Baciamo le mani

Preambolo: l’Italia è un paese fantastico: si può commissariare il comune di Roma con la scusa dell’incapacità del sindaco, la presidenza del consiglio piazzando non uno ma tre capi di governo usciti dal cilindro di un presidente della repubblica con velleità da imperatore, il Quirinale rinominando una seconda volta il presidente imperatore come se la prima non fosse bastata ma guai a toccare la FIGC di Carlo Tavecchio.
Il presidente del Coni Malagò si dispiace e si rincresce per le parole inaccettabili di Tavecchio ma la FIGC non si può commissariare.
Tavecchio come Vincenzo De Luca, sgridato da madamigella Boschi per gli insulti a Rosy Bindi ma irremovibile dalla carica per questioni di stima e fiducia che nessuno mette in discussione per qualche sciocchezza, anche se la sciocchezza fosse una condanna in primo grado per abuso d’ufficio.
E questa è la conferma che persone come De Luca e Tavecchio, entrambi impresentabili per motivi diversi ma ugualmente importanti, gravi e che nessun’altra società davvero civile assolverebbe per bocca del ministro, del presidente del consiglio e della massima autorità sportiva sono il meglio che c’è per i loro rispettivi ruoli. Insostituibili entrambi.
Nel paese normale non serve nemmeno la seconda gaffe, alla prima si va a casa, anche quando la gravità di un’affermazione è infinitamente minore di quanto lo sono le cose dette da Tavecchio e De Luca.
Chissà se anche la nomina di Tavecchio è una responsabilità degli italiani.

Sottotitolo: “in epoca fascista i prefetti furono uno degli strumenti di cui si avvalse Mussolini per la politica di centralizzazione e rafforzamento del potere esecutivo. Il ruolo del prefetto fu, quindi, ulteriormente rafforzato e il regime si servì di istituti quali il collocamento a riposo per ragioni di servizio o il collocamento a disposizione allo scopo di allontanare i prefetti sgraditi”. [wikipedia]

Francesco Paolo Tronca, voluto da Renzi per realizzare il suo “dream team” per il giubileo ma soprattutto per sostituire l’indegno, il goffo, l’incapace, il bugiardo, lo spendaccione, il patetico Marino è lo stesso prefetto che a Milano ha nominato un commissario apposito per cancellare il registro sulle coppie di fatto istituito dalla giunta di Pisapia [ma anche da Ignazio Marino a Roma], che si beccò pure una denuncia per questa iniziativa.

Se Renzi può parlare con la solita volgare strafottenza di Marino come di un patetico fallito, un disonesto intellettuale che si è inventato la congiura che invece c’è stata, è anche grazie a chi non ha capito che nelle ore precedenti l’agguato di Renzi, del pd e dei 26 traditori non bisognava difendere Marino ma mettersi  contro la congiura per mezzo della quale Marino è stato cacciato dal Campidoglio: il solito colpetto allo stato per non dire di.
Uno che sta al governo con alfano e Verdini, che ha fatto il patto col primo delinquente d’Italia,  senza il benché minimo senso della moralità, del rispetto, della decenza, un cospiratore col cinismo e la spietatezza del serial killer che toglie di mezzo tutti quelli che non sono funzionali al suo progetto antidemocratico non può dare del disonesto e del patetico a nessuno.

In Italia per non sbagliare è sufficiente sapersi inchinare di fronte all’autorità giusta.

Dalla posizione assunta da Tronca, un po’ troppo oltre il doveroso e rispettoso omaggio che si deve al capo di stato estero, nonché massima autorità della chiesa cattolica è facile immaginare che lui sia una di quelle persone che Francesco non si vergognerebbe di invitare lui.  In ogni caso, la fascia tricolore non spetta al commissario voluto da Renzi  su intercessione del papa ma al sindaco eletto dai cittadini. Chiaro?

L’Inchino  – Marazico – 2015

Nun so se siate bono o autoritario
né quer che avete dentro alla capoccia,
ma avete da sapè, sor commissario,
che a ‘sta città ferita assai je scoccia

che arivi quarcheduno da Milano
cor compito de dije che quer tale
che aveva eletto er popolo romano
è inadeguato e che l’ha scelto male.

Rispetto a quello che v’ha preceduto
avrete meno rogne de sicuro
e ve daranno tutto quell’aiuto
che v’abbisogna pe’ nun sbatte ar muro.

Dovrete da sta’ accorto ai criminali
che stanno dappertutto come blatte.
Chi scippa e ruba? Quelli so’ normali,
i peggio c’hanno rolex e cravatte.

Nun romperanno certo li giornali,
i delinquenti, li palazzinari,
i bibitari in centro e i cardinali.
Quest’ultimi teneteveli cari,

me raccomanno, nun li contristate,
prestate ascolto ad ogni piagnisteo.
Del resto è bene che ve ricordate
che c’è da mette mano ar Giubileo

e che li preti oltre ar sacramento
è chiaro che ce tengono parecchio
che a spenne bene i fondi state attento…
Pe’ er resto, ve lo dico in un orecchio:

sapete qui chi regna pe’ davero
spartennose da secoli er bottino
senza conosce requie? Ladri e Clero.
Che pensa de decide un questurino?

Per cui l’esordio in foto immortalato,
fasciato già da primo cittadino,
è certamente quello più indicato:
un prete ride e voi fate l’inchino.

Di bambini “sintetici”, di libertà di espressione and so on

Sottotitolo: “bambini sintetici, semi scelti da un catalogo”, chissà dov’è l’opinione in questa schifezza che rimanda all’eugenetica nazista degli esperimenti di Mengele.

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La mia generazione è quella dei figli di madri che rimanevano incinte la prima notte di nozze: posso immaginare il grado di responsabilità col quale al tempo si decideva di diventare genitori, di mettere al mondo persone nuove. Oggi che per fortuna una relazione di coppia si vive senza l’angoscia della maternità quale trofeo da mostrare ad amici e parenti, che quasi tutti hanno preso atto che i rapporti sessuali non sono finalizzati solo alla procreazione che è solo uno dei vari motivi per cui si fa sesso bisognava trovare un’altra scusa per favorire lo scontro su quella che è e dovrebbe restare una scelta personale. 

Gli uteri in affitto non li ha inventati Elton John, da che esiste il mondo ci sono sempre  state donne che hanno partorito figli per poi darli in adozione, dentro ma soprattutto fuori dalla legalità; madri che hanno prestato i loro organi riproduttivi a figlie sterili: un gesto d’amore più grande, di altruismo disinteressato è difficile anche da immaginare.

Se la natura [Dio] ha previsto che non si possano avere figli col metodo tradizionale, se un figlio non è un diritto quando si desidera e se dipendesse dagli oltranzisti del no a tutto quello che non piace a loro non sarebbe un diritto della donna nemmeno poter decidere di interrompere una gravidanza: chi si oppone alle tecniche scientifiche di riproduzione sono gli stessi che dicono no anche all’aborto sempre per la solita questione dell’etica personale, allora non deve essere un diritto nemmeno farsi curare le malattie, visto che la natura [Dio] ha previsto anche quelle. 

Però la scienza ci piace quando fa progressi per i nostri interessi personali, quando ci viene incontro per farci stare meglio, bene; quando trova nuovi strumenti e metodi di cure, cento anni fa si moriva di broncopolmonite, oggi si può guarire perfino dal cancro.

  Quando si concepiscono dei figli col metodo naturale si tiene forse conto della loro volontà di persone, adulti futuri? Noi mettiamo al mondo dei figli perché lo decidiamo ispirati dai nostri desideri, non quelli di chi verrà, quali diritti ha a disposizione una “non persona” che potrebbe anche maledire tutti i giorni della sua vita il giorno che è stata concepita?
I figli voluti sono solo il frutto degli egoismi degli adulti, dei desideri di proiezione nel futuro di persone perfettamente in grado di scegliere se averli o non averli, e lo sono sempre, non solo quando per averli si usufruisce della scienza.
Il bambino che nasce non sa in che modo è stato concepito, quando vengono al mondo lo fanno nello stesso modo sia i figli concepiti con l’atto sessuale che con la tecnica della fecondazione, il problema è a monte, ovvero se quei figli sono entrambi voluti e desiderati per amore. Cosa molto più probabile che accada al figlio cercato anche per mezzo della scienza anziché a quello che “può capitare” magari perché ha fallito l’anticoncezionale.
Un bambino non ha mai la possibilità di scegliere dove nascere e chi saranno i suoi genitori. Due adulti però hanno la possibilità di cercare di avere dei figli solo se li vogliono davvero.

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buonanno, ha potuto dire, da parlamentare tutelato più del normale cittadino anche se dice cazzate che i Rom sono la feccia dell’umanità: “ha avuto il coraggio” di dire quello che la maggior parte degli italiani pensa. 

La metà di D&G “ha avuto coraggio” perché ha espresso, da omosessuale miliardario e privilegiato, il sentire di una gran parte degli italiani contrari ad un’idea di felicità personale e che ritengono un’onta imperdonabile la scelta di avere dei figli fatta da persone, non solo omosessuali, impossibilitate ad averne col metodo naturale.
Si può quindi tranquillamente dire che c’è una gran parte di italiani che ha un concetto semplicemente aberrante del coraggio che, storicamente, non è mai servito a promuovere discriminazioni e razzismi: chi ha dimostrato nei fatti di averlo e l’ha messo a disposizione del bene comune ha sempre combattuto per sconfiggerli.

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Forza nuova manda due tessere ai filosofi della mutanda in evidenza per complimentarsi del coraggio avuto nel sostenere la famiglia tradizionale.E questo chiude qualsiasi discorso sul fascismo/totalitarismo del pensiero,  accusa mossa a chi come me non pensa che tutto ciò che si pensa possa e debba essere candeggiato dietro il diritto alla libera espressione, alla libertà di discriminare e offendere persone che fanno delle scelte che non danneggiano nessuno e che non tolgono a nessuno la possibilità di comportarsi come vogliono. Perché quando un pensiero è approvato e premiato da forza nuova non dovrebbe essere condiviso da nessuno di quelli che hanno a cuore la vera libertà, non solo quella del pensiero, che non dovrebbero avere niente in comune con le ideologie di forza nuova.

Il pensiero discriminante, omofobo, razzista non fa parte di nessuna libertà di opinione/espressione/pensiero ma, soprattutto poterlo esprimere non rientra affatto in quel diritto inalienabile, intoccabile col quale va protetta la vera libertà di espressione: quella che non discrimina e non offende chi fa semplicemente delle scelte diverse da quelle di altri. Maggiore è il pubblico a cui ci si rivolge e maggiore è la responsabilità di misurare quello che si dice in previsione dell’impatto che avrà in chi ascolta e legge. Questo nascondere ogni sconcezza, istigazione, apologia dietro la libertà di opinione è sintomatico della consapevolezza che hanno tutti quelli che sanno perfettamente che non tutto è opinione, pensiero libero da accogliere con rispetto.   

I morti di Charlie non ci ricordano la difesa della libertà totale di parola ma la difesa del diritto di poter smontare, semplicemente ridicolizzandole, teorie basate sulla suggestione e la seduzione che poi diventano un intralcio e un pericolo al vivere civile.

I liberi pensatori non hanno mai difeso la libertà di oltraggio e ingiuria, Giordano Bruno non è andato a finire sul rogo per difendere la libertà di dire scemenze offensive, menzogne, falsità ma proprio per il motivo contrario: per impedire che si continuassero a dire. Il signor Barilla ha dovuto chiedere scusa e fare un’opportuna quanto salutare marcia indietro per il bene della ditta quando disse che mai avrebbe permesso a degli omosessuali di interpretare gli spot dei suoi prodotti. Taormina, l’avvocato delle cause perse è stato addirittura condannato da un tribunale per aver affermato che non avrebbe mai assunto degli omosessuali a lavorare con lui. Quindi è evidente che fra la chiacchiera dei quattro amici al bar e la dichiarazione pubblica di personaggi famosi, in grado di fare tendenza nell’opinione pubblica qualche differenza c’è. Se Dolce come Taormina avessero detto quelle cose mentre erano a cena con gli amici nessuno avrebbe montato la polemica né ci sarebbe stato l’intervento di un giudice. Il problema quindi non è tanto quello che si dice ma in quale contesto lo si dice.  Io sono contraria ad una discreta quantità di cose che però nella società vanno accettate, anche obtorto collo, perché non danneggiano nessuno, il signor Dolce avrebbe potuto semplicemente dire che lui non farebbe, non avrebbe fatto quello che invece fanno altri. E allora sì, sarebbe stata libertà di pensiero. Lui invece ha giudicato e con disprezzo, tant’è che la sua dichiarazione è stata premiata da forza nuova.

A me preoccupa molto di più la vita di bambini fatti e finiti col metodo tradizionale, non la tecnica con cui si permette a chi non può di avere dei figli. Bambini soldato, che muoiono di fame e di stenti, di malattie curabili se il mondo fosse più giusto per tutt*, bambini  sfruttati anche sessualmente, e di cosa ci dovremmo preoccupare? Di ciò che la legge, evidentemente, ha permesso di fare a Elton John e a suo marito alla luce del sole: avere dei figli, non far mancare loro nulla e potergli garantire un futuro senza problemi.  

Il sogno di tutti i genitori, praticamente.

Dolce e Gabbana e la finta famiglia naturale di Chiara Lalli, bioeticista

[…] 

Il secondo passaggio degno di nota è quello in risposta alla domanda “Avreste voluto essere padri?”. Ecco di nuovo Dolce: “Sono gay, non posso avere un figlio. Credo che non si possa avere tutto dalla vita, se non c’è vuol dire che non ci deve essere. È anche bello privarsi di qualcosa. La vita ha un suo percorso naturale, ci sono cose che non vanno modificate. E una di queste è la famiglia”.

“Se non c’è vuol dire che non ci deve essere”: immagino che valga anche per la salute o per la vista. I due stilisti portano entrambi gli occhiali: se uno non ci vede bene vuol dire che non ci deve vedere, perché questa hybris dell’indossare un paio di occhiali? E se vi rompete una gamba? O se vi viene qualche naturalissima malattia? Ognuno si priva di quello che vuole, ma sarebbe apprezzabile evitare queste fallacie grossolane. La natura, poi, andrebbe rispettata sempre, non solo quando fa comodo. Buttate gli occhiali, sputate le aspirine, e pure quel computer non va tanto bene. Per non parlare dei vestiti dorati. Tutte cose innaturali! Tornate nelle caverne, in quell’arcadia allucinata e piena di parassiti e bestie feroci. Non pretendete però di portarci lì insieme a voi. Preferiamo la chimica – o almeno preferiamo avere la possibilità di scegliere se e quando farvi ricorso – e i divani imbottiti.

L’omosessualità non è una malattia: l’omofobia sì [ma si può guarire, volendo]

Sottotitolo extrapost: la ministra della difesa parte per un viaggio internazionale [ovviamente a spese dei contribuenti italiani] per assicurarsi dello stato di salute di un cittadino italiano detenuto [si fa per dire] in terra straniera perché accusato insieme ad un altro di duplice omicidio.
Le terre straniere ospitano una discreta quantità di detenuti italiani che però non turbano il governo italiano.
Non so che fine abbiano fatto Tomaso Bruno ed Elisabetta Boncompagni [sui quali prossimamente uscirà un film] che quest’anno hanno festeggiato il quinto capodanno in una prigione indiana, condannati all’ergastolo accusati di omicidio dopo un processo farsa, ma sono sicura che nessun ministro si è mai mosso per accertarsi delle loro condizioni di salute, non ho mai visto aprire qualche pagina facebook in loro sostegno o dare il via ad una raccolta di firme affinché lo stato italiano imponga all’India di riaprire le indagini sulla vicenda giudiziaria che li riguarda.
Nessuna diplomazia è mai andata in soccorso delle famiglie di questi ragazzi di cui oltre alle Iene qualche anno fa non si è mai occupato nessuno fino ad ora.
E figurarsi se qualcuno si è mai preoccupato del loro stato di salute.

 

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Difende la famiglia tradizionale chi non ha esitato a solidarizzare con la moglie di uno che pagava minorenni per sfogare le sue perversioni e che la farà franca grazie all’assoluzione dell’altro utilizzatore finale di ragazzine: il papi_ ricostituente. Questa è la morale della destra italiana ma anche di una sostanziosa parte della sinistra che ha speso parole di solidarietà per la mussolini che si è tenuta in casa il marito pedofilo e pervertito perché padre dei suoi figli della bella famiglia tradizionale. Il problema non è sempre la politica che risponde ai desiderata degli ospiti invadenti  d’oltretevere  per la solita questione dell’opportunismo politico ma è soprattutto una società composta a maggioranza da deficienti che non fanno mai 2+2 rispetto a chi vorrebbe imporre, per legge, la sua squallida visione delle cose che poi riguardano tutti senza mai andare a guardare quelle cose che riguardano loro, quelli che pensano e fanno le leggi che  vengono invece derubricate ad altro e mai allo scandalo che dovrebbero invece suscitare.

Questa favola della famiglia tradizionale è, appunto, una leggenda che si tramanda per affermare l’ipocrisia bigotta e conservatrice che serpeggia in questo paese sciagurato. Non esiste una famiglia tradizionale: esiste LA famiglia, che è quella dove i figli trovano amore, rispetto, educazione, accoglienza, il necessario, la possibilità di nutrirsi, studiare, trovare il loro posto nel mondo quando saranno adulti. E il bene dei bambini non è determinato dal genere e il sesso di chi se ne dovrà occupare. Se tutti quelli che si preoccupano di come possono crescere i bambini che hanno due mamme o due papà, spesso solo ipocritamente, senza informarsi, ma unicamente per affermare la loro omofobia lo facessero e lo avessero fatto non solo con le chiacchiere e la propaganda anche rispetto a quei bambini costretti a vivere in famiglie – rigorosamente tradizionali col papà maschio e la mamma femmina come dio comanda –  dove vengono negati finanche i diritti di base quali mangiare e istruirsi oggi vivremmo nel migliore dei mondi possibili.

Trovo molto offensivo che si consideri ancora l’omosessualità una condizione contro natura, una contraddizione smentita proprio dal fatto che esiste in natura. 

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 Spero che Oliviero Toscani riesca ad ottenere un cospicuo risarcimento dai trogloditi fascisti di Fratelli d’Italia che hanno usato una sua foto, nata con tutt’altri intenti, per avviare una campagna omofoba contro l’adozione agli omosessuali. 

Un risarcimento che deve essere soprattutto esemplare per insegnare a ladruncoli virtuali grandi e piccoli che non tutto ciò che è scaricabile è poi anche automaticamente “prendibile”. Che esiste un diritto a veder rispettata e tutelata la propria creatività anche se non è specificato il regolare copyright.
Perché, proprio come è accaduto con la sentenza di Roma che sbugiarda e ridicolizza tutti quelli che “i gay non devono adottare bambini”, nel mondo e nella società normali non dovrebbe servire [sempre] un giudice a stabilire quello che si può fare e quello che non si può né si deve fare. Ci sono ambiti e situazioni in cui non dovrebbe servire l’intervento della legge perché certe dinamiche si potrebbero e dovrebbero regolare usando semplicemente la buona educazione e quel buon senso civico e civile che dovrebbe suggerire che quello che è mio, perché l’ho fatto io, non può essere di nessun altro e che se proprio qualcuno ha bisogno di una cosa che è mia dovrebbe avere la cortesia di chiedermela, non prendersela senza permesso come se fosse sua.

 

Dall’omofobia si può guarire, volendo

Che strana malattia l’omofobia: quando un ragazzo o una ragazza decidono di fare «coming out», molti lo emarginano, amici e famiglia compresi. Come se prima del dichiararsi i ragazzi in questione non fossero «già» omosessuali o lesbiche. E allora? Prima del «coming out» siete stati «contagiati»? No, perché non è una malattia. Una piaga si è abbattuta su di voi? No, perché non è un peccato. Siete stati aggrediti sessualmente? No, perché non è violenza (anzi, la maggior parte delle violenze avviene tra le mura di casa, nelle cosiddette «famiglie tradizionali»). L’unico problema – mettetevelo in testa – siete voi.  Che strana malattia l’omofobia: ascoltate i Queen? Be’, sappiate che Freddie Mercury era omosessuale. Venerate Ricky Martin? Lo è anche lui. Usate prodotti Apple? Tim Cook è gay. E vogliamo parlare di Tiziano Ferro, Oscar Wilde, Michelangelo Buonarroti (perché la Chiesa non rinuncia ai suoi affreschi nella Cappella Sistina)? I «froci» vi fanno schifo? Cancellatevi da Facebook, visto che il co-fondatore Chris Huges è omosessuale. Eppure queste persone non sono le stesse che vi emozionano con i loro film, con i loro versi d’amore, con le loro poesie, con le loro invenzioni?
L’omofobia finirà quando la domanda «sei gay?» (come se a un etero si chiedesse: «Sei etero?»), una delle più grandi violenze che si possa fare a una persona omosessuale, non verrà più pronunciata; quando il «coming out» non avrà più motivo d’esistere; quando «l’amore che non osa pronunciare il proprio nome» potrà essere liberamente pronunciato.
Rendiamo inutile la Giornata Internazionale contro l’omofobia. Tutti insieme, ognuno con la sua «diversità» che lo caratterizza nella sua singolarità irripetibile. «Diversi», ma belli e imprescindibili. Come i colori dell’arcobaleno.  
[Pasquale Videtta]

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Ognuno guardasse alle sue miserie, prima di pensare a quello che dovrebbero fare gli altri secondo – appunto – miserabili “opinioni”.
L’omofobia, i razzismi, non sono opinioni: nei paesi civili, dove i giornalisti non corrono dietro ai giovanardi ma li evitano in quanto dannosi per la cultura e il progresso della civiltà sono reati.
Quindi, al solito, anche, soprattutto, chi si occupa di fare informazione si facesse un esame di coscienza, perché molte delle brutture e dei drammi relativi all’omofobia e ai razzismi sono incentivati da un’informazione malata. I malati non sono gli omosessuali ma chi pensa che all’Italia debbano interessare i pensieri omofobi, violenti e razzisti di giovanardi e di quelli come lui.

 

Il diritto non è una concessione: è, appunto, diritto, e quando lo è deve essere di tutti, altrimenti è privilegio. E nel diritto ad essere omosessuali, seguire ognun* la propria natura che proprio perché è tale non può mai essere “contro” esiste anche quello di vedersi riconosciuto il proprio orientamento sessuale comprensivo dei diritti che ha già chi non lo è, così come si dovrebbe fare per la propria etnia, nazionalità e colore della pelle.
La religione è una cosa a parte, perché non viene stabilita dalla natura ma fa parte della scelta personale degli individui.
Si può scegliere a un certo punto della vita di non voler essere più condizionati da un Dio e passare tranquillamente alla condizione di atei, oppure si può decidere di seguire un’altra religione e non quella che viene imposta alla nascita ormai più per tradizione che per fede vera e credo sincero.
In questo paese nessuno viene discriminato perché cattolico, anzi, è talmente radicata la convinzione che un cittadino lo è di più se è anche cattolico da renderlo perfino un privilegio.
I cattolici, in quanto seguaci di quel Dio buono e giusto che tutto ha fatto e tutto mantiene si ritengono intoccabili, e ritengono che siano intoccabili i simboli che segnano la loro religione. Guai a parlare di laicità senza che arrivi la solita sfilza di buoni motivi sul perché “laico è brutto”, mentre laico è bello, e giusto, perché garantisce tutti, religiosi, credenti, osservanti e chi pensa di non aver bisogno di speciali tutele dall’alto.
E nello stesso modo equiparare i diritti degli eterosessuali a quelli degli omosessuali diventerebbe una garanzia per tutti, per chi già li aveva prima e ne poteva usufruire e per tutti coloro che, finalmente, possono vivere la loro natura che gli e le viene riconosciuta anche come cittadini.
E nessuno si sentirebbe privato di niente. Nessuno toglierebbe niente a nessun altro. 

Molta gente è cattiva, incapace di accettare quello che non comprende, e non vuole che le persone possano essere semplicemente felici nel modo che preferiscono, seguendo la loro natura. Perché la normalità non la decidono le apologie contro. Perché chi oggi è omofobo e razzista dimostra di non avere il diritto di vivere in questo tempo. Non c’è nessuna regola scritta che imponga una unione finalizzata al proseguimento della specie, si sta insieme per mille motivi più uno che è quell’amore di cui non si capacita chi non capisce che l’amore prescinde da tutto, anche dal sesso di appartenenza. E quando non si fa del male a nessuno si ha il diritto di viversi quell’amore alla luce del sole.

Fuori lo stato dalla chiesa

 Sottotitolo: in un mondo normale il vaticano sarebbe itinerante, periodicamente dovrebbe andare ad “arricchire” anche altri stati, far provare un po’ a tutti la gioia di essere monitorati dall’occhio di Dio. I Francesi sono stati lungimiranti, hanno capito subito qual era il problema e lo hanno risolto: alla radice.

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Omofobia: Gaynet, grave sospensione campagna contro bullismo nelle scuole

Roma, 27 mar. (Adnkronos) – ”E’ un vero e proprio atto di viltà la sospensione della campagna contro il bullismo omofobico nelle scuole da parte del Ministero della Pubblica Istruzione dopo gli ordini di servizio del cardinale Bagnasco, presidente della Cei. Si infrange così in modo clamoroso la presunta volontà di fare passi avanti sui diritti civili così pomposamente promessi dal Governo (“altri hanno detto noi facciamo”). Basta infatti lo stormir di fronda di un sottosegretario ciellino qualsiasi o del capo dei vescovi italiani che si fa subito una clamorosa marcia indietro”. Lo sottolinea in una nota Franco Grillini, presidente di Gaynet Italia.

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Chissà come mai Renzi non è andato da Bagnasco a dirgli “ascoltiamo tutti, ma decidiamo noi” così come aveva fatto con Confindustria e i sindacati. Quelle di Bagnasco non sono opinioni, sono state precise richieste a cui questo governo si è inchinato come hanno fatto sempre tutti i governi di tutti i colori. 
Io mi sento violentata da questa politica, perché la scuola pubblica la pago anch’io con le mie tasse, e la scuola pubblica ha come primo dovere quello di istruire, non di orientare i bambini e gli adolescenti verso quei modelli sociali che impone la politica quando, praticamente sempre, si fa condizionare dalla chiesa.
La chiesa non potrà mai uscire dalla scuola pubblica finché non sarà lo stato ad uscire dalla chiesa.
L’Italia è l’unico paese al mondo che mantiene un altro stato, il quale, invece di essere riconoscente impone le sue usanze, leggi e regole a noi che ospitiamo questi abusivi, negazionisti della civiltà grazie ad una politica che non sa dire a questa gente: “ascoltiamo tutti ma poi facciamo noi”.   

Bagnasco e la politica hanno messo in minoranza il papa che ha detto altre cose. Ipocritamente o meno però le ha dette. Mentre Bagnasco preferisce, anzi ordina, e la politica esegue, che i più giovani continuino a crescere secondo la cultura dell’intolleranza che diventa violenza, quando emargina, diventa squadrismo fascista che picchia il diverso per colore della pelle, orientamento sessuale, quando considera contronatura quello che invece, e a pieno titolo,  fa parte della natura da che esiste come l’omosessualità. Non vuole che le nuove generazioni vengano educate alla cultura del rispetto, del riconoscimento di tutte le diversità, e la politica si adegua rinnegando quella Costituzione su cui giura quando dice  di mettersi al servizio dello stato, di questo stato, non dell’altro.  La scuola pubblica deve istruire non solo per quanto riguarda le materie scolastiche ma anche nel rispetto dei principi costituzionali, non certo di quelli a cui s’ispirano Bagnasco &Co.
E se ci sono dei genitori imbecilli: e purtroppo ci sono, che diseducano i figli al razzismo, all’omofobia e al non rispetto degli altri, quale che sia il loro colore della pelle ed orientamento sessuale la scuola deve intervenire insegnando che non bisogna essere razzisti né omofobi.
E ci mancherebbe altro che non lo facesse.
Ecco come bisognerebbe rispondere a Bagnasco, purtroppo però qui non lo farebbe nemmeno il grande narratore, l’affabulatore de’ sinistra, quello che si porta il cardinale nel taschino.

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Sull’omofobia il ministero sceglie la linea di Bagnasco (Valerio Cattano)

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Fuori la Chiesa dalla scuola pubblica – Eretica, Il Fatto Quotidiano

Leggo che il cardinale Angelo Bagnasco, pur non essendo membro del governo italiano, suggerisce al ministro dell’Istruzione di evitare la diffusione dei libretti “Educare alla diversità a scuola” destinati alle scuole primarie e secondarie di secondo grado. Trovo che le ragioni espresse dal cardinale rispondano a mio avviso a un rovesciamento della realtà. E vi spiego perché. 

 La scuola non contemplava alcun modello di vita differente. Si propagandava a tutte le ore la dipendenza economica delle donne, l’impiego dei corpi femminili per la riproduzione e la cura, quello dei corpi maschili per il profitto e poi si spacciava come unica idea di mondo possibile la cultura etero/patriarcale. Disertare quei ruoli di genere imposti era causa di forti pressioni normative da parte di chi, dall’alto, calava sulle nostre vite una propria convinzione morale. Accanto alle pressioni normative erano frequenti anche la costante demonizzazione e delegittimazione di qualunque scelta differente.Anni fa, quando occupavo un banco alle scuole elementari, ricordo che per prima cosa bisognava onorare il crocifisso e fare una preghiera. Seguivano le lezioni e sui libri di scuola si apprendeva che la famiglia era sempre composta da uomo, donna e figli. Lui tornava a casa stanco dalla guerra o dal lavoro e lei a fare la mamma e la casalinga. Se si parlava di donne a svolgere lavori retribuiti comunque ci si riferiva sempre a funzioni compatibili con il ruolo di cura, perciò sarebbero state felici di fare le maestre, le infermiere, le allevatrici di figli altrui. Conclusa la lezione si recitava ancora una preghiera e così, noi bimbe, crescevamo nella convinzione che da grandi avremmo dovuto essere mogli e madri, con mariti lavoratori addestrati a fare sacrifici per la patria, mantenere la famiglia e a dare ai figli giusto un bacio della buonanotte.

La donna che voleva studiare, lavorare e mantenersi da sola veniva descritta con disprezzo come “donna in carriera”, dunque egoista, priva di amore per la famiglia e anormale per la sua richiesta di asili, servizi e collaborazione nel ruolo genitoriale. L’uomo che disertava quello schema familiare, colui il quale voleva essere un genitore più presente o colui il quale dichiarava di essere gay veniva trattato – e lo è ancora – come fosse un’anomalia, un essere contagioso, malato, destinato ad un girone rieducativo nel quale qualcuno gli avrebbe fatto intendere quanto fosse sbagliato non somigliare alle figurine stampate sui nostri antichi libri di scuola. 

In realtà l’idea di “instillare” in maniera ideologica una maniera di vivere il proprio sesso viene applicata sin dalla nascita. Basti vedere come negli ospedali sono orientati a mutilare chirurgicamente i corpi di bambini intersex convertendoli in quello che la mentalità comune trova più “normale”. Sui corpi, il genere imposto e la sessualità dei bambini poi si interviene in maniera sistematica stabilendo che se hai una vagina sei femmina e dovrai comportarti da femmina, se hai un pene sei un maschio con tutto quel che ne consegue. Di naturalizzazione della differenza in naturalizzazione della differenza l’idea imposta è diventata una certezza. Abbondano, ancora, purtroppo, studi che stabiliscono come naturalmente l’uomo possa fare meglio questo e quello e la donna invece abbia capacità d’altro tipo.

C’è perfino un particolare femminismo che sposa e ribadisce, senza scardinare e sovvertire i lsessismo in esse contenuto, queste teorie parecchio datate e stabilisce che giusto quella differenza “naturale” tra i sessi sarebbe origine di straordinaria magnificenza delle donne. Il nostro cervello funziona meglio, noi siamo fantastiche creature, empatiche, dedite alla cura, materne, sicché possiamo governare meglio, decidere perfettamente e dunque da lì alle quote rosa il passo è breve. Stessa teoria sessista vuole che gli uomini siano per natura violenti, guerrafondai, sporchi, brutti e cattivi, perciò non in grado, ad esempio, di sostenere la genitorialità, da single o separati, in maniera emotivamente e concretamente paritaria a quella materna. Così se a decidere per gli F35 è un ministro uomo o una ministra della difesa donna cambierebbe tutto. Se a cambiare un pannolino è un uomo o una donna ci sarebbe una grande differenza.

Il pregiudizio derivante da qualunque teoria autoritaria normativa sui generi è certamentefonte di discriminazioni e anche di bullismo. Lo è di crudeltà indicibili nei confronti dei bambini. Lo so perché sono una genitor(A) e ho trovato, ahimè, che dopo un tot di anni i libri a scuola non erano cambiati, il crocifisso stava sempre lì e a nulla serviva dire che in quella classe c’erano bambini di varie religioni che meritavano tutti eguale rispetto così come rispetto meritavano quei figli che a scuola non dovevano sentirsi discriminati perché il nucleo familiare di riferimento non somigliava ancora a quello della grotta a Betlemme. 

Con tutto il rispetto per chi è credente e – se tanto può servire – confidandovi che a scuola recitai perfino con curiosità il ruolo di Maria, davvero non è più tempo. Non lo è più. Non è tempo di ingenerare diffidenza verso chi è diverso come se fosse fonte di distruzione e male. Se i genitori sono omosessuali non crolla il mondo e invece l’unico male che deriva a quei bambini è l’omofobia che li rende vulnerabili ai dispetti e alle violenze di grandi e piccini. Ed è questa la vera dittatura con la quale abbiamo a che fare, perché qualunque convinzione non può essere imposta dall’alto e se in una scuola arriva qualcuno a dire che il mondo è anche un po’ differente, chi registra questa cosa come fosse un attentato alla morale e parla di libertà di educazione da parte dei genitori dovrà fare i conti con quei tanti genitori, oramai, sempre più visibili che devono essere trattati con rispetto e senza alcun timore.

Le scuole, per l’appunto, non sono campi di rieducazione e indottrinamento. Sono luoghi pubblici pagati con le tasse di chiunque. Sono luoghi in cui ancora, purtroppo, non abbiamo un’educazione sessuale che insegni il rispetto per tutti i generi e a vivere la sessualità in modo bello, consapevole, senza rischi di gravidanze indesiderate e contagio di malattie sessualmente trasmissibili.  Chi vuole una scuola cattolica la frequenti senza pretendere che quella scuola debba finanziarla anch’io. Ma la scuola pubblica deve essere il luogo tollerante, pluralista, in cui le tante culture esistenti devono essere parte dell’istruzione per ciascuno. Perché i bambini si sentano pienamente accettati qualunque sia la loro etnia, cultura, religione, famiglia di provenienza. Perché una società evoluta non può ancora immaginare di creare barriere di genere tra persone che dovranno avere, sempre, eguali diritti e doveri, con tutto ciò che questo comporta. 

E continuano a chiamarla Santa Madre Chiesa

Ma quale madre discriminerebbe i suoi figli? E, quale Dio, buono e giusto come ce lo descrivono direbbe che ci sono  persone contronatura, se quella natura in cui sono compresi anche gli omosessuali l’ha creata lui? Tutto quello che fa parte della natura è naturale. Quello che invece si rifiuta perché non si capisce o non lo si vuole accettare diventa automaticamente un pericolo “contronatura”. Non si capisce poi chi destabilizza cosa, a chi deve interessare il privato di tanta gente e il suo diritto di potersi innamorare o andare a letto con chi vuole. L’unica cosa di veramente contronatura è questa discriminazione omofoba. E’ inaccettabile che in una democrazia occidentale del terzo millennio ci sia questo atteggiamento ostile verso i gay, che esistano ancora governi, anche di centrosinistra, che negano i loro diritti perché la politica non sa alzare la testa davanti ai desiderata del vaticano. Che è sempre lo stesso, nonostante il nuovo promoter.  

I genitori hanno il diritto di educare i loro figli ma la scuola ha il dovere di intervenire quando in quella educazione vengono trasmesse cose non vere, quelle sì, destabilizzanti,  devastanti, pericolose per la formazione della persona. Come ad esempio i razzismi e l’omofobia. L’educazione deve essere laica, priva di condizionamenti religiosi, saranno i figli poi, da adulti, quando avranno acquisito una consapevolezza matura a scegliere cosa vogliono essere, se vogliono rimanere persone libere o farsi condizionare l’esistenza da un Dio di riferimento.

La politica deve smetterla di fare da sponda ad una chiesa che da quando esiste ha sempre esercitato il controllo del sesso per poter praticare poi il controllo sulle persone. Tutto questo mentre dentro le mura delle case di Dio molti referenti della chiesa commettevano il reato odioso della pedofilia, della violenza carnale sui bambini e sui minori. Bisognerebbe iniziare a chiedersi se non sia proprio la chiesa, contronatura. Una struttura che si regge e che si è fortificata nel tempo attraverso metodi e sistemi che sono l’antitesi della parola di quel Dio al quale si fa pensare e dire solo quello che torna utile al mantenimento in essere di tutto il carrozzone vaticano, per permettergli di condizionare la vita anche a chi ha scelto di restare fuori, di non far parte di questo gigantesco club degli ipocriti.

BAGNASCO ORDINA AL MINISTRO: “VIA QUEL LIBRETTO DA SCUOLA” (Valerio Cattano)

“DISTRUGGONO LA FAMIGLIA” AL ROGO I LIBRETTI DEL DIAVOLO. IL CARDINALE BAGNASCO CONTRO I TESTI DI “EDUCARE ALLA DIVERSITÀ” CHE INDICANO A INSEGNANTI E STUDENTI PERCORSI PER NON DISCRIMINARE.

Il presidente dei vescovi italiani chiede ai politici di mettere al bando i nuovi libri di testo per le elementari e le medie voluti dai governi Monti e Letta per combattere l’omofobia. Secondo il prelato, che ignora la laicità dello Stato, così si trasformano le aule in “campi di rieducazione”.

Allarme, la scuola italiana apre alla “dittatura di genere”. In altri termini alla normalizzazione dell’omosessualità. Parola del presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco. La “colpa” sarebbe di tre volumetti dal titolo Educare alla diversità a scuola destinati alle primarie e secondarie di secondo grado.

 Il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, sulle pagine di Avvenire non usa mezzi termini: la scuola pubblica sta diventando un immenso campo di rieducazione perché quei libretti “instillano preconcetti contro la famiglia e la fede religiosa”. Un monito indirizzato forte e chiaro al governo Renzi e al ministro competente.

Di cosa si tratta? I volumi sono stati autorizzati dalla Presidenza del Consiglio dei ministri (Dipartimento per le Pari opportunità) all’epoca del governo Monti e dall’allora ministro del Lavoro con delega alle Pari opportunità, Elsa Fornero. Il governo di Enrico Letta ha dato seguito nell’ambito delle nuove strategie nazionali anti omofobia. A curare le pubblicazioni l’Unar, Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali. La realizzazione è dell’istituto Beck.

LE TEMATICHE si sviluppano in cinque schede che trattano le “linee-guida per un insegnamento più accogliente e rispettoso delle differenze” attraverso altrettanti capitoli: le componenti dell’identità sessuale; omofobia: definizione, origini e mantenimento; omofobia interiorizzata: definizione e conseguenze fisiche e psicologiche; bullismo omofobico: come riconoscerlo e intervenire; adolescenza e omosessualità. Si legge che non basta più “Essere gay friendly (amichevoli nei confronti di gay e lesbiche), ma è necessario essere gay informed (informati sulle tematiche gay e lesbiche). Lo scopo è avere un manuale contro il bullismo che si accanisce contro i “diversi” tanto che a pagina 18   c’è un vero e proprio manifesto scolastico contro il bullismo. “Bisogna che l’insegnante riveda la scheda sul bullismo. È importante, inoltre, che l’insegnante sia molto chiaro e deciso nello spiegare ai suoi studenti i seguenti punti: la scuola non tollera questo tipo di comportamenti. Il bullismo è sbagliato. Prendere in giro, minacciare, picchiare qualcuno, farlo sentire escluso, perché è grasso, perché è un “secchione”, perché è diverso da noi, perché pensiamo che sia omosessuale, è sbagliato. Ognuno ha diritto di essere com’è, ognuno ha qualcosa da insegnarci. Quanto più qualcuno è diverso da noi, tanto più ha da insegnarci. Essere bulli non è “figo”, è stupido”.
C’È POI UNO SPAZIO con le domande frequenti (faq) dove si risponde in modo schematico ai quesiti sulla sessualità. “I rapporti sessuali omosessuali sono naturali? Sì. Il sesso tra le persone dello stesso sesso è presente in tutta la storia dell’umanità, sin dall’antica Grecia. Inoltre, molti eterosessuali possono avere sporadiche fantasie omosessuali, così come molti omosessuali possono avere sporadiche fantasie eterosessuali. Un pregiudizio diffuso nei paesi di natura fortemente religiosa è che il sesso vada fatto solo per avere bambini. Di conseguenza tutte le altre forme di sesso, non finalizzate alla procreazione, sono da ritenersi sbagliate. Un altro pregiudizio è che con l’omosessualità si estinguerebbe la società. In realtà, come afferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la sessualità è un’espressione fondamentale dell’essere umano. L’unica cosa che conta è il rispetto reciproco dei partner. Quindi potremmo ribaltare la domanda chiedendoci: “i rapporti sessuali eterosessuali sono naturali?”. Qui si arriva al terreno di scontro con la Cei, perché sono questi e altri passaggi che hanno fatto fare un salto sulla sedia al cardinale Bagnasco ; ad esempio quelli che riguardano la televisione e i media “che discriminano le famiglie omosessuali”, invitando i docenti a chiedere agli alunni come mai “in Italia non ritraggono diverse strutture familiari”. Passaggio “delicato”, il tentativo di far immaginare “sentimenti ed emozioni che possono provare persone gay o lesbiche”; e la masturbazione fra ragazzi è presentata “come un gioco”. Bagnasco ha sparato a zero: “Strategia persecutoria contro la famiglia”. Ancora: “Viene da chiederci con amarezza se si vuol fare della scuola dei ‘campi di rieducazione’, di indottrinamento. Ma i genitori hanno ancora il diritto di educare i propri figli oppure sono stati esautorati?”. E conclude: “I genitori non si facciano intimidire…non c’è autorità che tenga”.

Rosa Louise Parks cambiò la storia restando seduta

Una persona che si espone sapendo di rischiare, e lo fa in un paese dove il diritto è qualcosa di molto relativo e ancorché assente merita rispetto, solo rispetto. In Russia l’omofobia viene autorizzata PER LEGGE dallo stato, non solo non si può essere omosessuali ma non si deve neanche dire. Nei paesi normalmente civili invece è un crimine contro l’umanità. Tirare fuori altri argomenti per millantare che quella protesta sia stata fatta per farsi pubblicità, per cercare visibilità, perché si è persone alla ricerca di consensi e attenzioni che non si hanno più è solo miseria dietro alla quale si nasconde un po’ di più di un’antipatia per la persona. Luxuria credo abbia un paio di lauree, è una persona intelligente e acculturata che non deve dimostrare nulla a nessuno né tanto meno vergognarsi di essere la persona che è.
Uno dei vizi tipici italiani è di mischiare le pere con le mele. Se si fa una cosa non se ne può fare un’altra o se si fa se ne devono poi fare altre. O fare delle cose preclude che se ne possano fare altre, ad esempio ragionare. E perché Luxuria non è andata a cucire con l’ago e il filo il buco dell’ozono invece di protestare contro una cosuccia come la privazione di un diritto? E perché non va in Arabia, in Iran, nel Ruanda o chissà dove altro non si rispettano i diritti? Per pensare ci vorrebbe un cervello, per capire che MAGARI ognuno si occupasse di far rispettare i diritti nel proprio ambito lavorativo, sociale o quello che lo riguarda personalmente forse questo paese e il mondo farebbero meno schifo e tutti i paesi sarebbero meno soggetti ai regimi repressivi, violenti. Noi qui non abbiamo nulla di cui vantarci, rispetto ai diritti civili negati ma a molta gente questo va bene, non è la priorità. Se oggi noi abbiamo anche la possibilità di scrivere scempiaggini in Rete lo dobbiamo a chi si è impegnato prima di noi nell’estensione dei diritti. Tutti gli omofobi, i repressi, i frustrati, i razzisti  e gli ignoranti che in queste ore stanno esibendo il loro peggio perché altro non possiedono nei confronti di Vladimir Luxuria e come di solito fanno rispetto a diversità che non offendono né nuocciono a nessuno, dovrebbero ringraziare ogni giorno la nostra Costituzione che garantisce la possibilità di parlare anche a chi dovrebbe solo tacere per questioni di decenza.

Tutti dovremmo essere d’accordo e condannare  chi priva una persona della sua libertà anche per un tempo breve come è accaduto per fortuna a Luxuria arrestata per aver manifestato un suo pensiero in un paese dove la libera espressione del pensiero, anche quando è civile può costare la vita. Un paese dove una cosa naturale qual è l’omosessualità è considerata un reato per legge, dove non solo non si può essere omosessuali ma non si deve nemmeno dire.
In Russia, paese membro del G8 quindi si presume civilizzato, si può essere arrestati per aver esposto un manifesto nemmeno  di protesta ma di affermazione di un’ovvietà: “gay è ok”. Sì, eccome se lo è.


Era una legge dello stato anche quella che in America obbligava i neri ad alzarsi per lasciare il posto sull’autobus ai bianchi. Finché una sera di dicembre una piccola signora nera che tornava dal lavoro ha pensato più intensamente di altre volte evidentemente, che quella fosse un’ingiustizia, e lo era, e alla richiesta di alzarsi ha detto semplicemente NO.
Quel no ha cambiato la storia in America e anche nel mondo. E grazie al quel no altra gente ha smesso di subire l’ingiustizia di dover cedere un posto sull’autobus e non solo per una questione di colore della pelle. E chi dimostra più coraggio di altri facendo suoi i disagi di altri, le mancanze di rispetto e il non riconoscimento all’uguaglianza per tutti merita più rispetto degli altri, di chi non lo ha fatto, non lo fa e non lo farebbe ma in compenso critica il modo della protesta e la persona dimostrando tutti i suoi limiti e tutta la sua pochezza.

 La politica, la nostra e quella di quei paesi che citiamo sempre come “più civili”, che dovrebbe essere portatrice di idee sane, che si mette sul pulpito facendo leggi che obbligano a dei comportamenti che devono, dovrebbero consentire il più possibile una civile e sana convivenza, che mettono i paletti davanti a quello che non si può fare perché facendolo si arreca un danno al prossimo e alla società è la prima poi a fregarsene e ad accettare di stringere accordi, alleanze politiche, economiche con paesi nei quali viene meno, perché impedito con la repressione violenta, anche il semplice diritto alla protesta pacifica. Evidentemente i diritti dell’uomo, sanciti da una Carta sottoscritta dagli stati che si sono impegnati a rispettarla esulano dalla loro applicazione nel concreto. Anche da un paese democratico occidentale qual è l’Italia ci si può tranquillamente voltare da un’altra parte di fronte a paesi dove si attuano dittature repressive e dove i diritti vengono violati e impediti, tutto in virtù e a beneficio del dio denaro. A dimostrazione che si può sacrificare l’idea stessa di democrazia pur elevandola a proprio sistema, assetto politico perché ritenuta la forma migliore di gestione di un paese, quella meno invasiva proprio in fatti di diritti, per non disturbare gli affari.

Giordano Bruno: il filosofo che s’illuminò d’immenso. Dopo quattro secoli siamo ancora qui ad assistere alle conseguenze violente dei fanatismi religiosi, discriminazioni, violenze, guerre, scatenate in nome di Dio. – Ma è proprio sul rogo, senza dire una parola, che Bruno vince la sfida di una vita, mentre gira il capo al crocefisso che il carnefice gli porge da baciare, Bruno diventa eterno, quell’immagine attraversa il tempo, luminoso simbolo della lotta ad ogni fanatismo religioso, il suo messaggio diventa universale, recepito da gente di ogni cultura e religione, monito e ricordo perenne di quello che fu la “Santa” Inquisizione. – Verrà un giorno che l’uomo si sveglierà dall’oblio e finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera, che lo rende e lo tiene schiavo. L’uomo non ha limiti e quando un giorno se ne renderà conto, sarà libero anche qui in questo mondo. ” Tremate più voi nel pronunciare questa sentenza che io nell’ascoltarla.” [Giordano Bruno – 1548, Nola – 17 febbraio 1600, Roma] http://www.loggiagiordanobruno.com/20120306-giordano-bruno-l’ultima-notte.html

 

Una macchia di sangue sulla nostra umanità

“Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, né demoniaco né mostruoso”.

“Dal che si potrebbe concludere che più un bugiardo ha successo, più gente riesce a convincere, più è probabile che finirà anche lui per credere alle proprie bugie”.

[Hannah Arendt – La banalità del male]

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Le giornate della Memoria sono una sconfitta per la società civile, moderna, quella che avrebbe dovuto emanciparsi da ogni forma di schiavitù, in special modo quella del pensiero quando è sbagliato, quando è finalizzato alla separazione, all’esclusione, al non riconoscimento dei diritti di tutti.
Perché dai pensieri sbagliati possono scaturire solo cose sbagliate.
Finché ci sarà bisogno di queste giornate vuol dire che l’origine, quel che ha generato la necessità di ricordare non è stato elaborato con giustezza e non ne sono state neutralizzate le ragioni, e che quindi c’è il reale pericolo che ogni cosa che si ricorda si possa ripetere. 
Le giornate della Memoria sono lì a ricordarci i fallimenti del nostro essere sì esseri umani ma di saperci comportare, con una certa frequenza anche, in maniera disumana, incivile.
Il 27 gennaio serve.
Serve a tutti.

Ebrei, prigionieri politici, criminali comuni, immigrati e apolidi, testimoni di geova, omosessuali, “asociali”, rom e sinti. Questa è la Giornata della Memoria.

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Dove ci sono ingiustizie, discriminazioni, razzismo non ci sono amore né rispetto. E dove non ci sono amore e rispetto è più facile che accadano le tragedie. Oggi come ieri c’è qualcuno che dietro le quinte [ma anche davanti]  della politica nel mondo lavora per separare e non per unire. E quando l’obiettivo è quello di disunire, di far credere che ci siano persone con più diritti di altre, che esista ancora, nel terzo millennio, una “razza padrona” e c’è gente che a questo ci crede tutto può succedere ancora e ancora. 
In questo 27 gennaio faccio mie queste belle parole del mio amico Andrea Marinucci Foa  che in poche righe è riuscito a riassumere tutto quello che è stato, che è e che non basta dire “mai più” ma bisogna fare in modo che lo sia davvero. Questa, in mezzo alle centinaia di giornate per ricordare qualcosa è l’unica davvero importante. Perché è l’unica che sbatte in faccia agl’imbecilli, ai razzisti, agli omofobi, ai fascisti dell’ultima e penultima generazione, quelli che non sanno, quelli che vanno a scrivere nei social network che ai rom bisognerebbe dargli fuoco, che gli extracomunitari rubano case e lavoro, che il paese è mio e quindi vengo prima, io qual è il prodotto della melma che cervelli malati prima dei loro ma uguali ai loro, hanno causato.

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Immagino già i discorsi di questo 27, giorno della memoria. Gli ebrei parlano. Ci si aspetta che parlino. Lo farò anche io. E’ quasi un dovere, anche se poi il giorno della memoria serve a chi ha bisogno di ricordare quei cancelli e quello che veniva fatto al di là di essi, e noi persone per bene, qualsiasi sia la nostra origine, non possiamo dimenticare. C’è come un nodo sul fazzoletto nella mente, un nodo che non si può sciogliere finché esisterà una discriminazione delle persone per origine geografica, colore della pelle, preferenze sessuali, fede o assenza di fede religiosa. Fin quando certe piccole particolarità verranno utilizzate per giudicare a priori una persona, quello che domani ricorderemo “ufficialmente” resterà fisso in primo piano, una macchia di sangue sulla nostra umanità. Non è retorica. Il sangue è fisso lì perché scorre ancora, continua a scorrere. Nei pestaggi degli omosessuali, nelle pulizie etniche, nel razzismo. E non si fermerà finché non diremo “basta”, e impediremo le deportazioni dei nomadi e quelle dei profughi, e butteremo nel cesso le assurde proibizioni alle coppie omosessuali, e promuoveremo il dialogo, il disarmo e la pace nelle zone “calde”. 
Visto che è il giorno della memoria, ricordiamo. Ricordiamo ai razzisti e agli omofobi che non hanno cittadinanza su questa terra, non come razzisti e omofobi perché la loro non è opinione ma violenza omicida.

Andrea Marinucci Foa  

“Ausmerzen” è la strage nazista dei disabili, bambini, donne, uomini ritenuti inutili, un peso per la società solo perché malati. Gente che mangiava a sbafo, che bisognava curare e mantenere negli ospedali, gente che non produceva, quindi un costo per la società che dopo la crisi mondiale del ’29 faticava. Oggi si tagliano le necessità, quelli del “progetto Aktion T4″ tagliavano direttamente le persone. 300.000 persone – di cui più di 5000 erano bambini – gasate, avvelenate e passate per i forni crematori in modo scientifico nella più completa indifferenza della gente con la collaborazione di funzionari di stato e medici di famiglia. Erano tedeschi, non stranieri, gente della stessa gente.

Sotto – Sotto

Non solo omofobi e razzisti, ma anche quelle e quelli che s’insinuano nelle discussioni pigolando cose sul genere di “è un’opinione, perché non avrebbe dovuto dirla”.

Non mi stancherò mai di ripetere che non tutto è opinione, anche quelle scritte sul Mein Kampf erano opinioni, quelle di un pazzoide criminale che ha avuto la possibilità di distruggere il mondo perché qualcuno le ha ascoltate e insieme a lui realizzate nella pratica. Nessuno si è preoccupato evidentemente dei contenuti di quel libro che altro non erano che il programma nazista di hitler.

Sono opinioni quelle dei negazionisti? no, perché in molti paesi chi si azzarda a dire che l’olocausto è un’invenzione, va in galera.

E’ opinione quella di chi tenta di rovesciare la Storia facendo credere che i buoni erano cattivi e viceversa? qui purtroppo sì visto che c’è stato qualcuno in politica che si è potuto permettere di dire che la Resistenza è un argomento noioso e che le scuole possono fare a meno di inserirla nei programmi scolastici.

La diffamazione è opinione? non dovrebbe esserlo ma solo qualche giorno fa la corte di Strasburgo ha dato ragione a belpietro dicendo che solo l’istigazione alla violenza, l’apologia razzista possono essere punite, non la diffamazione semplice, quella che scava nella roccia anche sei anni di seguito com’è accaduto nel caso del pm Cocilovo diffamato da farina sul giornale di sallusti per conto terzi e cioè di berlusconi. 

E sappiamo tutti com’è andata a finire, al pm diffamato, screditato e che dopo gli articoli di farina ha ricevuto anche minacce di morte nemmeno le scuse, a sallusti la grazia di Napolitano.

Quindi io credo che bisognerebbe stare molto attenti prima di parlare di opinioni, di libere espressioni dei pensieri e che male c’è se qualcuno dice delle cose.

Perché se è vero quello che molti dicono, e cioè che l’omofobo è sotto sotto uno a cui l’omosessualità non fa poi così schifo, la mia sensazione è che quelli che di fronte alla discriminazione omofoba anche solo ventilata, all’acqua di rose, come nella polemica a proposito delle dichiarazioni di Barilla non si mettono di traverso in modo netto, sotto sotto siano persone a cui l’omofobia non fa poi così schifo.

Se dei ragazzini di quattordici, quindici anni si suicidano  nel momento in cui hanno acquisito la consapevolezza di essere omosessuali, una cosa che se questo fosse un paese civile sarebbe considerata non un marchio, un’onta, un motivo di discrimine ma soltanto quello che è, “una naturale variabile del comportamento umano”, esattamente come l’eterosessualità, significa che hanno già ben compreso che non saranno ospiti graditi in questo paese soprattutto in virtù di quelle che molti considerano opinioni ma che opinioni non sono perché poi si traducono in atti violenti. Le opinioni non ammazzano nessuno: i razzismi e l’omofobia sì.

Dove c’è Barilla, c’è il caos

La famiglia tradizionale non esiste più da tempo, è bene che tutti se ne facciano una ragione, questo paese è pieno di  famiglie allargate, ristrette, conviventi senza essere sposati, genitori separati che si ritrovano a fare famiglia nelle occasioni particolari, di festa.  E anche di coppie omosessuali non riconosciute come tali da questa politica talebana indegna di una democrazia occidentale.  Basta con questa filastrocca della famiglia felice papà mamma, sposati in chiesa ci mancherebbe, figlio maschio e figlia femmina battezzati in chiesa ci mancherebbe.

Singolare poi che chi non trova niente di male in un vecchio erotomane che paga minorenni per ricordarsi vagamente di quello che madre natura gli ha fornito per essere definito ‘uomo’, abbia invece tante riserve sull’omosessualità.

A parte la dichiarazione dell’industriale sbagliata proprio strategicamente in quanto produttore di merci che dovrebbero essere fabbricate per essere vendute a tutti, dunque anche agli omosessuali, a me questa cosa che i gay possono esistere “solo se non danno fastidio” come detto dall’intelligentone a La Zanzara [Cruciani e Parenzo non tradiscono mai: quando ti aspetti l’intervista al personaggio, o personaccia razzist* e omofob*, quella arriva puntuale], non mi disturba: mi fa proprio incazzare. 
Perché è un pensiero piuttosto, anzi molto condiviso.
In che senso non devono dare fastidio? cosa fanno i gay meno o di più di quanto possa fare chiunque altro per “disturbare”? E quale sarebbe l’affermazione della centralità della donna in famiglia, quella della donna sorridente che porta i piatti a tavola contro cui si è scagliata la presidente della camera qualche giorno fa? Quale sarebbe l’immagine deleteria nel vedere due donne o due uomini che fanno colazione coi biscotti o si cucinano un piatto di pasta?  Le “convinzioni personali” quando sono espresse nel salotto di casa, in pizzeria con gli amici a parte qualche discussione animata altre conseguenze non ne provocano. Ma  ad esprimerle durante un’intervista  è un’altra cosa. Immaginiamo per un attimo le mamme che comprano biscotti e merendine del mulino bianco che sentono dire dal padrone delle merendine che a lui i gay non piacciono, che possono stare senza disturbare, che per lui la famiglia è quella ‘tradizionale’ [quale, quella dove ci si cornifica allegramente a vicenda e poi si va a messa la domenica? quella]. Quelle mamme che magari ci credono che gli omosessuali siano uno scherzo della natura, dei “malati da compatire” [cit. Paolo Villaggio sempre alla Zanzara], in che modo si porranno davanti all’omosessualità? le ribalte pubbliche purtroppo fanno tendenza, cultura, ma molto più spesso subcultura, e di questi tempi non mi sembra il caso di infierire verso la comunità omosessuale.

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Napolitano: “Su di me pressioni inutili”
Letta: “Pdl ha umiliato l’Italia negli Usa”

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Non solo il pdl ha umiliato l’Italia, e non solo in America visto che è una ventina d’anni ormai che ciclicamente l’Italia diventa zimbello di tutto il mondo civile: le rassegne stampa internazionali degli ultimi quindici, sedici anni sono lì a raccontarci di quanto e come questo paese non venga più considerato “bel” da un sacco di tempo. E oltre a non essere più bello è diventato anche cattivo fra l’altro. Altroché il prestigio internazionale di cui ha sempre vaneggiato berlusconi che l’Italia avrebbe ottenuto grazie a lui: questo paese oggi  fa eticamente schifo proprio per colpa sua.
Sbaglia, Letta a dire che la colpa è del pdl dell’umiliazione subita davanti all’Onu. 
La colpa è di tutti, ma soprattutto di chi pur avendo tutti gli ingredienti a disposizione non ha previsto quale sarebbe stato l’epilogo di questa sceneggiata chiamata governo di larghe intese, di necessità e di responsabilità. Parole enormi se associate alla figura di berlusconi e del pdl.

Ed è proprio l’epilogo a dirci quanto sia sbagliata la teoria di “abbassare i toni” tanto cara a Napolitano: no presidente, i toni vanno alzati invece, quando qualcuno è in pericolo la prima cosa che fa è gridare, è una reazione proprio naturale, si fa soprattutto per richiamare l’attenzione, per far capire che da soli non ci si può salvare.

E Napolitano questo avrebbe dovuto fare, altroché concedere al delinquente la possibilità di partecipare alla vita politica. Che pensava Napolitano, che alla fine avrebbe ricevuto la riconoscenza di quelli abituati a relazionarsi con la minaccia, il ricatto, di quelli abituati ad avere a che fare con un fuorilegge? 
Se qualcuno mi puntasse una pistola addosso io cercherei di scappare prima che prenda meglio la mira: cercherei a tutti i costi di salvarmi, specialmente se so di avere non solo la responsabilità della mia vita ma anche di altre che verrebbero danneggiate dalla mia morte. 
O forse Napolitano pensava che quelli avrebbero usato armi spuntate, caricate a salve?

All’insulto, all’oltraggio, alla minaccia e al ricatto si risponde alzando la voce, non si concede altro tempo a chi per salvare se stesso mette a rischio un paese non solo per quanto riguarda la stabilità politica.

Cosa temeva Napolitano che per tutto questo tempo ha fatto finta che fosse tutto normale, i carri armati in piazza di berlusconi? il colpo di stato vero? perché ha lasciato parlare per tutto questo tempo gente che in un paese appena un po’ normale non troverebbe residenza in nessun contesto sociale civile e figuriamoci nel parlamento?

Se Napolitano avesse fatto due mesi fa quello che ha fatto ieri, battere il famoso pugno sul tavolo avrebbe ottenuto solo vantaggi: prima di tutto quello di non perdere del tutto la stima di tanti italiani a cui non piace un capo di stato che va ad applaudire e ad abbracciare la figlia di un delinquente latitante che insulta i giudici; non piace un capo di stato che non sostiene dei giudici prendendo una posizione netta che fa capire bene da che parte sta lo stato fra loro e chi per sua natura viola la legge, ovvero si pone fuori dallo stato, in virtù di una pax politica che non potrà mai esserci finché berlusconi sarà il protagonista in negativo di questa tristissima e squallida vita politica italiana.