Non serve essere Charlie ora per condannare l’imbecillità criminale

Noi atei crediamo di dover agire secondo coscienza per un principio morale, non perché ci aspettiamo una ricompensa in Paradiso.

Dio è il tappabuchi per quando l’uomo non riesce a trovare le risposte.
*** Margherita Hack ***

La mediocrità è pericolosa quanto la stupidità, entrambe racchiuse nell’arroganza ignorante e spesso espressa con violenza di chi non fa il benché minimo sforzo per capire quello che non è alla sua portata, e allora lo rifiuta, rifiutando anche chi trasmette messaggi, pensieri che non comprende non per colpa di chi li esprime ma la sua, dei suoi disastri mentali.  Se io sono convinta di qualcosa, credo in qualcuno, non ho bisogno di vedermelo rappresentato ovunque, e non mi fa nessun effetto se qualcuno ci ricama sopra, anche la satira. Questi integralisti di tutte le religioni no, vogliono imporre e far subire, i crocefissi non si toccano nemmeno dai luoghi dove non devono stare: scuole, ospedali, i tribunali, la banca e il ristorante dove si va a mangiare, Maometto non si disegna perché è blasfemia. Basta.

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Hollande definisce – giustamente – eroi della libertà i morti di‪ ‎Charlie Hebdo‬Qui da noi il presidente della repubblica eleva ad eroi che hanno dato onore all’Italia due persone sotto inchiesta per duplice omicidio. Queste sono le differenze che fanno la civiltà di un paese.

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La vera satira non fa ridere, ma in un paese lobotomizzato prima dal Bagaglino e poi da Zelig e Striscia la notizia non stupisce che molti lo ignorino, che non capiscano che quando la battuta, la vignetta, o la gag televisiva fanno ridere e basta, non lasciano il retrogusto amaro della riflessione, quello è tutto fuorché satira.  

La satira è nata col preciso intento di prendere di mira il potere, qualsiasi potere, e se è giusto farlo col potere degli uomini sulla terra è fondamentale che si possa e si debba fare con quello che si regge in piedi grazie alla seduzione, alla creduloneria popolare che poi non condiziona solo chi crede ma tutte le società soprattutto in ambiti civili.  Chiunque conosca un po’ la Storia sa benissimo qual è il fine della satira, quali i suoi obiettivi, che è nata libera e che deve restare libera perché non fa male, la vera satira è solo quella a fin di bene, che permette di riflettere sulle scelleratezze, miserie, debolezze  umane che diventano intollerabili quando l’umanità rappresenta quel potere verso il quale storicamente si è sempre scagliata la satira. Se la satira nata come linguaggio del popolo facilmente comprensibile dal popolo ha il diritto ma anche il dovere di irridere il potere terreno depotenziandolo, evidenziandone le contraddizioni, gli errori, a maggior ragione lo può fare, lo deve fare anche con quello che ufficialmente risiede altrove dalla vita reale   ma che è stato sempre inventato da uomini in carne ed ossa al solo scopo di controllare, dividere e che tanti problemi ha creato e continua a creare nel mondo popolato di persone che poi in nome del loro dio sono disposte anche ad ammazzare chi mette in discussione l’esistenza di dio.  Per questo tutti i regimi totalitari vietano la diffusione non solo dell’informazione ma anche della satira. Guai a chi oggi pensasse che la risposta al terrore e alla morte sia silenziare chi usa l’ironia, il sarcasmo, le uniche armi che insieme all’intelligenza e alla cultura di cui la satira fa parte a pieno titolo non hanno mai ucciso nessuno.

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Premesso che, come da copione, la quasi totalità dell’informazione italiana sta spacciando la strage di Parigi come la conseguenza del contenzioso fra‪ ‎Charlie Hebdo‬ e i musulmani e non è così, la rivista ha sempre preso di mira tutte le religioni con buona pace di chi in queste ore nei vari telegiornali sta mostrando le vignette cosiddette anti-islam ma si guarda bene dall’esibire anche quelle sul referente dei cattolici [paura, eh?] che dire di quelli che “c’era proprio bisogno di provocare”?
Perché io penso di sì, penso che c’è sempre bisogno della provocazione, quando è intelligente, mirata a far riflettere, a descrivere la pochezza di una umanità che ha bisogno del tutor invisibile perché non ha mai voluto imparare a fare da sola.

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Skytg24 passa in rassegna le vignette di ‪#‎CharlieHebdo‬, da Mentana allo speciale di ‪#‎Bersagliomobile‬ la solita pletora in versione per fortuna ridotta dei funzionari di regime: il moderato Cazzullo, quello che non si doveva festeggiare l’uscita di berlusconi da palazzo Chigi, purtroppo solo ufficiosa,  per non offendere la sensibilità dei suoi elettori: un po’ come non si deve disegnare Maometto per non turbare gli integralisti islamici, l’Annunziata che da presidente di garanzia della Rai non esitò a cacciare Sabina Guzzanti dopo una sola puntata di Raiot perché aveva osato spiegare il conflitto di interessi di berlusconi ai telespettatori di Raitre.

Mi chiedevo e mi chiedo se quelli che sono tutti Charlie, che da ieri si disperano, scrivono, denunciano, promettono di fare e di mostrare, di non farsi intimorire un po’ come fa Napolitano quando parla di mafia ad ogni commemorazione dei morti di stato sono gli stessi che ieri, un ieri metaforico che dura da una ventina abbondante di anni, hanno speso due parole per le numerose censure nostrane, non solo in materia di satira, che qui da noi non hanno ammazzato le persone con un colpo solo in testa ma la libertà sì. Mi chiedo dov’erano quelli che oggi lacrimano sulla libertà di espressione mentre molti loro colleghi, attori, conduttori, giornalisti, comici sparivano dai palinsesti ma loro no: erano e sono ancora tutti al loro posto.
In materia di libertà di espressione, di giornalismo libero, di attacchi alla libertà di stampa e informazione non si prendono lezioni da chi si fa condizionare da sempre dal vaticano e poi va a straparlare in tivvù dei fondamentalisti “altri”, da chi apre i telegiornali con le notizie sul papa come se fossero fatti di rilevanza e importanza nazionale e non qualcosa che dovrebbe riguardare solo i diretti interessati, e a cui dedicare il giusto spazio che meritano le notizie di attualità e politica estera; nessuna lezione da chi dedica le prime pagine dei quotidiani all’ultima affermazione/dichiarazione del papa e dell’eminenza; da un servizio pubblico che non manca mai di infarcire il palinsesto della televisione di stato con la propaganda pro chiesa sotto forma di filmetti, fiction, speciali su santi e papi in prima serata. Nessuna lezione da chi per non alimentare i vari turbamenti e sturbamenti nei telegiornaletti di regime del cosiddetto servizio pubblico ha passato solo le vignette su Maometto e l’islam e nessuna sul Dio nazionale.

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Lo scontro di civiltà, quello vero – Alessandro Gilioli, L’Espresso

Charlie Hebdo ecco
le vignette sulle religioni

Queste sono alcune copertine di Charlie Hebdo sulla religione cattolica.

Le ho tratte dalla gallery dell’Espresso (dove ci sono anche quelle su islam ed ebraismo) perché qui si è perfettamente d’accordo con Libernazione.

Il vero scontro di civiltà mondiale oggi è uno solo.

Tra quelli che quelli che anche di fronte a vignette così – quale che sia il Dio rappresentato, quale che sia la religione presa di mira – continuano a dire:

Io sono Charlie.

E quelli che no.

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CHARLIE HEBDO E GLI ISTANTANEI PALADINI DELLA LIBERTÀ DI PAROLA – Dan Marinos,  Libernazione

Cari i miei razzisti del “padroni a casa nostra”, che finalmente avete un motivo per riempire di insulti i musulmani senza che nessuno vi dica nulla perché – forza ragazzi, “siamo tutti Charlie Hebdo!” – vi fate scudo della libertà d’opinione.

Cari i miei bigotti promotori dell’Editto Bulgaro, paladini della libertà di opinione mentre mettavate giù la cornetta dopo una bella telefonata ai vertici AGCOM e che ora vi stracciate le vesti per mostrare sotto la scritta “Siamo tutti Charlie Hebdo”.

Cari i miei giornali e giornalisti, che già ora lanciate appelli “Siamo tutti Charlie Hebdo”, mentre sui vostri schermi e sulle vostre pagine scorrono le vignette di Charlie Hebdo unicamente rivolte all’Islam (qualcuno su RaiNews24 ha detto, mandandomi ai pazzi: “Charlie Hebdo non mancava di fare satira pesante anche sulla religione cristiana, per esempio su Papa Ratzinger” “Si, ma si percepiva sempre la tenerezza nelle vignette.”), quelle stesse immagini che vi cagavate addosso a pubblicare quando fu Calderoli a mostrarle e anzi condannavate chi, tra i media, le ripubblicava.

Ecco, carissimi, se volete un po’ di tenerezza pubblicate sui vostri profili, siti, giornali, televisioni questa vignetta di Charlie Hebdo.

Perché difendere la libertà d’opinione vuol dire accettare i messaggi di cui siamo antagonisti, non dare libero sfogo alla vostra bestialità solitamente frenata dal vostro essere quotidianamente benpensanti.

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Non siamo tutti Charlie Hebdo.

[…]

Che oggi, a piangere i morti e a sfruttare il dolore dei sopravvissuti, ci siano quelli che mai e poi mai avrebbero permesso a Charlie Hebdo di esistere, e se fosse esistito avrebbero fatto carte false per farlo chiudere, non mi sta bene. Voi che vi lamentate se uno scrive cazzo o se non applaude i vostri comici preferiti, che segnalate su Facebook (maestra, quello dice le male parole!), guardatevi bene la copertina di Charlie in cui si vedono Padre, Figlio e Spirito Santo che giocano a incularella, e chiedetevi se l’avreste comprato, quel numero lì. Le parole contano, e almeno davanti alla morte, dovete sapere che la regola del vale tutto non funziona. Ecco perché non tutti possono dire siamo tutti Charlie Hebdo.

Io non posso perché non sono mai stato abbastanza bravo, e perché sarei scappato al minimo accenno di minacce: lo ammetto. Mi sarei rintanato tremando come un sorcio.

Ma voi, voi, non siete Charlie Hebdo perché eravate tutto quello che Charlie Hedbo combatteva.

Piangetevi i vostri, di morti.

 

La vergogna siete voi

L’Italia è quel paese che se ci nasci non hai diritto di cittadinanza, ma se ci muori proclamano lutto nazionale. [mimoparlante – spinoza.it]

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“Si chiama soccorso. In mare è obbligo. Voi lo chiamate favoreggiamento, e bloccate i pescherecci, imbastite processi. Poi dichiarate lutto nazionale. Questa si chiama, invece, strage di stato”. [Maso Notarianni]

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Quelli che oggi ‘aiutiamoli a casa loro’ sono gli stessi che ieri, al governo, hanno tagliato i fondi alla cooperazione internazionale. Amen [Alessandro Gilioli]

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Articolo 2 della Costituzione Italiana: La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
[Dell’uomo, non dell’italiano]
Articolo 10 della Costituzione Italiana: Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.

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Minuti di silenzio, giornate di lutto “nazionale” [ad avercela, una nazione] sono solo l’estensione di un’ipocrisia insopportabile.
Quella che fa vedere le cose solo dopo i morti, le stragi, che fa girare i nostri occhi verso quegli altrove che solitamente non ci riguardano, non fanno parte del nostro mondo.
Ognuno elabora il lutto come sa, come può, come suggeriscono coscienza e stati d’animo.
Ma guai se calasse il silenzio su una strage come quella di ieri.
Perché è proprio quello che vuole chi poi impone quei minuti di silenzio e quel lutto nazionale. Nella mia repubblica la solidarietà, che poi solidarietà non è ma sarebbe semplicemente l’applicazione del rispetto di quella vita che torna comodo invocare solo quando c’è da lucrarci sopra, si farebbe nel parlamento, creando leggi buone, giuste ed eliminando quelle ingiuste e cattive.
Nella mia repubblica una sottospecie di ministro dell’interno come quello che ci è toccato in sorte, uno che ha contribuito a fare le leggi ingiuste e cattive non dovrebbe andare in un posto dove si vedono le conseguenze di quelle leggi volute anche da lui. Dovrebbe vergognarsi e restare in disparte, a riflettere.
Io sono un po’ stufa di questa ipocrisia, di quelli che invitano al silenzio in momenti in cui ci sarebbe bisogno di fare tutt’altro ma non il silenzio.
Il silenzio non ha mai risolto un solo problema.

Napolitano che oggi s’indigna  per la strage di ieri come se la questione non lo riguardasse è l’autore, insieme a Livia Turco di quella legge: la Turco Napolitano, appunto, che ha istituito i CIE [già CPT], ovvero le prigioni per gl’innocenti che arrivano qui perché fuggono dagli orrori delle guerre e da una povertà di cui sono le vittime. 

Ipocrisia che si taglia col coltello, passerella di alfano a Lampedusa, del vicepresidente del consiglio e ministro dell’interno di questo paese sciagurato che si augura che il servizio venga mandato in onda dal “mitico Mentana”, lui che con l’indegno governo di berlusconi sottoscrisse e firmò l’obbrobrio, il mostro giuridico denominato legge bossi fini, quella che trasforma una persona in clandestino e dunque in un fuorilegge, un delinquente senza che lo sia, ed è questa legge la prima causa delle stragi che avvengono ormai a cadenza fissa perché ha trasformato l’immigrazione in un reato. 

Affidare il destino di quegli stranieri, dei “diversi”, degli altri che fuggono da scenari impossibili perfino da immaginare per noi “che viviamo sicuri nelle nostre tiepide case” e che nel tempo li abbiamo trasformati nella peggiore delle nostre paure, in quelli che vengono qui a rubarci case, lavoro, sicurezze e chissà che altro ancora a un leghista e un fascista è stato un crimine che ha generato, com’era prevedibile solo altri crimini.

E, fra le altre cose, molti omettono di dire che quell’occidente che ha così paura dell’invasione del ‘diverso’ è lo stesso che ha saccheggiato il patrimonio di quelli che oggi vengono qui non a pretendere il nostro ma a riprendersi una parte, almeno, di ciò che è loro.

“Clandestino” è un termine che dovrebbe essere inserito nella categoria del turpiloquio, quello più becero e triviale.

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LAMPEDUSA ITALIA
Furio Colombo, 4 ottobre

“Non so dove mettere i morti. Non so dove mettere i vivi”, grida alla fine della mattina il sindaco di Lampedusa. Lo grida al governo, intento a celebrare una sua festa di sopravvivenza, lo grida agli altri cittadini italiani che sono stati forzati a vivere in un mondo imbottito di politica indecifrabile, che non li riguarda, che ottunde ogni voce e ogni suono vero. La politica impedisce di sentire l’urlo della gente che muore in mare proprio qui, davanti all’Italia. Inutilmente il Papa ci aveva avvertito, andando a Lampedusa a buttare fiori ai morti, uomini giovani e disperati, donne, bambini che avevano già popolato il fondo del mare. Inutilmente aveva detto: “Non fatelo mai più”. E ha detto ieri “Vergogna!”. Le sue parole, bene accette come uno spot simpatico o come un ornamento tra gli eventi quotidiani, non sono mai arrivate né a Roma, dove si fa la politica e si discute tutto il tempo di Berlusconi e della sua prigione, né in Europa, dove si decide ogni giorno e ogni ora l’acqua alla gola del debito, ma non l’acqua che affoga (questa volta a centinaia) migranti abbandonati in mare. L’Italia è una terra popolata da gente sola e disinformata, circondata da un mare di gente morta. C’è in comune solo il terrore che nessuno arrivi in tempo a salvarti. Infatti le teste che decidono sono rivolte altrove. Sono riuscite a non notare, mentre avveniva, un disastro che stava provocando centinaia di morti. Sono riusciti a restare fermi mentre avveniva una strage di esseri umani nel mare italiano. Non parlo dei soccorritori, che hanno fatto ciò che era possibile oltre ogni limite. Parlo della mente di un paese malato, avvolto in una patologia di separazione dai fatti. C’è un’isola, Lampedusa, senza mezzi, senza forze, circondata di cadaveri che galleggiano sull’acqua e si accumulano sul molo. E un’isola, Roma, dove tutte le risorse gravitano intorno all’agibilità politica di un pregiudicato di riguardo. Ci sono leggi odiose (la Bossi-Fini) che non sono mai state cancellate. E c’è chi provvede, adesso, in Parlamento, a felicitarsi per tanti annegati, e a cogliere l’occasione per insultare il ministro dell’Integrazione perché nera, e la presidente della Camera perché indignata. È un brutto giorno per il Paese. E minaccia di protrarsi.

La mattanza infinita: strage a Lampedusa

Sottotitolo: se leggo i commenti all’articolo del @fattoquotidiano sulla mattanza a Lampedusa  capisco meglio perché i miei non li passano: perché in rete anche il razzismo fa business, altrimenti non si spiega come è potuto venire in mente al Corriere della sera di proporre un sondaggio come quello di tre giorni fa sui morti di Scicli dove c’era gente che metteva faccine sorridenti, rigorosamente anonime ché non sia mai che parenti, amici e conoscenti vengano a sapere con che razza di rifiuti subumani hanno a che fare,  davanti alla notizia di tredici morti ammazzati.

Un quotidiano on line come Il Fatto lascia spazio ad opinioni razziste, miserabili, volgari, anonime e non permette che si possa replicare, con la propria faccia e il nome, restando nei confini di quella civiltà che i razzisti non conoscono e quindi non possono mettere in pratica. Tutto fa clic e spettacolo. E porta soldi.

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Strasburgo aveva giudicato “sbagliate o controproducenti” le misure prese in questi ultimi anni per gestire i flussi migratori, che non avrebbero messo “l’Italia in grado di gestire un flusso che è e resterà continuo”. Ma ovviamente quando l’Europa chiede diritti umani, civili e non soldi si può benissimo non ascoltare.

Naufragio di migranti a Lampedusa, 82 vittime. “Ci sono morti ovunque”: bilancio destinato a salire. A tre giorni dalla tragedia di Scicli, un’imbarcazione con 500 extracomunitari a bordo è affondata nei pressi dell’Isola dei conigli dopo un incendio, dispersi 250 immigrati
 Tra le vittime anche due bambini e una donna incinta.

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Lampedusa sta pagando un prezzo altissimo ad una inesistente politica per controllare l’immigrazione. Perché bisogna essere onesti fino in fondo, se chi arriva da mare è solo una minima parte, altri arrivano attraverso altri canali significa che non sappiamo quanta gente arriva in Italia ogni giorno. Lo sappiamo solo quando leggiamo le cronache delle ormai quotidiane stragi che avvengono per mare. E un paese civile ha il dovere di prevenire la tragedia. Non è possibile che nessuno sappia mai quando partono questi barconi della disperazione.

 I morti di oggi a Lampedusa, dopo appena tre giorni dall’altra strage della disperazione, sono anch’essi una delle conseguenze di una politica sorda, come direbbe l’anziano monitore, una politica attorcigliata da vent’anni alle vicende di un delinquente e che per questo non ha fatto quello che una politica che ci sente, e ci vede soprattutto, avrebbe dovuto fare. Non è più possibile assistere alla mattanza quotidiana senza provare un moto di disgusto pensando a quello che succede nei palazzi, ai discorsi inutili che si fanno, che non producono nulla per far diventare l’Italia un paese civile, non invece quello che è: un paese di miserabili razzisti, con una politica che usa la disperazione a fini elettorali per ricavarne consenso e voti lucrando sulle paure della gente, sulla promessa di sicurezza, dove centinaia, migliaia di innocenti trovano da decenni una morte orrenda perché nessuno fa nulla per evitarlo.
Perché non è politicamente conveniente occuparsi degli “ultimi”.

La storia dovrebbe aver insegnato che l’umanità si sposta ciclicamente  laddove sa di poter trovare semplicemente del cibo, non  i lussi e i privilegi. Tutti i disperati che vengono qui, nell’ancora opulento occidente  sono gli stessi a cui questo occidente ha rubato tutto. E se tanta gente prendesse atto solo di questo forse sarebbe meno razzista nei confronti di chi è disposto a morire per venire e RIprendersi una parte di ciò che è suo.

Le stragi dei migranti hanno due nomi e due cognomi: si chiamano umberto bossi e gianfranco fini. Lo dico da anni: l’Italia andrebbe inserita negli stati canaglia, quelli con cui i paesi più civili non vogliono avere niente a che fare.

Ragion di stato [reloaded]

Sottotitolo: ma perché non la smette la piccola antipatica saccente di cianciare che “ce l’hanno con lei perché è donna”. Io, da donna, mi auguro che siano sempre di più, invece, le donne a cui verrà data la possibilità di scalare i vertici dei posti di comando. Solo però, mi piacerebbe che la scelta non fosse compresa tra la Carfagna e la Severino, tra la Gelmini e la Fornero, tra la Marcegaglia e la Cancellieri ma nemmeno tra la Bindi e la santanché.
“In media stat virtus”, dicevano gli antichi saggi, e la via di mezzo non significa affatto mediocrità ma semplicemente saper trovare il giusto equilibrio, fare davvero le cose giuste, affinché nessuno chieda a nessun altro di vergognarsi e se quel nessun altro è donna non prenda a pretesto una richiesta – in questo caso sacrosanta – per farne una questione sessista. 
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2 Agosto, Cancellieri: “Ora verità storica”. Napolitano: “Ricostruire ogni aspetto”

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2 agosto: anniversario della strage di Bologna.
Non è Stato nessuno. La strage fascista alla Stazione di Bologna non ha ancora avuto giustizia.

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Licio Gelli: “La strage di Bologna fu causata da un mozzicone di sigaretta”. Comunque sempre Monopolio di Stato [spinoza.it]

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  Oggi dovrebbero essere i bolognesi, in altre circostanze analoghe  gli italiani in generale a disertare ogni commemorazione dove sia presente lo stato. Abbandonare questi personaggi vuoti – cambiano le facce e i nomi ma non la loro inconcludenza e ipocrisia –  e lasciare inascoltata la loro inutile retorica. 
Quando questi parlano di “ragion di stato” a me vengono i brividi. 
Ragion di stato come per Ustica, Piazza Fontana, come per la trattiva stato mafia e per tutta l’impressionante sequenza delle stragi senza nessun colpevole?  no, ministro Cancellieri, non è ancora tempo per la verità storica, c’è gente che aspetta giustizia. In un paese sano, funziona così. In un paese sano non si ostacola il percorso verso la giustizia, lo si agevola. In un paese sano lo stato non tratta, non nasconde, non omette e non parla di verità storiche se prima non fa chiarezza. E giustizia.
 
 
Ormai le commemorazioni delle stragi sono a cadenza mensile.

Una strage dovrebbe essere, in un mondo composto purtroppo da varie “umanità” una tragica eccezione, in Italia c’è stato un periodo in cui era un’inquietante normalità.
E non c’è mai un colpevole, questo è l’unico paese in cui indagare sulle stragi significa eversione, in un paese normale un farabutto criminale come Licio Gelli sarebbe stato chiuso in una galera a vita e ricordato solo sui libri di storia.

Qui da noi invece è un arzillo vecchietto in salute, che vive benissimo fra gli agi e  che trova sempre e ancora  qualche giornalista che lo sta a sentire.

Anzi, spesso lo va proprio a cercare.

 

 

D’inciviltà e cose del genere

Barak Obama invece di parlare all’America con fare contrito dicendo fra l’altro un mucchio di sciocchezze a proposito di figlie sue che evidentemente non rischiano nulla essendo superprotette e controllate a differenza della gente comune, pregare, fare inutilissimi minuti di silenzio di fronte all’ennesima strage perché non fa una legge per vietare il possesso indiscriminato di armi? Michael Moore non ha insegnato niente, in America chi apre un conto in banca ha diritto a una pistola, fra un po’ le daranno con le tessere punti dei supermercati. Il folle non è quello che spara ma chi mette a disposizione di tutti armi senza controllo. E pensare che quegl’imbecilli della lega avrebbero voluto la stessa cosa anche qui e gente più imbecille di loro era perfino d’accordo.

Agli States invidio solo il fatto di avere una stampa e un’informazione davvero libere, lì sono i giornalisti che fanno saltare le ‘eccellenze’  quando sono tutt’altro che eccellenti,  non il contrario come avviene qui, per il resto, finché non sarà abolito l’obbrobrio dell’omicidio di stato fino all’ultima stellina e striscina non mi piacerà nulla di quel paese pieno di fanatici, bigotti e presuntuosi.

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Preambolo: come si permette Napolitano di definire “polemiche miserrime” le considerazioni a proposito del conflitto di attribuzione fatte, leggi e Costituzione alla mano, da costituzionalisti e giudici che hanno dimostrato di conoscere leggi e Costituzione meglio di lui che dovrebbe esserne il garante? Napolitano è padronissimo di difendersi in tutti i modi che vuole  ma non può dire che persone come Imposimato e Cordero, la sorella e il figlio  di Paolo Borsellino abbiano fatto qualcosa di miserrimo ricordando alla gente che le leggi e la Costituzione non si interpretano come piacerebbe ai lor signori, bindi compresa, ma si applicano.

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Ingroia lascia, accetterà molto probabilmente  un incarico prestigioso all’estero per conto dell’ONU perché  pare che altrove da qui  non considerino i magistrati pazzi, diversi dalla razza umana, cancro e metastasi: ecco, mandiamoli via tutti, poi quando fanno cose buone fuori dall’Italia qualcuno si vanterà che portano in alto il “buon nome” dell’Italia.  Farabutti miserabili.

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Sottotitolo: mi auguro che Olanda, Spagna, Portogallo, Svezia e Francia, per citare i primi paesi europei che mi vengono in mente, ci dichiarino al più presto guerra dopo essere stati definiti incivili da casini solo perché a differenza dell’Italia, paese DAVVERO incivile una legge che regolarizza legalmente anche le unioni omosessuali ce l’hanno. casini è un più che probabile alleato di bersani, buona fortuna al piddì, poi però non se la prendessero con Grillo, coi pokemon, i gormiti e con tutta la fantascienza possibile e immaginabile quando la gente non vota quel caravanserraglio di “anime diverse” preferendogli un movimento di principianti.

Perché la vera fantascienza. la vera cosa contronatura e incivile  è averci anche e solo pensato, ad un’alleanza con la faccia ‘bella’ di cuffaro.

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Casini attacca: “Nozze gay?
Idea incivile e violenta
E le adozioni abbrutimento”

(Si renderanno conto almeno di quanto sono RI-DI-CO-LI? io dico di no, altrimenti l’avrebbero smessa da quel dì.)

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Sto iniziando a ripensare alla teoria del “se capitasse a te”.

Non mi è mai piaciuto considerare qualcosa sulla base del personalismo: come quando succede qualche fatto di cronaca violento e ci si sente sempre dire dai ragionatori “di pancia”: “eh, dici bene tu, pensa se fosse stato tuo figlio.”

Ma ultimamente sono sempre più attratta dall’idea che certe cose si capiscano solo vivendole personalmente.

Tipo la mancanza di rispetto e la negazione dei diritti.

Ad esempio ritrovandosi per casa un figlio omosessuale o una figlia lesbica. E questo vale anche per casini.

La rivoluzione inizia a casa propria.

E se non lo capiamo tutti questo non sarà mai un paese completamente civile;  se ancora si tollera nel linguaggio comune che gli omosessuali vengano definiti “froci, ricchioni”  persone  “contronatura” e non gente che ha diritto di vivere i propri sentimenti e la propria sessualità nel modo che vuole significa che i figli delle persone che vengono ‘educati’ da gente così cresceranno con la stessa opinione.

E non usciremo mai da questa spirale di ignoranza.

La definizione “contronatura” è un abominio culturale creato ad arte per giustificare il rifiuto di comprendere e accettare qualcosa che, sebbene esista, non piace né si accetta; era più o meno la stessa bizzarra teoria di hitler che non potendo dire – allora non si usava il diBBattito – scempiaggini come la bindi e casini, parlare di inciviltà né di anticostituzionalità fu costretto ad adottare la “soluzione finale”, ovvero quell’olocausto che spazzò via milioni di persone fra cui anche gli omosessuali.

E non si può accettare nel modo più assoluto che una politica che agisce e opera nel terzo millennio in occidente abbia le stesse idee dei paesi più fondamentaliti e integralisti. L’Italia non è ancora, e per fortuna, una teocrazia, non lo è completamente, almeno.

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Non esiste il diritto all’adozione, non solo per gli omosessuali,  lo sappiamo fin troppo bene, altrimenti le coppie italiane non andrebbero a prendersi bambini da tutte le parti del mondo, a meno che non lo facciano esclusivamente per il desiderio di avere figli di altre nazionalità.

Conosco persone che sono andate a prendersi bambini in Brasile, in Russia,  con tutte le difficoltà che questo comporta tipo avere la possibilità di assentarsi per lunghi periodi dal lavoro nella fase che precede l’adozione vera e propria, una montagna di soldi che non tutti hanno.

Sappiamo benissimo che istituti e orfanotrofi italiani, perlopiù gestiti dal vaticano hanno tutto l’interesse a mantenere alto il numero dei residenti perché questo significa, ma che lo dico a fare?  ricevere molti soldi dallo stato.

Estendere, invece a più persone dunque anche agli omosessuali se lo desiderano  la possibilità di dare una residenza  a dei bambini,  quell’affetto e amore che  genitori naturali pur essendo rigorosamente eterosessuali come piace a questi  difensori delle tradizioni [solo sulla pelle degli altri naturalmente: mai sulla loro che possono tranquillamente avere più mogli, più figli con compagni/e diversi, divorziare, risposarsi, organizzare orge, sfruttare minorenni, avere amici mafiosi ed essere comunque accettati da una chiesa che in quel caso non la fa tanto lunga] non sono stati in grado di offrire sarebbe solo un gesto di civiltà; dunque qualcosa di irrealizzabile in questo paese ridicolo che, finché sarà gestito e governato da gente così miserabile,  omofoba e razzista  non diventerà mai un paese democratico, civile e moderno.