Date a Cesare quello che è di Cesare, a Dio anche quello che non gli spetta

Sottotitolo: la vita civile non deve essere condizionata dalla religione. Le donne cattoliche possono benissimo evitare di usufruire delle leggi dello stato e affidarsi alla volontà del loro Dio. Così non devono neanche rischiare di doversi pentire e farsi perdonare. 

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Gente che non ha mai chiesto scusa per i massacri coi quali ha sedotto e abbindolato miliardi di persone costringendole con la violenza a credere nell’esistenza di un unico Dio, ovviamente il migliore di tutti, specialmente di quelli che non esistono, che ha impiegato secoli per riconoscere il ruolo umano delle donne, che ancora oggi le ritiene soprattutto portatrici di uteri da riempire, che ha ostacolato il percorso di quella scienza che ha pensato e realizzato le soluzioni per guarire dalle malattie tanto care alla chiesa perché utili a guadagnarsi il regno dei cieli, i rimedi per evitare gravidanze indesiderate e che si permette di ritenere colpevole da assolvere chi fa scelte di vita che riguardano solo e soltanto la sua persona. 

Tutti bravi e sempre in prima linea a condannare l’integralismo e il fondamentalismo delle altre religioni ma quando il burqa viene infilato con forza sulla testa delle donne occidentali se ne accorgono in pochi.
Il papa chiede di assolvere chi non ha commesso nessun reato e di liberare i delinquenti dalle galere: le innocenti colpevoli da cacciare dalla setta, da scomunicare e in un impeto di generosità da saldi di fine stagione da perdonare con compassione mentre chi ha commesso i reati, anche i più odiosi che Cristo chiedeva che si punissero con una pietra al collo può essere accolto da vivo e da morto nella casa di Dio, può tornare libero: questa è la morale della chiesa, per meglio dire, una delle tante.

Se una donna che ha abortito pensa di avere bisogno del perdono papale, religioso, probabilmente non si merita di vivere in un paese dove l’interruzione di gravidanza non è un reato, tanto meno un peccato  ma una legge dello stato, ottenuta con la fatica e le battaglie di chi pensava che mai e poi mai dovesse arrivare un giorno in cui un papa si sarebbe permesso di chiedere di “perdonare” chi ricorre alle leggi di uno stato di diritto invece di farsi ammazzare da un aborto clandestino.

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Chiesa gremita
al funerale dell’ex vescovo pedofilo Wesolowski

Le esequie celebrate nella cappella del Governatorato dove era detenuto. Rosario recitato dalle suore prima della Messa e bara spoglia Pedofilia, arrestato l’ex nunzio di Santo Domingo

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Il papa chiede, oltre al “perdono” per chi non ha commesso nessun reato una “grande amnistia” per i detenuti condannati dalle leggi dello stato, naturalmente quello italiano: per fortuna altrove da qui le leggi non si fanno in sacrestia né nelle camere oscure del vaticano.
La benedizione ai delinquenti non lo soddisfa abbastanza, si vede.
Non risulta che il giubileo serva a condonare i reati e perdonare chi li commette.
Fantastico Francesco che un giorno si scaglia contro la corruzione e la criminalità di chi affama i popoli e il giorno dopo vuole i delinquenti liberi e disponibili a reiterare.
Io sono sempre favorevole all’idea di un vaticano itinerante: non è giusto che tutta ‘sta graziadiddio tocchi sempre e solo noi.
Andrebbe divisa, così come si fa tra fratelli e sorelle, all’insegna della cristianità.

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Giubileo, Papa chiede “grande amnistia”

E sull’aborto Bergoglio apre al perdono

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Se la chiesa vuole fare mondo a sé con le sue leggi e regole lo dica apertamente, si metta da una parte: la sua, quella che benedice e perdona assassini, dittatori, criminali di ogni ordine e grado, compresi i più che presunti pedofili al suo servizio da vivi e da morti e smetta di fare e di imporre le sue varie morali a chi ha uno stile di vita onesto e coerente, in linea con dei principi sani: ad esempio chi non ritiene un peccato da assolvere una scelta legittima supportata da una legge e la pedofilia, il crimine più odioso di tutti da punire in questa vita, non in quella che verrà, il frutto della fragilità umana. 

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Il monarca Bergoglio, in arte Papa Francesco, ha impartito le direttive per il business del perdono giubilare.

Consentirà a tutti i preti di assolvere donne e medici dal “peccato dell’aborto”, purché sinceramente pentiti.
Questo campione di arretratezza misogina definisce “peccato” l’esercizio di un diritto.
Non perde occasione per incidere sulla arretratezza culturale del Paese, rafforzandola nell’anteporre alla autodeterminazione della donna, la sopravvivenza di un feto indesiderato.
Ancora una volta si alimenta la cultura della esclusione e della punizione moralistica verso le donne che scelgono.
E la barbarie culturale si arricchisce anche del folklore della dichiarazione del pentimento.
I feti e gli embrioni non sono bambini e porli sullo stesso piano è scientificamente, biologicamente e culturalmente deprimente.
Gli antiabortisti, compresi i medici obiettori di coscienza, non sono altro che fondamentalisti pericolosi.
Bisogna insegnare ai propri figli a riconoscerli e a disprezzarli per tutta la loro protervia.
Quanto al requisito del pentimento, non basterà una risata per sottolinearne la ridicolaggine.
Auspico un farmaco abortivo dai distributori automatici e un suggerimento alla vasectomia per tutti gli antiabortisti, non meritano di riprodursi.

Carla Corsetti
Segretario nazionale di Democrazia Atea
www.democrazia-atea.it

Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei

CASO LIGRESTI, UNA GUARDASIGILLI CHE E’ RICATTABILE?

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Una persona che frequenta da trent’anni una famiglia di disonesti truffatori faccendieri ha paura che venga applicato il metodo Boffo anche su di lei; chi altro conosce la Cancellieri?

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Ha ragione D’Alia quando dice che ricordare i principi costituzionali  è demenziale.

Qui ormai siamo arrivati talmente oltre il punto del non ritorno che se non c’è il reato, l’azione penalmente rilevante non ci deve stare nemmeno la critica. E spesso e volentieri non ci può stare nemmeno in presenza del reato. Da novantasei giorni un pregiudicato condannato è ancora libero ma non si può dire: bisogna aspettare i tempi della democrazia per applicare una sentenza a un delinquente. Perché quel delinquente fa parte della casta protetta e privilegiata alla quale tutto è concesso, anche violare la legge e avere un trattamento diverso da quello riservato ai cittadini comuni.
Non ci sono solo i comportamenti illegali, ci sono anche quelli in contrasto con quell’etica a cui si richiama la Costituzione ispirata soprattutto dal buon senso lungimirante della prevenzione. Pensata specialmente per evitare di sbagliare. C’è scritto tutto, e c’era scritto anche che una persona come il delinquente ancora a piede libero non avrebbe potuto accedere alla carriera politica per evidenti contrasti fra i suoi interessi e la gestione delle cose pubbliche, ma questo non ha impedito che al delinquente siano state aperte lo stesso le porte del parlamento. Perché questo sia potuto accadere non ce lo ha mai spiegato nessuno; nessuno che si sia cosparso il capo di cenere per scusarsi di aver dato il permesso ad un personaggio che, se prima si poteva definire discutibile oggi si può addirittura dire di lui che è un pregiudicato condannato, di poter stravolgere un paese fin nelle sue fondamenta che risiedono proprio in quella Costituzione divenuta ormai un fastidio. Anzi, tutti si sono attivati per rendergli la permanenza nelle istituzioni il più confortevole possibile continuando a sfregiare quella Costituzione con leggi fatte apposta per lui e convalidate da chi viene definito “garante”: delle istituzioni e della Costituzione ma che in realtà l’unica cosa che ha difeso è proprio e solo quella casta di privilegiati di cui nulla si può dire senza essere tacciati di essere antipolitici, populisti antistato e demagoghi. E l’ha talmente difesa bene da volerla riunire tutta nell’abbraccio nelle larghe intese il cui operato non si deve discutere pena la stabilità del paese. Ora io non so se nel governo della stabilità del paese è prevista la presenza di un ministro che non pensa di aver fatto nulla in contrasto con quell’etica costituzionale occupandosi personalmente di segnalare con urgenza il caso di una persona amica che fa parte di una famiglia da sempre al centro di inchieste giudiziarie. Non c’è bisogno che nelle frequentazioni e nel comportamento del ministro ci sia qualcosa di penalmente rilevante per pensare che chi svolge una professione delicata che ha a che fare principalmente con l’applicazione della legge e della Costituzione non dovrebbe avere niente a che fare con gente abituata a violare la legge. E che non sta bene un ministro che pensa e dice che non sia stato giusto il trattamento riservato agli esponenti della famiglia fuorilegge dicendo di essere solidale con la famiglia e non con lo stato che rappresenta mettendosi a disposizione non dello stato ma dei fuorilegge.
Quello che so è che in un paese appena un po’ normale, uno di quelli dove presidenti e ministri si dimettono appena l’ombra del sospetto aleggia su di loro una cosa del genere non sarebbe mai potuta accadere. In questo invece quel ministro non solo trova il sostegno e la solidarietà della politica, del presidente della repubblica che non ha detto una sola parola nel merito della questione quindi è facile immaginare quale sia il suo pensiero, del presidente del consiglio la cui fiducia nei confronti del ministro è “a prescindere” ma anche di tanta gente comune che in questi giorni si è appellata all’impossibile e all’inenarrabile per difendere quel ministro in spregio non solo della Costituzione, della legge e del rispetto di quelle regole che vorrebbe che ognuno stia al suo posto: i ministri a fare i ministri e i delinquenti a fare i condannati quando li scoprono ma soprattutto in virtù di quella demenza diffusa che ha fatto perdere di vista il semplicissimo concetto di quello che è giusto, sbagliato, di quello che si può fare e quello che non si deve mai fare. Soprattutto quando si rappresenta lo stato, la qual cosa prevede anche il rispetto di quella Costituzione pensata proprio per difendere lo stato, non gli amici delinquenti dei ministri.

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Quello che mi dà fastidio, un enorme fastidio, sempre in base a quel concetto di demenza diffusa, sono le accuse di giustizialismo, di essere persone che umanamente non valgono niente rivolte a chi non pensa che difendendo la Cancellieri si sostenga qualche giusta causa. 
Men che meno quella della condizione disumana delle carceri che non si risolve occupandosi di pochi fortunati prescelti né liberando delinquenti a grappoli ogni tot di anni perché nelle galere si sta stretti. 

Chi tocca temi come amnistia e indulto verrà sbranato finché la politica non si libererà del più delinquente di tutti, se la politica non lo fa, se non elimina quelle leggi barbare che mandano in carcere chi non ci deve andare, significa che non le interessa minimamente la realtà drammatica dei detenuti in Italia ma le interessa che il dramma continui ad esistere in modo tale da poter giustificare poi i provvedimenti straordinari che non risolvono i problemi di chi in galera ci deve purtroppo stare ma aiutano a non entrarci chi non ci vuole proprio andare anche se la merita. 

E la Cancellieri per prima ha dimostrato che non le interessano i casi di tutti ma solo quelli di qualcuno, con buona pace di chi da giorni va impestando bacheche pubbliche ripetendo la litania che “la ministra ha agito secondo quelli che sono i suoi doveri”: e non è affatto così. 

E la domanda da fare non è la solita scemenza del “se capitasse a te” ma proprio quella opposta e cioè “se capitasse a ME”, e francamente l’idea di dovermi trovare in una situazione difficile e dover essere io quella che resta fuori dall’interessamento personale di un ministro non mi affascina particolarmente. Ecco perché il ministro si deve occupare di tutti e non solo di qualcuno. 

E dà fastidio anche la supponenza, quella presunta superiorità intellettuale benaltrista di chi pensa che ci si stia occupando troppo della vicenda rispetto ad altre realtà come se guardare una cosa impedisse di osservarne altre. 

E la solita insopportabile categoria di idioti nel profondo di quelli che, manco a dirlo, danno la colpa a certi giornali [uno nella fattispecie: il solito Fatto Quotidiano], e a certi giornalisti [uno nella fattispecie: il solito Marco Travaglio] di quella profonda insensibilità forcaiola di noi che vorremmo vivere in un paese dove le sentenze definitive si applicassero anche al prepotente delinquente nei tempi previsti dalle leggi, dove un ministro non telefonasse a casa di famiglie non al di sopra di ogni sospetto ma molto al di sotto di un’idea di onestà senza per questo doverci sentire noi dei fuori legge disumani.

Italia: un paese sempre in emergenza [e allora che ci sta a fare la politica?]

La legge Severino è retroattiva, ci fanno sapere da Torre Annunziata dove i giudici del tribunale hanno respinto il ricorso di un consigliere comunale cacciato dopo una condanna “lieve”.  [LEGGE SEVERINO, IL TAR RESPINGE IL RICORSO DI “TARZAN” ALZETTA]
Mentre per uno la cui condanna non è affatto lieve, uno che ha rubato allo stato che avrebbe dovuto servire con disciplina e onore [art.54 della Costituzione Italiana], da tre mesi una consistente parte della politica e delle istituzioni si sbatte e si spertica affinché non venga applicata una legge ridicola e che in un paese normale non avrebbe nemmeno ragione di esistere visto che nei paesi normali e civili o si fa il delinquente o il politico. Ecco perché la questione non andrebbe valutata solo dal punto di vista giuridico ma anche quello morale: può un individuo che ha frodato lo stato continuare a rappresentare lo stato? questa dovrebbe essere l’unica domanda da porre ai soloni che poi si esprimono nei vari talk show e negli editoriali di certi quotidiani, quelli moderati e liberali, s’intende. Perché Fabio Fazio che ieri sera aveva brunetta a portata di poltrona non lo ha fatto? perché bisogna invitare brunetta ad una prima serata sulla tv pubblica se poi non gli si fanno quelle semplicissime domande che tutta la società civile si pone da che una sentenza ha condannato in via definitiva berlusconi ma che poi non viene applicata in virtù di ridicoli cavilli che, come la legge Severino non avrebbero motivo di esistere [se questo fosse un paese normale]?

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Quagliariello: “Valga anche per B.”

Se si fa l’amnistia è apposta per berlusconi.
E come si sbrigano a chiedere l’uguaglianza e il rispetto di norme ufficializzato dalla legge, quando bisogna mandare in galera berlusconi però no. Non valgono.
Pezzenti. Quagliarello, eletto saggio da Napolitano e nominato perfino  ministro per me è sempre il cialtrone che in parlamento gridava:  “Eluana è stata ammazzata”. Non ha fatto progressi nel frattempo.

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L’amnistia è di sinistra? Alessandro Gilioli

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“Amnistia? Un errore”. Tutti vs Renzi

Ma chi crede di essere Napolitano, davvero il salvatore della patria? Non credo che la storia lo ricorderà così. Penso piuttosto che sia il presidente che nel momento peggiore della politica, quello in cui la gente per ovvie e legittime ragioni si è allontanata dalla politica ha fatto in modo di renderla non detestabile ma odiosa, e tutto questo dopo che la politica aveva promesso di riavvicinarsi alla gente. I berlusconi e i Beppe Grillo li costruiscono quelli come Napolitano, salvo poi piangere sui disastri altrui che invece sono proprio e solo i suoi.

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GUAI A TOCCARE RE GIORGIO. LO SCOPRE ANCHE RENZI: LAPIDATO DAL PD  _Wanda Marra, Il Fatto Quotidiano

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L’APPELLO DI MICROMEGA: “FIRMATE CONTRO IL SALVACONDOTTO”

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Se tutti sono contro Renzi verrebbe quasi da pensare che Renzi abbia ragione. Propaganda o no, marchetta politica o meno se Letta dice a Renzi che “sta esagerando” – per non parlare di frau Bonino che afferma quanto sia meglio il vecchio al posto del nuovo, magari il suo che non ha ancora capito che vuole fare da grande – istintivamente viene da pensare che abbia colpito nel segno. 

Se il diritto di un paese civile prevede che il carcere abbia delle funzioni rieducative al fine di riabilitare socialmente gente che ha violato la legge la politica e i governi si attivassero affinché il progetto venga eseguito e gli obiettivi realizzati, non facendo il contrario, mandando allo sfascio il sistema giustizia perché fa comodo che i processi durino anche dieci anni in maniera tale che si possa agire nel frattempo per rendere i reati meno reati fino ad abolire direttamente il dolo nel reato. 

Oppure confezionando leggi che mandano in galera chi non ci deve andare per riempirle oltremodo e trovare poi la scusa per quei provvedimenti straordinari e necessari ma che invece sono solo il viatico per favorire gli amici disonesti. 

Si attivasse, la politica, per pensare sistemi rieducativi alternativi al carcere, invece di rimettere per strada ogni manciata di anni grappoli di delinquenti da strada che poi sono quelli che i cittadini percepiscono di più come un pericolo alla loro sicurezza, uno schiaffo in faccia agli onesti, a chi è stato vittima di reati, gente a cui non si pensa mai. 

L’indulto e l’amnistia, la prescrizione sono un insulto per chi spende anni della sua vita e del suo impegno per contrastare la criminalità, il marchio impresso a fuoco del fallimento di uno stato e delle sue istituzioni, e in questo paese che può vantare un tasso così elevato di delinquenza all’interno della classe politica più corrotta e corruttibile d’Europa e del mondo civile, la dimostrazione viva e vibrante della complicità dello stato con certa illegalità e delinquenza che non devono essere punite, altroché provvedimenti umanitari di clemenza. La sinistra, presunta, quel che ne resta ha delegato alla peggior destra la gestione della sicurezza e della legalità, e abbiamo visto tutti in che modo lo ha poi fatto. E questa sarà un’altra responsabilità storica di questi politici da mezzo centesimo che poi vengono a farci la morale sull’umanità, su quello che è giusto e sbagliato.

Italia: uno stato in malafede

Mauro Biani

Sottotitolo: Priebke,  l’Argentina rifiuta la salma.

I paesi civili i criminali non li ospitano né da vivi né da morti. Se penso che questo bastardo mai pentito ha passato la vita a Roma, città medaglia d’oro alla Resistenza, il luogo dove ha comandato la strage mi viene il voltastomaco. Ma quale stato infame e vigliacco  protegge i criminali, gli dà la scorta, li lascia vivere da persone libere nel luogo che hanno infamato, coperto di sangue,  restituisce la libertà a chi ha violato la legge  nascondendosi, more solito, dietro ad una causa di necessità  e poi non offre garanzie e tutela agli innocenti che continuano a morire semplicemente abolendo quella legge che trasforma in delinquenti quei disperati che cercano solo una salvezza e che servirebbe anche a risolvere in parte il problema del sovraffollamento delle carceri?

Non è assurdo che in un paese che ha offerto tutele, garanzie e salvezza ad un nazista criminale, un assassino stragista, e magari fosse il solo che questo stato ha protetto, non si riesca a fare in modo che si tuteli il diritto alla vita di persone innocenti, bambini, neonati? e che uno stato che protegge e dà asilo a criminali di quel calibro poi rifiuti di mettere in pratica quei diritti semplicemente normali, per fare più bella la vita di tante persone? quale capitolo della Costituzione dice che i criminali nazisti vanno ospitati e i profughi di guerra no? 

Quando muore uno di questi dispiace pensare che l’inferno non esista.
Ecco perché non si può aspettare la cosiddetta giustizia divina.
Chi il male lo fa qui, su questa terra, è qui che deve pagare le sue colpe, altroché il giudizio di Dio.
Il bastardo nazista non ha pagato niente, nessuna pena per lui.

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Annamaria Cancellieri che dice, anzi pensa, anzi ipotizza [penso di no] che il provvedimento invocato da Napolitano circa l’amnistia e l’indulto per risolvere il dramma delle carceri troppo piene è la stessa che disse, quella volta con certezza, a proposito del caso dell’espulsione di Alma Shalabayeva: “mi sono subito informata e le procedure sono perfette. Tutto è in regola e secondo la legge”. 

Com’è andata a finire e come invece non era affatto tutto secondo la legge lo sappiamo tutti.
Dice Epifani, e stavolta ha ragione, che l’amnistia e l’indulto dovrebbero essere l’extrema ratio, esattamente come dovrebbe esserlo la privazione della libertà. 

Il perdono dello stato e la punizione dello stato sono molto simili perché il carcere dovrebbe essere davvero l’ultima delle soluzioni: privare una persona della sua libertà è una questione seria che va gestita in modo serio così come restituire una libertà a chi ha violato la legge. 

E uno stato, forte delle sue istituzioni e di una politica che non hanno nulla da temere questo lo fa. 
Non pensano, le istituzioni di un paese civile, che il traffico vada regolato abolendo i segnali stradali. 
Le istituzioni di un paese civile non si fanno intimare cose da fare ogni tot di anni pena multe, sanzioni e il conseguente e ovvio discredito internazionale da un’autorità terza come il tribunale di Strasburgo, perché se quello che c’è da fare qui lo sa Strasburgo resta difficile pensare che le istituzioni alte e quelle altissime di questo paese non lo sappiano.

E allora siccome io sono maliziosa, disincantata e non ci credo più da un pezzo allo stato che agisce anche per il mio bene penso che le istituzioni lo facciano apposta a non risolvere i problemi, che lo facciano apposta a farselo dire dall’Europa cosa bisogna fare qui perché in questo modo è più facile poi prendere quei provvedimenti straordinari, perché appunto imposti, e far inghiottire agli italiani il tutto e l’oltre.
La teoria applicata che tutto si possa aggiustare col provvedimento straordinario è devastante, diseducativa, un vero incentivo a violare la legge ché tanto dopo c’è l’indulto, l’amnistia.  Lo stesso modus operandi di tanti genitori che tutto perdonano e concedono perché è più facile cedere al capriccio che educare, ecco perché in questo paese si sta allevando una sostanziosa fetta di idioti viziati che andranno a formare una società futura ben peggiore di questa attuale.

L’Annamaria Cancellieri ci tiene a rassicurare con un bel “penso di no” e non con un no che i provvedimenti straordinari non riguarderanno il frodatore berlusconi né chi ha commesso reati particolarmente gravi come lo stupro, le violenze, gli omicidi. 

E come mai allora di quell’indulto famoso del 2006, quello fatto da Prodi ma voluto da mastella perché serviva, ma che lo dico a fare? a berlusconi beneficiò anche Luigi Chiatti, un assassino di bambini? e noi di questo stato ci dovremmo fidare? di uno stato che non sa eliminare una legge che rende automaticamente criminali gli immigrati ma poi restituisce la libertà o diminuisce le pene a madri che ammazzano i figli e assicura clemenza a gente che ha usato lo stato e le istituzioni per i suoi affari, quelli che coi soldi di tutti si sono comprati macchine potenti e lecca lecca? 

E allora io voglio sapere quali diritti difende lo stato e cosa sono disposte ancora a fare le istituzioni e la politica per nascondere ogni tot di anni dietro a provvedimenti straordinari, necessari, financo umanizzati, i loro fallimenti. Si chiede di continuo una legge per punire i giudici, la loro responsabilità civile quando commettono errori che poi pregiudicano la vita degli altri, di qualcuno, e allora perché non pretenderla anche per i politici che quando commettono errori pregiudicano la vita di tutti?  I politici dovrebbero essere pagati a rendimento, e puniti esattamente come tutti, quando non fanno le cose per cui sono pagati. Anche col licenziamento in tronco e il divieto assoluto di rimettere le mani sulla politica.

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LA LEGGE GRILLO-CASALEGGIO – Marco Travaglio, 12 ottobre

Nella politica italiana si fronteggiano ormai due modelli: da un lato quello fin troppo elastico dei vecchi partiti, che se ne fregano dei loro elettori e fanno il contrario di quello che han promesso in campagna elettorale perché tanto, poi, in qualche modo, i voti li raccattano lo stesso; dall’altro quello fin troppo rigido del Movimento 5Stelle, ossessionato dal “programma” e dal rapporto fiduciario con gli elettori, al punto che Grillo e Casaleggio scomunicano i parlamentari M5S per aver presentato l’emendamento che cancella il reato di clandestinità, solo perché non è previsto dal programma e non è stato sottoposto preventivamente al vaglio della Rete. Intendiamoci, la fedeltà agli elettori e agli impegni presi con loro è un valore: si chiama coerenza e trasparenza. Molto bene fecero Grillo e Casaleggio a far scegliere dagli iscritti al portale (magari pochi, ma liberi) i candidati per il Quirinale. E molto bene fanno a richiamare gli eletti all’impegno di non fare da stampella a governi altrui con maggioranze variabili peraltro non richieste da nessuno. E molto male fece il Pd a far scegliere il candidato per il Quirinale a Berlusconi (prima Marini, poi Napolitano), impallinando Prodi e scartando a priori Rodotà, e poi ad allearsi col Caimano all’insaputa, anzi contro la volontà degli elettori: in Germania, prima di dar vita alla Grosse Koalition con la Merkel, l’Spd ha promosso un referendum fra coloro che le hanno appena dato il voto. Ma questo vale per le scelte strategiche, compatibili con tempi medio-lunghi. Per le altre, agli elettori non si può dire tutto prima.

Ci sono emergenze e urgenze che nascono sul momento (in Parlamento bisogna votare a getto continuo sì o no a questo o quel provvedimento) e richiedono risposte fulminee, incompatibili con la consultazione dei sacri testi e del Sacro Web. L’altra sera, a Servizio Pubblico, Rodotà faceva notare come in Parlamento occorra cogliere l’attimo, sfruttare una situazione favorevole che si presenta lì, in quel momento, e poi forse mai più, e bisogna afferrare il treno per la coda prima che passi. Perciò l’altro giorno i parlamentari 5Stelle Buccarella e Cioffi hanno fatto benissimo a rilanciare una proposta già contenuta nel loro “piano carceri” estivo – quella di abrogare il reato di clandestinità – trasformandola in un emendamento che quel giorno, in quell’ora, aveva buone possibilità di passare. E così è stato: hanno colto alla sprovvista il governo, il Pd e Sel e li hanno costretti a votare con loro: il primo vero e concreto successo parlamentare di M5S, la prima proposta pentastellata a ottenere la maggioranza. Cosa che non sarebbe accaduta se si fosse rinviato tutto di qualche giorno per avviare le complicate procedure di consultazione popolare.

Grillo e Casaleggio contestano sia il metodo sia il merito della proposta, convinti che, inserendo l’abrogazione del reato di clandestinità nel programma elettorale, “il M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico”. Ma, così dicendo, denotano una profonda disinformazione in materia (dimostrata anche dall’assenza di qualunque proposta, nel famoso programma, sul tema della clandestinità). È vero che quel reato è previsto anche in altri paesi europei, sia pure in forme e con applicazioni diverse da quelle dello sciagurato pacchetto Maroni. Ed è vero che l’immigrazione clandestina non può e non dev’essere lecita: nessuno Stato sovrano può tollerare che circolino indisturbate sul suo territorio persone senza un’identità certa. Ma non tutto ciò che è e dev’essere proibito può esserlo per le vie penali. Esistono anche sanzioni amministrative che, quando funzionano, sono altrettanto o addirittura più efficaci. I clandestini non vanno inquisiti e processati per il solo fatto di trovarsi in Italia (quando commettono delitti invece sì, come gli italiani): vanno semplicemente identificati e poi espulsi dalle forze di polizia.

Ma con un distinguo: nel gran calderone dei “clandestini” in Italia sono compresi non solo gli immigrati che arrivano apposta per delinquere o vagabondare; ma anche gli onesti lavoratori che non riescono a ottenere il permesso di soggiorno perché la Bossi-Fini impedisce loro di regolarizzarsi. Una legge seria dovrebbe distinguerli nettamente: cioè agevolare le procedure di identificazione ed espulsione dei primi (con i mezzi necessari, visto che le questure non hanno soldi neppure per la benzina delle volanti, figurarsi per pagare il biglietto aereo ai rimpatriandi); e quelle di regolarizzazione dei secondi. Poi ci sono i profughi, come gli ultimi sbarcati a Lampedusa, che hanno tutto il diritto di ottenere l’asilo in quanto fuggono da guerre e persecuzioni politiche. Né la Bossi-Fini, né peraltro la precedente Turco-Napolitano, hanno mai aiutato a sciogliere questi dilemmi. Ma tantomeno l’ha fatto il pacchetto Maroni: da quando l’immigrazione clandestina è un reato e non più un’infrazione amministrativa, le presenze di clandestini “veri” in Italia non sono diminuite di una sola unità, anzi han continuato ad aumentare. Chi fugge per disperazione dal suo paese non si lascia certo intimidire da un reato finto, che non prevede il carcere né prima né dopo la condanna e finisce quasi sempre in prescrizione, o al massimo con una multa di qualche migliaio di euro che il condannato non può (o finge di non poter) pagare, visto che non lavora o lavora in nero o delinque. L’unico risultato è l’ulteriore intasamento dei tribunali, già oberati di arretrati spaventosi, con costi spropositati e risultati zero. Grillo (che ha sposato un’iraniana) e Casaleggio non sono né razzisti né xenofobi, come s’è affrettata a scrivere la stampa di regime: semplicemente, essendo abituati al contatto con la gente, conoscono bene i sentimenti profondi e inconfessabili che animano milioni di italiani costretti a una vergognosa guerra tra poveri da una politica inetta e distante. E temono di veder equiparato il loro movimento ai partiti che chiacchierano in tv, piangono ai funerali e non fanno nulla.

Ma, sulla clandestinità, i due capi dei 5Stelle hanno perso un’occasione per tacere. Invece di scomunicare i loro bravi parlamentari, dovrebbero elogiarli per il servigio reso all’Italia, e poi fermarsi a ragionare a mente fredda, interpellando qualche esperto della materia, per riempire il vuoto programmatico su un tema cruciale come questo. Con proposte serie e anche severe: non è scritto da nessuna parte che abolire il reato di clandestinità implichi l’iscrizione automatica nel partito dei buonisti, delle anime belle che negano il problema della clandestinità, spesso collegata alla criminalità. I 5Stelle hanno ancora la credibilità per fare proposte, a differenza dei vecchi i partiti che pontificano sull’un fronte e sull’altro, responsabili unici del disastro di oggi, avendo sempre oscillato fra le sparate xenofobe contro i “bingo bongo” da respingere in mare a cannonate e le geremiadi piagnucolose e generiche dell’“accoglienza” e dell’“integrazione” (che, con la loro inconcludenza, seminano anch’esse razzismo a piene mani). Quindi continuino a insistere per l’abrogazione del reato di clandestinità e di buona parte della Bossi-Fini, e poi propongano con che cosa sostituirle: a partire da un piano straordinario di controlli preventivi e repressivi efficaci, dotando dei mezzi necessari le forze dell’ordine. E la smettano di vergognarsi dei propri successi.

Liberi quasi tutti? no: libero lui, again [ma il ventennio è finito]

 Sottotitolo: quando molti di noi dicevano già svariati anni fa che questo delinquente senzadio avrebbe inquinato tutto ci prendevano per scemi. Quando dicevamo che non era solo il conflitto di interessi il problema ma tutta la scia di indecenze istituzionalizzate, rese normali e ancorché legali grazie a leggi e leggine firmate anche da chi oggi s’indigna e accusa altri di fregarsene della gente dopo aver tollerato, favorito i comportamenti e le esigenze del fuori legge al quale solo pochi mesi fa ha dato licenza di poter partecipare alla vita politica del paese il giorno dopo la condanna in primo grado per concussione e sfruttamento della prostituzione minorile. Eh sì, l’indulto e l’amnistia servono proprio ai poveracci. E anche nel merito della questione delle carceri la cosiddetta [dis]informazione ha la sua responsabilità se oggi c’è gente che non crede che la galera in Italia è un ambiente ormai riservato alla sfera dei borderline, quelli che non hanno la possibilità di pagarsi eserciti di avvocati prestigiosi.

Che è molto più facile che in un carcere ci vada a finire chi commette reati di seconda categoria invece di chi, come sarebbe giusto e normale in un paese civile,  danneggia la collettività. Nessuno dei nostri grandi [dis]informatori, a parte i soliti faziosi manettari, mette l’accento su quanto sia ingiusto che silvio berlusconi possa fregarsene allegramente della sua condanna e trovare anche il sostegno di un presidente della repubblica che trova sempre l’argomento e le parole sbagliate al momento opportuno.

berlusconi viene condannato in primo grado? lui pretende che possa continuare a svolgere quell’attività politica che non ha mai svolto chi può vantare il 99% di assenze in parlamento. berlusconi viene condannato in via definitiva? bene, Napolitano invece di congratularsi, da capo del CSM qual è con la giustizia che ha finalmente raggiunto un obiettivo importantissimo chiede la riforma della giustizia. berlusconi va in tv a infamare lo stato e i magistrati? ottimo: Napolitano chiede ai magistrati di mantenere il senso della misura. A berlusconi sta per essere applicata una sentenza candeggiata e ammorbidita ché non sia mai che il prepotente delinquente possa subire un trauma? magnifico: Napolitano monita di amnistie e indulto necessari.

A chi, lo sa Napolitano e lo sa anche berlusconi. Entrambi sanno anche il perché.

In questo paese c’è un pregiudicato condannato ancora libero, che non ha visto modificare di un niente la sua vita consueta, uno che ha commesso uno dei reati più odiosi di tutti ma che la stragrande maggioranza della gente non percepisce come tale perché non lo subisce direttamente come la rapina, il furto in casa.

Un reato, la frode fiscale, che in un paese civile sarebbe l’ultima cosa che una persona può fare prima di finire in una galera per il resto dei suoi giorni. Perché la frode, l’evasione sono reati che a cascata colpiscono tutti, ed è per questo che sono puniti in relazione alla quantità di persone danneggiate da chi ruba allo stato.
Ovunque, ma non Italia, e chissà perché.

***

 

Estremo indulto – Massimo Rocca – Il contropelo di radio Capital – Tanto per dire quanto sia finito il ventennio. Guardate quanto la vicenda Berlusconi è in grado di intossicare la vita del paese. Quante decine di migliaia di persone rischiano di veder compromessa la loro situazione solo per essere involontariamente associate alla sua. Il tema del sovraffollamento delle carceri è un tema di dignità del paese. Come quello dei Cie. Che si risolve chiedendo l’abrogazione per decreto della Bossi Fini e della Fini Giovanardi che le intasano di persone a bassissimo rischio. Che si risolve costruendo nuove carceri con i soldi pubblici dicendo all’Europa che se non sono d’accordo si accomodino nel braccio b. Però è un problema che c’èra ieri e ierlaltro. E che sollevato proprio qui e ora non può che diventare occasione di polemica e sospetto. Cosa che Napolitano sa benissimo visto che ha dovuto premettere una excusatio non petita. Ed è inutile ricordare che i reati finanziari non sarebbero amnistiati. Ormai neppure Berlusconi crede di potersi sottrarre ai servizi sociali. Sono le inchieste per intralcio alla giustizia e corruzione di testimoni che vedi Bari sono l’ incubo dell’indagato.

Il sovraffollamento delle carceri è incostituzionale, dice Napolitano,
certo, ma anche quelle leggi che contribuiscono a riempire le carceri
più del dovuto lo sono: quelle che condannano gli innocenti, ad esempio.
E ci vuole un coraggio immenso, motivato probabilmente da ragioni
importantissime tipo offrire la salvezza per vie traverse, visto che le
tradizionali, quelle che lo stato gli ha offerto in tutto questo tempo
non sono state sufficienti al solito noto pregiudicato e delinquente condannato a quattro anni di galera per aver frodato lo stato, ovvero rubato a tutti noi, per parlare di amnistia e indulto invece che di abolizione della bossi fini davanti ai morti di Lampedusa.
Peggio di un presidente della repubblica  di parte, della
solita parte, ovvero quella della politica disonesta che pensa e fa leggi
vergognose come quelle che mandano in galera chi non è colpevole di niente e salvano invece quelli molto colpevoli di reati pesantissimi, c’è solo un presidente della repubblica in malafede che
quelle leggi le ha firmate e oggi ci viene a dire che, guarda un po’
mannaggia la miseria, le carceri sono piene e Strasburgo chiede
provvedimenti per ovviare al dramma di un sistema carcerario da
terzo mondo, così come da terzo mondo sono scuole, ospedali e tutto
quel che ha a che fare con quel pubblico per il quale i contribuenti
pagano le tasse e che dovrebbe offrire un servizio adeguato, decente, da repubblica democratica ma che però non desta la preoccupazione del presidente della repubblica e di quella della camera quanto la risoluzione  per via definitiva di sentenze e condanne per quei reati e chi li commette che creano poi il giusto disagio nei cittadini che non commettono reati.
Il 15 maggio 2006 Napolitano salì al Quirinale da presidente della
repubblica e il 29 luglio fu approvato l’indulto, oggi abbiamo di nuovo
Napolitano presidente della repubblica, per la prima volta nella storia
della repubblica un presidente è stato rieletto una seconda volta [deve essere proprio bravo, quindi] e di nuovo Napolitano invoca l’amnistia e l’indulto senza fare il minimo accenno a quelle leggi sbagliate che portano anche la sua firma, quelle che mandano in carcere i “clandestini”  né quelle che mandano gente a morire ammazzata di botte nei sotterranei di un carcere perché trovata in possesso di una manciata di fumo [per informazioni chiedere a Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, massacrato da non si bene chi e morto ufficialmente di fame e di sete]. Né peraltro ha fatto cenno a quella legge che manca affinché poi quell’indulto “necessario” non vanifichi le sentenze così com’è accaduto per i massacratori del G8 di Genova che non hanno ricevuto una giusta punizione perché in questo paese, quello delle mele marce e delle schegge impazzite, manca una legge contro le torture di stato, contro quei maltrattamenti che quotidianamente, nel silenzio finché non ci scappa il morto o l’invalido permanente, le forze dell’ordine infliggono a persone forse colpevoli di qualcosa ma disarmate di fronte al braccio violento del potere. E nemmeno il presidente di tutti ha precisato che eventualmente da quell’amnistia e da quell’indulto bisogna lasciare fuori quelli, specialmente uno, quello con la capacità naturale di delinquere e che  dopo la condanna definitiva sta per andare incontro a nuovi provvedimenti giudiziari,  che hanno infamato lo stato più del ladruncolo, lo scippatore, l’extracomunitario che viene qui pensando che l’Italia sia un paese civile e non uno dove  si preferisce liberare ogni tot di anni qualche manciata di criminali grandi e piccoli invece di fare leggi buone, giuste, quelle che in galera ci mandano solo chi ci deve andare. 

In Italia sono decenni che servono  provvedimenti straordinari per migliorare l’indecenza delle carceri, combinazione proprio adesso si scoprono impellenti.
Guardacaso dopo la condanna di silvio berlusconi.
Ad ogni cambio di governo si parla di indulti e amnistie che fino ad ora non hanno favorito affatto i poveri disgraziati ma solo quelli grandi, grandissimi, da previti ai macellai della Diaz passando per gli assassini di Federico Aldrovandi, sarà lecito pensare male? eccome.

  Eliminare la bossi fini e la bossi giovanardi già sarebbe utile a non riempirle, le carceri. Ma Napolitano questo non lo dice.

Nessuno che conosca la situazione indegna delle carceri non è d’accordo su provvedimenti strutturali e di ripensamento delle pene detentive, ma perché adesso? perché Napolitano insiste così tanto? non è credibile.

Ogni volta che cambiano i governi e il presidente della repubblica ci ricordiamo delle carceri? durante i governi, possibilmente lontano dalla condanna di berlusconi, no?

La maggior parte degli ospiti delle patrie galere potrebbe scontare la pena in strutture alternative, essere rieducata applicando finalmente quel diritto finalizzato alla riabilitazione sociale del detenuto, dare un contributo utile al paese, imparare un mestiere. Ma Napolitano chiede quei provvedimenti definitivi che annullano le condanne, restituiscono la libertà ai delinquenti eccellenti e che poi condizionano le sentenze com’è accaduto per i bastardi in divisa. 

Basterebbe non mandare in galera chi ruba due etti di parmigiano, per evitare il sovraffollamento delle carceri, visto che chi ruba milioni su milioni allo stato NON ci va.
Ogni riferimento a berlusconi non è puramente casuale ma intenzionale e voluto.
Ma questo Napolitano non lo dice; non dice che le galere saranno sempre più piene di disperati che rubano per fame ma, grazie ad indulti fintamente necessari e amnistie fintamente umanizzate resteranno inesorabilmente vuote di chi è la causa della loro disperazione.

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Amnesia e insulto

Marco Travaglio, 9 ottobre

Basta, pietà, non se ne può più, ci vogliono prendere per sfinimento. Mentre quel buontempone di Letta Nipote si trastulla con la fine del ventennio, già si lavora per aprirne un altro. Il massimo rappresentante di una classe politica incapace e cialtrona che da vent’anni non fa altro che inventare reati inutili e riempire vieppiù le carceri per gabbare la gente, vellicarne i più bestiali istinti e nascondere la propria inettitudine, cade dal pero e viene a raccontarci (a noi!) che bisogna liberare un’altra volta decine di migliaia di criminali, come già nel 2006, perché non c’è più tempo da perdere e l’Europa sta per condannarci per il nostro sistema carcerario da terzo mondo. Se ce lo chiedesse un marziano, potremmo pure ascoltarlo. Ma ce lo chiede Napolitano, un signore che entrò in Parlamento nel 1953, è stato presidente della Camera fra il 1992 e il ’94, poi ministro dell’Interno dal 1996 al ’98, e da sette anni e passa è nientemeno che il presidente della Repubblica che ha firmato senza batter ciglio una miriade di leggi affolla-carceri. E ora viene a spiegarci (a noi!) che le prigioni sono strapiene e bisogna spalancarne le porte con una bella legge libera-tutti (o quasi). Indulto e, già che ci siamo, pure amnistia. Per entrambi i provvedimenti occorrono i due terzi del Parlamento, dunque già sappiamo come andrà a finire. Dando per scontato che, salvo improvvisi istinti suicidi, 5Stelle e Lega voteranno contro, in Parlamento occorreranno i voti di Pd-Pdl-Scelta civica (che superano di poco il 66%). E il Pdl farà pagare la propria indispensabilità cara e salata con l’ennesimo ricatto, quando si dovranno decidere il tetto massimo di pena per i reati da amnistiare e la lista dei delitti da indultare (come già nel 2006 per il “liberi tutti” di Mastella & C.). O vi rientreranno i reati di Berlusconi, oppure non ci sarà la maggioranza e il supermonito di Napolitano cadrà nel vuoto. Risultato: nella migliore delle ipotesi, i processi in corso di B. saranno falcidiati dall’ennesimo sconto di 3 anni di pena (come già accaduto per 3 anni su 4 nel processo Mediaset); e, nella peggiore, non si celebreranno proprio per l’amnistia (che estingue direttamente il reato).

Ma non c’è solo B. Alzando lo sguardo sulle vicende giudiziarie degli ultimi anni, la lista degli imputati eccellenti è un mezzo elenco telefonico: banchieri, imprenditori, manager, politici nazionali e locali che hanno grassato e depredato l’Italia la farebbero franca senza mai vedere una cella neppure in cartolina, con la scusa dei poveri detenuti che affollano le carceri. Il tutto è reso ancor più odioso dal ricatto morale del solenne messaggio alle Camere di un Presidente che pare abbia vissuto su Marte fino a ieri mattina, e scopre all’improvviso l’urgenza del colpo di spugna per evitare una sanzione europea tanto sacrosanta quanto prevedibile e prevista. Poi, alle prime critiche, insulta i 5Stelle, cioè gli unici parlamentari che, mentre la classe politica creava ad arte l’emergenza carceri per preparare l’ennesimo colpo di spugna, non c’erano. No, non sono l’indulto di tre anni e l’amnistia la sola ricetta possibile per evitare la dispendiosa condanna europea: anche perché, senza incidere sulle cause che producono tanti detenuti, fra sei mesi saremmo punto e daccapo. La soluzione è un decreto (i motivi di eccezionalità e urgenza ci sono tutti) del governo che depenalizzi i reati inutili; cancelli la ex-Cirielli che tiene dentro i recidivi per periodi spropositati, rispedisca in patria i detenuti clandestini (come previsto da una delle poche norme sagge della Bossi-Fini); faccia tabula rasa della Fini-Giovanardi sul reato di possesso di droghe anche in minima quantità; e smantelli i “pacchetti sicurezza” di Maroni & C. (l’ultimo, come sempre firmato da Napolitano nel 2009, istituiva il tragicomico reato di immigrazione clandestina).

Ma metta anche in funzione le tante carceri e i tanti reparti ora inutilizzati (vedi dossier presentato dai 5Stelle); riapra Pianosa e Asinara scriteriatamente chiuse nel ’97 come da “papello”; e magari adatti a centri di reclusione provvisoria qualcuna delle tante caserme rimaste vuote dopo la fine della leva obbligatoria per ospitarvi i detenuti meno pericolosi, in attesa di costruire strutture più moderne. Se poi tutto questo non basterà, si adotti un indulto di un anno al massimo per tutti i condannati, senza eccezioni (salvo magari i mafiosi). Ma l’amnistia per i reati bagatellari non serve a nulla (i detenuti per reati bagatellari sono pochissimi), se non ad aprire una porta per farvi entrare di tutto. E l’indulto di tre anni è uno sproposito criminale e criminogeno: sia perché rimetterebbe in libertà migliaia di pericolosi criminali pronti a tornare a delinquere, per indole o per necessità (se non trovano lavoro i neolaureati, figuriamoci gli ex detenuti); sia perché l’Italia darebbe vieppiù di sé l’immagine del paradiso dei delinquenti, attirando altre migliaia di immigrati clandestini: non quelli che fuggono dalla fame e dalle guerre, ma quelli che cercano il posto migliore dove farla franca. E lo trovano regolarmente in Italia. Basta, signori. Basta. Piantatela di scaricare sulla gente onesta gli effetti della vostra incapacità e illegalità. Perché prima o poi, nel loro piccolo, anche gli onesti s’incazzano.

Lacreme napulitane

Sottotitolo: “C’è gente che pagherebbe per vendersi” [Victor Hugo]

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Un governo che cade in segno di solidarietà nei confronti di un delinquente. Che bel paese che siamo. Neanche a Gotham City una roba così. [Andrea Scanzi]

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150 giorni dopo – Alessandro Gilioli

Bastava non abboccare 150 giorni fa, caro Enrico, cari dirigenti dell’attuale Pd.
Davvero non sapevate, 150 giorni fa, chi era Berlusconi, dopo che lo abbiamo conosciuto per vent’anni? Lui, i suoi reati, il suo disprezzo per le regole, per il Parlamento, per la Costituzione?
Era un delinquente eversivo, lo sapevamo tutti, perché voi avete finto di non saperlo? Per giocarvi l’ultimo giro di poltrone o perché davvero qualcuno di voi pensava che fosse diventato uomo di moderazione, di responsabilità, di istituzioni?
Non so se è più grave e colpevole la prima o la seconda ipotesi, davvero non so se è peggio l’opportunismo o la stupidità.

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B. apre la crisi. Via i ministri del Pdl
Letta: ‘Gesto folle per coprire i suoi guai’

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L’unico che non ha rovesciato nulla è proprio berlusconi. Lui ha sempre fatto capire molto bene quali erano e sono i suoi interessi, ora come allora sempre i cazzi suoi. Strano che questi magnifici strateghi della politica supportati poi da cosiddetti saggi non lo abbiano capito. Ma secondo me invece hanno capito molto bene. Loro lo fanno per noi, per non farci sapere chi dobbiamo ringraziare, sono discreti, ecco.

Si potrà dire adesso che quelli che li rivoterebbero e li hanno votati per tutto questo tempo sono criminali quanto lui?

Penso di sì.
Sono diciotto anni che aspetto. Ché c’è stato un tempo in cui non si poteva nemmeno dire che erano mentecatti semplici. Quando non si doveva demonizzare l’avversario [cit. l’illuminato statista Veltroni, quello che in campagna elettorale nemmeno lo nominava per paura che la gente capisse contro chi doveva votare].
Perché una cosa è dire che lui in politica non ci doveva entrare, prendersela con d’alema e compagnia inciuciante, che non fa male, non fa male ricordare che senza questa sinistra e questo centrosinistra berlusconi, dopo che qualcuno gli ha aperto la strada nella politica fregandosene della legge e della Costituzione sarebbe durato lo spazio e il tempo necessari a smascherare un eversore, un delinquente, un truffatore corruttore, un’altra la constatazione che che c’è gente a cui la vita non è cambiata di una virgola ma che si porta padre Pio nel portafoglio per chiedergli di aiutare il pregiudicato traditore.

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Uno che ha usato lo stato per vent’anni, lo ha saccheggiato pro domo sua e poi quando lo stato finalmente decide di dire che puó bastare perché mai non dovrebbe vendicarsi? Traditori dello stato. Tutti. Ci vorrebbe la corte marziale per la politica e le istituzioni di questi ultimi vent’anni. Per quelli che avevano giurato che le sentenze di berlusconi non avrebbero avuto conseguenze per la tenuta di questo bellissimo governo delle larghe intese di stampo mafioso e anche per quel giornalismo che ancora oggi non riesce a dire la verità agli italiani per eccesso di servitù.

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Un presidente della repubblica che di fronte all’estorsione, al ricatto, ad un gruppo di parlamentari che si comporta come i complici di quei camorristi che tirano i vasi dai balconi quando la polizia va ad arrestare un criminale parla di amnistia, di indulto, dopo aver chiesto ai giudici e non ad una politica connivente con un criminale di non superare il senso del limite, e ancora prima aver chiesto una riforma della giustizia CINQUE MINUTI DOPO che la giustizia aveva ottenuto un risultato storico come quello di riuscire a condannare un delinquente che sembrava impunibile fa bene a piangere. E lo dovrebbe fare ricordandosi di quando, qualche mese fa, si mise ancora contro i giudici per dare la possibilità al delinquente di “poter partecipare alla delicata fase politica”.

Eccola qui la collaborazione importantissima, questi sono i risultati.
E purtroppo, non basta nemmeno la vergogna per quantificare, dare una dimensione ad un’indecenza che in nessun altrove sarebbe mai potuta accadere.

Se qualcuno in un impeto di follia apre la bombola del gas e fa saltare in aria il palazzo la colpa è di chi ha avuto la sventura di abitare in quel palazzo?
Le persone che si ritrovano senza una casa sono complici del pazzoide o sono le sue vittime? quindi io non voglio più sentir parlare di NOI a proposito del disastro politico italiano;  non voglio più che qualcuno, molti anzi, diano anche a me e a chi come me non c’entra, la responsabilità di questi vent’anni di sciagure italiane. Nessuno che mi dica più che avrei potuto fare qualcosa ma non l’ho voluta fare. Perché tutti sanno che nulla si poteva fare. 
Io berlusconi non l’ho voluto, non l’ho votato, non ne ho sostenuto nemmeno la più pallida delle idee, e  più che votare la parte politica più distante a berlusconi non so che altro avrei potuto fare per restare dentro le regole democratiche. Quelle che proprio la politica e le istituzioni, nella figura del capo dello stato che adesso piange, come se arrivasse da chissà quale altrove e si fosse accorto solo oggi di berlusconi e del manipolo di eversori che si porta dietro nella sua follia delinquenziale, hanno disatteso e tradito quando hanno permesso che si desse residenza al fascismo e alla delinquenza nel parlamento di una repubblica democratica.

Le persone come me sono le vittime del vicino di casa, non i complici. E dovrebbero chiedere un risarcimento, non essere accomunate alla follia di chi fa saltare un palazzo.
Io ho sempre votato quella parte politica che mi prometteva di liberare l’Italia dall’anomalia criminale berlusconi, che mi diceva che avrebbe fatto leggi buone, risolto il conflitto di interessi, che si sarebbe occupata dei miei problemi, non di quelli di un delinquente che per sua stessa ammissione è entrato in politica per risolvere i suoi guai con la legge e non solo glielo hanno lasciato fare ma, quando la legge, la giustizia, dopo un’estenuante lotta impari contro la sua delinquenza e quella della politica sempre complice che lo ha agevolato facendolo entrare in parlamento, facendo leggi a misura di criminale sono riuscite finalmente ad ostacolarlo ancora si presta al suo gioco facendo finta di cadere dalle nuvole. E’ tutto uno stupirsi, un meravigliarsi di un delinquente che, guarda un po’, si comporta da delinquente e non da filantropo che ha a cuore il valore della solidarietà, lo statista che vent’anni fa è sceso in campo per il bene degli italiani e per salvare l’Italia dalla deriva comunista. E ancora ieri il presidente della repubblica ha parlato di urgenze quali l’amnistia e l’indulto invece che di quella che è l’unica vera esigenza di questo paese, ovvero liberarsi di un delinquente, di un impostore, di uno che non esiterebbe a far saltare il palazzo se questo servisse ai suoi sporchi affari, interessi, e di tutti quelli che per vent’anni lo hanno lasciato fare.

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Napolitano: “Valutare amnistia”
M5S: “Prepara il terreno per B.”

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I troppi servi della vergogna
Antonio Padellaro –  29 settembre

Una tale insopportabile vergogna non ha precedenti. Nelle democrazie occidentali ma neppure, a quanto si sa, nei Paesi del Terzo mondo o nei più sperduti Staterelli africani non si è mai visto un condannato per reati gravissimi disporre a suo piacimento di 97 deputati, 91 senatori e cinque ministri imponendo loro le dimissioni del Parlamento e dal governo come si fa con la servitù, anzi peggio visto che i domestici hanno diritto almeno a un preavviso. A parte i tardivi borbottii di qualche Cicchitto e Quagliariello (e il dissenso di Marina B. forse al corrente del fragile equilibrio psichico del padre), i camerieri del pregiudicato hanno prontamente ubbidito, alcuni per la sottomissione scambiata con una poltrona, altri per pura cupidigia di servilismo. È questo il vero cancro che sta divorando la democrazia italiana condizionata da un personaggio che pur di estorcere un qualcosa che possa salvarlo dalla giusta detenzione e dalla giusta decadenza da senatore non esita a mandare a picco il Paese che domani potrebbe essere investito da una nuova tempesta finanziaria. E tutto con la risibile scusa elettorale della contrarietà all’aumento dell’Iva. Come ha potuto Napolitano mettere il governo nella mani di un simile individuo? Come hanno potuto Letta e il Pd accettarlo come alleato?

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VIDEO – PADELLARO: “CIECA OBBEDIENZA A BERLUSCONI TUMORE DELLA DEMOCRAZIA”

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Lacrime di coccodrillo
Marco Travaglio – 29 settembre

Da qualche tempo a questa parte, appena prende la parola, il che gli accade ormai di continuo, in una logorrea esternatoria senza soste, anche due volte al giorno, prima e dopo i pasti, il presidente della Repubblica piange. È una piccola variante sul solito copione: il monito con lacrima. A questo punto mancano soltanto le scuse al popolo italiano, unico abilitato a disperarsi per lo schifo al quale è stato condannato da istituzioni e politici irresponsabili. Cioè responsabili dello schifo. L’altro giorno, mentre Letta Nipote garantiva agli americani che il suo governo era stabile e coeso come non mai e B. raccoglieva le firme dei suoi 188 servi in Parlamento per minacciare di rovesciarlo, Napolitano definiva “inquietante” la pretesa del Caimano di condizionarlo per fargli sciogliere le Camere e interferire nei processi giudiziari. E lo dice a noi? Sono anni e anni che lui, non noi, corre in soccorso dell’Inquietante non appena è in difficoltà. Lo fece nel novembre 2010, quando Fini presentò la mozione di sfiducia al governo B. e lui ne fece rinviare il voto di un mese, dando il tempo all’Inquietante di comprarsi una trentina di deputati. Lo rifece nel novembre 2011, quando B. andò a dimettersi per mancanza di voti alla Camera, e lui gli risparmiò le elezioni anticipate, dando il tempo all’Inquietante di far dimenticare i suoi disastri quando i sondaggi lo davano al 10 per cento. Lo rifece quest’anno, dopo la batosta elettorale di febbraio (6,5 milioni di voti persi in cinque anni): prima mandò all’aria ogni ipotesi di governo diverso dall’inciucio, tappando la bocca ai 5Stelle che chiedevano un premier fuori dai partiti; poi accettò la rielezione al Quirinale, sostenuta fin dal primo giorno proprio da B., quando ancora Bersani s’illudeva di liberarsi della sua tutela; infine impose le larghe intese, in barba alle promesse elettorali di Pd e Pdl, e nominò premier Letta Nipote che, come rivela Renzi nel suo libro, era stato scelto da B. prim’ancora che dal Pd. L’idea di consultare gli elettori gabbati per sapere che ne pensavano (come si appresta a fare l’Spd con un referendum fra i suoi elettori prima di andare a parlare con la Merkel), non sfiorò nessuno. Tanto i giornaloni di destra, centro e sinistra suonavano i violini e le trombette sulla “pacificazione” dopo “vent’anni di guerra civile”. E B., semplicemente, ci credette: convinto che Napolitano e Pd l’avrebbero salvato un’altra volta. Il Fatto titolò: “Napolitano nomina il nipote di Gianni Letta”. Apriti cielo. A Linea notte Pigi Battista tuonò contro quel titolo “totalmente insensato, eccentrico, bizzarro, non certo coraggioso” perché “non riconoscere che Enrico Letta sia una figura di spicco del Pd e scrivere che la sua unica caratteristica è essere nipote di Gianni Letta è una scemenza. Non vorrei che passasse l’idea che ci siano giornali, come il Corriere su cui scrivo, accomodanti e trombettieri, e altri che dicono la verità, sono coraggiosi, stanno all’opposizione”. Ieri il coraggioso Corriere su cui scrive Battista pubblicava le foto di Enrico e Gianni Letta imbalsamati che sfrecciano sulle rispettive auto blu dopo l’incontro al vertice di venerdì, quando “a Palazzo Chigi arriva anche lo zio di Enrico, Gianni Letta. Incontri non risolutori, che preparano il colloquio delle 18 al Quirinale”. C’era da attendersi un puntuto commento del coraggioso Battista per sottolineare quanto fosse insensata, eccentrica, bizzarra questa simpatica riunione di famiglia fra il premier e lo zio, sprovvisto di qualunque carica pubblica, o elettiva, o partitico, che ne giustificasse la presenza a Palazzo Chigi. L’indomani Napolitano lacrimava alla Bocconi perché B. ha “smarrito il rispetto istituzionale”. Perché, quando mai in vent’anni l’ha avuto? Per smarrire qualcosa, bisognerebbe prima possederla. Intanto il ministro Franceschini, in Consiglio dei ministri, si accapigliava con Alfano: “Voi volete solo salvare Berlusconi!”. Ma va? E quando l’ha scoperto? Infine ieri, mentre tutti parlavano di fine del governo e di “punto di non ritorno”, Napolitano dimostrava che il punto di non ritorno non esiste, la trattativa Stato-Mediaset è più che mai aperta: infatti chiedeva, eccezionalmente a ciglio asciutto, “l’indulto e l’amnistia”. Ma sì, abbondiamo. Così sparirebbero per incanto i processi Ruby-1 e Ruby-2, De Gregorio, Tarantini, Lavitola, la sentenza Mediaset e tutti i reati commessi da B. ma non ancora scoperti. I detenuti perbene dovrebbero dissociarsi e rifiutare di diventare gli scudi umani per B.&N., a protezione del sistema più marcio della storia. Essi sì avrebbero diritto a versare qualche lacrimuccia. Invece in Italia lacrimano solo i coccodrilli: chi è causa del nostro mal, piange al posto nostro.

Solo un idiota poteva credere alla balla del governo di necessità per gli italiani. Oppure il pd

 

Un governo di necessità, così come ce lo ha presentato ma più che altro imposto con viva e vibrante soddisfazione Napolitano, che fra i primi provvedimenti mette il decreto svuotacarceri, un provvedimento che stranamente non viene mai preso dai governi in corso d’opera ma sempre e solo da esecutivi appena insediati.

Quali sono le urgenze da risolvere, ma soprattutto chi riguardano quelle urgenze, la maggioranza degli italiani? 

Dal governo lo svuota carceri selettivo
Benefici solo per potenti e benestanti

Cancellieri: “Il decreto c’è, in cdm mercoledì” (leggi)Blog Mascali: ecco perché l’amnistia aiuta B.

Arresti domiciliari o pene alternative a coloro che abbiano compiuto i 70 anni, e ingresso in carcere impossibile alle persone condannate a 4 anni. La bozza Cancellieri, che pubblichiamo in anteprima, è un ampliamento della legge Simeone-Saraceni del ’98, definita dai giuristi “indulto permanente”. Il punto è che la riforma, così come pensata dal governo, prevede tutti i benefici ottimi per la casta. E, più in generale, per chi può permettersi un ottimo avvocato.

Il governo è seriamente intenzionato – e ne ha ben donde visto chi si tiene in casa – a rifilare agli italiani l’ennesimo provvedimento truffa per risolvere il dramma del sovraffollamento delle carceri: la solita amnistia d’antan, estiva, così come lo è stato quell’indulto necessario approvato in tutta fretta il 4 agosto di qualche anno fa e che è stato utile soprattutto ad evitare la galera ai macellai di stato e ad alleggerire sentenze importanti che potevano essere più decisive.

Questa è una truffa perpetrata in primis alle vere vittime che sono le persone costrette in un carcere in condizioni disumane ma che non vedranno migliorare la loro situazione con nessun indulto e nessuna amnistia né tanto meno inserendo nel provvedimento la cancellazione di quelle pene accessorie, tipo l’interdizione, che non riguardano solitamente i cosiddetti ladri di polli che generalmente non svolgono mansioni di amministrazione delle cose pubbliche e nemmeno hanno ruoli politici dai quali essere – appunto – interdetti. 

Gente fra l’altro a cui si farebbe un favore solo temporaneo tirandola fuori da una cella in cui rientrerà a stretto giro di reiterazione dei reati: furto, spaccio, microcriminalità, e togliere l’interdizione non sarebbe utile nemmeno a chi in un carcere non ci dovrebbe stare ma ci sta in virtù di due leggi indegne che portano i nomi altrettanto indegni di fini, bossi e giovanardi. 

Leggi che nessuno pensa a togliere e chissà perché, dal momento che sono la causa principale di quel sovraffollamento.

L’interdizione però, che lo dico a fare, riguarda il solito noto delinquente al quale anche in caso di una condanna [virtuale] non verrebbe negata la possibilità di potersi rimettere in gioco in parlamento.
Allora, siccome lungi da me pensare che questo governo sia stato messi su in fretta e furia da Napolitano per non interrompere la bella storia d’amore fra berlusconi e il paese che ama [ma qualche volta è anche di merda, dipende dalle sue necessità e urgenze] volevo rivolgere una domanda al ministro Cancellieri, chiederle cosa c’entrano le pene accessorie, quelle che si scontano indipendentemente dalla detenzione quindi anche fuori, in regime di libertà, col sovraffollamento delle carceri.
Perché anche alla presa per il culo si dovrebbe poter mettere la parola fine.

Sembra di vivere in un eterno déjà vu

“Un vecchio, un pezzo di merda e basta… un culo flaccido”. 
[Nicole Minetti versione 2010]
“Con berlusconi amore vero”. 
[Nicole Minetti stamattina]

Processo Ruby bis

Minetti: “Amore vero per Berlusconi”

E quando sarebbe avvenuto questo amore? prima è impossibile perché non lo conosceva, durante, direi proprio di no, dunque, quando?

Cambiare poltrona da ministro, conviene.
Si può così, da ministro dell’interno solidarizzare coi poliziotti violenti e, da ministro della giustizia farlo con le vittime dell’ingiustizia.
E brava Annamaria, sei una forza, davvero.

Cucchi, la sorella: “Medici indegni”
I camici bianchi: “Noi capro espiatorio”

Indegno è chi ha visto arrivare Stefano ridotto in quelle condizioni e ha taciuto, evidentemente.
Perché Stefano era già in condizioni disperate quando è arrivato al Pertini: quelle che abbiamo visto tutti nelle foto.
E ancora di più indegno è chi ha impedito ai familiari di poterlo visitare, assistere, forse con una persona di famiglia vicino che avesse preteso i giusti interventi, ad esempio delle semplicissime flebo per nutrire e idratare Stefano avrebbe potuto essere salvato.
E la verità, fino a prove contrarie è quella di Ilaria: Stefano è stato lasciare morire, solo come un cane e senza la giusta assistenza.

Emergenza carceri, Napolitano: “Il governo agisca rapidamente”

Il presidente della Repubblica: “Si richiedono ora decisioni non più procrastinabili per il superamento di una realtà degradante per i detenuti e per la stessa Polizia Penitenziaria”.

Le vie degli indulti e delle amnistie sono quelle brevi, quelle con cui di solito si prende la solita fava coi due piccioni.

 

L’indulto voluto da mastella quando faceva il ministro con prodi serviva a berlusconi, ed è quello che ha corretto le pene, annullandole praticamente, anche ai macellai della Diaz e agli assassini di Federico Aldrovandi.

Non si risolve il dramma della detenzione liberandone a mazzi ogni tot di anni, fra i quali ci sono gli appartenenti alla microcriminalità che tornano dentro dopo 24 ore e che i cittadini percepiscono poi come un pericolo alla loro sicurezza coi risultati che sappiamo: voti alla lega e a gente come alemanno che sulla sicurezza ci imbastiscono le loro campagne elettorali. 

Coi risultati che sappiamo.

Non servono indulti e amnistie.  Bastano due cose per svuotare le carceri, abolire quelle leggi vergognose che si chiamano bossi fini e fini giovanardi.
Quelle che non solo mandano gli innocenti a riempire le galere ma in qualche caso li condannano anche a morte.

Ma ovviamente l’obiettivo della politica è sempre lo stesso: evitare la galera a chi se la merita e continuare a mandarci, riempiendo appunto oltremodo le carceri, chi non ci dovrebbe andare.
Chissà perché ad ogni cambio di governo si ripropone sempre il problema delle carceri, mai che lo si affronti DURANTE i governi.

Per salvare B. faranno l’amnistia

di Marco Travaglio, L’Espresso, 4 giugno

Il Cavaliere rischia la condanna definitiva e l’interdizione dai pubblici uffici. Con conseguenze pesanti per il governo delle ‘larghe intese’. Ecco perché, zitti zitti, si preparano a usare l’arma finale.

L’11 aprile Ignazio La Russa, che ogni tanto confessa, disse con l’aria di scherzare: «Il prossimo capo dello Stato sarà una donna: si chiama Salva di nome e Condotto di cognome». Pensava alla ministra della Giustizia uscente Severino, che già aveva ben meritato agli occhi di Berlusconi tagliando pene e prescrizione della concussione e dicendosi favorevole all’amnistia. Poi invece restò Napolitano che il 7 febbraio disse: «Se mi fosse toccato mettere una firma sull’amnistia, l’avrei fatto non una, ma dieci volte».

Comunque la battutaccia di La Russa piacque molto al Cavaliere, che promosse l’amico ?Gnazio a presidente della Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera, ora chiamata a decidere su cinque suoi processi per diffamazione e cause per danni. Ma nulla può contro l’eventuale condanna definitiva a 4 anni per frode fiscale nel processo Mediaset, con automatica interdizione per 5 anni dai pubblici uffici. Nel qual caso il condannato dovrebbe lasciare il Parlamento entro un anno, rinunciare a candidarsi alle prossime elezioni e trascorrere 12 mesi agli arresti domiciliari (gli altri tre anni sono condonati dall’indulto del 2006, che però salterebbe in caso di nuova condanna al processo Ruby). 

Eppure dal Pdl e dal Pd si continua a ripetere che una condanna non avrebbe effetti sul governo. Assurdità allo stato puro, visto che difficilmente il centrodestra terrebbe ferme le mani mentre il suo leader viene defenestrato dal Senato e accompagnato dai carabinieri a scontare la pena a domicilio. 

Ma, se tutti ostentano sicurezza, significa che nei protocolli segreti dell’inciucio sul governo Letta è previsto un salvacondotto. Già, ma quale? Si è parlato della nomina di Berlusconi, magari in tandem con Prodi, a senatore a vita. Sarebbe uno scandalo: il laticlavio è previsto dalla Costituzione per chi ha “illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario”. 

Ma soprattutto non sarebbe un salvacondotto: i senatori a vita, se condannati, scontano le pene detentive e accessorie come i comuni mortali. I falchi del Pdl ogni tanto minacciano una norma che cancelli le pene accessorie, ma difficilmente passerebbe: anche Pietro Maso, ora che ha scontato la pena, potrebbe candidarsi a un ufficio pubblico. E il Pd, votando una legge ad personam per il Caimano dopo averlo riportato al governo, perderebbe pure i pochi elettori rimasti. Anche la grazia, nonostante la manica larga con cui Napolitano la elargisce, sarebbe improponibile: per la Consulta è un “provvedimento umanitario” per lenire una pena detentiva oltremodo sofferta; e in base all’ex Cirielli il Cavaliere, avendo più di 70 anni, le galere non può vederle neppure in cartolina. 

L’unico salvacondotto in grado di risparmiare a lui l’interdizione e al governo Letta la morte prematura è l’amnistia. Anche se nessuno ha il coraggio di nominarla, anzi proprio per questo. La guardasigilli Cancellieri insiste ogni due per tre sull'”emergenza carceri”. Specie dopo che l’ha citata un Berlusconi sull’orlo delle lacrime in un passaggio ignorato da tutti del comizio anti-pm a Brescia. Siccome l’uomo non è un apostolo degli ultimi e dei diseredati, è probabile che l’improvvisa commozione non riguardasse tanto gli attuali detenuti, quanto quelli futuri. Soprattutto uno: lui. Del resto, nei dati sulla popolazione carceraria, non risulta mezzo evasore fiscale. 

Dunque prepariamoci alle prossime mosse: qualche rivolta di detenuti nei mesi estivi; campagne “garantiste” contro il sovraffollamento sugli house organ di destra, seguiti a ruota dai finti ingenui di sinistra; i soliti moniti del Colle; le consuete giaculatorie cardinalizie. Poi, come per l’indulto bipartisan del 2006, una bella amnistia urbi et orbi, estesa ai reati dei colletti bianchi e alle pene accessorie. Così migliaia di detenuti usciranno per qualche mese (poi le celle torneranno a riempirsi: i delinquenti sono tanti e, per chi non lo è, nessuno ha interesse a cambiare le leggi che producono troppi reclusi).

E uno non uscirà dal Parlamento: lui.

Carceri: Strasburgo condanna l’Italia [tanto per cambiare]

 Strano che si eseguano i voleri dell’Europa solo quando c’è da spillare soldi ai cittadini. Quando si tratta di diritti fanno tutti orecchie da mercante.

Anche l’IMU a quanto pare non è equa. Ma questo non ce lo doveva dire l’Europa: lo sapevamo già.

Ue contro l’Imu
“Così non è equa
va resa progressiva”

Carceri, la Corte di Strasburgo condanna
l’Italia per “trattamento inumano”

Ai sette detenuti nel carcere di Busto Arsizio e in quello di Piacenza dovrà essere pagato un risarcimento di 100 mila euro per danni morali. Nella sentenza la Corte invita a porre rimedio subito al sovraffollamento. Il ministro della Giustizia Paola Severino: “Profondamente avvilita, ma non mi stupisce”.

65MILA DETENUTI PER 47MILA POSTI. A BUSTO NIENTE ACQUA CALDA

La Severino che si dispiace per la condanna di Strasburgo circa le condizioni indegne delle nostre carceri è una grandissima ipocrita. 
Perché né lei né il suo governo sarebbero passati per la revisione e l’abolizione di quelle leggi che rendono criminali quelli che criminali non sono. 
E che sono quelle che fanno traboccare le carceri di gente che non ci deve stare.
Avrebbe scelto la via breve dell’indulto e dell’amnistia, perché con questi si prende la solita fava e i molti piccioni.
L’indulto voluto da mastella quando faceva il ministro con prodi serviva a berlusconi, ed è quello che ha corretto le pene, annullandole praticamente, anche ai macellai della Diaz e agli assassini di Federico.

Non servono indulti e amnistie.

Abolendo la bossi fini e la fini giovanardi si darebbe una bella sfoltita alle carceri. E inoltre, misure alternative in luoghi alternativi al carcere.  Chi ad esempio ha l’uscita diurna per andare a lavorare non è necessario che tolga spazio a chi invece in una cella ci deve proprio stare. La privazione della libertà, anche a scopo rieducativo è una cosa seria che va gestita con serietà.

Ché i risarcimenti  poi mica li pagano fini bossi e giovanardi. E nemmeno quei governi che non si sono mai adoperati per restituire dignità anche ai reclusi in un carcere. Li paghiamo noi.

C’è la fila davanti l’ufficio dove si liquida l’ingiusta detenzione. Milioni di euro che si potrebbero reinvestire in un serio programma di recupero come prevedono il nostro diritto e la nostra Costituzione.

Non si risolve il dramma della detenzione liberandone a mazzi ogni tot di anni, fra i quali ci sono gli appartenenti alla microcriminalità che tornano dentro dopo 24 ore e che i cittadini percepiscono poi come un pericolo alla loro sicurezza coi risultati che sappiamo: voti alla lega e a gente come  alemanno che con l’illusione della sicurezza per tutti su cui aveva imbastito la sua campagna elettorale dopo lo stupro e l’omicidio della signora alla stazione di Tor di Quinto, è riuscito a diventare nientemeno che sindaco di Roma. 
I romani andassero a vedere quella stazione oggi, e quelli che hanno votato l’ex picchiatore si vergognino per il resto dei loro giorni.

C’è la faremo [copyright sallusti]

https://fbcdn-sphotos-e-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/68614_4194548694706_1812812014_n.jpg[…] prima di tutto, un messaggio ai giornalisti inglesi di sinistra e agli intellettuali in genere: ricordate che disonestà e viltà si pagano sempre. Non pensate di potervi comportare per anni da propagandisti leccapiedi del regime sovietico, o di qualsiasi altro regime, e di ritornare improvvisamente alla dignità intellettuale.

Chi si prostituisce una volta, si prostituisce per sempre.

[George Orwell – La fattoria degli animali]

Sottotitolo: «La polizia in redazione sa di regime odioso ma l’arresto di Sallusti, la sua evasione e di nuovo il suo arresto, sia pure ai domiciliari, sono una commedia atroce perché la vittima, che senza tentennamenti noi non vogliamo in prigione, è stato il gendarme del peggiore giornalismo illiberale italiano, uno dei cani da guardia di quel Silvio Berlusconi che per venti anni ha seminato la peste della diffamazione, ben oltre l’articolo scritto ma non firmato da Renato Farina che ha infangato il giudice Cocilovo e che ancora oggi Sallusti rivendica come un’opinione forte e non come un’infamia. E Sallusti, nel difendersi, non usa il linguaggio del detenuto che noi vorremmo liberare ma del carceriere della libertà: non ha mai chiesto scusa a Cocilovo e, nella conferenza stampa, ha mitragliato le parole “cazzo” e “palle” al posto dei ragionamenti» [Francesco Merlo – La Repubblica].

Sallusti, arrestato, invia un tweet: “C’è la faremo”. Ecco perché gli articoli glieli scriveva Dreyfus. [forum spinoza.it]

Emilio Fede ha detto che silvio si è dimenticato di lui, Vittorio Feltri lacrima che il centro destra ha abbandonato sallusti.

Questa è la fine che fanno i SERVI quando non sono più utili al padrone.

Miserabili convinti che il disonesto impostore al quale hanno svenduto molto più della dignità gli potesse o gli dovesse dimostrare poi una riconoscenza dopo averli pagati a peso d’oro per raccontare balle, disinformare, calunniare e diffamare tutti quelli che non erano funzionali al progetto di un abusivo fuori legge che voleva trasformare l’Italia in una delle sue aziende.
Ragione di più per far vergognare tutti quelli che hanno difeso, sostenuto sallusti anche con una finta solidarietà che si potevano e dovevano risparmiare, quelli, giornalismo, politica, parlamento e Napolitano –  il quale  ha ritenuto opportuno doversi occupare anche del martire sallusti e chissà perché –  che hanno costretto un paese intero a seguire le vicissitudini di un ignobile personaggio, un delinquente comune come ce ne sono a migliaia, come se il problema della giustizia italiana fosse il carcere sì o no a sallusti e non ad esempio le migliaia di detenuti, gente che in galera non ci doveva proprio entrare ma  che invece  ci sta e ci resta  grazie alle leggi fasciste liberticide sulle quali un disinvolto presidente della repubblica ha messo la sua firma ma della quale chissà perché, a nessuno frega niente.
 Leggi come  la Bossi-Fini sull’immigrazione [approvata nel 2002], la Fini-Giovanardi sulle droghe e la ex Cirielli sulla recidiva [approvate tra il 2005 e il 2006] che trasformano in delinquenti quelli che delinquenti non sono.
Per quelle non c’è stata la levata di scudi di nessuno nonostante siano proprio queste che fanno riempire le carceri oltremodo.

Altro che gl’indulti e le amnistie per salvare i ladri di polli ma che poi servono ai massacratori di stato, ai ladri di stato,  ai corruttori e ai diffamatori che hanno vilipeso e sfinito questo paese per il solo fatto di esistere.

farina sallustiUno su mille c’è la fa
Marco Travaglio, 2 dicembre

Torna a grande richiesta la commedia all’italiana, nel solco della tradizione dei film a episodi con Sordi, Tognazzi, Gassmann, Manfredi, Vianello, Tina Pica e Walter Chiari. La pellicola, ancora in lavorazione, uscirà nelle sale a Natale. Siamo entrati in possesso della sceneggiatura dei primi quattro episodi.
Sballottaggio. Il leader di un partito chiamato Democratico organizza le primarie in linea con la ragione sociale, vince il primo round, esalta “la grande giornata di democrazia” e la strepitosa affluenza, ma poi scatena la guerra atomica per far sì che al ballottaggio voti il minor numero di persone possibile. Chi vuol partecipare deve inventarsi una scusa per l’assenza al primo turno. Quelle usate dai ragazzi a scuola (raffreddore, zia malata, cagnetta in calore, autobus in anticipo, allergia ai quaderni) non sono valide. Meglio optare per quelle dei Blues Brothers: “Avevo una gomma a terra, avevo finito la benzina, non avevo soldi per il taxi, la tintoria non ha portato il vestito, c’era il funerale di mia madre, l’inondazione, e poi le cavallette”.

L’onorevole Angelino. Un tizio di nome Angelino, convinto – non si sa bene da chi e perché – di essere il leader del centrodestra, organizza anche lui le primarie. Fissa date, detta regole, recluta candidati, intreccia alleanze, poi il suo padrone lo richiama all’ordine. Lui si dibatte un po’, dice addirittura che non vuole inquisiti, poi riceve una lettera di Dell’Utri in siciliano stretto: “Le tue primarie non servono a una minchia”. Vistosi perduto, va a Canossa, cioè ad Arcore, camminando in ginocchio sui ceci. Lo fanno entrare dall’ingresso della servitù, lo lasciano sei ore in anticamera, appoggiato a un panchetto, poi finalmente viene ricevuto. “Scusi Sire, non volevo, sono stato frainteso, non lo faccio più”. Il Nano Supremo, magnanimo, gli rimette la livrea a righine, gli restituisce il piumino e gli consente di spolverare.

Il conte di Montecribbio. Il direttore di un coso chiamato Il Giornale, dunque convinto di essere un giornalista, diffama questo e quello, finché si busca una condanna in appello per diffamazione. Vivo stupore dell’interessato. Il diffamato, impietosito, propone di ritirargli la querela in cambio delle scuse e del risarcimento. Ma il diffamatore, per misteriosi motivi, tiene tantissimo ad andare in galera e rincara la dose. La Cassazione conferma la condanna. I giudici, pietosamente, lo mandano ai domiciliari. Lui non sente ragioni e s’incazza: o galera o niente. Convoca la stampa per denunciare lo scandalo della magistratura politicizzata che rifiuta di arrestarlo. Si barrica in ufficio, pernotta nel cassetto della fotocopiatrice, poi la polizia lo preleva e lo traduce a casa sua. Lui twitta “C’è la faremo”, diffamando anche la lingua italiana. Poi, impavido, evade sul pianerottolo. Lo beccano subito: tribunale, processo per direttissima. Lui gongola: finalmente vado in galera. Ma niente da fare: ci vuol altro che un’evasione, in Italia, per finire dentro. Il giudice, inesorabile, lo rispedisce a casa. Lui giura: non evado più. Tanto è inutile.

I ragazzi irresistibili. Un’allegra brigata di vecchietti, convinti di essere dei tecnici, occupano Palazzo Chigi e improvvisano dei consigli dei ministri.

Uno si alza e s’inventa un decreto per consentire a un’acciaieria inquinante di continuare ad ammazzare la gente.

Un altro propone una legge draconiana per vietare di candidarsi ai condannati sopra i 4 anni. A nulla vale l’obiezione che 20 dei 21 onorevoli pregiudicati hanno condanne inferiori ai 4 anni [per superare detta soglia occorre mettersi a sparare].

Vivo disappunto del gobbo del Quarticciolo, della saponificatrice di Correggio, del Canaro della Magliana e dei mostri di Martinelle e di Dusseldorf, che resterebbero esclusi per un soffio dalle prossime elezioni.

Ottime chances invece per Sallusti, se smette.