Solidarietà alle aspirapolveri, tutte

Un’aspirapolvere è molto più utile di qualcuno che non sa quello che dice. Che parla ancora di intervento militare in Afghanistan in relazione all’attentato dell’11 settembre. In Italia non c’è solo un problema di politica corrotta: c’è un enorme problema di incompetenza nella politica, di vera e propria imbecillità elevata alla politica. E lo dimostra il fatto che basta mettere davanti al politico una persona che sa di cosa parla, che ha una conoscenza delle cose, dei fatti, per ridurre il politico al livello che si merita. Nel caso dell’ex ministro della difesa al pari di quel Ground Zero di cui ha vaneggiato ieri sera. La differenza fra Gino Strada e i politici: TUTTI i politici, è che lui sa spiegare perfettamente perché le armi e le guerre sono inutili. 
I politici invece non sanno dare nessuna spiegazione logica per convincerci del contrario. 
Gino Strada è un uomo giusto in un paese sbagliato. Ed è stupefacente che dopo vent’anni di bordello a cielo aperto, dal parlamento alla televisione passando per le cabine elettorali ci sia gente che oggi si scandalizza per il linguaggio genuino di Gino Strada. Cos’è, ieri sera i bambini non sono voluti andare a letto presto? Qualche cazzo dal sen sfuggito è più diseducativo delle menzogne del referente di comunione e aspirazione?
Un uomo della statura di Gino Strada, che ha speso la sua vita al servizio degli altri, degli ultimi, dei massacrati dal potere non deve rendere conto proprio a nessuno del suo modo di esprimersi: lui è un artista, un artista della Pace, e in quanto tale libero di parlare nel modo che vuole senza doversi giustificare con gli scandalizzati a corrente alternata. In questo paese non siamo abituati alla verità né all’informazione. E quando queste cose avvengono c’è chi grida alla verginità violata. Di chi, non è dato sapere.
Quanta ipocrisia in questo paese.

Ferocissimo scontro tra Gino Strada e Mario Mauro sulle spese militari in Italia e sull’accordo con la Nato. Il medico di Emergency chiede polemicamente: “Chiedo all’ex ministro: ‘Da chi dobbiamo difenderci?’ E poi mi piacerebbe sapere che un ministro ad un anno dall’acquisto di un F35 mi spiegasse come è stato usato, dov’è”. Mauro ribatte: “Cina, Giappone. Ma noi esercitiamo un ruolo insieme ad altri. Noi pensiamo di poter gestire le vicende del mondo. Le spese militari in Italia sono calate del 19%, a differenza degli altri Paesi. Negli Usa sono aumentate”. E aggiunge: “Noi non siamo schiavi degli Usa, siamo alleati”. Strada insorge: “La Costituzione dice che l’Italia rinuncia alla guerra, la cui decisione spetta solo all’Onu. L’Italia invece ha sempre ignorato le risoluzioni dell’Onu. La Nato non è niente. A cosa serve?”. E denuncia il servilismo nei confronti degli USA. Mauro non ci sta e si infuria: “Di cosa sta parlando? Parla di Afghanistan dove si uccidono negli stadi?”. La polemica dura svariati minuti, Santoro lancia la pubblicità, Mauro accusa Strada: “Stai zitto, fantasma!”. E il chirurgo di Emergency sbotta: “È come discutere con l’aspirapolvere, questo non sa nemmeno dove cazzo è l’Afghanistan”. [Il Fatto Quotidiano]

Più digiuno per tetti [o era per tutti? che confusione…]

 

Sottotitolo: i papi comandano da molto prima della politica.
Se avessero voluto impegnarsi davvero nel corso dei millenni per contrastare le guerre avrebbero potuto farlo e con ottimi risultati, ma il “dividi et impera” ha sempre fatto molto comodo anche, soprattutto anzi, alle religioni create apposta per separare e non certo per unire.

In tutti i conflitti si nomina il nome di Dio invano, da hitler a bush passando per i folli dittatori islamici tutti si sono sempre dichiarati autorizzati dalla chiamata del loro Dio quando hanno compiuto stragi per la conquista del potere.

E in vaticano hanno trovato ospitalità i tiranni di tutti i tempi, anche un boss della malavita sepolto in una chiesa come i santi.

Chi oggi pensa di lavarsi la coscienza digiunando, quella di chi alla guerra non ha mai detto un no deciso ma al contrario ha accusato una persona come Gino Strada di essere un fiancheggiatore del terrorismo [vero, Emma?] approfittando di un papa che dice cose diverse perché è arrivato, anzi è stato messo lì apposta per rialzare le quotazioni di una chiesa cattolica in caduta libera e per questo non lancia anatemi ad ogni stormir di fronda ma usa un linguaggio diverso, perfino simpatico, commette la cosa più disgustosamente falsa che si possa fare.

Digiunare insieme a chi come il ministro della difesa pensa che per amare la pace bisogna armare la pace, oppure col rappresentante di una comunità religiosa i cui vertici alti e altissimi hanno sempre accolto con tutti gli onori dittatori sanguinari, ci hanno fatto affari e accettato i loro soldi sporchi di sangue è solo l’ennesima dimostrazione di quell’ipocrisia che purtroppo fa viaggiare il mondo.

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Se degli operai vanno per protesta sui tetti delle fabbriche per difendere il posto di lavoro, se lo fanno dei ricercatori su quelli delle università per dire no ad un disegno di legge scellerato vengono elevati ad eroi e certi politici per farsi un po’ di pubblicità si fanno fotografare mentre li vanno a trovare. 

Se invece dei parlamentari per difendere la Costituzione salgono sul tetto di palazzo Madama sono degli sciagurati che “si esibiscono in inutili e alquanto folcloristiche proteste” secondo Roberto Speranza mentre per la solita Boldrini sono persone che stanno commettendo “un atto grave” i cui costi [assistenza in caso di emergenze] ricadranno sui contribuenti.

E meno male che c’è sempre Laura Boldrini a ricordarci quali sono le vere violazioni delle istituzioni, altrimenti qualcuno potrebbe pensare che quelli che le offendono davvero siano altrove, ad esempio al Quirinale dove il presidente della repubblica riceve un privato cittadino senza dar conto al popolo italiano del perché ha concesso udienza a Fedele Confalonieri: cosa c’entra con le istituzioni un signore estraneo alla politica e alle istituzioni che può avere libero accesso e ottenere ascolto da Napolitano circa questioni che presumibilmente nulla c’entrano con la politica e con le istituzioni ma molto con silvio berlusconi.

Oppure si potrebbe pensare che la vera violazione sia un pregiudicato, delinquente, condannato, uno che per proteggere se stesso, i suoi figli e la sua roba non chiede aiuto allo stato che ha allegramente depredato evadendo le tasse ma alla mafia, che dello stato è nemica giurata, a cui si permette di ricattare, minacciare, tenere sotto scacco il parlamento e in ostaggio tutta l’Italia.

E non si capisce perché lo stato, nella persona del suo più alto funzionario che rappresentando lo stato agisce in nome e per conto di tutti i cittadini  a cui viene impedito così di potersi opporre all’idea che a un delinquente debbano essere garantite l’impunità, la possibilità di continuare a vivere da cittadino libero e di potersi fare beffe delle istituzioni come ha sempre fatto anche quando era presidente del consiglio, uno che ha usato lo stato per i suoi sporchi affari e interessi e nessuno ha mosso un dito per impedirlo, possa scegliere a suo nome e non in quello del popolo italiano di dare ascolto e udienza agli intermediari del fuorilegge che dello stato, delle sue leggi, delle regole e di quella Costituzione su cui molti, compreso lui, vorrebbero mettere le loro mani sporche, se avesse potuto ne avrebbe fatto volentieri a meno.

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SILENZIO, PARLANO GLI AMBIENTI DEL COLLE (Alessandro Robecchi)

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Quirimediaset
 Marco Travaglio, 7 settembre

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La domanda è molto semplice e, nonostante
la comicità della situazione generale, molto
seria. 

Se è vera la notizia — pubblicata da alcuni
quotidiani e non smentita per tutta la giornata
di ieri — del “colloquio riservato” di Fedele Confalonieri
con Giorgio Napolitano per impetrare
la grazia o altri salvacondotti sfusi per l’amico
Silvio, a che titolo il presidente della Repubblica
ha ricevuto il presidente di Mediaset? Il 2 luglio
scorso, quando Beppe Grillo, leader del M5S
che aveva appena raccolto il 25% alle elezioni,
chiese sul suo blog di incontrare il capo dello
Stato, questi rispose piccato di non aver “ricevuto
alcuna richiesta di incontro nei modi necessari per poterla prendere in considerazione”.

Resta ora da capire se, quando e come il
signor Confalonieri, privato cittadino sprovvisto
di qualsivoglia carica o politica — anzi da
vent’anni dichiarato dal Parlamento ineleggibile
ai sensi della legge 361/1954 per assicurare
l’eleggibilità abusiva a B. — abbia formulato una
richiesta di incontro col Presidente, e nei modi
necessari per essere presa in considerazione dal
destinatario. Ma purtroppo non se ne sa nulla,
come non è dato sapere a che titolo Gianni Letta,
altro privato cittadino sprovvisto di qualunque
carica elettiva o politica a parte la parentela
diretta con il Premier Nipote, entri ed esca dal
Quirinale, come riferiscono i giornali vicini a B.
e N., anch’essi mai smentiti.
In qualunque democrazia, anche la più scalcinata,
quando un’alta carica dello Stato riceve
Tizio o Caio, lo comunica ufficialmente ai cittadini,
spiegandone il perché. 

In Italia invece la
clandestinità del potere è diventata normale anche
sul Colle più alto, come insegnano le trame
per assecondare le pretese del signor Mancino,
indagato per falsa testimonianza sulla trattativa
Stato-mafia. E come dimostra l’incredibile nota
diffusa l’altroieri, poco dopo l’incontro aumma
aumma Napolitano-Confalonieri, non direttamente
dal capo dello Stato, ma da non meglio
precisati “ambienti del Quirinale” che nessuno
ha mai capito in che cosa consistano, a chi rispondano,
che valore abbiano, perché parlino.
Un modo come un altro per dire e non dire,
lanciare il sasso e ritrarre la mano, una via di
mezzo fra ufficialità e ufficiosità (l’ufficialosità)
per poi, a seconda delle convenienze, poter dire
“io l’avevo detto” o “io non l’avevo detto”. Nella
nota ufficialosa, si comunicava che il Presidente
“non sta studiando o meditando il da farsi in
casi di crisi” perché “conserva fiducia nelle ripetute
dichiarazioni dell’on. Berlusconi sul sostegno
al governo”. A parte l’involontaria assonanza
con il “nutro fiducia” di Luigi Facta,
ultimo premier democratico d’Italia prima del
fascismo, nei giorni della marcia su Roma, quelle
parole sanno di presa in giro degli italiani,
visto che la visita di Confalonieri le smentisce
platealmente: il Presidente sta studiando e meditando
eccome, infatti prosegue la trattativa
(ancora!) con gli emissari privati del noto ricattatore
pregiudicato perché tenga in piedi il
governo Letta.

É la trattativa Stato-Mediaset.
Non è la prima volta che Confalonieri scende a
Roma e consulta politici di destra, centro e sinistra:
lo fa ogni qualvolta l’amico Silvio, e dunque
la ditta, è in difficoltà. Lo fece nel 2006
quando tentò di mandare l’amico D’Alema al
Quirinale. Lo rifece nel novembre 2011 quando
le azioni Mediaset precipitavano nel gorgo della
tempesta finanziaria e si trattava di pilotare la
ritirata di B. in cambio del suo salvataggio politico
e aziendale col governo Monti e le mancate
elezioni anticipate. E ora rieccolo — scrive il
Corriere — “parlare di politica con i politici” in un
“giro romano delle sette chiese” e “consultare
amici e avversari, prima e dopo la sua salita al
Colle”, convinto che “è necessario muoversi
senza fare casino”. Per parlare di cosa? Dei nuovi
palinsesti di Canale 5? Delle azioni Mediaset?
Delle polizze Mediolanum? Della campagna acquisti
del Milan?

No, secondo il Corriere ha parlato di “garantire l’agibilità
personale per Berlusconi con un gesto di
clemenza”. Sarà un caso, ma appena il presidente di
Mediaset è sceso dal Colle, i proclami guerreschi del Pdl
si sono interrotti. È l’apoteosi del conflitto d’interessi
che, dopo avere privatizzato governi, parlamenti, codici,
leggi e Costituzione, s’impossessa dell’ultimo arbitro,
cancellandone definitivamente la terzietà e l’imparzialità.
Dopo Confalonieri e Letta, si attende con
ansia il pellegrinaggio al Colle di Doris, Galliani, Marina
e Pier Silvio, Allegri, Balotelli, Kaká e Gabibbo (ma
perché non Dell’Utri?). Poi sul campanile del Quirinale,
al posto del Tricolore, garrirà giuliva la bandiera del
Biscione.

E continua[va]no a chiamarlo cavaliere

Il ministro Mauro [lo stesso che disse che per amare la pace bisogna armare la pace]: “servono amnistia e indulto come nel dopoguerra con Togliatti”.

Qualcuno dovrebbe ricordare al cosiddetto difensore della difesa del paese che prima di quell’amnistia c’era stato piazzale Loreto.
Vogliono il remake i lor signori? bene, che sia completo però, proprio nel dettaglio.

Visto che ormai tutti possono dire quello che vogliono per difendere un delinquente pregiudicato ed essere considerati seriamente, io mi prendo la libertà di dire che l’amnistia di Togliatti è una delle cause che hanno condotto l’Italia alla rovina attuale.

Andrebbero cacciati a pedate nel culo solo per aver chiesto la revisione di una legge [parlando con pardon] che non ha nemmeno un anno di vita:  per manifesta incapacità.

Quella specie di legge che in un paese normale non dovrebbe nemmeno esistere perché va da sé, o quanto meno dovrebbe andarci che o fai il delinquente o fai il politico, entrambi i ruoli sono incompatibili ma nel paese subnormale ci vuole una legge che lo stabilisca, il buon senso e l’etica istituzionali non bastano o più probabilmente non esistono, è stata sottoscritta appena otto mesi fa da tutto il parlamento.

Nel paese subnormale dove ci sono leggi che fanno riferimento niente meno che al regio decreto di un secolo fa e vengono financo applicate, la politica pensa che sia utile rivedere e ammodernarne una appena nata perché come tutte le leggi va a disturbare i criminali: anche il più delinquente di tutti che ancora oggi può dire, perché glielo fanno dire, che è innocente e che deve essere il popolo a decidere.
Come ai tempi di Ponzio Pilato.

Nel paese subnormale una questione attinente alla violazione del codice penale deve essere risolta, secondo i favoreggiatori del pregiudicato condannato politicamente, non come sarebbe giusto fare, lasciarla nell’ambito in cui deve restare ovvero quello della Magistratura che fino a prova e Costituzione contrarie è un potere dello stato ma indipendente, pensato e voluto così dai veri Padri di questa patria maltrattata e sciagurata proprio perché deve agire in completa autonomia, avere la possibilità di condannare o assolvere il ricco come il miserabile.

A meno che il ricco non si chiami silvio berlusconi.

Quando Orwell ha inventato di sana pianta il concetto del “bipensiero” è stato un genio vero, nell’accezione più completa del termine.

Se avesse la fortuna di vivere oggi, adesso, qui nel fantastico mondo di Italialand si potrebbe rendere conto di quanto è stato facile trasformare la sua teoria immaginata in tecnica pratica applicata, di quelle raffinatissime fino a sfiorare la perfezione, e anche lui, credo, avrebbe fatto il tifo per la Rete, l’unico strumento in grado di dimostrare il pensiero originale e quello modificato successivamente per tentare di nascondere la verità.

Garante, di chi?

Un presidente della repubblica che parla al telefono con un ex ministro indagato per falsa testimonianza, nel merito di cosa e perché non è dato sapere e poi pretende che vengano distrutte le prove di quelle conversazioni, che permette ad un già condannato, prescritto in vari processi penali che lo riguardano, un plurinquisito di continuare la sua attività “politica” interferendo nell’attività della Magistratura che lo deve giudicare e, come se non bastasse lo riceve al Quirinale –  come se fosse uno statista vero – subito dopo una condanna in primo grado a sette anni per concussione e sfruttamento della prostituzione minorile che cosa garantisce di preciso? o per meglio dire, chi?

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Tre giorni fa da Letta, ieri al Quirinale.
Speriamo che il papa nei prossimi giorni s’inventi qualcosa di molto urgente da fare, altrimenti toccherà anche a lui ricevere a cena un condannato a sette anni di galera.
Se questo è un paese normale.

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“Per amare la pace, armare la pace”. [Mario Mauro, ministro della difesa a proposito dell’acquisto degli F35,]

Della serie: “spezzeremo le reni anche al buon senso”.

Per elaborare una scempiaggine simile bisogna impegnarsi molto; qualche giorno fa sempre il ministro disse che gli F35 servono a fare la pace.

 Un po’ come dire che per dimagrire bisogna mangiare o che per essere puliti non ci si deve lavare.

L’uso insensato delle parole è possibile perché quasi nessuno se ne accorge; questi possono dire quello che vogliono e troveranno sempre un giornalista serio e compunto che li fa parlare, li ascolta ma non pronuncia mai, dopo,  la semplicissima frase:”scusi, ma che cazzo dice?”

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Un contributo strepitoso purtroppo non all’altezza della mente povera, anzi assente di mariastellagelmini.

La professoressa ha spiegato molto bene quanto la figura di silvio berlusconi abbia danneggiato questo paese, e di quanto sia in pericolo il futuro dei giovani che sono cresciuti assimilando la sua subcultura del tutto lecito purché si abbiano i soldi per pagarselo.

berlusconi ha elevato a leciti e ancorché simpatici comportamenti che una volta significavano l’emarginazione dal contesto sociale.

Ovviamente siccome la gelmini come da consuetudine a lei cara non ha capito niente si è risentita perché secondo il suo autorevole parere la dottoressa  avrebbe offeso tutte le donne, anzi, tutti gli italiani e non lei e quelle e quelli come lei che si sono votati alla difesa e al sostegno del delinquente puttaniere. 

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Lodo Mondadori, giudici di Cassazione
decidono sulla lunga guerra di Segrate

Lodo Mondadori: la storia vera – l’Espresso

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D’Alema: “Berlusconi avrebbe dovuto farsi da parte da tempo”.

E pensare che senza D’Alema, il geniale legittimatore del berlusconi politico, l’inventore della bicamerale che consegnò a berlusconi le chiavi del paese non sarebbe stato nemmeno necessario, perché non ci sarebbe stato nessun posto – nella politica – dal quale cacciare berlusconi che sarebbe rimasto l’imprenditore fallito che era e che confessò ad Enzo Biagi che se non fosse entrato in politica per lui restava solo San Vittore.

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Il reddito di cittadinanza no e gli F35 sì.

Questo è il pd: il partito del bene comune, del rinnovamento, del cambiamento.

Vediamo se qualcuno avrà ancora il coraggio di raccontare  la storiella che sono i 5stelle i fascisti antistato che non conoscono la Costituzione, quella dove c’è scritto che l’Italia ripudia la guerra.

Queste sono le priorità italiane, quelle che risolvono i problemi del lavoro che non c’è, dell’istruzione pubblica ridotta ai minimi termini e della sanità, sempre pubblica ché la privata funziona alla grande, da terzo e quarto mondo. Ricordiamocele queste cose.

Se lo ricorderanno tutti che gli unici contro sono stati SEL e 5Stelle?
Speriamo di sì.

 

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Dei delitti e del pene
 Marco Travaglio, 27 giugno

“La prostituzione è un fenomeno che purtroppo sta dilagando… Un fenomeno sommerso… di ragazze attirate in Italia con lo specchietto del lavoro nella moda, o nel cinema, o nella televisione e poi costrette in appartamenti… utilizzate e poi minacciate nel caso in cui rivelassero a chiunque la loro condizione… Vere e proprie schiave che patiscono questa condizione intollerabile. Perciò su questo abbiamo fatto un disegno di legge che è intervenuto con delle pene elevate per chi sfrutta la prostituzione e per gli stessi clienti delle prostitute. Credo che queste pene siano estremamente giuste, soprattutto quando le prostitute sono minorenni”. Sante parole. Indovinate chi le ha pronunciate? Il solito moralista della sinistra salottiera? Un giudice talebano e puritano (naturalmente donna) che vuole processare lo stile di vita di un avversario politico? Un nemico della pacificazione e delle larghe intese che vuole perpetuare all’infinito la guerra dei vent’anni? No, Silvio Berlusconi, il 24 giugno 2009, presentando da presidente del Consiglio, seduto accanto all’allora ministro delle Pari Opportunità Mara Carfagna, il disegno di legge del suo governo che inaspriva le pene sulla prostituzione, anche minorile. Il video è in rete, a disposizione degli increduli e soprattutto dei creduloni. Basta questo per tappare la bocca in eterno alle prefiche arcoriane, ai Ferrara col rossetto, ai pompieri della sera e ai nove decimi dei trombettieri olgettini che si alternano in questi giorni sui giornali e in tv lacrimando per la condanna di B., ritenuta clamorosa, spropositata, sorprendente, nel processo Ruby. Non sanno, o fingono di non sapere, che i giudici gli hanno applicato la pena più bassa possibile in base alle leggi vigenti sulla concussione per costrizione e alla prostituzione minorile. Ma soprattutto che ad alzare le pene per entrambi i reati sono state tre leggi votate dal Pdl e dunque anche da B., due delle quali furono proposte e approvate dal suo secondo e terzo governo. Fino all’anno scorso, la pena minima per la concussione era di 4 anni e la massima di 12. Poi, siccome B. e Penati erano accusati dai pm di concussione per induzione, la ministra Severino — con i voti del Pdl e del Pd — trasformò questa fattispecie in un reato minore, punito da 3 a 8 anni e con prescrizione abbreviata da 15 a 10 anni. Per quella per costrizione, invece, fu alzata la pena minima da 4 a 6 anni. Tanto, si pensava, non riguarda né B. né Penati. Non potevano prevedere, né lei né i berluscones, che i giudici avrebbero riformulato la concussione di B. da induttiva a costrittiva. Risultato: gli hanno affibbiato 6 anni, cioè il nuovo minimo della pena. Meno di così non potevano, grazie a una legge votata dallo stesso imputato. Una legge ad personam e a sua insaputa, ma all’incontrario, in base all’eterogenesi dei fini. Il settimo anno invece B. se l’è buscato per prostituzione minorile. Su quel reato sono intervenute ad aggravare le pene e a ridisegnare la competenza territoriale dei pm due leggi dei governi B.: la Prestigiacomo n. 38/2006 e la Carfagna n. 48/2008. Da allora “chiunque compie atti sessuali con un minore di età compresa tra i 14 e i 18 anni, in cambio di denaro o di altra utilità economica, è punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni e con la multa non inferiore a euro 5.164”. E fra gli atti sessuali la Cassazione comprende anche la “palpazione concupiscente”, i balletti osé ecc. Non occorre neppure dimostrare un rapporto completo. Per questo reato B. è stato condannato “in continuazione” con l’altro a 1 anno di carcere, cioè a una pena molto più vicina al minimo (6 mesi) che al massimo (3 anni). Cioè l’imputato ha fatto tutto da solo. Prima ha fatto i divieti, poi li ha violati e ora che l’hanno beccato e condannato se la prende con i giudici che hanno applicato le leggi.

Le sue. Bel pirla.