Fannullona sarà lei. Anzi, voi

Tutte le persone che si sono alternate nei governi, li hanno affiancati in qualità di consulenti ufficialmente per migliorare le condizioni di vita, dal lavoro alla salute passando per la scuola non l’hanno mai fatto da persone informate sui fatti. La vita reale non è quella delle lauree, le specializzazioni, i master e il 110 e lode. Non capisce la vita chi gode di una condizione di privilegio, la Fornero come Mieli ma anche la Madia, raccomandata di ferro che ha scoperto di essere stata nominata ministro mentre guardava Peppa Pig che si permette di parlare di aria fritta, aprendo di fatto una polemica utile solo per sviare come al solito l’attenzione dai fatti importanti sapendo che è una polemica che produrrà il solito inutile dibattito e  molti consensi. Il primo quello di Squinzi, presidente di Confindustria. 

Chi dà ragione alla Madia è gente che non sa nulla di quello che avviene nella pubblica amministrazione dove le sanzioni si applicano eccome, così come i provvedimenti disciplinari: allontanamenti, trasferimenti di sede e anche il licenziamento per casi molto meno gravi di quelli che vedono coinvolti  onorevoli e senatori che restano al proprio posto con avvisi di garanzia, rinvii a giudizio e anche condanne: per informazioni chiedere a Denis Verdini, neo padrino costituente, Vincenzo De Luca l’intoccabile e Antonio Azzollini, riparato dalla galera col voto “di coscienza” proprio da quelli che vogliono licenziare gli incensurati. Ma le parole magiche in Italia sono “dipendenti pubblici”, meglio se associate a termini come “fannulloni” e “licenziamento”.  Se il rigore che si pretende dai lavoratori a mille euro al mese e col contratto bloccato da otto anni fosse lo stesso che si chiede alla politica oggi Marianna Madia non sarebbe nemmeno un ministro della repubblica.

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Qualche cenno storico su Marianna Madia

Esodati, Mieli: “Sfortuna che capita, povera Fornero”. E sul M5S: “Loro ricette? Fesserie”

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Secondo Paolo Mieli gli esodati creati dal talento tecnico ma sobrio di Elsa Fornero sono un incidente di percorso, cose che capitano, la poverina è lei che da quando ha messo la sua firma su una legge liberticida, una fucina di miseria e nuove povertà è dovuta emigrare per non essere molestata dalle migliaia di persone che ha fatto incazzare. 

Un po’ come dire che non è colpa dell’ingegnere se i ponti, le strade e i palazzi costruiti secondo il suo progetto crollano: povero ingegnere; oppure non è colpa del medico che sbaglia la cura e la terapia se il paziente muore: povero dottore.
Quando mio figlio a tre anni ha dovuto subire un piccolo intervento chirurgico purtroppo non riuscito bene, al pronto soccorso dove l’ho dovuto riportare d’urgenza una domenica mattina qualcuno mi disse che “non tutte le ciambelle riescono col buco”, come se avessi riportato un capo di abbigliamento fallato a chi me lo aveva venduto.
Ma magari scherzava e io non ho capito.
Lo spirito che anima la dichiarazione di Mieli è lo stesso del papa che si “amareggia”: per Bertone, l’attico, i 200.000 euro sottratti alla beneficenza, tutta la corte ingioiellata che abita al vaticano?
Certo che no, Francesco, il papa “laico” secondo Scalfari e rivoluzionario secondo quasi tutti si amareggia per la fuga di notizie: il problema non sono i comportamenti, le azioni ma come sempre chi porta alla luce contraddizioni, errori e talvolta reati le cui conseguenze poi ricadono negativamente e dannosamente sulla collettività.
Il papa, quello laico e rivoluzionario, invece di dare il benservito a calci in culo ai ladri e bugiardi che si ritrova in casa si addolora per chi fa la spia e in qualche modo cerca di salvare il salvabile com’era già successo col “corvo” di papa Ratzy.
Nella multinazionale della truffa e dell’inganno millenari denominata chiesa cattolica il pericolo arriva da chi denuncia i pericoli, un po’ come nella società reale, nell’Italia sempre ai primi posti nelle classifiche internazionali che la fanno arrivare ultima per decenza, civiltà e correttezza della classe dirigente il pericolo che destabilizza non è la classe dirigente quando fa affari con la criminalità e le mafie, quella che parte per il week end di mercoledì ma poi dà la colpa al senato se le leggi non si riescono a fare e quella che quando fa le leggi è per impoverire, tagliare i diritti, perfino quello alla salute dopo decenni in cui le casse dello stato sono state usate come bancomat dai ladri e truffatori di stato: sono i dipendenti fannulloni da mille euro al mese, un argomento sempre buono per soddisfare la voglia di vendetta dei benaltristi al contrario, quelli convinti che l’opera di moralizzazione debba partire dal basso anche se chi sta in alto è gente che dà tutt’altro che il buon esempio.

L’Italia è il paese che affamo

Un vecchio porco, uno che ha violato la legge a ripetizione, ha rubato allo stato e quindi a tutti noi, è sotto processo per aver pagato ragazzine che potrebbero essere sue nipoti da nonno per guardarle fare pompini a statuette di marmo.  Solo in un paese a maggioranza di deficienti qualcuno si potrebbe intenerire guardando la faccia di berlusconi al netto del fondotinta col quale non si rende più giovane ma solo più ridicolo.

Chi preferisce prendersi una cittadinanza straniera per non pagare le tasse qui significa che ha piacere di pagarle in quei paesi dove gli evasori vanno a finire direttamente in galera, senza passare per condoni, strette di mano compiacenti con uno stato capace di fare la voce grossa solo coi piccoli disperati ed essere invece molto accomodante col potente, il cantante, lo sportivo, lo stilista di moda. 

E allora perché non mandare i grandi evasori definitivamente ad arricchire quei paesi che hanno scelto togliendo loro la cittadinanza italiana in modo tale da fargli perdere ogni possibilità di poter ottenere qui ciò che non gli spetta perché non lo pagano? 
Potrebbe essere un’idea.  Un bel foglio di via con l’attestazione di “persona sgradita” e non se ne parla più. Questa gente è diseducativa, oltre che disonesta, perché quando il patrimonio è stato accumulato non c’è ragione per cui non si debba essere riconoscenti con il paese che ha permesso di diventare ricchi e famosi semplicemente comportandosi bene. Per evadere tre milioni significa che da parte se ne hanno almeno il triplo. E se si portassero dietro i loro commercialisti, professionisti dalla mentalità criminale che le studiano tutte per aiutare i loro clienti ad evadere meglio sarebbe ancora meglio.

Ovvio poi che sia tutto rapportato, se in parlamento si mandano i criminali è inutile poi stupirsi se a cascata anche altri pensino che violare la legge rientri nel loro diritto. Che se pò ‘ffa’.

Tiziano Ferro, confermata l’evasione
fiscale: “Aveva residenza fittizia in Uk”

silvio berlusconi in uno di quei paesi in cui chiedono residenza quelli che non vogliono pagare le tasse in Italia, sarebbe in galera non da cinque mesi ma da un bel po’. Qui invece il leader del partito della cosiddetta opposizione lo ritiene un interlocutore con cui realizzare le leggi. E così non si capisce più dove sta il giusto.  

La piramide è marcia dal vertice. In un paese normale non esisterebbe nemmeno una figura come quella di Antonio Mastrapasqua.

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Videomessaggio B., vent’anni iniziava l’era del conflitto d’interessi

 

Mastrapasqua fu quello che disse che l’INPS è a rischio bancarotta perché lo stato non paga. Mentre a questo stato basterebbe non produrre e foraggiare i Mastrapasqua dai 25 incarichi tutti superstipendiati per risollevare il bilancio, non solo quello economico ma soprattutto quello etico. E l’indefinibile sanguisuga prestata alla politica, quella che “rifarebbe tutto quello che ha fatto” dopo aver pianto quando lo ha fatto, quella riforma Fornero con cui ha ridotto alla fame migliaia di persone, le ha umiliate, disse di lui che “era tutto regolare”. Venticinque incarichi significa dedicare meno di un giorno al mese ad ognuno e nessuno in Italia ha la possibilità di lavorare meno di un giorno al mese. Al mese.

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MAXI-TRUFFA ALLO STATO, INDAGATO MASTRAPASQUA

Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps, vicepresidente di Equitalia e titolare di un’altra ventina di incarichi di grande rilievo, è indagato dalla procura di Roma per truffa, falso ideologico e abuso d’ufficio: all’Ospedale Israelitico, di cui è direttore generale, sono state trovate oltre 12mila cartelle cliniche falsificate. Sotto la lente degli inquirenti 85 milioni di euro di fatturato, tra rimborsi non dovuti richiesti alla Regione Lazio e “ingiusto vantaggio patrimoniale”, ottenuto tramite un protocollo d’intesa che definiva modalità di controllo al di fuori delle regole, sottoscritto con l’ex direttore programmazione sanitaria della Regione, Ferdinando Romano, anch’egli indagato. Mastrapasqua è uno dei potenti “Dirigenti di classe”, sempre gli stessi, che attraversano le porte girevoli delle grandi imprese pubbliche accumulando poltrone e stipendi, e di cui Report ha raccontato nell’inchiesta di Giovanna Boursier del 21 ottobre 2012. Antonio Mastrapasqua, oltre ad essere Presidente Inps, vicepresidente Equitalia e da qualche mese anche Presidente Idea Fimit [l’Sgr che gestisce molti immobili pubblici] è anche nei collegi sindacali di una ventina di società private, oltreché Direttore dell’Ospedale Israelitico di Roma.

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AZIONARE IL MONITO AUTOMATICO – Marco Travaglio, 26 gennaio

È da Capodanno che Re Giorgio non monita. Non era mai accaduto in quasi otto anni che tenesse la bocca chiusa per 25 giorni di fila. E Napolitano senza monito è come il Cainano senza gnocca. Dev’essere successo qualcosa, gli osservatori s’interrogano pensosi. Che abbia finalmente dato una ripassatina alla Costituzione? Che tema l’impeachment? Che abbia paura di disturbare i lavori in corso del Pregiudicatum di Renzi & B.? Che preferisca impicciarsi sottobanco anziché alla luce del sole? Forse la spiegazione è molto più semplice: i moniti sono diventati inutili perché il potere s’è napolitanizzato col monito automatico.

Renzi era partito annunciando che Napolitano poteva continuare a fare il capo dello Stato e – visto che Letta non ha nulla in contrario – anche del governo, ma il segretario del Pd voleva farlo lui. Poi però, appena incontrato B., è corso a informare “il Colle” e non passa giorno senza che mandi la Boschi a riferirgli sullo stato di avanzamento lavori della legge elettorale, non si sa bene a che titolo. Giuliano Ferrara, che fino all’altroieri tuonava contro il Quirinale per la mancata grazia al padrone pregiudicato, strepita ogni giorno contro le intercettazioni di Riina con la scusa di “difendere Napolitano” (e naturalmente B.) da non si sa bene cosa, né come, né perché.

Ieri il Foglio era tutto un pullulare di corazzieri vecchi (Violante) e nuovi (Sofri) allarmatissimi perché Riina parla e nessuno gli mette la museruola o il silenziatore. Il participio presente del verbo Violare ha campato per anni su un’esternazione di Riina dalla gabbia di un processo nel ’94, quando Totò ‘u Curtu lo nobilitò come eroe e icona dell’antimafia insieme a Caselli e Arlacchi: “I Casella, i Violanta, gli Allacche… sono comunisti che portano avanti un disegno… Il nuovo governo si deve guardare dagli attacchi dei comunisti”. Il nuovo governo era presieduto da B. e Violante, appena costretto a dimettersi dall’Antimafia per una sfortunata intervista a Minzolini, fu ben lieto che Riina parlasse. Ora che invece il boss non se lo fila proprio ed esorta Napolitano a non testimoniare e incita i suoi corazzieri ad assestare qualche altra “mazzata nelle corna a questo pm” Di Matteo, bisogna mettergli la sordina, perché si tratta certamente di “una messinscena”. Comodo eh?

Notevole pure Sofri, che solidarizza con i colleghi detenuti e con il presidente della Cassazione Giorgio Santacroce, già commensale di Previti, che ha mandato in sollucchero Napolitano con l’appello all’amnistia e all’indulto per scarcerarne 30 mila; ma versa una lacrimuccia anche per i poveri mafiosi in isolamento, vittime dello “spirito vendicativo” di chi vorrebbe ripristinare un serio 41-bis dopo le voragini aperte in vent’anni di trattative Stato-mafia. L’apoteosi del monito automatico si verifica però a Palermo, dove il presidente della Corte d’appello fortunatamente prossimo alla pensione, Vincenzo Oliveri, parla come se lavorasse a Bolzano. Infatti non dice una parola in difesa dei magistrati siciliani minacciati da Cosa Nostra o addirittura condannati a morte da Riina. In compenso si profonde in ampi inchini e salamelecchi a Sua Altezza Reale: “Abbiamo (noi chi? boh, ndr) un debito di riconoscenza nei confronti del capo dello Stato, per cui quando s’è tentato di offuscare la sua immagine con il sospetto di sue interferenze in un grave procedimento in corso qui a Palermo, i nostri giudici li hanno dichiarati da subito totalmente infondati”.

Riconoscenza per avere delegittimato i pm che indagano sulla Trattativa trascinandoli alla Corte costituzionale? O per aver accampato scuse puerili per non testimoniare al processo? Sospetti di interferenze infondati malgrado le telefonate in cui D’Ambrosio diceva a Mancino che il presidente sarebbe intervenuto su Grasso e aveva scritto al Pg della Cassazione per assecondare le proposte indecenti dell’ex ministro inquisito? E in che senso sarebbe “grave” il processo sulla trattativa? Se i capi delle toghe sono tutti così, sfido io che Sua Maestà non monita più: gli obbediscono prima ancora che dia gli ordini.

 

Destra, sinistra e zone limitrofe

‎”L’aumento della disoccupazione e le previsioni negative per il 2013 non sono un fallimento del governo Monti. Ci sono forze e tendenze di lungo periodo e noi paghiamo errori di lungo periodo”. [Elsa Fornero stamattina, intervistata da Radio Capital]

E siccome anche noi vi pagheremo per un lungo periodo, praticamente a vita, sarebbe gradito che ognuno si prendesse le sue responsabilità. Il ministro del lavoro del governissimo tecnico scelto e voluto da Re Giorgio I era lei, non io o qualcun altro.
E senza piangere, possibilmente.

Destra e sinistra non esistono più solo per chi ha in mente un certo tipo di politica.
Come dire? autoritaria oppure troppo debole.
Non esistono più per Monti che, come berlusconi pensa che il parlamento sia un intralcio, che un governo deve avere la possibilità di agire come vuole senza la seccatura di doversi sottoporre al giudizio dei parlamentari, senza il rischio che un progetto di legge venga reso nullo dalla votazione in parlamento.
Ma non esistono più nemmeno per Bersani che pensa di creare un fil rose, ché definirlo rouge sarebbe offensivo, con esponenti che nulla hanno a che fare col progressismo e il rinnovamento nella politica. Ma che soprattutto ha pensato che per un progetto politico riformista, progressista, innovatore, che metta al centro del dibattito quei diritti civili sempre e puntualmente ignorati, dai quali tutti scappano perché non sono opportuni, non c’è mai tempo, il paese non capisce e non è pronto, ma soprattutto non portano i voti degl’integralisti  cattolici che anche il piddì si tiene in casa fosse necessario il passo indietro verso il centro anziché molti in avanti verso una sinistra vera.
E’ decisamente troppo pretendere di avere una sinistra che rappresenti una parte consistente di cittadini che non ha come punti di riferimento papi e cardinali e non li cerca fra i capi di confindustria, i sindacalisti di destra e nei banchieri; una sinistra e basta e non, invece, una sinistra presunta timorosa di dio e del progresso. Piacerebbe a molti che, ad un mese dal voto si mettessero da parte questi ultimi vent’anni in cui avere un’opposizione e non averla sarebbe stata la stessa cosa, ma non si può fare: SENZA MEMORIA NON C’E’ FUTURO.

Montisti su Marte
Marco Travaglio, 8 gennaio

Con comodo, senza fretta, non appena avranno finito i giochi di prestigio per nascondere portaborse, inquisiti e impresentabili dietro le solite foglie di fico o nelle liste satellite, i partiti potrebbero comunicarci il loro illuminato parere (programma è una parola grossa) in materia di giustizia fiscale. Giunge infatti notizia che la più antica banca svizzera, la Wegelin di San Gallo, fondata nel
1741, chiude i battenti dopo che un suo azionista ha confessato alla Corte distrettuale di Manhattan di aver aiutato alcuni evasori Usa a evadere tasse per 1,2 miliardi di dollari. Condannata a una multa di 74 milioni, la Wegelin è fallita.
E ora rischiano grosso altre 12 banche elvetiche, fra cui i colossi Ubs e Credit Suisse.
Cose che capitano nella culla del capitalismo, dove i reati finanziari sono puniti come gli omicidi, essendo considerati più gravi perché fanno molte più vittime (milioni di contribuenti onesti e l’intero mercato).
Da noi le principali banche hanno evaso negli ultimi anni, col trucchetto dell'”abuso del diritto”, la bellezza di 2 miliardi.
E se la sono cavata con comode multe.
Il ministro Passera, così ricercato da Monti (ma anche dal Pd), è indagato perchè guidava Banca Intesa quando, secondo l’accusa, il gruppo frodava il fisco.
Nessuno rischia la galera, né la chiusura. Anzi, per due volte in un anno il governo Monti ha tentato il colpaccio di depenalizzare l’abuso del diritto.
Ora, la domanda ai nostri politici vecchi e “nuovi” è molto semplice: chi froda il fisco, falsifica i bilanci o comunque viola le regole dell’economia e della finanza deve finire in galera e chiudere bottega sì o no? Siccome tutti, a parole, dichiarano guerra all’evasione, ci dicano chi sono i prigionieri e poi li vadano a prendere. Sono questi concetti elementari e comprensibili che la gente perbene vorrebbe leggere nei programmi. Invece il dibattito elettorale (la dove c’è, dunque non nel Pdl e nella Lega) prosegue sempre più astratto, vaporoso, volatile.
Nel Partito Agenda l’unico problema è dove sistemare la Bad Company di Casini, tant’è che ieri la Stampa, con un titolo davvero soave, informava che “l’Udc proporrà i nomi meno indigesti per il Senato”, mentre gli immangiabili e gli indigeribili andranno alla Camera, luogo per stomaci forti.
A sinistra Vendola vuol mandare “i ricchi all’inferno” (con l’eccezione di don Verzé buonanima, i Marcegaglia e i Riva, si suppone), senza distinguere tra onesti e disonesti.
E naturalmente ce l’ha col “neoliberismo”, di cui vaneggiano anche gli Arancioni, senza spiegare dove sarebbero in Italia questi neoliberisti (negli ultimi anni avete mai visto una liberalizzazione? una privatizzazione? una legge contro i conflitti d’interessi? Un’antitrust?).
Ma il dibattito più stimolante è quello dentro e intorno al Pd. Dopo l’allarme di Polito El Drito, sconvolto dalla scoperta che la sinistra è di sinistra, bisogna — tenetevi forte — trovare degna sistemazione ai “montiani del Pd”, che lamentano di essere stati “esclusi deliberatamente”.
Qualcuno con la mente sgombra riderà a crepapelle: ma perché, nel Pd esistono dei “montiani”? E che ci fanno, visto che Monti si candida al Centro contro il Pd? Non potrebbero, essendo “montiani”, presentarsi in una delle tre liste pro Monti, come saggiamente ha fatto Ichino, visto che le primarie del Pd le ha vinte Bersani e Monti non era neppure candidato, e nemanco iscritto, e ha già fatto sapere che con Bersani premier non farebbe nemmeno il sottosegretario?
Che si direbbe se nel Pd sbucassero pure dei berlusconiani (dichiarati, s’intende) o dei maroniani che chiedono un posto al sole? Di questo passo, potrebbero perfino emergere i vendoliani per Monti, i bersaniani della Lega e gli ingroian-dipietristi del Pdl.
Anzi no, tutto si può dire del Cainano tranne che possa tollerare qualche amico dei giudici. Non vivo, almeno.

Happy birthday, mr president!

Sottotitolo: io, che non bastava il tacco 5 lo scrivevo anche un anno fa.

Preambolo: perché non possiamo avere nel parlamento una persona splendida come Maurizio Landini? perché quando si parla di esperti non si pensa mai a chi esperto lo è davvero, sa quello che dice per esperienza e non per averlo studiato nelle sofisticatissime aule di una università privata? adoro quell’uomo, sono affascinata dalla sua competenza, dalle cose che dice, che spiega con parole semplicissime.

Sarebbe perfetto, ecco perché non lo vedremo mai ministro né sottosegretario.
 De Gennaro invece è competente, espertissimo, altroché.
In un paese normale e con una sinistra decente al governo, Landini sarebbe ministro del lavoro, un eccellente ministro del lavoro.

TEPPISTI E POLIZIOTTI

http://libernazione.it/teppisti-e-poliziotti/

D’accordo, ministro Cancellieri: facciamole vedere tutte, le foto.
Ma non dimentichiamo, per cortesia, che in uno stato di diritto la foto di un teppista che mena un poliziotto non ha, non può avere, un peso anche minimamente paragonabile alla foto di un poliziotto che compie un abuso: per la semplice, ovvia ma troppo spesso dimenticata ragione che un teppista è un teppista, mentre un poliziotto è un poliziotto; il che equivale a dire che dai teppisti, per universale e condivisa percezione, ci si deve difendere, mentre dai poliziotti, che non a caso indossano un’apposita divisa per essere riconosciuti, si dovrebbe essere protetti.
Credo sia per questa ragione -semplice, ovvia ma troppo spesso dimenticata- che i giornali tendono ad enfatizzare le foto dei poliziotti che compiono abusi rispetto a quelle dei teppisti che li menano: perché un teppista che fa il teppista non è propriamente una notizia sconcertante, mentre un poliziotto che si comporta come un teppista sì.
Ne consegue, ministro Cancellieri, che le foto possiamo pure mostrarle tutte: ma ai fini di questo discorso, per come la vedo io, non dimostrerebbero un bel niente.
Ciò detto, se le fa piacere, partiamo pure con la fotogallery.

Un paese in cui si lanciano lacrimogeni, da un ministero, su ragazzi inermi, non é piú, semmai lo sia stato,  un paese civile, é uno stato di polizia, una dittatura.

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Un ministro dell’interno che si complimenta del lavoro svolto dalle forze dell’ordine  senza visionare le immagini nella sua interezza, facendo una patetica e ancorché miserabile  considerazione su un casco rotto in testa ad un poliziotto come se fosse uguale ad una testa, un braccio, una gamba spaccati da funzionari dello stato preposti a tutelare i cittadini, non a prenderli a calci quando sono a terra, disarmati, inoffensivi e inermi.
Un ministro cosiddetto del lavoro che in un anno, ebbene sì, per chi se lo fosse dimenticato oggi è un anno esatto dall’insediamento del governissimochefabenissimo, non ne ha azzeccata una, in compenso ci ha allietati con le sue stupide contumelie quotidiane verso tutti, perfino su un malato incurabile di sla dal quale è stata elegantemente compatita.
Un ministro dello sviluppo economico indagato per un reato strettamente collegato all’economia nazionale che può fare il ministro riverito e rispettato come se niente fosse perché il suo reato, dice, non compromette l’attività governativa [neanche andare a mignotte se si pagano con soldi propri e non con ministeri e posti in regione,  se è per questo, però, insomma, eh?].
Un ministro della giustizia che si vanta di una legge anti corruzione deprivata di tutto quello che servirebbe per renderla davvero efficiente ammettendo che, farla bene significa poi non poterla mettere in pratica.

Un presidente del consiglio che continua ad essere ottimista nonostante dati e numeri di tutto quest’anno trascorso abbiano detto e dicano tutt’altro a poposito della crisi, Monti solo pochi giorni fa si vantava, in perfetto stile british, che in Italia non si fossero ancora manifestati episodi di malcontento, effettivamente noi italiani saremo anche un po’ coglioni ma in quanto a pazienza non ci frega nessuno, quando proprio non si sopporta più si prende una corda e una pistola e si chiude lì, senza fare troppa confusione: sono stati più di cinquanta i suicidi di quest’anno che avevano alla base problemi economici, mentre  in altri paesi la gente è in piazza tutti i giorni da mesi, altro che gli scioperelli di tre, quattro ore che organizzano i nostri gloriosi sindacati, nemmeno tutti poi, qui.
Solo pochi esempi, i più recenti, che denotano, semmai ce ne fosse ancora l’esigenza, la distanza fra politica e realtà, e quanto questa distanza sia pericolosa perché quando non si capiscono i problemi della gente non si ha nemmeno la capacità di risolverli anche da un punto di vista umano, non solo pratico – logistico.
Come scrivevo esattamente un anno fa “non ci vuole  monsieur de la Palisse per dire che, se paragonato a berlusconi TUTTO è meglio di lui e dell’operato del suo governo […].

Ma io non mi sono seduta dalla parte dei “menopeggisti” come han fatto altri, quelli che oggi al solo sentire pronunciare il nome di Monti abbassano le palpebre in segno di rispetto per la paura che dopo o senza di lui sarà il diluvio. Salvatori  “aggratis” in Italia non ne abbiamo mai avuti. E nessuno ha mai fatto cose per la gloria e il prestigio.
L’Italia ha sempre pagato un prezzo altissimo a chi l’ha tolta dai guai. E la prima cifra di quella somma è stata ed è la limitazione della libertà. Una cosa che si ripete da 65 anni ormai.
Perché con Monti tutto sarà meno che una festa.

E infatti oggi non abbiamo niente da festeggiare.

Servizio Pubblico, Travaglio: “Elsa Fornero non sbaglia mai”

Petraeus e le cene eleganti
Marco Travaglio, 16 novembre

Da giorni il generale Petraeus occupa le prime pagine dei giornali, ma siamo ancora in attesa di un illuminante commento di uno dei nostri esperti di intercettazioni, privacy, presunzione d’innocenza e giustizialismo sullo strano caso del capo della Cia intercettato dall’Fbi e perciò costretto alle dimissioni. Quelli, per intenderci, che da 15 anni raccontano che solo in Italia si fanno tante intercettazioni (6 mila su 60 milioni di abitanti contro le centinaia di migliaia degli Usa, per giunta incoltrollate perchè gestite aumma aumma dai servizi e dalle varie polizie, come ha spiegato bene Bruno Tinti),che non si può più telefonare in santa pace, che siamo uno Stato di polizia e che per lasciare una carica pubblica ci vuole prima una condanna definitiva. Dove sono i Polito, i Panebianco, i Galli della Loggia, i Battista, i Ferrara, ora che il loro paradiso terrestre manda a casa il capo della Cia che tradiva la moglie con la sua biografa? L’unico temerario che ha osato pronunciarsi è quel kamikaze di Piero Ostellino: gli altri, colti da improvvisa afasia, l’hanno rimasto solo. Ostellino, peraltro, non coglie il nocciolo del problema, infatti riduce il caso Petraeus che sta terremotando l’intelligence della prima potenza mondiale e lambisce il presidente Obama, a una storiella di corna. Sorvolando su un piccolo dettaglio: decine di migliaia di telefonate, sms e mail intercettate (30 mila solo quelle fra il generale Allen e Jill Kelley, amica di Petraeus), su cui la stampa e le tv di tutto il mondo si stanno avventando come piranhas, senza risparmiare alcun dettaglio, nemmeno il sesso sotto la scrivania. Infatti Ostellino, affranto e inconsolabile per le dimissioni del generale, scrive che s’è fatto inopinatamente “condizionare dalle convenzioni sociali di una società puritana che ha trasformato l’etica individuale in etica collettiva, contravvenendo alla separazione fra peccato e reato, fra Stato e Chiesa, fra sfera privata e sfera collettiva”. Insomma, doveva tener duro: “Chi glielo ha fatto fare” di dimettersi? “Il senso di colpa, e di relativa oppressione, che l’adultero deve aver provato di fronte alla prospettiva della riprovazione generale che avrebbe suscitato la sua infrazione al codice coniugale”. Una “manifestazione di bigottismo sociale tutt’altro che esemplare”, che Ostellino ha ritrovato solo “in Cina”: ecco, stiano attenti gli americani, perchè stanno diventando tutti comunisti. Il fatto che per mesi e mesi una signora, per giunta giornalista e scrittrice, abbia avuto accesso ai segreti più reconditi di Petraeus, e dunque della Cia, abbia maneggiato documenti riservatissimi e classificati, nell’oggettiva condizione di poter ricattare uno degli uomini più potenti d’America, non sfiora nemmeno il povero Ostellino.Eppure è proprio la ricattabilità,non certo il bigottismo del capo della Cia che, una volta scoperta dall’Fbi, l’ha condotto all’unico passo che poteva liberarlo da quella spada di Damocle.

Per la stessa ragione, fin dall’inizio dei casi Noemi, D’Addario e Ruby, qualche voce sparuta in Italia aveva osato chiedere a B. di lasciare Palazzo Chigi: non per le sue cene eleganti, ma perchè le continue forniture di decine e decine di ragazze di cui nemmeno sapeva il nome lo ponevano in una condizione insostenibile. Quella che ancor oggi lo costringe a mantenerle tutte, a botte di 2500 euro al mese, come se non bastassero i milioni che di tanto in tanto “deve “versare a Dell’Utri e a chissà quanti altri. Ma le vestali della privacy fingevano di non capire, anzi dicevano che il vero problema sono le intercettazioni. E invocavano la legge bavaglio, che vaga ancora per il Parlamento con tanto di ministri tecnici che ogni tanto vorrebbero riesumarla perchè “il problema esiste”. 
Per questo nessuno trae le necessarie conseguenze dal caso Petraeus: troppi bugiardi dovrebbero ammettere di aver raccontato agli italiani un sacco di balle.

Dio non sa chi sono IO

Sottotitolo: Sto con Obama, per ovvi motivi, ma non con l’America.
Sapevatelo.

La Fornero chiede alla stampa di lasciare la sala dove sta parlando e spiega: “Ti scappa una parola e diventa titolo”. E se ogni tanto si mordesse la lingua?

[Il Fatto Quotidiano].

Ma questa signora, affascinante  e aggraziata quanto una kapo’ che vuole, fare il ministro e pensare di non dover misurare le parole? ma non era il governo delle gentildonne e dei gentlemen sobri questo?

Preambolo:

Trattativa, i pm: “Berlusconi e Dell’Utri
garanti del patto con Cosa Nostra”

Ingroia e i colleghi della Procura di Palermo depositano una memoria al processo appena iniziato. L’ex premier “approdo” finale del patto. Nel documento ricostruzione storica più che giudiziaria. Leggi il documento integrale

Il fatto è che ad una certa età bisognerebbe ritirarsi ad una dignitosa vita privata, mica per niente, per evitare di rendersi ridicoli. C’è da dire che questo timore non sfiora minimamente Scalfari che da qualche mese sta sfidando l’impossibile e l’inenarrabile non senza la collaborazione di chi lo invita in televisione, uno a caso Fabio Fazio – come se non bastassero i suoi editoriali – pensando che abbia chissà quali cose sensazionali da rivelare al popolo italiano.  Non voterò il movimento e Grillo non sempre dice cose utili ma meno ancora mi piacciono gli allarmi sulla possibile morte della democrazia – qualora il movimento vincesse le elezioni – lanciati dal Rimbambito di Largo Fochetti nell’ennesimo delirio [in forma di poderoso editoriale] di domenica.

Eh caro Scalfari, sono belle le battaglie per la libertà di espressione, è bello invocare da un quotidiano prestigioso il diritto a non essere imbavagliati, specialmente se la possibilità di limitare la libertà di espressione e di imbavagliare questo surrogato di informazione che abbiamo a disposizione in Italia è nelle mani di un editore concorrente col quale casualmente l’editore del Gruppo Espresso aveva un contenzioso in sospeso e che, sempre casualmente è potuto assurgere al ruolo di controllore anziché, come sarebbe stato più giusto, di controllato a vista considerato il potere spropositato di cui può disporre e che in virtù del ruolo politico concessogli violando legge e Costituzione [altroché Grillo] per mezzo del quale ha potuto scampare alla galera ha potuto aumentarlo a dismisura anche e soprattutto grazie a chi – certa stampa compresa e un’opposizione che gli ha retto il gioco per diciotto anni – faceva finta che berlusconi presidente del consiglio fosse una cosa normale da paese normale. 

Ha fatto finta la prima volta, ha fatto finta la seconda e ha fatto finta anche la terza senza che l’esercito delle intellighenzie facesse un plissé a proposito di pericolo dittatura, di rischio populismo, senza gli affettuosi moniti di Napolitano che era troppo occupato a sfilare e ad infilare la penna dal taschino. 
Oggi invece è cambiato tutto, compresi i nemici da abbattere: Magistrati colpevoli di voler fare il loro dovere e un movimento di gente che si è fatto strada da solo senza che nessuno gli mettesse a disposizione bicamerali superaccessoriate.
Grillo le battaglie le voleva fare nel PD ma gli è stato impedito. Gli dissero che non poteva iscriversi anche se lui aveva già la tessera, ma nel frattempo nel partito, terrorizzati dalle proposte circa i NON finanziamenti ai partiti e l’incandidabilità dei condannati [come se ci volesse una legge per impedire a dei delinquenti di poter accedere alla politica] hanno adito ragioni di regolamento e statuto e avviato le procedure di restituzione dei soldi del tesseramento.
Col risultato che oggi si teme più un movimento di popolo di un signore gà prescritto e condannato un paio di volte dalla giustizia, estraneo alla politica, nonché ad ogni tipo di rispetto di leggi e regole che, per ambire ad un ruolo politico si è fatto fare un partito dall’amico mafioso.
La democrazia è un processo complicato e faticoso, ecco perché non si addice all’Italia.
L’editto liberale
Marco Travaglio, 6 novembre
Sostiene il liberale Eugenio Scalfari su Repubblica che il “Movimento 5 Stelle diventa un problema politico” perché gli elettori siciliani l’han votato più di tutti i partiti e soprattutto perché Santoro ha osato financo trasmettere “parecchi minuti” di immagini sulla traversata dello Stretto di Messina da parte di Grillo, “leader del populismo e dell’antipolitica”, e di alcuni suoi comizi in Sicilia “infarciti di parolacce”. L’ascolto medio è stato del “10,37”, che “non è moltissimo” (solo il doppio di quando a La7 compare Scalfari), “ma sono comunque cifre significative”. Il problema politico sta nel fatto che Grillo “fugge dalle tv ma le tv lo inseguono, lo riprendono, lo trasmettono” (peraltro Grillo fugge anche dai giornali, ma i giornali lo inseguono, lo citano, lo raccontano, Repubblica compresa, la qual cosa si chiama informazione, ma lasciamo perdere). Come se non bastasse, c’è pure “la Rete gremita di video sul Grillo comiziante e monologante, con milioni e milioni di contatti” (per la verità la Rete è pure gremita di video su politici comizianti e monologanti, che però purtroppo registrano scarsi contatti all’insaputa di Grillo, ma lasciamo andare). Insomma “Grillo gode di una posizione mediatica incomparabilmente superiore a qualunque altro leader politico di oggi e di ieri” (ohibò: ma non ha appena detto che Grillo “sfugge alle tv”? Non sa che sulla Rete ciascuno va liberamente dove gli pare? Ha idea di quanti milioni di italiani sono costretti ogni giorno, da mane a sera, da tempo immemorabile, a sorbirsi tutti i vecchi politici in tutti i programmi tv, da La prova del cuoco alla messa domenicale, eccetto forse, per ora, il segnale orario e il meteo, visto che i partiti occupano il Cda Rai, le reti, i tg e le Authority?). Così Grillo, senza spendere “un centesimo”, ottiene “ascolto fino al prossimo comizio del quale sarà lui a decidere il giorno, l’ora e il luogo” (ecco: decide lui quando e dove fare i comizi, senza nemmeno una telefonata a Scalfari per sapere se abbia nulla in contrario). “Quale sia il programma del M5S resta un mistero” (almeno per chi non ha ancora imparato a cliccare sul blog di Grillo in alto a destra, alla voce”Scarica il Programma M5S”). Ma ora è allarme rosso, perché “sul suo ‘blog’ uno dei seguaci ha già costruito la futura architettura politica: al Quirinale Di Pietro, capo del governo e ministro dell’Economia Beppe, De Magistris all’Interno, Ingroia alla Giustizia, Saviano all’Istruzione”. A parte Saviano, che per Scalfari “sarebbe una buona idea, ma il nostro amico non accetterebbe quella compagnia” altrimenti che amico sarebbe?, “per gli altri nomi c’è da rabbrividire e chi può farebbe bene a espatriare”. Ecco: chi non rabbrividì e non espatriò con B. al governo, Mancino o Schifani al Senato, Casini o Violante alla Camera, Tremonti all’Economia, Mastella o Castelli o Alfano alla Giustizia, Maroni o Mancino o Amato all’Interno, Bossi o Calderoli alle Riforme, Gelmini all’Istruzione, dovrebbe farlo ora al solo sentir pronunciare i nomi di Grillo, Di Pietro, Ingroia, De Magistris e altri pericolosi incensurati. Tantopiù che — rivela Scalfari — sta per rinascere un “partito d’azione” con “Flores, Travaglio, Santoro” e altri “disturbati”. “Resta da capire — domanda Il liberale Scalfari — perché mai alcune tv si siano trasformate in amplificatori del populismo eversivo”: giusto, che aspetta La7 a chiudere Servizio Pubblico cacciando Santoro e gli altri disturbati? Altrimenti non restano che due soluzioni:
1) espatriare (intanto l’unico che espatria è Ingroia); 
2) convincere l’amico Monti a istituire una nuova tassa: chi guarda un video di Grillo dovrà guardarne anche uno a scelta di Bersani, Casini, o Alfano; alla terza visione grillesca, scatta la progressività dell’imposta e si aggiunge l’ascolto obbligatorio di un monito di Napolitano. Integrale.

“Stay hungry, stay choosy”

Sottotitolo: ci sono cose che molta gente non potrà mai arrivare a capire, non si può capire la vita reale vivendone una sempre in un attico al settecentesimo piano del cielo.
Quello che succede nelle cantine, lo sanno solo i topi. Non sarà mai abbastanza ripetere che la distanza fra gli amministratori e gli amministrati non si può misurare in anni luce.

Le persone come la Fornero bisognerebbe condannarle alla vita, quella di chi se ne deve inventare una tutti i giorni.  

Quanti figli di operai, impiegati, precari, cassintegrati e disoccupati pur avendo intelligenza e voglia di applicarsi quante ne ha avute la sua possono permettersi di andare a studiare ad Harvard e trovarsi il posticino bell’e pronto nell’università dove, guarda caso, lavorano mamma e papà? risponda a questa domanda, invece di dire sempre le solite cazzate e per giunta offensive per un’intera generazione che è in condizioni disperate anche, anzi soprattutto perché prima c’è stata quella della Fornero e di quell* come lei.
E’ con queste premesse che la ministra vuole andare in piazza?

Ai partiti che, secondo loro e l’ottimo Napolitano che ne fa l’elogio tutti i giorni ricordandoci quanto siano pericolosi i populismi e la demagogia noi dovremmo votare, pd compreso che si vanta ogni giorno di aver sostenuto e di sostenere questo governo tutto questo va bene? linguaggio compreso?

Bene, poi non si lamentassero se la gente sceglie “il buffone qualunquista”.

A me dispiace citare spesso, anzi sempre i paesi normali; è diventata una nenia insopportabile ma purtroppo per il nostro, esistono: normale non significa perfetto; anche in tempi di crisi profonda ci sono paesi in cui il rispetto per il ruolo che si rappresenta non è stato dimenticato, paesi in cui chi ha un incarico pubblico non c’è bisogno che conti fino a dieci prima di dire qualcosa, paesi in cui un politico, che sia un presidente del consiglio, un ministro, l’equivalente di un presidente di regione e di un prefetto se e quando sbagliano non c’è bisogno che qualcuno dica loro:”hai esagerato”, lo sanno da soli, errare è umano, ma dovrebbe esserlo anche prendersi la responsabilità dei propri errori, dopo, dunque si prende atto con onestà di aver fatto qualcosa che non si addice alla buona politica, che non rientra nelle funzioni di chi è chiamato ad occuparsi delle cose degli altri con rispetto e si fa l’unica cosa che deve fare un politico quando si dimostra inadeguato: chiedere scusa ai cittadini e dimettersi.

Ci lamentavamo che berlusconi non avesse nessuno pronto a dargli il colpetto sulla spalla, il calcio sotto al tavolo ogni volta che apriva bocca per esternare, offendere, raccontare la barzelletta sconcia, ma per offendere non servono l’insulto e la barzelletta, basta anche ricordare di continuo la distanza siderale fra chi amministra e chi deve subire l’amministrazione anche suo malgrado. 

Perché per carità, signora Fornero, nessuno vuole insinuare che sua figlia e quelli dei suoi pari rango non abbiano avuto anche dei meriti se ora non devono porsi neanche il problema se essere o meno “choosy”, ma sarà d’accordo con me che una strada libera, asfaltata e con una “lieve” discesa che ne facilita il percorso sia meglio di una intasata. 
Perché vede, non so se gliel’hanno detto, se se ne è accorta da sola ma qui, dalle nostre parti, c’è sempre un traffico della madonna.
Ma basta, ma basta! – Massimo Rocca, Il contropelo di Radio Capital

Pijura nen, come si dice dalle parti mie e sue, oppure don’t cry.

Un giorno si farà una fenomenologia di Elsa Fornero, così come si è fatta quella di Mike Bongiorno. Per capire la psicologia di questo strano ministro sempre pronto ad irridere dall’alto di un esibito self comfort e così poco pronto a mantenere il self control. Ma benedetta donna, come pensi di essere accolta in giro per l’Italia, tu che hai inventato gli esodati e adesso che dici che i giovani devono essere meno choosy, meno schizzinosi nel cercarsi il lavoro. Nello stesso giorno in cui le statistiche europee dicono che ci sono 15 milioni di ragazzi in che non lavorano, non studiano, non si formano, sapendo che in Spagna e Grecia i disoccupati giovani toccano il 50%, sapendo quale abisso di disperazione c’è da noi nelle vane ricerche di lavoro di laureati spesso super formati, una dice “choosy”.
E poi piange anche per i fischi.

Anniversario strage di Bologna, dopo due anni di assenza torna il governo. Trenitalia si scusa per il disagio [spinoza.it]

Sottotitolo: Rosa Louise Parks [Rosa Parks – Wikipedia] era una donna, nera, quando essere neri era molto più complicato di ora. Da sola ha cambiato una certa visione delle cose rendendo meno insopportabile l’apartheid che i neri erano costretti a subire, nel mondo, non nel  condominio in cui abitava nell’America più razzista che si possa immaginare semplicemente non cedendo il suo posto a sedere su un autobus.
Oggi abbiamo, fra le tante, una signora prestata alla politica ma più che altro imposta [con viva & vibrante soddisfazione] insieme al suo governo,  privilegiata, fortunata, indubbiamente meritevole nel suo mestiere ma un po’ meno in quello di ministro che si lamenta perché pensa di essere criticata perché donna. 
No, signora, lei è proprio il paradigma perfetto che spiega come non c’entri proprio nulla la differenza di genere al potere, quando l’obiettivo che si persegue non è quello giusto.
 
La ministra viene contestata non perché donna ma perché dall’alto della sua posizione sociale pretende di impartire lezioni su come si può vivere con 700 euro al mese.
E convincere tutti che impoverire i già poveri per consentire ai ricchi di restare tali fosse l’unico sistema possibile per affrontare e arginare la crisi.
Ecco perché chi amministra le cose di tutti non può, per ovvie ragioni, essere troppo distante dalla vita reale degli amministrati.
 
Semplicemente perché non la conosce e non potrà mai rendersi conto che quei 700 euro al mese [quando va quasi bene], non possono bastare.
La Fornero non sa nulla di di discriminazioni femminili;  forse sarebbe il caso che si ricordasse lei per prima di essere una donna.
E smetterla di ragionare e di esprimersi con la stessa sensibilità di un carro armato.
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Bavaglio ‘per conto terzi’: ecco tutto quello che non avremmo saputo 

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Il vicepresidente del Csm Michele Vietti ha proposto di tutelare per legge chi è intercettato nell’ambito dell’indagine pur non essendo indagato. La norma però nasconde un trucco, perché chi ‘non è indagato’ non è detto che non lo sarà. E’ il caso degli amici dei furbetti del quartierino, della cupola vicina a Moggi e di tanti altri ‘terzi’.

In pubblico, nelle grandi occasioni, si promette verità e giustizia, in privato [e nemmeno poi tanto: spudorati che non si vergognano di nulla] si lavora alacremente per oscurare, tacere, distruggere, cancellare, fare in modo che certe verità restino una libera interpretazione: che ognuno pensi pure quel che vuole ché tanto nessuno ha mai pagato per nulla, e continuando di questo passo – legiferando non a favore di verità e giustizia ma proprio e solo nella direzione contraria – nessuno pagherà.

Altro che “ragion di stato”.

 Ed è semplicemente vergognoso che un capo di stato, l’arbitro super partes, l’istituzione che dovrebbe incollarsi al fianco di chi lavora per ristabilire verità, legalità e giustizia in un paese martoriato dalla loro assenza, sia invece il primo sostenitore di una legge liberticida.

Tutto ciò che berlusconi da presidente del consiglio non è riuscito a fare lo sta ottenendo ora grazie all’eccellente governo dei professori e alle continuità significative tanto care a Monti.

Il suo è un volto poco noto. Lui è Michele Barillaro, di professione giudice. Si occupava soprattutto di infiltrazioni mafiose. È morto il 25 Luglio (stesso giorno in cui è stato ufficializzato il trasferimento di Ingroia in Guatemala) in un incidente in Namibia. Questa è la sua storia: http://goo.gl/suQiD

 

Ragion di stato [reloaded]

Sottotitolo: ma perché non la smette la piccola antipatica saccente di cianciare che “ce l’hanno con lei perché è donna”. Io, da donna, mi auguro che siano sempre di più, invece, le donne a cui verrà data la possibilità di scalare i vertici dei posti di comando. Solo però, mi piacerebbe che la scelta non fosse compresa tra la Carfagna e la Severino, tra la Gelmini e la Fornero, tra la Marcegaglia e la Cancellieri ma nemmeno tra la Bindi e la santanché.
“In media stat virtus”, dicevano gli antichi saggi, e la via di mezzo non significa affatto mediocrità ma semplicemente saper trovare il giusto equilibrio, fare davvero le cose giuste, affinché nessuno chieda a nessun altro di vergognarsi e se quel nessun altro è donna non prenda a pretesto una richiesta – in questo caso sacrosanta – per farne una questione sessista. 
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2 Agosto, Cancellieri: “Ora verità storica”. Napolitano: “Ricostruire ogni aspetto”

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2 agosto: anniversario della strage di Bologna.
Non è Stato nessuno. La strage fascista alla Stazione di Bologna non ha ancora avuto giustizia.

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Licio Gelli: “La strage di Bologna fu causata da un mozzicone di sigaretta”. Comunque sempre Monopolio di Stato [spinoza.it]

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  Oggi dovrebbero essere i bolognesi, in altre circostanze analoghe  gli italiani in generale a disertare ogni commemorazione dove sia presente lo stato. Abbandonare questi personaggi vuoti – cambiano le facce e i nomi ma non la loro inconcludenza e ipocrisia –  e lasciare inascoltata la loro inutile retorica. 
Quando questi parlano di “ragion di stato” a me vengono i brividi. 
Ragion di stato come per Ustica, Piazza Fontana, come per la trattiva stato mafia e per tutta l’impressionante sequenza delle stragi senza nessun colpevole?  no, ministro Cancellieri, non è ancora tempo per la verità storica, c’è gente che aspetta giustizia. In un paese sano, funziona così. In un paese sano non si ostacola il percorso verso la giustizia, lo si agevola. In un paese sano lo stato non tratta, non nasconde, non omette e non parla di verità storiche se prima non fa chiarezza. E giustizia.
 
 
Ormai le commemorazioni delle stragi sono a cadenza mensile.

Una strage dovrebbe essere, in un mondo composto purtroppo da varie “umanità” una tragica eccezione, in Italia c’è stato un periodo in cui era un’inquietante normalità.
E non c’è mai un colpevole, questo è l’unico paese in cui indagare sulle stragi significa eversione, in un paese normale un farabutto criminale come Licio Gelli sarebbe stato chiuso in una galera a vita e ricordato solo sui libri di storia.

Qui da noi invece è un arzillo vecchietto in salute, che vive benissimo fra gli agi e  che trova sempre e ancora  qualche giornalista che lo sta a sentire.

Anzi, spesso lo va proprio a cercare.

 

 

Il lavoro non è un diritto e trattare con la mafia non è reato

Se trattare non è reato allora di che parliamo? è tutto a posto, mi pare, c’è chi si paga la vigilanza privata per tutelare la sua proprietà e chi il pizzo alla mafia.

O chi promette alla mafia di non essere troppo severo onde evitare pericolose ribellioni.

Non risulta che la mafia usi sistemi di persuasione diversi dalle minacce.
La storia di berlusconi non la sa soltanto chi non si è mai interessato di sapere chi è berlusconi.

Se fossi un magistrato non concederei mai  un’intervista ad uno dei giornali  di proprietà di chi insulta i magistrati tutti i giorni da decenni perché evidentemente li ritiene più pericolosi della mafia sulla quale non ha mai detto, invece,  una parola di condanna.

Insomma, ma che dice pure Ingroia, berlusconi vittima della mafia? berlusconi paragonato al piccolo imprenditore, al negoziante che si umilia per paura che la mafia tolga l’unico sostentamento sul quale può contare? Ingroia forse ha caldo, e dimentica che la mafia per la famiglia berlusconi è un vizio di famiglia, una tara che si eredita di padre in figlio. Che suo padre, assunto da impiegato alla banca Rasini, la banca di Totò Riina, di Bernardo Provenzano, di Vittorio – l’eroe – Mangano e di Pippo Calò ne uscì da direttore. E chissà perché fu premiato con l’avanzamento di carriera: forse perché in questo paese il merito viene sempre prima di tutto?
La vogliono smettere questi funzionari dell’antimafia di contestualizzare, chiedere premi per berlusconi per la sua lotta antimafia come ha fatto nientemeno che il procuratore nazionale Grasso? ma perché non se ne stanno TUTTI un po’ più zitti che tanto quando parlano, dalla fornero a Grasso passando per Ingroia, fanno SOLO danni? Per non essere sottoposti alle pressioni della mafia basterebbe denunciare, lo ha fatto gente molto meno potente di berlusconi che, non risulta abbia mai rinnegato le sue amicizie personali, fra le quali anche quella con dell’utri.

Trattativa, Ingroia: “Trattare non è reato. Perseguiamo chi la impose con le minacce”

Il magistrato di Palermo in una intervista a “Libero riflette: “Noi accertiamo i reati, la verità storica non tocca a noi… Come cittadino e come magistrato auspico che faccia gli accertamenti necessari senza scaricare tutto sui pubblici ministeri. Gli italiani hanno diritto alla verità giudiziaria, ma anche a quella storica”

«L’ho scritto nella mia requisitoria. Non ricordo se usai il termine vittima consapevole o compiacente. Comunque vittima che, sottoposta a queste pressioni, com’è spesso abitudine italica, preferì trovare un accordo con i boss anziché rivolgersi alle autorità». Il ruolo di Berlusconi si esaurisce lì, per quanto riguarda i rapporti con la mafia? «Qui entriamo nel merito dell’indagine in corso e preferisco non parlare. Però posso dire che accanto all’estorsione di cui abbiamo parlato, ci sarebbe stato un altro tentativo di “estorsione” politica, quando Berlusconi era già presidente del Consiglio. Dell’Utri si fece portatore di questa minaccia e per questo è indagato».

E’ Antonio Ingroia, procuratore aggiunto di Palermo, a spiegare in una intervista  perché pezzi delle istituzioni sono sotto inchiesta.

Fornero: il lavoro non è un diritto?

“A job isn’t something you obtain by right but something you conquer”. (Mrs Elsa Fornero per il Wall Street Journal)

[più o meno: il lavoro non è un diritto ma va conquistato]

Peccato per la fornero ma per fortuna per noi il diritto al lavoro è sancito dalla Costituzione che, sempre per fortuna è nata prima della fornero e dell’esercito dei guastatori che stanno facendo tabula rasa dei diritti in questo paese. E ripropongo le domande di ieri, magari qualche giornalista coraggioso che le faccia alla fornero lo troviamo pure in Italia: così, per curiosità, che ne pensa la fornero dei redditi superiori ai 70.000 euro (che è già una cifra scandalosa per un paese in recessione)? e che ne pensa della spending review che salva le pensioni d’oro ma riduce di due miserabili euro i buoni pasto dei lavoratori? e inoltre cosa pensa del salvataggio del monte dei paschi di siena, una banca PRIVATA a cui sono stati concessi 4 miliardi di soldi pubblici? e che ne pensa che chi ha causato il tracollo di MPS invece di andare in galera per i prossimi 350 anni come accade nei paesi normalmente civili tipo l’Islanda sia stato promosso invece presidente dell’ABI?

  Come bisogna rispondere a questi oltraggi reiterati? ma soprattutto, CHI risponderà in un paese in cui non c’è più nessuno a difendere i diritti della gente?

La parola all’esperto, Marco Travaglio – 28 giugno

Pensavamo di aver visto tutto, sulla trattativa Stato-mafia: politici che trattano con Cosa Nostra facendo ammazzare Borsellino per salvarsi la pelle; carabinieri che negoziano con i mafiosi invece di arrestarli; politici che ritrovano la memoria vent’anni dopo perché costretti dal figlio di un mafioso; un magistrato consigliere del Quirinale e lo stesso capo dello Stato che s’immischiano nelle indagini per darla vinta a un ex ministro a sua insaputa che non riconosceva nemmeno Borsellino; intellettuali e giuristi sempre pronti a denunciare le interferenze politiche nelle indagini che tacciono o financo le legittimano; commentatori “p rogressisti” che negano la trattativa o addirittura la giustificano. Invece mancava qualcosa: Paolo Cirino Pomicino che spiega la vera storia della trattativa sul Foglio di Giuliano Ferrara. Essa – rivela il Cirino – non iniziò, come ingenuamente si pensava, nel 1992, quando politici e carabinieri si affidano a Ciancimino perché li metta in contatto con Riina. Bensì nel ’93, quando governa l’unico premier della storia colluso con la mafia: Ciampi, “un signore garante di quella borghesia azionista che ideò e spalleggiò la destabilizzazione degli assetti democratici dal ’91 al ’93 con la doppia tenaglia della criminalizzazione dei finanziamenti elettorali non dichiarati (la criminalizzazione di un reato, roba da matti eh?, ndr) e delle presunte contiguità mafiose”. Quel Ciampi che era pure colluso col “Pci di Occhetto”, “vero azionista” del suo governo e fautore della “scorciatoia giudiziaria”. Prima e dopo Ciampi, invece, l’Italia fu governata da fieri avversari della mafia, tipo Andreotti e Berlusconi, naturalmente estranei a qualsivoglia trattativa. Il Cirino, per chi non lo ricordasse, era il capocorrente di Andreotti in Campania ed è ora un pregiudicato per corruzione e finanziamento illecito dei partiti per le mazzette incassate dall’Eni e dalla Montedison. Parte della mazzetta Enimont la girò lui stesso a Salvo Lima, mafioso e capocorrente di Andreotti in Sicilia. Andreotti è stato giudicato colpevole di mafia fino al 1980, ma prescritto, dalla Cassazione. Manca lo spazio per enumerare tutte le balle che il Pomicino riesce a infilare in una pagina del Foglio , con una densità sconosciuta persino agli standard pur ragguardevoli di quel giornale. Pochi esempi. “Un terribile fuoco di sbarramento della sinistra politica e giudiziaria impedì a Falcone di assumere la guida della Direzione nazionale antimafia” (falso: il primo ad assumerne la guida fu Bruno Siclari nell’ottobre ’92, quando Falcone e Borsellino erano già morti). “Il 41-bis fu esteso ai mafiosi dal governo Andreotti nel giugno ’92 subito dopo la strage di Capaci” (falso: il decreto Scotti-Martelli sul 41-bis, varato dopo Capaci, non fu convertito in legge dalla maggioranza che sosteneva il governo, Pomicino incluso: dovette morire Borsellino perché diventasse legge). “Nel novembre ’93 Conso libera dal carcere duro 300 mafiosi e s’intensificano i benefìci della legislazione premiale sui pentiti che nei 10 anni successivi metteranno fuori 4000 criminali fra cui gli assassini di Falcone e Borsellino… il più grande servizio alla mafia” (la revoca dei 41-bis fu un tradimento delle leggi antimafia volute da Falcone e Borsellino; i benefìci ai mafiosi pentiti furono il risultato della legge sui pentiti voluta da Falcone e Borsellino, e non c’entrano nulla con la trattativa, anzi: nel “papello” di Riina si chiedeva di abrogare proprio quella legge). “Il Pci di Occhetto vero azionista e architrave del governo Ciampi” (falso: il Pci, anzi il Pds, ritirò subito i suoi ministri per la mancata autorizzazione a procedere contro Craxi, mentre ne facevano parte la Dc di Pomicino, il Psi, il Psdi, il Pri, il Pli). “A proposito: ma perché indaga Palermo e non Roma, visto che la trattativa si condusse nella Capitale?”. Pur comprendendo le ragioni che rendono preferibile, per Cirino, la Procura di Roma a quella di Palermo, siamo spiacenti di informarlo che la trattativa si condusse a Palermo, non a Roma. O Pomicino sa qualcosa che noi non sappiamo?

La Fornero ha dato i numeri [sbagliati]

Sottotitolo: da “Il sole 24 ore” del 6 giugno. In Francia si potrà nuovamente andare in pensione a 60 anni. Il Consiglio dei ministri approverà oggi il decreto che cancella uno dei punti fondamentali, certo il più simbolico, della riforma previdenziale varata da Nicolas Sarkozy a fine 2010. Che spostava appunto di due anni, dai 60 ai 62, l’età minima del pensionamento. Abbattendo uno dei tanti tabù del sistema francese di welfare.

Non c’è peggior cosa di un bugiardo che si crede intelligente. In questo caso c’è anche l’aggravante di Napolitano per aver ritenuto persone come Elsa Fornero delle eccellenze  in grado di risolvere i problemi  solo perché sono meglio di “quelli che c’erano prima”  mentre i fatti, purtroppo, dicono altro.

L’Inps: “390mila
possibili esodati”


E la Fornero attacca
i vertici dell’Istituto

 Camusso: “Sempre detto che erano di più”


La serietà con cui gente che guadagna stipendi pari al prodotto interno lordo di un paese di medie dimensioni  di un “terzo mondo”  qualsiasi decide cosa bisogna far sapere alla pubblica opinione per non creare disagio sociale.


Secondo le stime dell’Inps gli esodati sono oltre 390mila. La Fornero, anziché chiedere scusa per saper contare fino a 65.000 e salutare ringraziando per l’ospitalità se la prende con chi ha reso pubblici i dati perché, secondo nostra signora delle bugie [a getto continuo], la cattiva informazione creerebbe “disagio sociale”.
Ma il disagio sociale lo crea anche prendere atto che la pattuglia dei geni della scienza e della tecnica capitanati dal superman dei codici iban, dal giustiziere della partita doppia e tripla, ha inanellato una serie impressionante di errori che la metà sarebbe già bastata per chiederne l’allontanamento spontaneo o agevolarne  quello coatto.
Un qualsiasi dirigente d’azienda in un paese un po’ più serio del nostro, dove invece ai dirigenti che portano le aziende al fallimento vengono offerte consulenze altrove e/o  buone uscite milionarie, verrebbe cacciato per molto meno di quel che hanno combinato questi guastatori dello stato sociale.
Bersani che dice? sta ancora con Monti senza se e senza ma?

29 marzo 2012: le lacrime di coccodrillo della Fornero.

I sacrifici si impongono o per stretta necessità o per sadismo. Ecco, la Fornero ogni volta che apre bocca ricorda un po’ Pulp Fiction, fa pensare alla seconda possibilità: “mi chiamo Elsa, risolvo problemi.”
(Marco Travaglio)