Miche’, che fai, lo cacci?

 

Se b ha affidato Ruby alla Minetti sapeva che fosse minorenne, altrimenti non sarebbe stato necessario nessun affidamento, quando la portava alle cene eleganti no? Quella sentenza è una vergogna, altroché le sentenze che si rispettano.

In un paese dove nemmeno i reati e le relative condanne, anche definitive riescono a mettere fuori gioco i delinquenti della politica c’era giusto da declassare l’abuso, neutralizzarlo, renderlo un non reato per scagionare il solito criminale dalle sue responsabilità.

Ha fatto benissimo il giudice Tranfa ad abbandonare la Magistratura dopo l’assurda sentenza che ha assolto berlusconi dall’accusa di essere uno sfruttatore di ragazzine.
Questo è dimostrare di avere una coscienza civile.
La giusta risposta ad uno stato che non sa, perché non può, far uscire definitivamente dalla scena pubblica e politica un delinquente abituale che dello stato si è fatto beffe violando tutte le leggi che regolano la civile convivenza, lo ha derubato, lo ha rinnegato quando ha scelto di avere protezione per sé e per i suoi figli da quell’antistato che si chiama mafia ma continua ad avere tutela, riconoscimento anche politico e protezione, che ad altri cittadini nella sua stessa condizione di pregiudicati e traditori dello stato sono negati, proprio dallo stato.

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Per essere sicura di aver capito la dinamica dei fatti mi sono riguardata il delizioso siparietto altre due volte oltre la diretta. Ma conoscendo i precedenti di Santoro, il suo carattere, l’aver fatto il professorino permaloso già con altri suoi collaboratori e colleghi i dubbi si sono sciolti come neve al sole. Di Travaglio si può dire tutto ma è innegabile che sia il giornalista più insultato d’Italia. A me il tutti contro uno, lo squadrismo di chi si coalizza contro qualcuno sulla base della persona e non delle cose che dice e scrive come sarebbe giusto fare riguardo ad un giornalista non è mai piaciuto, forse perché spesso l’ho subito e non è una sensazione piacevole.

Spero che Marco Travaglio, anche se ci credo poco, non torni più a Servizio Pubblico, troppo libero per la figura di maniera che si è ritagliato Santoro in questo ultimo periodo solo perché deve – in ogni trasmissione – infilare il contenzioso con Grillo che ha inserito pure lui nella sua lista dei giornalisti canaglia.

Anche se Travaglio avesse avuto torto marcio Santoro non lo doveva zittire, chiedere a qualcuno in malo modo di tacere è cattiva educazione e pessimo stile.

Specialmente se si fa in pubblico, che sia uno studio televisivo o davanti ad una pizza con gli amici.

Le ragioni di quello che è successo a Servizio Pubblico fra Marco Travaglio e Michele Santoro non sono però nella trasmissione di ieri sera.
E’ una storia che parte da lontano, da quando Santoro dopo essere stato cacciato dalla Rai per i motivi che ormai tutti conoscono ha deciso di sdoganare televisivamente Marco Travaglio e metterselo al fianco ANCHE per dare un segnale a chi lo aveva fatto cacciare dalla Rai.
La leggenda di Santoro e Travaglio, i giornalisti più invisi e odiati da berlusconi che hanno ridato ossigeno a berlusconi nella famosa puntata di Servizio Pubblico è, appunto, una leggenda.
Una favoletta che si raccontano quelli che delle dinamiche da talk sanno poco e niente e spesso si riducono a guardarne gli stralci in Rete anziché seguire tutta la puntata.
Quella fra Santoro e Travaglio è una questione caratteriale, quei due non si prendono proprio, troppo diverso il modo di fare giornalismo e troppo dirompenti entrambe le personalità.
Travaglio è uno che entra nel dettaglio delle cose, Santoro è uno a cui piace interrompere chi sta cercando di spiegare.
E allora finché Travaglio si limitava ai suoi dieci minuti di lettura lasciando poi che si scannassero gli altri presenti in studio è andato tutto bene.
Da quando, invece, Marco Travaglio partecipa anche al dibattito sono uscite fuori man mano tutte le problematiche di convivenza fra i due.
E ha fatto benissimo Travaglio, cinquant’anni compiuti qualche giorno fa, non i dieci o dodici più adatti per la cazziata, la ramanzina, in pubblico poi, che dopo essere stato interrotto milioni di volte da Santoro a proposito della qualunque e di fronte a chiunque, aver sempre pazientato per professionalità ieri sera al rimprovero si è alzato e se ne è andato.
Ha fatto benissimo Marco Travaglio a lasciare lo studio del conduttore Santoro che, per proteggere il politico Burlando in evidenti difficoltà nel rapportarsi con la signora in collegamento da Genova come sempre accade ai politici quando si trovano davanti i cittadini senza filtri – Burlando che, insieme al sindaco Doria è stato giudicato persona non gradita al funerale del poveretto morto nell’alluvione al quale i familiari hanno preferito che non partecipassero, anziché tenere botta e sostenere il collega nella tesi descritta benissimo da Marco Travaglio sulle responsabilità politiche delle alluvioni di Genova, ha pensato che fosse più opportuno prendersela col collega.
La questione è più o meno la stessa di quando qualche imbecille viene a fare le scenate nelle bacheche di facebook: le persone civili, educate, quelle che hanno realmente l’intenzione di confrontarsi, di chiedere qualcosa a qualcuno quando hanno qualche problema scrivono in privato, non rovesciano idiozie che le persone non si meritano in piazza per farsi notare e per far parlare di loro.
Michele Santoro è stato scortese, maleducato, ha messo Marco Travaglio in una condizione di inferiorità senza motivo perché lui non aveva offeso proprio nessuno, lo ha zittito, e nel luogo democratico che è Servizio Pubblico di cui si vanta Santoro nel quale hanno parlato tutti: cani, porci e perfino la santanchè, non si zittisce nessuno.

Il fascismo non è una libera espressione del pensiero

Ribadire che c’è una legge se poi non si fa rispettare quella legge, non serve a niente.
Ed ecco perché il fascismo, nel tempo, è diventato una forma di folklore proprio in questo paese che un regime fascista l’ha subito e pagato col sangue. Cominciassero a buttare giù con le ruspe tutto quello che evoca e fa rimpiangere il ventennio del dittatore assassino, e a punire sul serio gli imbecilli, ignoranti e perdenti che pensano che se avesse vinto il fascismo, loro avrebbero avuto un trattamento di riguardo. E Napolitano, al posto di esaltare un fascista mai pentito come Almirante, trovasse altra gente da portare ad esempio di statista.

L’AMACA del 14/09/2014 (Michele Serra)

LA CASSAZIONE fa benissimo, in linea di principio, a ribadire che il saluto romano secondo le leggi di questo Paese è un reato. Ma la linea di principio, nel 2014, si trova qualche milione di chilometri più indietro rispetto alla realtà. Il saluto romano è la norma in quasi tutti gli stadi, nella sua nevrastenica versione ultras (braccio teso che scatta ripetutamente avanti e indietro, come un serramanico impazzito); l’apologia del fascismo ispira una cospicua fetta della cartellonistica romana e più della metà delle scritte murarie della capitale; le formazioni e i partiti neofascisti sono decine, con un ricco assortimento che va dal nazifascismo classico al cattofascismo al punk antisemita alle squadracce omofobe alle birrerie hitleriane agli skinheads con tirapugni,

il tutto validamente shakerato nelle ospitali curve di stadio, fanzinato, bloggato, cliccato, intervistato, ospitato nei talk show, celebrato in festose adunate con svastica, compleanni del Fuhrer, omaggi alla tomba del Duce, best seller sui partigiani cattivi e i repubblichini traditi della storia. L’illusione di poter “fermare i rigurgiti fascisti” oggi che il fascismo è perfettamente presente e operante sulla scena politica e sociale di questo Paese (che, non per caso, lo ha inventato) fa dunque un effetto surreale: un poco come volere impedire una eventuale terza guerra mondiale spedendo una contravvenzione, per raccomandata, ai capi di Stato interessati a farla.

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Cassazione, condanne
per saluto romano

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E, tanto per ribadire il concetto, alle misere testedicazzo ignoranti e perdenti del “perché il pugno chiuso sì e il braccio teso no”, se proprio vi costringono alla spiegazione, dite semplicemente che se oggi possono scarabocchiare le loro stronzate da un computer è grazie al pugno chiuso COMUNISTA che ha contribuito a scrivere quella Costituzione che consente e ha consentito alle testedicazzo, ignoranti e perdenti, di poter ancora pronunciare la parola fascismo.

 La rotatoria di Borgo Sabotino intitolata a Giorgio Almirante. 31 luglio 2014Bene ha fatto la Cassazione a ricordare che in questo paese il fascismo è reato e con esso tutte le sue simbologie; il braccetto teso non è affatto un’espressione folkloristica e innocua come molti erroneamente pensano.
Meno bene, anzi per niente che in questo paese bisogna ancora ribadire che il fascismo è un reato perché nei fatti i reati di apologia e diffusione dell’ideologia criminale di mussolini non sono mai stati puniti.
Anzi, le rappresentazioni che evocano il ventennio sono state legittimate spesso anche da quello stato che dovrebbe contrastarle.
Ad esempio qualche anno fa al funerale di Ajmone Finestra, ex ragazzo di Salò ed ex sindaco di Latina, c’erano dei carabinieri a vegliare sulla salma che era circondata da vessilli fascisti e dai tanti nostalgici in camicia nera che esprimevano il proprio cordoglio proprio col braccio teso e il solito frasario d’antan.
I carabinieri del paese antifascista e dove il fascismo è un reato fanno rispettare la legge, non si prestano agli osceni teatrini.
A Milano ogni anno va regolarmente in scena una manifestazione di nazisti perfettamente autorizzata dall’amministrazione e non succede niente. Giusto per citare due situazioni su tante che spiegano perfettamente perché in Italia il fascismo è quanto mai attuale, altroché la storia del passato.
Il 26 giugno scorso Giorgio Napolitano, presidente della repubblica del paese antifascista ha riconosciuto ad Almirante il ruolo di statista “che ha saputo contrastare impulsi e comportamenti antiparlamentari che tendevano periodicamente ad emergere, dimostrando un convinto rispetto per le istituzioni repubblicane a dimostrazione di un SUPERIORE SENSO dello STATO”. Almirante, quello del giornaletto della razza, della firma sulle condanne a morte in tempo di guerra, quello che ha contribuito a mandare a morire gli ebrei nei lager nazisti ma che, secondo Napolitano, ancora oggi rappresenta un “esempio”.
Almirante che viene ancora citato a sproposito quale alter ego di destra della figura di Enrico Berlinguer cosi come si fa ogni volta che si tenta di paragonare Che Guevara a mussolini.
Come se la diversità la facesse solo l’orientamento politico e non quello che le ideologie hanno rappresentato in questo paese dove non risulta esserci stato nessun regime comunista ma quello fascista sì.
E lo conferma il fatto che, pur essendo vietate per legge tutte le espressioni/manifestazioni che richiamano il fascismo, nei fatti sono perfettamente intrecciate nel tessuto sociale, sono state socialmente accettate in virtù di non si capisce bene quale libertà di espressione, un esempio su tutti quella casapound che viene spacciata per associazione culturale mentre tutti sanno, sappiamo di che si tratta, chi sono i suoi frequentatori abituali.
Perché il problema è sempre lo stesso: in questo paese manca del tutto un’educazione alla libertà di espressione, tutto si nasconde dietro il presunto diritto di poter manifestare qualsiasi pensiero, anche fosse quello violento dell’ideologia fascista e non lo si può vietare pena l’accusa di essere fascisti “al contrario” solo perché si chiede di applicare una legge che c’è ma che per convenienza politica si è sempre fatto finta che non ci fosse. Nel paese normale antifascista nessun mussolini avrebbe mai potuto trovare posto nel parlamento della repubblica antifascista. I conti col passato si chiudono chiudendo col passato, e uno stato serio, che avesse davvero a cuore quella Costituzione che ha messo fuorilegge il fascismo aveva il dovere di contrastare  ogni pericolo per la tenuta democratica di una repubblica nata da una Resistenza Antifascista.  Non si danno altre possibilità a chi sostiene ancora l’ideologia fascista di chi ha combattuto contro l’Italia. E non si intitolano piazze e vie a Giorgio Almirante.
Invece lo stato per mezzi dei governi che si sono succeduti ha taciuto e acconsentito, ha lasciato che la Storia venisse stravolta incentivando e promuovendo quell’ignoranza che devasta, non permette la giusta comprensione dei fatti che hanno riguardato questo paese, affinché si affermasse l’idea che tutto sommato esprimere e manifestare idee fuorilegge, fuori da una repubblica antifascista non fosse poi così pericoloso.
Mentre e invece lo è.
Il fascismo non è un’opinione: è fascismo, ed è un REATO.

Se ci fosse ancora Berlinguer

Sottotitolo: ci vuole solo la gran faccia di culo di questo centrosinistra che ha rinnegato tutto di Berlinguer ad andare in processione blindata a guardare il film su di lui fatto da chi ha finito di spalancare le porte a berlusconi. Quello che in campagna elettorale nemmeno lo nominava, per paura che la gente capisse chi NON doveva votare.
Bravo Uòlter, ipocrita quanto mai. La cosa positiva è che a nessuno – speriamo – verrà mai in mente di fare un film su quando c’erano Veltroni, D’Alema,  Fassino, Letta [jr] e Renzi, in quanto protagonisti di una politica che i posteri seppelliranno non di risate, perché non hanno fatto ridere nessuno, ma con l’opportuno velo pietoso, e anche vergognoso, che si meritano.

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Chissà perché questi nostri statisti democratici i loro bei discorsi sulla pace messa in pericolo da chi si ostina a non voler cedere alle prepotenze della finanza mondiale non li vanno a fare in America, in Cina, in Russia. Lì ci vanno in ginocchio, se ne fottono della pace e del rispetto dei diritti umani, fanno le riverenze ai capi di stato che fanno le guerre, le trascinano per decenni, paesi dove la pena di morte è ancora il sistema per regolare la giustizia. Qui invece, ritrovano tutta la loro verve e una gran voglia di fare chiacchiere che non c’entrano nulla col contesto in cui si trovano.  

E’ vergognoso e intollerabile che nel giorno della commemorazione della strage nazista di Roma si strumentalizzi questa data per fare propaganda a favore di una politica che proprio la pace ha tolto:  quella della sicurezza di un lavoro, di uno stipendio sicuro, di poter essere curate, istruite e di un futuro a svariati milioni di persone.  Roma, medaglia d’oro alla Resistenza ha dato asilo alla feccia fascista e nazista più immonda. E’ questa l’idea di democrazia che piace a molti: una democrazia che prevede il dare ospitalità al gerarca nazista priebke  nella stessa città dove ordinò la strage delle Fosse Ardeatine.
Questo non lo dicono Napolitano né Marino.
Napolitano, invece di scusarsi coi romani e con tutti gli italiani preferisce parlare d’altro, dei rischi dei partiti no euro.

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NAPOLITANO: “UNITA’ DELL’EUROPA ATTACCATA E SCREDITATA”

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La destra in Europa sta facendo quello che la sinistra non vuole più fare. Ovvero, ribellarsi al potere della finanza che schiaccia i lavoratori a beneficio di chi li sfrutta e vuole trarre da loro il massimo vantaggio e guadagno, con la minima spesa. Quel potere economico che è lo stesso che crea le crisi. Perché la crisi non la porta babbo Natale, e non è nemmeno vero che è frutto dello stile di vita dei popoli, la teoria secondo cui la maggior parte della gente ha vissuto al di sopra delle sue possibilità è una leggenda: una menzogna. La crisi economica è il veleno col quale i paesi vengono intossicati scientemente affinché la politica possa prendere quei provvedimenti che in periodi normali sarebbero impossibili perfino da pensare: provvedimenti che servono per dare più potere al potere. E, ogni volta, quei provvedimenti hanno prodotto l’unico risultato possibile che è quello di trascinare i popoli verso l’estremismo di destra. Era successo in Spagna e ora succede in Francia. Ma i segnali c’erano tutti, e le politiche di sinistra e centro sinistra non hanno cercato di essere loro il rifugio e la soluzione, si sono semplicemente adeguate al potere della finanza, hanno partecipato alla messa in pratica dei provvedimenti e del rigore salvo poi accusare di populismo chi a tutto questo si ribella.

Caricare i popoli di un debito che non hanno prodotto dovrebbe essere considerato un crimine contro l’umanità. E chiunque agisca in questa direzione meriterebbe il giudizio del popolo.

Il centrosinistra italiano oggi terrorizzato dai venti di destra come mai non ha dimostrato di esserlo anche quando il monarca anziano ha costruito non uno ma tre governi a sua immagine e somiglianza, quelli delle larghe intese che gli piacciono tanto dentro ai quali c’è anche la destra?  In parlamento meglio il pdl dei 5stelle, diceva Letta nipote due estati fa. Della situazione attuale è molto più responsabile una sinistra in Italia sempre precaria ma negli ultimi vent’anni proprio sparita. Non si ricorda una sola iniziativa politica, un progetto di sinistra  vero, significativo e che abbia migliorato le condizioni dei cittadini portato a termine in tutto questo tempo.  Quando la politica dimostra di non volersi riformare anche dal suo interno, perché non bastiamo noi, ci vuole anche la volontà dei professionisti della politica per migliorarsi, ad esempio cacciando i disonesti, gli incapaci, gli indagati, quando i partiti di sinistra e centrosinistra per prendere i voti assumono le sembianze e agiscono come quelli di destra e centrodestra invece di contrastare la politica avversa alle necessità e alle esigenze della gente poi può succedere, succede, anzi, che gli elettori alle imitazioni preferiscano l’originale. 

 

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Ruby, Cassazione assolve pm Fiorillo e condanna il Csm: “Doveva difendersi”

 
 Annullata con rinvio la sanzione inflitta al magistrato minorile. Secondo gli ermellini fu diffamata dell’allora ministro Maroni che dichiarò che era stata lei ad affidare la marocchina alla Minetti
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La Cassazione che ha assolto Anna Maria Fiorillo dall’accusa di “violazione del riserbo” nel merito della vicenda di Ruby ha detto: “la verità mediatica si fissa nella memoria collettiva”, ovvero, quando qualcosa si dice, si ripete, si scrive sui giornali diventa un fatto vero, realmente accaduto. 
La stessa teoria di goebbels, il ministro della propaganda nazista, il quale usava dire che basta ripetere la stessa cosa tante volte affinché diventi la verità. E quando la verità viene negata tutto viene distorto, anche l’immagine della politica agli occhi della gente che va a votare. Quando sono le istituzioni stesse che fanno apparire onesto il delinquente è difficile poi che la gente possa avere un’opinione che rispecchia il più possibile la figura reale del politico.
Se questo fosse un paese normale oggi maroni dovrebbe rispondere di diffamazione aggravata nei confronti della Dottoressa Fiorillo, ma siccome siamo in Italia non succederà, e nessun presidente sempre pronto a bacchettare e fare le ramanzine ai giudici dirà mezza parola di condanna ai diffamatori di giudici.
La vicenda della PM Fiorillo ribadisce e conferma, semmai ce ne fosse ancora bisogno quanto le nostre istituzioni abbiano sempre agito in contrasto a quelli che sono i loro doveri, a favore dei loro pari anche [soprattutto] quando hanno violato la legge e non invece, come dovrebbe essere, della verità.
Il politico indagato non si manda via né si dimette perché come c’insegna anche Maria Elena  Boschi non basta l’avviso di garanzia per chiedergli di farsi da parte [qui, in verità, non basta nemmeno una condanna definitiva ma come dicono quelli bravi, tant’è]. I giudici invece possono essere tranquillamente infamati e diffamati dai politici, anche quelli indagati, inquisiti e condannati, possono essere fatti oggetto di provvedimenti disciplinari ingiusti dai loro superiori per colpa della politica serva, bugiarda, disonesta e dopo non succede niente, nemmeno in quel caso si pretende che il politico che infama e diffama risponda del suo operato così come è toccato al giudice per colpa sua.

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Italia contro resto del mondo
Marco Travaglio, 25 marzo

Ormai è un complotto planetario. Ogni notizia dall’estero sembra fatta apposta per renderci ridicoli, ancor più di quanto già non siamo. Ricordate le geremiadi dei politici italiani e dei giornalisti e commentatori al seguito contro il vizio dei nostri magistrati di intercettarli (peraltro su telefoni di altri, perlopiù delinquenti loro amici) e contro il malvezzo dei giornali di pubblicare le loro conversazioni? “Siamo il paese più intercettato del mondo, l’unico che spia i politici e li sbatte in prima pagina violandone l’immunità e la privacy”. Anche le recenti cronache politico-giudiziarie francesi si incaricano di smentirli: Nicolas Sarkozy è stato intercettato, prima da un collaboratore poi dai magistrati di cui lui tentava di spiare le mosse, e la stampa francese ha pubblicato tutto. E, mentre qui ferve il dibattito sulla candidabilità dell’incandidabile B. e sull’ideona di infilare il suo nome in lista o almeno nel logo di Forza Italia, e ancora si discute sulla legge Severino che l’ha fatto decadere da senatore dopo la condanna per frode fiscale, dall’Inghilterra giunge notizia che la Football League (sorella britannica della Federcalcio) respinge al mittente Massimo Cellino, il presidente del Cagliari che voleva acquistare il Leeds. Motivo: ha una condanna in primo grado per evasione fiscale. Nulla a che vedere con lo sport: l’imprenditore sardo è stato appena giudicato colpevole – non ancora in via definitiva – del mancato pagamento di 400 mila euro di tasse su uno yacht acquistato negli Usa e portato in Italia, e sanzionato con 600 mila euro di multa e con il sequestro dell’imbarcazione. Senza contare le vicende giudiziarie per una vecchia truffa tentata ai danni del ministero dell’Agricoltura; i 15 mesi di pena per il falso in bilancio del Cagliari; e i mesi di carcere per peculato e falso nello scandalo dello stadio Is Arenas. Tutte vicende che, in Italia, fanno curriculum per diventare presidenti di club pallonari (vero Abete, Carraro, Pescante?) e sono ottimi viatici per la carriera imprenditoriale, finanziaria e politica: c’è chi da noi, per molto peggio, è diventato onorevole, ministro, premier. Tanto basta invece, secondo i parametri etici della Federcalcio inglese, per giudicare Cellino “un disonesto” e tenerlo a debita distanza dallo sport. A Londra, anche per acquistare più del 30% di una società di calcio bisogna superare il test di idoneità Fit and proper. Gli stessi parametri hanno indotto il board del Bayern Monaco a chiedere le dimissioni del presidente e campione del mondo Uli Hoeness, che peraltro se n’è andato subito dopo la condanna in primo grado per frode fiscale, rinunciando all’appello e alla presunzione di non colpevolezza. E stiamo parlando di società private. Figurarsi quali standard di moralità e di legalità sono richiesti a un cittadino per ascendere a cariche pubbliche o addirittura elettive o governative. Non è solo una questione di regole: è il comune sentire della stragrande maggioranza della popolazione. Persino i tifosi del Leeds, letto il curriculum penale di Cellino, hanno manifestato la loro contrarietà ad averlo come presidente: il 4 marzo si sono presentati allo stadio londinese Ellan Road travestiti da mafiosi. Perciò all’estero ridono di noi, anche se a rappresentarci c’è il giovane Renzi al posto delle vecchie pantegane. E perciò l’establishment italiota non riesce a capacitarsi di quel discredito, attribuendolo a un inesistente sentimento anti-italiano. Non basta sostituire la faccia del premier, quando poi al governo siedono i soliti indagati e imputati, giustificati con i consueti gargarismi del “garantismo” e della “presunzione di innocenza”. O ci allineiamo agli standard etici d’Europa, colmando il vero spread che ci separa dai partner e piantandola di fare i furbi, o qualunque rappresentante italiano varchi la cinta daziaria, fosse anche il più virtuoso, sarà accolto dai soliti risolini. C’è, naturalmente, anche una terza via: andare in Europa e convincere tutti gli altri che abbiamo ragione noi e ha torto il resto del mondo. Ma – consiglio non richiesto – sarebbe meglio evitare.

 

Meglio tardi che mai: sicuro?

Diaz, Cassazione: «discredito sull’Italia agli occhi del mondo intero»

Mauro Biani

Riepilogo, per non dimenticare:  a capo del governo c’era berlusconi, al ministero dell’interno scajola [forse già a sua insaputa], c’erano la russa, fini, il regista, e gasparri che invocavano punizioni esemplari. I mandanti sono sempre gli stessi, cambiano nome ma non ruolo; da Portella della Ginestra alle stragi  neofasciste passando per le brigate rosse, al tentativo di golpe, servizi deviati al soldo del neofascismo e della mafia, la solita gente impunita fino ai giorni nostri.

La notte della Repubblica bis, targata berlusconi, durante la quale lo stato ha usato violenza a gente incolpevole, che dormiva, non ha difeso lo stato da pericolosi terroristi.

Essere un funzionario di polizia in Italia è un privilegio, perché si può tranquillamente tradire lo stato [di diritto?] che si rappresenta massacrando, ammazzando gente a calci e manganellate ed essere giudicati poi secondo la legge di uno stato di diritto.
Non finiremo mai di ringraziare mastella e l’indulto da lui voluto per fare un favore a berlusconi mentre era ministro col governo Prodi, che non si oppose,  decretando di fatto la morte del suo governo, e anche chi in tutti questi anni si è opposto affinché non si istituisse il reato di tortura, visto che la prescrizione ai macellai di stato è scattata proprio sul reato di lesioni e in assenza di quell’indulto molte sentenze avrebbero avuto tutt’altri esiti.

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Nel paese dove la giustizia uguale per tutt* è diventata ormai un’utopia quanto l’uguaglianza che mette quei tutt* allo stesso livello anche per quanto attiene alla giustizia, entrambe ordinate dalla Costituzione e dunque non opzionali ma obbligatorie, il ministro della giustizia  pensa a dei provvedimenti di facciata per salvare la sua faccia e la sua credibilità che lei stessa ha messo in discussione quando, da ministro, si attivò per accelerare i tempi della concessione degli arresti domiciliari all’amica di famiglia Ligresti.  Compito dello stato è – sempre per Costituzione – garantire  i diritti, fra i quali esiste anche quello della restituzione della giustizia a chi ne è stato privato, in special modo con la violenza. In Italia questo non succede  mai quando a commettere violenza e delitti sono i funzionari dello stato, ai quali viene riservato un trattamento diverso concedendo loro una corsia preferenziale anziché agire nei loro riguardi con maggior severità proprio perché rappresentano lo stato. 

G8 Genova, 3 poliziotti ai domiciliari 13 anni dopo. Agnoletto: “Ora le scuse”

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E furono tutti prescritti e contenti

15 giugno 2013

“Dice Amnesty International, che definì le violenze al G8 “la più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la Seconda Guerra Mondiale”: “la Cassazione ha ribadito in modo definitivo che a Bolzaneto furono commesse gravi violazioni dei diritti umani, che la sentenza di ieri conferma le responsabilità della maggior parte degli imputati, ma la prescrizione comporta la sostanziale impunità per molti di loro”. E dice anche che da parte dello stato non c’è stata nessuna assunzione di responsabilità nel merito delle violenze.

La mancanza di una legge contro la tortura è una questione politica che la politica non ha nessuna intenzione di risolvere.

Molte sentenze a carico di funzionari dello stato hanno ammesso che quei funzionari in varie occasioni non hanno affatto tutelato l’ordine pubblico ma, al contrario, hanno contribuito in modo violento al disordine però non si possono punire perché [casualmente? eppure è l’Europa che ce lo chiede] manca il reato.

Le sentenze non si discutono? ma per favore”.

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Siamo ridotti talmente male che per festeggiare il compimento della giustizia basta che un processo si concluda con una sentenza. 
Quale che sia. 
Andò così per Federico Aldrovandi nonostante la non condanna dei quattro poliziotti che lo pestarono fino a spaccargli il cuore e a cui lo stato ha avuto la premura di mantenergli il posto di lavoro. 
E’ andata così per silvio berlusconi anche se non risulta nessuna applicazione della sentenza che lo ha condannato e nemmeno se ne parla per adesso, tanto abbiamo tempo: tutta la vita davanti, che problema c’è? 
E anche ora, dopo la non condanna di tre dei responsabili dei massacri di Genova al G8 c’è chi pensa che “giustizia” sia stata fatta. 
Dopo 13 anni, le promozioni in carriera dei vertici della polizia di stato fra cui i “condannati” di ieri, gli insulti a Carlo Giuliani, i non risarcimenti alle vittime della “più grave sospensione della democrazia dopo la seconda guerra mondiale” ordinata e voluta dalla politica ed eseguita dal braccio violento e infame del potere.

 

“Non voltiamo pagina. Per voltarla serve chiarezza su cosa è successo intorno a piazza Alimonda. E poi, ricordiamocelo tutti e con buona pace del giudice Caselli, se i nemici dell’economia imperante al G8 erano tutti quei ragazzi che gridavano ‘un altro mondo è possibile’, oggi i nemici dell’economia imperante sono i ragazzi della Val di Susa. Li caricano come allora e loro, come allora, chiedono giustizia. Attenzione a non girarci dall’altra parte, ancora una volta”. [Don Andrea Gallo, prete del Marciapiede]

Italia: un paese a misura di delinquente

Ormai è chiaro a tutti, spero, per quali “urgenze” stia passando la risoluzione della crisi, quali siano gli obiettivi del governo Letta [ma si legge Napolitano] voluto con viva e vibrante soddisfazione per tirare fuori l’Italia dai guai, non gli italiani criminali dalle galere.

Mi chiedevo se in un paese economicamente a pezzi le questioni inderogabili abbiano a che fare sempre con la giustizia e coi tentativi di rendere più complicato l’iter processuale e arrivare ad una sentenza in tempi ragionevolmente umani. 

Iniziative che partono da lontano e che ciclicamente vengono ripresentate da tutti i governi sotto forma di qualsiasi cosa definite pomposamente “riforme” ma che sono invece i soliti miserabili tentativi di trasformare sempre di più la giustizia in una questione di élite, i reati una roba per ricchi e potenti. 

Stavolta invece per addolcire la pillola si sta pensando di agevolare anche i neofiti del crimine, quelli al primo reato. 
Una sorta di iniziazione, di benvenuto nella delinquenza.

Tentativi in parte, una buona parte peraltro, già centrati se un condannato per frode fiscale cinque mesi fa può ancora godere di una libertà che non gli spetta solo perché si chiama silvio berlusconi: dubito che la stessa sorte l’avrei avuta io che ho la fortuna di non chiamarmi berlusconi. 

Mi chiedevo se nei paesi normali la politica e i governi siano sempre indaffarati a riformare la giustizia, se il primo problema di tutti i paesi civili specialmente in questo periodo di crisi mondiale sia quello di rendere più semplice la possibilità di commettere reati e farla franca.

Se qualcuno si domandasse ancora perché vengono tutti qui anche a delinquere la spiegazione è facile facile: perché qui è possibile quello che altrove non lo è. Perché a furia di rendere la vita facile ai criminali “eccellenti” anche tutti gli altri poi, a cascata, usufruiscono delle agevolazioni. L’Italia non è un paese per persone oneste, è il paese dove si tiene molto in considerazione  la sorte dei carnefici, mai quella delle vittime. E’ il paese delle stragi impunite, dei premi ai serial killer.E’ il paese dove un boss della mafia può dare disposizioni dal carcere, far sapere che c’è un giudice che gli dà fastidio e che deve morire.

Snellire la giustizia non significa annullarla a beneficio dei potenti delinquenti, vuol dire fare in modo che quale che sia l’esito di una sentenza ci si possa arrivare in un tempo giusto: per il colpevole e per chi è stato danneggiato. Appunto si chiama giustizia, perché dovrebbe essere giusta per tutti.

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Custodia cautelare, ipotesi di riforma
Decidono 3 giudici e ascolto preventivo

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CON LO SVUOTA-CARCERI LA GALERA NON FA PIÙ PAURA AI DELINQUENTI (Bruno Tinti)

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NIENTE PIÙ MANETTE A SORPRESA PERFINO PER GLI ASSASSINI (Valeria Pacelli)

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Liberi tutti
Marco Travaglio, 29 dicembre

Provate a indovinare: qual è per il governo la prima emergenza della giustizia dopo i troppi condannati che finiscono in carcere? Non ci arriverete mai, ci vuole un aiutino: la prima emergenza della giustizia in Italia dopo i troppi condannati che finiscono in carcere sono i troppi arrestati che finiscono in carcere. Quindi, dopo il decreto svuota-carceri, ci vuole una bella legge anti-arresti. Vi sta provvedendo la ministra Cancellieri, coadiuvata da un’apposita commissione presieduta da Giovanni Canzio, il presidente della Corte d’appello di Milano che nel febbraio 2012 impiegò un mese per respingere la ricusazione dei giudici del processo Mills, regalando così a B. la sua ottava prescrizione. Insomma l’uomo giusto al posto giusto per una giustizia più rapida ed efficiente.Il disegno di legge infatti è comicamente dedicato alla “velocizzazione del processo penale” e prevede alcune novità strepitose. La prima è l’obbligo per il giudice di interrogare l’indagato prima di arrestarlo: oggi infatti capita che alcuni candidati all’arresto, non sapendo di essere nel mirino dei magistrati, si facciano trovare in casa al momento del blitz e dunque finiscano sventuratamente in manette. Il governo ritiene che ciò non sia sportivo: l’arrestando dovrà essere preavvertito col dovuto anticipo della prava intenzione dei giudici, convocato per l’interrogatorio e ivi informato dettagliatamente dei sospetti che gravano sul suo capo: così, ove ritenesse ingiusto il proprio arresto, avrà modo di dileguarsi per tempo. 

La seconda ideona è quella di affidare la decisione sulle richieste di cattura dei pm a un collegio di tre giudici. Oggi se ne occupa uno solo, il gip, anche perché poi l’arrestato può ricorrere al Tribunale del Riesame (tre giudici) e, se gli va buca, alla Cassazione (5 giudici). Ma, per il governo, un pm e 9 giudici non bastano ancora. Dunque ciò che oggi fa uno solo domani lo faranno in tre, così si spera che litighino fra loro e lascino perdere. L’effetto accelerante di una simile norma non può sfuggire. Naturalmente nei tribunali più piccoli sarà difficile trovare tre giudici liberi, o non incompatibili per essersi già occupati di vicende affini: così molte catture non si faranno più o andranno alle calende greche. Il ddl governativo parla di sopprimere i tribunali del Riesame, che però oggi intervengono in seconda battuta ed esaminano un numero molto inferiore di casi (e quando il sospettato è già stato assicurato alla giustizia). In ogni caso si fa presto ad aggiungere un ente, mentre è molto complicato sopprimerne uno (vedi l’accrocco fra regioni e province). Terza novità: niente più limiti al colloquio nei primi cinque giorni fra l’arrestato e il difensore (salvo per mafia e terrorismo). È una norma di elementare buonsenso per evitare che l’arrestato, prima dell’interrogatorio, venga istruito a tacere o a mentire secondo un copione prestabilito. Ora invece sarà un gioco da ragazzi per l’avvocato “formattare” l’arrestato per dettargli le cose da dire e quelle da non dire, i complici da inguaiare e i mandanti da salvare, specie nei processi di corruzione e criminalità finanziaria, dove spesso il difensore rappresenta non solo il singolo, ma l’intera organizzazione criminale. 

L’ultima genialata è l’idea di escludere dal giudizio abbreviato le parti civili, che per il risarcimento dei danni dovranno avviare una separata causa civile, costosissima e lunghissima. Così le vittime di delitti gravissimi (l’abbreviato è previsto persino per l’omicidio) saranno escluse da molti processi: un capolavoro.

Ma non basta ancora, perché il ddl governativo verrà integrato con la legge anti-manette Ferranti & C. appena varata in commissione Giustizia. Questa fra l’altro – come spiega Valeria Pacelli a pagina 8 – rende praticamente impossibile arrestare gli incensurati. Che non sono soltanto i delinquenti alla prima impresa, ma anche quelli rimasti impuniti e beccati per la prima volta. A questo punto manca soltanto un codicillo: l’arresto obbligatorio, per manifesta pericolosità sociale, del pm che chiede un arresto. In galera.

Truffatori, con viva & vibrante soddisfazione

L’avvocato Aldo Bozzi ha seppellito il Porcellum in punta di diritto. Con altri venticinque cittadini, il nipote dell’omonimo leader liberale ha scardinato il sistema elettorale più impopolare della storia repubblicana. Fino al trionfo.

«SEPPELLIRE LA PORCATA MI È COSTATO DIECIMILA EURO» 

Auguriamo lunga vita ai magistrati.
Senza il loro intervento, necessario, non ho idea di quello che sarebbe questo paese da sempre nelle mani di perfetti incapaci, e in più disonesti fino al midollo ai quali serve sempre l’insegnante di sostegno e poi si lamentano pure perché i giudici interferiscono nella politica.
Ma dove doveva andare, se non verso il giusto fallimento, un paese dove si affida la responsabilità di fare la legge elettorale a calderoli? 
Se il parlamento fosse un’azienda oggi tutti i dipendenti troverebbero la lettera di licenziamento sulla loro scrivania. Ci sono voluti otto anni e l’impegno CIVILE di un privato cittadino per stabilire l’illegittimità della legge denominata porcata dal suo stesso ideatore che per primo oggi si meraviglia che la questione sia stata trascinata fino ad oggi: sono soddisfazioni. Una cosa che tutti sapevano ma che faceva molto comodo che restasse com’era. Leggi, finanziarie, provvedimenti “eccezionali”, leggi ad personam a tutela di un delinquente pregiudicato regolarmente firmate dal presidente illegittimo: tutto fuorilegge, illegale. Una truffa a getto continuo spacciata per esercizio della democrazia.

La sentenza che dichiara illegale e illegittima la legge elettorale è stata possibile solo grazie a quella Costituzione sulla quale un parlamento di abusivi ha già messo le mani. 

Questa sentenza ha restituito in parte la sovranità al popolo scippata da un manipolo di gente voluta da nessuno ma che si è messa in testa di modificare il paese di tutti a sua immagine e somiglianza, quelle di chi agisce nell’illegalità e di conseguenza costringe noi a vivere secondo la sua idea di illegalità. 

Chi in tutto questo tempo ha parlato di oligarchia, di regime, di dittatura mascherata, di azioni al limite del colpo di stato è stato bollato come populista, demagogo, antistato e qualunquista anche dal presidente della repubblica clandestino, illegittimo, quello che non aveva sentito il “boom”e ha continuato a fare finta di niente, a non vedere un paese stanco di una politica chiusa nel fortino che di tutto si interessa fuorché della politica, che ha firmato una legge illegittima che chiede, pretende anzi, riforme a tutto tondo, compresa quella della Costituzione, senza nessuna autorità per poterlo fare.


I FUORILEGGE – Marco Travaglio, 5 dicembre

Volete prima la notizia buona o quella cattiva? Ma sì, dài, cominciamo con quella buona: nell’ottavo compleanno del Porcellum, voluto nel dicembre 2005 dall’Udc di Casini, scritto da Calderoli, approvato da tutto il centrodestra e poi conservato anche dal centrosinistra, la Corte costituzionale ha finalmente stabilito che quella legge non è soltanto una porcata: è anche incostituzionale in almeno due punti, il premio di maggioranza del 55% dei seggi alla Camera per la coalizione più votata (senz’alcun tetto) e le liste bloccate con i candidati nominati dai partiti. Ne discende che sono, se non giuridicamente, almeno moralmente incostituzionali tutti i parlamenti eletti con quel sistema: quello del 2006 (maggioranza Unione), quello del 2008 (maggioranza Pdl-Lega) e soprattutto quello attuale, uscito dalle elezioni del 24-25 febbraio.

Dunque sono incostituzionali anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, rieletto dai parlamentari incostituzionali, e con molti più voti del dovuto (quelli dei deputati Pd-Sel eletti dal premio di maggioranza ora cassato). E lo è anche il governo di Letta jr., che a Montecitorio gode di una vasta maggioranza dopata da quel premio ora caduto: decenza vorrebbe che i deputati in sovrappiù decadessero e andassero a casa. Insomma, tutto il sistema è fuorilegge. E, se avesse un minimo di dignità, procederebbe a una rapida eutanasia per riportarci al più presto alle urne con una legge elettorale finalmente legittima: una nuova, se mai riusciranno a trovare uno straccio di accordo (che sarebbe comunque frutto di un Parlamento illegittimo); o quella disegnata ieri dalla Corte con una sentenza formalmente “caducatoria” (cancella premio e liste bloccate), ma sostanzialmente “additiva” e “paralegislativa” (disegna un sistema elettorale alternativo al Porcellum, che sarà valido al deposito delle motivazioni, visto che il Paese non può restare senza legge elettorale neppure un istante).

Naturalmente lo sapevano tutti che il Porcellum era incostituzionale. Ma si comportavano come se fosse legittimo. Fino alla suprema protervia di pretendere, dal Colle in giù, che un Parlamento e un governo porcellizzati riscrivessero la Costituzione. Con la complicità di decine di presunti “saggi”, anch’essi incostituzionali per contagio, che hanno screditato se stessi e l’intera categoria prestandosi alla controriforma. Ora almeno quella minaccia pare sventata. Ma sia chiaro che qualunque altra “riforma” (tipo quella della giustizia) sarebbe viziata dallo stesso peccato originale: quindi si spera che lorsignori ci risparmino altre porcate.

La cattiva notizia è che, a causa dell’insipienza dei partiti e del loro Lord Protettore e Imbalsamatore, la Consulta riporta le lancette dell’orologio indietro di vent’anni, riesumando l’ultima legge elettorale della Prima Repubblica: quella con cui si votò nel 1992, il proporzionale puro con preferenza unica (a parte lo sbarramento al 4% per l’accesso alla Camera e all’8 per l’accesso al Senato dei partiti non coalizzati). Quella sonoramente bocciata dall’82,7% degli italiani il 18-19 aprile ’93 nel referendum di Segni&C. che introdusse il maggioritario (poi in parte recepito e in parte no dal “Mattarellum”).

Le forbici della Consulta proprio questo fanno: trasformano il Porcellum da legge maggioritaria in legge proporzionale spianando la strada ai nemici del bipolarismo. Napolitano, Letta, Alfano e Casini in testa: i nostalgici dei governi che non nascevano delle urne, ma dagli accordi aumma aumma nelle segrete stanze dei partiti e del Quirinale. Se, come dicono, Renzi e i 5Stelle vogliono difendere il bipolarismo (“Morto il nano, ce la giocheremo noi e il Pd, e ne resterà solo uno”, tuonava Grillo), possono rendere un grande servigio al Paese: scrivendo insieme una nuova legge elettorale, col ritorno al Mattarellum o col doppio turno alla francese, che salvi il bipolarismo. Se invece ci faranno votare con la legge della Consulta, ci condanneranno a un futuro terrificante: quello dell’Inciucio Eterno.

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Rinnovo l’invito: qualcuno ci invada

Sottotitolo: un ringraziamento speciale a Marco Travaglio e Andrea Scanzi che continuano praticamente ogni giorno a spiegarci la chiave di lettura delle dinamiche dei talk show nonostante e malgrado sia una fatica ed un dispendio di energie abbastanza inutile nel paese dove tutti sapevano e sanno tutto e non c’è bisogno di nessuno che lo spieghi. Forse è per questo che l’Italia è ridotta ai minimi termini: perché tutti sapevano e hanno agito di conseguenza, politica e istituzioni comprese.

Questo è il paese dove  si fanno le pulci a chi almeno ha il coraggio di dire le cose come sono. Troppo facile così. E troppo facile anche accusare di filogrillismo chi condivide l’ovvio e il pertinente. Persona più libera di me politicamente non c’è, dicevo e scrivevo in tempi molto meno sospetti di questo che non bisogna innamorarsi della politica, bisogna vigilarla a vista, non prendere le difese di gente che ha la possibilità di mandare la digos a casa di chiunque, anche dei cittadini onesti, quando vuole.

Quando ho iniziato ad interessarmi della politica l’ho fatto per difendermi, non per diventare come quelli che la fanno e quelli che sostengono chi l’ha ridotta così male.

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LA PUTTANATA  – Marco Travaglio, 11 settembre 

IMPERVERSA IL FUNARISMO 2.0 E I TALK POLITICI DIVENTANO POLLAI  – Andrea Scanzi, 11 settembre

AGLI ORDINI DEL COLLE  Antonio Padellaro, 11 settembre

NAPOLITANO CHIEDE UNITÀ, IL PD SI ADEGUA E SALVA B. Fabrizio d’Esposito, 11 settembre

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Per tutti quelli che “se i 5 stelle avessero fatto altre scelte”, tipo l’accordo con chi non ha trovato disdicevole l’alleanza col partito del delinquente dopo averlo sostenuto in modo più o meno occulto per una ventina d’anni.
I 5 stelle sono stati gli unici a mantenere una certa coerenza, tutti gli altri l’hanno svenduta per il bene della pacificazione nazionale dunque di berlusconi, e non bisogna aver votato il MoVimento per ammetterlo. Ora che ve/ce lo hanno detto in tutte lingue del mondo, potreste per favore smetterla di ravanare sempre in un torbido che non c’è?

Producono il caos, poi lo usano. Alessandro Gilioli, 11 settembre

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Tutto sommato gli eventi “politici” di queste ore aiutano ad inquadrare meglio la situazione nel suo complesso.

Aiutano a difendersi da quelli che vogliono fare la morale a chi incrocia il suo pensiero, e le sue opinioni, talvolta o più spesso condividendo entrambi con quello che esprimono i deputati 5 stelle di fronte alla presidente della camera che trova ingiurioso chiamare i ladri, ladri, ripetendo l’invito a “non offendere”per ben tre volte, forse per convincersene lei per prima. 

A questi, quelli che “con Di Pietro mai”, e “con Grillo mai” andrebbe risposto, come dice il mio amico Andrea, che sono alleati stretti stretti con la destra più fascista e negazionista che abbia mai occupato il parlamento dopo il ventennio di mussolini il quale, secondo il noto pregiudicato, non ammazzava nessuno, mandava la gente in vacanza e qualcosa di buono l’ha fatto anche lui.
E dovrebbe forse bastare per zittirli e farli vergognare, magari in segreto.

Aiutano a non sentirsi troppo colpevoli per tutte le volte in cui per sfinimento un po’ tutti abbiamo detto o pensato che, alla fine, “sono tutti uguali” perché nei fatti lo sono, perché se non lo fossero stati non saremmo mai arrivati fino a qui, a dover assistere allibiti, attoniti, nauseati ad uno spettacolo indegno: quello di una politica e di un presidente della repubblica che stanno facendo l’impossibile e l’inenarrabile per annullare la sentenza che ha condannato berlusconi, non saremmo qui a discutere di un parlamento che, esclusi i nuovi inquilini, quei maleducati che chiamano ladri i ladri non può, non sa, non vuole liberarsi dell’intruso delinquente. Perché se non lo sono nelle azioni lo sono eccome nei principi, se non fosse così berlusconi stamattina sarebbe fuori dal parlamento, se invece questo fosse stato un paese normale non ci sarebbe mai nemmeno entrato. 

E quello che non si può sopportare è il tentativo di  mettere il sigillo dello stato, della democrazia su questa operazione disgustosa, eversiva che è quella di sottrarre un delinquente dalle sue responsabilità penali, cosa che non si potrebbe fare perché non è giusto né legittimo fare nei confronti di nessun altro cittadino, qualcosa che in nessun paese definito normale, civile e democratico davvero sarebbe mai potuta accadere.

Puttanate

 Dire che un pregiudicato delinquente – perché lo ha detto una sentenza di un tribunale dopo un processo durato undici anni condannandolo in via definitiva per i suoi reati –  è un pregiudicato delinquente secondo la nota principessa del foro Casellati è maleducazione. E come lo chiamano quelli del partito dell’ammmòre uno che ha  rubato allo stato: berlusconi?

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Pdl, Casellati vs Travaglio: “Maleducato. O va via lui o me ne vado io”

“Berlusconi è stato condannato per quei 7,3 milioni di euro di evasione fiscale, che sono l’ultima parte superstite di una montagna di evasione che ammonta a oltre 300 milioni di euro”. La discussione deflagra quando viene affrontato il tema delle società off-shore e il giornalista viene nuovamente interrotto dalla furia verbale della parlamentare. “Io chiudo qui” – si sfoga Travaglio, rivolgendosi alla Gruber – “è assolutamente impossibile in un collegamento riuscire a finire una sola frase e interloquire con le puttanate che dice questa signora“. “Vado via io” – sbotta la Casellati – “lei è una persona maleducata. Una persona che si permette di dire questo è bene che se ne vada. O va via lui o me ne vado io. E’ una mancanza di rispetto”. La conduttrice riesce a sedare il match, che riprende nuovamente alle battute finali del programma. La Casellati rende il suo ennesimo tributo al Cavaliere: “Camminando per strada, incontro le persone e tutti sperano che Berlusconi resti a continuare la sua attività politica per il rilancio economico del Paese“. E attacca Travaglio, che definisce il leader del Pdl “pregiudicato delinquente”: “Lei è un vero signore, un vero gentleman”

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La contesa Sermonti-Scalfari su: “In piazza contro l’orrore morale” o no?di Vittorio Sermonti e Eugenio Scalfari

Eugenio Scalfari: “Nella lettera di Sermonti a Napolitano una mancanza di realismo estremamente pericolosa”. Vittorio Sermonti: “E’ la testimonianza di un orrore morale (e culturale) che mi auguro e immagino tu stesso condivida”. 
SONDAGGIO Sei d’accordo con Sermonti o Scalfari?

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Secondo il “laico opinionista” Scalfari mantenere in sella questo governo val bene concedere a berlusconi di violentare la Costituzione e rendere inutile, nulla al pari della peggiore delle menzogne proprio nei fatti oltre che in quelle che sono molto più di ipotesi da barzelletta, quella frase che campeggia in tutti i tribunali della repubblica italiana che dice che “la legge è uguale per tutti”. 
A Scalfari dunque va benissimo che in questo paese chi ha soldi e potere possa beffare la legge come quando e quanto vuole in virtù di una non meglio precisata sicurezza nazionale che verrebbe pregiudicata senza i noti pezzi da novanta che compongono il governo delle larghe intese.

Scalfari si augura che questo governo vada avanti niente meno fino al 2015 probabilmente perché non è un suo problema, così come non lo è  per Napolitano che data l’età il 2015 potrebbero non vederlo nemmeno ma pensano e agiscono in maniera tale che lo scempio di democrazia che entrambi sostengono con tutte le loro forze debba proseguire per farne godere a chi ci sarà dopo di loro. 

La gente come Napolitano e Scalfari non si accontenta di mettere a rischio il presente: sostenere la teoria – e agire di conseguenza – che un delinquente possa continuare a vivere da persona libera perché è lui, berlusconi, e non un altro significa non ridicolizzare ma proprio vomitare su quella Carta in cui c’è scritto altro, vuole rendere pericoloso anche quel futuro che non vedrà mai, creare il precedente secondo il quale non importa se uno che con la politica non c’entrava niente per legge abbia avuto invece possibilità di stravolgere la vita politica e sociale italiana, non importa se nel suo percorso di vita abbia commesso dei reati proprio a danno di quello stato che Napolitano e Scalfari dicono di voler difendere, secondo l’esimio fondatore di largo Fochetti tutto questo si può, anzi, si deve perdonare, condonare con un colpo di spugna perché “il governo deve andare avanti per il bene del paese”.

Dove, e quale sarebbe il bene, a queste condizioni, non è dato sapere.

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Sacrifici umani
Marco Travaglio, 10 settembre

Non c’era miglior modo per solennizzare l’anniversario dell’8 settembre ’43, simbolo dell’Italia voltagabbana e opportunista: se 70 anni fa Real Casa e Badoglio si giocarono la faccia e il futuro con l’armistizio, il cambio di alleanza e l’immortale annuncio “la guerra continua”, ovviamente dalla parte opposta, anche oggi è tempo di sacrifici umani per garantire l’agognata “pacificazione”. Non più fra italiani e angloamericani, ma fra guardie e ladri. L’altro giorno Sallusti ha sferrato sul Giornale un attacco suicida a Napolitano che lo salvò dagli arresti forzando le regole e le prassi, mentre con B. ancora non l’ha fatto. Ieri un altro kamikaze, Fedele Confalonieri, ha tentato di farsi esplodere sul Senato con un’intervista al sito di Magna Carta ripreso dal Pornale: “La prova che la condanna di B. è aberrante è che io, che sono quello che firma i bilanci Mediaset, sono stato assolto”. Ecco di cosa avranno parlato lui e Napolitano, nell’amorevole colloquio dell’altro giorno. Naturalmente il disperato tentativo di immolarsi per l’amico Silvio è a costo zero (essendo già stato assolto, non può più essere riprocessato per lo stesso reato: ne bis in idem).

E addirittura controproducente: l’assoluzione di Confalonieri al processo Mediaset rafforza la condanna di B. e dimostra che i giudici non condannano alcuno perché “non poteva non sapere” (“È fortemente plausibile” – scrive la Corte d’appello – che Confalonieri, per le sue cariche aziendali e la vicinanza a B. “fosse a conoscenza della frode e, violando i suoi precisi doveri, nulla abbia fatto” per fermarla; ma ciò non basta a condannarlo). Non per questo il gesto del fedele Fidel è meno encomiabile e commovente. Il novello Salvo d’Acquisto carica sulle sue spalle le colpe di Silvio (“prendete me”), subentrando nel ruolo di scudo umano a Paolo B., ormai inservibile dopo varie assoluzioni dai reati che invano confessava per conto del fratello finendo in galera al posto suo. Alla nobile gara di solidarietà partecipa anche il pm veneziano Carlo Nordio, giocandosi quel che resta della sua credibilità aderendo come la carta moschicida alla tesi farlocca della non retroattività della Severino.

“Anche nella religione – sdottoreggia il giureconsulto lagunare – è così. È un po’ di tempo che la Chiesa dice: non pagare le tasse è un peccato mortale. Benissimo. Ora so che se non le pago vado all’inferno, ma da ora in poi. Non per quelle che non pagavo tanti anni fa”. Già, un po’ di tempo. Quanti anni saranno che Mosè portò giù le tavole col VII comandamento “Non rubare”? Qualche mese, non di più. Intanto Scalfari sfida le ire dei suoi lettori con l’affettuoso invito all’ex nemico B. perché “chieda un provvedimento di clemenza”, nel qual caso “forse l’otterrebbe” dal suo amico Napolitano (suo di B. e di Scalfari). A patto – si capisce – che “assicuri il percorso del governo per il tempo necessario” (a chi? Soprattutto a B. per farla franca e a Napolitano per non doversi dimettere). E ci aiuti a liberarci della vera piaga che ammorba il Paese: “la sinistra movimentista e para-grillina” che vorrebbe “buttare giù il governo e andare alle elezioni”, col rischio che nemmeno stavolta diano l’esito sperato e costringano chi di dovere a un nuovo golpetto tipo Egitto.

Molto meglio un bell’armistizio, a suggello della trattativa Stato-Mediaset. 

Seguirà monito para-badoglino: “Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare l’ìmpari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale Berlusconi, comandante in capo delle forze alleate di Mediaset-Fininvest- All Iberian. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente ogni atto di ostilità contro le forze Mediaset-Fininvest-All Iberian deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno a eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza”. Firmato: Badoglitano.

Con questa mia addirvi…

Sottotitolo: invece di chiederci e chiedersi cosa farà la giunta e se cadrà o no questo bel governo delle larghe intese napoletane bisognerebbe domandare e domandarsi in quale altro paese sarebbe stato possibile tutto questo. 
In quei paesi dove ministri e presidenti si dimettono per sciocchezze, anche senza una responsabilità penale e non vanno a disturbare autorità terze che solitamente si occupano di cose ben più importanti di un pregiudicato condannato che “non ce vole sta’”.
Nel paese del garantismo tout court, dove ad un abusivo impostore e delinquente già da prima della sua “discesa in campo”, uno che si teneva il boss mafioso dentro casa non avrebbe dovuto ispirare la fiducia di nessuno, nemmeno di d’alema, è stato permesso il tutto e l’oltre ci si chiede, ancora, se è il caso o meno che si tolga di torno dopo aver derubato lo stato e dunque tutti noi.

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Condanna Mediaset Silvio Berlusconi resta Cavaliere. Per ora

Il Cavaliere resta Cavaliere. Nel senso che nonostante la condanna definitiva per frode fiscale, il dottor Silvio Berlusconi conserva il titolo onorifico che gli fu attribuito nel lontano 1977, che lui esibisce con orgoglio e che è stato assunto dai giornali come una specie di alias, un secondo nome con annessa qualifica di probità e operosità meneghina. Chi avrebbe il potere di avviare le pratiche perché l’onorificenza gli venga tolta se ne guarda bene dal farlo. Non ci pensano i ministri competenti, comprensibilmente bloccati, dal loro punto di vista, dall’idea che qualsiasi soffio possa stendere il governo. Ma non ci pensa neanche il prefetto di Milano a cui pure la legge concede una facoltà di iniziativa.

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Il prefetto di Milano è quello che ha dato l’autorizzazione per la manifestazione nazista di qualche mese fa; che disse che la parata degl’imbecilli con la nostalgia del führer non era un problema di ordine pubblico. Tutto torna, sì. Premesso che è un’onorificenza che non vale niente ma a Tanzi fu tolta PRIMA del terzo grado di giudizio.
Lui come al solito ha la deroga concessa da quelli che lo votano?

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Re Silvio contro la Repubblica italiana

Diceva di lui Enzo Biagi: “se avesse le tette farebbe anche l’annunciatrice”, mentre Montanelli usava dire che è uno che “ai funerali vuole essere il morto e ai matrimoni la sposa”. Ma sono sicura che nessuno dei due giganti del Giornalismo avrebbe mai pensato che un giorno avrebbe voluto anche fare il giudice: di se stesso, decidere da se medesimo quale destino gli spetta in qualità di cittadino che ha commesso reati pesantissimi e dei quali deve rispondere alla legge e al popolo italiano.

Un accentratore, un narcisista, uno dall’ego spropositato insomma, che non troverebbe residenza in nessuna comitiva, comunità di persone equilibrate e che non pensano che debba esistere una categoria di persone con più diritti di altri, fra cui quello di andare a disturbare un’autorità terza nel merito di una sentenza passata in giudicato e che qualsiasi  altro cittadino avrebbe dovuto, non importa se anche voluto, incassare.

 

Se non ho capito male [e se sbaglio qualcuno mi corigerà, come diceva la buonanima affacciata alla sacra finestra], berlusconi è andato a dire a Strasburgo che è vero che ha commesso quei reati ma che non poteva sospettare che gli avrebbero causato problemi a livello politico. Ovvero che, al contrario di quanto affermato dal giudice Esposito lui “poteva non sapere” che fare il presdelcons e derubare lo stato mentre si intrattengono rapporti amichevoli con la mafia, ci si fa ricattare da donnine allegre, che lo chiamano amorevolmente “culo flaccido” e molto altro di ciò che attiene al suo ruolo di tRombeurs de femme a pagamento,  sono attività che non s’incrociano.

Ovvero che quella legge Severino voluta anche dal pdl, scandalosa e che in nessun paese normale sarebbe mai stata pensata da nessuno in quanto nei paesi normali la distinzione fra delinquenti e statisti è netta e chiara anche senza una legge che lo stabilisca, gli ha creato problemi perché gl’impedisce di poter continuare a far parte del parlamento e di poter delinquere come prima e come sempre.
E a noi, che altro non possiamo fare, che siamo disarmati di fronte al ricatto e alle minacce di un pregiudicato condannato perché delinquente  resta solo da immaginare le risate di chi dovrà occuparsi di questa faccenducola, di questa bega da cortile…che paese l’Italia, pietà, misericordia, qualcuno c’invada, prima che sia tardi.

 

Per quel che può servire, la mia solidarietà incondizionata al giudice Esposito

Quello che provo è sgomento, raccapriccio, rabbia e impotenza.

Mentre un pregiudicato, condannato, uno che non ha nemmeno più bisogno di essere rappresentato, descritto, del quale non dovrebbe servire sapere più niente ormai per destinarlo alla categoria cui si merita di appartenere che è quella dei fuori legge, dei delinquenti viene difeso dalle istituzioni e dalle istituzioni e dalla politica viene accolto, ascoltato, gli viene concesso di imperversare ovunque, lui e chi per lui perfino nei cieli d’Italia per continuare a mentire sulla sua innocenza, c’è un giudice che viene lasciato solo a dover affrontare persone, fra cui gente delle istituzioni – quelle stesse che dovrebbero difendere gli uomini e le donne dello stato – che lo diffamano, lo insultano, permettono che sui giornali di proprietà del condannato berlusconi si scrivano infamità sul suo conto. 

Nessuna voce, di quelle solite che sono sempre pronte ad offrire solidarietà a chiunque, anche a gente che sostiene il condannato delinquente e che solo per questo non la meriterebbe affatto si è levata per far sentire la sua vicinanza al giudice Esposito, non Piero Grasso, l’ex procuratore antimafia che dovrebbe conoscere bene il clima in cui sono costretti ad operare ed agire i giudici, la magistratura italiana da quando in questo paese si è concesso ad un fuori legge, a un delinquente per natura come recita il primo grado della sentenza di uno dei processi che lo riguardano, di potersi intromettere nelle faccende di stato.

Non la presidentessa della camera sempre pronta a bacchettare chi alza i toni, chi osa ricordare agli italiani lo scempio politico di cui sono vittime; non il presidente della repubblica che ha scelto il silenzio, non ritiene di dover spendere due parole nel merito delle vicende che riguardano il pregiudicato berlusconi, di una condanna che non deve essere eseguita e chissà perché.

Mi chiedo che razza di gente viva in questo paese e quanto altro sia disposta ad accettare se nemmeno dopo tre condanne si può dire di un delinquente che è un delinquente e considerarlo e trattarlo come si merita. Principalmente dalle istituzioni che fino a prova contraria non sono lì per tutelare gli interessi dei pregiudicati, nemmeno se si chiamano silvio berlusconi.

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Esposito, giudice sotto tiro: è caccia alla bobina segreta dell’intervista

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CSM: ciechi, muti e sordi
Marco Travaglio, 13 agosto

Quando il giudice Mesiano, reo di aver condannato il gruppo Berlusconi a risarcire De Benedetti per lo scippo Mondadori, fu pedinato e linciato da Canale5 e dagli altri house organ della ditta per i suoi calzini turchesi, il Csm intervenne in sua difesa con una pratica a tutela contro attacchi “che possono condizionare ciascun magistrato, specie quando si tratti di decidere su soggetti di rilevanza economica e istituzionale”. Il vicepresidente Mancino denunciò il “clima invivibile dove il potere è forte e può intimidire”. E persino il presidente Napolitano evidenziò “le inquietanti connotazioni della vicenda”. Era solo quattro anni fa, ma pare un secolo. Da due settimane, da quando ha letto la sentenza di condanna per B. nel processo Mediaset che gli era toccato in sorte, il presidente della Cassazione Antonio Esposito viene manganellato dal Giornale e altri fogliacci. Decine di pagine con accuse infamanti fondate sul nulla: tutto falso, tutte menzogne (vedi articolo di Marco Lillo). Eppure intorno a lui tutto tace. Tace Napolitano, troppo occupato a riflettere sull’“agibilità politica”del pregiudicato e a riceverne gli emissari. Tace Vietti, solitamente così garrulo. Non tace purtroppo il ministro Cancellieri, che sguinzaglia gl’ispettori come ai tempi di Biondi e Mancuso, mentre il Csm apre un fascicolo disciplinare contro Esposito. Illegale. L’ordinamento giudiziario 269/2006 sanziona “le dichiarazioni o interviste che riguardino soggetti coinvolti negli affari in corso di trattazione”, non quelli chiusi da sentenza definitiva. Come il processo Mediaset. Il giudice Esposito è solo, lasciato in pasto ai linciatori da chi, per legge, dovrebbe difenderlo. Se il Csm, dal presidente e dal vicepresidente in giù, non se la sente di fare il proprio dovere, tanto vale scioglierlo.

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Mercedes, fango e bugie: il Giornale all’attacco di Esposito 
Marco Lillo, Il Fatto Quotidiano, 13 agosto

IL QUOTIDIANO DI FAMIGLIA DEL CONDANNATO DI ARCORE SCRIVE MENZOGNE CONTRO IL PRESIDENTE DELLA CASSAZIONE CHE LO HA GIUDICATO SULL’EVASIONE MEDIASET: ECCO QUALI.

Dopo la condanna di Silvio Berlusconi a 4 anni di carcere Il Giornale di Alessandro Sallusti ha dedicato una ventina di pagine al 72enne presidente della sezione feriale della Cassazione. Il 3 agosto parte Stefano Lorenzetto con un articolo basato sul suo ricordo di una cena del 2009 con il giudice Antonio Esposito: “Così infangava Berlusconi il giudice che l’ha condannato” è il titolo. Il pezzo viene pubblicato solo dopo la condanna, nonostante il direttore Sallusti fosse informato da giorni. Quando il magistrato Ferdinando Imposimato, presente alla cena, dice al Fatto di non aver sentito nulla del genere, Lorenzetto lo fulmina: Imposimato era lontano e poi è troppo amico di Esposito per essere credibile. La prova? “Una fonte affidabile mi assicura che il figlio fu registrato all’anagrafe con il nome di Ferdinando proprio in onore di Imposimato”. La fonte è attendibile perché intrattiene ‘relazioni confidenziali ’ con Esposito. Peccato che non abbia svelato a Lorenzetto un altro segreto: Ferdinando è il nome del padre di Antonio.

Il Giornale picchia duro anche dopo la pubblicazione dell’intervista di Esposito al Mattino. Nella sua smentita il giudice nega di avere risposto a una domanda sulla motivazione della condanna di Berlusconi. La frase “Berlusconi condannato perché sapeva” effettivamente non è farina del suo sacco e la sua risposta (riportata fedelmente dal Mattino) seguiva una domanda diversa e generale . Ma per Sallusti è “Il giudice bugiardo”. Dopo l’8 agosto Il Giornale pubblica tre pagine al giorno piene di accuse: Esposito fa il doppio lavoro a Sapri ed è stato trasferito d’ufficio dal CSM. Esposito accettava Mercedes in regalo e si appropriava di fascicoli sui vip per smania di protagonismo. Il giudice replica con i provvedimenti del CSM e dei giudici che hanno smontato le accuse riportate dal Giornale. La lettura incrociata di articoli e comunicati spiega bene come funziona la stampa berlusconiana.

SUL GIORNALE
IL CASO ISPI 

“Aveva un doppio lavoro, amministrava una scuola” 

IL GIORNALE SPARA l’8 agosto in prima pagina: ‘Lo strano doppio lavoro del giudice bugiardo’. Nell’articolo si legge: “Quando Antonio Esposito non sta in Cassazione fa un altro lavoro. Un doppio lavoro. (…) Esposito veste i panni del responsabile amministrativo di un pezzo di un’università telematica. Insieme alla moglie avvocato e alla figlia, il magistrato risulta referente per lo sportello Salerno/2 della Unicusano, ateneo privato romano (…) sul sito web dell’università come contatto per Sapri c’è proprio il numero di cellulare dell’alto magistrato. Illecito? No, magari no. Magari il buon giudice ha il via libera, l’ok, del Csm. Magari è normale”. Il Giornale torna sul tema tre giorni dopo per ricostruire il procedimento disciplinaresubito dal giudice alla fine degli anni novanta sulla scorta di una relazione redatta da un allora giovane capitano dei Carabinieri della stazione di Sapri: “Alla fine – scrive Il Giornale – è stata proprio la gestione dell’Ispi a determinare il trasferimento. ‘Dovrebbe essere provato – si legge nel provvedimento – che Esposito svolga attività ulteriori rispetto a quella dell’insegnamento per il quale è stato autorizzato dal Csm’ (…) Esposito – scrivono i consiglieri – poteva essere reperito sistematicamente presso i locali della scuola e i collegamenti con l’I-spi venivano tenuti anche in pretura’”.

IL TRASFERIMENTO 

“Rete di affari” e troppo protagonismo, per questo fu spostato

IL TITOLO DEL GIORNALE dell’11 agosto non lascia adito a dubbi: “La rete di affari di Esposito: ecco perché fu trasferito”. Il titolo sintetizza così la motivazione del trasferimento: “Con la sua scuola guadagna centinaia di milioni che gli permettono di avere una Jaguar, una villa a Roma e un motoscafo”. Secondo Il Giornale: “Il 7 aprile del ‘94 il plenum del Csm approvava a maggioranza la proposta di trasferimento d’ufficio dell’allora pretore di Sala Consilina, che venne destinato alla Corte d’Appello di Napoli”. Il Giornale entra nei dettagli: “Sulla scuola di formazione i consiglieri si soffermano a lungo, ipotizzando che il particolare tenore di vita del magistrato che risultava ‘proprietario di un villino a Roma, di una Jaguar e di un motoscafo avallassero l’ipotesi che l’Ispi avesse consentito la realizzazione di guadagni nell’ordine di centinaia di milioni’”. Inoltre, secondo Il Giornale, Esposito era accusato di avere “gravemente mancato ai propri doveri”. Il CSM, lo aveva trasferito perché “aveva celebrato nel ’91 un procedimento penale contro Maria Pia Moro per interruzione di pubblico servizio ‘senza che tale procedimento fosse compreso tra quelli a lui assegnabili’”.

CAMERA 

L’interrogazione del Pci lo accusa di “faziosità” 

ANCHE UN’INTERROGAZIONE parlamentare comunista è stata riciclata a distanza di 33 anni e promossa a sentenza sotto il titolo de Il Giornale: “Il magistrato inchiodato pure alla Camera”. Gli inviati a Sapri di Sallusti hanno recuperato il testo dell’atto del 1980 firmato dai deputati PCI Alinovi, Amarante e Vignola: “L’operato di Esposito è oggetto di universale riprovazione da parte della popolazione del mandamento per i comportamenti asociali e per la faziosità”.

MERCEDES 

Cene a sbafo e un’auto di lusso in regalo

L’ACCUSA PIÙ VELENOSA contro Esposito è quella del sottotitolo del Giornale dell’11 agosto: “Spuntano una Mercedes gratis e le cene a sbafo”. Nell’articolo si ricostruiscono le accuse rivolte da un consigliere del CSM a Esposito: “Sarebbe stata portata, per conto della ditta Palumbo (un costruttore della zona, ndr), una Mercedes di colore beige acquistata” da un direttore romano di banca “con chiavi nel cruscotto, sotto l’abitazione del dottor Esposito”.

IL GIUDICE REPLICA
IL CASO ISPI 

“Insegnava gratuitamente, il Csm lo aveva autorizzato”

IL GIORNALE OMETTE di dire – replica Esposito – che tutte le dichiarazioni di questo ufficiale (il capitano dei Carabinieri, ndr) più volte “rettificate e parzialmente difformi” tra di esse erano state smentite addirittura da numerosi militari della sua stessa compagnia e da un militare della Guardia di Finanza. Così conclusivamente motiva il CSM: “(…)contrariamente a quanto affermato dal capitano l’Ispi non era una società di capitali, il cui amministratore unico era la moglie del dr. Esposito, ma era un’associazione culturale senza scopo di lucro. A proposito dell’attività svolta dal dr. Esposito presso l’Ispi non è stato confermato quanto riferito dal teste, sia pure sulla base di notizie informalmente acquisite, di “impressioni”, di “conclusioni personali” in merito al ruolo di direttore, amministratore o organizzatore di Esposito, a un suo asserito potere di stabilire chi doveva essere ammesso e chi non doveva. È emerso, infatti, che “il magistrato svolgeva esclusivamente attività d’insegnamento, non si occupava in alcun modo direttamente o tramite la moglie dei profili gestionali dell’istituto, non ha mai fatto parte del consiglio d’amministrazione dell’ISPI”. Inoltre l’incarico era “ritualmente comunicato al Csm, autorizzato ed espletato gratuitamente”.

IL TRASFERIMENTO 

Accuse smentite dagli organi competenti già tredici anni fa 

IL TRASFERIMENTO d’ufficio da Sala Consilina a Napoli del 1994 venne annullato dal Tar del Lazio nel 1996 per “un progressivo sfaldarsi delle tesi accusatorie”. Nel 1998 il Giudice della Sezione Disciplinare del CSM dà ragione di nuovo a Esposito e nel 2000 il CSM torna sulla materia e sostiene che l’attività di Esposito presso l’ISPI è di “esclusivo impegno didattico, senza interessi patrimoniali, regolarmente autorizzata e di nessun intralcio per il normale svolgimento delle funzioni giudiziarie”. Anche sulla questione della “smania di protagonismo”, Il Giornale fa un buco nell’acqua. Il Csm così afferma: “Conclusivamente la celebrazione dell’udienza del 12/11/91 – Procedimento Fidia Moro – da parte del Dott. Esposito ebbe a rappresentare un atto di doverosa assunzione di responsabilità del dirigente di un ufficio giudiziario in assenza di un collega e non certo una disdicevole forma di protagonismo di cui manca in atti qualsiasi prova. Anzi gli elementi probatori raccolti sono di segno esattamente opposto in quanto i testi hanno univocamente riconosciuto l’imparzialità e la correttezza del Dott. Esposito”.

MERCEDES 

Fu comprata nel ‘77, era del ‘71 Aveva fatto 300mila km 

ESPOSITO ricorda che “la Mercedes 220D del 1971 è stata acquistata regolarmente nel 1977 con 300 mila km percorsi”. La vicenda “è stata archiviata perché “si è accertato, con prova orale e documentale, l’assoluta legittimità del-l’acquisto”. Esposito ha rinunciato alla prescrizione ottenendo l’archiviazione del Gip nel 1996. Mentre il CSM ha archiviato nel 1997 sulla base di “univoche acquisizioni documentali” come “l’assegno bancario di Esposito”.

CAMERA 

Il Consiglio superiore scrisse: “Un complotto contro di lui” 

IL GIORNALE OMETTE: “L’inchiesta apertasi a seguito delle interrogazioni venne archiviata dal CSM”. La motivazione descrive “un vero e proprio complotto contro Esposito (…) oggetto di un attacco scorretto nelle forme e illecito nei contenuti da parte di un gruppo di persone che per soddisfare un loro sentimento di vendetta (…) non hanno esitato a costruire a tavolino gli elementi di accusa ed a coinvolgere nell’operazione anche rappresentanti del Parlamento”.