Sottotitolo: dal caos, come diceva Nietzsche, può nascere perfino una stella danzante.
Dall’ordine invece, quello imposto in ragione di un’emergenza che viene usata come arma di ricatto e verso cui non è stato preso ancora nessun provvedimento utile, nascono i governi delle larghe intese.
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Avrei rivalutato la figura di Napolitano se al posto dell’inutilissimo conato di monito di ieri avesse dato le dimissioni, lasciato le questioni relative al PREGIUDICATO CONDANNATO silvio berlusconi in mano a chi le ha create: un centrosinistra di falliti che per vent’anni ha fatto solo finta di fare opposizione a berlusconi dopo avergli dato le chiavi del palazzo e la banda dei disonesti come lui che in tutti questi anni ha scelto di svendere la sua dignità ad un eversore, uno che con lo stato, con uno stato di diritto non c’entra niente.
Qualsiasi condannato dopo il terzo grado di giudizio subisce l’esecuzione della sentenza: va in galera, silvio berlusconi no, può vantare ancora titoli come “cavaliere”, “senatore” ed essere trattato con ossequio dalla politica e dalle istituzioni. Se “il leader incontrastato di una formazione politica di innegabile importanza” avesse commesso un omicidio, stuprato un bambino sarebbe stata la stessa cosa? perché un reato è un reato. Almeno così dice la nostra cara e bella Costituzione nei capitoli dove precisa che i cittadini sono tutti uguali e che la legge è uguale per tutti.
Sperare che sia la politica a liberarsi del PREGIUDICATO CONDANNATO berlusconi è una chimera: qualcosa che nessuno in tutti questi anni ha mai avuto l’intenzione di fare.
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“B? Sentenza definitiva, prenderne atto
Grazia? Non c’è stata nessuna richiesta”
Napolitano lascia la porta aperta al pregiudicato: “Esaminerò un’eventuale domanda di clemenza”.
Sul suo futuro politico: “Spetta a Berlusconi decidere”. Poi: “Una crisi del governo sarebbe fatale”.
Napolitano non chiude la porta alla richiesta di grazia per Silvio Berlusconi, ma lo invita a prendere atto della decisione della Cassazione perché “di qualsiasi sentenza definitiva, e del conseguente obbligo di applicarla, non può che prendersi atto”. Sul punto più controverso, la domanda di grazia, nessuna preclusione anche se, non solo non si conoscono ancora le motivazioni della sentenza che arriveranno a settembre, ma l’ex premier non ha mai dimostrato accenni di pentimento rispetto al reato per cui è stato condannato, ossia frode fiscale.
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La vergogna non abita più qui, se n’è dovuta andare per fare spazio all’indecenza.
L’unica cosa sensata che avrebbe dovuto fare Napolitano sarebbe stata rifiutare il secondo mandato visto che già nel primo aveva dato ampi segnali di squilibrio istituzionale rispetto alle numerose vicende giudiziarie che riguardano il PREGIUDICATO CONDANNATO [oggi più che mai bisogna ripeterla questa cosa] silvio berlusconi.
Accettandolo invece ha solo confermato che quella che si ripete da tanto tempo circa la sua eccessiva comprensione e magnanimità verso berlusconi non è la solita teoria complottistica né una chiacchiera da cortile ma sia davvero originata e motivata da qualcosa che potrebbe dare fastidio a Giorgio Napolitano, che berlusconi sa ma gli italiani no e devono continuare a non sapere, come i contenuti delle famose bobine delle telefonate con Mancino distrutte subito dopo la rielezione di Napolitano, e probabilmente è anche per questo che Napolitano ha dovuto accettare il secondo mandato.
Perché se c’è qualcosa che un presidente della repubblica dovrebbe, deve, è obbligato a garantire è che vengano rispettate le leggi, la Costituzione, i suoi comandamenti.
Mentre quel che ha fatto Napolitano sempre ma in misura maggiore da che esiste il suo bel governo di larghe intese napoletane è proprio e solo tutt’altro: ha dimostrato e confermato di non essere affatto quel presidente garante di tutti ma esclusivamente della casta cui lui appartiene dalla bellezza di sessant’anni.
Di fronte ad una Magistratura svilita, insultata, diffamata e offesa tutti i giorni lui non ha garantito per la Magistratura nemmeno da capo del CSM qual è ma ancora una volta per chi svilisce, insulta, diffama e offende i giudici, ovvero il PREGIUDICATO CONDANNATO silvio berlusconi e la teppa che gli regge i giochi, a destra come a sinistra.
E di fronte ai cittadini di un paese che non possono godere di nessuna tutela speciale, che se violano la legge sono obbligati a subirne tutte le conseguenze fra le quali anche la galera se la violazione la richiede lui non ha garantito per loro, per noi, ma ancora una volta per lui: quello più uguale degli altri ma solo perché qualcuno, fra cui anche Napolitano, ha fatto in modo che lo potesse diventare.
Questo è quello che avevo scritto cinque minuti dopo la rielezione di Napolitano: confermo e ribadisco tutto: “Il più possibile condiviso, sì. Non sia mai che corruttori, mafiosi, tangentari e delinquenti debbano essere privati della loro quota di rappresentanza dello e nello stato, visto che gli si dà la possibilità di contribuire alla scelta del capo dello stato. Garanzia ci vuole, altroché”.
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Quirinal parto
Marco Travaglio, 14 agosto
In attesa che i luminari a ciò preposti, con lenti di ingrandimento e occhiali a raggi infrarossi, ci diano l’interpretazione autentica del Supermonito serale del presidente della Repubblica e dell’incunabolo che lo contiene, una cosa è chiara fin da subito: il fatto stesso che sia stato emesso già dimostra che Silvio Berlusconi non è un cittadino uguale agli altri.
Mai, infatti, in tutta la storia repubblicana e pure monarchica, un capo dello Stato – re o presidente della Repubblica – era mai intervenuto su una condanna definitiva di Cassazione per pregare il neopregiudicato di restare fedele al governo, facendogli balenare in cambio la grazia e garantendogli che non finirà comunque in galera. Intanto perché spetta al giudice di sorveglianza, e non a Napolitano, applicare al caso concreto la legge svuota-carceri del 2010: fino alla condanna di Sallusti, infatti, chi doveva scontare fino a 1 anno di pena (totale o residua) finiva dentro e di lì chiedeva gli arresti domiciliari; dopo invece, per salvare Sallusti, il procuratore capo di Milano decise che la pena viene comunque sospesa e si tramuta automaticamente in domicilio coatto.
Ma l’ultima parola appunto spetta al giudice, non al Quirinale.
Il fatto poi che la grazia, per ottenerla, uno debba almeno fare lo sforzo di chiederla dopo aver riconosciuto la sentenza di condanna (“prenderne atto” è perfino poco), è noto e arcinoto alla luce della sentenza della Consulta 200/2006: quella che diede ragione a Ciampi nel conflitto col ministro Castelli per la grazia a Bompressi.
Solo che quella sentenza dice ben più di quel che Napolitano le fa dire: afferma che la grazia può essere motivata solo con “eccezionali esigenze di natura umanitaria”, mai “politiche”. Se fosse un atto politico, richiederebbe il consenso e la controfirma del governo, visto che per gli atti politici il Presidente è irresponsabile. Ma siccome la grazia deve rispondere a una “ratio umanitaria ed equitativa” per “attenuare l’applicazione della legge penale” quando “confligge con il più alto sentimento della giustizia sostanziale” e per “mitigare o elidere il trattamento sanzionatorio… garantendo soprattutto il ‘senso di umanità’ cui devono ispirarsi tutte le pene non senza trascurare il profilo di ‘rieducazione’ proprio della pena”, essa “esula da ogni valutazione di natura politica” ed è “naturale” attribuirla in esclusiva al Colle.
E qui Napolitano si dà la zappa sui piedi, quando dice che il condannato in carcere non ci andrà, dunque non c’è alcuna detenzione disumana da “mitigare”. Infatti rivendica il potere di graziare B. per motivi tutti politici (la sopravvivenza del governo, la condanna di un ex presidente del Consiglio): proprio quelli esclusi dalla Consulta, che verrebbe platealmente calpestata da una grazia a B.. Se poi, come scrive, la grazia non gliel’ha chiesta nessuno, non si capisce a chi Napolitano risponda, e perché. Non una parola, poi, sulla gravità del reato di B: la frode fiscale.
Né sui vergognosi attacchi ai giudici. Né sui 5 procedimenti in cui è ancora imputato: che si fa, lo si grazia una volta all’anno per tenerlo artificialmente a piede libero? La grazia seriale multiuso non s’è mai vista neppure nello Zimbabwe, ma dobbiamo prepararci a tutto. Nell’attesa, resta lo spettacolo grottesco e avvilente del Quirinale trasformato per due settimane in un reparto di ostetricia geriatrica, con un viavai di giuristi di corte e politici da riporto travestiti da levatrici con forcipi, bende, catini d’acqua calda, codici e pandette, curvi sull’anziano puerpero per agevolare il parto di salvacondotti, agibilità e altri papocchi impunitari ad personam per rendere provvisoria una sentenza definitiva e cancellare una legge dello Stato (la Severino su incandidabilità e decadenza dei condannati).
Ieri sera, al termine di una lunga attesa che manco per il principino George, il partoriente ha scodellato un mostriciattolo che copre ancora una volta l’Italia di vergogna e ridicolo.
Ma è solo l’inizio: coraggio, il peggio deve ancora venire.