
Mauro Biani
Quello che mi sembra surreale è che Renzi parli di berlusconi come di un avversario con tutte le carte in regola per fare la sua campagna elettorale.
Che lo ritenga un avversario temibile.
Perché nel paese normale uno dei candidati alla segreteria del partito [cosiddetto] di opposizione e utopisticamente parlando ad una futura ed eventuale presidenza del consiglio non dovrebbe enumerare le presunte qualità di berlusconi ma ribadire che berlusconi è un fuori legge con nessun diritto di interferire nella politica.
E il fatto che invece lo possa fare lo stesso da pregiudicato, condannato e decaduto è solo un’aggravante nel paese “moralmente in coma” [cit.Andrea Scanzi].
La capacità politica di berlusconi si chiama conflitto di interessi, quel potere anomalo che nessuno ha mai pensato di arginare, regolare con una legge che mettesse berlusconi di fronte all’obbligo di una scelta fra la politica e le sue attività imprenditoriali, in special modo il partito di Renzi che si racconta ancora la favola di berlusconi che andava battuto politicamente. Il delinquente condannato si è fatto fuori da solo, semmai avesse avuto il benché minimo diritto di stare dentro la politica. Un avversario serio se non infierisce almeno approfitta della caduta dell’antagonista, non ne esalta doti che peraltro il pregiudicato non ha mai posseduto. L’ottava vita di berlusconi sono Matteo Renzi con d’alema, Violante e pattume inciucista al seguito che continuano a raccontarsela e ci credono pure. L’avversario lo combatti combattendo, non facendo il suo gioco.
Gli Apoti
Marco Travaglio – 1 dicembre
Ogni tanto qualche impiegato o ex impiegato di Berlusconi – tipo Pigi Battista, che andò a vicedirigere Panorama quando l’editore era già un leader politico e poi tentò di sostituire l’epurato Enzo Biagi su Rai1 con i risultati a tutti noti – annuncia la fine del berlusconismo, e dunque dell’antiberlusconismo, e dunque del Fatto . Questi buontemponi passano la vita a incensare i governi, non importa il colore, e a bastonare le opposizioni senza accorgersi che la stampa libera fa esattamente l’opposto. Dunque pensano che un giornale libero possa nascere al solo scopo di combattere B. e debba morire con B. Il Fatto , come i nostri lettori ben sanno, è sorto con una missione un po’ più ambiziosa: dare le notizie che gli altri non danno. E gli altri, seguitando a non darle, lavorano per noi, del che li ringraziamo di cuore. Ora, per esempio, dopo aver molto laudato le larghe intese dei governi Monti e Letta con B., si dannano l’anima a magnificare il governo Letta senza B.. E a bastonare B. non perchè è B., ma perché non sta più al governo. L’impresa è titanica ma, siccome affratella il 99 per cento della cosiddetta informazione, rischia persino di riuscire. Noi rappresentiamo quell’1 per cento di Apoti che non la bevono. Il berlusconismo è un male in sé, con Berlusconi, ma anche senza. Anzi, il berlusconismo senza Berlusconi è ancor più insidioso, perché si camuffa meglio, e si fa scudo del presunto merito di aver allontanato Berlusconi. In realtà Berlusconi non l’ha allontanato nessuno: se n’è andato lui quando ha capito che chi gli aveva garantito l’unica cosa che gli interessi, il salvacondotto, non voleva o non poteva mantenere la promessa. Ed è pronto a tornare per darselo da solo, il salvacondotto, se l’ennesimo governo delle tasse e delle banche lo resusciterà dall’avello: Monti docet. Il berlusconismo è illegalità sbandierata e rivendicata, allergia alla Costituzione e ai poteri di controllo, guerra alla giustizia, conflitto d’interessi, commistione tra affari e politica. Possiamo dire che questo micidiale cocktail di cinque ingredienti il governo Napo-Letta è immune dopo la decadenza di Berlusconi e la sua uscita dalla maggioranza?
1) Illegalità sbandierata: da sette mesi Vincenzo De Luca (Pd renziano) siede abusivamente sulla doppia poltrona di sindaco di Salerno e viceministro delle Infrastrutture, senza contare che ha tanti processi quanti B., e nessuno l’ha sloggiato fino all’intervento dell’Antitrust; ma forse non basterà e bisognerà chiamare Gondrand.
2) Allergia alla Costituzione e ai poteri di controllo: la maggioranza Napo-Letta sta scardinando l’articolo 138 della Carta per poterne scassinare l’intera seconda parte e rafforzare vieppiù il governo a scapito del Parlamento (già da anni ridotto a ente inutile a colpi di decreti e fiducie), e ora insegue B. per ricomprarsi i suoi voti e impedire ai cittadini di votare al referendum finale.
3) Guerra alla giustizia: sull’altare della controriforma costituzionale, i pd Violante e Speranza e gli ncd Alfano, Cicchitto e Lupi vogliono mettere il guinzaglio alla magistratura e il bavaglio alla stampa per reimbarcare Forza Italia e ampliare gli spazi d’impunità dei soliti noti.
4) Conflitto d’interessi: a regolare la materia sono ancora le leggi Gasparri e Frattini, scritte dai prestanome di B., e nessuno parla o pensa di spazzarle via.
5) Commistione affari- politica: dalle fondazioni bancarie alle Asl, da Expo2015 alle aziende municipalizzate alle partecipate dallo Stato, Rai inclusa, i partiti gestiscono direttamente enormi affari; persino la legge-brodino sui fondi ai partiti, annunciata sei mesi fa da Letta jr., è scomparsa dai radar.
Su questi temi cruciali, non sul teatrino delle alleanze & decadenze, si misura il tasso di berlusconismo. Al momento, in Parlamento, solo i 5Stelle ne sono immuni. Il Nuovo Centrodestra è uguale al vecchio. E così il Quirinale e Letta jr., sponsor di Alfano & C. Tra una settimana sapremo se lo è anche il Pd di Matteo Renzi, o se magari cambia qualcosa.