Primo giorno di scuola, quella “buona”

Il nord Italia è sotto la pioggia da giorni, in varie zone  è già alluvione e dove va Renzi, in impermeabile e stivali a sincerarsi delle condizioni del territorio e dei cittadini?
No, ai suoi veri doveri e obblighi preferisce la ribalta mondana.
La sua vita è tutta lì, fra un red carpet, un tweet, un selfie e una tribuna.
Inutile chiedere di vergognarsi a gente che la vergogna non sa nemmeno dove stia di casa chi ha ridotto ad una barzelletta o, peggio ancora, ad una polemica dettata dall’odio e dall’invidia l’ennesimo scempio istituzionale che ha compiuto Renzi ai danni della parte sana dell’Italia, quella che non vota né sostiene un bugiardo abusivo con velleità e ambizioni da tycoon.

Quando il prossimo soffitto cadrà in testa a qualche ragazzino in una scuola, perché succederà di nuovo se si continuano a tagliare le spese per la sicurezza e i servizi pubblici mentre uno che si crede l’aga khan sperpera milioni pubblici per le sue cazzate, ricordiamoci del presidente del consiglio che spende 150.000 euro in 24 ore per i suoi sfizi privati e affitta per la modica cifra di un milione a settimana l’aeroplanino extra lusso per soddisfare le sue megalomanie.

Mi dispiace per i bambini che andranno a scuola per la prima volta sotto la riforma di Renzi.
Anche per gli altri, per gli studenti e insegnanti, ma se come dice il proverbio “chi ben comincia è alla metà dell’opera” nella finta “buona scuola” di Renzi: piccolo uomo e pessimo politico dalla moralità inesistente, un egoista megalomane che pensa di essere indispensabile ovunque ma a spese degli altri non ci vedo niente di buono né tanto meno di bene.
La politica dovrebbe dare l’esempio, essere la linea guida per i cittadini di un paese, anche per le generazioni più giovani che si stanno affacciando ora in ambiti diversi ed estranei a quello familiare.
Un piccolo uomo che mente e lo fa nel suo ruolo istituzionale non è un buon esempio, e non lo sono tutti quelli che per dare ragione all’egocentrico bugiardo del consiglio si sono abbassati al livello di Maria Stella Gelmini e Ignazio La Russa, abituati a difendere un altro piccolo uomo, non solo per statura, che come Renzi si sentiva indispensabile e ha usato la politica, i soldi degli italiani per i suoi interessi, diversi e distanti da quelli dei cittadini e per soddisfare le sue manie di grandezza.
La politica è mettersi al servizio di un paese, non usare il paese e metterlo al proprio servizio.  Berlusconi usava i mezzi dello stato anche per farsi portare le mignotte nelle sue residenze. Quello che si deve rinfacciare a vita a Renzi è di essersi presentato, MENTENDO, la cosa che gli riesce meglio fare, non per niente da ragazzino lo chiamavano “il bomba”, come quello che avrebbe riordinato la politica migliorandola, eliminando tutto quello che negli anni ha creato sfiducia nei cittadini accusati poi di essere populisti e qualunquisti se s’incazzano quando chi gli mette la povertà per legge se ne strafrega della crisi e si dà alla pazza gioia coi loro soldi.  Berlusconi non ha mai nascosto i suoi obiettivi principali che erano,  sono i suoi interessi e risolvere i suoi guai con la giustizia: obiettivi perfettamente centrati anche se il bel governo delle larghe intese, pubbliche e private, saprà fare ancora meglio per lui, Renzi invece è un bugiardo di dimensioni planetarie che non deve imparare l’importanza della politica ma proprio quella dell’educazione e del rispetto per gli altri, della serietà che gli impone il suo ruolo e che non conosce, perché, evidentemente, nessuno gli ha insegnato né l’una né gli altri e nessuno, tanto meno la nostra bella informazione serva di qualsiasi padrone, lo richiama ai suoi doveri spiegandogli che la sua presenza al torneo di tennis privato non c’entra niente col tenere alta la bandiera del paese. Anzi.

Altroché basta polemiche.

Quelli che “Renzi ha fatto bene” e dicono di non arrivare alla fine del mese ma poi approvano un presidente del consiglio che dilapida 150.000 euro per un viaggio di poche ore che nulla aveva a che fare coi doveri istituzionali del capo del governo, né il capo del governo ha usato il viaggio e i soldi di tutti per sostenere e rappresentare le istanze dei cittadini in terra straniera di che tipo di perversione soffrono, esattamente?

Quando Pertini, come fanno tutti i capi di stato, re e regine, principi e principesse andò a vedere la finale dei mondiali in Spagna non sapeva che a vincere sarebbe stata la Nazionale: non andava a mettere il cappello sulla vittoria dell’Italia come ha fatto Renzi certo che a vincere sarebbe stata un’italiana.
Fra l’altro, per quelli dalla memoria corta e/o che non erano ancora nati, Pertini non usò il volo di stato, partì da Ciampino con un Dc9 dell’Aeronautica militare e i due ministri al seguito andarono a Madrid con normali voli di linea.
A quei tempi evidentemente il protocollo di sicurezza poteva essere disatteso senza problemi, forse perché i politici erano meno arroganti, strafottenti, megalomani e spendaccioni di quelli di oggi.
E ariforse perché la stampa e l’informazione di quei tempi e dei successivi, fino a Renzi, non coccolavano invitando a guardare altrove gli arroganti, gli strafottenti, i megalomani e gli spendaccioni come Renzi che, per sfuggire ai suoi veri doveri istituzionali ed evitare il contatto con le vittime delle sue politiche va ad assistere alla finale di quello che non è un gioco e uno sport di squadra come il calcio la cui Nazionale dovrebbe rappresentare tutto un paese, giustificando e motivando la presenza di un alto rappresentante dello stato ma uno sport individuale, dove a vincere è la persona che rappresenta solo se stessa, non una squadra: esattamente il tipo di vittoria che piace a Renzi.
Lui si ritrova nel tennis, non solo per le palle.
Pertini, nominato molto in queste ore, non avrebbe mai usato il volo di stato mobilitando il protocollo di sicurezza a spese dei cittadini per portare a sciare sua moglie e per andare a vedere la finale del torneo di tennis, basta cazzate, paragoni irriverenti e offensivi fra uno statista vero e un cialtrone abusivo. Nessun dovere istituzionale obbligava Renzi ad andare al torneo di tennis: nessuno.

La prossima trasferta di Renzi per valorizzare l’italico orgoglio avrá come meta qualche azienda italiana delocalizzata all’estero? Che lingua parlerá l’Italia di Renzi: il polacco, romeno, bulgaro?
Così, giusto per sapere.
Il presidente del consiglio non rappresenta l’Italia nel mondo ma il SUO esecutivo, altrimenti quello della repubblica che lo paghiamo a fare?

Flavia Pennetta vive in Spagna da dieci anni e ha il domicilio fiscale in Svizzera, Roberta Vinci ha la residenza a Londra, come Briatore: questa è l’Italia che “parla americano” secondo Renzi che ha bruciato migliaia di euro pubblici per l’ennesima passerella mediatica, sulla quale nessuno si deve permettere di discutere.