Solidarietà alle aspirapolveri, tutte

Un’aspirapolvere è molto più utile di qualcuno che non sa quello che dice. Che parla ancora di intervento militare in Afghanistan in relazione all’attentato dell’11 settembre. In Italia non c’è solo un problema di politica corrotta: c’è un enorme problema di incompetenza nella politica, di vera e propria imbecillità elevata alla politica. E lo dimostra il fatto che basta mettere davanti al politico una persona che sa di cosa parla, che ha una conoscenza delle cose, dei fatti, per ridurre il politico al livello che si merita. Nel caso dell’ex ministro della difesa al pari di quel Ground Zero di cui ha vaneggiato ieri sera. La differenza fra Gino Strada e i politici: TUTTI i politici, è che lui sa spiegare perfettamente perché le armi e le guerre sono inutili. 
I politici invece non sanno dare nessuna spiegazione logica per convincerci del contrario. 
Gino Strada è un uomo giusto in un paese sbagliato. Ed è stupefacente che dopo vent’anni di bordello a cielo aperto, dal parlamento alla televisione passando per le cabine elettorali ci sia gente che oggi si scandalizza per il linguaggio genuino di Gino Strada. Cos’è, ieri sera i bambini non sono voluti andare a letto presto? Qualche cazzo dal sen sfuggito è più diseducativo delle menzogne del referente di comunione e aspirazione?
Un uomo della statura di Gino Strada, che ha speso la sua vita al servizio degli altri, degli ultimi, dei massacrati dal potere non deve rendere conto proprio a nessuno del suo modo di esprimersi: lui è un artista, un artista della Pace, e in quanto tale libero di parlare nel modo che vuole senza doversi giustificare con gli scandalizzati a corrente alternata. In questo paese non siamo abituati alla verità né all’informazione. E quando queste cose avvengono c’è chi grida alla verginità violata. Di chi, non è dato sapere.
Quanta ipocrisia in questo paese.

Ferocissimo scontro tra Gino Strada e Mario Mauro sulle spese militari in Italia e sull’accordo con la Nato. Il medico di Emergency chiede polemicamente: “Chiedo all’ex ministro: ‘Da chi dobbiamo difenderci?’ E poi mi piacerebbe sapere che un ministro ad un anno dall’acquisto di un F35 mi spiegasse come è stato usato, dov’è”. Mauro ribatte: “Cina, Giappone. Ma noi esercitiamo un ruolo insieme ad altri. Noi pensiamo di poter gestire le vicende del mondo. Le spese militari in Italia sono calate del 19%, a differenza degli altri Paesi. Negli Usa sono aumentate”. E aggiunge: “Noi non siamo schiavi degli Usa, siamo alleati”. Strada insorge: “La Costituzione dice che l’Italia rinuncia alla guerra, la cui decisione spetta solo all’Onu. L’Italia invece ha sempre ignorato le risoluzioni dell’Onu. La Nato non è niente. A cosa serve?”. E denuncia il servilismo nei confronti degli USA. Mauro non ci sta e si infuria: “Di cosa sta parlando? Parla di Afghanistan dove si uccidono negli stadi?”. La polemica dura svariati minuti, Santoro lancia la pubblicità, Mauro accusa Strada: “Stai zitto, fantasma!”. E il chirurgo di Emergency sbotta: “È come discutere con l’aspirapolvere, questo non sa nemmeno dove cazzo è l’Afghanistan”. [Il Fatto Quotidiano]

Italia: un paese a servitù illimitata

Oggi l’America festeggia la sua giornata dell’indipendenza,  noi siamo più fortunati perché possiamo festeggiare e celebrare tutti i giorni dell’anno quella del servilismo tout court.

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Sottotitolo: Giorgio Napolitano, Enrico Letta, Emma Bonino, Angelino Alfano, Fabrizio Saccomanni, Mario Mauro e Flavio Zanonato, più l’ammiraglio Nato Luigi Binelli Mantelli.

No, siccome in queste ore tutti stanno parlando del mitico ‘Consiglio Supremo di difesa’, diamo almeno un nome e un cognome ai signori che attorno a un tavolo del Quirinale hanno proibito al Parlamento di decidere sugli F35.  [Alessandro Gilioli]

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Quando Grillo disse che il parlamento non serve a niente, che “è stato spossessato del suo ruolo di voce dei cittadini” si beccò i soliti strali degli abituée compresa una scandalizzatissima Laura Boldrini che lo accusò di mancare di rispetto alle istituzioni.

Qualche giorno fa l’ha detto anche Gino Strada, ha parlato di un parlamento inutile perché “pieno di papponi, pedofili e condannati” e ha ricevuto l’applauso anche di quelli che Grillo lo contestano ormai per inerzia.

Oggi che Napolitano conferma che è vero, il parlamento non conta niente e potrebbe chiudere anche non domani ma adesso spero che siano tutti d’accordo: quelli che che non erano d’accordo con Grillo ma con Strada sì e anche viceversa.

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Se l’esercito, le forze armate prendono il potere siamo sicuri che la vittoria sia del popolo? io no. 

Leggo tanto entusiasmo nei confronti degli egiziani che si sono liberati del tiranno, tante persone che scrivono “perché noi no”, a loro dico: perché no. 

Perché quando il potere veste una divisa non è mai cosa buona e giusta.

Quando i Partigiani hanno organizzato la Resistenza si sono affidati solo a loro stessi, non avevano i carri armati.

 I militari sono da sempre il braccio armato del potere, di qualsiasi potere. Il fatto che Obama non abbia nemmeno pronunciato la parola ‘golpe’ in riferimento agli eventi egiziani la dice lunga. Nessuno in occidente ha interesse alla liberazione dei paesi orientali, altrimenti da quel dì che avrebbero lavorato per farlo.

L’oriente serve così com’è, pozzo infinito di risorse da svuotare per arricchire i capitalisti d’occidente.

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La nomina di De Gennaro a capo di Finmeccanica spiega benissimo, semmai ce ne sia davvero la necessità, che la competenza è l’ultimo pensiero per questo governo e in generale di tutti.

Ogni persona che viene messa nei posti strategici ci va per altre ragioni che la non condanna di De Gennaro per le sue responsabilità nei massacri di Genova, per aver  «gettato discredito sull’Italia agli occhi del mondo intero» come recita la sentenza della Cassazione, quel  «puro esercizio di violenza da parte della polizia» da lui voluto e ordinato, la sua successiva nomina a sottosegretario per la sicurezza nazionale voluta da Monti, dovrebbero essere chiare anche agli occhi di chi non vede.

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Salvate i soldati della libertà

di Barbara Spinelli
[…] È utile conoscere il tragitto dei moderni whistleblower. Il soldato Manning a un certo punto non ce la fece più, e passò al fondatore di Wikileaks Assange documenti e video su occultati crimini americani: l’attacco aereo del 4 maggio 2009 a Granai in Afghanistan (fra 86 e 147 civili uccisi); il bombardamento del 12 luglio 2007 a Baghdad (11 civili uccisi, tra cui 3 inviati della Reuters. Il video s’intitola Collateral Murder, assassinio collaterale).Accusato di alto tradimento è l’informatore, non i piloti che ridacchiando freddavano iracheni inermi. Arrestato e incarcerato nel maggio 2010, Manning è sotto processo dal 3 giugno scorso. Un “processo-linciaggio”, nota lo scrittore Chris Hedges, visto che l’imputato non può fornire le prove decisive. I documenti che incolpano l’esercito Usa restano confidenziali; e gli è vietato invocare leggi internazionali superiori alla ragione di Stato (princìpi di Norimberga sul diritto a non rispettare gli ordini in presenza di crimini di guerra, Convenzione di Ginevra che proibisce attacchi ai civili).Gli stessi rischi, se catturato, li corre Snowden, ex tecnico del NSA: ne è consapevole, come appunto i rivoluzionari. A differenza delle vecchie gole profonde, i whistleblower militano per un mondo migliore. Sono molto giovani: Snowden ha 30 anni, Manning ne aveva 22 quando mostrò il video a Wikileaks. Sono indifferenti a chi bisbiglia smagato: «Spie ce ne sono state sempre». Non fanno soldi. Alcuni agiscono all’aperto: Snowden ha contattato Greenwald, che da anni scrive sul malefico dualismo libertà-sicurezza. Altri rimangono anonimi finché possono, come Manning. Daniel Ellsberg, il rivelatore dei Pentagon Papers che nel ’71 accelerò la fine dell’aggressione al Vietnam, può essere considerato il capostipite dei whistleblower. Per lui Snowden è un eroe. Quel che ci ha dato è la conoscenza: esiste un’Agenzia, che nel buio sorveglia milioni di cellulari e indirizzi mail in America e nel mondo.[…]

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Vassallate – Massimo Rocca – Il Contropelo, Radio Capital

Oggi servirebbero quattro poltrone. La sentenza della consulta che distrugge la politica anti sindacale di Marchionne. Le due napolitanate di giornata, la marcia indietro sul incredibile rifiuto di ricevere Beppe Grillo, la sconvolgente pretesa del consiglio nazionale di difesa da lui presieduto di esautorare il Parlamento sulla questione degli F35. L’Egitto dove come dicono i statirici statunitensi un esercito equipaggiato dagli americani fa un golpe contro un governo appoggiato dagli americani. Però il fatto del giorno è l’interdizione dello spazio aereo europeo all’aereo di Evo Morales, decisa dai cosiddetti governi democratici occidentali. La perquisizione dell’aereo come fosse quello di un trafficante di coca, alla ricerca di Snowden. Eccoli qui i feudatari, i vassalli che solo il giorno prima facevano finta di indignarsi per le cimici nelle ambasciate, violare tutte le prerogative di un capo di stato, pur di ingraziarsi l’imperatore, benchè scuro di pelle. Schiene di gomma e lingue biforcute.

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L’aula sorda e grigia
Marco Travaglio, 4 luglio

Com’è noto i cacciabombardieri F-35 sono inutili, ma sarebbero uno spreco anche se fossero utili. Pare infatti che queste carcasse volanti cappòttino da ferme. Tant’è che Gran Bretagna, Olanda, Danimarca, Australia e Turchia hanno già rimesso in discussione il progetto. Noi no, anzi. L’8 aprile 2009, due giorni dopo il terremoto in Abruzzo, mentre si raccoglievano 300 vittime, si soccorrevano migliaia di feriti e il governo Berlusconi faceva passerella sulle macerie senza trovare un euro per ricostruire L’Aquila, le commissioni Difesa di Camera e Senato votavano il via libera per l’acquisto di 131 F-35 (poi ridotti a 90) al modico costo di 15 miliardi. Nessun voto contrario: l’impavido Pd, anziché opporsi, uscì dalla stanza e non partecipò al voto, in linea con il suo programma scritto direttamente da Ponzio Pilato (a parte la senatrice Negri che, in un soprassalto di coraggio, restò dentro e si astenne). Ora però il Parlamento è infestato di marziani, i famigerati grillini, che con Sel fanno quel che il centrosinistra non ha mai fatto: opposizione. E il Pd, non abituato, si barcamena. Memorabile la mozione bipartisan dell’altro giorno per il solito rinvio, che impegna il governo “relativamente al programma F-35, a non procedere a nessuna fase di ulteriore acquisizione senza che il Parlamento si sia espresso nel merito, ai sensi della legge 244/2012”. Una supercazzola che non vuol dire nulla, vista la maggioranza bulgara del governo che procede per decreti e fiducie. Ma la sola idea che il Parlamento torni a esistere e a dire qualcosa “nel merito”, ha fatto saltare la mosca al naso di Sua Altezza Reale Giorgio Napolitano, descritto dai giornali come “molto irritato” per la lesa maestà commessa dalle Camere nei confronti suoi e della nostra sovranità limitata dagli Usa. 

Così il Re Bizzoso ha riunito il Consiglio Supremo di Difesa, di cui s’erano perse le tracce da tempo, solitamente dedito a tornei di burraco e canasta fra generali in pensione e signore, con i camerieri in uniforme e mostrine che servono il vermut con l’olivetta, e ha diramato un supermònito categorico e impegnativo per tutti: “la facoltà del Parlamento” riconosciuta dalla legge 244/2012 “non può tradursi in un diritto di veto su decisioni operative e provvedimenti tecnici che, per loro natura, rientrano tra le responsabilità costituzionali dell’esecutivo”. Cioè: nel 2012 il Parlamento fa una legge, la 244, promulgata da Napolitano, per raccomandare un risparmio sulle spese militari e stabilire che quelle “straordinarie” devono passare dal Parlamento, così come le ordinarie che completino “programmi pluriennali finanziati nei precedenti esercizi con leggi speciali”. Non solo: spetta alle Camere l’ultima parola sulle spese militari in base alla situazione internazionale e alle disponibilità finanziarie dello Stato, per evitare “nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. Proprio il caso degli F-35. Ma Napolitano, che si crede il capo del governo, dei giudici e ora pure del Parlamento, fa dire alla legge il contrario di quel che dice e la usa per esautorare le Camere, già peraltro ridotte a fotocopiatrici dei diktat di Palazzo Chigi, cioè del Colle. Ce ne sarebbe abbastanza per un conflitto di attribuzioni fra le Camere e il Quirinale contro questo golpetto senza carri armati. Ma i due camerieri del Colle che le presiedono non alzano neppure un sopracciglio. E Fantozzi-Franceschini ringrazia il Presidente per il “giusto richiamo alla separazione dei poteri”: solennissima vaccata, visto che il Consiglio Supremo di Difesa non è un potere dello Stato, ma un organo consultivo-esecutivo di norme decise da altri (in teoria, dal legislativo). 
Una domanda, a questo punto, sorge spontanea: visto che ormai il Presidente decide pure il nostro menu al ristorante e il colore dei nostri calzini, per raggiungere l’agognato presidenzialismo che bisogno c’è di riformare la Costituzione? 
Ma soprattutto: quale Costituzione?

Garante, di chi?

Un presidente della repubblica che parla al telefono con un ex ministro indagato per falsa testimonianza, nel merito di cosa e perché non è dato sapere e poi pretende che vengano distrutte le prove di quelle conversazioni, che permette ad un già condannato, prescritto in vari processi penali che lo riguardano, un plurinquisito di continuare la sua attività “politica” interferendo nell’attività della Magistratura che lo deve giudicare e, come se non bastasse lo riceve al Quirinale –  come se fosse uno statista vero – subito dopo una condanna in primo grado a sette anni per concussione e sfruttamento della prostituzione minorile che cosa garantisce di preciso? o per meglio dire, chi?

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Tre giorni fa da Letta, ieri al Quirinale.
Speriamo che il papa nei prossimi giorni s’inventi qualcosa di molto urgente da fare, altrimenti toccherà anche a lui ricevere a cena un condannato a sette anni di galera.
Se questo è un paese normale.

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“Per amare la pace, armare la pace”. [Mario Mauro, ministro della difesa a proposito dell’acquisto degli F35,]

Della serie: “spezzeremo le reni anche al buon senso”.

Per elaborare una scempiaggine simile bisogna impegnarsi molto; qualche giorno fa sempre il ministro disse che gli F35 servono a fare la pace.

 Un po’ come dire che per dimagrire bisogna mangiare o che per essere puliti non ci si deve lavare.

L’uso insensato delle parole è possibile perché quasi nessuno se ne accorge; questi possono dire quello che vogliono e troveranno sempre un giornalista serio e compunto che li fa parlare, li ascolta ma non pronuncia mai, dopo,  la semplicissima frase:”scusi, ma che cazzo dice?”

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Un contributo strepitoso purtroppo non all’altezza della mente povera, anzi assente di mariastellagelmini.

La professoressa ha spiegato molto bene quanto la figura di silvio berlusconi abbia danneggiato questo paese, e di quanto sia in pericolo il futuro dei giovani che sono cresciuti assimilando la sua subcultura del tutto lecito purché si abbiano i soldi per pagarselo.

berlusconi ha elevato a leciti e ancorché simpatici comportamenti che una volta significavano l’emarginazione dal contesto sociale.

Ovviamente siccome la gelmini come da consuetudine a lei cara non ha capito niente si è risentita perché secondo il suo autorevole parere la dottoressa  avrebbe offeso tutte le donne, anzi, tutti gli italiani e non lei e quelle e quelli come lei che si sono votati alla difesa e al sostegno del delinquente puttaniere. 

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Lodo Mondadori, giudici di Cassazione
decidono sulla lunga guerra di Segrate

Lodo Mondadori: la storia vera – l’Espresso

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D’Alema: “Berlusconi avrebbe dovuto farsi da parte da tempo”.

E pensare che senza D’Alema, il geniale legittimatore del berlusconi politico, l’inventore della bicamerale che consegnò a berlusconi le chiavi del paese non sarebbe stato nemmeno necessario, perché non ci sarebbe stato nessun posto – nella politica – dal quale cacciare berlusconi che sarebbe rimasto l’imprenditore fallito che era e che confessò ad Enzo Biagi che se non fosse entrato in politica per lui restava solo San Vittore.

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Il reddito di cittadinanza no e gli F35 sì.

Questo è il pd: il partito del bene comune, del rinnovamento, del cambiamento.

Vediamo se qualcuno avrà ancora il coraggio di raccontare  la storiella che sono i 5stelle i fascisti antistato che non conoscono la Costituzione, quella dove c’è scritto che l’Italia ripudia la guerra.

Queste sono le priorità italiane, quelle che risolvono i problemi del lavoro che non c’è, dell’istruzione pubblica ridotta ai minimi termini e della sanità, sempre pubblica ché la privata funziona alla grande, da terzo e quarto mondo. Ricordiamocele queste cose.

Se lo ricorderanno tutti che gli unici contro sono stati SEL e 5Stelle?
Speriamo di sì.

 

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Dei delitti e del pene
 Marco Travaglio, 27 giugno

“La prostituzione è un fenomeno che purtroppo sta dilagando… Un fenomeno sommerso… di ragazze attirate in Italia con lo specchietto del lavoro nella moda, o nel cinema, o nella televisione e poi costrette in appartamenti… utilizzate e poi minacciate nel caso in cui rivelassero a chiunque la loro condizione… Vere e proprie schiave che patiscono questa condizione intollerabile. Perciò su questo abbiamo fatto un disegno di legge che è intervenuto con delle pene elevate per chi sfrutta la prostituzione e per gli stessi clienti delle prostitute. Credo che queste pene siano estremamente giuste, soprattutto quando le prostitute sono minorenni”. Sante parole. Indovinate chi le ha pronunciate? Il solito moralista della sinistra salottiera? Un giudice talebano e puritano (naturalmente donna) che vuole processare lo stile di vita di un avversario politico? Un nemico della pacificazione e delle larghe intese che vuole perpetuare all’infinito la guerra dei vent’anni? No, Silvio Berlusconi, il 24 giugno 2009, presentando da presidente del Consiglio, seduto accanto all’allora ministro delle Pari Opportunità Mara Carfagna, il disegno di legge del suo governo che inaspriva le pene sulla prostituzione, anche minorile. Il video è in rete, a disposizione degli increduli e soprattutto dei creduloni. Basta questo per tappare la bocca in eterno alle prefiche arcoriane, ai Ferrara col rossetto, ai pompieri della sera e ai nove decimi dei trombettieri olgettini che si alternano in questi giorni sui giornali e in tv lacrimando per la condanna di B., ritenuta clamorosa, spropositata, sorprendente, nel processo Ruby. Non sanno, o fingono di non sapere, che i giudici gli hanno applicato la pena più bassa possibile in base alle leggi vigenti sulla concussione per costrizione e alla prostituzione minorile. Ma soprattutto che ad alzare le pene per entrambi i reati sono state tre leggi votate dal Pdl e dunque anche da B., due delle quali furono proposte e approvate dal suo secondo e terzo governo. Fino all’anno scorso, la pena minima per la concussione era di 4 anni e la massima di 12. Poi, siccome B. e Penati erano accusati dai pm di concussione per induzione, la ministra Severino — con i voti del Pdl e del Pd — trasformò questa fattispecie in un reato minore, punito da 3 a 8 anni e con prescrizione abbreviata da 15 a 10 anni. Per quella per costrizione, invece, fu alzata la pena minima da 4 a 6 anni. Tanto, si pensava, non riguarda né B. né Penati. Non potevano prevedere, né lei né i berluscones, che i giudici avrebbero riformulato la concussione di B. da induttiva a costrittiva. Risultato: gli hanno affibbiato 6 anni, cioè il nuovo minimo della pena. Meno di così non potevano, grazie a una legge votata dallo stesso imputato. Una legge ad personam e a sua insaputa, ma all’incontrario, in base all’eterogenesi dei fini. Il settimo anno invece B. se l’è buscato per prostituzione minorile. Su quel reato sono intervenute ad aggravare le pene e a ridisegnare la competenza territoriale dei pm due leggi dei governi B.: la Prestigiacomo n. 38/2006 e la Carfagna n. 48/2008. Da allora “chiunque compie atti sessuali con un minore di età compresa tra i 14 e i 18 anni, in cambio di denaro o di altra utilità economica, è punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni e con la multa non inferiore a euro 5.164”. E fra gli atti sessuali la Cassazione comprende anche la “palpazione concupiscente”, i balletti osé ecc. Non occorre neppure dimostrare un rapporto completo. Per questo reato B. è stato condannato “in continuazione” con l’altro a 1 anno di carcere, cioè a una pena molto più vicina al minimo (6 mesi) che al massimo (3 anni). Cioè l’imputato ha fatto tutto da solo. Prima ha fatto i divieti, poi li ha violati e ora che l’hanno beccato e condannato se la prende con i giudici che hanno applicato le leggi.

Le sue. Bel pirla.

Monti ha detto NO

 Monti ha fatto benissimo a dire NO alle Olimpiadi di Roma.
Ora aspettiamo lo stesso  NO agli F35,  alla TAV,  alla Gronda, all’Expò…eccetera, eccetera.

  Monti boccia le Olimpiadi di Roma
‘Non rischiamo il denaro dei cittadini’

A me delle olimpiadi non frega nulla, ma nullanulla, epperò perché le Olimpiadi secondo l’esimio dott. prof. S.E. il sobrissimo che fa benissimo nonché presidente del consiglio Mario Monti sarebbero tutta questa robina qui e la TAV (per esempio eh?), no?

«Non vogliamo che chi governerà l’Italia nei prossimi anni si trovi in una situazione di difficoltà», ha aggiunto Monti. «Non vogliamo che la situazione possa essere compromessa da improvvisi dubbi circa la finalità di risanamento finanziario del Paese». Di una cosa è sicuro il presidente del Consiglio: «L’Italia non deve rinunciare ad avere mete ambiziose, il nostro governo è concentrato anche sulla crescita, ma in questo momento non pensiamo che sarebbe coerente impegnare l’Italia in questo impegno finanziario che potrebbe mettere a rischio denaro dei contribuenti».

Bisognerebbe smetterla di pensare che le olimpiadi, i mondiali di calcio e ogni grande evento sportivo e non siano l’occasione per dare prestigio ad una città.

Succede altrove forse, ma non Italia.

Perché sappiamo benissimo chi guadagnerebbe dall’enorme movimento di soldi che le gare di appalto spostano e che lievitano di minuto in minuto per far arricchire le solite cricche di delinquenti.

A me il prestigio interesserebbe averlo per le cose importanti e durature: strade e marciapiedi senza buche, asili, scuole, ospedali meno fatiscenti di quelli che si vedono in ogni città italiana, una metropolitana che funzioni, una rete di mezzi pubblici che sia degna di una Capitale del mondo, oltreché d’Italia. Il prestigio dei tutti i giorni insomma, quello che fa funzionare le cose come devono, non quello di una volta “ogni morte di papa”.

E sarebbe bastato  vedere – appunto –  da chi è composto il comitato promotore per le Olimpiadi a Roma per rendersi conto che far organizzare qualcosa a questa gente qui sarebbe stata una follia, il presidente ONORARIO, è Gianni Letta, e, a cascata Pescante, Alemanno: gente di cui sappiamo non tutto ma abbastanza per capire che non sono adatti nemmeno per custodirci la gabbia dei canarini.
Però le motivazioni del NO di Monti se non facessero pena farebbero ridere.
Il metro di giudizio non può essere Monti che dice no ad alemanno e giù,  tutti a dirgli bravo.

Il metro dovrebbe essere, doveva essere  quello della riflessione su tutto quell’altro a cui Monti non ha detto e non dice no per gli stessi motivi per i quali ha detto NO alle Olimpiadi. Dai privilegi mantenuti alla Tav che invece si farà passando per i caccia da guerra che invece si compreranno sennò l’ammiraglio s’incazza. Per dire soltanto le prime tre cose che mi sono venute in mente.

Il presidente del consiglio non  si può ricordare di essere morigerato solo per quello che vuole lui. Perché anche la Tav e gli aereoplani da guerra significano  soldi, molti,  buttati e in più finalizzati a produrre solo danni, dunque addurre motivi finanziari e di risparmio in previsione dello stesso futuro di cui questo governo sta dissolvendo anche e solo l’immagine  mi sembra solo  una gigantesca presa per il culo.

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Viva la Quaresima (ma chi è davvero GIANNI LETTA?) – di Marco Travaglio, 15 febbraio

Ci sono diversi modi per ricordare il ventennale di Mani Pulite.

I partiti commemorano l’anniversario offrendo ogni giorno qualche
ladro alle manette (ieri è toccato all’Umbria). Il Comune di Firenze
discute di una via da dedicare a Bottino Craxi.

Il Tribunale di Torino condanna a 16 anni due potentissimi dirigenti dell’Eternit.

E il governo Monti decide che l’Italia, per com’è messa, non può
permettersi le Olimpiadi a Roma nel 2020: uno scherzetto da 5
miliardi, destinati, secondo le prassi italiote, a diventare 15 o 20.
Se ne riparlerà un’altra volta, se e quando avremo una classe
dirigente capace e onesta. Cioè chissà quando.

Quest’anno niente Carnevale: si passa subito alla Quaresima.

Finalmente una decisione saggia e sobria, tanto più meritoria quanto
possenti erano le pressioni del partito trasversale del magnamagna
(cioè di tutti i grandi partiti e delle retrostanti cricche).
Forse, fra qualche mese o anno, salteranno fuori le intercettazioni di questo o quel magnager o prenditore con questo o quel politico per garantirsi, fra una risata e un furto, appalti milionari, magari da
affidare alla Protezione civile con la scusa dell’urgenza e da
assegnare, come ai bei tempi dei bertoladri, a trattativa privata,
brevi manu, senza controlli della Corte dei Conti, tutto in famiglia,
in cambio di favori, mazzette, massaggi alla cervicale e anche un po’
più in giù.

I protagonisti della politica e dell’impresa sono sempre gli stessi.
Quelli che hanno scavato un debito pubblico da 2 mila miliardi di
euro.

Quelli che hanno portato i costi dell’alta velocità ferroviaria al
record europeo (da 20,3 a 96,4 milioni a km, a seconda delle tratte,
contro i 10,2 della Francia e i 9,8 della Spagna).

Quelli che ancora tre anni fa moltiplicavano la spesa per il G8
fantasma della Maddalena (poi spostato all’Aquila): dal preventivo di 295 milioni al conto finale di 476 (e meno male che scattarono le
manette, altrimenti si sarebbe arrivati a 594 milioni).

Quelli che rubavano pure sulle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità
d’Italia (solo per il Parco della musica a Firenze, i costi
lievitarono dagli iniziali 80 milioni a 236).

Il grande protettore del sistema Bertolaso era Gianni Letta.

Bene, sapete chi è il presidente onorario del Comitato promotore di
Roma 2020, a braccetto col sindaco Alemanno, quello che non distingue
la neve dalla pioggia? Gianni Letta.

Il presidente effettivo invece è un altro giovine virgulto della
politica e dello sport: Mario Pescante. Letta e Pescante, due nomi due garanzie.

Letta, nel 1980, incassò 1 miliardo e mezzo di lire dai fondi neri
dell’Iri e nel 1993 confessò a Di Pietro di aver pagato una mazzetta
Fininvest di 70 milioni di lire al segretario del Psdi Antonio
Cariglia (“La somma fu da me introdotta in una busta e consegnata
tramite fattorino”): si salvò per amnistia.

Poi sponsorizzò galantuomini come Guarguaglini, Pollari e
naturalmente Bertolaso.

Chi meglio di lui per garantire trasparenza negli appalti olimpici?

L’ottimo Pescante, nato ad Avezzano come Letta, fu ai vertici del Coni ai tempi dei mondiali di Italia 90 e delle spese folli per gli stadi:
memorabile la ristrutturazione dell’Olimpico di Roma, costata quanto due o tre stadi nuovi (preventivo 80 miliardi, spesa finale 206).

Poi  dovette dimettersi da presidente del Coni per lo scandalo del
doping nel calcio: il pm Guariniello scoprì che il cosiddetto
“laboratorio antidoping” dell’Acquacetosa cercava tutto fuorché il
doping: le provette con le urine degli atleti venivano gettate anzichè
analizzate. Il laboratorio truffa fu chiuso dal Comitato olimpico
internazionale e l’antidoping affidato a laboratori esteri, che
guardacaso scoprirono un sacco di italiani dopati.
Già vicino ai Ds, Pescante si riciclò prontamente come deputato di An e sottosegretario allo Sport, poi vicepresidente del Cio e numero uno delle Olimpiadi di Roma 2020. Che, per fortuna, resteranno un sogno.

Anzi, un incubo.