Settimo, non rubare: nemmeno ai bambini

Il papa che ha fatto dimettere Marino dovrebbe mandare ‪#‎Bertone‬ all’ergastolo senza processo.
Ma Bertone continuerà a soggiornare nella suite, mentre i cosiddetti corvi che hanno fatto sapere al mondo che al vaticano si ruba ai bambini malati per arredarsi l’attico devono affrontare la gendarmeria e subire la galera.
Esattamente quello che piacerebbe tanto fare ai governi di casa nostra, che tentano in tutti i modi di zittire i corvi che danno le notizie per lasciare i produttori dei reati nella suite.

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Non credo ci volessero le spiate del #Vatileaks per sapere quello che hanno ampiamente riportato le cronache, stabilire che è immorale e del tutto contrario allo spirito cristiano un cardinale che vive nell’attico da settecento metri quadri e che organizza feste e cene sullo stile di quelle di Arcore a caviale a champagne. 

Solo per questo il vaticano che fa la morale, che parla di povertà, che si permette di interferire negli affari degli altri dalla nascita alla morte si meriterebbe una selva di pernacchie, visto che non si può pretendere la diserzione in massa dalle chiese né una politica che prenda le distanze da questi bugiardi, ipocriti che non si accontentano più di predicare ma vogliono proprio comandare tutto loro come ai tempi del papa re col beneplacito della politica e dell’informazione che li lasciano fare.

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Il superattico del cardinale Tarcisio Bertone è stato ristrutturato con i soldi destinati ai giovani dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù. Lo scrive il giornalista dell’Espresso, Emiliano Fittipaldi, nel suo libro “Avarizia” in uscita da Feltrinelli. Lo riporta un’anticipazione pubblicata dal quotidiano “la Repubblica” [da huffingtonpost.it]

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Di diritto o di rovescio il papa e il vaticano sono sempre gli usurpatori delle cronache, delle prime pagine dei giornali, dei titoloni sparati sui siti on line, di tutto il mainstream perennemente posizionato sull’inchino che Tronca ha ben rappresentato nella versione figurata.
Come se a tutti dovessero interessare le beghe interne alle mura che le gerarchie affrontano e risolvono secondo le loro leggi, non quelle dello stato italiano diversamente dal vaticano che invece mette bocca puntualmente negli affari dello stato italiano, riuscendo a sovvertire la volontà degli elettori come nella vicenda di Marino e ad ostacolare il percorso civile di tutta l’Italia.
C’è una larga parte di italiani ai quali non interessa nulla delle serpi in seno al papa, che vive benissimo lo stesso senza l’interferenza compulsiva e ossessionante delle faccende interne al vaticano che vengono imposte alla pubblica attenzione come fatti di rilevanza nazional-mondiale.
Avvisateci, o cari funzionari della peggior disinformatja dopo la propaganda del minculpop di mussolini, voi veri servitori dello stato   quando, anziché parlarci della fuga di notizie e dei corvi ci direte che finalmente è avvenuta la fuga delle gonnelle invadenti che hanno deciso di smettere di imporre la loro volontà per cieli, terre e mari – solo italiani – e che viene presa in considerazione dalla politica molto più di quella dei cittadini che votano e pagano le tasse, così come si fa nelle vere repubbliche democratiche e non nella teocrazia mascherata denominata Italia.

Capo_danno

Mauro Biani

I fuochi d’artificio di capodanno all’Harbour Bridge di Sidney dovrebbero essere inseriti nelle meraviglie del mondo.

In Australia ce la mettono tutta per dare il benvenuto come si deve all’anno nuovo. 
Qui invece ce lo mandano di traverso prim’ancora che cominci. Che ha detto quel signore che sta in politica da sessant’anni? “la politica cambi”. 
La politica, mica lui e quelli come lui, ci mancherebbe. Il fatto che la politica non potrà cambiare mai finché sarà inquinata da chi ne ha distrutto perfino il senso non sfiora nemmeno di striscio il padre padrone della repubblica italiana.  Napolitano è un ipocrita pieno di se stesso che usa i mezzi di comunicazione, che si fanno usare molto volentieri peraltro, esclusivamente per difendersi usando  l’alibi del ruolo istituzionale, che ha usato la  sua rielezione “necessaria” pro domo sua, altroché per quel senso dello stato di cui gli piace tanto parlare. Lo stato si difende prendendo le distanze da quella malapolitica che lo ha distrutto, lui invece ha fatto e fa proprio e solo il contrario. Se questo appena passato per Napolitano è stato l’annus horribilis la colpa sarà di qualcuno, no? e lui non c’entra niente? sicuro?
Nel discorsetto prefabbricato di ieri Napolitano ha parlato un po’ di tutto, perfino del disastro criminale in Campania come se la cosa non lo riguardasse mentre invece lo riguarda eccome, ma si è dimenticato di nuovo dei giudici antimafia di Palermo: il giudice Di Matteo non si è meritato nemmeno la citazione ipocrita di fine d’anno, dev’essere stato proprio cattivo Nino Di Matteo se la mafia lo vuole ammazzare e lo stato non spreca nemmeno una parola per lui.  
E allora, tanti auguri di buon anno a Nino Di Matteo e a tutti i dimenticati dallo stato anche se lo rappresentano molto più degnamente di tanti politici incapaci e disonesti.

Di cazzate, cazzari e kazake

Secondo Laura Boldrini solo il 2% delle donne trova spazio in televisione per parlare.

L’1, 99 se lo prende lei dicendo, fra cose di buon senso anche un mucchio di sciocchezze, ad esempio quando dice di rallegrarsi perché la Rai ha eliminato dal palinsesto Miss Italia come se la scelta dell’azienda fosse stata dettata da chissà quale rivoluzione culturale o magari perché in Rai qualcuno abbia improvvisamente riscoperto il significato di fare servizio pubblico. 

Niente di più falso: l’azienda ha semplicemente eliminato una zavorra che costava molto e rendeva niente, non c’entra niente la questione di genere e del rispetto per le donne. 

In tutto il mondo si fanno concorsi e sfilate di bellezza che non entrano nel dibattito politico ma rimangono negli ambiti in cui devono restare, sarebbe il caso di smetterla di usare questi argomenti come paradigma della condizione delle donne in Italia per rispolverare un puritanesimo di facciata di cui nessuno ha nostalgia.

Il fatto che in questo paese le donne non abbiano gli stessi riconoscimenti, posizioni sociali degli uomini non è un problema legato ai concorsi di bellezza o alla scelta spontanea di quelle donne e ragazze di sfruttare la loro bellezza per guadagnarsi da vivere con le pubblicità ad esempio. Il problema è esclusivamente POLITICO, e visto che adesso la signora Boldrini fa parte delle istituzioni e della politica dovrebbe smettere di condurre quest’assurda battaglia sui centimetri di pelle che le donne hanno voglia di scoprire e attivarsi per collaborare al raggiungimento di quegli obiettivi che in altri paesi sono già e da tempo  solide realtà.

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Kazakistan, Scajola: “A sua insaputa?
No, Alfano non poteva non saperne nulla”

L’ex ministro dell’Interno: “Vedevo tre volte al giorno il mio capo gabinetto e mi aggiornava
su qualsiasi cosa. Procaccini era il vice”. E sul caso Ablyazov: “L’Eni ha tanti interessi nel Paese”.

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LETTA: “CHI HA SBAGLIATO PAGHI”. RISCHIANO QUATTRO FUNZIONARI (DI MARCO LILLO)
L’UNIONE SARDA RIVELA: “INCONTRO BERLUSCONI-NAZARBAYEV IN SARDEGNA A INIZIO LUGLIO”

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Ma fra quei “vertici” [se questi sono i migliori m’immagino chi c’è dopo] della polizia che rischiano il posto per salvare quello di alfano ci sarà qualcuno a cui non va di fare la figura del pirla a beneficio dell’accozzaglia indegnamente definita governo?

Qualcuno che smentisca tutti questi sterili annunci a base di “io non sapevo” e “io non volevo” dicendo una volta e per tutte come si sono svolti i fatti?

E ci sarà in questo paese un Magistrato che abbia voglia di fare un po’ di chiarezza circa le amicizie pericolose di silvio berlusconi con dittatori di tutte le risme – coi quali lui non s’intrattiene solo a livello personale ma ci fa affari e per il buon esito di quegli affari è disposto a fare qualsiasi cosa e la fa a discapito non della sua sicurezza, quella dei suoi figli ma della nostra e di tutta l’Italia?

E il presidente Napolitano quando si sarà riavuto dallo choc calderoliano ce la farà a dire due parole su una delle vicende più scandalose accadute sotto il suo patrocinato in questo paese RIDICOLO che è l’Italia?

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Kazaki & cazzari  – Marco Travaglio, 16 luglio

Ora ci spiegano che, sul ruolo dei ministri Alfano e Bonino nello scandalo kazako, bisogna attendere fiduciosi il rapporto del capo della Polizia appena nominato dal vicepremier e ministro Alfano a nome del governo Letta per conto del Quirinale. Come se il nuovo capo della Polizia potesse mai sbugiardare il superiore da cui dipende e mettere in crisi il governo che l’ha nominato. Suvvia, sono altre le indagini imparziali che andrebbero fatte. Ci vorrebbe una Procura indipendente dalla politica, quale purtroppo non è mai stata, almeno nei suoi vertici, quella di Roma, che in questi casi si è sempre mossa come una pròtesi del governo di turno. Quindi lasciamo stare le indagini e limitiamoci alle poche cose chiare fin da ora. Se la polizia italiana ha cinto d’assedio con 40 uomini armati fino ai denti il villino di Casal Palocco per sgominare la temibile gang formata da Alma e Aluà, moglie e figlia (6 anni) del dissidente Ablyazov, e spedirle fermo posta nelle grinfie del regime kazako, è per un solo motivo: il dittatore Nazarbayev, che ne reclamava le teste e le ha prontamente ottenute, è uno dei tanti compari d’anello di Berlusconi in giro per il mondo. Da quando Berlusconi è il padrone d’Italia, il nostro Paese viene sistematicamente prostituito ora a questo ora a quel governo straniero, in spregio alla sovranità nazionale, alla Costituzione e alle leggi ordinarie. I compari stranieri ordinano, lui esegue, il funzionario di turno obbedisce e viene promosso, così non parla. Un ingranaggio perfettamente oliato che viaggia col pilota automatico, sul modello Ruby-Questura di Milano. La filiera di comando è tutta privata. Governo e Parlamento non vengono neppure interpellati o, se qualche ministro sa qualcosa, è preventivamente autorizzato a fare il fesso per non andare in guerra, casomai venga beccato. Tanto si decide tutto fra Arcore, Villa Certosa e Palazzo Grazioli. Sia quando lui sta a Palazzo Chigi, sia quando ci mette un altro, tipo il nipote di Letta. Era già accaduto col sequestro di Abu Omar per compiacere Bush (solo che lì una Procura indipendente c’era, Milano, e Napolitano dovette coprire le tracce graziando in tutta fretta il colonnello Usa condannato e latitante). Ora, per carità, è giusto chiedere le dimissioni di Alfano e Bonino, per evitare che volino i soliti stracci e cadano le solite teste di legno: se i due ministri sapevano, devono andarsene perché complici; se non sapevano, devono andarsene a maggior ragione perché fessi. Ma è ipocrita anche prendersela solo con loro. La Bonino è uno dei personaggi politici più sopravvalutati del secolo: difende i diritti umani a distanza di migliaia di chilometri, ma in casa nostra e dei nostri alleati non ha mai mosso un dito (tipo su Abu Omar e su Guantanamo). Alfano basta guardarlo per sospettare che non sappia neppure dov’è il Kazakistan e per capire che conta ancor meno di Frattini, che già contava come il due a briscola: è l’attaccapanni di B. ed è persino possibile che i caporioni della polizia, ricevuto l’ordine dal governo dell’amico kazako, abbiano deciso di non ragguagliarlo sui dettagli del blitz. Tanto non avrebbe capito ma si sarebbe adeguato, visto che non comanda neppure a casa sua. Il conto però va presentato a chi ha nominato Alfano vicepremier e ministro dell’Interno e la Bonino ministro degli Esteri. Cioè a chi tre mesi fa decise di riportare al governo B. nascosto dietro alcuni prestanome. E poi iniziò a tartufeggiare sul Pdl buono (Alfano, Lupi e Quagliariello) e il Pdl cattivo (Santanchè, Brunetta e Nitto Palma). Il Pdl è uno solo e si chiama Berlusconi, con tutto il cucuzzaro dei Putin, Nazarbayev, Erdogan & C. Per questo l’antiberlusconismo, anche a prescindere dai processi, è un valore. Chi – dai terzisti al Pd – lo accomuna al berlusconismo e invoca la “pacificazione” dopo la “guerra dei vent’anni”, non ha alcun diritto di scandalizzarsi né di lamentarsi per gli effetti collaterali dell’inciucio. Inclusi i sequestri di donne e bambine. Avete voluto pacificarvi con lui? Adesso ciucciatevelo.

Svalutation

 Sottotitolo: al Coisp, l’indegno sindacato di quella polizia di Stato che offre solidarietà a quattro assassini oltraggiando una famiglia e tutta l’Italia onesta andrebbero messi dei sigilli, per questioni d’igiene ambientale e di sicurezza pubblica. Che è un concetto diverso dalla pubblica sicurezza.

Un abbraccio affettuoso ai ragazzacci di Anonymous che sono riusciti a zittire per un po’ almeno virtualmente i cialtroni sostenitori di quattro delinquenti oscurando i loro spazi web.  

ANONYMOUS DALLA PARTE DI FEDERICO

In Italia il concetto di giustizia “ad personam” è molto di più che una semplice opinione o sensazione. E’ una realtà applicata ai fatti e anche alle persone;  vorrei sapere in quale altro paese democratico la vita di una persona vale tre anni e sei mesi – condonati –  di quella miserabile di chi gliela toglie a calci e botte.

Preambolo: non guardo Porta a Porta, proprio non mi passa nemmeno per la mente di guardare una trasmissione al solo scopo di criticarla e di poterne sparlare, insultando, nelle pagine dei social network. 
Posso fare al massimo qualche battuta sul sentito dire o quel che leggo sui giornali. 
E veramente faccio fatica a capire come invece tanta gente si sottoponga all’inutile tortura di mettersi ogni giovedì sera davanti alla televisione a guardare Servizio Pubblico per fare solo questo: sparlarne insultando.

Non giudico una cosa nel complesso ma per quel che mi dà.

E se Patrizia Moretti va da Santoro invece che da Vespa mentre Bersani e Monti vanno da Vespa e non da Santoro qualche ragione ci sarà.

Comunque, un consiglio a Santoro: per le riabilitazioni esistono cliniche apposite, non serve proporre un personaggio squallido come Sgarbi una settimana sì e l’altra pure.

Sono stufa, nauseata e disgustata di chi dà la colpa dei fallimenti della politica a tutto il mondo meno che ai veri responsabili.

Di chi deve trovarsi sempre il capro espiatorio pur di rinnegare la verità.

Solo in un paese a maggioranza di idioti può fare paura un giornalista, l’unico a fronte di centinaia di servi e damerini più o meno accomodanti che pensano che il loro lavoro consista nel non imbarazzare i potenti prepotenti. Di essere opportuni.

Poi si può discutere quanto vogliamo sull’utilità di una polemica, ma per evitarla bastava che Grasso non telefonasse a Santoro col tono della zitella stizzita e Formigli non organizzasse quell’indegno teatrino servile permettendo ad un ex magistrato procuratore antimafia ora assurto alla presidenza del Senato di poter insultare i suoi ex colleghi dicendo FALSITA’ protetto da quell’immunità che i suoi ex colleghi non hanno e non possono per questo rispondergli alla pari né trovare giornalisti accomodanti, disponibili e disposti a lasciarli parlare in libertà. 
Ecco perché Caselli è stato costretto a chiedere tutela al CSM e non a Formigli. 
E non si capisce perché l’onore di una persona deve valere più di quello di un’altra. Marco Travaglio aveva e ha il diritto di difendersi da chi gli dà del vile e del vigliacco, da chi da vent’anni lo accusa di essere uno sfascista disfattista solo perché sa fare il suo mestiere, a differenza di molti suoi “colleghi” ritenuti affidabili perché col potere non si sono mai scontrati, esattamente come Grasso, simpatico a dell’utri sia come procuratore antimafia che nella nuova veste di presidente del Senato [e io qui qualche domanda me la farei, invece di insultare un giornalista] si prende la libertà di poter dire che ad una carica ottenuta sulla base del sospetto, di leggi contro qualcuno e a favore di qualcun altro non si potesse proprio dire di no.

Italiano Celentano
Marco Travaglio, 29 marzo

Naturalmente Celentano è liberissimo di pensare — e di scrivere su Repubblica — che un giornalista deve “fermare la lingua”, “azzerare il passato” e “soprassedere”, rinunciando a dire ciò che sa del nuovo presidente del Senato, perché siamo in un “momento così delicato”. Se invece non lo fa, anzi insiste a raccontare in perfetta solitudine la biografia della seconda carica dello Stato, non è perché il mestiere di giornalista consiste appunto nel dare notizie vere e documentate; ma “per sminuire l’ascesa di Grasso alla presidenza del Senato” e per “appesantire l’aria”. A suo dire, “Travaglio deve aver pensato: perché lasciare intatta la credibilità del nuovo presidente del Senato, che potrebbe fare qualcosa di buono e dopo noi ci intristiamo?”. Ora, se queste scemenze appartenessero solo al nostro amico Adriano, che purtroppo s’informa poco e nulla sa di Grasso né del perché è arrivato fin lì, anche se potrebbe con poco sforzo informarsi, pazienza. In fondo dev’essere dura per un grande artista nazionalpopolare restare confinato troppo a lungo nel campetto degli outsider: due anni all’opposizione, con le battaglie per i referendum del 2011, poi per i nuovi sindaci, poi per 5Stelle, sono forse troppi per lui. È ora di tirare i remi in barca, rientrare nei ranghi e tornare all’ovile. All’insegna dello scurdammoce ‘o passato “in tutti i settori, anche nel campo della giustizia” (ma sì, regaliamo a B. una bella amnistia o un bel salvacondotto e non parliamo più della sua ineleggibilità, come fanno Flores d’Arcais e centinaia di migliaia di cittadini, perché “è una stronzata”, “una cazzata”, “una scorrettezza elettorale”, bisognava pensarci prima; e pazienza se Flores ci aveva pensato fin dal ’94, quando Celentano votava B.). Ma Italiano Celentano dà voce alla pancia di molti cittadini che, complici il suicidio di Bersani e certe mattane autistiche di Grillo e dei 5Stelle, si sono già spaventati del cambiamento che un mese fa hanno innescato nelle urne. E ora vivono le stesse paure che li attanagliarono a fine 2011 quando, esaurita rapidamente l’euforia per le dimissioni di Berlusconi, si aggrapparono acriticamente alla zattera dei tecnici. E tremavano se qualcuno, in perfetta solitudine, scriveva che era meglio andare a votare subito, che forse SuperMario Monti e i suoi supertecnici non erano quei geniali salvatori della patria che stampa e tv unificate accreditavano, anche perché la maggioranza l’aveva sempre il centrodestra, almeno in Parlamento, non certo nel Paese. Per qualche mese restammo soli a scrivere queste cose, beccandoci le letteracce di molti lettori. Oggi sparare su SuperMario e i supertecnici che non han salvato niente e nessuno è come picchiare un bambino che fa la cacca sul vasetto: troppo facile, anche perché lo fanno tutti. Anzi i supertecnici si sparano fra loro sul caso dei marò che sparavano ai pescatori scambiandoli per pirati: un po’ come molti soloni della politica e dell’informazione che speravano nei tecnici scambiandoli per Cavour, De Gasperi ed Einaudi. Gira e rigira, si torna sempre all’Abc di questo oggetto misterioso (per molti) che si chiama democrazia: gli elettori votano, chi vince governa, chi perde si oppone, la stampa e la magistratura controllano, i cittadini vigilano, gli intellettuali pensano e aiutano gli altri a pensare. E non c’è emergenza che possa indurre un giornale o un programma libero a “fermare la lingua”, “azzerare il passato” e “soprassedere”. Sarebbe un tradimento del nostro mestiere e dei nostri lettori, oltreché un piccolo ulteriore arretramento dalla nostra democrazia. E poi lo fanno già in troppi. Chi vuole giornalisti cantori che suonano la viola del pensiero sotto il balcone dei potenti può cambiare giornale, e canale. Noi continueremo a raccontare e a criticare chi lo merita. E, se è il caso, a disturbare i manovratori.

Damnatio memoriae [reloaded]

 Preambolo, per non dimenticare: “Fu sproporzionatamente violenta e repressiva, l’azione dei quattro poliziotti che, il 25 settembre del 2005, uccisero a botte, calci e manganellate [fino a schiacciargli il cuore] lo studente ferrarese diciottenne Federico Aldrovandi.”
Lo sottolinea la Cassazione nelle 43 pagine di motivazione della sentenza con la quale è stata confermata la condanna a tre anni e sei mesi senza attenuanti per Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri che hanno anche intralciato le indagini.
L’eccesso colposo [dell’omicidio colposo: colposo?] era un reato non presente nel nostro codice penale, è stato INVENTATO appositamente per gli assassini di Federico.
Non è mai giusto generalizzare, ciò non toglie che le forze dell’ordine abbiano spesso atteggiamenti al limite della umana tolleranza, molte volte quel limite viene superato quando il loro agire tracima in violenza gratuita e immotivata senza che ci sia un ragionevole motivo per farlo come hanno confermato le motivazioni della sentenza sul massacro alla Diaz e come in precedenza ci aveva già detto la sentenza sul pestaggio mortale in cui morì, di botte e di stato Federico Aldrovandi.

SIT IN DI SOLIDARIETA’ ALLA FAMIGLIA ALDROVANDI

L’insulto al morto – specialmente se di morte violenta e per mano di chi dovrebbe tutelare le persone da vive, non oltraggiarle da morte dopo averle uccise – viene, in un’ipotetica classifica, molto dopo il punto di non ritorno.
Quel luogo in cui tutto ciò che era, non è e non sarà mai più.
Vado a memoria ma non ricordo nessuno più insultato di Carlo Giuliani e Federico Aldrovandi.

Meno male che la dignità del parlamento è salva, mai più figuracce, specie in sede europea, ma chi si crede di essere Battiato, borghezio per caso? 


E meno male anche che le istituzioni ci tengono sempre a far sapere  di stare dalla parte dei cittadini, specie quando per bocca del ministro Cancellieri ci  dicono che i poliziotti di ieri, quelli che sono andati ad oltraggiare la memoria di un ragazzino morto ammazzato dai loro colleghi, la sua famiglia e tutta l’Italia onesta, hanno commesso un atto gravissimo, una vergogna, che non rappresentano l’Italia, “ma non ci sarà nessuna sanzione”.
Probabilmente se al posto di srotolare quello striscione con su scritto che i criminali sono fuori e i poliziotti in galera [ma dove, ma quando?] avessero detto che la madre di Federico è una troia dopo averle già detto che è “una stronza che ha allevato un maiale”, allora sì, una punizione esemplare l’avrebbero meritata.

Camera e Senato si scusano con la signora Moretti, bel gesto, significativo, probabilmente i presidenti che c’erano prima non l’avrebbero fatto, ma  ai gesti e alle belle parole bisognerebbe anche dare un significato nel concreto. Se una gaffe costa la cacciata di un assessore perché mai la vigliaccata infame di funzionari dello stato non deve e non può produrre lo stesso risultato? Domanda retorica, in un paese dove l’omicidio di un ragazzino viene derubricato a reato minore e quantificato in tre anni e sei mesi di carcere condonati dall’indulto. Quindi per me le istituzioni saranno diverse e migliori solo quando ad un gesto simbolico verrà dato un seguito tangibile e visibile. Per insegnare ai cittadini di un paese che la consapevolezza, la maturità e la civiltà  si acquisiscono anche per mezzo dell’assunzione di responsabilità.  

Il cambiamento va anche un po’ forzato, culturalmente, soprattutto, e dove non arriva il comune sentire devono arrivare gli esempi, e lo stop incondizionato alla concessione tout court come quella che si offre ai privilegiati del e dal potere a cui è stata data la possibilità di essere più uguali degli altri.
Ma siccome il grande dramma di questo paese è una giustizia sempre più ‘ad personam’ e non ‘ad paesem’, o meglio ancora ‘ad Costituzione’ come dovrebbe essere, dubito che questo diventerà mai un paese non dico civile ma almeno normale.

E infine, meno male  che c’è quel vigliacco di Travaglio che mette le cose a posto e spiega.

Forse è per questo che sta sui coglioni di tutti, tutti quelli che sono allergici alla verità. E alla memoria.

C’è sempre un buon motivo per dispiacersi di essere casualmente nati in questo paese, uno al giorno, praticamente.

Il Troiellum
Marco Travaglio, 28 marzo

L’ultima volta che i presidenti di Camera e Senato, a Parlamento unificato, tuonarono assieme contro qualcuno, fu per mettere in riga il pm Gherardo Colombo che si era permesso di definire la Bicamerale “figlia del ricatto”. Allora erano Violante e Mancino, preclare figure. Oggi sono Boldrini e Grasso a strillare come vergini violate contro Franco Battiato che ha avuto l’ardire di dichiarare: “Mi rallegro quando un essere non è così servo dei padroni, come queste troie in giro per il Parlamento che farebbero qualunque cosa, invece di aprirsi un casino”. Apriti cielo! Proteste unanimi da destra, centro e sinistra, mobilitazione generale, emergenza nazionale, manca soltanto la dichiarazione dello stato d’assedio con coprifuoco, cavalli di frisia e sacchi di sabbia alle finestre. Boldrini: “Respingo nel modo più fermo l’insulto alla dignità del Parlamento, stento a credere” ecc. Grasso: “Esprimeremo il nostro disagio al governatore della Sicilia per le frasi dell’assessore Battiato”. Sui cinquanta fra condannati, imputati e inquisiti che infestano il Parlamento, invece, nemmeno un monosillabo. Invece giù fiumi di parole e inchiostro contro il cantautore-assessore che osa chiamare troie le troie. Pronta la mossa conformista del governatore Crocetta, un tempo spiritoso e controcorrente specie sulle questioni di sesso, ora ridotto alla stregua dell’ultimo parruccone politically correct, che mette alla porta il fiore all’occhiello della sua giunta, financo equiparandolo a uno Zichichi qualunque. Si risente pure la Fornero, che è pure ministro delle Pari Opportunità (infatti s’è scordata solo 390 mila esodati). Certo, il linguaggio usato da Battiato è da pugno nello stomaco, tipico dell’intellettuale indignato che vuol “épater” un Paese cloroformizzato. Ed è facile dire che ci si poteva esprimere in termini meno generici, o aggiungere subito e non dopo che la denuncia riguarda anche le troie-maschio, pronte a vendersi al miglior offerente. Ma andiamo al sodo: è vero o non è vero che il Parlamento, anche questo, è pieno di comprati, venduti, ricomprati e rivenduti? È lo spirito losco del Porcellum (nomen omen) che porta alla prostituzione della politica, alla nomina dei servi dei partiti e innesca la corsa sfrenata al servaggio e al leccaggio per un posto al sole. E come li vogliamo chiamare questi servi, che si vendono la prima volta per farsi candidare in cima a una lista e poi magari si rivendono per voltar gabbana a seconda delle convenienze? Passeggiatrici? Lucciole? Mondane? Falene? Peripatetiche? Chi voleva capire ha capito benissimo: accade a tutti di dare della “troia” a chi, maschio o femmina, è disposto a tradire e a tradirsi per un piatto di lenticchie o a vendersi per far carriera. Ma, nel Paese di Tartuffe, che con buona pace di Molière è l’Italia e non la Francia, ci si straccia le vesti appena qualcuno squarcia il velo dell’ipocrisia e dice pane al pane: ieri sui ricatti della Bicamerale, oggi sulla mignottocrazia (copyright Paolo Guzzanti). Battiato è come il bambino che urla “il re è nudo” e la regina è troia. Tutta la corte intorno sa benissimo che è vero, ma arrota la boccuccia a cul di gallina e prorompe in urletti sdegnati. Lo sa tutto il mondo come e perché sono stati/e eletti/e certi/e cosiddetti/e onorevoli. Persino in India, dove la Ford si fa pubblicità con un cartoon che ritrae lo statista di Hardcore col bagagliaio dell’auto pieno di mignotte. I primi a saperlo sono i nostri giornali, che han pubblicato centinaia di intercettazioni sulle favorite del Cainano e sulla compravendita dei parlamentari, e ora menano scandalo perché Battiato, dopo averci scritto una splendida canzone Inneres Auge), li chiama per nome. E non si accorgono neppure che il loro finto sdegno non fa che confermare le parole di Franco. Se uno accenna ad alcune troie e si offendono tutti/e, la gente penserà: “Però, guarda quante sono! Credevo di meno…”

Il Natale ipocrita dei cristiani per tradizione

Checché ne pensino gli amanti delle tradizioni – che io considero responsabili in larga parte dell’ignoranza che opprime questo paese e il mondo in generale – non c’è un’altra giornata come il Natale in cui si celebra il trionfo dell’ipocrisia.

Perché io non credo né crederò mai che esistano davvero famiglie dove la celebrazione del Natale e, in generale di tutte le feste religiose sia davvero sentita così come dovrebbe esserlo, famiglie in cui si rispetta davvero quello spirito cristiano del messaggio che riportano le sacre scritture – per chi crede – e si affida al trascendentale anziché fidarsi solo, o di più, di quello che vede, che ascolta, che tocca, che annusa.
Non credo né crederò mai che esistano famiglie dove nessuno sbuffa al pensiero che dovrà dividere la sua casa o anche e solo semplicemente la tavola da pranzo con gente di cui non gl’importa nulla, se ne disinteressa per tutto il resto dell’anno, un disinteresse reciproco che però a Natale VA messo da parte perché è Natale.

Il mio non è un giudizio ma una semplice considerazione, le tradizioni religiose si portano avanti nei secoli dei secoli – da millenni – perché la maggioranza della popolazione mondiale lo fa, pochi per convizione, moltissimi per suggestione indotta.
Ma quella maggioranza è composta, in maggioranza, da gente a cui del messaggio cristiano – che peraltro non necessita di una religione e di un Dio di riferimento – non interessa assolutamente niente.
Non interessa nei pensieri ma soprattutto nelle azioni: se così non fosse non si farebbero guerre nel nome di Dio, non avremmo un papa e dei capi religiosi in generale che tutto veicolano e diffondono fuorché messaggi di bontà, altruismo, solidarietà, cose per cui non serve un Dio che, per come ce lo descrivono e ce lo raccontano mai chiederebbe di fare guerre in suo nome né  penserebbe di dire, facendoli passare per messaggi di pace,  concetti intrisi di cattiveria, egoismo, razzismo, omofobia a chi si è arrogato da se medesimo il diritto di definirsi suo rappresentante terreno, in carne ed ossa.

E non servirebbe una religione, un Dio né delle giornate preposte, per tradizione, ad essere migliori di quanto lo siamo, dovremmo esserlo, almeno, nei nostri tutti i giorni.

Non credo che ci voglia una conoscenza, una sapienza né un’intelligenza fuori dal comune a pensare queste cose che sono anche piuttosto banali nella loro evidenza.

Servirebbe forse  quel coraggio per parlarne un po’ di più, soprattutto in famiglia.

Sollevarsi reciprocamente da quelli che sono diventati obblighi, e non dovrebbe essere così.

 Ci ho messo vent’anni a far capire alla mia famiglia che non servono i regali, che fra adulti è semplicemente ridicolo scambiarsi oggetti perlopiù inutili, che forse è meglio destinare una piccola cifra a chi ha bisogni e necessità più importanti di un regalino di cui si può fare a meno.

Per capirlo c’è voluta la crisi, e non doveva essere così: comprendere e mettere in pratica l’altruismo, la solidarietà,  non può essere solo una questione di disponibilità economiche.

Questo, lasciamolo pensare  agl’ipocriti davvero.

Non è vero che la colpa è della Rete. Non facciamoci fregare dai titoloni dei giornali

Questo post è stato inoltrato via twitter a tutti i giornaloni che oggi aprono colpevolizzando la Rete: la Rete va solo usata bene, non è colpevole di niente.  Disinformare e disorientare non è utile a nessuna giusta causa.  Basta  con questa ridicola criminalizzazione della Rete per la qualunque.
La prima pagina del Fatto oggi non si può guardare, un giornale che si vanta di fare buona informazione e di difenderla non può fare un errore di quel tipo solo perché il dàgli al web è uno degli argomenti più gettonati ma peggio affrontati.
Un argomento buono per essere spalmato in tutti i talk show che nei prossimi giorni ci allieteranno ospitando i soliti opinionisti all’amatriciana che ci dispenseranno le loro perle di saggezza che poi verranno assorbite dall’opinione pubblica creando l’ennesimo corto circuito intellettuale  secondo il quale “si stava tanto meglio quando si stava peggio” ovvero: quando non esistevano il web e i social network.
Non è così, non è affatto così e non deve essere fatta passare questa teoria.
Specialmente dai quotidiani cosiddetti liberi.

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La scuola e la famiglia, luoghi e contesti entro i quali i bambini prima e i ragazzi dopo dovrebbero poter tranquillamente crescere, essere educati, istruirsi, imparare a relazionarsi possono trasformarsi invece nei peggiori teatri di violenza e di morte. Per incapacità di educare, per ignoranza. Derubricare il suicidio di un quindicenne già stanco della vita ad una conseguenza del bullismo reale e virtuale è un errore che rischia di produrre effetti devastanti. Internet come sempre utilizzato come il capro espiatorio di tutti i mali del mondo.

Mentre invece i problemi di questo paese sono altri e non viaggiano in Rete.
Questo è un paese che galleggia nella retorica della tolleranza come se bastasse non prendere a calci in bocca qualcuno per sentirsi fuori dalla dinamica criminale dell’ignoranza che porta un ragazzino a suicidarsi a quindici anni perché è già stanco di doversi confrontare con la discriminazione, di doverla subire.
TOLLERANZA è una parola che fa schifo, è l’anticamera, la madre di tutti i razzismi, il suo significato dovrebbe far rabbrividire e invece qualcuno si vanta pure di essere tollerante anziché essere ACCOGLIENTE. Stravolgere il significato delle parole è diventata la moda più seguita in Italia tant’è che gentaglia fascista può avere l’ardire di definirsi moderata senza che nessuno risponda, almeno, con una selva di pernacchie, a cominciare dai conduttori di quelle trasmissioni dove le peggiori idee, anche quelle pericolose delle peggiori persone vengono veicolate e spacciate per informazione o, peggio ancora per libere espressioni dei pensieri..
La parola tolleranza non ha niente a che fare con la civiltà, col saper convivere in un mondo che cambia, che si evolve, in un mondo dove le barriere saranno sempre più invisibili malgrado e nonostante chi ha fatto e fa di tutto per chiudersi nei suoi piccoli recinti razzisti dove qualsiasi diversità viene considerata una minaccia, un pericolo.
In un mondo che cambia, che si evolve, l’unica parola da mettere in pratica è RISPETTO, e questo è un paese arretrato proprio e soprattutto perché l’idea del rispetto non è contemplata a partire da chi fa le leggi che non si occupa né si preoccupa di prevenire, arginare, sconfiggere tutte le emarginazioni e le disuguaglianze ma al contrario le incentiva e le promuove ogni volta che la politica si rifiuta di regolare l’ambito civile, perché questo significherebbe rischiare di perdere il consenso di chi ha tutto l’interesse che l’Italia resti il paesello border line che è, e che a certi livelli è sempre stato a prescindere dal disastro prodotto dall’era di berlusconi. I politici, non tutti ma la maggioranza sì hanno capito benissimo che la politica dell’ipocrisia rende.
A loro il pregiudizio non offende, non discrimina, non emargina, possono tranquillamente dichiararsi cattolici mentre si tengono il bordello in casa ed essere perfino contestualizzati dall’eminenza, perdonati fino all’ultimo dei peccati, possono presenziare al family day mentre hanno una moglie e una compagna – incinta –  in simultanea;  il problema come sempre è chi non fa notare, di chi si rende complice e permette che personaggi squallidi, ignoranti che non hanno niente di utile da dire imperversino in tutte le trasmissioni televisive ad impartire lezioni della serie “non ho un cazzo da dire ma lo voglio dire [finché me lo fanno dire]”.
Questo paese va liberato da quella politica troppo sensibile all’influenza della chiesa alla quale ha permesso e permette tutto, di invadere, interferire, dire questo si può fare e questo no. Il discorso è sempre lo stesso, c’è gente che è incapace di comprendere tutto quello che non fa parte del suo piccolo mondo, ed è esattamente lì che deve intervenire la politica, che invece non lo fa, insieme alla Grecia siamo il paese europeo più arretrato proprio nell’ambito dei diritti civili, e non è più possibile che un paese intero continui ad essere ostaggio dell’ignoranza e del pregiudizio perché la politica non è mai abbastanza coraggiosa nel favorire il percorso verso una civiltà che sia rispettosa per tutti a prescindere da qualsiasi orientamento.  
La discriminazione è SEMPRE un danno per la collettività, l’essere in qualche modo classificati dei “diversi” in senso negativo, dispregiativo, offensivo costringe a fare dei distinguo che generano delle differenze mentre i diritti sono diritti per TUTTI.
Le scelte di vita, quando  sono private e non intaccano il diritto degli altri, quando non sono pericolose per gli altri, quando non provocano danni agli altri DEVONO essere  accettate e lecite, ed è un dovere di tutti rispettarle, perché è un diritto di tutti essere rispettati, la laicità e il suo rispetto garantisce tutti.
Ed ecco perché sarebbe meglio, è meglio, se i leader di partiti che si dichiarano riformisti e progressisti dichiarassero pubblicamente di avere altri punti riferimento, al posto di papi e cardinali.

Prima delle primarie

Sottotitolo: GENERATORE AUTOMATICO DI PANTHEON DEI CANDIDATI ALLE PRIMARIE DEL CENTROSINISTRA – Alessandro Capriccioli

A proposito di rappresentanti [preambolo]: il Senato approva emendamento Lega,  torna il carcere per i giornalisti.

Dedicato a tutto l’esercito dei difensori della libera espressione del pensiero anche quando è tutt’altro da ciò. A tutti quelli che si sono spesi affinché “il carcere a un giornalista gnorno gnorno”. La libertà va meritata, e il livello di questo paese è ancora così scarso che presumo ci vorrà ancora tempo, generazioni, prima di capirne l’esatto significato. Questa legge fa schifo, ma spero che tutti capiscano che la causa di questo non è il giornalismo vero, quello che rischia su se stesso per esercitare il suo mestiere ma proprio e soltanto il giornalismo servente, quello piegato sempre a novanta gradi. Si è detto molto, a me ancora si torce lo stomaco a pensare che gente che ogni giorno difende la libertà di espressione, dice di combattere le censure si sia schierata al fianco di un criminale per natura. 

La bellezza di questo paese, della democrazia malata di questo è paese è che solo i politici possono decidere da se medesimi se e quando andare in galera in prima persona e se e quando mandarci altra gente spesso colpevole di atti assai meno violenti dei loro.

E lo possono fare da vigliacchi e infami senza nemmeno metterci un nome e una faccia.

Dov’è il corto circuito se a fare questo poi non è nemmeno gente scelta dal popolo che quindi che rappresenta il nulla assoluto tanto meno dunque la volontà di un popolo sovrano per Costituzione?

Terribile una base piddina che ha esultato alla visione di quell’orribile poster creato per pubblicizzare l’evento di sky dell’altra sera, terribili quelle persone che pensano col cervello di un segretario di partito, terribili quelli che ieri parlavano di papi buoni (ma dove, ma quando?) per giustificare un pavido, uno che non sa scegliere da che parte deve stare e  che vorrebbe fare il presidente del consiglio di una coalizione di centrosinistra ma è ancora fermo al palo del matrimonio sì o no a proposito di omosessuali. E se citare papi e cardinali serve ad intercettare i voti dei cattolici sappiano i lor signori “de’ sinistra” che il giochino è vecchio, desueto e non incanta più.

Ad ognuno i suoi rappresentanti. La politica è fatta soprattutto di onestà, quando è buona.  E una buona politica non può non tenere conto delle radici storiche su cui si fonda una repubblica democratica nata grazie ad una Resistenza Antifascista non certo grazie all’intercessione della chiesa che anzi, si è resa sempre complice di dittature e regimi sanguinari e i suoi referenti, per quanto persone degne come il cardinal Martini che per questo non è mai stato papa sono stati e sono tutto tranne che riferimenti ad idee progressiste.

E non è possibile che dei rappresentanti di partiti che si richiamano a valori non dico comunisti ma almeno socialisti se qualcuno chiede loro chi è stato  un personaggio che ha dato a questo paese dimentichino una persona come Sandro Pertini.

 E’ stato più onesto Tabacci a richiamarsi a De Gasperi che comunque fu quel galantuomo senza il quale il voto alle donne non sarebbe stato nemmeno concesso perché Togliatti non si fidava di chi credeva che per educazione e cultura avrebbe votato la DC. Togliatti, quello dell’armistizio per salvare i fascisti,  oggi starebbe benissimo nel piddì, ‘na meraviglia.

Con queste premesse io non andrò, e nemmeno per idea, a farmi schedare in qualità di elettrice di centro sinistra. Perché io non voglio essere un’elettrice di centro sinistra. Io voglio un paese dove in parlamento ci sia una rappresentanza anche di idee “altre”, che non significano estremismo né voglia di comunismo cinese o sovietico ma significa semplicemente avere chiaro in mente che destra, centro e sinistra sono cose diverse e che appartengono a gente diversa. Che non è vero che gli italiani sono storicamente un popolo fascista o democristiano, gli italiani sono solo un popolo che è stato derubato della possibilità di avere un’indipendenza politica il 1 maggio del ’47 grazie alla strage di Portella della Ginestra fatta eseguire su commissione proprio per evitare che l’Italia rischiasse la “deriva comunista” che non era gradita all’America, alla mafia e al vaticano.
Dopo 65 anni questo paese è ancora schiavo e succube dell’America, della mafia e del vaticano perché nessuno in tutti questi anni si è preoccupato di fare in modo di ridurre e annullare questa dipendenza.
Ed è perfettamente inutile parlare di politica del fare INSIEME, se poi quell’insieme comprende anche chi non ha il coraggio di fare delle critiche semplicissime, chi ragiona con la testa di un segretario di partito, chi non riesce ad essere obiettivo nemmeno di fronte ad errori vistosi  perché guai a contraddire il segretario, ci s’inventano perfino favolette su papi buoni, pur di negare l’evidenza.
Un paese dove da sempre si negano verità e giustizia si merita di più di una politica di contrasto di centro sinistra debole.
Anzi, ne ha bisogno.

Di’ qualcuno di sinistra

MASSIMO GRAMELLINI, La Stampa, 14 novembre

Alla domanda del conduttore di Sky su quale fosse la loro figura storica di riferimento, i candidati alle primarie del centrosinistra hanno risposto: De Gasperi, Papa Giovanni, Tina Anselmi, Carlo Maria Martini e Nelson Mandela. Tutti democristiani tranne forse Mandela, indicato da Renzi che, essendo già democristiano di suo, non ha sentito il bisogno di associarne uno in spirito. 

 Scelte nobili e ineccepibili, intendiamoci, come lo sarebbero state quelle di altri cattolici democratici, da Aldo Moro a don Milani, evidentemente passati di moda. Ma ciò che davvero stupisce è che a nessuno dei pretendenti al trono rosé sia venuto in mente di inserire nel campionario un poster di sinistra. Berlinguer, Kennedy, Bobbio, Foa. Mica dei pericolosi estremisti, ma i depositari riconosciuti di quella che dovrebbe essere la formula originaria del Pd: diritti civili, questione morale, uguaglianza nella libertà. Almeno Puppato, pencolando verso l’estremismo più duro, ha annunciato come seconda «nomination» Nilde Iotti. Dalle altre bocche non è uscito neppure uno straccio di socialdemocratico scandinavo alla Olof Palme.  

 

Forse i candidati di sinistra hanno ignorato le icone della sinistra perché temevano di spaventare gli elettori potenziali. Così però hanno spaventato gli elettori reali. Quelli che non possono sentirsi rappresentati da chi volta le spalle alla parte della propria storia di cui dovrebbe andare più orgoglioso.

L’ossimoro

In Italia essere omosessuali “ma anche” cattolici è come essere neri e iscritti al KKK, come essere ebrei o Rom e tenere la foto di hitler sul comodino.
E, visto che si è molto parlato di privacy violata, del fatto che una persona non è tenuta a rivelare pubblicamente le sue relazioni affettive/amorose, ad “ostentarle”,  mi piacerebbe sapere che ne pensano i difensori di questa teoria di quell’usanza tribale che risponde al nome di matrimonio e per la quale si usa fare cose che sono tutt’altro che private e rispettose della privacy.

Organizzare cerimonie pubbliche in chiesa e in comune, mandare in giro lettere di partecipazione, indossare anelli d’oro a mò di timbro di riconoscimento all’anulare, cambiare/aggiungere il proprio cognome a quello del coniuge, invitare centinaia di persone alla cerimonia, chiedere regali per celebrare il gioioso evento, permettere che i propri nomi restino alla mercé di sconosciuti per almeno un mese…tutto questo non è forse OSTENTARE la propria eterosessualità?  se la vita è privata è privata per tutti, e allora perché questa spettacolarizzazione, questo sbandieramento pubblico dei propri sentimenti è accettato solo quando l’amore riguarda il maschio e la femmina, l’uomo e la donna? c’è qualcosa che non va oppure va bene così? Aldo Busi ha straragione, altroché, alla faccia degl’ipocriti al quadrato e al cubo.

Ostentare è una parola che fa schifo come tollerare.

E fra essere riservati ed essere repressi, incapaci di vivere i propri sentimenti in libertà per questioni di opportunità o, peggio ancora per mancanza di coraggio c’è una bella differenza.

Ecco perché in questo paese c’è bisogno del coraggio personale di chiunque quando si tratta di rivendicare uno o più diritti, ed ecco perché penso che chi  più di altri necessita di vedersi riconosciuti dei SACROSANTI diritti dovrebbe abbandonare una chiesa negazionista, omofoba e razzista.

Essere cattolici ed omosessuali in Italia è un ossimoro, perché la chiesa non rispetta né riconosce l’omosessualità come un fatto umano, naturale e quindi degno di essere considerato per ciò che è, dunque non una malattia, non una perversione né una devianza: questo non è radicalismo, relativismo né anticlericalismo ma REALTA’, e chi non la vede è IPOCRITA, e della peggior specie.
Se la chiesa non condizionasse anche la scelta del colore delle mutande in questo paese nessuno avrebbe paura di dichiarare quel che è e di viversi in libertà tutto quello che vuole, quando quel tutto non invade né mette a repentaglio le altrui libertà.

Invece l’obiettivo della chiesa è proprio far credere questo: che la mia libertà di amare, sposare, avere una relazione con un’altra donna se mi andasse, metterebbe in pericolo, ostacolerebbe quella di chi questo non lo fa: di chi fa altre scelte rispetto alle mie, e l’ennesima conferma ce l’ha data il papa giorni fa quando ha escluso dalla categoria dei ‘degni’  i figli nati fuori dal matrimonio.

Una cosa più abominevole di questa era difficile perfino da immaginare.
L’orientamento sessuale è tutto fuorché una cosa privata visto che condiziona il percorso di vita di tutti, basta guardare anche una cosa apparentemente stupida come la pubblicità, il modello che viene imposto è sempre quello della coppia etero, anche per comprare un’automobile.
C’è stato un tempo in cui i figli dei separati/divorziati erano additati e presi a male parole, oggi questo non succede più, è evidente che la cultura può fare dei progressi quando si vuole, nel caso dell’omosessualità questo non succede semplicemente perché non si vuole che diventi un fatto normale, tutto questo perché siamo costretti a sottostare ai voleri di uno stato straniero che occupa il nostro territorio non da ospite come dovrebbe ma da usurpatore/tiranno.
Quasi tutti criticano la “pagliacciata” dei gay pride ma pochi si fermano a riflettere sul fatto che se agli omosessuali fossero riconosciuti gli stessi diritti di tutti non ci sarebbe nessun bisogno di quelle manifestazioni.

Non avere diritto ai diritti significa anche non essere obbligati a sottostare ai doveri oppure no? io penso di sì.
Se io  fossi una lesbica italiana avrei smesso da un pezzo di pagare le tasse.

Lo stato vuole i miei soldi, vuole che io sia parte attiva della società? bene, che mi desse anche quei diritti che renderebbero più serena la mia vita dentro questa società, allora.

Basta  con le discriminazioni e con l’inciviltà.

E’ inutile insegnare ai lombrichi a volare: non hanno le ali

Ed è quindi altrettanto inutile tentare di spiegare a chi non può capire, perché sprovvisto della materia prima per effettuare questa operazione, che chi scrive per il piacere di farlo cercando di dare un senso e una qualche utilità a quello che mette a disposizione degli altri non lo fa per il successo, per andare a finire in una squallida pagina web che sembra ormai la copia malriuscita del peggior giornaletto di gossip che persino l’edicolante che lo deve vendere si vergogna  di esporre. I post io li scrivo, non li copio, giusto per rispondere a quella piccola cricca di patetiche teste di cazzo che si riuniscono come i massoni sparlandosi fra loro. Io non vivo di vite altrui, mi basta e avanza la mia. (Chi vi guarda e riferisce non lo fa per interesse ma per aggiungere dettagli al dossier che vi riguarda: sarà molto divertente poi, stabilire nelle opportune sedi chi aveva ragione e chi no, chi è stato abusato e chi invece ha abusato, con una denuncia penale si può perdere qualcosa di più di un blog, specialmente se ingiurie e diffamazioni partono da pc  destinati ad altro uso,  si trovano sulle scrivanie di palazzi istituzionali come ad esempio un ministero,  oggi un posto fisso non si trova così facilmente, chi ce l’ha se lo dovrebbe tenere da conto, specialmente ad una certa età, non metterlo a rischio per accontentare i capricci di qualche donzella delusa e troppo vanitosa.)

E’ inutile spiegare che quel successo di cui molti si vantano solo perché si vedono su una pagina web, non dipende dalla loro bravura né dalla loro capacità di catturare l’attenzione e ottenere consensi ma è frutto di un sistema creato ad arte da poche persone che decidono cosa e chi deve essere visto perché il padrone vuole così, perché quel padrone desidera che anche i contenuti di una piattaforma virtuale siano funzionali allo stesso regime di cui questo paese è ostaggio da diciotto anni. E che essi stessi quindi sono ostaggi di quel sistema.
Un regime che qualcuno ha potuto organizzare e rendere effettivo  soprattutto grazie ad un certo uso (il peggiore) dei mezzi di comunicazione gestiti da chi ha saputo approfittare di un popolo debole, di gente che pensa che non sia necessario né utile pensare alle cose importanti, ché dei problemi, delle difficoltà, dei drammi è meglio non parlarne, meglio non far vedere e sapere. E che un blog serve per ridere e non pensare.
Meglio nascondere le brutture dietro l’ultima storia di corna fra coppie vip, meglio nascondere il dolore  e l’angoscia di chi ha la consapevolezza di non poter più ambire ad un futuro dietro il culo e la cellulite dell’attricetta o ai chili in più della cantante, meglio oscurare il fallimento di un governo di delinquenti dietro “notizie” che non troverebbero posto neanche nel quotidiano più scadente ma, caso strano in quelle pagine trovano sempre, sistematicamente e puntualmente l’onore della ribalta.
Ma per capire tutte queste cose bisogna che succeda qualcosa che faccia ben capire quanto sia ridicolmente fittizia la “libertà” della quale ci si vanta a partire già dal nome. Bisogna rendersi conto in prima persona di quel che può succedere a chi ha tentato di contribuire al miglioramento, a chi ha cercato in tutti i modi di tenersi ben distante dal ciarpame dilagante, a chi ha portato in quelle pagine web sempre e solo se stessa e i suoi pensieri con lealtà e onestà pensando fosse normale comportarsi qui nello stesso modo in cui lo si fa nella propria vita di sempre, mentre invece secondo il parere dei “giusti”, quelli che decidono chi deve essere vist*, lett* e degn* di poter partecipare a quella mensa non lo era.
Chi invece lo è continua ad essere presente e ben visibile, soprattutto in quella prima pagina che nella sua vita non ha mai saputo scrivere,  ed ecco perché si deve accontentare di offrire la sua immagine ad uno specchio virtuale dietro il quale si nascondono malvagità, bugie, finzioni e ipocrisia che qualcuno si onora di chiamare “community”.