
Riccardo Mannelli per Il Fatto Quotidiano
Nuovismo giovanilistico (peppapigghismo) Rita Pani
L’Italia chiedeva il nuovo, l’Italia ha lottato per la rottamazione, l’Italia ha chiesto a suon di Vaffanculo l’abolizione del vecchiume. In teoria, quindi, dovremmo essere contenti. Mai visto un governo più giovane di così. La corsa al rinnovamento chiuse i portoni delle Frattocchie, e aprì le porte della casa del grande fratello. Per lunghi anni, anziché sognare di trovare un lavoro, si sperava di vincere alla lotteria, si smise di sognare una casa e si iniziarono a desiderare le ville. Le madri smisero di stimolare la crescita intellettiva delle figlie, prediligendo la crescita siliconata delle loro tette. Se a noi insegnarono a non prostituire mai il nostro pensiero, alle altre figlie fu insegnato a prostituire tutte loro stesse, senza mai fermarsi a pensare.
Da ieri rido se mi torna in mente la ministra distratta da Peppa Pig, ma non partecipo alla “fucilazione” che sta dilagando sui social network, con la denuncia del suo essere “una raccomandata di ferro”. Perché dovrei? È la naturale conseguenza di tutto ciò che negli anni si è seminato, quando a quelli come me – vecchiume ideologizzato, anacronistico, quasi folkloristico – si doveva sputare in faccia.
Oggi mi ricordo di tutte le volte che i “nuovisti” mi hanno chiamato troia comunista, e sono grata, perché è vero che allargo le braccia in segno di resa, ma accompagno il gesto con il bellissimo suono di una risata.
Arriverà il tempo anche per voi “giovani peppapigghisti”, di chiedere aiuto, di aver bisogno di pensare, di far ritorno al passato e quel giorno pure da morta io riderò. Perché almeno noi, possiamo ricordare Nilde Jotti, voi dovrete rimpiangere la Carfagna.
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Sottotitolo: sono una persona semplice e che ragiona e riflette sulle cose come la maggior parte della gente, ovvero in modo semplice. Ecco perché se si tratta di responsabilità da affidare a qualcuno parto sempre dall’assunto della capacità, della competenza, dai trascorsi professionali che possono garantire un’affidabilità; se sono in pericolo di vita non mi interessa se chi me la deve salvare sia uomo, donna, nero, asiatico, europeo, lesbica, trans o gay. Mi interessa che sia una PERSONA che sa fare bene il suo lavoro. Renzi non è andato a prendersi i ministri [donne e uomini] fra le persone che si attivano sul serio, fra quelle, e ce ne sono, che ogni giorno sono a farsi il mazzo sul territorio a contatto con le realtà tragiche e drammatiche di questo paese, no. Li ha cercati e trovati nello stesso posto in cui sono andati a prenderli tutti i suoi predecessori che almeno non hanno avuto l’ardire di parlare di rinnovamento, rottamazione. Li ha cercati e trovati nel solito establishment composto da persone che devono rispondere a chi si occupa di altre cose, di altri interessi sempre in contrasto con quella politica che invece dovrebbe fare gli interessi di tutti, in special modo delle persone in difficoltà proprio per colpe e irresponsabilità di chi ha sempre fatto gli interessi di qualcuno e non di tutti.
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Il Vangelo secondo Matteo (Marco Travaglio)
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Come Blair: sì, il bugiardo Blair
di Barbara Spinelli, per www.listatsipras.eu
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IL GOVERNO COME UN TALENT: RENZI NON VUOLE L’ESPERIENZA – Furio Colombo, Il Fatto Quotidiano
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FEDERICA GUIDI, PRIMA GRANA PER RENZI
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GRATTERI: «NON DICO NEMMENO UNA SILLABA»
Dunque Sanremo è donna, come il governo Renzi. Accogliamo tutti con giubilo vivo e vibrante la vittoria di Arisa, solidarizziamo tutte e tutti con lei così come ci tocca fare con le ministre “nuove”, quelle giòòòvani e rampanti nominate da Renzi, quelle che non se lo aspettavano perché erano occupate a fare tutt’altro, ad esempio guardare i cartoni animati alla tivvù. Non azzardiamoci per carità a fare una critica dicendo ad esempio che pur non essendo abituée della visione del festival ci piacerebbe che fossero i più bravi a vincere il festival della canzone italiana, non invece quelli che hanno sempre imposto le case discografiche, non foss’altro perché ci toccherà sopportare le conseguenze di Sanremo spalmate un po’ ovunque fra radio e televisioni per chissà quanto tempo ancora. E non azzardiamoci nemmeno a dire che [forse] anche la scelta dei ministri di Renzi [donne e uomini] non è stata fatta basandosi sulla competenza, preparazione, merito eccetera ma che i giochi, proprio come a Sanremo, sono stati fatti altrove dai palazzi della politica e hanno portato nei vari ministeri persone che dovevano essere quelle [donne e uomini] e non altre. E che l’unica persona che sarebbe stata guardata con favore proprio per la sua competenza, che ispira fiducia per i suoi trascorsi professionali, ovvero Nicola Gratteri che ahimé, è un uomo, è stato lasciato fuori dalla porta del palazzo proprio per eccesso di capacità e di serietà. No: l’esaltazione della meritocrazia è nominare ministro una che di mestiere fa l’imprenditrice e che solo qualche giorno fa era a cena da berlusconi in quel di Arcore, un’altra che ha saputo di essere diventata ministra mentre guardava Peppa Pig. Poi che casualmente sia la stessa persona il cui padre era in rapporti stretti di amicizia con Veltroni, che è stata fidanzata col figlio di Giorgio Napolitano e che ora è sposata con Mario Gianani, un produttore cinematografico che lavora in società con Lorenzo Mieli, che non è un omonimo di Paolo ma è proprio il figlio, senza contare che Marianna Madia, nominata alla semplificazione e non è uno scherzo, che prossimamente darà alla luce il suo secondo figlio, rischierà di doversi assentare dal suo posto di lavoro proprio come fece il giorno che in parlamento si votava sullo scudo fiscale, giorno in cui lei si trovava casualmente in vacanza a Rio de Janeiro forse perché come D’Alema non aveva capito quanto fosse importante quella votazione che avrebbe potuto battere berlusconi politicamente, proprio come si è sempre augurato, oltre a molti altri, il globetrotter neo assunto a palazzo Chigi; anche lui per meriti, ci mancherebbe.