Se i parlamentari non vogliono fare i passacarte delle procure, rinuncino all’immunità

Sottotitolo: a Roma, nel quartiere Pigneto, quaranta persone tentano di aggredire tre carabinieri per impedire l’arresto di due spacciatori.
L’altro ieri in senato in 189 hanno aggredito sessanta milioni di italiani per impedire l’arresto di Azzollini‬.

L’articolo 68 della Costituzione non serve a tutelare i politici da condanne per reati di criminalità comune. Si era detto, mi pare, che serviva solo per il reato di opinione, lo stesso che al cittadino comune non viene perdonato né condonato.

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Renzi difende il Pd che ha salvato Azzollini
“Il Parlamento non è passacarte della procura”

Renzi sul caso del senatore Antonio Azzollini, per il quale l’Aula del Senato ha respinto la richiesta di arresto avanzata dalla Procura di Trani con il contributo decisivo di una parte del Pd: “E’ una questione complessa. Si vota guardando le carte, chi lo ha fatto ha ritenuto di votare contro. Io credo alla buona fede e all’intelligenza dei senatori e dei deputati”

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Se il parlamento non può diventare il passacarte delle procure ma i parlamentari possono inficiare, rendere nullo il lavoro delle procure e di tribunali con leggi apposite che poi giudici sempre costretti a subire la pressione della politica e delle istituzioni devono applicare, coi magistrati ridotti a doversi inventare sentenze di condanna che non condannano come per berlusconi, lo stato smetta di fare finta di contrastare le mafie e la criminalità e le procure di tutta Italia di indagare su politici delinquenti o più che presunti tali.
Se io commettessi un reato potrei decidere di non essere arrestata?
O potrei far decidere i miei amici e parenti sull’opportunità che io vada o no in galera? Tutte le raffinate argomentazioni di cui si discetta e si disquisisce in presenza del beneficiato dalla politica beccato a delinquere non valgono mai per tutti i cittadini del cui destino non interessa a nessuno.
C’è gente che in galera c’è andata e ci resta, senza un processo e senza una sentenza, non la mandano ai domiciliari all’attico o in villa, e se per caso qualcuno si è sbagliato non paga quel qualcuno ma noi tutti come al solito.
Lo stato spende cifre folli per l’ingiusta detenzione, soldi che potrebbero essere destinati ad altre cause più giuste e più urgenti se solo questo paese diventasse davvero civile e la politica provvedesse a realizzare e rendere operative delle misure alternative alla custodia cautelare in carcere, il cui costo ricade su tutti i cittadini.
Se la carcerazione preventiva è ingiusta per i parlamentari garantiti e protetti da leggi fatte apposta per loro perché fatte da loro deve esserlo per tutti i cittadini, come comanda la Costituzione.
Anche basta poi con questa storia della coscienza relativa alla politica, ma coscienza di che? La coscienza non è un meccanismo che si può attivare quando fa comodo.
I coscienziosi d’accatto che si sono fatti belli ieri vantandosi di aver detto no all’arresto di Azzollini, dopo aver ascoltato la coscienza e “letto le carte”,  cosa pensano di tutti gli altri che non hanno la fortuna, il privilegio di far passare al vaglio dei loro pari la decisione sulla loro sorte?
Se, come dice Manconi quello che vale per il politico deve valere anche per il poveraccio, quand’è che la politica metterà in pratica questa magnifica teoria nel rispetto della Costituzione che vuole i cittadini tutti uguali e la legge uguale per tutti? Se la carcerazione preventiva è un provvedimento ingiusto, un obbrobrio giuridico e lo è,  deve esserlo per tutti.
E se un politico sfugge all’arresto per grazia ricevuta dai colleghi sarebbe cosa buona e giusta che si facesse da parte con rispetto e gratitudine per il privilegio di cui lui ha potuto beneficiare ma tanti altri no.
Altroché vanterie, festeggiamenti, scafette su guance flaccide e pacche sulle spalle.
Sarebbe oltremodo utile poi sapere come si fa ad evincere da una semplice lettura delle carte che nelle intenzioni dell’accusato non ci sia la fuga, la possibilità di inquinare le prove né la reiterazione del reato.

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Una società che non preveda l’allontanamento dei socialmente pericolosi è anch’essa pericolosa.

Nessuno vivrebbe tranquillo sapendo che lo stato non fa più la distinzione fra chi ha commesso dei reati e chi no. Coloro che come Manconi  si sono vantati di aver  votato no all’arresto di Azzollini, che non vorrebbero vedere nessuno in carcere non fanno un servizio utile alla civiltà, alla cultura del rispetto né alla restituzione della fiducia fra le istituzioni e i cittadini. E’ giusto e sacrosanto però pretendere che la Costituzione venga rispettata, se la pena prevista per i reati deve essere finalizzata alla riabilitazione sociale deve esserlo fino in fondo. Anch’io penso a delle forme alternative di detenzione più leggere per i reati che le permettono, non trovo per nulla giusto che il ladruncolo, il piccolo spacciatore, il poveraccio che ruba per fame debba essere costretto a dividere gli stessi luoghi del serial killer, del pedofilo e dello stupratore.

Il carcere, la privazione della libertà nel paese civile davvero devono essere l’ultima soluzione, non la prima. Ma per tutti, non solo per quelli “più uguali degli altri”.

Il condannato significativo, e definitivo

 

Mentre scrivevo questo post è  arrivata la richiesta di arresto per Luigi Cesaro, ex presidente della provincia di Napoli che segue di poche ore l’arresto di Giancarlo Galan, ex governatore del Veneto votato ieri dal parlamento ed eseguito in serata.  Entrambi sono di casa nel partito di quello che ieri Napolitano ha definito l’interlocutore significativo, ovvero il pregiudicato delinquente col quale Renzi vuole scassinare la Costituzione con la benedizione, anzi, il sollecito, di Napolitano.

Il parlamento italiano si riunisce per decidere l’arresto di qualcuno con una frequenza impressionante.
Un qualcuno che, nel peggiore dei casi, tutto quello che gli può capitare è restare in una cella il tempo necessario [ore] ai suoi avvocati per inoltrare la fatidica richiesta di concessione dei domiciliari che verrà puntualmente accolta.
In questo paese i cittadini sono costretti ad assistere alle assemblee di persone pagate per fare altro, per occuparsi dei problemi della gente e non dei loro, che devono decidere se è il caso o meno che un cittadino, eletto e dunque soggetto al rispetto di quella Costituzione che pretende che il cittadino a cui vengono affidate funzioni pubbliche adempia ad esse con disciplina ed onore, debba o meno continuare a far parte degli eletti, restare una persona libera oppure no anche quando tradisce il suo mandato e la legge.  Personalmente non mi fido di gente che, secondo coscienza, la sua, ha votato per ben due volte no all’arresto di cosentino nonostante la sua liaison con la camorra fosse un fatto ormai acclarato.
Mi piacerebbe vivere in un paese dove al politico non fosse riconosciuto lo status di privilegiato anche quando commette dei reati.
Abbiamo un articolo della Costituzione che ORDINA al funzionario di stato, quale che sia il suo ruolo e livello, di adempiere alla sua funzione con disciplina e onore. Se i politici presenti nei vari parlamenti da svariati decenni ad ora avessero dovuto essere giudicati in base al semplicissimo dogma che chi si deve occupare delle cose degli altri deve essere meglio degli altri, il parlamento sarebbe rimasto deserto.
Nessuno ha mai avuto i titoli corrispondenti a ciò che chiede la Costituzione. Non solo per disonestà ma anche per aver approfittato della carica politica per favorire parenti, amici e conoscenti. Ed ecco che anche in questo caso vengono a mancare sia la disciplina che l’onore, quel disinteresse onesto col quale approcciarsi alla politica.
Il politico che viene indagato o accusato deve tornare ad essere un cittadino come gli altri, farsi da parte e risolvere le sue beghe, in caso di innocenza, tornerà, ma basta con questa sceneggiata della seduta parlamentare per decidere l’arresto che ormai ha una cadenza fissa e anche piuttosto frequente.

 

Non date retta a Napolitano, gli spettri ci sono eccome, e ce ne sono tanti.
Firmate e fate firmare l’appello del fatto Quotidiano, non servirà ma almeno ci togliamo la soddisfazione di far sapere al presidente della repubblica che è anche un bugiardo, perché i governi di “emergenza” e di larghe intese, non eletti da nessuno non si occupano di riforme costituzionali.

Le riforme costituzionali le fanno i parlamenti scelti dai cittadini con elezioni regolari e NAZIONALI per mezzo delle quali si ottiene una maggioranza vera, non un minicaravanserraglio di incapaci e bugiardi anche loro come quello di Renzi che in forza dei dieci milioni di persone che lo hanno votato alle europee pensa di poter stravolgere le regole di un paese.

Napolitano ha imposto agli italiani Monti, nominato senatore a vita in fretta e furia senza le prerogative che prevede la Costituzione, proprio come fu nominato Napolitano a sua volta da Ciampi, ufficialmente per tirare fuori l’Italia dal disastro economico col risultato che Monti e i suoi ministri sobri, eleganti, quelli davanti ai quali la stessa informazione che oggi incensa Renzi e ieri lo faceva con Letta jr si è prodotta in orgasmi multipli e ripetuti sono riusciti solo a distruggere quel poco di stato sociale su cui potevamo ancora fare affidamento nonostante berlusconi.

Dopodiché Napolitano ha imposto le larghe intese e il governo di Letta ufficialmente per garantire una governabilità ma soprattutto perché il parlamento lavorasse ad una legge elettorale per permettere ai cittadini di potersi scegliere un parlamento e un governo ai quali delegare ANCHE, eventualmente, le riforme costituzionali.

Naturalmente, come ben sappiamo anche il governo di Letta non ha prodotto nulla di utile ma tutti, comprese le meteore sconosciute nominate ministri e sottosegretari sono state pagate e strapagate e lo saranno ancora e a vita come se avessero lavorato davvero per il bene del paese.

Ora abbiamo Renzi che ha praticamente tolto la poltrona sotto al culo di Letta pensando di averne i titoli solo perché aveva vinto le primarie del suo partito che, vale la pena di ricordare, non hanno nessuna valenza istituzionale: a nessun amministratore di condominio eletto anche col plebiscito dai residenti nel palazzo si affiderebbe la gestione di un paese.

E il governo di Renzi si sta forse impegnando a quella legge elettorale necessaria per far tornare i cittadini a votare? Ovviamente no, se ha rimesso in mano la discussione e la relazione della nuova legge anche all’autore di quella giudicata incostituzionale dalla Consulta, una contraddizione talmente enorme che ha costretto anche calderoli a riconoscerla.

Nel frattempo però Renzi si sta dando molto fare per quelle cose che lui ritiene siano necessarie a far ripartire il paese: forse lavorare per il lavoro? Ri_ovviamente no, le cose necessarie per ridare fiducia agli italiani, quelle impellenti e non più rimandabili sono l’abolizione del senato, restituire quell’immunità parlamentare a cui gli italiani avevano già detto no con un referendum, e immancabilmente quella riforma della giustizia invocata da Napolitano al quale non va giù che l’Interlocutore Significativo, quello necessario alle riforme e ben accolto nei palazzi sia diventato nel frattempo un pregiudicato, condannato in via definitiva.
Napolitano sta imponendo agli italiani delle riforme da fare con un delinquente da galera senza che nessuno provi un po’ di vergogna, i cosiddetti democratici, quelli che al delinquente si sarebbero dovuti opporre ma non l’hanno mai fatto e naturalmente la stampa a 90 che continua a descrivere l’operato di Renzi e l’appoggio incondizionato del presidente della repubblica, che invece si comporta e agisce come un capo di partito, come la miglior cosa che ci potesse capitare.  Se ancora non fosse chiara la questione, ha detto Napolitano, presidente della repubblica e capo supremo della Magistratura nonché garante della Costituzione, che Renzi può riformare la Costituzione e la  giustizia con un condannato alla galera.

 

Pertini all’età di Napolitano ha smesso il mandato e si è ritirato a vita privata.    Se la figura del presidente della repubblica restasse simbolica come dovrebbe essere secondo Costituzione andrebbe bene anche l’età avanzata, specialmente se è il giusto coronamento ad una carriera politica meritevole, mentre Napolitano non è affatto simbolico, lui ordina, interviene, suggerisce e ottiene. Per il bene del paese, s’intende. Di Napolitano inoltre non si ricorda nulla di significativo: cos’ha fatto di bello Napolitano? Per quali motivi importanti i ragazzini di domani dovranno leggerlo sui libri di Storia? Sono queste le domande,  a cui però è difficile dare una risposta.

L’età quindi diventa un problema quando come nel caso di Napolitano, unico nella storia di questa repubblica, non solo perché rieletto una seconda volta, evidentemente alla politica serviva proprio lui, non rappresenta un simbolo ma si pone oltre quelle prerogative previste dalla Costituzione che lui dovrebbe garantire, non contribuire al suo smantellamento.
Napolitano decide, interviene, comanda con la SUA visione delle cose, che è quella di una persona di novant’anni.
Nulla da obiettare sull’anziano che fa altri mestieri: Margherita Hack, Rita Levi Montalcini, Andrea Camilleri, Dario Fo, persone rispettabilissime che hanno fatto il loro con onore. E’ proprio la figura del capo dello stato che mal si attaglia ad una persona di quella età che essendo vecchia impedisce un progresso moderno.

Il problema è che a 89 anni non te ne frega un cazzo di spenderti per un paese migliore, specialmente se i tuoi figli, e i figli dei loro figli hanno e avranno un futuro assicurato, niente da temere. 

A quell’età non interessa il futuro ma si vive molto attorcigliati nel proprio passato.
Quella è l’età in cui tutti gli argomenti e le situazioni sono uguali.
Non esiste più una priorità né la paura di fare brutte figure, di rovinarsi la reputazione anche per quell’assurda teoria che l’anziano va rispettato in virtù della sua età.
Nemmeno per idea, il rispetto è qualcosa che si può eventualmente raccogliere dopo averlo dato e dimostrato.  A qualsiasi età.
E l’età avanzata, lo abbiamo imparato proprio dai politici, quasi mai coincide con la saggezza.
Non c’è più niente che sia così importante, da dover difendere quando una manciata di mesi separa dalla morte.
E’ per questo che a novant’anni una persona che ha pure la fortuna di esserci arrivata in buone condizioni di salute, non foss’altro perché da più di sessanta c’è chi lavora per lei, non dovrebbe avere nessun diritto di ricoprire un ruolo così importante nello stato.
Il tetto non ci vorrebbe solo sui compensi ma anche sull’età.
A novant’anni stai a casa tua a fare altro, quello che fanno tutti i privilegiati che ci arrivano, altroché il presidente della repubblica.

 

 

FEDE SU B. “MAFIA, SOLDI, MAFIA” (Davide Milosa) [L’interlocutore significativo]

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Il raglio del Ventaglio – Marco Travaglio

Erano alcuni giorni che Giorgio Napolitano non interferiva nei lavori parlamentari e non s’impicciava in quel che resta della libera stampa, ma ieri alla cerimonia del Ventaglio ha recuperato su entrambi i fronti in una botta sola. Non contento della maggioranza più bulgara dai tempi della Cortina di Ferro e anzi allarmato dalla sopravvivenza a Palazzo Madama e nell’opinione pubblica di alcuni vagiti di opposizione al pensiero unico renzusconiano, ha pensato bene di dare una legnata a quei quattro gatti che osano sottolineare gli aspetti duceschi e castali della presunta “riforma del Senato”: “Non si agitino spettri di insidie e macchinazioni di autoritarismo”. Ce l’aveva con l’appello del Fatto, che ha superato le 150 mila firme, con i 5Stelle, con Sel e con la sparuta pattuglia di dissidenti nel Pd, nei vari centrini e nel centrodestra. Noi, per parte nostra, possiamo assicurargli che il suo monito irrituale e illegittimo ci fa un baffo: continueremo ad agitare gli spettri di autoritarismo di due controriforme che – secondo i migliori costituzionalisti – concentrano molti poteri e aboliscono molti controlli sulla figura mostruosa di un premier-padrone che fa il bello e il cattivo tempo e impediscono ai cittadini di scegliersi i deputati e addirittura di eleggere i senatori.

Non è vero – come afferma il presidente – che “la discussione sulle riforme è stata libera”: di quale discussione va cianciando? Tra chi e con chi? I cittadini sono totalmente esclusi dal processo riformatore, visto che non hanno mai votato per questa maggioranza e questo governo, non hanno mai eletto questo premier (se non a sindaco di Firenze) e l’ultima volta che andarono alle urne per il Parlamento (febbraio 2013) nessun partito sottopose loro l’idea di abolire le elezioni per il Senato e confermare le liste bloccate per la Camera. Anzi tutti i partiti promisero di abolire il Porcellum per restituire agli elettori il sacrosanto diritto di scegliersi i parlamentari, non per farne un altro chiamato Italicum. Napolitano sostiene che le critiche alle “riforme” “pregiudicherebbero ancora una volta l’esito della riforma della seconda parte della Costituzione” e il superamento del “bicameralismo paritario, un’anomalia tutta italiana, un’incongruenza costituzionale sempre più indifendibile e fonte di gravi distorsioni del processo legislativo, quasi idoleggiato come un perno del sistema di garanzie costituzionali”. E purtroppo anche qui mente: i senatori dissidenti, i costituzionalisti critici e anche noi del Fatto abbiamo avanzato fior di proposte per differenziare poteri e funzioni di Camera e Senato, quindi è falso che vogliamo conservare il bicameralismo paritario: vogliamo semplicemente un Senato elettivo, con ruoli diversi da quelli attuali, ma non degradato a dopolavoro part time per sindaci e consiglieri regionali nominati dalla Casta e coperti da immunità full time. Ed è una balla che il processo legislativo sia bloccato o distorto dal bicameralismo, come dimostrano le peggiori porcate approvate in meno di un mese. In ogni caso non spetta né al Colle né al governo, ma al Parlamento stabilire se e come la Costituzione vada cambiata: non s’è mai visto un governo cambiare la Carta fondamentale a tappe forzate, con la complicità del Quirinale. Non foss’altro perché il capo dello Stato e i membri del governo giurano sulla Costituzione esistente e si impegnano a difenderla, non a smantellarla. Senza contare che il governo sta in piedi solo grazie a un premio di maggioranza che non dovrebbe esistere, e invece gli consente di impedire – con i due terzi estrogenati – ai cittadini di esprimersi nel referendum confermativo. Non manca, e ti pareva, un monitino alla stampa: Sua Altezza intima ai giornalisti – che peraltro obbediscono in gran parte col pilota automatico – di astenersi “dal gioco sterile delle ipotesi sull’ulteriore svolgimento delle mie funzioni da presidente: una valutazione che appartiene solo a me stesso”. In realtà appartiene alla Costituzione, che fissa in 7 anni il mandato presidenziale, e pure ai cittadini, che hanno il sacrosanto diritto di sapere se e quando se ne va  Il finale è da manuale: sotto con la “riforma della giustizia”, ovviamente “condivisa”. Con chi? Con il pregiudicato, ça va sans dire. 

L’estate scorsa, dopo la condanna di B. per frode fiscale, il presidente annunciò che era venuto il gran momento; ora, dopo l’assoluzione di B. per il caso Ruby, ribadisce (con notevole coerenza) che è giunta l’ora. Cos’è cambiato? Roba forte: “È arrivato il riconoscimento espresso da interlocutori significativi per ‘l’equilibrio e il rigore ammirevoli’ che caratterizzano il silenzioso ruolo della grande maggioranza dei magistrati”. E chi sarà mai l’“interlocutore significativo”? Ma il pregiudicato B., naturalmente: il fatto che insulti i giudici che lo condannano ed esalti quelli che lo assolvono (anche perché al primo insulto finisce al gabbio) è un evento epocale, meraviglioso, balsamico che – svela il monarca – “conferma quello che ho sempre asserito”: anche Napolitano, come il Caimano, pensa che “la grande maggioranza dei magistrati fa il proprio lavoro silenziosamente, con equilibrio e rigore ammirevoli”. Viva i magistrati muti che assolvono i potenti aumma aumma. A dire il vero, ci sarebbe l’ultimo ritrattino dell’Interlocutore Significativo per la riforma della Costituzione e della Giustizia, tracciato dall’amico Emilio Fede: quattro parole icastiche, “Mafia soldi soldi mafia” col contorno di Dell’Utri & famiglia Mangano. Ma che sarà mai. Fortuna che Totò Riina non ha ancora chiesto udienza al Quirinale, a Palazzo Chigi e al Nazareno per proporsi come Interlocutore Significativo. A questo punto sarebbe difficile dirgli di no. E soprattutto spiegargli il perché.

 

 

Ride bene chi ride ultimo

All’epoca li ho difesi perché ne avevano ben donde di ridere, non solo di berlusconi ma di questa Italia sciagurata che berlusconi se lo è tenuto per vent’anni e che la politica TUTTA ha reso inamovibile anche da condannato alla galera. Alla luce dei fatti recentissimi viene da pensare che già allora Sarkozy non fosse del tutto estraneo ai reati che gli vengono addebitati oggi, queste cose generalmente vengono da lontano. Quindi aveva un po’ ragione chi  diceva che sarebbe stato meglio se ognuno avesse guardato alle disgrazie che si tiene in casa. Germania compresa.

La notizia è che in Francia un ex capo di stato, non del governo, viene messo in stato di fermo  per un reato ancora da accertare, in Italia invece non basta nemmeno una condanna definitiva per mettere “in stato di fermo” e per qualche anno un ex capo del governo, non dello stato. 
La concussione è lo stesso reato, al quale è stata aggiunta per la prima volta nella storia l’aggravante della costrizione, per cui qui un ex capo del governo, sempre quello di prima, sì, quello che fa le leggi con Renzi, è ancora sotto processo e rischia una condanna a dieci anni.

 In Francia la politica è un mestiere, e Sarkozy essendo stato ridotto al rango di cittadino come gli altri non può usufruire di nessun vantaggio, a differenza di quello che accade qui dove non si è colpevoli nemmeno dopo una sentenza e il tremiliardesimo grado di giudizio. Ma solo se si fa politica, se invece ci si chiama cheneso, Bossetti, il fermo cautelare scatta anche in corso d’indagine. Mentre a Guarguaglini come a Scajola si concedono i domiciliari ché nelle carceri italiane sono sprovvisti di aria condizionata e menù di stagione.

SARKOZY IN STATO DI FERMO Accusato di concussione e violazione segreto istruttorio. È la prima volta per un ex presidente francese (FOTO) 

 

Sarkozy è proprio un tontolone.

Chissà perché non ha chiesto che si distruggessero le intercettazioni che provano l’altro reato che gli viene addebitato, la violazione del segreto istruttorio. Pare infatti che il bassetto d’oltralpe abbia cercato di estorcere informazioni ai magistrati su un’inchiesta che lo riguardava. E per questo sono finiti in manette anche il suo avvocato e due giudici.
Questa faccenda me ne ricorda un’altra dove invece le intercettazioni sono andate in fumo perché “irrilevanti”.
Altrove invece la rilevanza non la decidono i diretti interessati, evidentemente.

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Se Napolitano riabilita Almirante. Ripassiamo un po’ di storia

 Maso Notarianni, Il Fatto Quotidiano

Bravo il re Giorgio, che non manca mai di ricordarci quali sono gli esempi per questo paese.

Dice il Presidente della Repubblica che è nata dalla Resistenza e che ha l’antifascismo come valore fondante, insomma per quanto possa sembrar strano stiamo parlando di Giorgio Napolitano: «Almirante ha avuto il merito di contrastare impulsi e comportamenti anti-parlamentari che tendevano periodicamente a emergere, dimostrando un convinto rispetto per le istituzioni repubblicane che in Parlamento si esprimeva attraverso uno stile oratorio efficace e privo di eccessi anche se spesso aspro nei toni. È stato espressione di una generazione di leader che hanno saputo confrontarsi mantenendo un reciproco rispetto a dimostrazione di un superiore senso dello Stato».

Ripassiamo un po’ di storia.

Giorgio Almirante fu tra i firmatari nel 1938 del Manifesto della razza e dal 1938 al 1942 collaborò alla rivista La difesa della razza come segretario di redazione. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale Giorgio Almirante fu arruolato, ed inviato a combattere nella Campagna del Nordafrica.

Dopo l’8 settembre, Almirante aderì alla costituzione della Repubblica Sociale Italianaarruolandosi nella Guardia Nazionale Repubblicana con il grado di capomanipolo. Il 30 aprile 1944 Almirante fu nominato capo gabinetto del ministero della Cultura Popolare presieduto da Fernando Mezzasoma. Divenne poi tenente della brigata nera, dipendente sempre dal Minculpop occupandosi della lotta contro i partigiani, in particolare nella Val d’Ossola e nel grossetano.

Almirante-Notarianni2Il 10 aprile 1944, apparve un manifesto firmato da Almirante in cui si decretava la pena della fucilazione per tutti i partigiani che non avessero deposto le armi e non si fossero prontamente arresi. Rimase in clandestinità dal 25 aprile 1945 fino al settembre 1946, pur non essendo ufficialmente ricercato. 

Partecipò alla fondazione dei Fasci di Azione Rivoluzionaria insieme a Pino Romualdi e Clemente Graziani nell’autunno del 1946.
Il 5 maggio 1958 al termine di un comizio a Trieste, Almirante è denunciato dalla Questura per «Vilipendio degli Organi Costituzionali dello Stato».

Il 16 giugno 1971 il Procuratore della Repubblica di Spoleto Vincenzo De Franco chiede alla Camera dei Deputati l’autorizzazione a procedere contro Giorgio Almirante per i reati di “Pubblica Istigazione ad Attentato contro la Costituzione“ ed “Insurrezione Armata contro i Poteri dello Stato”. L’autorizzazione venne concessa il 3 luglio 1974 dalla Camera dei deputati, con la contrarietà del solo MSI. Il segretario missino aveva infatti affermato durante il congresso del partito, con chiaro riferimento ai regimi di Salazar, Papadopoulos e Franco: «I nostri giovani devono prepararsi all’attacco prima che altri lo facciano. Da esso devono conseguire risultati analoghi a quelli conquistati in altri paesi d’Europa quali il Portogallo, la Grecia e la Spagna».

Così, nel 1974 ne parla la questura di Roma: «Il dr. Giorgio Almirante, segretario della giunta esecutiva del Movimento Sociale italiano, già redattore capo di ‘Il Tevere’ e di ‘Difesa della razza”, capo Gabinetto del ministero della Cultura popolare della pseudo Repubblica di Salò, è stato deferito alla Commissione Provinciale per il confino quale elemento pericoloso all’esercizio delle libertà democratiche, non solo per l’acceso fanatismo fascista dimostrato sotto il passato regime e particolarmente in periodo repubblichino, ma più ancora per le sue recenti manifestazioni politiche di esaltazione dell’infausto ventennio fascista e di propaganda di principi sovvertitori delle istituzioni democratiche ai quali informa la sua attività, tendente a far rivivere istituzioni deleterie alle pubbliche libertà e alla dignità del paese».

Il terrorista neofascista Vincenzo Vinciguerra – reo confesso della strage di Peteano – racconta nel 1982 di un Almirante che procura 35.000 dollari al terrorista Carlo Cicuttini, dirigente del MSI friulano, coautore della strage e autore della telefonata trappola che portò i carabinieri alla autobomba, affinché modificasse la sua voce durante la sua latitanza in Spagna con un intervento alle corde vocali. Nel giugno del 1986, a seguito dell’emersione dei documenti che provavano il passaggio del denaro tramite una banca di Lugano, il Banco di Bilbao e il Banco Atlantico, Giorgio Almirante e l’avvocato goriziano Eno Pascoli vennero rinviati a giudizio per il reato di favoreggiamento aggravato verso i due terroristi neofascisti. Pascoli verrà condannato per il fatto; Almirante invece, dopo un’iniziale condanna, si fece più volte scudo dell’immunità parlamentare anche per sottrarsi agli interrogatori fin quando si avvalse di un’amnistia grazie alla quale uscì definitivamente dal processo.

Ernesto De Marzio, capogruppo del MSI alla Camera ha raccontato di aver presenziato, nel 1970, ad un incontro tra Junio Valerio Borghese ed Almirante nel corso del quale quest’ultimo, alle richieste di adesione all’imminente colpo di stato avanzate da Borghese, avrebbe risposto: «Comandante, se parliamo di politica e tu sei dei nostri devi seguire le mie direttive: ma se il terreno si sposta sul campo militare allora saremo noi ad attenerci alle tue indicazioni».

Almirante-NotarianniL’ammiraglio Gino Birindelli, presidente del MSI dal 1972 al 1974 e precedentemente in contatto conOrdine Nero, racconta in un’intervista del 2005, e l’ex ministro La Russa che a quei tempi frequentava i “sanbabilini” dovrebbe ricordarselo, l’atteggiamento di copertura tenuto dal partito di Almirante nei confronti degli assassini dell’agente di poliziaAntonio Marino.

Per finire, ricordiamo le felicitazioni di Almirante ad Augusto Pinochet dopo il golpe contro Allende, per le quali fu pubblicamente ringraziato dallo stesso generale.

Forse Napolitano queste cose se le è scordate. Forse è troppo vecchio per fare il presidente di questa nostra Repubblica. Forse è il caso che si dimetta. O che qualcuno ne chieda la rimozione. Prima che se ne esca con la rivalutazione storica di Benito Mussolini: “Che quando c’era lui i treni arrivavano in orario”.

Rosa Louise Parks cambiò la storia restando seduta

Una persona che si espone sapendo di rischiare, e lo fa in un paese dove il diritto è qualcosa di molto relativo e ancorché assente merita rispetto, solo rispetto. In Russia l’omofobia viene autorizzata PER LEGGE dallo stato, non solo non si può essere omosessuali ma non si deve neanche dire. Nei paesi normalmente civili invece è un crimine contro l’umanità. Tirare fuori altri argomenti per millantare che quella protesta sia stata fatta per farsi pubblicità, per cercare visibilità, perché si è persone alla ricerca di consensi e attenzioni che non si hanno più è solo miseria dietro alla quale si nasconde un po’ di più di un’antipatia per la persona. Luxuria credo abbia un paio di lauree, è una persona intelligente e acculturata che non deve dimostrare nulla a nessuno né tanto meno vergognarsi di essere la persona che è.
Uno dei vizi tipici italiani è di mischiare le pere con le mele. Se si fa una cosa non se ne può fare un’altra o se si fa se ne devono poi fare altre. O fare delle cose preclude che se ne possano fare altre, ad esempio ragionare. E perché Luxuria non è andata a cucire con l’ago e il filo il buco dell’ozono invece di protestare contro una cosuccia come la privazione di un diritto? E perché non va in Arabia, in Iran, nel Ruanda o chissà dove altro non si rispettano i diritti? Per pensare ci vorrebbe un cervello, per capire che MAGARI ognuno si occupasse di far rispettare i diritti nel proprio ambito lavorativo, sociale o quello che lo riguarda personalmente forse questo paese e il mondo farebbero meno schifo e tutti i paesi sarebbero meno soggetti ai regimi repressivi, violenti. Noi qui non abbiamo nulla di cui vantarci, rispetto ai diritti civili negati ma a molta gente questo va bene, non è la priorità. Se oggi noi abbiamo anche la possibilità di scrivere scempiaggini in Rete lo dobbiamo a chi si è impegnato prima di noi nell’estensione dei diritti. Tutti gli omofobi, i repressi, i frustrati, i razzisti  e gli ignoranti che in queste ore stanno esibendo il loro peggio perché altro non possiedono nei confronti di Vladimir Luxuria e come di solito fanno rispetto a diversità che non offendono né nuocciono a nessuno, dovrebbero ringraziare ogni giorno la nostra Costituzione che garantisce la possibilità di parlare anche a chi dovrebbe solo tacere per questioni di decenza.

Tutti dovremmo essere d’accordo e condannare  chi priva una persona della sua libertà anche per un tempo breve come è accaduto per fortuna a Luxuria arrestata per aver manifestato un suo pensiero in un paese dove la libera espressione del pensiero, anche quando è civile può costare la vita. Un paese dove una cosa naturale qual è l’omosessualità è considerata un reato per legge, dove non solo non si può essere omosessuali ma non si deve nemmeno dire.
In Russia, paese membro del G8 quindi si presume civilizzato, si può essere arrestati per aver esposto un manifesto nemmeno  di protesta ma di affermazione di un’ovvietà: “gay è ok”. Sì, eccome se lo è.


Era una legge dello stato anche quella che in America obbligava i neri ad alzarsi per lasciare il posto sull’autobus ai bianchi. Finché una sera di dicembre una piccola signora nera che tornava dal lavoro ha pensato più intensamente di altre volte evidentemente, che quella fosse un’ingiustizia, e lo era, e alla richiesta di alzarsi ha detto semplicemente NO.
Quel no ha cambiato la storia in America e anche nel mondo. E grazie al quel no altra gente ha smesso di subire l’ingiustizia di dover cedere un posto sull’autobus e non solo per una questione di colore della pelle. E chi dimostra più coraggio di altri facendo suoi i disagi di altri, le mancanze di rispetto e il non riconoscimento all’uguaglianza per tutti merita più rispetto degli altri, di chi non lo ha fatto, non lo fa e non lo farebbe ma in compenso critica il modo della protesta e la persona dimostrando tutti i suoi limiti e tutta la sua pochezza.

 La politica, la nostra e quella di quei paesi che citiamo sempre come “più civili”, che dovrebbe essere portatrice di idee sane, che si mette sul pulpito facendo leggi che obbligano a dei comportamenti che devono, dovrebbero consentire il più possibile una civile e sana convivenza, che mettono i paletti davanti a quello che non si può fare perché facendolo si arreca un danno al prossimo e alla società è la prima poi a fregarsene e ad accettare di stringere accordi, alleanze politiche, economiche con paesi nei quali viene meno, perché impedito con la repressione violenta, anche il semplice diritto alla protesta pacifica. Evidentemente i diritti dell’uomo, sanciti da una Carta sottoscritta dagli stati che si sono impegnati a rispettarla esulano dalla loro applicazione nel concreto. Anche da un paese democratico occidentale qual è l’Italia ci si può tranquillamente voltare da un’altra parte di fronte a paesi dove si attuano dittature repressive e dove i diritti vengono violati e impediti, tutto in virtù e a beneficio del dio denaro. A dimostrazione che si può sacrificare l’idea stessa di democrazia pur elevandola a proprio sistema, assetto politico perché ritenuta la forma migliore di gestione di un paese, quella meno invasiva proprio in fatti di diritti, per non disturbare gli affari.

Giordano Bruno: il filosofo che s’illuminò d’immenso. Dopo quattro secoli siamo ancora qui ad assistere alle conseguenze violente dei fanatismi religiosi, discriminazioni, violenze, guerre, scatenate in nome di Dio. – Ma è proprio sul rogo, senza dire una parola, che Bruno vince la sfida di una vita, mentre gira il capo al crocefisso che il carnefice gli porge da baciare, Bruno diventa eterno, quell’immagine attraversa il tempo, luminoso simbolo della lotta ad ogni fanatismo religioso, il suo messaggio diventa universale, recepito da gente di ogni cultura e religione, monito e ricordo perenne di quello che fu la “Santa” Inquisizione. – Verrà un giorno che l’uomo si sveglierà dall’oblio e finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera, che lo rende e lo tiene schiavo. L’uomo non ha limiti e quando un giorno se ne renderà conto, sarà libero anche qui in questo mondo. ” Tremate più voi nel pronunciare questa sentenza che io nell’ascoltarla.” [Giordano Bruno – 1548, Nola – 17 febbraio 1600, Roma] http://www.loggiagiordanobruno.com/20120306-giordano-bruno-l’ultima-notte.html

 

L’antipolitica sono loro

Sottotitolo: Monti: “Ho chiesto all’emiro del Qatar cosa scoraggia gli investimenti in Italia. Mi ha risposto: la corruzione”.

(Mavà? non è l’articolo 18, allora)

Preambolo:

Il bunga bunga della Minetti, travestita da suora

‘Lavitola voleva 5 milioni da B.’

Tangenti, elicotteri e fondi neri Gli affari dell’«uomo di Stato»

Ma quella zo…ticona della santanché che giurava e spergiurava in tivvù che quelle in quel di HardCore (e dintorni) fossero cene eleganti alle quali avrebbe fatto partecipare anche la nipote, se fosse stata invitata, non andrebbe incriminata al pari di mora, di tarantini e di tutti quelli che hanno retto e favorito il giochetto al  satrapo pervertito? ‘sta gente non è da condannare alla galera: è da internare a vita in una casa di cura. E con lei tutti quelli che hanno sostenuto e votato per questi distruttori di civiltà.

Ma mandiamocelo silvio al quirinale a rifarsi una verginità morale: il molto (poco) onorevole sottosegretario polillo, ex collaboratore di quell’anima candida di cicchitto, quello che invitano tutti in televisione, che ride molto non si sa bene perché, ce lo vedrebbe proprio bene.
E pure io, guardaunpo’.
Darebbe il colpo di grazia che si merita questo paese del cazzo.
Io ancora oggi mi chiedo perché un corruttore, un colluso con le mafie, uno che ha usato e pagato minorenni per le sue orge (ma eleganti eh?), uno che è stato riconosciuto dal mondo come un buffone, un delinquente, un criminale (ma che solo qui può spacciarsi per statista), uno che, grazie ai suoi comportamenti ha permesso che questo paese venisse deriso, irriso e considerato meno di niente debba avere ancora il titolo di ‘cavaliere’.
 Le parole sono importanti, in politica anche un gesto può contare. Napolitano non potrebbe risparmiarsi e risparmiarci qualche monito e fare un bel gesto concreto che forse aiuterebbe chi non l’ha ancora fatto, a capire la vera natura del personaggio? chiedo.

Alfano, Casini e Bersani
“Non abolire i rimborsi”

Vi abbiamo già detto NO col referendum, e la Littizzetto domenica sera da Fazio ha illustrato benissimo anche i NO nei riguardi di quei termini che casomai vi venisse in mente di usare per continuare a campare sulle spalle altrui. Il giochino dovrete pagarvelo da soli, visto l’uso scellerato che avete fatto dei nostri soldi che, a differenza dei vostri sono guadagnati in modo onesto.

Potevate pensarci TUTTI prima. Anche un governo imposto in ragione di una crisi che non è stata causata certamente dal popolo che però deve pagare i danni uccide la democrazia, ma questo Napolitano non lo dice, non lo può dire.

Se certi “difensori” della democrazia avessero osteggiato i razzisti ‘padani’ tanto quanto stanno facendo col movimento di Grillo oggi forse questo paese sarebbe un po’ meglio dello schifo inguardabile che è.
Ma la lega non era l’antipolitica, non era il qualunquismo e il populismo, non erano ladri, loro, no.
Non andava contrastata e isolata così come tutta l’Europa faceva coi movimenti razzisti, xenofobi.
Mentre Chirac preferiva perdere le elezioni pur di non allearsi coi nazisti di Le Pen qui avevamo il delinquente abusivo, l’impostore autoprestatosi alla politica per il nostro bene e dunque il suo che faceva risorgere la peggior feccia fascista nel silenzio generale: nessun monito per questo, nessun presagio di sventure.
Oggi ci parlano di antipolitica, che insieme allo spread è diventato il tormentone col quale spaventare le masse, la gente che ormai non ce la fa più nemmeno a pensare. Il terrorismo del nuovo millennio non ha bisogno di bombe e di brigate colorate, per intimorire e per uccidere basta molto meno: due parole, appunto.

La verità è che la colpa non è di Grillo, della Littizzetto che ha osato, da comica ma anche da cittadina qual è, ricordare che il no al furto e allo sperpero dei soldi pubblici nella politica era già stato ufficializzato con un regolare e democraticissimo referendum, non con un golpe di piazza, il problema di chi oggi blatera di antipolitica, di qualunquismo e populismo non avendo null’altro di più convincente da dire per intortare ancora la pubblica opinione è che quello che si dice con parole semplici, fra una risata e l’altra arriva nelle orecchie di tutti molto meglio di tanti discorsi seriosi, di moniti noiosi e di tante parole inutili dette dai cosiddetti addetti ai lavori. E la gente così capisce, cosa che in questo paese non si deve assolutamente fare per mantenere quello status quo che ci ha portati alla rovina, economica e morale. Il passo indietro, come dice Vendola alla fu gloriosa Unità non lo fa fare l’antipolitica ma tutte le brutture, l’illegalità che hanno potuto farsi strada grazie a chi avrebbe dovuto contrastarle ma non l’ha fatto perché non era conveniente per nessuno – nella politica – che in questo paese si smettesse di mafiare corrompere e rubare: tutti hanno la loro bella collezione di scheletrini negli armadi; anche Vendola non ha saputo sottrarsi alla tentazione di fare certe dichiarazioni dimostrando così di essere tutt’altro che quel nuovo che dovrebbe avanzare. Ma che invece, è già scaduto.
Di Grillo si estrapola e si evidenzia solo quello che torna utile per screditarlo.Delle centinaia di proposte utili, degne che ci sono sul suo sito non ne parla nessuno. Premetto che io non ho votato il suo movimento ma neanche per il piddì.

A me piace ancora la parola “comunista”, sulle schede elettorali, non la rinnego come hanno fatto certi leader per convenienza, opportunismo e quieto vivere.
Ma stavolta sarei quasi tentata di votare anch’io per loro.
Ci vorrebbe davvero una bella disobbedienza civile, che nessuno votasse più per la politica tradizionale.

Sarebbe meglio dell’astensione e delle schede bianche. Possiamo far capire ai cialtroncelli inciucioni arraffaquattrini che si può fare a meno di loro più che volentieri.
Senza soffrire, ecco.

D’Alema: ‘Grillo? Mix tra Bossi e Gabibbo’

Arrogante. Una sciagura per la sinistra, l’artefice principale dell’ascesa politica di berlusconi. La gente è più stufa di quelli come lui, di questi babbioni che occupano le poltrone da decenni.
L’arroganza di questo guastatore di democrazia è stomachevole.

L’ANTIPOLITICA SONO LORO

Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano, 17 aprile

Bersani è depresso e va capito. Provate voi a stare dalla mattina alla sera, qualche volta anche la notte, con Piercasinando e Alfano: un ménage à trois che stroncherebbe anche un bisonte. Te ne stai in poltrona a casa tua a leggerti un libro o a sentire un disco, e squilla il citofono: “Pierlu, sei in casa? Siamo Pier e Angi: che fai, ci apri?”. Esci per andare al cinema ed ecco i due stalker appostati sul marciapiede: “Che fai, vai al cinema senza di noi? Non s’era detto che si faceva tutto in tre?”. Vai al bar a farti una birretta per dimenticare, e rieccoli al bancone: “Ma che ci fai lì tutto solo? Chi non beve in compagnia è un ladro e una spia”. Porti i ragazzi al parco, e ti risbucano da dietro un albero: “Ehi ragazzi, vi spiace se ci uniamo al pic-nic?”.
“Ma no, prego, figuratevi. Ragazzi, salutate lo zio Pier e lo zio Angi”. Sempre, fra l’altro , col terrore che passi un elettore superstite e ti veda in dolce compagnia. Una vita d’inferno. “Dai vertici di maggioranza — confessa Bersani — usciamo sempre con qualcosa di cui non siamo contenti. Con Alfano su tantissime cose non mi trovo d’accordo “. Ecco, sono alleati nella maggioranza extralarge che sostiene Monti, vanno in giro come i tre dell’Ave Maria, anzi dell’Ave Mario, ma non sono d’accordo “su tantissime cose”. Su una però vanno d’accordissimo, anzi due: dei “rimborsi elettorali” non si taglia un euro e bisogna combattere l'”antipolitica”. “Se non la contrastiamo — dice il depresso — ci spazza via tutti”. E da cosa nasce l’antipolitica? Da un governo che continua a farsi le pippe sull’art. 18?
Dal trio ABC che partorisce aborti di “riforma” come quella elettorale, addirittura peggiore del Porcellum e già ribattezzata Porcellinum, o l’anti-corruzione che in realtà è pro, o la legge sui fondi ai partiti che non li abbassa di un euro? Da Penati che resta imbullonato alla poltrona di consigliere regionale? Dagli amichetti di Formigoni che arraffano milioni camuffati da “consulenze” e “progetti ” tipo “testare la resistenza umana su Marte”? Da Scajola che torna alla politica dopo breve quarantena per “portare al Pdl la mia freschezza e il mio entusiasmo” con una scuola “per la formazione di una nuova classe politica” a sua insaputa? No, per Bersani l'”antipolitica” è colpa degli “apprendisti stregoni che sollevano un vento cattivo”, cioè di Grillo.
Che, secondo Vendola, è portatore insano del “fiume sporco del populismo senza prospettive da offrire al Paese” (ma anche senz’avvisi di garanzia). E poi, chiosa Bersani, l’antipolitica è figlia della “cattiva informazione” che batte sul tasto dei soldi ai partiti senz’accorgersi che il problema è ormai risolto: “Le risorse ai partiti continuano a scendere e arriveranno a 145 milioni nel 2015″. Roba da mensa della Caritas. Intanto, nel 2012, stanno per arrivare 180 milioni che, con estremo sacrificio, si potrebbero “posporre”. Cioè intascare non a fine  luglio, ma a ferragosto, quando la gente è in vacanza e guarda altrove. Guai però a tagliare: si sa dove si comincia, non dove si finisce. Se molli di un euro, qualcuno ti chiederà di mollare di due, e non finisci più.
Specie se si scopre che con 180 milioni si potrebbe ripristinare il tempo pieno nelle scuole materne. O se si va a vedere come ha fatto il Pd a spendere i 200 milioni incassati dallo Stato in quattro anni, e anche di più, visto che è in rosso di 43 e senza nuovi rifornimenti chiude bottega. Basta andare sul sito per scoprire che il Pd usa i “rimborsi elettorali ” persino per partecipare al “Dopofestival di Sanremo” (versione democratica dei bonifici di Belsito per la rinoplastica di Eridano Sirio Bossi o per i diplomi e le lauree immaginarie del Trota e del Mosca). E che solo per viaggi, ristoranti e alberghi, nel 2010 il Pd ha speso 2.165.138 euro. Senza contare i costi sostenuti per organizzare l’imprescindibile convegno a Pollica su “La dieta mediterranea: patrimonio immateriale dell’Unesco”. Che, dopo tutte quelle mangiate, era proprio il tema giusto. Purtroppo la dieta non funzionò.

Dei delitti e delle pene

Preambolo: Monti, invece di citare Andreotti (per dire che non è d’accordo con lui ma sempre Andreotti è) potrebbe ricordarsi semplicemente che da che mondo è mondo NESSUNO è indispensabile. Quindi, nemmeno lui; dopo quello che minacciava di restare a oltranza ci mancava quest’altro che minaccia il contrario. Ma si può pensare di governare un paese, e farlo bene, al ritmo del ricatto, della minaccia come se l’unica retta via fosse quella indicata da loro? io dico che l’arroganza non è migliore della volgarità, e che nella politica, quella vera, quella davvero seria non dovrebbero trovare spazio nessuna delle due cose. Perché così non si va da nessuna parte. Per me Monti & Co. possono fare le valigie pure adesso, se i loro argomenti sono questi. E  credo inoltre  che dovrebbero proprio smetterla di trattarci come se fossimo tutti dei minus habens che non capiscono, c’è gente che si merita di meglio (persino di Monti) in Italia.

E, ripeto la domanda:  dove sarebbe il cambiamento epocale che dovrebbe avvenire grazie alla riforma Fornero, davanti alla quale tutti dovremmo tacere e inchinarci (ancora?) con rispetto e gratitudine?

Sottotitolo:  credo che in uno stato di diritto debba prevalere sempre l’umanità anche nei confronti di chi ha violato la legge. Perché se errare è umano, altrettanto umane devono essere le misure per prevenire e contrastare ogni azione contro la legge  e altrettanto quelle per  punire i responsabili di QUALSIASI reato.

Ma questo deve valere per tutti.

Quante storie!  Tanzi dicesse che è allergico alle fave  e chiudiamola qui.
Ma che si deve fare in questo paese per ottenere giustizia? possibile che i media si accorgano di quanto sia disumano il carcere solo quando ci va a finire qualche ‘eccellenza’ che NORMALMENTE non ci va mai? ma perché il desiderio, legittimo, di giustizia deve essere letto e interpretato da certe “intellighenzie” come rancore, giustizialismo e tutte le puttanate che va di moda dire in questo paese ogni volta che c’è da difendere un CRIMINALE solo perché famoso, conosciuto? negli ultimi dodici anni sono morte quasi 2000 persone nelle carceri italiane, è importato qualcosa a qualcuno? si è fatto qualcosa per intervenire sulle condizioni delle carceri italiane?  no, in compenso però  c’era chi confezionava una legge sull’altra in modo compulsivo per tutelare uno solo di questi delinquenti “eccellenti”: quello più uguale degli altri, di tutti. Qualcuno ha invocato pietà per quella gente? non risulta.
Singolare che certa pietà si debba provare solo per quei pochi criminali illustri che ogni tanto la giustizia italiana riesce a portare oltre l’aula di un tribunale. Far leva sulla pietà che tutte le persone normalmente equilibrate provano di fronte alle difficoltà e alle malattie e farlo solo quando questa pietà deve essere rivolta verso i detenuti ‘eccellenti’ e non invece sulle migliaia di detenuti che DI carcere muoiono ogni giorno anche quando sono colpevoli di reati infinitamente meno gravi mi sembra un’operazione scorretta. Chi è in buona fede dovrebbe occuparsi e preoccuparsi di tutti.

La pietà – Massimo Gramellini, La Stampa

Un vecchio alla sbarra con le guance scavate, il sondino nel naso e la voce che si rompe mentre chiede scusa. So che dovrei commuovermi, ma non ci riesco. All’immagine di Calisto Tanzi in disgrazia si sovrappone quella del padre di un mio amico: un brav’uomo, un geometra in pensione che aveva investito in azioni Parmalat i risparmi di tutta una vita e ha finito i suoi giorni travolto dai sensi di colpa, senza più un euro da lasciare ai suoi figli.

Il vecchio col sondino nel naso si pente per aver agito, e truffato, «in stato di esaltazione». Noi umani possiamo compatirlo e alcune delle sue vittime riusciranno addirittura a perdonarlo. Ma la società – la legge – non può fargli sconti, perché ogni causa ha un effetto e nessun pentimento è in grado di affievolire quel nesso. Tanzi l’Esaltato ha messo sul lastrico migliaia di persone, ingannandole per sfamare il demone della sua avidità. Tanzi il Pentito può anche pareggiare i conti con se stesso, ma per pareggiarli con gli uomini dovrà portare a termine la nuova missione: trasformare il suo amaro declino in uno spauracchio per tutti quei finanzieri «esaltati» che dietro i loro traffici non sanno più scorgere la faccia di un geometra in pensione.

Brevissimo e incazzato

In Italia la democrazia non è stata solo sospesa: è proprio morta. Una prece per la Costituzione e per noi italiani. Con viva e vibrante soddisfazione, s’intende.

In questo paese c’è qualcuno che se ne può sbattere altamente i coglioni di quello che vuole il popolo “sovrano”, ridergli in faccia dopo la vittoria schiacciante dei SI ai referendum,  mappoi ci vuole un parlamento “libero di coscienza” ( a trovarne una lì in mezzo), che decida se un mafioso, un camorrista, deve o no andare in galera (richiesta respinta per cosentino: purtroppo non ha strangolato gattini in diretta tv). Qualcosa, anzi molto, non torna, o la democrazia si mette in pratica sempre e per tutti oppure mai, ha poco da arricciare il naso, Napolitano.  Gli allegri radicali, che sanno perfettamente quali sono i limiti di discrezionalità del parere del parlamento sulle richieste di arresto, come al solito hanno manifestato di essere del tutto organici alla casta peggiore… ma chi li ha messi in lista perché poi se la piglia con Di Pietro e i razzi suoi? eh, Walter, dico a te, stronzone.

Chissà  perché quando sarebbe il caso di dimostrarsi migliore di quello che sembra, questo paese dimostra invece, e ci tiene proprio, di essere quel paese fatto di gente di merda come al solito e come sempre.

Consulta respinge il referendum
No ad entrambi i quesiti

Dopo un giorno e mezzo di camera di consiglio dalla Corte costituzionale una doppia bocciatura. Inammissibili le due richieste presentate dal comitato per l’abrogazione totale della legge Calderoli o solo in parte. Parisi: “Non sono sorpeso, battaglia continua”. Di Pietro: “Deriva antidemocratica. Fatto favore al capo dello Stato”. Il Quirinale: “Insinuazione volgare e gratuita (rep.it)

Cosentino salvato da Montecitorio

Con 298 sì e 309 no, l’aula si è espressa sul caso del coordinatore del Pdl in Campania, accusato di avere legami con il clan dei Casalesi.

Determinanti i voti della Lega, spaccata al suo interno (Il Fatto Quotidiano

Tecnicamente, un governo

pubblicata da Rita Pani il giorno giovedì 12 gennaio 2012 alle ore 16.48
 

Va da sé che il camorrista è salvo, sennò che camorrista sarebbe?

La Lega aveva lasciato libertà di coscienza, perché bossi sulle carte del caso cosentino non aveva trovato nulla. Plausibile, dal momento che non sa leggere, ma cacchio! Avesse guardato almeno le figure, forse qualcosa avrebbe notato; un incontro con i boss, magari.

 

Va da sé che se stai al governo di quest’Italia per tanto tempo, e fai affari con i pregiudicati malavitosi che siedono in Parlamento, o sei complice o sei affiliato, e come tale ti comporterai.

 

Bossi è un camorrista, perché per l’ennesima volta ha salvato un camorrista dall’arresto, andando contro il volere di quel popolo su cui ha costruito la sua fortuna, che ha umiliato e sfruttato per il suo interesse personale – con un occhio in Tanzania – dove oggi si scopre aveva investito parte dei soldi del finanziamento pubblico in maniera personalistica, senza rendere conto a nessuno, e per interesse privato. Proprio come farebbe un camorrista, o un ladro (anche di quelli a loro insaputa) che per anni hanno depredato le casse dello stato, pagando le mafie e la camorra.

 

La democrazia dov’è?

 

Non c’è, e non c’è da tanto tempo. Ci hanno lasciato l’odore, così che ogni tanto potessimo annusarla fingendo di contare ancora qualcosa in questo sistema marcio e malato fino al midollo, che ormai lavora solo e soltanto per continuare ad alimentare e tenere insieme sé stesso.

Ho letto le esultanti dichiarazioni del padrino del pdl e di tutti i malavitosi come lui, e francamente non ho più nulla da scrivere, anche perché mi verrebbe da vomitare e vomitare, oggi, è un lusso giacché abbiamo ancora la fortuna di poter mangiare. Sarebbe uno spreco, con quel che costa.

 

Rita Pani (APOLIDE nauseata)