Anche a me ha dato fastidio l’iperbole di Grillo, l’ho scritto nella mia pagina facebook, non rinnego e ribadisco che si può fare a meno di esagerazioni.
Solo però nella stessa misura, forse più ancora, mi dà fastidio l’ipocrisia, mi sta dando fastidio che di questa vicenda si parli molto di più della finta condanna di berlusconi, molto di più del fatto che il presidente del consiglio debba dipendere da un pregiudicato socialmente pericoloso, e quel pregiudicato possa decidere, avere più voce in capitolo di chi delinquente, condannato e socialmente pericoloso non è.
Questo è guardare la luna e non il dito, quello che invece vogliono farci fare per poter continuare a demolire lo stato.
Chi non lo capisce, peggio per lei, lui e loro.

Questa è del 2010, ma siccome vauro è comunista e Grillo, anzi i 5stelle non stavano ancora in parlamento, allora nessuno è insorto. Ipocriti è dire poco. Niente, anzi. Sono una scassacazzi, lo so.
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I cittadini meno fortunati se commettono un reato vanno in carcere, ci fa sapere il noto statista alle cime di rapa, lo stesso che insieme ad altri – ché certe imprese per riuscire hanno bisogno della collaborazione di tutti – ha consentito ad un cittadino fortunato di poter mettere piede in un posto: il parlamento, dal quale doveva invece restare fuori. Naturalmente l’insetto che striscia si è guardato bene dal chiedere a d’alema quanto quel cittadino fortunato abbia guadagnato proprio in soldoni per diventare “più” fortunato, durante la sua carriera “politica”, mentre era un collega di d’alema. E si è guardato bene dal chiedere a d’alema il perché la politica, di cui anche d’alema fa parte, non abbia mai preso le opportune contromisure per evitare di far accumulare troppo potere ad un cittadino più fortunato degli altri, ad esempio con una legge per regolare il conflitto di interessi di quei cittadini troppo più fortunati degli altri. Quelli che poi, se commettono reati in galera non ci vanno. Cosa faceva di bello d’alema, mentre il cittadino più fortunato sfasciava il paese, si faceva fare le leggi che gli hanno consentito di arrivare ad oggi? Ma nemmeno questo, gli è stato chiesto.
Non solo dobbiamo sopportare questa gigantesca presa per il culo della finta condanna ad un delinquente vero, bisogna pure leggere la reprimenda, la riflessione da cittadino indignato di d’alema che poteva fare qualcosa per evitare che il cittadino fortunato avesse la possibilità di demolire lo stato di diritto ma non l’ha fatta. Nel 2003 Violante in parlamento affermò – dopo aver confessato che il conflitto di interessi non era stato regolato da una legge per non disturbare berlusconi – che il fatturato di berlusconi era aumentato di 25 volte. E allora, chi è che ha reso berlusconi un cittadino più fortunato degli altri, così tanto da poter scampare ad una condanna giusta? Chi c’era in parlamento mentre venivano depenalizzati reati come il falso in bilancio, tanto caro a berlusconi? Io non dico tanto tipo chiedere scusa agli italiani e togliersi definitivamente dai coglioni come dovrebbe fare anche d’alema, ma almeno il silenzio. Questo sì, sarebbe necessario.
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LO SFOGO DI BERLUSCONI: “MA DI COSA DEVO RIEDUCARMI IO CHE HO RICEVUTO LA MIGLIORE EDUCAZIONE POSSIBILE DA MIA MADRE?”
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PER 7 MILIONI DI FRODE BASTANO QUATTRO ORE CON GLI ANZIANI (Gianni Barbacetto).
Il ragazzo della via Pal – Marco Travaglio, 16 aprile
Se non sapessimo che l’affidamento in prova al servizio sociale fu pensato negli anni 70 per educare i reietti della società a inserirvisi, penseremmo che il provvedimento del Tribunale di sorveglianza di Milano per il “detenuto Berlusconi Silvio” sia opera di un fine umorista. Così come il commento rilasciato dai suoi legali Coppi e Ghedini, molto soddisfatti per la “decisione equilibrata anche in relazione alle esigenze dell’attività politica del presidente”. Cioè del frodatore pregiudicato detenuto appena ricevuto a Palazzo Chigi dal premier Renzi per discutere della riforma della Costituzione. Ricapitoliamo: il rieducando“è ancora persona socialmente pericolosa”, ma con buone speranze di recupero. Il fatto che abbia risarcito i danni e le spese processuali alla parte civile (10 milioni e rotti all’Agenzia delle Entrate, da lui frodata con reati “reiterati per anni” per 360 milioni di dollari, quasi tutti prescritti) è “indice di volontà di recupero dei valori morali perseguiti dall’ordinamento” ed “evidenzia la scemata pericolosità sociale” del soggetto a rischio.
Il settantottenne palazzinaro, tycoon, finanziere, editore, padrone del Milan e di un sacco di altre cose, il leader del centrodestra da 20 anni, il sette volte parlamentare e tre volte presidente del Consiglio (il più longevo della storia repubblicana) è descritto dai giudici come un ragazzo della via Pal, un teppistello di periferia senz’arte né parte, affetto da “insofferenza alle regole dello Stato poste a tutela dell’ordinamento e della civile convivenza”, che sbarca il lunario sulla strada tra furti, bravate e marachelle perché nessuno gli ha insegnato l’educazione ed è pure “stato capace di influenzare l’ambiente (specie quello politico e giornalistico, ndr) in direzione incompatibile con le regole del diritto e dell’ordinato vivere civile”. Ora però, data la tenera età, dà timidi segni di ravvedimento e promette di non farlo più: insomma merita un’altra chance. Purché, si capisce, d’ora in poi righi diritto e si renda utile al prossimo per “almeno 4 ore consecutive alla settimana”, cambiando il pannolone, il pappagallo e il pitale agli anziani, perlopiù malati di Alzheimer, della Fondazione Sacra Famiglia di Cesano Boscone. Un’attività, questa, che più del carcere “può svolgere funzione rieducativa e di recupero sociale della persona”, “sostenendo e aiutando il soggetto a portare a maturazione quel processo di revisione critica e di emenda oggi in fieri”. La scelta del luogo è tutt’altro che casuale: il richiamo alla Sacra Famiglia lo indurrà a tenere i pantaloni abbottonati, viste le difficoltà manifestate in tal senso nella sua difficile adolescenza, causa un’approssimativa educazione sentimentale. Nel frattempo, per la prima volta in vita sua, il minore dovrà tenere “concreti comportamenti nell’ambito delle regole della civile convivenza, del decoro e del rispetto delle istituzioni”, evitando di frequentare le cattive compagnie, in ciò parzialmente aiutato dalla lontananza dell’amichetto Marcello. E rispettare “regole e istituzioni”, munito di un buon manuale di educazione civica, astenendosi dall’insultare i magistrati con le consuete frasi ”offensive” in “spregio dell’ordine giudiziario” che, “se reiterate, ben potrebbero inficiare quegli indici di resipiscenza” mostrati dal deviante una volta preso con le mani nella marmellata. Il giovine avrebbe preferito fare il “motivatore di disabili” in un centro della Brianza, ma i giudici hanno preferito di no: anche perché quel centro non è stato ancora costruito, cioè non esiste proprio. Dargli retta avrebbe accresciuto uno dei tratti tipici della sua immaturità: quello che lo porta a vivere, e a far vivere gli altri, in mondi paralleli del tutto immaginari. Inoltre i disabili da lui motivati avrebbero poi dovuto essere a loro volta rieducati dalla sua rieducazione, complicando inutilmente le cose. Restano ora da convincere gli anziani di Cesano Boscone, apparsi piuttosto perplessi alla notizia: “Se il reato l’ha commesso lui, perché la pena dobbiamo scontarla noi?”.
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