Noi atei crediamo di dover agire secondo coscienza per un principio morale, non perché ci aspettiamo una ricompensa in Paradiso.
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Dio è il tappabuchi per quando l’uomo non riesce a trovare le risposte.
*** Margherita Hack ***
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La mediocrità è pericolosa quanto la stupidità, entrambe racchiuse nell’arroganza ignorante e spesso espressa con violenza di chi non fa il benché minimo sforzo per capire quello che non è alla sua portata, e allora lo rifiuta, rifiutando anche chi trasmette messaggi, pensieri che non comprende non per colpa di chi li esprime ma la sua, dei suoi disastri mentali. Se io sono convinta di qualcosa, credo in qualcuno, non ho bisogno di vedermelo rappresentato ovunque, e non mi fa nessun effetto se qualcuno ci ricama sopra, anche la satira. Questi integralisti di tutte le religioni no, vogliono imporre e far subire, i crocefissi non si toccano nemmeno dai luoghi dove non devono stare: scuole, ospedali, i tribunali, la banca e il ristorante dove si va a mangiare, Maometto non si disegna perché è blasfemia. Basta.
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Hollande definisce – giustamente – eroi della libertà i morti di Charlie Hebdo. Qui da noi il presidente della repubblica eleva ad eroi che hanno dato onore all’Italia due persone sotto inchiesta per duplice omicidio. Queste sono le differenze che fanno la civiltà di un paese.
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La vera satira non fa ridere, ma in un paese lobotomizzato prima dal Bagaglino e poi da Zelig e Striscia la notizia non stupisce che molti lo ignorino, che non capiscano che quando la battuta, la vignetta, o la gag televisiva fanno ridere e basta, non lasciano il retrogusto amaro della riflessione, quello è tutto fuorché satira.
La satira è nata col preciso intento di prendere di mira il potere, qualsiasi potere, e se è giusto farlo col potere degli uomini sulla terra è fondamentale che si possa e si debba fare con quello che si regge in piedi grazie alla seduzione, alla creduloneria popolare che poi non condiziona solo chi crede ma tutte le società soprattutto in ambiti civili. Chiunque conosca un po’ la Storia sa benissimo qual è il fine della satira, quali i suoi obiettivi, che è nata libera e che deve restare libera perché non fa male, la vera satira è solo quella a fin di bene, che permette di riflettere sulle scelleratezze, miserie, debolezze umane che diventano intollerabili quando l’umanità rappresenta quel potere verso il quale storicamente si è sempre scagliata la satira. Se la satira nata come linguaggio del popolo facilmente comprensibile dal popolo ha il diritto ma anche il dovere di irridere il potere terreno depotenziandolo, evidenziandone le contraddizioni, gli errori, a maggior ragione lo può fare, lo deve fare anche con quello che ufficialmente risiede altrove dalla vita reale ma che è stato sempre inventato da uomini in carne ed ossa al solo scopo di controllare, dividere e che tanti problemi ha creato e continua a creare nel mondo popolato di persone che poi in nome del loro dio sono disposte anche ad ammazzare chi mette in discussione l’esistenza di dio. Per questo tutti i regimi totalitari vietano la diffusione non solo dell’informazione ma anche della satira. Guai a chi oggi pensasse che la risposta al terrore e alla morte sia silenziare chi usa l’ironia, il sarcasmo, le uniche armi che insieme all’intelligenza e alla cultura di cui la satira fa parte a pieno titolo non hanno mai ucciso nessuno.
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Premesso che, come da copione, la quasi totalità dell’informazione italiana sta spacciando la strage di Parigi come la conseguenza del contenzioso fra Charlie Hebdo e i musulmani e non è così, la rivista ha sempre preso di mira tutte le religioni con buona pace di chi in queste ore nei vari telegiornali sta mostrando le vignette cosiddette anti-islam ma si guarda bene dall’esibire anche quelle sul referente dei cattolici [paura, eh?] che dire di quelli che “c’era proprio bisogno di provocare”?
Perché io penso di sì, penso che c’è sempre bisogno della provocazione, quando è intelligente, mirata a far riflettere, a descrivere la pochezza di una umanità che ha bisogno del tutor invisibile perché non ha mai voluto imparare a fare da sola.
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Skytg24 passa in rassegna le vignette di #CharlieHebdo, da Mentana allo speciale di #Bersagliomobile la solita pletora in versione per fortuna ridotta dei funzionari di regime: il moderato Cazzullo, quello che non si doveva festeggiare l’uscita di berlusconi da palazzo Chigi, purtroppo solo ufficiosa, per non offendere la sensibilità dei suoi elettori: un po’ come non si deve disegnare Maometto per non turbare gli integralisti islamici, l’Annunziata che da presidente di garanzia della Rai non esitò a cacciare Sabina Guzzanti dopo una sola puntata di Raiot perché aveva osato spiegare il conflitto di interessi di berlusconi ai telespettatori di Raitre.
Mi chiedevo e mi chiedo se quelli che sono tutti Charlie, che da ieri si disperano, scrivono, denunciano, promettono di fare e di mostrare, di non farsi intimorire un po’ come fa Napolitano quando parla di mafia ad ogni commemorazione dei morti di stato sono gli stessi che ieri, un ieri metaforico che dura da una ventina abbondante di anni, hanno speso due parole per le numerose censure nostrane, non solo in materia di satira, che qui da noi non hanno ammazzato le persone con un colpo solo in testa ma la libertà sì. Mi chiedo dov’erano quelli che oggi lacrimano sulla libertà di espressione mentre molti loro colleghi, attori, conduttori, giornalisti, comici sparivano dai palinsesti ma loro no: erano e sono ancora tutti al loro posto.
In materia di libertà di espressione, di giornalismo libero, di attacchi alla libertà di stampa e informazione non si prendono lezioni da chi si fa condizionare da sempre dal vaticano e poi va a straparlare in tivvù dei fondamentalisti “altri”, da chi apre i telegiornali con le notizie sul papa come se fossero fatti di rilevanza e importanza nazionale e non qualcosa che dovrebbe riguardare solo i diretti interessati, e a cui dedicare il giusto spazio che meritano le notizie di attualità e politica estera; nessuna lezione da chi dedica le prime pagine dei quotidiani all’ultima affermazione/dichiarazione del papa e dell’eminenza; da un servizio pubblico che non manca mai di infarcire il palinsesto della televisione di stato con la propaganda pro chiesa sotto forma di filmetti, fiction, speciali su santi e papi in prima serata. Nessuna lezione da chi per non alimentare i vari turbamenti e sturbamenti nei telegiornaletti di regime del cosiddetto servizio pubblico ha passato solo le vignette su Maometto e l’islam e nessuna sul Dio nazionale.
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Lo scontro di civiltà, quello vero – Alessandro Gilioli, L’Espresso
Charlie Hebdo ecco
le vignette sulle religioni
Queste sono alcune copertine di Charlie Hebdo sulla religione cattolica.
Le ho tratte dalla gallery dell’Espresso (dove ci sono anche quelle su islam ed ebraismo) perché qui si è perfettamente d’accordo con Libernazione.
Il vero scontro di civiltà mondiale oggi è uno solo.
Tra quelli che quelli che anche di fronte a vignette così – quale che sia il Dio rappresentato, quale che sia la religione presa di mira – continuano a dire:
Io sono Charlie.
E quelli che no.
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CHARLIE HEBDO E GLI ISTANTANEI PALADINI DELLA LIBERTÀ DI PAROLA – Dan Marinos, Libernazione
Cari i miei razzisti del “padroni a casa nostra”, che finalmente avete un motivo per riempire di insulti i musulmani senza che nessuno vi dica nulla perché – forza ragazzi, “siamo tutti Charlie Hebdo!” – vi fate scudo della libertà d’opinione.
Cari i miei bigotti promotori dell’Editto Bulgaro, paladini della libertà di opinione mentre mettavate giù la cornetta dopo una bella telefonata ai vertici AGCOM e che ora vi stracciate le vesti per mostrare sotto la scritta “Siamo tutti Charlie Hebdo”.
Cari i miei giornali e giornalisti, che già ora lanciate appelli “Siamo tutti Charlie Hebdo”, mentre sui vostri schermi e sulle vostre pagine scorrono le vignette di Charlie Hebdo unicamente rivolte all’Islam (qualcuno su RaiNews24 ha detto, mandandomi ai pazzi: “Charlie Hebdo non mancava di fare satira pesante anche sulla religione cristiana, per esempio su Papa Ratzinger” “Si, ma si percepiva sempre la tenerezza nelle vignette.”), quelle stesse immagini che vi cagavate addosso a pubblicare quando fu Calderoli a mostrarle e anzi condannavate chi, tra i media, le ripubblicava.
Ecco, carissimi, se volete un po’ di tenerezza pubblicate sui vostri profili, siti, giornali, televisioni questa vignetta di Charlie Hebdo.
Perché difendere la libertà d’opinione vuol dire accettare i messaggi di cui siamo antagonisti, non dare libero sfogo alla vostra bestialità solitamente frenata dal vostro essere quotidianamente benpensanti.
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Non siamo tutti Charlie Hebdo.
[…]
Che oggi, a piangere i morti e a sfruttare il dolore dei sopravvissuti, ci siano quelli che mai e poi mai avrebbero permesso a Charlie Hebdo di esistere, e se fosse esistito avrebbero fatto carte false per farlo chiudere, non mi sta bene. Voi che vi lamentate se uno scrive cazzo o se non applaude i vostri comici preferiti, che segnalate su Facebook (maestra, quello dice le male parole!), guardatevi bene la copertina di Charlie in cui si vedono Padre, Figlio e Spirito Santo che giocano a incularella, e chiedetevi se l’avreste comprato, quel numero lì. Le parole contano, e almeno davanti alla morte, dovete sapere che la regola del vale tutto non funziona. Ecco perché non tutti possono dire siamo tutti Charlie Hebdo.
Io non posso perché non sono mai stato abbastanza bravo, e perché sarei scappato al minimo accenno di minacce: lo ammetto. Mi sarei rintanato tremando come un sorcio.
Ma voi, voi, non siete Charlie Hebdo perché eravate tutto quello che Charlie Hedbo combatteva.
Piangetevi i vostri, di morti.