L’omosessualità non è una malattia: l’omofobia sì [ma si può guarire, volendo]

Sottotitolo extrapost: la ministra della difesa parte per un viaggio internazionale [ovviamente a spese dei contribuenti italiani] per assicurarsi dello stato di salute di un cittadino italiano detenuto [si fa per dire] in terra straniera perché accusato insieme ad un altro di duplice omicidio.
Le terre straniere ospitano una discreta quantità di detenuti italiani che però non turbano il governo italiano.
Non so che fine abbiano fatto Tomaso Bruno ed Elisabetta Boncompagni [sui quali prossimamente uscirà un film] che quest’anno hanno festeggiato il quinto capodanno in una prigione indiana, condannati all’ergastolo accusati di omicidio dopo un processo farsa, ma sono sicura che nessun ministro si è mai mosso per accertarsi delle loro condizioni di salute, non ho mai visto aprire qualche pagina facebook in loro sostegno o dare il via ad una raccolta di firme affinché lo stato italiano imponga all’India di riaprire le indagini sulla vicenda giudiziaria che li riguarda.
Nessuna diplomazia è mai andata in soccorso delle famiglie di questi ragazzi di cui oltre alle Iene qualche anno fa non si è mai occupato nessuno fino ad ora.
E figurarsi se qualcuno si è mai preoccupato del loro stato di salute.

 

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Difende la famiglia tradizionale chi non ha esitato a solidarizzare con la moglie di uno che pagava minorenni per sfogare le sue perversioni e che la farà franca grazie all’assoluzione dell’altro utilizzatore finale di ragazzine: il papi_ ricostituente. Questa è la morale della destra italiana ma anche di una sostanziosa parte della sinistra che ha speso parole di solidarietà per la mussolini che si è tenuta in casa il marito pedofilo e pervertito perché padre dei suoi figli della bella famiglia tradizionale. Il problema non è sempre la politica che risponde ai desiderata degli ospiti invadenti  d’oltretevere  per la solita questione dell’opportunismo politico ma è soprattutto una società composta a maggioranza da deficienti che non fanno mai 2+2 rispetto a chi vorrebbe imporre, per legge, la sua squallida visione delle cose che poi riguardano tutti senza mai andare a guardare quelle cose che riguardano loro, quelli che pensano e fanno le leggi che  vengono invece derubricate ad altro e mai allo scandalo che dovrebbero invece suscitare.

Questa favola della famiglia tradizionale è, appunto, una leggenda che si tramanda per affermare l’ipocrisia bigotta e conservatrice che serpeggia in questo paese sciagurato. Non esiste una famiglia tradizionale: esiste LA famiglia, che è quella dove i figli trovano amore, rispetto, educazione, accoglienza, il necessario, la possibilità di nutrirsi, studiare, trovare il loro posto nel mondo quando saranno adulti. E il bene dei bambini non è determinato dal genere e il sesso di chi se ne dovrà occupare. Se tutti quelli che si preoccupano di come possono crescere i bambini che hanno due mamme o due papà, spesso solo ipocritamente, senza informarsi, ma unicamente per affermare la loro omofobia lo facessero e lo avessero fatto non solo con le chiacchiere e la propaganda anche rispetto a quei bambini costretti a vivere in famiglie – rigorosamente tradizionali col papà maschio e la mamma femmina come dio comanda –  dove vengono negati finanche i diritti di base quali mangiare e istruirsi oggi vivremmo nel migliore dei mondi possibili.

Trovo molto offensivo che si consideri ancora l’omosessualità una condizione contro natura, una contraddizione smentita proprio dal fatto che esiste in natura. 

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 Spero che Oliviero Toscani riesca ad ottenere un cospicuo risarcimento dai trogloditi fascisti di Fratelli d’Italia che hanno usato una sua foto, nata con tutt’altri intenti, per avviare una campagna omofoba contro l’adozione agli omosessuali. 

Un risarcimento che deve essere soprattutto esemplare per insegnare a ladruncoli virtuali grandi e piccoli che non tutto ciò che è scaricabile è poi anche automaticamente “prendibile”. Che esiste un diritto a veder rispettata e tutelata la propria creatività anche se non è specificato il regolare copyright.
Perché, proprio come è accaduto con la sentenza di Roma che sbugiarda e ridicolizza tutti quelli che “i gay non devono adottare bambini”, nel mondo e nella società normali non dovrebbe servire [sempre] un giudice a stabilire quello che si può fare e quello che non si può né si deve fare. Ci sono ambiti e situazioni in cui non dovrebbe servire l’intervento della legge perché certe dinamiche si potrebbero e dovrebbero regolare usando semplicemente la buona educazione e quel buon senso civico e civile che dovrebbe suggerire che quello che è mio, perché l’ho fatto io, non può essere di nessun altro e che se proprio qualcuno ha bisogno di una cosa che è mia dovrebbe avere la cortesia di chiedermela, non prendersela senza permesso come se fosse sua.

 

Dall’omofobia si può guarire, volendo

Che strana malattia l’omofobia: quando un ragazzo o una ragazza decidono di fare «coming out», molti lo emarginano, amici e famiglia compresi. Come se prima del dichiararsi i ragazzi in questione non fossero «già» omosessuali o lesbiche. E allora? Prima del «coming out» siete stati «contagiati»? No, perché non è una malattia. Una piaga si è abbattuta su di voi? No, perché non è un peccato. Siete stati aggrediti sessualmente? No, perché non è violenza (anzi, la maggior parte delle violenze avviene tra le mura di casa, nelle cosiddette «famiglie tradizionali»). L’unico problema – mettetevelo in testa – siete voi.  Che strana malattia l’omofobia: ascoltate i Queen? Be’, sappiate che Freddie Mercury era omosessuale. Venerate Ricky Martin? Lo è anche lui. Usate prodotti Apple? Tim Cook è gay. E vogliamo parlare di Tiziano Ferro, Oscar Wilde, Michelangelo Buonarroti (perché la Chiesa non rinuncia ai suoi affreschi nella Cappella Sistina)? I «froci» vi fanno schifo? Cancellatevi da Facebook, visto che il co-fondatore Chris Huges è omosessuale. Eppure queste persone non sono le stesse che vi emozionano con i loro film, con i loro versi d’amore, con le loro poesie, con le loro invenzioni?
L’omofobia finirà quando la domanda «sei gay?» (come se a un etero si chiedesse: «Sei etero?»), una delle più grandi violenze che si possa fare a una persona omosessuale, non verrà più pronunciata; quando il «coming out» non avrà più motivo d’esistere; quando «l’amore che non osa pronunciare il proprio nome» potrà essere liberamente pronunciato.
Rendiamo inutile la Giornata Internazionale contro l’omofobia. Tutti insieme, ognuno con la sua «diversità» che lo caratterizza nella sua singolarità irripetibile. «Diversi», ma belli e imprescindibili. Come i colori dell’arcobaleno.  
[Pasquale Videtta]

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Ognuno guardasse alle sue miserie, prima di pensare a quello che dovrebbero fare gli altri secondo – appunto – miserabili “opinioni”.
L’omofobia, i razzismi, non sono opinioni: nei paesi civili, dove i giornalisti non corrono dietro ai giovanardi ma li evitano in quanto dannosi per la cultura e il progresso della civiltà sono reati.
Quindi, al solito, anche, soprattutto, chi si occupa di fare informazione si facesse un esame di coscienza, perché molte delle brutture e dei drammi relativi all’omofobia e ai razzismi sono incentivati da un’informazione malata. I malati non sono gli omosessuali ma chi pensa che all’Italia debbano interessare i pensieri omofobi, violenti e razzisti di giovanardi e di quelli come lui.

 

Il diritto non è una concessione: è, appunto, diritto, e quando lo è deve essere di tutti, altrimenti è privilegio. E nel diritto ad essere omosessuali, seguire ognun* la propria natura che proprio perché è tale non può mai essere “contro” esiste anche quello di vedersi riconosciuto il proprio orientamento sessuale comprensivo dei diritti che ha già chi non lo è, così come si dovrebbe fare per la propria etnia, nazionalità e colore della pelle.
La religione è una cosa a parte, perché non viene stabilita dalla natura ma fa parte della scelta personale degli individui.
Si può scegliere a un certo punto della vita di non voler essere più condizionati da un Dio e passare tranquillamente alla condizione di atei, oppure si può decidere di seguire un’altra religione e non quella che viene imposta alla nascita ormai più per tradizione che per fede vera e credo sincero.
In questo paese nessuno viene discriminato perché cattolico, anzi, è talmente radicata la convinzione che un cittadino lo è di più se è anche cattolico da renderlo perfino un privilegio.
I cattolici, in quanto seguaci di quel Dio buono e giusto che tutto ha fatto e tutto mantiene si ritengono intoccabili, e ritengono che siano intoccabili i simboli che segnano la loro religione. Guai a parlare di laicità senza che arrivi la solita sfilza di buoni motivi sul perché “laico è brutto”, mentre laico è bello, e giusto, perché garantisce tutti, religiosi, credenti, osservanti e chi pensa di non aver bisogno di speciali tutele dall’alto.
E nello stesso modo equiparare i diritti degli eterosessuali a quelli degli omosessuali diventerebbe una garanzia per tutti, per chi già li aveva prima e ne poteva usufruire e per tutti coloro che, finalmente, possono vivere la loro natura che gli e le viene riconosciuta anche come cittadini.
E nessuno si sentirebbe privato di niente. Nessuno toglierebbe niente a nessun altro. 

Molta gente è cattiva, incapace di accettare quello che non comprende, e non vuole che le persone possano essere semplicemente felici nel modo che preferiscono, seguendo la loro natura. Perché la normalità non la decidono le apologie contro. Perché chi oggi è omofobo e razzista dimostra di non avere il diritto di vivere in questo tempo. Non c’è nessuna regola scritta che imponga una unione finalizzata al proseguimento della specie, si sta insieme per mille motivi più uno che è quell’amore di cui non si capacita chi non capisce che l’amore prescinde da tutto, anche dal sesso di appartenenza. E quando non si fa del male a nessuno si ha il diritto di viversi quell’amore alla luce del sole.

Rosa Louise Parks cambiò la storia restando seduta

Una persona che si espone sapendo di rischiare, e lo fa in un paese dove il diritto è qualcosa di molto relativo e ancorché assente merita rispetto, solo rispetto. In Russia l’omofobia viene autorizzata PER LEGGE dallo stato, non solo non si può essere omosessuali ma non si deve neanche dire. Nei paesi normalmente civili invece è un crimine contro l’umanità. Tirare fuori altri argomenti per millantare che quella protesta sia stata fatta per farsi pubblicità, per cercare visibilità, perché si è persone alla ricerca di consensi e attenzioni che non si hanno più è solo miseria dietro alla quale si nasconde un po’ di più di un’antipatia per la persona. Luxuria credo abbia un paio di lauree, è una persona intelligente e acculturata che non deve dimostrare nulla a nessuno né tanto meno vergognarsi di essere la persona che è.
Uno dei vizi tipici italiani è di mischiare le pere con le mele. Se si fa una cosa non se ne può fare un’altra o se si fa se ne devono poi fare altre. O fare delle cose preclude che se ne possano fare altre, ad esempio ragionare. E perché Luxuria non è andata a cucire con l’ago e il filo il buco dell’ozono invece di protestare contro una cosuccia come la privazione di un diritto? E perché non va in Arabia, in Iran, nel Ruanda o chissà dove altro non si rispettano i diritti? Per pensare ci vorrebbe un cervello, per capire che MAGARI ognuno si occupasse di far rispettare i diritti nel proprio ambito lavorativo, sociale o quello che lo riguarda personalmente forse questo paese e il mondo farebbero meno schifo e tutti i paesi sarebbero meno soggetti ai regimi repressivi, violenti. Noi qui non abbiamo nulla di cui vantarci, rispetto ai diritti civili negati ma a molta gente questo va bene, non è la priorità. Se oggi noi abbiamo anche la possibilità di scrivere scempiaggini in Rete lo dobbiamo a chi si è impegnato prima di noi nell’estensione dei diritti. Tutti gli omofobi, i repressi, i frustrati, i razzisti  e gli ignoranti che in queste ore stanno esibendo il loro peggio perché altro non possiedono nei confronti di Vladimir Luxuria e come di solito fanno rispetto a diversità che non offendono né nuocciono a nessuno, dovrebbero ringraziare ogni giorno la nostra Costituzione che garantisce la possibilità di parlare anche a chi dovrebbe solo tacere per questioni di decenza.

Tutti dovremmo essere d’accordo e condannare  chi priva una persona della sua libertà anche per un tempo breve come è accaduto per fortuna a Luxuria arrestata per aver manifestato un suo pensiero in un paese dove la libera espressione del pensiero, anche quando è civile può costare la vita. Un paese dove una cosa naturale qual è l’omosessualità è considerata un reato per legge, dove non solo non si può essere omosessuali ma non si deve nemmeno dire.
In Russia, paese membro del G8 quindi si presume civilizzato, si può essere arrestati per aver esposto un manifesto nemmeno  di protesta ma di affermazione di un’ovvietà: “gay è ok”. Sì, eccome se lo è.


Era una legge dello stato anche quella che in America obbligava i neri ad alzarsi per lasciare il posto sull’autobus ai bianchi. Finché una sera di dicembre una piccola signora nera che tornava dal lavoro ha pensato più intensamente di altre volte evidentemente, che quella fosse un’ingiustizia, e lo era, e alla richiesta di alzarsi ha detto semplicemente NO.
Quel no ha cambiato la storia in America e anche nel mondo. E grazie al quel no altra gente ha smesso di subire l’ingiustizia di dover cedere un posto sull’autobus e non solo per una questione di colore della pelle. E chi dimostra più coraggio di altri facendo suoi i disagi di altri, le mancanze di rispetto e il non riconoscimento all’uguaglianza per tutti merita più rispetto degli altri, di chi non lo ha fatto, non lo fa e non lo farebbe ma in compenso critica il modo della protesta e la persona dimostrando tutti i suoi limiti e tutta la sua pochezza.

 La politica, la nostra e quella di quei paesi che citiamo sempre come “più civili”, che dovrebbe essere portatrice di idee sane, che si mette sul pulpito facendo leggi che obbligano a dei comportamenti che devono, dovrebbero consentire il più possibile una civile e sana convivenza, che mettono i paletti davanti a quello che non si può fare perché facendolo si arreca un danno al prossimo e alla società è la prima poi a fregarsene e ad accettare di stringere accordi, alleanze politiche, economiche con paesi nei quali viene meno, perché impedito con la repressione violenta, anche il semplice diritto alla protesta pacifica. Evidentemente i diritti dell’uomo, sanciti da una Carta sottoscritta dagli stati che si sono impegnati a rispettarla esulano dalla loro applicazione nel concreto. Anche da un paese democratico occidentale qual è l’Italia ci si può tranquillamente voltare da un’altra parte di fronte a paesi dove si attuano dittature repressive e dove i diritti vengono violati e impediti, tutto in virtù e a beneficio del dio denaro. A dimostrazione che si può sacrificare l’idea stessa di democrazia pur elevandola a proprio sistema, assetto politico perché ritenuta la forma migliore di gestione di un paese, quella meno invasiva proprio in fatti di diritti, per non disturbare gli affari.

Giordano Bruno: il filosofo che s’illuminò d’immenso. Dopo quattro secoli siamo ancora qui ad assistere alle conseguenze violente dei fanatismi religiosi, discriminazioni, violenze, guerre, scatenate in nome di Dio. – Ma è proprio sul rogo, senza dire una parola, che Bruno vince la sfida di una vita, mentre gira il capo al crocefisso che il carnefice gli porge da baciare, Bruno diventa eterno, quell’immagine attraversa il tempo, luminoso simbolo della lotta ad ogni fanatismo religioso, il suo messaggio diventa universale, recepito da gente di ogni cultura e religione, monito e ricordo perenne di quello che fu la “Santa” Inquisizione. – Verrà un giorno che l’uomo si sveglierà dall’oblio e finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera, che lo rende e lo tiene schiavo. L’uomo non ha limiti e quando un giorno se ne renderà conto, sarà libero anche qui in questo mondo. ” Tremate più voi nel pronunciare questa sentenza che io nell’ascoltarla.” [Giordano Bruno – 1548, Nola – 17 febbraio 1600, Roma] http://www.loggiagiordanobruno.com/20120306-giordano-bruno-l’ultima-notte.html

 

Grave ferita alla pace

Ha ragione Corrado Guzzanti quando interpreta Padre Pizarro: “noi dimo le stesse cose da dumila anni, sete voi che ce venite dietro”.

A una cosa come questa più che con una sonora  pernacchia non si dovrebbe rispondere.

Invece i media la passano come un concetto serissimo e rispettabile.

La colpa – more solito –  non è del papa o del cardinale che ciclicamente esternano o insorgono, ma di chi spaccia certe idiozie per notizie di interesse generale.

Nozze gay, il Papa: “Un’offesa alla verità della persona”

Il gran visir della menzogna ci fa sapere che le nozze gay sono  un’offesa contro la verità.
E quale sarebbe la verità, quella che lui e quelli come lui hanno incartato per duemila e più anni riportando per voce e per iscritto la parola di un dio che nessuno ha mai visto né sentito parlare?

Il papa celebra la pace offendendo  ancora e di nuovo gli omosessuali, le donne che abortiscono non per gioco ma per necessità e chi decide di porre fine alla sua vita in modo dignitoso mentre dà la sua personale benedizione a  Rebecca Kadaga,  ugandese, promotrice della riforma dell’attuale legge contro i “comportamenti sessuali deviati”: omosessualità e bisessualità.

La proposta di legge intende introdurre il concetto di malattia mentale per l’omosessualità e la pena di morte o l’ergastolo per i gay recidivi. Capito? l’omosessualità è qualcosa che si reitera, praticamente un reato, non dunque un orientamento sessuale normale, gli eterosessuali possono “recidivare” quanto vogliono, e magari mettere al mondo nidiate di figli che da quelle parti  moriranno di fame ma non verranno mai accusati di commettere il reato di eterosessualità. 

Più semo mejo stamo vero santità? paura che si rompa il giochino,  eh?

Nota a margine: io sono sempre favorevole al progetto di un vaticano itinerante.

Che vadano un po’ anche altrove a dispensare le loro perle di saggezza, qui è tanto tempo che le ascoltiamo, ormai sono venute a noia. I Francesi avevano capito tutto, ecco perché la loro civiltà qualche passo avanti lo ha fatto, a differenza della nostra che ancora, nel terzo millennio, è legata a doppio filo alle volontà e i desiderata degl’invasori d’oltretevere.