarà lei. Anzi, voi

Tutte le persone che si sono alternate nei governi, li hanno affiancati in qualità di consulenti ufficialmente per migliorare le condizioni di vita, dal lavoro alla salute passando per la scuola non l’hanno mai fatto da persone informate sui fatti. La vita reale non è quella delle lauree, le specializzazioni, i master e il 110 e lode. Non capisce la vita chi gode di una condizione di privilegio, la Fornero come Mieli ma anche la Madia, raccomandata di ferro che ha scoperto di essere stata nominata ministro mentre guardava Peppa Pig che si permette di parlare di aria fritta, aprendo di fatto una polemica utile solo per sviare come al solito l’attenzione dai fatti importanti sapendo che è una polemica che produrrà il solito inutile dibattito e  molti consensi. Il primo quello di Squinzi, presidente di Confindustria. 

Chi dà ragione alla Madia è gente che non sa nulla di quello che avviene nella pubblica amministrazione dove le sanzioni si applicano eccome, così come i provvedimenti disciplinari: allontanamenti, trasferimenti di sede e anche il licenziamento per casi molto meno gravi di quelli che vedono coinvolti  onorevoli e senatori che restano al proprio posto con avvisi di garanzia, rinvii a giudizio e anche condanne: per informazioni chiedere a Denis Verdini, neo padrino costituente, Vincenzo De Luca l’intoccabile e Antonio Azzollini, riparato dalla galera col voto “di coscienza” proprio da quelli che vogliono licenziare gli incensurati. Ma le parole magiche in Italia sono “dipendenti pubblici”, meglio se associate a termini come “fannulloni” e “licenziamento”.  Se il rigore che si pretende dai lavoratori a mille euro al mese e col contratto bloccato da otto anni fosse lo stesso che si chiede alla politica oggi Marianna Madia non sarebbe nemmeno un ministro della repubblica.

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Qualche cenno storico su Marianna Madia

Esodati, Mieli: “Sfortuna che capita, povera Fornero”. E sul M5S: “Loro ricette? Fesserie”

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Secondo Paolo Mieli gli esodati creati dal talento tecnico ma sobrio di Elsa Fornero sono un incidente di percorso, cose che capitano, la poverina è lei che da quando ha messo la sua firma su una legge liberticida, una fucina di miseria e nuove povertà è dovuta emigrare per non essere molestata dalle migliaia di persone che ha fatto incazzare. 

Un po’ come dire che non è colpa dell’ingegnere se i ponti, le strade e i palazzi costruiti secondo il suo progetto crollano: povero ingegnere; oppure non è colpa del medico che sbaglia la cura e la terapia se il paziente muore: povero dottore.
Quando mio figlio a tre anni ha dovuto subire un piccolo intervento chirurgico purtroppo non riuscito bene, al pronto soccorso dove l’ho dovuto riportare d’urgenza una domenica mattina qualcuno mi disse che “non tutte le ciambelle riescono col buco”, come se avessi riportato un capo di abbigliamento fallato a chi me lo aveva venduto.
Ma magari scherzava e io non ho capito.
Lo spirito che anima la dichiarazione di Mieli è lo stesso del papa che si “amareggia”: per Bertone, l’attico, i 200.000 euro sottratti alla beneficenza, tutta la corte ingioiellata che abita al vaticano?
Certo che no, Francesco, il papa “laico” secondo Scalfari e rivoluzionario secondo quasi tutti si amareggia per la fuga di notizie: il problema non sono i comportamenti, le azioni ma come sempre chi porta alla luce contraddizioni, errori e talvolta reati le cui conseguenze poi ricadono negativamente e dannosamente sulla collettività.
Il papa, quello laico e rivoluzionario, invece di dare il benservito a calci in culo ai ladri e bugiardi che si ritrova in casa si addolora per chi fa la spia e in qualche modo cerca di salvare il salvabile com’era già successo col “corvo” di papa Ratzy.
Nella multinazionale della truffa e dell’inganno millenari denominata chiesa cattolica il pericolo arriva da chi denuncia i pericoli, un po’ come nella società reale, nell’Italia sempre ai primi posti nelle classifiche internazionali che la fanno arrivare ultima per decenza, civiltà e correttezza della classe dirigente il pericolo che destabilizza non è la classe dirigente quando fa affari con la criminalità e le mafie, quella che parte per il week end di mercoledì ma poi dà la colpa al senato se le leggi non si riescono a fare e quella che quando fa le leggi è per impoverire, tagliare i diritti, perfino quello alla salute dopo decenni in cui le casse dello stato sono state usate come bancomat dai ladri e truffatori di stato: sono i dipendenti fannulloni da mille euro al mese, un argomento sempre buono per soddisfare la voglia di vendetta dei benaltristi al contrario, quelli convinti che l’opera di moralizzazione debba partire dal basso anche se chi sta in alto è gente che dà tutt’altro che il buon esempio.

Settimo, non rubare: nemmeno ai bambini

Il papa che ha fatto dimettere Marino dovrebbe mandare ‪#‎Bertone‬ all’ergastolo senza processo.
Ma Bertone continuerà a soggiornare nella suite, mentre i cosiddetti corvi che hanno fatto sapere al mondo che al vaticano si ruba ai bambini malati per arredarsi l’attico devono affrontare la gendarmeria e subire la galera.
Esattamente quello che piacerebbe tanto fare ai governi di casa nostra, che tentano in tutti i modi di zittire i corvi che danno le notizie per lasciare i produttori dei reati nella suite.

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Non credo ci volessero le spiate del #Vatileaks per sapere quello che hanno ampiamente riportato le cronache, stabilire che è immorale e del tutto contrario allo spirito cristiano un cardinale che vive nell’attico da settecento metri quadri e che organizza feste e cene sullo stile di quelle di Arcore a caviale a champagne. 

Solo per questo il vaticano che fa la morale, che parla di povertà, che si permette di interferire negli affari degli altri dalla nascita alla morte si meriterebbe una selva di pernacchie, visto che non si può pretendere la diserzione in massa dalle chiese né una politica che prenda le distanze da questi bugiardi, ipocriti che non si accontentano più di predicare ma vogliono proprio comandare tutto loro come ai tempi del papa re col beneplacito della politica e dell’informazione che li lasciano fare.

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Il superattico del cardinale Tarcisio Bertone è stato ristrutturato con i soldi destinati ai giovani dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù. Lo scrive il giornalista dell’Espresso, Emiliano Fittipaldi, nel suo libro “Avarizia” in uscita da Feltrinelli. Lo riporta un’anticipazione pubblicata dal quotidiano “la Repubblica” [da huffingtonpost.it]

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Di diritto o di rovescio il papa e il vaticano sono sempre gli usurpatori delle cronache, delle prime pagine dei giornali, dei titoloni sparati sui siti on line, di tutto il mainstream perennemente posizionato sull’inchino che Tronca ha ben rappresentato nella versione figurata.
Come se a tutti dovessero interessare le beghe interne alle mura che le gerarchie affrontano e risolvono secondo le loro leggi, non quelle dello stato italiano diversamente dal vaticano che invece mette bocca puntualmente negli affari dello stato italiano, riuscendo a sovvertire la volontà degli elettori come nella vicenda di Marino e ad ostacolare il percorso civile di tutta l’Italia.
C’è una larga parte di italiani ai quali non interessa nulla delle serpi in seno al papa, che vive benissimo lo stesso senza l’interferenza compulsiva e ossessionante delle faccende interne al vaticano che vengono imposte alla pubblica attenzione come fatti di rilevanza nazional-mondiale.
Avvisateci, o cari funzionari della peggior disinformatja dopo la propaganda del minculpop di mussolini, voi veri servitori dello stato   quando, anziché parlarci della fuga di notizie e dei corvi ci direte che finalmente è avvenuta la fuga delle gonnelle invadenti che hanno deciso di smettere di imporre la loro volontà per cieli, terre e mari – solo italiani – e che viene presa in considerazione dalla politica molto più di quella dei cittadini che votano e pagano le tasse, così come si fa nelle vere repubbliche democratiche e non nella teocrazia mascherata denominata Italia.

Traditori

Il pd in tutte le sue versioni del prima, mentre e durante che per vent’anni ha parato il culo ad un delinquente abituale oggi manda a casa Marino violando tutte le regole della democrazia per un avviso di garanzia e due scontrini che, al confronto di quanto ci è costato e purtroppo ci continuerà a costare il faraone di Rignano sono il nulla.
Naturalmente Vincenzo De Luca, che non è indagato ma proprio condannato, secondo le nuove regole della democrazia p2.0 di Renzi può restare.

Nel pd uno non vale uno ma 25+1 [che ne accontentano uno].
26 persone che pensano tutte la stessa cosa e la fanno.
Più che un partito una religione, una setta, una congrega, un’esseppia, un’associazione.
Renzi lo fa per noi, per farci disabituare al significato delle elezioni, basta col luogo comune sulla democrazia, sul popolo sovrano che vota e sceglie: da oggi in poi il presidente del consiglio può proporre il candidato, spostarlo come ha fatto con la Barracciu che si è presentata già col suo bel vestitino da indagata ma poi, siccome pareva brutto, meglio il parlamento che la presidenza della sua regione: lì so’ tanti e si confondono, nessuno ci fa caso, al limite ci si può sempre dimettere dalla carica e comunque ci sono sempre Verdini e Azzollini che in parlamento fanno la loro porca figura e, soprattutto, la fanno fare alla politica.
E se proprio il candidato, seppur votato, sebbene eletto non piace al capo basta che la setta decida e si manda via, senza nemmeno gli otto giorni di preavviso.
Quindi, a che servono le elezioni?
A niente, ha ragione Renzi.

La prossima volta che in casa 5stelle qualcuno verrà espulso in base alle regole che il movimento stesso si è dato, i cari democratici, i paladini del rispetto delle regole de’ ‘sta minchia sono pregati di tenere la bocca chiusa e le mani a posto, lontane dalla tastiera. 

Perché se il movimento espelle dal movimento in base ad una regola condivisa, Renzi e il pd hanno espulso Marino‬ non grazie ad una regola interna al partito ma obbligando i 25 a tradire il mandato ricevuto dagli elettori in virtù della legge della democrazia: quella vera, non quella riveduta, corretta e stravolta dal pd di Renzi a misura di Renzi.

I cittadini hanno molto più da rimetterci in termini di considerazione e rispetto per le loro scelte elettorali in un paese dove il presidente del consiglio può ordinare le dimissioni di qualcuno, che sia il sindaco, il funzionario statale o l’amministratore del suo condominio.
La democrazia ha le sue regole, a chi non vanno più bene quelle regole voti un partito che nel programma inserisce anche i capricci  reazionari di un narciso impostore, miracolato dalle “contingenze” che lo hanno portato a palazzo Chigi, le famose contingenze napolitane, che vuole fare tutto lui senza rispettare i dovuti passaggi che la democrazia impone affinché si cambino quelle regole.

Oggi Renzi e il pd hanno tagliato un’altra consistente fetta alla democrazia, ma per i servitori abituali, quelli del talk show, dei giornali e telegiornali non c’è nessun pericolo. La deriva autoritaria dello sceicco del consiglio autorizzato dall’emerito novantenne invadente e  impiccione era solo una chiacchiera, un pettegolezzo, una malignità.

Chi gioisce dei 25, i traditori, né più né meno di quelli che “Ruby è la nipote di Mubarak” che sono andati a consegnare le loro dimissioni –  spontaneamente – ci mancherebbe altro per mandare a casa Marino‬, sappia che in vaticano stanno facendo lo stesso.
Chiaro?

Suburra: ovvero il politico, il malavitoso e l’eminenza

Quando uno scrittore scrive un libro e un regista gira un film seguendo la traccia scritta come è successo per Romanzo Criminale e adesso con Suburra, entrambi non lo fanno certamente per far diventare idoli e semidei dei criminali come è accaduto con Romanzo criminale, i cui protagonisti, la famigerata “banda della Magliana” sono stati umanizzati, trasformati in nicknames, magliette e portachiavi come delle rock star mentre altro non erano che pericolosi criminali che hanno destabilizzato per anni non solo la capitale ma tutta l’Italia.

Il  processo della deizzazione avviene solo nelle teste bacate di chi non si rende conto di quello che legge, di cosa vede e della realtà che circonda non solo Roma ma, nel caso specifico dei temi trattati da Bonini e De Cataldo nel libro e ripresi da Sollima nel film,  tutta l’Italia.
Non è colpa degli scrittori e dei registi se questo è un paese culturalmente e intellettualmente limitato dove c’è gente che certe verità storiche, politiche, di semplice cronaca dell’attuale non le capisce né le accetta nemmeno se qualcuno gliele incarta sotto forma di “regalo” attraverso il libro e il film.
Di  Suburra non si può dire che è un bel film: non c’è niente di bello in questa storia, nemmeno a cercarlo con la lente: l’aggettivo che meglio descrive la trama del film, molto ridotta rispetto a quella del libro è “terribile”.
Si può dire che è un film ben fatto nel suo svolgimento e nella sua realizzazione scenica, che gli attori sono straordinariamente bravi, che andrebbero premiati per il solo fatto di aver accettato di vestire i panni e incarnato i ruoli di chi ha reso non solo Roma ma tutta l’Italia una cloaca a cielo aperto.
Perché è troppo facile parlare solo di Roma come una Suburra.
Il sistema che parte da Roma contagia e contamina tutta l’Italia.  Roma viene colpevolizzata oltremodo perché ospita il vaticano, vero centro di   un potere tossico, tutt’altro che finalizzato al bene e i palazzi dove poi quel potere viene messo in pratica dalla politica che fa le leggi che devono accontentare tutti: anche le varie organizzazioni criminali mafiose e paramafiose che si mischiano con la politica,  agiscono sul territorio partecipando alla razzia del bene pubblico.
Mafia capitale non è una specialità romana e romanesca ma è la consuetudine che ha segnato in modo irreversibile e devastante il corso della storia politica di questo paese da quando esiste la repubblica. 

La vera violenza di Suburra non sono le scene di sangue né la trama ma la realtà di ciò che racconta.

Quindi, mai

Fra una certa incapacità a sapersi destreggiare nella politica, in special modo la politica nemica delle giuste cause qual è quella del pd di Renzi e la disonestà, non solo del pensiero ma anche nelle azioni un po’ di differenza c’è. Ed è quella che dovrebbe distinguere anche la motivazione della battaglia politica.
Quando quella differenza si annulla e la battaglia diventa l’occasione per il tutti contro uno, per quel tutti intendo anche chi, a parole, dice di pensare a delle politiche diverse, di avere idee diverse ma poi era al Campidoglio insieme a chi faceva i saluti romani e sventolava le bandiere di forza nuova e casa pound, ha festeggiato intorno alla carcassa del sindaco di Roma partecipando al regolamento di conti tutto interno al partito di Renzi e di Marino quella non è più politica ma, come nella migliore tradizione italiana è preparare il terreno alla spartizione di un potere che fa gola.
Chi si proclama diverso e migliore deve poi esserlo nei fatti e non a parole, ad esempio evitando di condividere la piazza coi fascisti: per non dare adito, mica per niente.
Il trattamento diffamante e violento riservato a Marino, non solo quello della piazza ma soprattutto di quei media che ora fanno finta di analizzare il risultato della massiccia campagna denigratoria contro il sindaco di Roma fatta da loro: Il Fatto Quotidiano come Repubblica, Formigli come Paragone è stato unico nella storia della politica di questi ultimi vent’anni, una cosa mai vista nemmeno nei riguardi dei delinquenti veri, certificati da sentenze e condanne.

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Il vicario del papa: “a Roma serve una nuova classe dirigente”.Ma come si permette?
I cittadini romani, italiani, hanno forse voce in capitolo nell’elezione del papa e nella scelta delle alte gerarchie vaticane?
Seriamente: qualcuno dica a ‘sta gente di tacere, ché di danni ne ha fatti abbastanza. Non serve riconoscere altra autorevolezza al vaticano, ne ha giá troppa che nemmeno gli spetta.
Il papa fa il papa e la chiesa, la chiesa: da duemila e più anni.
E, se piacciono tanto alla cosiddetta “sinistra” e agli insospettabili laici, quelli che “io non sono cattolico, ma questo papa…”  c’è qualcosa che non quadra. Qualcosa di anormale e di malato che bisognerebbe curare.
I punti di riferimento della politica progressista dovrebbero stare altrove da san Pietro.

In quale altra democrazia sana, compiuta ed evoluta è possibile che il vicario del papa possa imporre precise indicazioni su quello che deve fare la politica e la conferenza episcopale metta sistematicamente bocca circa il progetto di leggi che hanno a che fare con la vita civile dei cittadini fino ad arrivare all’annullamento di un referendum?
Naturalmente solo in questa che non è sana né compiuta né evoluta,  dove la politica non riesce proprio a fare a meno dell’assistenza del vaticano che, invece di essere grato della considerazione parossistica delle istituzioni della repubblica avanza pretese in continuazione, viene ospitato sul suolo italiano praticamente a costo zero perché al mantenimento dello stato nello stato contribuiscono anche i cittadini che vivono benissimo senza i riferimenti mistici, che sanno attraversare la strada della vita senza l’aiutino degli amici immaginari.
Questo sarà un paese appena un po’ civile il giorno in cui un politico qualsiasi di fronte all’ennesima esternazione degli uomini di chiesa, papa compreso sui temi che non riguardano la chiesa ma lo stato, risponderà semplicemente “grazie, eminenza, ma possiamo farcela da soli”.
Quindi mai.

Ormai non c’è storia, notizia, situazione riportata dai media in cui il commentatore, conduttore, giornalista non faccia la precisazione: “l’ha detto anche il papa”. Come se tutto quello che dice il papa si debba necessariamente vestire di giustezza inconfutabile.
Ci sarebbe da chiedere, da chiedersi dove fosse questo papa mentre intorno a lui accadevano le stesse cose che oggi lui commenta “da papa” con toni accorati, dispiaciuti, talvolta arrabbiati, dov’erano nascoste le sue velleità “rivoluzionarie” mentre si facevano le guerre, la chiesa si macchiava di scandali inenarrabili e appoggiava le peggiori politiche non solo in Italia ma in tutto il pianeta.
Ma capisco che sarebbe troppo pretendere che i giornalisti facciano domande giuste al papa, visto che come ci insegna Fabio Fazio non le fanno nemmeno a Renzi.
Dunque, stabilito che il papa, “questo papa”, parla di tutto, anche di quello che non dovrebbe si potrebbe così, giusto per cortesia, evitare di ammantare il tutto e l’oltre col riferimento agli interessi e alle opinioni del papa, che non sono di rilevanza nazionale, mondiale e non risolvono nessuno dei problemi e dei drammi reali che gran parte dell’umanità è costretta a subire e sopportare anche in virtù della millenaria complicità omertosa della chiesa con chi li costruiva.

A proposito di talk show: quando la tivù è diseducazione violenta

Sottotitolo: la questione è seria, non si tratta solo di comunicazione distorta, la gravità sta nel messaggio che arriva nelle case ma soprattutto nella testa della gente.
Perché se l’attore protagonista diventa il carnefice, il criminale, il satrapo che approfitta di ragazzine minorenni a pagamento e lo si invita in qualità di vittima perseguitata, inevitabilmente le vere vittime e le conseguenze sociali delle azioni dei carnefici assumono un’importanza secondaria.
Mentre è a queste e solo a queste che si deve dare la priorità.
La maggior parte della gente che ha capito della vicenda dei Casamonica?
Riassumendo che è gente che ha un sacco di soldi, guadagnati anche illegalmente ma nel paese dove tutti lo fanno e come ci ha insegnato anche la buonanima di craxi che male c’è, che li hanno spesi per onorare il morto di casa e chi non lo farebbe, chi avendo la possibilità non farebbe piovere petali di rose sulla bara del nonno con tanto di fanfara ad allietare l’ultimo viaggio del caro estinto, che comunque se qualcuno li invita in televisione significa che non hanno fatto niente di male.
Del resto è proprio a Porta a Porta che la prescrizione di Andreotti fu trasformata in assoluzione con tanto di scritta gigantesca sul maxischermo che ne ribadiva quell’innocenza che non c’è mai stata.
Porta a Porta non va chiusa perché fa cattiva informazione ma per questioni di igiene ambientale, perché è una di quelle macchine infernali che trasforma gli orchi in principi azzurri e le streghe cattive nelle fatine dei miracoli, la qual cosa nel paese dei telerincoglioniti è molto peggio della cattiva informazione.

E mi raccomando, stasera tutti a guardare la puntata “riparatrice” di ‪‎Porta a Porta‬, fate fare a ‪‎Bruno Vespa‬ il pieno dell’audience, non aspettate di rivederla domani. Chissà come campano gli sciacalli mediatici.

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Preambolo: giovanardi può decidere di non fare una legge, può essere l’ostacolo al raggiungimento di un obiettivo semplicemente civile.Sono anni che provo a dire di non ridere di giovanardi, che è lo stesso che insulta i morti di stato, le loro famiglie, che va in radio e televisione a straparlare di cose che non sa perché qualcuno ci tiene a sapere cosa passa nella testa di giovanardi e vuole farlo sapere anche a noi. giovanardi che è lo stesso della legge  dichiarata incostituzionale sulle droghe fatta insieme a quell’altro sant’uomo di fini che se non ci fosse stata oggi forse Stefano Cucchi sarebbe ancora vivo.  giovanardi è uno fra quelli che si oppone anche alla legge contro le torture. Dopo aver insultato le famiglie Aldrovandi, Cucchi, Magherini e chiunque abbia avuto una storia di violenze e morte subite dallo stato giovanardi si oppone all’unica legge che potrebbe ridurre di molto il contenuto della cesta delle “poche mele marce”.

Sono anni che ripeto che giovanardi non è lo scemo del villaggio ma un politico che mette la firma sulle leggi, che partecipa alle decisioni importanti e sono anni che quando si parla di giovanardi leggo sempre rispostine ironiche, piuttosto a cazzo: giovanardi, chi? Questo, se non vi basta, finalizzate a sminuire la pericolosità di giovanardi, che è lo stesso al quale stava benissimo l’unione di berlusconi con la mafia di dell’utri ma vuole impedire – la tragedia è che lo può fare – l’unione di persone che semplicemente si vogliono bene e vogliono avere gli stessi diritti che ho io e, purtroppo, anche giovanardi.

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Non ho guardato tutto ‪#‎Ballarò‬ ma dopo aver visto un film ho fatto in tempo a non perdermi  l’intervista di Giannini a Bagnasco, vera guest star del programma che rende perfettamente l’idea di cosa sarà la Rai di Renzi il quale, dopo l’inevitabile discorso retorico e ipocrita sull’accoglienza ai profughi: se oggi nella politica c’è chi soffia sul fuoco dell’intolleranza razzista una buona parte di responsabilità è proprio del vaticano che ha sempre coccolato la peggiore politica purché tenesse ben aperti i rubinetti, è stato interpellato sul richiamo della Ue all’Italia riguardo le unioni civili.
Domanda a cui Bagnasco ha risposto più o meno che sì, l’Europa, insomma va bene, il parlamento europeo dice che c’è un problema da risolvere ma non è che sia così importante poi dar retta a quello che chiede l’Europa in materia di diritti perché alla fine chi decide sono gli stati membri.
Dichiarazione che Giannini ha incassato senza fare un plissé, senza rivendicare il diritto di un paese democratico ad avere delle leggi semplicemente civili che mettano tutti i cittadini allo stesso livello indipendentemente dai loro orientamenti sessuali e scelte di vita personali. Giannini non ricorda a Bagnasco che il parlamento europeo è composto da persone votate dai cittadini di tutti quegli stati membri che hanno delegato a quel parlamento le decisioni sulle cose importanti che fanno di un continente una vera comunità moderna ed evoluta: non hanno chiesto al vaticano di farlo.
A margine di questo, giovanardi è quello che è e che abbiamo purtroppo imparato a conoscere, ma se dalla parte opposta di giovanardi ci fosse stata una politica forte, determinata nel riconoscimento dei diritti, anziché gente che nei fatti concreti non la pensa poi così diversamente da lui, la legge sulle unioni civili sarebbe già da tempo una realtà e il partito di giovanardi non sarebbe così determinante nelle scelte che farebbero di questo un paese appena più civile come e da tempo ci chiede l’Europa non solo riguardo le unioni civili.

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Casamonica e non solo: la scalata dei clan sinti
Latina, strana amicizia tra lo ‘zingaro’ e il ‘nero’

Il gruppo dei celebri funerali show parte di una costellazione criminale alleata con ‘ndrangheta e camorra
Nel Pontino i Ciarelli-Di Silvio: omicidi e debitori immersi nel letame. E il rapporto con un deputato Fdi

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Chi comanda alla #Rai, direttamente i #Casamonica? Dov’è la Boldrini che censura la réclame del mulino bianco e dei detersivi perché offensiva per le donne? E dove sono le parlamentari piddine che vogliono vietare i cartelloni con le modelle scosciate?

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Art. 21 della Costituzione
Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni CONTRARIE AL BUON COSTUME. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.


Paghiamo il canone alla RAI che invita la figlia, il nipote di Vittorio Casamonica e  l’avvocato dei Casamonica. La descrizione del funerale, la storia della famiglia Casamonica, le loro attività illecite, la difesa dei Casamonica in un programma del servizio pubblico mentre è in corso l’inchiesta di #mafiacapitale.

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Il bel “parterre-de-puah” di #portaaporta: come scrivono i ragazzi di Arsenale K peccato che Riina sia al 41bis, altrimenti Vespa un’ospitata non l’avrebbe negata neanche a lui.

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“Abbiamo cacciato i nazisti, cacceremo anche i mafiosi”, ha detto giorni fa il sindaco Marino durante la manifestazione contro le mafie organizzata dal pd che la mafia se la teneva in casa,  tanto a recuperarli poi ci pensa Bruno Vespa che invita i Casamonica a Porta a Porta.  Vespa che conduce un programma che si paga con una tassa pagata dai cittadini che non rubano, non mafiano, non fanno profitti con le estorsioni e il racket della prostituzione porti in televisione le vittime della criminalità dei Casamonica in combutta con lo stato, la chiesa e la politica che per i soliti opportunismi hanno chiuso gli occhi su più di mille persone che coordinano e gestiscono il malaffare di Roma e provincia.
Racconti le loro storie invece di rendere la mafia e la criminalità una questioncina da talk show sorridente.

Dove sono oggi tutti quelli che strepitano contro la commissione di vigilanza Rai, specialmente ora che alla presidenza ci sono i 5stelle, ogni volta che un programma solleva polemiche relative alla mancanza di contraddittorio? Chi ha fatto da contraddittorio ai Casamonica che dopo lo spettacolo osceno del funerale mafia style hanno minacciato pesantemente anche i giornalisti? Lo sa Vespa che altri suoi colleghi come Lirio Abbate sono sotto scorta perché minacciati di morte proprio per aver indagato anche sui Casamonica?
Vespa chieda scusa a chi gli paga lo stipendio: gli italiani non pagano le tasse per stare a sentire i Casamonica e i loro deliri.  Se vuole parlare coi Casamonica, gradisce la loro compagnia, li invitasse a casa sua.

Date a Cesare quello che è di Cesare, a Dio anche quello che non gli spetta

Sottotitolo: la vita civile non deve essere condizionata dalla religione. Le donne cattoliche possono benissimo evitare di usufruire delle leggi dello stato e affidarsi alla volontà del loro Dio. Così non devono neanche rischiare di doversi pentire e farsi perdonare. 

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Gente che non ha mai chiesto scusa per i massacri coi quali ha sedotto e abbindolato miliardi di persone costringendole con la violenza a credere nell’esistenza di un unico Dio, ovviamente il migliore di tutti, specialmente di quelli che non esistono, che ha impiegato secoli per riconoscere il ruolo umano delle donne, che ancora oggi le ritiene soprattutto portatrici di uteri da riempire, che ha ostacolato il percorso di quella scienza che ha pensato e realizzato le soluzioni per guarire dalle malattie tanto care alla chiesa perché utili a guadagnarsi il regno dei cieli, i rimedi per evitare gravidanze indesiderate e che si permette di ritenere colpevole da assolvere chi fa scelte di vita che riguardano solo e soltanto la sua persona. 

Tutti bravi e sempre in prima linea a condannare l’integralismo e il fondamentalismo delle altre religioni ma quando il burqa viene infilato con forza sulla testa delle donne occidentali se ne accorgono in pochi.
Il papa chiede di assolvere chi non ha commesso nessun reato e di liberare i delinquenti dalle galere: le innocenti colpevoli da cacciare dalla setta, da scomunicare e in un impeto di generosità da saldi di fine stagione da perdonare con compassione mentre chi ha commesso i reati, anche i più odiosi che Cristo chiedeva che si punissero con una pietra al collo può essere accolto da vivo e da morto nella casa di Dio, può tornare libero: questa è la morale della chiesa, per meglio dire, una delle tante.

Se una donna che ha abortito pensa di avere bisogno del perdono papale, religioso, probabilmente non si merita di vivere in un paese dove l’interruzione di gravidanza non è un reato, tanto meno un peccato  ma una legge dello stato, ottenuta con la fatica e le battaglie di chi pensava che mai e poi mai dovesse arrivare un giorno in cui un papa si sarebbe permesso di chiedere di “perdonare” chi ricorre alle leggi di uno stato di diritto invece di farsi ammazzare da un aborto clandestino.

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Chiesa gremita
al funerale dell’ex vescovo pedofilo Wesolowski

Le esequie celebrate nella cappella del Governatorato dove era detenuto. Rosario recitato dalle suore prima della Messa e bara spoglia Pedofilia, arrestato l’ex nunzio di Santo Domingo

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Il papa chiede, oltre al “perdono” per chi non ha commesso nessun reato una “grande amnistia” per i detenuti condannati dalle leggi dello stato, naturalmente quello italiano: per fortuna altrove da qui le leggi non si fanno in sacrestia né nelle camere oscure del vaticano.
La benedizione ai delinquenti non lo soddisfa abbastanza, si vede.
Non risulta che il giubileo serva a condonare i reati e perdonare chi li commette.
Fantastico Francesco che un giorno si scaglia contro la corruzione e la criminalità di chi affama i popoli e il giorno dopo vuole i delinquenti liberi e disponibili a reiterare.
Io sono sempre favorevole all’idea di un vaticano itinerante: non è giusto che tutta ‘sta graziadiddio tocchi sempre e solo noi.
Andrebbe divisa, così come si fa tra fratelli e sorelle, all’insegna della cristianità.

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Giubileo, Papa chiede “grande amnistia”

E sull’aborto Bergoglio apre al perdono

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Se la chiesa vuole fare mondo a sé con le sue leggi e regole lo dica apertamente, si metta da una parte: la sua, quella che benedice e perdona assassini, dittatori, criminali di ogni ordine e grado, compresi i più che presunti pedofili al suo servizio da vivi e da morti e smetta di fare e di imporre le sue varie morali a chi ha uno stile di vita onesto e coerente, in linea con dei principi sani: ad esempio chi non ritiene un peccato da assolvere una scelta legittima supportata da una legge e la pedofilia, il crimine più odioso di tutti da punire in questa vita, non in quella che verrà, il frutto della fragilità umana. 

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Il monarca Bergoglio, in arte Papa Francesco, ha impartito le direttive per il business del perdono giubilare.

Consentirà a tutti i preti di assolvere donne e medici dal “peccato dell’aborto”, purché sinceramente pentiti.
Questo campione di arretratezza misogina definisce “peccato” l’esercizio di un diritto.
Non perde occasione per incidere sulla arretratezza culturale del Paese, rafforzandola nell’anteporre alla autodeterminazione della donna, la sopravvivenza di un feto indesiderato.
Ancora una volta si alimenta la cultura della esclusione e della punizione moralistica verso le donne che scelgono.
E la barbarie culturale si arricchisce anche del folklore della dichiarazione del pentimento.
I feti e gli embrioni non sono bambini e porli sullo stesso piano è scientificamente, biologicamente e culturalmente deprimente.
Gli antiabortisti, compresi i medici obiettori di coscienza, non sono altro che fondamentalisti pericolosi.
Bisogna insegnare ai propri figli a riconoscerli e a disprezzarli per tutta la loro protervia.
Quanto al requisito del pentimento, non basterà una risata per sottolinearne la ridicolaggine.
Auspico un farmaco abortivo dai distributori automatici e un suggerimento alla vasectomia per tutti gli antiabortisti, non meritano di riprodursi.

Carla Corsetti
Segretario nazionale di Democrazia Atea
www.democrazia-atea.it