La misoginia più pericolosa è quella femminile

 La peggior misoginia è quella femminile. Io non ho paura degli uomini quanta ne ho invece di donne ignoranti, represse, frustrate che vedono un pericolo nell’altrui bellezza.

Se c’è il diritto a poter scoprire il proprio corpo semplicemente per vanità femminile senza per questo essere giudicate male o rischiare lo stupro allora deve esserci anche quello di potersi scoprire per pubblicizzare oggetti e abbigliamento e farsi pagare per farlo.
Esattamente come la prostituta vende prestazioni sessuali e quindi anche parti di sé o la sé tutta intera.

 Non ho mai capito cos’è questa paura della nudità. Siamo tornati agli anni ’50 e alla difesa del comune senso del pudore;  non c’è un senso comune delle cose, ognun* ha i suoi, personalissimi,  indiscutibili e soprattutto ingiudicabili quando non recano danno al prossimo.

Il dibattito infinito sulle donne e di conseguenza sugli uomini, le relazioni sociali, l’omosessualità è funzionale e direttamente proporzionato alle limitazioni che la politica vuole imporre. C’è un progetto abbastanza evidente di voler riportare questo paese ai magnifici albori del dopoguerra.

E tanta gente lo condivide perché si sa: “una volta certe cose non succedevano e non si vedevano”.

Signora mia.

***

”Vietare gli spot sexy”, la proposta di legge delle senatrici Pd

Violenza sulle donne, le colpe di spot e tv
Corpo femminile, in Italia abuso record

“L’Italia ha il record dell’utilizzo del corpo delle donne in pubblicità e sui media, insieme alla Grecia”.

E guarda caso Italia e Grecia sono i paesi in cui le donne rischiano di meno rispetto ad altri secondo autorevoli statistiche di qualche settimana fa.

Ossessione per gli shorts delle adolescenti? Parliamone

Io ad esempio, più che vietare a delle donne di poter esibire la propria bellezza per pubblicizzare capi di abbigliamento o qualsiasi altro prodotto commerciale pensando che sia questo la causa delle violenze sulle donne proporrei una discussione seria sull’uso delle donne a favore della cretineria in quegli spot che le descrivono come perfette mogli, amorevoli mamme, cuoche sopraffine,  massaie che sanno sempre trovare la soluzione alla macchia sul bucato e al calcare che si forma sul piatto doccia: questo sì, è mortificante ed umiliante e relega la donna ad un ruolo secondario rispetto all’uomo che poi è quello che si porta dietro dalla notte dei tempi.

Chissà perché le donne di centrosinistra comprese le quattro parlamentari che vogliono proibire alle donne per legge di poter esibire il proprio corpo a fini commerciali [l’esibizione no ma la vendita per scopi prostituzionali sì? vabbè], Lorella Zanardo non si sono risentite quando l’Unità anni fa ha scelto il culo di una modella per incentivare la campagna acquisti del giornale.
Pubblicizzare un quotidiano significa essere moderne, disinibite, intelligenti, coraggiose, essenziali, indomabili, rivoluzionarie, belle e forti mentre fare la reclame del costume da bagno significa incentivare e promuovere le violenze e lo stupro? pietà. Dal famoso slogan anni ’70: “il corpo e mio e lo gestisco” io siamo passati al corpo è mio ma lo gestisci tu?  e per cosa poi, per quell’insana idea che gli uomini siano tutti potenziali violentatori, stupratori, assassini di fidanzate, mogli e compagne? pietà al quadrato e al cubo. Un tempo almeno esisteva la differenza fra il pensiero di sinistra e quello di destra, oggi invece succede che quattro parlamentari di centrosinistra propongano una legge che butta nella spazzatura quarant’anni di lotte per la libertà individuale delle donne, fra cui rientra anche quella di potersi esibire senza scatenare la filippica moralistica spalmata ovunque sui media e in rete o, peggio ancora, essere considerate le mandanti morali di violenze e stupri. Tutto questo non c’entra nulla col promuovere la cultura del rispetto di sé.

Proibizionismi e censure sono stati sempre devastanti per l’umanità.

Nessuna donna si fa usare a sua insaputa.
Smettiamola di pensare di poter mettere un tetto, legale poi, alla libertà di ciascuna di potersi mostrare gratis o a pagamento come le modelle e vendere e svendere come  le prostitute che, chissà perché,  non entrano mai in questo dibattito anche se si mostrano nude e di persona sui marciapiedi nei centri abitati  perfino alle dieci di mattina. La prostituzione rientra perfettamente nella libertà di poter disporre del proprio corpo mentre decidere di vendere la propria immagine all’azienda commerciale no? tutto questo è surreale.

Roba da matti vivere in questo terzo millennio dove le donne, ma anche delle ragazzine vengono giudicate niente meno che “sgualdrine” in base ai centimetri di pelle del corpo che lasciano scoperti e si ritiene questo una giustificazione alle violenze subìte. Non c’è nessun nesso logico fra il modo di vestirsi di una donna, fosse anche il più succinto o volgare, con la violenza che può esercitare su di lei un uomo che si sentisse in qualche modo autorizzato da quella mise. Eppure è facile: vedere e non toccare. Come nelle cristallerie.

Così come non c’è né ci deve essere nessuna analogia con la visione di corpi, perlopiù belli con le violenze e gli stupri che subiscono tutte le tipologie di donne, di tutte le età, anche quelle meno belle o per niente e anche le anziane.

A me pare di sognare, nel terzo millennio stiamo qua a discutere se una donna è libera o no di fare ciò che vuole di se stessa, a pensare di vietarglielo PER LEGGE su una proposta di quattro appartenenti al centrosinistra [che manco la DC…], per non essere la causa di un fenomeno sociale drammatico quali sono stupri e violenze che sono sempre accaduti nella storia da che esiste l’umanità e perfino prima di berlusconi.

Pazzesco.

Una donna deve essere libera di andare in giro come le pare, agghindata come la Madonna di Loreto se le piace e se le va senza dover rischiare l’aggressione per quello che mostra di sé o quello che indossa di prezioso, così come nessun proprietario di un catorcio è autorizzato a rubare la fuoriserie che non si può comprare.

E il fatto che ci siano uomini incapaci di trattenere le loro pulsioni  davanti all’immagine di una donna non è una giustificazione ma un’aggravante.

 Io posso svestirmi quanto voglio in rispetto alla legge che vieta di andare in giro nudi senza che questo venga interpretato come un’autorizzazione a procedere.
Non è così difficile da capire visto che noi donne questo lo sappiamo fare.

Non  pensiamo di essere autorizzate ad allungare le mani sulle sue parti intime o di abusare di lui, in presenza di un bell’uomo con la camicia aperta, il pantalone aderente e lo sguardo ammaliante.

In Italia, democrazia occidentale del terzo millennio, una donna è costretta ad evitarsi il piacere di scoprire parti di sé per non turbare la sensibilità contenuta nella patta dei pantaloni di tanti uomini.
Come se scoprirsi fosse un’implicita autorizzazione ad usarle violenza.
E il dramma è che questo non è  un pensiero maschile ma soprattutto femminile, confermando quanto di vero c’è nella teoria secondo cui le peggiori nemiche delle donne sono le donne.

Sono pragmaticamente d’accordo con la Littizzetto

Sottotitolo: su una cosa berlusconi ha ragione; a noi dello spread non doveva interessare niente.
I cittadini normali di un paese normale di un mondo normale non sono obbligati a doversi intendere e interessare di economia. Non sono obbligati a dover seguire le notizie che arrivano dalle borse di tutto il mondo, a seguire le oscillazioni delle monete, a sapere quali azioni e di chi sono in attivo e in positivo e quali invece seguono l’andamento della politica quando questa fallisce il suo compito. Non dovevano essere costretti ad imparare un linguaggio sconosciuto, complicato, da addetti ai lavori. Tutto questo era e doveva restare un dovere della politica, visto che è la politica che ha scelto di sottostare al cosiddetto mercato invece del contrario, di essere il controllore, di quel mercato.

Littizzetto, l’ultima notizia prima delle televendite

Carlo Tecce, Il Fatto Quotidiano

La televisione è il contraccettivo preferito del Cavaliere per oscurare la realtà e mostrarsi sempre con il sorriso fintamente giovane. La televisione è il cerone che sovrappone le due maschere e può alimentare la rincorsa elettorale: il mezzo è un palco, il messaggio è un comizio. Presto vedrete carovane di Santanché, Ravetto, Gasparri e Cicchitto invadere le trasmissioni, diventare arredamento di salotti e rumore di sottofondo. A quel punto, e forse la Littizzetto vuole metterci in guardia, un commentino così leggero non lo sentirete più. Qualcosa che suona come “Berlusconi ci hai rotto il cazzo”.

Genitori, politici, dirigenti rai, movimenti, che lo dico a fare? cattolici, anche parte della società civile, gente di sinistra e perfino Polito, noto giornalista super partes,  di una partes qualsiasi,  s’indignano: tutti contro la Littizzetto colpevole di aver fatto una battuta.
Come se il problema fosse pronunciare la parola “cazzo” in prima serata tv.
Come se fosse vero il teorema che parlare “male” di b significa aumentare il suo potere e non invece che quel potere lui lo abbia ottenuto grazie alla mancanza di una vera azione di contrasto.  Il consenso non gli è arrivato certo dai comici che facevano battute su di lui, quello che gli ha permesso di arrivare fino ad oggi è stata un’opposizione inesistente e assente, molto spesso, connivente. La satira smetterà di occuparsi di b quando lo faranno tutti quelli che ancora oggi lo considerano un interlocutore in grado di ricattare, di avere voce in capitolo, di poter dire oggi alla luce di tutti i danni che ha prodotto che i suoi governi sono stati i migliori senza che nessuno abbia il coraggio di dirgli che non è vero.
Il compito della satira è quello di ridicolizzare il potere, è stato sempre così da che esiste la satira: con berlusconi ci vanno a nozze. Anche la stampa estera lo ha esaltato raccontandoci le sue gesta in tutti questi anni e mettendolo ieri dentro un water? chi voleva capire cosa succedeva esattamente in  questo paese negli ultimi tre anni, almeno, i più significativi a descriverci la statura morale e civile di b, doveva andare a leggersi le rassegne stampa dei paesi liberi, quelli che a differenza del nostro non temono di dare importanza a uno dicendo e scrivendo che è inadatto alla politica non per colpa della politica ma della sua.
Cosa che qui, a parte le solite rare eccezioni “populiste” non ha fatto nessuno, nemmeno Polito che in questo squallido ancien régime si è sempre accomodato alla perfezione.
Mi piacerebbe sapere dov’era tutta questa indignazione quando tutti i talk show portavano in prima serata un delinquente diffamatore recidivo, chiedo alle associazioni cattoliche e a quelle dei genitori: è più diseducativa la parola “cazzo” o il fatto che ad un condannato alla galera per un reato odioso come la diffamazione si concedano pubbliche tribune nella televisione pagata coi soldi di tutti per difendere se stesso e screditare i Magistrati? per non parlare di tutte le oscenità vere che passano continuamente nelle televisioni e a tutte le ore.
Dei veri messaggi distorti, volgari e violenti a cui però nessuno dà la minima importanza.
E’ in queste occasioni che viene fuori tutta la piccineria di gente che non si sente toccata minimamente dai veri problemi di questo paese: c’è gente a cui non fa né caldo né freddo il fatto che un abusivo, impostore e disonesto abbia avuto  così  voce in capitolo nella società italiana al punto tale da stravolgerla a sua immagine e somiglianza, uno che da diciannove anni fa il bello ma soprattutto il cattivo tempo nella politica e lo ha potuto fare col benestare di tutti, di quella politica che avrebbe dovuto impedirglielo, della chiesa che tutto gli ha perdonato e contestualizzato.  berlusconi è indagato in un processo per sfruttamento della prostituzione minorile,  è stato condannato per frode fiscale ma a proposito di questi argomenti  non si è levata nessuna voce dalle associazioni cattoliche, anzi monsignor Fisichella ha ritenuto opportuno “contestualizzare” quella bestemmia che pronunciò pubblicamente e da presidente del consiglio  che in fin dei conti era solo una battuta.

Quella di un comico invece  no, per la nostra bella società di irriducibili ipocriti e bigotti è irricevibile:  lo scandalo è la parola “cazzo”, e sarà la stessa gente che non s’indignerà pubblicamente e non farà un plissè quando fra poco berlusconi tornerà ad occupare manu militari le tv , le sue e la nostra per la sua campagna elettorale.
Quando a nessuno sarà più data – per la gioia della massa ipocrita che popola questo sciagurato paese – la possibilità di poter dire con parole semplici quello che tanti italiani e non solo – basta leggere le rassegne stampa estere per saperlo – pensano ma non hanno una ribalta visibile da cui poterlo dire.

Insisto: non chiamateli femminicidi

Dopo aver letto decine di articoli e  centinaia di commenti su questo argomento [femminicidio]  non solo a proposito della tragedia di Carmela, ho capito che ci sono un mucchio di donne che vivono la loro condizione femminile nel modo peggiore pensando che tutti gli uomini siano potenziali stupratori violentatori assassini.
Questi sono i danni prodotti purtroppo da un certo femminismo esagerato: quella mentalità per cui davanti agli uomini bisogna stare sempre in assetto da guerra, pensare che per difendere il diritto ad essere donne rispettate sia necessario avere un’opinione sempre negativa a proposito di uomini.

Io non sono così, e non sarò mai così.
Semplicemente perché non tutti gli uomini sono “così”.
E non per questo mi sento sminuita nel mio ruolo, al contrario ho sempre vissuto bene il mio rapporto con l’altro sesso, senza cercare la competizione continua, senza sentirmi “meno” rispetto a nessuna donna che abbia ancora in mente la convinzione che ogni cosa che riguarda donne ed uomini debba trasformarsi e/o passare per una battaglia femminista.
Sono andata a leggermi un po’ di statistiche circa la percentuale di donne morte nel resto del mondo: dati ONU, per motivi diversi e in paesi dove nessuno per fortuna ha bisogno di inventarsi parole nuove per specificare un problema, un dramma quando ci sono: se i media la piantassero di ficcare la parola femminicidio ovunque sarebbero molto più credibili: un figlio maschio che viene ucciso dal padre perché gli chiede soldi per drogarsi o perché tiene la musica troppo alta [è successo davvero], in che categoria lo dobbiamo inserire?
Sono mesi che il dibattito si sposta proprio sull’uso di questo termine improprio ma nessuno sembra farci caso, e si continua a perpetuarlo ovunque.
Dunque da quei dati consultabili facilmente in Rete sembra che in Italia non ci sia alcuna  emergenza, anzi, rispetto ad altri paesi la percentuale è anche più bassa.

Questo non significa nulla naturalmente, è chiaro per tutti spero che anche una sola donna, ragazza morta di niente, e cioè per motivi legati agli esiti sfavorevoli di relazioni con gli uomini sarebbe, è, un fatto inaccettabile. 
Non vorrei però, e ne ho paura anzi, che anche questo diventasse un argomento sul quale si può ricamare all’infinito, un argomento buono per dibattiti, talk show, articoli di giornale spalmati ovunque, buono per dare una ribalta pubblica anche a chi poi non ne farebbe un uso corretto parlandone in modo non corretto.
Un argomento buono per far vendere qualche libro in più.
Non esiste la violenza di genere, esiste la violenza e basta.
E la violenza non si combatte rispolverando veterofemminismi, slogan da anni ’70 che ho letto in questi giorni nei mille articoli che trattano della morte di Carmela morta per sbaglio al posto di sua sorella.
Non si risolve coniando termini nuovi che poi spostano l’attenzione da quello di cui si vuol parlare; esprimere una cultura che faccia da contrasto a questi episodi non significa inventarsene una o più d’una buona per l’occasione ché poi qui ci vogliono i secoli per togliersi dalle balle sottoculture e luoghi comuni, siamo mica la Danimarca noi.
Bisognerebbe che ognuno iniziasse a prendersi le sue responsabilità; famiglia, scuola, responsabilità, anche e soprattutto riguardo  quelle madri che permettono a figlie ancora bambine di agghindarsi come prostitute da strada, di avere un telefono con la connessione ad internet  e il profilo facebook col quale parlano con l’amichetta che abita di fronte casa loro a dodici anni [cazzo ci devi fare a dodici anni con internet? stronzate, ci fanno solo stronzate] invece di educarle alla mutazione “bambina/ragazza/donna” in modo equilibrato. Di quel che si dovrebbe fare coi figli maschi ne ho scritto diffusamente nel post precedente.
E  anche le donne dovrebbero riprendersele; io penso che ci sono situazioni in cui una donna se vuole si può salvare. 
Può decidere di non accettare una prima volta, che sia l’offesa verbale, lo schiaffo, la mortificazione psicologica, a tutto questo si può dire di no.
Già dalla prima volta, molte invece ancora confondono certi atteggiamenti con la considerazione che un uomo ha per loro: “è geloso, significa che a me ci tiene, mi ama, non vuole perdermi”. 
Niente di più sbagliato e falso, e ormai non ci dovrebbe cadere proprio più nessuna in questa trappola.
Non c’è nulla che si possa derubricare nel cosiddetto raptus della follia; la strategia dell’uomo violento è studiata, ponderata in modo scientifico, ed è impossibile non accorgersi del pericolo.
E quando questo pericolo si avvicina, quando si inizia a vivere nel disagio e nella paura sarebbe meglio parlarne con qualcuno da vive, piuttosto che far parlare poi di sé da morte.
Il rinnovamento e la crescita culturale non passano per la parola “femminicidio”.

Perché Sanremo è Sanremo (re_reloaded)

Sottotitolo: Tutti sanno che più del festival della canzone Sanremo è la celebrazione delle case discografiche, io non dico che in una rete televisiva del servizio cosiddetto pubblico  non debba esserci spazio anche per una manifestazione di canzonette, dico però che cinque giorni mi sembrano troppi e che si dovrebbe evitare di trasformarlo in uno speaker’s corner dove ognuno può dire tutto ciò che vuole, dove una star strapagata viene considerata alla stessa stregua di un mahatma anche se dice cose banalissime che dicono in tanti gratuitamente ogni giorno. E dove le canzoni diventano alla fine solo un complemento d’arredo più o meno gradevole e gradito.

Celentano: “Testate ipocrite” attacca Avvenire e Famiglia cristiana – Repubblica.it

L’unica nota positiva di questa edizione di Sanremo spero resterà la visita della Guardia di Finanza. E i vescovi che come al solito, non avendo niente di meglio da fare, insorgono contro Celentano reo di aver chiesto la chiusura dei giornali di matrice cattolica. La cosa più divertente di tutta questa storia è che Mazza, direttore di rai uno si dice ‘inorridito’ dalle parole di Celentano e che la censura è sempre inammissibile, beh, Mazza che inorridisce per la censura è un po’  come se berlusconi si scandalizzasse davanti ad un videoporno.

Monsignor Fisichella, che ‘contestualizzò’ la bestemmia di berlusconi ieri era distratto o si è preso un giorno di ferie?

Morgan fu cacciato da Sanremo perché rivelò di fare uso di sostanze stupefacenti, Belen invece viene accolta con tutti gli onori nonostante sia stata la protagonista di filmini hard che si vendevano a dieci euro sui banchi dei mercati. Anche qui le loro eminenze devono essersi distratte, ché mica possono insorgere proprio per tutto…

Perché chiedere la chiusura di giornali (che per quei giornali non avverrà mai nemmeno se scrivessero che la Terra è esagonale) è evidentemente più grave per i signori vescovi e la dirigenza “alta” della Rai di un presidente del consiglio (berlusconi) che chiede (e ottiene) la cacciata di giornalisti dalla tv pubblica (Enzo Biagi, Santoro, la non riconferma di Serena Dandini e il suo ‘Parla con me’, giusto per citare i primi tre casi eclatanti che mi vengono in mente) e la chiusura di trasmissioni televisive già dopo la prima puntata (Raiot di Sabina Guzzanti), nonostante e malgrado i buoni risultati e tutti i finti presidenti ‘di garanzia’ – Annunziata in testa – che si sono succeduti alla Rai da quando l’azienda di stato viene controllata dal padrone di quella concorrente (berlusconi).

Ma in quale altro paese si assisterebbe ad uno schifo simile?

Beati quei paesi che non hanno bisogno di nessun Celentano che si fa pagare a peso d’oro per dire le stesse cose che molti di noi diciamo
gratis tutti i giorni e da tutta la vita. E lo facciamo senza  invitare  alla censura di giornali che fanno squallida e insopportabile propaganda clericale da sempre  ma che oggi vengono criticati sul palco di Sanremo da una star soltanto perché anche quei giornali hanno osato criticare l’entità del cachet di quel furbacchione di Adriano che, da bravo cristiano, appena gli si dà la possibilità di farlo  si preoccupa molto di sponsorizzare  la bellezza della vita che verrà  dopo essersi assicurato però ottimamente questa. Ti piace vincere facile eh Adriano?
Gli italiani ormai delegano tutto: anche la loro indignazione a chi per manifestarla dice cose che dicono tutti ma poi si fa pagare.
Adesso ovviamente mi aspetto le stesse critiche di qualunquismo e populismo che vengono rivolte – per esempio –  a Grillo (che s’indigna da molto prima di Celentano e per motivi più seri del raggiungimento felice della vita ultraterrena) ogni volta che dice le stesse cose gratuitamente su piazze libere o nel suo blog che tutti possono leggere senza pagare.

L’intruso

Ormai lo schifano persino per un’ipocrita stretta di mano. 

Erano tutti lì a parlare tra loro, i grandi, o a rimirarsi le unghie fischiettando, quando il gangster ridicolo si avvicinava… una scena da film di Totò e Peppino. I sorrisi falsi del cavalier Pompetta si spegnevano uno dopo l’altro: nessuno voleva più ascoltare le sue vecchie barzellette da carrettiere in disuso, figurarsi parlare di cose serie con lui o farsi fotografare!  Mestizia, . Solo un commesso lo ha degnato di uno sguardo e di un sorriso, ma era Johan Stronemberg: quello strabico. (Lucio per ‘cappitomihai’)

Sono proprio contenta di aver dato il mio piccolo contribuito per la realizzazione del progetto di Santoro, solo chi  ha provato e conosciuto l’onta di una ingiusta esclusione forse può capire meglio cos’ha realizzato Michele Santoro.

Come ho scritto qualche giorno fa chi invece pensa che quando qualcuno viene allontanato in modo forzoso, violento, oppure gli si creano attorno tutte le condizioni per farlo andare via da un posto dove fa semplicemente quello che ritiene sia giusto fare e lo fa come lo sa fare,  nel caso di Santoro e modestamente anche nel mio direi piuttosto bene, mettendoci una faccia e l’onestà è perché (forse) se lo è meritato, forse non ha rispettato qualche regola, forse qualche volta poteva tacere ma non l’ha fatto, fa lo stesso ragionamento per il quale molti idioti credono e dicono che se una donna viene stuprata è perché provocava. La censura, come dico sempre, è una cosa molto stupida, perché colpisce molto di più chi la fa che chi l’ha ingiustamente subìta. Di Giovanna d’Arco e Giordano Bruno tutti si ricordano, la Storia li ricorda, ma non ci si ricorda affatto di chi ha materialmente acceso la pira sotto ai loro corpi vivi: quella è gente che si è consegnata spontaneamente alla parte peggiore della storia, quella che ha prodotto criminali che hanno compiuto azioni e delitti contro la libertà. 

Se ne ricordano però le ragioni, e sono le stesse per le quali bisogna difendere ancora e ancora la libertà e il diritto di non essere esclusi quando quell’esclusione serve unicamente a spegnere una voce che i pochi non vorrebbero più ascoltare ma i molti sì.
Bravo Michele.

Nota a margine: