La metastasi italiana si chiama conflitto di interessi

Sottotitolo: un paese in balia degli editori, regolando il conflitto di interessi questo non sarebbe mai potuto accadere. Forse adesso tutti capiranno meglio perché nessuno se ne è mai occupato. Vergogna senza fine, per loro, s’intende, perché io li avevo votati quelli che ad ogni elezione promettevano di fare la legge sul conflitto di interessi salvo poi piagnucolare di numeri, di tempo che non c’era e, che lo dico a fare? che c’erano ben altri problemi a cui pensare, che in fin dei conti il conflitto di interessi, come ci ha insegnato Fassino “non dà da mangiare”. Domandatelo a berlusconi e a De Benedetti, se non dà da mangiare. Giusto per citare i primi della lista. Il piddì che è assolutamente terrorizzato [molto di più di quanto lo sia stato qualche giorno fa quando un delinquente pregiudicato ha trovato la porta aperta al Quirinale] dall’eventuale presenza di Grillo all’Ariston di Sanremo tanto da chiedere ufficialmente al presidente della Vigilanza Rai di vigilare è sintomatico di quanto abbia intenzione la politica di mollare l’osso: di lasciare che l’informazione, la televisione e i media in generale siano davvero indipendenti dalla politica così come avviene in tutti i paesi più civili di questo dove o si fa l’imprenditore, specialmente quando ci si occupa di informazione, o si fa il politico. I due ruoli impersonati in un’unica figura non fanno pendant,  né a destra né a “sinistra”.

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La pirateria giornalistica della Zanzara mi fa pensare all’anonimato in rete

[…] Ah scusate, credo che fra quelli cui piace questo genere “giornalistico” ci siano molti che detestano e combattono l’anonimato nella rete, quando tocca a loro essere su Twitter o su Facebook oggetto dell’altrui aggressività. E questa roba di oggi che è? Fingere di essere qualcun altro, estorcere dichiarazioni che mettono in imbarazzo quando non un diretto danno di reputazione, creare il genere narrativo dell’inganno e della presa per il culo, che è? Se vi dicessi che ci vogliono regole per il giornalismo mi sbranereste, e con ragione. Ecco, quando parlate della rete e cianciate di regole  e di inciviltà, ricordatevi delle vostre zanzare.[…]

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 L’Italia, a differenza di quel che diceva quell’ottimista di Montanelli non si è affatto vaccinata contro il virus berlusconi, al contrario quel morbo si è trasformato in metastasi che ha infettato tutto quanto perché chi doveva applicare la terapia di contrasto si è fatto invece contagiare e infettare volentieri.
Io credo, sono convinta che Fabrizio Barca sia un galantuomo, una persona per bene, cosa che non si può dire di tante altre persone, troppe, altrimenti la politica non sarebbe scaduta così in basso. Però mi chiedo: perché non la smettono – almeno le persone serie – di legittimare un programma disgustoso qual è La zanzara di Cruciani? Quale sarebbe l’attualità senza tabù, la definizione che viene data alla trasmissione, ordire tranelli a gente che pensa di parlare con qualcuno che invece è qualcun altro e poi mandare in onda contenuti di telefonate violando la privacy? Questo, nel quale si dà la parola a cani e porci, a omofobi, razzisti e fascisti, dove si organizzano vigliaccate all’insaputa, dai contenuti paragonabili a quelli della peggior rivista di gossip e del più scadente trash televisivo, sarebbe il programma di punta della radio del Sole 24 ore, il quotidiano dell’alta finanza? 

 La zanzara andrebbe chiusa per le solite ragioni di igiene ambientale, non è informazione, non è satira, è un programma nel quale si lasciano parlare tutti a ruota libera, e poi quello che dicono viene spalmato in Rete dove se ne parla per giorni e  giorni, e poi il siparietto fisso della Ruccia sul Fatto Quotidiano per discutere ancora e ancora di tutte le scelleratezze che vengono dette in  trasmissione.

Sciacallaggi, vigliaccate, cose senza importanza, bugie, che invece trovano una eco e uno spazio esagerati ma poi, al contrario di altri argomenti non suscitano scandalo né l’indignazione di nessuno.

Degl’italici orgogli

Quindi, unendo i puntini, è ufficiale e definitivo: negli anni ‘70 e ‘80 Berlusconi ha mediato con Cosa Nostra ospitando in casa un presidio mafioso; nel 1991 ha corrotto un magistrato per portarsi a casa Mondadori; negli anni ‘90 ha ideato un gigantesco sistema per frodare il fisco e accumulare fondi neri all’estero.

E nel 2013 il Pd ha deciso di allearsi con lui.

[L’escalation, Alessandro Gilioli]

 

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Che diranno adesso le truppe cammellate, anzi impellicciate, che siccome berlusconi compra un sacco di cose, case, donne, politici, giornalisti che sarà mai se per una volta una casa editrice l’ha rubata? perché la teoria è la stessa con cui hanno considerato il reato di evasione. Siccome lui paga tanto, il che vuol dire che guadagna anche tanto, forse troppo per una persona sola, allora può permettersi di evadere un po’: la modica quantità prescritta dalle note giureconsulte biancofiore, gelmini, casellati mazzanti vien dal mare, carfagna, eccetera.

Ha fatto benissimo la Cassazione a respingere il ricorso del già pregiudicato perché condannato berlusconi: non sono i giudici ad essere cattivi, comunisti, ad avercela con lui ma è proprio lui che è istintivamente e naturalmente un delinquente.
Chiunque conosca un po’ la storia della vicenda Mondadori legata poi al successivo lodo sa benissimo che berlusconi quella casa editrice non l’ha presa in affitto né in prestito, se l’è fatta rubare per conto terzi grazie a sentenze e giudici comprati.
E a quei giudici poi non è stata concessa nessun’agibilità, sono stati processati e condannati da altri giudici, una cosa incomprensibile per la politica italiana che è vero, non può giudicare i delinquenti, ma non condanna né  estromette dal parlamento quei politici che si sono macchiati di reati gravi e ancorché gravissimi.

Questa sentenza ci dice che silvio berlusconi oltre ad essere ufficialmente uno che pagava la mafia per proteggere se stesso, i figli e “la robba”, un frodatore fiscale, uno che ha rubato allo stato per arricchire se stesso, togliendo quindi risorse ad un paese schiacciato dall’impoverimento che avanza in virtù di una crisi di cui i cittadini chiamati a pagare sono le vittime e non la causa che invece sono quelli come berlusconi, il quale non si è fatto nessuno scrupolo a commettere reati odiosi mentre avrebbe dovuto lavorare per lo stato da presidente del consiglio, è anche un corruttore di giudici. Ma non è una sorpresa per  chi sa che berlusconi è uno abituato a delinquere al ritmo del suo respiro. Non dovrebbe esserlo almeno.

Se avessimo un presidente della repubblica vero staccherebbe lui la spina a questo bel governo delle larghe intese col delinquente, amico della mafia, corruttore, frodatore e condannato.

 

Lodo Mondadori, la Cassazione decide
B. risarcirà 541,2 milioni a De Benedetti

La Cassazione ha respinto il ricorso della Fininvest della famiglia Berlusconi contro la Cir dei De Benedetti per il risarcimento per la “guerra di Segrate” (1991), durante la quale l’avvocato Cesare Previti, per conto di Berlusconi, pagò tangenti ai giudici di Roma per vincere la causa. Che rimane confermato con un ritocco al ribasso: il taglio è di circa 23 milioni di euro rispetto ai 564,2 milioni di euro già liquidati, ma che erano stati messi a bilancio con valore neutro. La decisione è emersa dalle motivazioni depositate oggi. [Il Fatto Quotidiano]

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Strillano all’esproprio e parlano di sentenza politica. Ma i fatti sono lineari, chiari e certificati: Berlusconi si prese la casa editrice di Segrate corrompendo un giudice con i soldi di un conto estero. Tutto il resto è chiacchiera.

[Marco Travaglio, L’Espresso – 15 luglio 2011]

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Garante, di chi?

Un presidente della repubblica che parla al telefono con un ex ministro indagato per falsa testimonianza, nel merito di cosa e perché non è dato sapere e poi pretende che vengano distrutte le prove di quelle conversazioni, che permette ad un già condannato, prescritto in vari processi penali che lo riguardano, un plurinquisito di continuare la sua attività “politica” interferendo nell’attività della Magistratura che lo deve giudicare e, come se non bastasse lo riceve al Quirinale –  come se fosse uno statista vero – subito dopo una condanna in primo grado a sette anni per concussione e sfruttamento della prostituzione minorile che cosa garantisce di preciso? o per meglio dire, chi?

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Tre giorni fa da Letta, ieri al Quirinale.
Speriamo che il papa nei prossimi giorni s’inventi qualcosa di molto urgente da fare, altrimenti toccherà anche a lui ricevere a cena un condannato a sette anni di galera.
Se questo è un paese normale.

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“Per amare la pace, armare la pace”. [Mario Mauro, ministro della difesa a proposito dell’acquisto degli F35,]

Della serie: “spezzeremo le reni anche al buon senso”.

Per elaborare una scempiaggine simile bisogna impegnarsi molto; qualche giorno fa sempre il ministro disse che gli F35 servono a fare la pace.

 Un po’ come dire che per dimagrire bisogna mangiare o che per essere puliti non ci si deve lavare.

L’uso insensato delle parole è possibile perché quasi nessuno se ne accorge; questi possono dire quello che vogliono e troveranno sempre un giornalista serio e compunto che li fa parlare, li ascolta ma non pronuncia mai, dopo,  la semplicissima frase:”scusi, ma che cazzo dice?”

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Un contributo strepitoso purtroppo non all’altezza della mente povera, anzi assente di mariastellagelmini.

La professoressa ha spiegato molto bene quanto la figura di silvio berlusconi abbia danneggiato questo paese, e di quanto sia in pericolo il futuro dei giovani che sono cresciuti assimilando la sua subcultura del tutto lecito purché si abbiano i soldi per pagarselo.

berlusconi ha elevato a leciti e ancorché simpatici comportamenti che una volta significavano l’emarginazione dal contesto sociale.

Ovviamente siccome la gelmini come da consuetudine a lei cara non ha capito niente si è risentita perché secondo il suo autorevole parere la dottoressa  avrebbe offeso tutte le donne, anzi, tutti gli italiani e non lei e quelle e quelli come lei che si sono votati alla difesa e al sostegno del delinquente puttaniere. 

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Lodo Mondadori, giudici di Cassazione
decidono sulla lunga guerra di Segrate

Lodo Mondadori: la storia vera – l’Espresso

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D’Alema: “Berlusconi avrebbe dovuto farsi da parte da tempo”.

E pensare che senza D’Alema, il geniale legittimatore del berlusconi politico, l’inventore della bicamerale che consegnò a berlusconi le chiavi del paese non sarebbe stato nemmeno necessario, perché non ci sarebbe stato nessun posto – nella politica – dal quale cacciare berlusconi che sarebbe rimasto l’imprenditore fallito che era e che confessò ad Enzo Biagi che se non fosse entrato in politica per lui restava solo San Vittore.

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Il reddito di cittadinanza no e gli F35 sì.

Questo è il pd: il partito del bene comune, del rinnovamento, del cambiamento.

Vediamo se qualcuno avrà ancora il coraggio di raccontare  la storiella che sono i 5stelle i fascisti antistato che non conoscono la Costituzione, quella dove c’è scritto che l’Italia ripudia la guerra.

Queste sono le priorità italiane, quelle che risolvono i problemi del lavoro che non c’è, dell’istruzione pubblica ridotta ai minimi termini e della sanità, sempre pubblica ché la privata funziona alla grande, da terzo e quarto mondo. Ricordiamocele queste cose.

Se lo ricorderanno tutti che gli unici contro sono stati SEL e 5Stelle?
Speriamo di sì.

 

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Dei delitti e del pene
 Marco Travaglio, 27 giugno

“La prostituzione è un fenomeno che purtroppo sta dilagando… Un fenomeno sommerso… di ragazze attirate in Italia con lo specchietto del lavoro nella moda, o nel cinema, o nella televisione e poi costrette in appartamenti… utilizzate e poi minacciate nel caso in cui rivelassero a chiunque la loro condizione… Vere e proprie schiave che patiscono questa condizione intollerabile. Perciò su questo abbiamo fatto un disegno di legge che è intervenuto con delle pene elevate per chi sfrutta la prostituzione e per gli stessi clienti delle prostitute. Credo che queste pene siano estremamente giuste, soprattutto quando le prostitute sono minorenni”. Sante parole. Indovinate chi le ha pronunciate? Il solito moralista della sinistra salottiera? Un giudice talebano e puritano (naturalmente donna) che vuole processare lo stile di vita di un avversario politico? Un nemico della pacificazione e delle larghe intese che vuole perpetuare all’infinito la guerra dei vent’anni? No, Silvio Berlusconi, il 24 giugno 2009, presentando da presidente del Consiglio, seduto accanto all’allora ministro delle Pari Opportunità Mara Carfagna, il disegno di legge del suo governo che inaspriva le pene sulla prostituzione, anche minorile. Il video è in rete, a disposizione degli increduli e soprattutto dei creduloni. Basta questo per tappare la bocca in eterno alle prefiche arcoriane, ai Ferrara col rossetto, ai pompieri della sera e ai nove decimi dei trombettieri olgettini che si alternano in questi giorni sui giornali e in tv lacrimando per la condanna di B., ritenuta clamorosa, spropositata, sorprendente, nel processo Ruby. Non sanno, o fingono di non sapere, che i giudici gli hanno applicato la pena più bassa possibile in base alle leggi vigenti sulla concussione per costrizione e alla prostituzione minorile. Ma soprattutto che ad alzare le pene per entrambi i reati sono state tre leggi votate dal Pdl e dunque anche da B., due delle quali furono proposte e approvate dal suo secondo e terzo governo. Fino all’anno scorso, la pena minima per la concussione era di 4 anni e la massima di 12. Poi, siccome B. e Penati erano accusati dai pm di concussione per induzione, la ministra Severino — con i voti del Pdl e del Pd — trasformò questa fattispecie in un reato minore, punito da 3 a 8 anni e con prescrizione abbreviata da 15 a 10 anni. Per quella per costrizione, invece, fu alzata la pena minima da 4 a 6 anni. Tanto, si pensava, non riguarda né B. né Penati. Non potevano prevedere, né lei né i berluscones, che i giudici avrebbero riformulato la concussione di B. da induttiva a costrittiva. Risultato: gli hanno affibbiato 6 anni, cioè il nuovo minimo della pena. Meno di così non potevano, grazie a una legge votata dallo stesso imputato. Una legge ad personam e a sua insaputa, ma all’incontrario, in base all’eterogenesi dei fini. Il settimo anno invece B. se l’è buscato per prostituzione minorile. Su quel reato sono intervenute ad aggravare le pene e a ridisegnare la competenza territoriale dei pm due leggi dei governi B.: la Prestigiacomo n. 38/2006 e la Carfagna n. 48/2008. Da allora “chiunque compie atti sessuali con un minore di età compresa tra i 14 e i 18 anni, in cambio di denaro o di altra utilità economica, è punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni e con la multa non inferiore a euro 5.164”. E fra gli atti sessuali la Cassazione comprende anche la “palpazione concupiscente”, i balletti osé ecc. Non occorre neppure dimostrare un rapporto completo. Per questo reato B. è stato condannato “in continuazione” con l’altro a 1 anno di carcere, cioè a una pena molto più vicina al minimo (6 mesi) che al massimo (3 anni). Cioè l’imputato ha fatto tutto da solo. Prima ha fatto i divieti, poi li ha violati e ora che l’hanno beccato e condannato se la prende con i giudici che hanno applicato le leggi.

Le sue. Bel pirla.

La Repubblica censura Odifreddi [e Il Fatto Quotidiano i commenti dei lettori]

Per criticare devi essere migliore e non usare gli stessi sistemi che condanni. Certo, ad Odifreddi gliel’hanno fatta proprio lurida. Ma per la censura vale il principio, o sei per la libertà di espressione o non lo sei, e nessuno dei due quotidiani lo è. C’è gente a cui andrebbe interdetto l’uso di un computer, altro che affidare cose delicate come la moderazione di un sito on line di un giornale o la responsabilità di una piattaforma e un social network.

Oggi il quinto potere è il click di un mouse, no, non può essere.

809 giorni di libertà [Odifreddi su Repubblica]

Tutte le persone che curano un blog sul sito di Repubblica dovrebbero pubblicamente solidarizzare con Odifreddi, dire che la censura fa schifo quando non si veicolano idee pericolose e che istigano a violenze, fascismi e razzismi.

 Odifreddi questo non lo ha mai fatto, quel post su Israele è uno scritto forte sì ma coraggioso e veritiero, a proposito di un argomento di cui pare che non si possa né si debba parlare.

Lo devono fare  per una questione di immagine, perché altrimenti diventa legittimo pensare che altri scrivano cose per non dispiacere editore, fondatore e direttore. Secondo me.

Odifreddi scrive contro Israele
Repubblica lo censura. Lui: ‘Lascio’

[Il Fatto Quotidiano, nell’articolo il post censurato, anzi tagliato di netto da Repubblica]

Piergiorgio Odifreddi viene censurato da Repubblica con l’intera rimozione di un suo post nel blog.

E’ la nuova linea editoriale del giornale fondato dal furbacchione di Largo Fochetti al quale piace vincere facile, perché è davvero troppo semplice fare battaglie di libertà solo quando si tratta di mignotte, papponi ed erotomani confusi con statisti o su signore offese da quello più alto che intelligente.

Le battaglie per la libertà si fanno sulla qualunque, non si nega la parola a Piergiorgio Odifreddi, su un quotidiano che si definisce libero e liberale.
Né si tace o si scrive a vanvera sulla trattativa stato mafia per non dispiacere l’amico e coetaneo coinvolto nella faccenda.
Né  Odifreddi  può essere bravo quando parla di laicità, quando fa notare le contraddizioni della religione, lo scempio di quella che dovrebbe essere una società civile anziché la fogna a cielo aperto che è diventato questo paese  ed essere meno bravo quando affronta argomenti che il pd – oramai partito di riferimento di Repubblica –  non gradisce affrontare come  dovrebbe per non dover prendere una posizione. Repubblica è lo stesso giornale dove praticamente a cadenza quotidiana ci ragguagliano sulla non democrazia del M5S, per dire.
E al Fatto Quotidiano, dove non vedono l’ora di poter ridare vigore al conflitto aperto mesi fa con Repubblica ma soprattutto con  Scalfari, da quando ha definitivamente abbandonato l’idea di fare giornalismo per mettersi al servizio di Napolitano e del partito di Bersani,  prendono subito  la palla al balzo e rilanciano la notizia in pompa magna.
Poi succede che una persona decida di andare nel sito del Fatto a commentare  e che dopo cinquanta secondi veda sparire il suo commento.
O che se ne veda cancellare altri senz’alcun motivo.
Insomma, in un giornale che si vanta di essere libero davvero  dove spesso si condanna la censura com’è giusto che sia, si censurano le opinioni della gente.

 

E inoltre mi chiedo a cosa cazzo serve mettere a disposizione un’edizione on line di un quotidiano  dove far intervenire i lettori –  molti di quelli che scrivono sono le stesse persone che finanziano attraverso l’acquisto del cartaceo –  per poi scegliersi i commentatori sulla base del sentire personale di gente di cui non si conosce neanche la faccia, a differenza di chi va a commentare in giro per siti e blog mettendoci la sua.
C’è un modo sciatto  di gestire le cose, anzi, di farle gestire da persone mediocri, gente che se  le metti in mano il giocattolino del click con cui può decidere cosa sì e cosa no fa solo disastri.
La censura, il ban, eventuali querele e denunce in fatto di stampa e libertà di  informare o di esprimersi  devono essere l’extrema ratio da utilizzare solo in presenza di pensieri pericolosi, istigazioni, apologie e  diffamazioni.
Non l’ha fatto Odifreddi su Repubblica né altrove, non l’ho mai fatto io che ho dovuto rinunciare a commentare in quel sito per non dovermi accorgere che ogni giorno mi venivano censurati e cancellati commenti, le stesse cose che scrivo qui, sulla mia pagina di Facebook tranquillamente,  né l’ho mai fatto e lo faccio altrove.
Tutto il resto deve essere concesso  altrimenti  inutile vantarsi di essere un giornale libero solo perché non ha un editore a cui rendere conto, perché se poi affida la gestione di una cosa che mette a disposizione in virtù di quella libertà di cui si vanta a persone incapaci e irresponsabili non difende più la libertà ma diventa complice di chi invece la sottrae.
Dunque se mi posso permettere, e mi permetto eccome, né a Repubblica   né al Fatto è ben chiaro il concetto di democrazia e di libertà.
Andate a studiare, ancora un po’.
E poi pontificate.

San(t)ità mentale

Preambolo: 

E’ sano di mente chi uccide 77 persone?

 Un politico ruba? È perseguitato dalla magistratura. Lo Stato fa trattative con la mafia? I giudici sovvertono i poteri costituzionali. L’Italia sprofonda nella crisi economica e migliaia di famiglie e imprese sono alla canna del gas? La fine del tunnel è vicina, tutto ok, dice il nostro presidente del Consiglio. Ormai tutto è sistematicamente capovolto. E purtroppo i teleschermi amplificano il falso.

Alla fine che persone diventiamo se ci nutriamo continuamente di menzogne? Quali riferimenti abbiamo se ci fanno sapere che è sano di mente chi uccide 77 persone? Che speranza abbiamo nel futuro se il falso diventa la normalità? Diciamolo forte: non è sano di mente Breivik! E’ una persona malata. E’ figlio di una società malata, che nutre la mente con fanatismi, programmazioni sociali, odio razziale, estremismo politico. Al contrario, una persona sana di mente non uccide. Ama. Aiuta. Lavora. Fa sacrifici. Crede in un mondo migliore. Si impegna per una società civile. Ma soprattutto – come diceva il filoso Lao Tze – chiama le cose con il loro nome.

Come siamo arrivati a un tale livello di confusione su cose così semplici?

Sottotitolo: se nemmeno quella navigatissima piraña  della Bongiorno che riuscì a dimostrare che si può essere mafiosi solo per un tot di tempo – né un attimo prima né un momento dopo –  a proposito della PRESCRIZIONE PER MAFIA di Giulio Andreotti è riuscita ad ottenere uno sconticino di pena per Antonio Conte, il marcio nel fantastico mondo del calcio italiota dev’essere molto maggiore che non in Danimarca. Come dice la mia amica Barbara, Conte non ha potuto usufruire del servizio “SOS Colle”. Oppure avrà trovato la linea occupata.

La Repubblica e Il Fatto, Zagrebelski e Scalfari: quello che Ezio Mauro non dice

Lo scontro tra il fondatore del quotidiano di Largo Fochetti e il presidente emerito della Consulta, la favola del “tutti abbiamo ragione” e l’attacco ai pm e alla Costituzione: rassegna – punto per punto – dei trucchi per mettere d’accordo capra e cavoli.

Come si permette il direttore  Ezio Mauro di dare anche a me della fascista, della militante di “una nuova destra” solo perché penso che l’informazione debba svolgere la professione a cui si è liberamente dedicata e che in un paese normale i giornalisti  non dovrebbero avere come obiettivo quello di fare favori ad una parte politica piuttosto che ad un’altra? E che in un paese normale la cui Costituzione sancisce con un preciso articolo che TUTTI I CITTADINI SONO UGUALI,  nessuno dovrebbe essere più uguale degli altri sia che si chiami silvio berlusconi, Giorgio Napolitano o Mario Rossi?

Ci vorrebbe una class action contro questi guastatori dell’informazione.

Per quale motivo sostenere dei Magistrati ai quali si sta rendendo difficile, anzi impossibile il raggiungimento dell’obiettivo “Verità” circa la trattativa [tutt’altro che presunta] fra lo stato e la mafia dovrebbe essere di destra mentre invece sostenere un partito come il pd è sicuramente di sinistra? se qualcuno me lo spiega mi fa un favore.
E inoltre, per quale ragione le “prerogative presidenziali” sono state violate dalle intercettazioni Mancino-Napolitano [2012] mentre non lo furono a causa delle intercettazioni Bertolaso-Napolitano del 2009?
Cosa fa la differenza tra le due situazioni, forse il fatto che la trattativa ci fu e questo non si deve sapere ché pare brutto?

 Il Fatto Quotidiano che si schiera dalla parte dei Magistrati è un giornale di destra, Repubblica invece che da mesi ha assunto una linea editoriale irriconoscibile tanto da spingere molti lettori affezionati, me compresa, a smettere di comprare quel giornale è di sinistra?  

Un gruppo potente come quello di De Benedetti non ha gli stessi problemi di un quotidiano che si finanzia da sé. E non c’è bisogno di rinnegare la propria linea editoriale in modo così palese per dimostrare di stare dalla parte dello stato lasciando ad intendere che chiunque abbia in mente l’insana idea di voler perseguire la verità sulle stragi mafiose sia invece contro lo stato, che poi è la stessa opinione/teoria di Violante  che, da essere inqualificabile qual è anziché  chiedere scusa agli italiani e sparire dalla circolazione portandosi dietro tutti i suoi compagnucci di inciucio, da d’alema a veltroni passando per tutta la schiera dei complici di b, tutti quelli che nella presunta sinistra italiana  in questi anni hanno oliato i suoi ingranaggi invece di fare il contrario, per il bene del paese e cioè il loro, delle caste e sottocaste,  si permette anche il lusso e il privilegio di insultare i suoi ex colleghi, quelle persone che non hanno scelto la via facile di un posto in parlamento ma hanno continuato a lavorare in prima linea a prezzo della vita o di un trasferimento “volontario” in Guatemala.

La trattativa spiegata ai media stranieri: “Nessun complotto del Fatto”