A proposito di talk show: quando la tivù è diseducazione violenta

Sottotitolo: la questione è seria, non si tratta solo di comunicazione distorta, la gravità sta nel messaggio che arriva nelle case ma soprattutto nella testa della gente.
Perché se l’attore protagonista diventa il carnefice, il criminale, il satrapo che approfitta di ragazzine minorenni a pagamento e lo si invita in qualità di vittima perseguitata, inevitabilmente le vere vittime e le conseguenze sociali delle azioni dei carnefici assumono un’importanza secondaria.
Mentre è a queste e solo a queste che si deve dare la priorità.
La maggior parte della gente che ha capito della vicenda dei Casamonica?
Riassumendo che è gente che ha un sacco di soldi, guadagnati anche illegalmente ma nel paese dove tutti lo fanno e come ci ha insegnato anche la buonanima di craxi che male c’è, che li hanno spesi per onorare il morto di casa e chi non lo farebbe, chi avendo la possibilità non farebbe piovere petali di rose sulla bara del nonno con tanto di fanfara ad allietare l’ultimo viaggio del caro estinto, che comunque se qualcuno li invita in televisione significa che non hanno fatto niente di male.
Del resto è proprio a Porta a Porta che la prescrizione di Andreotti fu trasformata in assoluzione con tanto di scritta gigantesca sul maxischermo che ne ribadiva quell’innocenza che non c’è mai stata.
Porta a Porta non va chiusa perché fa cattiva informazione ma per questioni di igiene ambientale, perché è una di quelle macchine infernali che trasforma gli orchi in principi azzurri e le streghe cattive nelle fatine dei miracoli, la qual cosa nel paese dei telerincoglioniti è molto peggio della cattiva informazione.

E mi raccomando, stasera tutti a guardare la puntata “riparatrice” di ‪‎Porta a Porta‬, fate fare a ‪‎Bruno Vespa‬ il pieno dell’audience, non aspettate di rivederla domani. Chissà come campano gli sciacalli mediatici.

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Preambolo: giovanardi può decidere di non fare una legge, può essere l’ostacolo al raggiungimento di un obiettivo semplicemente civile.Sono anni che provo a dire di non ridere di giovanardi, che è lo stesso che insulta i morti di stato, le loro famiglie, che va in radio e televisione a straparlare di cose che non sa perché qualcuno ci tiene a sapere cosa passa nella testa di giovanardi e vuole farlo sapere anche a noi. giovanardi che è lo stesso della legge  dichiarata incostituzionale sulle droghe fatta insieme a quell’altro sant’uomo di fini che se non ci fosse stata oggi forse Stefano Cucchi sarebbe ancora vivo.  giovanardi è uno fra quelli che si oppone anche alla legge contro le torture. Dopo aver insultato le famiglie Aldrovandi, Cucchi, Magherini e chiunque abbia avuto una storia di violenze e morte subite dallo stato giovanardi si oppone all’unica legge che potrebbe ridurre di molto il contenuto della cesta delle “poche mele marce”.

Sono anni che ripeto che giovanardi non è lo scemo del villaggio ma un politico che mette la firma sulle leggi, che partecipa alle decisioni importanti e sono anni che quando si parla di giovanardi leggo sempre rispostine ironiche, piuttosto a cazzo: giovanardi, chi? Questo, se non vi basta, finalizzate a sminuire la pericolosità di giovanardi, che è lo stesso al quale stava benissimo l’unione di berlusconi con la mafia di dell’utri ma vuole impedire – la tragedia è che lo può fare – l’unione di persone che semplicemente si vogliono bene e vogliono avere gli stessi diritti che ho io e, purtroppo, anche giovanardi.

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Non ho guardato tutto ‪#‎Ballarò‬ ma dopo aver visto un film ho fatto in tempo a non perdermi  l’intervista di Giannini a Bagnasco, vera guest star del programma che rende perfettamente l’idea di cosa sarà la Rai di Renzi il quale, dopo l’inevitabile discorso retorico e ipocrita sull’accoglienza ai profughi: se oggi nella politica c’è chi soffia sul fuoco dell’intolleranza razzista una buona parte di responsabilità è proprio del vaticano che ha sempre coccolato la peggiore politica purché tenesse ben aperti i rubinetti, è stato interpellato sul richiamo della Ue all’Italia riguardo le unioni civili.
Domanda a cui Bagnasco ha risposto più o meno che sì, l’Europa, insomma va bene, il parlamento europeo dice che c’è un problema da risolvere ma non è che sia così importante poi dar retta a quello che chiede l’Europa in materia di diritti perché alla fine chi decide sono gli stati membri.
Dichiarazione che Giannini ha incassato senza fare un plissé, senza rivendicare il diritto di un paese democratico ad avere delle leggi semplicemente civili che mettano tutti i cittadini allo stesso livello indipendentemente dai loro orientamenti sessuali e scelte di vita personali. Giannini non ricorda a Bagnasco che il parlamento europeo è composto da persone votate dai cittadini di tutti quegli stati membri che hanno delegato a quel parlamento le decisioni sulle cose importanti che fanno di un continente una vera comunità moderna ed evoluta: non hanno chiesto al vaticano di farlo.
A margine di questo, giovanardi è quello che è e che abbiamo purtroppo imparato a conoscere, ma se dalla parte opposta di giovanardi ci fosse stata una politica forte, determinata nel riconoscimento dei diritti, anziché gente che nei fatti concreti non la pensa poi così diversamente da lui, la legge sulle unioni civili sarebbe già da tempo una realtà e il partito di giovanardi non sarebbe così determinante nelle scelte che farebbero di questo un paese appena più civile come e da tempo ci chiede l’Europa non solo riguardo le unioni civili.

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Casamonica e non solo: la scalata dei clan sinti
Latina, strana amicizia tra lo ‘zingaro’ e il ‘nero’

Il gruppo dei celebri funerali show parte di una costellazione criminale alleata con ‘ndrangheta e camorra
Nel Pontino i Ciarelli-Di Silvio: omicidi e debitori immersi nel letame. E il rapporto con un deputato Fdi

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Chi comanda alla #Rai, direttamente i #Casamonica? Dov’è la Boldrini che censura la réclame del mulino bianco e dei detersivi perché offensiva per le donne? E dove sono le parlamentari piddine che vogliono vietare i cartelloni con le modelle scosciate?

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Art. 21 della Costituzione
Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni CONTRARIE AL BUON COSTUME. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.


Paghiamo il canone alla RAI che invita la figlia, il nipote di Vittorio Casamonica e  l’avvocato dei Casamonica. La descrizione del funerale, la storia della famiglia Casamonica, le loro attività illecite, la difesa dei Casamonica in un programma del servizio pubblico mentre è in corso l’inchiesta di #mafiacapitale.

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Il bel “parterre-de-puah” di #portaaporta: come scrivono i ragazzi di Arsenale K peccato che Riina sia al 41bis, altrimenti Vespa un’ospitata non l’avrebbe negata neanche a lui.

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“Abbiamo cacciato i nazisti, cacceremo anche i mafiosi”, ha detto giorni fa il sindaco Marino durante la manifestazione contro le mafie organizzata dal pd che la mafia se la teneva in casa,  tanto a recuperarli poi ci pensa Bruno Vespa che invita i Casamonica a Porta a Porta.  Vespa che conduce un programma che si paga con una tassa pagata dai cittadini che non rubano, non mafiano, non fanno profitti con le estorsioni e il racket della prostituzione porti in televisione le vittime della criminalità dei Casamonica in combutta con lo stato, la chiesa e la politica che per i soliti opportunismi hanno chiuso gli occhi su più di mille persone che coordinano e gestiscono il malaffare di Roma e provincia.
Racconti le loro storie invece di rendere la mafia e la criminalità una questioncina da talk show sorridente.

Dove sono oggi tutti quelli che strepitano contro la commissione di vigilanza Rai, specialmente ora che alla presidenza ci sono i 5stelle, ogni volta che un programma solleva polemiche relative alla mancanza di contraddittorio? Chi ha fatto da contraddittorio ai Casamonica che dopo lo spettacolo osceno del funerale mafia style hanno minacciato pesantemente anche i giornalisti? Lo sa Vespa che altri suoi colleghi come Lirio Abbate sono sotto scorta perché minacciati di morte proprio per aver indagato anche sui Casamonica?
Vespa chieda scusa a chi gli paga lo stipendio: gli italiani non pagano le tasse per stare a sentire i Casamonica e i loro deliri.  Se vuole parlare coi Casamonica, gradisce la loro compagnia, li invitasse a casa sua.

Interventi umanitari doverosi

Sarebbe bello se i familiari di tutti i detenuti, anche se non si chiamano Ligresti, potessero telefonare al ministro della Giustizia. [Alessandro Robecchi]

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Per Stefano Cucchi e per tutti quelli che di stato e di galera sono morti l’intervento umanitario doveroso dello stato non era previsto.

E nemmeno è previsto l’unico intervento umanitario necessario per risolvere almeno in parte le condizioni disastrose e quelle sì, disumane, delle carceri italiane ovvero l’abolizione di quelle leggi vergognose, fasciste, la bossi fini e la fini giovanardi  che mandano in galera chi non ci deve andare.
Su 60.000 e oltre residenti nelle patrie galere solo la Ligresti si è meritata il trattamento umanitario. Tutti gli altri possono dimagrire, ammalarsi, morire, suicidarsi, impazzire che allo stato non frega un cazzo. Al massimo si tira fuori l’indultino e l’amnistia solo quando c’è da riparare qualche culo flaccido eccellente.
Quelli come la cancellieri non hanno bisogno di farsi eventualmente corrompere coi soldi: l’arroganza, il pensiero che esista una categoria di persone che merita di avere più diritti di altri gli scorre nelle vene al posto del sangue. Indecenti, sporchi. Ecco che sono. Altro che sobrietà e senso dello stato.

E che dire di questi disonestissimi esponenti di una finanza morta e sepolta insieme a questo paese vergognoso dove lo stato non riesce ad applicare nemmeno per finta e per scherzo quell’uguaglianza prevista da una Costituzione stuprata tutti i giorni che appena li togli dal loro habitat, tutto ville, pellicce e tartine al caviale – perché non gli basta essere ricchi, devono anche rubare sul rubato per arricchirsi di più –  soffrono, si dimagriscono, diventano incompatibili con l’unico luogo in cui invece meritano di stare, lontani dalla gente onesta. In un paese normale nemmeno si dovrebbero chiedere le dimissioni di un ministro che intercede a favore di un pregiudicato amico di famiglia, che commette un abuso di potere, ma ormai l’arroganza è talmente incistata nelle istituzioni che nessuno fa più caso a nulla. Tutto si può fare, a beneficio e vantaggio della casta. C’è gente che ruba per dar da mangiare ai figli e in galera ci va e ci resta, ma quella non suscita la compassione del ministro dell’ingiustizia. In quel caso la sua umanità doverosa non viene nemmeno scalfita di striscio. La Ligresti non è dimagrita sei chili diventando quel caso umano di cui si è dovuta interessare nientepopodimenoché la ministra dell’italica ingiustizia: è lei che ha rifiutato il cibo. Dal giorno dell’arresto ha rifiutato scientemente di mangiare e per questo, per il capriccio della madamigella tumistufi che falsava i bilanci, la ministra cancellieri ha ritenuto opportuno dover abusare del suo potere per rimandarla a dormire a casa sua, dove il cibo pare che sia ottimo. Questo, secondo la cancellieri è un doveroso caso umano. Annamaria Cancellieri ha commesso lo stesso abuso di potere di berlusconi quando allertò la questura di Milano per intercedere a favore di Ruby.
E’ la stessa identica cosa: un funzionario dello stato che in virtù del suo ruolo chiede e ottiene di poter stravolgere a piacer suo qualcosa che doveva procedere in un altro modo già stabilito nella sede preposta. Se Giulia Ligresti era incompatibile col regime carcerario non avrebbe dovuto deciderlo un ministro previa richiesta di un parente della pregiudicata, amico di famiglia del ministro ma il medico legale che però, stando all’esito favorevole della richiesta, potrebbe essere stato sollecitato ad orientarsi verso una scelta piuttosto che un’altra.

Vergogna, solo questo.

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LIGRESTI, UNA MINISTRA PER AMICA

“Non è giusto, per qualsiasi cosa possa fare conta su di me”. A parlare è Anna Maria Cancellieri.al telefono con Antonino Ligresti. Poi chiama il Dap [Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria] per “sensibilizzare” sulle condizioni di Giulia finita in carcere per l’inchiesta FonSai. “Intervento umanitario doveroso”, dice il Guardasigilli.

Il ministro “sensibilizza” per la scarcerazione
Per chiedere la scarcerazione di Giulia Maria Ligresti, in carcere da luglio nell’inchiesta FonSai, è intervenuto poi lo zio Antonio, con una nuova chiamata al ministro. Non si è fatta attendere la risposta della Cancellieri, che – come lei stessa ha ammesso ai magistrati – ha parlato a due vice capi del dipartimento per l’amministrazione penitenziaria per “sensibilizzarli” sul fatto che Giulia soffriva di anoressia. E il 28 agosto si sono aperte le porte del carcere per fare uscire la figlia dell’ingegnere, undici giorni dopo la telefonata di Antonio Ligresti.

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GRAZIE DI TUTTO, NONNA PINA. ADESSO TORNA PURE A CASA A CUCINARE IL MINESTRONE . SE AL POSTO DELLA CANCELLIERI, CARA AL CUORE DI RE GIORGIO, VI FOSSE UN ALFANOIDE O UN QUA-QUA-GLIERELLO, IL PIDDI CHIEDEREBBE SUBITO LE DIMISSIONI DEL MINISTRO . E SE QUELLE TELEFONATE DI NONNA PINA PER FAR USCIRE DALLA GALERA L’AMICA DI FAMIGLIA GIULIA LIGRESTI LE AVESSE FATTE UN PREVITI, INTERVERREBBE RE GIORGIO  DAVANTI A QUEST’EDIFICANTE STORIA DI EGUAGLIANZA DI FRONTE ALLA LEGGE, UNA DOMANDINA SORGE SPONTANEA: PERCHÉ L’OTTIMO FIGLIO DI NONNA PINA, PIERGIORGIO PELUSO USCÌ DALLA FONSAI DI LIGRESTI CON UNA BUONUSCITA MILIONARIA DI 3,6 MILIONI DI EURO? NON SARÀ CHE CON DON SALVATORE LIGRESTI I DEBITI PRIMA O POI SI PAGANO?

La vera violenza è quella politica

 

Sottotitolo: esponenti del regime eritreo ai finti funerali dei migranti – purtroppo loro erano veri – morti a Lampedusa.
Un po’ come se ai funerali di Giovanni Falcone, sua moglie e la scorta avesse partecipato Giovanni Brusca che li ha fatti saltare in aria. Chissà di chi è stata questa idea strepitosa?

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“ASSASSINI”. E ALFANO VIENE PORTATO VIA DALLA SCORTA NELLA SUA AGRIGENTO (Viviano e Ziniti)

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Il black bloc Giovanardi

«Il sesso è diventato un bene di consumo», dice Giovanardi, quindi «lo stupro non deve sorprendere».

Logica interessante.

Evidentemente Giovanardi ritiene che i beni di consumo si possano prendere con la violenza. Se ne deduce che Giovanardi è un teorico degli espropri proletari, meglio se realizzati menando il negoziante a sangue.

[Alessandro Gilioli]

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Giovanardi sullo stupro di Modena: “Inutile scandalizzarsi, è colpa di chi ha sdoganato la sessualità”

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Denis Verdini: “Ho preso 800 mila euro in nero, che male c’è? nella vita si fa così”

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MARADONA, FAZIO, IL FISCO E IL GESTO DELL’OMBRELLO IN TV (Francesco Merlo)

La reazione col fuso orario del quieto Fazio (Andrea Scanzi).

 

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IL PATTO CON RE GIORGIO? “AVEVA PROMESSO L’INDULGENZA MOTU PROPRIO” (Fabrizio d’Esposito)

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Verdini incarna alla perfezione l’arroganza criminosa della politica, quella di chi sa che può dire qualsiasi cosa, anche confessare un omicidio e uno stupro in diretta tv e dopo non succede niente.

Ci sono cose che bisognerebbe ripetere ogni giorno a mo’ di mantra finché non le avremo capite tutti, anche quelli che ogni volta si ostinano a distribuire le colpe in modo errato.
Perché fa bene giovanardi ad esprimersi con la consueta violenza finché ci sarà qualcuno che andrà a chiedere il suo parere come se fosse determinante saperlo, sapere cosa circola nel suo cervello bacato, cattivo, malato. 

Non tocca a giovanardi smettere di opinare sulla qualunque ma soprattutto sugli argomenti che gli sono cari: morti ammazzati dallo stato, donne, lesbiche, omosessuali, sesso ma lo devono fare tutti quelli che pensano di contribuire al dibattito e all’informazione chiedendo pareri a giovanardi e portandoli alla ribalta come fossero trofei da Pulitzer. Smettere di mettere un microfono davanti al muso ringhioso di giovanardi non è censura, è un contributo alla cultura, quella bella e pulita.

E fa bene maradona a fare il gesto dell’ombrello a equitalia in diretta tv, estendendolo così a tutti coloro che sono stati vittime dell’ingiustizia sociale come a dire “visto? io sono più furbo di voi teste di cazzo che le tasse le pagate”, a tutte le vittime di uno stato che esige dal povero, da chi è in difficoltà ma poi non sa fare la voce grossa coi ladri veri, con chi ha portato l’Italia oltre un fallimento non solo economico ma anche morale, etico.

Perché mai non si dovrebbe approfittare di uno stato che si fa rappresentare da verdini, uno dei tanti che andrebbero allontanati per igiene da un residuo di società civile costantemente sotto attacco della delinquenza istituzionale, da dell’utri, condannato per reati di mafia ancora senatore di questa repubblica, da berlusconi, un condannato alla galera, il più delinquente di tutti perché ha rubato allo stato mentre avrebbe dovuto difendere lo stato, uno che il gesto dell’ombrello agli italiani lo sta facendo da vent’anni ma nessuno si è mai scandalizzato per questo. 

Fa bene la santanchè a dare del traditore a Napolitano, dopo che il capo di questo stato ha dimostrato più e più volte indulgenza e comprensione verso la delinquenza politica e non di berlusconi in virtù della stabilità politica e dell’equilibrio del paese, come se queste cose, i fondamenti di una democrazia, debbano passare per la grazia ai delinquenti che hanno fatto il male del paese.

Fa bene chi può, ad approfittarsene: le carogne si spolpano finché ce n’è.

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Scelta cinica
Marco Travaglio, 22 ottobre

Però, che perspicacia questo Monti. Ha addirittura scoperto che Casini & Mauro sono due vecchi democristiani intrallazzoni, come tutti gli altri che ha imbarcato nel suo partitucolo. E financo che Enrico Letta è inginocchiato a Berlusconi e al Pdl. Ma va? Chi l’avrebbe mai detto. Anzi, senti chi parla. Forse Monti non lo ricorda, ma nel novembre 2011, appena salì a Palazzo Chigi, un certo Monti ringraziò il suo predecessore B. dello squisito servigio reso all’Italia appoggiando il suo governo tecnico, e lo chiamò “statista”. Poi, già che c’era, inviava un pensiero affettuoso a Letta zio. Il Cainano, in quel momento, era un morto che camminava a fatica, sommerso dallo spread e dal discredito, tant’è che sfuggiva ai radar dei sondaggi e, votando subito, si sarebbe estinto. Provvidero Napolitano e Monti a resuscitarlo. Tant’è che alle elezioni di febbraio, dopo 14 mesi di “cura” tecnica, era più vispo che pria. Per non farci mancare nulla, Monti fu il primo, in campagna elettorale, prim’ancora di conoscere l’esito delle urne, a predicare le larghe intese col noto statista. Nelle consultazioni al Quirinale, fece sapere che non avrebbe appoggiato altro governo se non l’ammucchiata con B. E ad aprile, quando si votò per il nuovo (si fa per dire) presidente della Repubblica, sabotò qualunque candidato che non garantisse il governissimo con B. Infatti fu rieletto Napolitano, che ce le regalò con Letta nipote premier, scelto direttamente da B. e da suo zio. Monti e i suoi non fecero neppure una smorfia di disgusto quando si trattò di votare altri insigni statisti a presidenti delle commissioni parlamentari: Nitto Palma alla Giustizia, Formigoni all’Agricoltura, Cicchitto agli Esteri e così via. Anzi, pareva che inalassero Chanel numero 5, tanto erano estasiati. Appena B. fu condannato dalla Cassazione, chi si fece intervistare dall’apposito Foglio di Ferrara per chiedere al Colle la “grazia di pacificazione” al neopregiudicato? Monti, naturalmente. E chi ha candidato alla commissione parlamentare antimafia Stefano Dambruoso, il multiforme ex pm antiterrorismo che giudicò “una bizzarria dietrologica” lo scandalo per il sequestro di Abu Omar da parte di agenti Cia e Sismi? Monti, of course.

Il quale ora scopre a scoppio ritardato che nelle larghe intese con B. comanda B. Oh bella, e chi dovrebbe comandare? Scelta civica che ha preso un terzo dei voti della destra? O il Pd che, avendo astutamente spedito il suo vicesegretario a Palazzo Chigi, deve ingoiare qualsiasi rospo pur di tenerlo lì? Ma non s’è accorto che la prima e unica mossa del governo dei grandi rinvii è stato la parziale abrogazione dell’Imu per ordine di B.? E, se era contrario, perché ha votato a favore? E non ha notato che ogni tanto Enrico Letta dice “bisognerebbe abolire il reato di clandestinità” o “modificare la Bossi-Fini” o “abrogare la Fini-Giovanardi” con l’aria del passante, visto che non può toccare nulla perché non solo B., che è cattivo, ma pure Alfano e Giovanardi, che sono buoni, non vogliono. Sono i miracoli delle larghe intese, nate senza uno straccio di accordo programmatico fra i partiti (quello che da settimane l’odiata Merkel sta mettendo a punto nei minimi dettagli fra Cdu e Spd), ma solo sulla difesa del potere e della Casta e sulla paura di Grillo e di nuove elezioni. Eppure Monti persevera nel definire questo pateracchio “la miglior formula di governo che il Paese possa avere e che spero duri cinque anni”, senza ammettere che la paralisi deriva proprio dalla maionese impazzita di tre partiti che non vanno d’accordo su nulla se non sulla tutela delle poltrone. L’ultima mirabolante scoperta fuori tempo massimo del professore col loden riguarda il danno d’immagine causatogli dall’intervista tv alla Bignardi col cagnolino Empy in braccio: colpa della giornalista “scorretta”, dice lui, come se quella avesse potuto mettergli un cane fra le braccia a sua insaputa o sotto la minaccia delle armi. Scusi, professore, ma si sente bene?