Preambolo [a proposito della tragedia di Brindisi]: che sospirone di sollievo.
Non è stata la mafia, non è stata la FAI, non sono stati i No Tav (ma su questo aspettiamo ancora che non si sa mai), non sono state le BR.
E’ stato, pare, quello della porta accanto, il benzinaio.
Adesso si che possiamo dormire sonni tranquilli.
–
Sottotitolo: De Gregorio, l’Agcom, la moglie di vespa, il capogruppo del piddì che invece di stare in sede a fare il suo dovere se ne sta tranquillo in vacanza in Grecia il giorno della sfiducia a Formigoni. Ce n’è abbastanza per chiedere asilo politico altrove, in un paese che si meriti almeno questa definizione invece della latrina a cielo aperto che è questa Italia. Ma naturalmente è tutta colpa di Grillo, di Travaglio, dell’antipolitica e pure la mia.
–
BUONGIORNO
Massimo Gramellini – La dissolvenza della casta
–

Meno male che Grillo c’è.
Perché chissà che avrebbero fatto i nostri molto onorevolissimi parlamentarideputatisenatori se non ci fosse questa spada di Damocle che spero si sbrighi a cadere sulle loro teste.
Ed è strano che nessuno abbia parlato, di fronte a certe vicende, quelle a cui siamo purtroppo abituati e che danno l’esatta misura della dimensione politica italiana e del suo spessore, di “pericolo di tensioni sociali”. Dal Quirinale ieri, anziché il severo e consueto conato di monito di Napolitano, l’ottimo presidente, quello definito The King dal Time [forse perché non è il presidente degli States ma soltanto il nostro] sul cattivo comportamento dei suoi disonestissimi discepoli, sulle oscenità accadute in parlamento, a Milano e a proposito delle nomine dell’Agcom è arrivata la lista sobria del menù sobrio della festa sobria del 2 giugno.
Di istruzioni sul perché i cittadini italiani debbano continuare a riconoscersi in questo stato che li prende per il culo a colazione, pranzo e cena tutti i giorni dell’anno senza fare nemmeno finta di vergognarsene, manco a parlarne.
Il migliorista Napolitano non ha sciolto le camere di fronte alle storie boccaccesche di berlusconi che non erano gossip né vita privata ma un sistema delinquenziale col quale l’ex stava svendendo l’Italia un tanto al chilo e al metro, non lo ha fatto nemmeno quando gli è stato prescritto il reato di corruzione; questo è l’unico paese dove se non arriva il terzo grado di giudizio nessuno è colpevole di niente, in parlamento c’è gente indagata, imputata, inquisita e con condanne già passate in giudicato.
Che altro serve per capire che questo stato è una barzelletta che non fa ridere proprio nessuno?
–
Pirlamento
Marco Travaglio, 7 giugno
Vivissimi ringraziamenti alle Camere a ore che ieri, in stereo, hanno ratificato a Montecitorio l’arraffa-arraffa dei partiti sulle cosiddette “autorità indipendenti” e a Palazzo Madama han salvato con 169 voti dagli arresti domiciliari l’ottimo De Gregorio, accusato di una truffa di 23 milioni con un giornale fantasma in combutta con quell’altro statista di Lavitola. Il tutto grazie al voto segreto, che ha moltiplicato i 127 voti del Pdl (unico a esprimersi contro l’arresto) con i franchi tiratori della Lega (22 senatori), dell’armata brancaleone detta Coesione Nazionale (Responsabili e frattaglie varie: 13), ma anche presumibilmente di qualche Udc e Pd (già decisivi sulla responsabilità civile dei giudici).
Se non ci fossero questi partiti, così coerenti e tetragoni perinde ac cadaver (il loro), qualcuno potrebbe abboccare all’illusione che basti un governo tecnico piovuto da chissà dove per riverginare una classe dirigente che pretende di dare lezioni all’Europa , alla Merkel e a quei bizzarri elettori che non votano più o scelgono le liste e i candidati più lontani dalla fogna partitocratica. Completa l’edificante quadretto il voto del Consiglio regionale della Lombardia sul governatore granturismo Formigoni: respinta la mozione di sfiducia di Pd, Idv, Sel, appoggiata dall’Udc. Il capogruppo del Pd Luca Gaffuri ha fatto onore al suo cognome restando in vacanza in Grecia, forse stremato dall’immane sforzo di compilare una mozione contro Formigoni dopo 17 anni di opposizione consociativa.
Da tutte e tre le votazioni esce bene anche la “nuova ” Lega di Maroni, quella della ramazza padana: alla Privacy piazza la consigliera Rai Giovanna Bianchi Clerici, ex deputata e sempre imputata; su De Gregorio dice di votare per l’arresto e poi di nascosto fa il contrario; su Formigoni ribadisce la fiducia, impermeabile agli scandali che fanno della Lombardia la regione leader per consiglieri indagati, davanti a Calabria, Sicilia e Campania. È una fortuna che, di tanto in tanto, i partiti della maggioranza-ammucchiata ABC e i finti oppositori della Lega ricordino agli italiani chi sono, come sono e perché stanno lì: per spartirsi torte, cariche, posti e fondi pubblici, e naturalmente per salvare i rispettivi ladri. Non sia mai che uno finisca in galera o ai domiciliari: come ebbe a dire profetico l’on. avv. Paniz a proposito dell’arresto (ovviamente negato) di Milanese, “si rischia di creare un pericoloso precedente: oggi tocca a lui, domani potrebbe toccare a ciascuno di noi”. Dunque no alle manette per Milanese, per Cosentino, per Tedesco, e magari prossimamente per Lusi. Un malaugurato incidente di percorso portò in cella l’ottimo Alfonso Papa, unico arrestato della storia repubblicana senz’aver sparato un colpo: infatti la casta, anzi la cosca, ancora non s’è riavuta dallo choc. Grillo, negli ultimi giorni, ha abbassato i toni e limitato gli interventi al minimo: per guadagnare voti gli basta tacere e lasciar parlare gli altri. Come a Bossi nel 1992-’93. Solo che all’epoca c’era al Quirinale un certo Scalfaro il quale, quando la Camera disse no all’arresto di De Lorenzo, tuonò: “Un voto intollerabile: giuro che, se gli adempimenti fossero già stati completati, la giornata sarebbe finita con lo scioglimento delle Camere”. Ieri abbiamo atteso un severo monito di Napolitano sul voto pro De Gregorio e sulla grande abbuffata delle Authority (che, se non andiamo errati, richiede anche il suo decisivo “visto”). Ma invano. Dal Colle è uscita solo una decisiva precisazione sulla sobria festa del 1° giugno al Quirinale: “La composizione del buffet definitivamente offerto ai partecipanti al ricevimento è stata la seguente: crostini, canapés, panini, focaccine,
formaggi (mozzarelle e ricotta del coordinamento “Libera “, provola, parmigiano), cus-cus di verdure di “Libera “, frutta, bevande (vini di “Libera “, prosecco, succhi di frutta, acqua minerale)”.
Buon appetito.

Cuore, amore, orrore, dolore – Massimo Rocca, il Contropelo di Radio Capital
La storia non si ripete ma spesso fa rima. E quella di questa ore è una rima baciata. L’assoluzione politica di Formigoni con i voti della lega. L’assoluzione politica di Peter Griffin, da noi noto come Sergio de Gregorio, da parte di una caterva di franchi senatori, la nomina spartitoria dei nuovi componenti delle authority, senza neppure l’ipocrisia formale di un passaggio in commissione parlamentare tanto per vedere che faccia hanno, sono proprio amore e cuore con il finale della prima repubblica. Hai voglia te a lamentarti di Grillo e del populismo che monta i suoi consensi a neve, hai voglia ad immaginare una riedizione di Forza Italia Pulita alla madame Tussauds con le statue di cera di casa Vianello, ma se di fronte ad un’opinione pubblica inferocita, come ti hanno detto le elezioni e come ti ribadiscono i sondaggi, la vecchia politica si chiude così a riccio nella difesa di personaggi squalificati, di cariatidi più o meno celesti, di metodi di controllo, quel riccio finirà schiacciato sotto le ruote del primo che passa e senza nemmeno fare la tenerezza del piccolo spinoso.