
Tre milioni e seicentomila euro, quasi otto miliardi l’anno, 9800 euro al giorno, ovvero quasi venti milioni di ex lire per Antonio Conte, dopato da calciatore, corrotto da allenatore dunque promosso a pieno titolo Commissario tecnico della Nazionale. Poi magari andiamo a prendercela con l’extracomunitario che vende monnezza per mangiare o col poveraccio che si fa un secondo lavoro in nero per mantenere lo stretto necessario alla famiglia. Sono loro il fastidio, i nemici coi quali essere inflessibili, rigorosi, non questi parassiti che non dicono mai “no, grazie, mi basta anche la metà”. Che sarebbe troppo anche quella.
La regola del mercato in questo paese e nel mondo è che ci deve essere chi ha tutto: un piccolo esercito di mantenuti coi soldi di chi se li guadagna col sudore, la fatica perché gli, le viene concesso dai padroni, quelli che comandano il mondo e chi niente perché, evidentemente, non l’ha meritato, non ha i giusti requisiti, ecco.
“I soldi dello sponsor” non sono somme in denaro messe a disposizione da qualche filantropo che usa le sue risorse per finanziare progetti di interesse comune.
“I soldi dello sponsor” sono la cifra con cui vengono caricati i prezzi rispetto al reale valore commerciale del venduto affinché si possano ricavare poi guadagni maggiorati con cui “lo sponsor” – che non è un’entità astratta ma ha nomi e cognomi – pagherà chi farà da testimonial ai suoi prodotti. Quando si compra il pallone, la tuta, l’accappatoio col marchio della squadra del cuore quei soldi non vanno poi a coprire solo le spese vive della merce e consentire il giusto guadagno a chi li produce e li vende ma vanno a finanziare anche tutto il business che ruota attorno alle società sportive, compresi i compensi milionari dell’ultimo anello della catena, ovvero i calciatori dei club.
Questa leggenda popolare che tanto, siccome paga lo sponsor allora a noi cittadini non costerà nulla un allenatore che andrà a guadagnare venti milioni delle vecchie lire al giorno è la stessa con cui per anni la gggente si è fatta infinocchiare rispetto alle tv di berlusconi che, perché non fa pagare il canone, la tassa, allora è bravo e magnanimo e sta lì ad offrire gratuitamente un servizio.
Mentre quando noi andiamo a comprare il bagnoschiuma, la pasta, i biscotti, i pannolini per il pupo, tutto ciò che vediamo passare nelle pause pubblicitarie paghiamo tasse a ripetizione, perché quegli oggetti, prodotti, cose da mangiare potrebbero costare tranquillamente la metà di quel che vengono pagate per consentire a berlusconi di guadagnare dei soldi, molti soldi e comprare le porcherie che verranno trasmesse poi dalle sue televisioni.
La logica del mercato è anche questa: far pagare la tassa occulta anche a chi non guarda le tv di berlusconi e le partite della Nazionale.
***
I bei discorsi sull’ordine, la legalità applicati al quotidiano perdono qualsiasi significato in un paese e generalmente nel mondo dove ai pochi è concesso tutto e ai molti il quasi niente o il niente e basta.
Chi pretende che si rispettino ordine e regole deve essere migliore di quelli a cui chiede di farlo.
Ecco perché so, l’ho imparato, che non posso individuare nel mio nemico chi si aggrappa ogni giorno ad una non vita, fatta di stenti, rifiuti, emarginazione, offese quotidiane, il nemico devo andare a cercarlo altrove, lì dove sono quelli che sulle disparità economiche, sociali guadagnano consenso e potere. Non si può cadere nel tranello di chi ha tutto l’interesse che la guerra fra poveri diventi sempre più violenta.
Fra l’ambulante che vende la merce illegale e alfano che è potuto diventare niente meno che ministro dell’interno di questo paese sciagurato grazie ad un intero sistema che ha fatto dell’illegalità le sue fondamenta, su quelle è cresciuto diventando sempre più resistente e refrattario a qualsiasi forma di onestà civile potendo contare sull’appoggio e sul sostegno di chi, grazie all’illegalità di stato non si arricchisce solo economicamente ma contribuisce all’estensione di quel potere malato, quello che crea la disparità e la povertà il mio nemico resta alfano e tutta la compagnia di giro che nel tempo ha legittimato quel sistema che non è nato con berlusconi ma è soprattutto grazie a lui e ai suoi sodali, anche ai servi sciocchi come alfano che ha inquinato, avvelenato e demolito anche l’idea di Italia paese normale e civile.
***
Ad occhio, anche le nomine di Tavecchio alla FIGC e di Conte, scelto da Tavecchio, quale nuovo allenatore della Nazionale di calcio entrano a pieno titolo nel processo riformatore di Renzi, quello concordato col noto delinquente.
L’unica solida realtà di questo paese è che i vari poteri non deludono mai, si muovono, agiscono, operano sempre nel loro recinto di scorrettezze e illegalità. Senza un avviso di garanzia, una condanna – anche definitiva come quella di berlusconi – in questo paese è impossibile ambire al posto, al ruolo che conta. Avere voce in capitolo negli affari che poi sono di tutti, che riguardino la politica o altri settori “di questa zozza società” non fa nessuna differenza.
Agli onesti e incensurati non si offrono chances, i signori e padroni del calcio fra Albertini e il cinque volte condannato Tavecchio non hanno avuto alcun dubbio su chi scegliere per rappresentare il calcio in Italia e nel mondo.
E, a parità di esperienza ma non di comportamenti, qualcuno onesto e che non abbia avuto procedimenti penali c’è rimasto anche nel calcio, Tavecchio non ha avuto nessun dubbio su chi doveva ricevere l’eredità del sopravvalutato Prandelli.
Così come Renzi e i signori e padroni della politica non hanno avuto nessun dubbio sul fatto che un delinquente condannato alla galera potesse avere lo stesso i giusti requisiti per poter mettere mano a leggi e riforme costituzionali.
Ai piani alti del potere se non sono delinquenti, un po’ o un po’ tanto, non ce li vogliono: l’onestà e la correttezza non sono evidentemente la “conditio sine qua non” come invece dovrebbe essere, come è nei paesi solo semplicemente normali.
***
Firme e schiforme – Marco Travaglio
Un mese fa il Fatto lanciava la petizione “Contro i ladri di democrazia e il Parlamento dei nominati, per riforme che facciano contare i cittadini”. In trenta giorni abbiamo già raccolto le firme di quasi 230mila cittadini, molti più della somma dei nostri lettori e abbonati, circa un quarto dei visitatori del nostro sito. Ma ci piace pensare che l’appello, girando in modo virale in Rete, abbia attirato l’attenzione di tanti italiani che abitualmente non ci leggevano. Magari perché si erano bevuti le leggende nere sul giornale fazioso, distruttivo, berlusconidipendente, mai contento, disfattista, organo delle procure o dei comunisti o dei grillini, bollettino dei gufi e altre amenità. In realtà non ci siamo limitati a indicare in dieci punti i principali pericoli contenuti nel combinato disposto delle schiforme di Senato & Italicum: abbiamo anche formulato una serie di proposte costruttive, con l’aiuto di alcuni fra i migliori giuristi e costituzionalisti italiani, per cambiare qualche legge e articolo della Costituzione, ma nel senso opposto a quello del Patto del Nazareno: cioè per fare dell’Italia una democrazia più orizzontale e più partecipata, convinti come siamo che la crisi drammatica che continuiamo a vivere si possa superare soltanto coinvolgendo maggiormente i cittadini nella vita pubblica, e non tenendoli fuori dalla porta delle segrete stanze per lasciardecidere i soliti noti, ma soprattutto ignoti.
Finora, purtroppo, è stata quest’ultima la strada imboccata da Renzi e dal suo compare pregiudicato (e, prima di loro, da Monti e da Letta jr., sempre in società con B.), con i risultati che tutti stiamo vedendo. È la strada indicata dal famigerato rapporto 2013 di JP Morgan (la banca d’affari additata dallo stesso governo americano fra i principali colpevoli della bolla dei supbrime che scatenò la crisi finanziaria): quello che consigliava ai governi del Sud Europa di superare la crisi liberandosi delle loro “Costituzioni, adottate in seguito alla caduta del fascismo”, ritenute “inadatte a favorire la maggiore integrazione dell’area europea”: cioè troppo democratiche, a causa della presunta “influenza delle idee socialiste” che avrebbe prodotto “esecutivi deboli nei confronti dei parlamenti; governi centrali deboli nei confronti delle regioni; tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori…; e la licenza di protestare” che avrebbe favorito la “crescita di partiti populisti (Italia e Grecia)”. La ricetta JP Morgan non è solo pornografica-mente autoritaria, ma ha anche dimostrato e continua a dimostrarsi fallimentare. Eppure è quella seguita dagli ultimi quattro governi italiani. Che aspetta Renzi a fare davvero il rottamatore, ribaltando quell’agenda e ingranando la retromarcia? Anziché andare a Canossa, anzi al Quirinale e a Città della Pieve, a prender ordini da nonno Napolitano & zio Draghi, salvo poi fare il ganassa a colpi di “Bruxelles chi?”, il premier dovrebbe dire finalmente la verità agli italiani. Che non è quella dei complottisti sempre pronti a dare all’Europa delle banche e della Merkel la colpa di tutti i nostri mali: con tutti i trattati che abbiamo firmato (anche al buio), tutto possiamo fare fuorché indignarci se la Bce ci chiede di cedere altri brandelli di sovranità. Soprattutto se abbiamo promesso di ridurre il debito pubblico e poi scopriamo che, solo nei primi sei mesi di quest’anno, l’abbiamo lasciato galoppare (insieme alla spesa pubblica incontrollata) di altri 10 miliardi fino al record del 134% del Pil. Che si debbano rastrellare decine di miliardi per rispettare gl’impegni, è fuor di dubbio. Compito della politica, per quel poco di sovranità che ci rimane, è decidere chi paga. E qui non si scappa: quei soldi si possono prelevare dalle solite tasche dei lavoratori, pensionati e imprenditori onesti che pagano le tasse e i contributi; oppure da quelle dei ladri, che vivono sulle spalle degli altri rapinandoli con un’arma più insidiosa e anche più vile della pistola: l’evasione.
Finora si è scelta l’opzione A. Ora, tanto per cambiare un po’, si potrebbe tentare con la B. Se Renzi, anziché perder tempo con le schiforme che non fregano niente a nessuno (basta ripristinare il Mattarellum: la maggioranza in Parlamento ci sarebbe, con i 5Stelle) o col solito articolo 18, si presenterà agl’italiani rivelando finalmente le ragioni e l’ammontare della prossima stangata, troverà tanti cittadini disponibili a partecipare. Purché i sacrifici siano davvero distribuiti con equità: lotta senza quartiere all’evasione, alla corruzione e ai patrimoni mafiosi, recuperando i miliardi che occorrono non per regalare spiccioli a pioggia (come fece Letta abolendo per un anno l’Imu sulla prima casa per un anno e come ha fatto Renzi con gli 80 euro), ma per iniziare a ridurre seriamente le imposte a chi le paga. E chi non le paga, in galera. Il che, è ovvio, significherebbe archiviare la stagione delle schiforme, stracciare il papello occulto del Nazareno e sostituirlo con un patto trasparente con tutti gl’italiani di buona volontà. La conta è già cominciata: le nostre 230 mila firme non saranno granché, ma sono sempre più numerose del duo Renzi-Berlusconi, magari con l’aggiunta del suo ultimo fan Bono Vox (grande cantante, per carità, ma guardacaso dal 2006 domiciliato con tutto il patrimonio degli U2 nel paradiso fiscale delle Antille Olandesi…).