Assolti per insufficienza di prove e assenza di giustizia

 

“In nome del popolo italiano?”
No, nel mio no.
Se lo stato ha deciso di stare dalla parte dei ladri che derubano il popolo, degli assassini dei nostri figli innocenti abbia almeno la decenza di non farlo anche in nome di chi non vuole questo, ci metta la sua faccia, quella di chi ha permesso che si arrivasse fino a qui e fa in modo che si continui così, non la mia né quella di chi si ribella alle ingiustizie fatte subire in ragione della difesa del potere. Lo stato si prenda le sue responsabilità, dica che lo fa in nome della legge: la sua, quella che condanna ad una pena ridicola con licenza di riformare la Costituzione un frodatore e che assolve degli assassini per insufficienza di prove. E quando le prove ci sono gli assassini se la cavano con tre anni e mezzo indultati e la licenza di poter indossare ancora la divisa da poliziotti.
Io non mi vergogno per gli altri, nessuno dovrebbe farlo quando non ha colpe, al contrario dovremmo tutti quanti pretendere che la vergogna, una parola di cui si abusa a proposito delle responsabilità dello stato, con cui ci si veste, così, tanto per dire qualcosa, si traduca nell’atto concreto di evitare perfino di pronunciarla.

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Praticamente la sentenza di appello ha dato ragione a Giovanardi –  al necrofilo Giovanardi che insulta sempre volentieri i morti perché non possono rispondergli – che ha sempre sostenuto la teoria che Stefano sarebbe morto per gli effetti collaterali della tossicodipendenza che, lo sanno tutti, provoca lesioni, fratture ed ematomi su tutto il corpo. Chi, fumando uno spinello non si è spezzato l’osso del collo? E’ la prassi.

Senza la legge sulle droghe, quella del fascista fini e del necrofilo omofobo giovanardi  giudicata poi incostituzionale Stefano oggi sarebbe ancora vivo. Mandate via i figli da qui. E’ l’Italia ad essere tossica, non Stefano.

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C’è da impazzire, muore un figlio, un fratello, un compagno ridotto nelle condizioni in cui era Stefano e non è stato nessuno.
Uno stato che non trova il responsabile di quello scempio andrebbe inserito in quelli canaglia, un posto dove non andare nemmeno in vacanza una settimana.
Non si può sopportare.
E’ troppo.

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Morte Cucchi, tutti assolti in appello
Sap: “Chi disprezza la salute paga”

La sorella: “Ammazzato dalla giustizia”

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Leggendo Patrizia Moretti, la mamma di Federico Aldrovandi, viene in mente il libro La banalitá del male nel quale Hannah Arendt spiega benissimo che gli orrori più crudeli li commettono persone normalissime. Erano uomini normali quelli che bruciavano gente nei campi di sterminio nazisti e poi tornavano a casa da mogli e figli.
La fisiognomica di Lombroso è un’idiozia.
“Sono come noi, sono in mezzo a noi”.

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Facile parlare di raziocinio in casi come quello di Stefano. uno dei tanti che è stato ammazzato varie volte anche da morto, come Carlo Giuliani, Federico Aldrovandi, sempre dallo stato nella figura di chi lo rappresenta, dalla politica che insulta i morti e dalle stesse forze dell’ordine che imputano allo stile di vita un massacro evidente, come fu anche per Federico che se non fosse stato per la costanza e la tenacia di sua madre sarebbe morto per atti di autolesionismo dovuti all’assunzione di stupefacenti.
Federico è morto letteralmente sfondato, l’autopsia ha rivelato che uno dei calci ricevuti gli aveva spaccato prima il torace e poi il cuore.
I suoi assassini, quattro poliziotti  fra cui una donna – non è un dettaglio insignificante nel paese dove le donne lo fanno meglio e si meritano tutto – hanno avuto una pena ridicola e non hanno perso nemmeno il posto di lavoro, sono stati applauditi dai loro colleghi che avrebbero dovuto prendere le distanze dai traditori dello stato e dei cittadini soprattutto per restituire fiducia in quello stato di cui ormai non ci fidiamo più.
Non abbiamo più motivo per farlo.
Com’è morto Stefano lo abbiamo visto, facilmente intuito, ma nel paese dei misteri, degli occultamenti, delle sentenze dal retrogusto omertoso non vedremo mai chi lo ha ridotto in quelle condizioni.
Non è giusto.

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E così Cucchi i lividi se li è fatti cadendo dalle scale – Saverio Tommasi

E così Cucchi i lividi se li è fatti cadendo dalle scale.
Pinelli si è buttato dalla finestra perché era convinto di saper volare e la bomba alla stazione di Bologna l’hanno messa gli anarchici.
In Iraq c’erano le armi di distruzione di massa e Carlo Giuliani è stato ucciso dal sasso di un manifestante.
Il DC-9 a Ustica è caduto perché era finito il carburante e questi cazzo di operai dovrebbero smetterla di andare a sbattere nei manganelli perché poi si fanno male come si è fatto male, una notte di settembre, Aldrovandi.

PS. anche se non conta una cazzarola di nulla io voglio mandare il mio abbraccio a quel fiore di Ilaria Cucchi. E prometterle che a mia figlia, appena sarà un po’ più grande, racconterò la verità. Quella che noi sappiamo e che nessuna sentenza potrà mai rubarci. Un abbraccio, carissima e dolce Ilaria.

 

 

Il PD ha finalmente trovato il modo di non perdere le elezioni. Non farle. [cit.]

Ecco a che sono servite le larghe intese, a perfezionare il lavoro iniziato in parlamento qualche anno fa quando violante rassicurò berlusconi circa la promessa fatta di non disturbare la sua attività di imprenditore. Quando disse che già nel ’94 furono date a berlusconi tutte le garanzie che nessuno gli avrebbe toccato le televisioni. E quindi che nessuno avrebbe mai risolto il conflitto di interessi. [http://youtu.be/RHPRel7mpUM]

Se il pregiudicato delinquente condannato metterà piede al Quirinale in qualità di capo delegazione del suo partito per le consultazioni nessuno, ma proprio nessuno venisse più a parlarci di rispetto per le istituzioni, di vilipendio per qualche parola, per non parlare di responsabilità e senso dello stato di Napolitano. E finché la politica non tornerà ad essere esercitata e svolta alla luce del sole, nelle sedi preposte, che non sono le segreterie di partito nessuno, ma proprio nessuno si dovrebbe azzardare a parlare di democrazia. Questo paese è in mano a una setta di impostori scelti da nessuno che hanno fatto cosa loro della roba di tutti e noi abbiamo il diritto di difenderci da queste persone, nessuno può imporci di riconoscerle come autorità e istituzioni né tanto meno di rispettarle. 

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Nei paesi civili più di questo, anzi civili e basta perché questo non lo è, i reati contro la collettività sono puniti più duramente degli altri. Perché il danno contro tutti è riconosciuto, giustamente, più grave di quello contro il singolo. Negli states per una frode danno anche 350 anni di galera e, cosa importantissima, i colpevoli ci vanno e ci restano, non li chiamano a fare le leggi o a decidere col capo dello stato per i nuovi governi. Così anticipiamo anche quelli che “al Quirinale c’è andato anche Grillo”. Un incidente fa parte degli eventi casuali della vita, fra i quali ci sono anche quelli tragici. Un furto è qualcosa di pianificato scientemente con l’intenzione di danneggiare. Ecco perché sì, è più grave il furto allo stato di un incidente.

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Almeno 10.000 persone  – che non ci dovevano andare –  sono finite in galera e ci sono rimaste, Stefano Cucchi è morto a causa degli effetti collaterali dell’arresto e del carcere, ovvero di botte, grazie a una legge che non ci doveva stare [Quindi Stefano Cucchi è stato arrestato per una legge incostituzionale] fatta dal governo di un delinquente vero che in galera non ci può andare in virtù di leggi volute e ottenute da lui medesimo e approvate dal parlamento e dal presidente della repubblica che non hanno mai fatto un plissé nemmeno davanti all’indecenza. Il più delinquente di tutti, perché ha rubato allo stato e lo ha fatto da presidente del consiglio, può avere ancora tutta questa considerazione ed avere voce in capitolo nella politica, nelle leggi, nella formazione di un governo, l’ennesimo abusivo, entrare e uscire dai palazzi da senatore decaduto con disonore come se niente fosse accaduto?   Il vero vilipendio allo stato e a tutti i cittadini costretti a subire questo immondo scempio è questo. 

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Nota a margine: a proposito di san Valentino.
Insegnate ai vostri figli a distinguersi, a non fare quello che fanno tutti e hanno sempre fatto tutti per tradizioni imposte. Che il mazzo di fiori ha più valore se si regala un lunedì qualunque, invece del giorno in cui tutti comprano mazzi di fiori.
Insegnate ai figli maschi la bellezza di una concessione consapevole, voluta, condivisa, e che un no, significa proprio no: non sottintende nient’altro nemmeno se a pronunciarlo è una ragazza, una donna che scopre il suo corpo per vanità, perché è bella, e perché non si vergogna di esserlo. 
E alle figlie femmine che l’amore è bello, il sesso è bello, ma che c’è un tempo per tutto. Che si può vivere una vita iniziandola dal principio: che si può essere prima bambine, poi adolescenti, poi giovani donne, poi donne e godersi serenamente ogni periodo della vita senza bruciare le tappe. 
Senza voler somigliare a nessuno, che è la più grande conquista della vita.

Servizi di stato

#PresaDiretta è ancora il primo hashtag di twitter insieme a #mortidistato.
A dimostrazione che la gente, anche quella in Rete, si interessa eccome alle cose importanti e trascura volentieri le scemenze di regime.
Basta fargliele sapere.

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Sottotitolo: A tutti quelli che scrivono che sulla Rete ci sono i “cattivi”

Dopo aver visto Presa Diretta di ieri risulta un po’ più complicato valutare come violenza quella scritta in Rete. 
Verrebbe da derubricarla a semplice cattivo gusto e maleducazione. 
E’ molto complicato restare coerenti in Italia. 
Saper dare la giusta considerazione alle cose. 
Ed è alquanto fastidioso leggere oggi i soliti professionisti della carta stampata, dell’informazione dare tanto spazio ad una cosa piuttosto che averla data a quelle che condizionano e complicano la vita reale di tanta gente. 
E che probabilmente, sicuramente, sono la causa di tanta aggressività.

E’ impossibile anche una discussione pacifica in famiglia ormai. 
Ma questo “loro” lo sanno, solo fa più comodo dare la colpa a Internet.
Con mio marito discuto più per la politica che per i fatti nostri.

Certi strilli che non ve li racconto.

Ma non glielo spieghiamo a Toni Jop dell’Unità e a Michele Serra che magari la Rete chiudesse adesso. Non capirebbero.

Singolare poi che quelli che dicono dal pulpito di ignorare e isolare i violenti siano poi gli stessi che corrono dietro ai giovanardi, alle santanchè che in quanto a pensieri violenti non hanno niente da invidiare all’ultimo utente diseredato dei social. Per non parlare delle dichiarazioni/affermazioni del delinquente latitante sui giudici, i cancri, i comunisti che vede solo lui e tutto il resto dell’orribile repertorio che vengono spalmate ovunque PROPRIO perché se ne parli. Ma chi vogliono prendere in giro? Cominciassero loro, giornalisti, opinionisti e intellettuali ad occuparsi delle cose importanti. Il resto poi, verrebbe da sé.

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Riccardo Iacona e Milena Gabanelli in un paese normale sarebbero il direttore e il presidente della Rai. E la gente il canone lo pagherebbe volentieri, invece di considerarlo la tassa più iniqua perché relativa al possesso di un oggetto e non ai contenuti di quell’oggetto.

Guardare Presa Diretta ieri sera mi ha provocato lo stesso dolore di quando ho visto Diaz, che benché sia un film riporta fedelmente i fatti accaduti nella notte degli orrori al G8 di Genova. 

Storie tragiche, di violenza gratuita che spaccano il cuore di tutti, meno però di quelli che avrebbero dovuto e devono restituire giustizia. Non è possibile che indossare una divisa da poliziotto in Italia significhi impunità certa. Tutti prescritti, prosciolti, indultati. Funzionari di stato che ammazzano e massacrano per la vita gente innocente e poi tornano tranquillamente ad indossare la divisa.

Fare il poliziotto e il carabiniere non deve essere l’ultima scelta dettata dalla disperazione di non avere alternative nella vita. Deve diventare una professione, chi sceglie di servire lo stato nelle forze dell’ordine deve avere tutti i requisiti adatti, essere ben pagato, controllato periodicamente e quando sbaglia pagare non come tutti, di meno o per niente ma di più. Proprio perché rappresenta lo stato in qualità di tutore della sicurezza dei cittadini.

I violenti non sono poche mele marce, qualche scheggia impazzita. Perché da una parte ci sono i violenti e dall’altra gli omertosi, e quando qualcuno di loro  ha il coraggio di denunciare paga lui, non il violento e l’omertoso che sapeva ed ha taciuto. Amnesty International ritiene l’Italia un paese “inadempiente” [da 24 anni!] perché non ha mai risposto all’esigenza di istituire il reato di tortura così come ha chiesto anche l’Europa. Ed è proprio per l’assenza di quel reato e grazie ai dispositivi straordinari come l’indulto che i processi che hanno riguardato i funzionari dello stato violenti, mandanti ed esecutori, non si sono conclusi con una sentenza adeguata. Nel paese delle “mele marce” e delle “schegge impazzite” i cittadini non possono avvalersi di un’opportuna tutela legale né ricevere giustizia quando l’assassino non è il maggiordomo ma lo stato.

Anche per quanto riguarda le forze dell’ordine violente un bel po’ di responsabilità ce l’ha, che lo dico a fare, l’informazione. 
In un paese dove la struttura portante, cioè lo stato, sa di avere sempre il fiato sul collo di chi vigila e rende pubblico quel che la gente deve sapere certi orrori non potrebbero succedere. 
Una trasmissione come Presa diretta di ieri sera lascia senza fiato perché qui non siamo abituati ad essere informati così, senza il filtro di quello che è opportuno che la gente non sappia. Invece la gente deve sapere, perché quelle sono cose che possono succedere a tutti. 
E la ministra Cancellieri che pensa ad istituire un nuovo reato per chi ammazza qualcuno quando è alla guida di un’automobile, quando penserà a dei nuovi reati, possibilmente veri e non virtuali, per la polizia violenta che ammazza e dopo non succede niente?

Omicidio colposo quello di chi uccide un ragazzino a calci in testa, sul torace fino a spaccargli il cuore? 
E come può essere normale un paese dove bisogna fare una guerra per riuscire a portare in tribunale degli assassini solo perché indossano una divisa da poliziotto o carabiniere? lo non so se ce l’avrei fatta, al posto di quelle madri, sorelle. No. E’ terribile. Impossibile che cose come quelle possano accadere in una democrazia occidentale.

Perché in quale paese democratico occidentale ad un assassino in divisa oltre a non vedersi mai applicare una sentenza anche quando è ridicola come quella che condanna degli assassini a tre anni e sei mesi – cifra con cui è stata quantificata la vita di Federico Aldrovandi, un ragazzo di diciotto anni – viene permesso di tornare al suo posto di lavoro come se non fosse successo niente? Questi sono argomenti dei quali un’informazione seria si dovrebbe occupare tutti i giorni, invece di star sempre lì a magnificare l’azione di chi arma le mani a degli assassini e poi permette che restino impuniti.

In un paese civile i cittadini hanno il diritto di potersi fidare dello stato e di chi lo rappresenta: da politico e da funzionario qual è un poliziotto. 
In un paese civile non dovrebbe esserci nessuna ragione per temere lo stato e i suoi funzionari. 
In Italia ce le abbiamo TUTTE.

Presa Diretta di ieri sera è un programma che va visto e rivisto, insieme ai figli; per dire ai figli di stare attenti quando escono non solo la sera ma sempre. Non attenti all’uomo “nero”, allo “zingaro” allo spauracchio che viene usato per terrorizzare i figli già da bambini ma all’uomo, e alla donna, in divisa. E mi auguro che anche Alfano e la Cancellieri lo abbiano visto.

«Sono Annamaria, sono mesi che ti voglio telefonare per dirti che ti voglio bene»

Sottotitolo: visto che si continuano a mandare in giro maleparole nel circuito dell’italica disinformazione ci terrei che si sapesse che la sorella di Stefano Cucchi NON HA DIFESO proprio per niente la Cancellieri. Ha solo detto che nelle due volte in cui l’ha incontrata le è sembrata umana e che se ci fosse stata lei al ministero durante il calvario di suo fratello probabilmente, forse, si sarebbe occupata anche del caso umano di suo fratello, un ragazzo portato in un carcere con le sue gambe e poi morto ufficialmente di fame e di sete in un ospedale nonostante gli evidenti segni del pestaggio subito che portava addosso. La qual cosa è ben diversa dal dire nei tiggì, notiziari radiofonici e scrivere sui giornali che Ilaria ha dato ragione alla ministra, che ha fatto bene, è stata istituzionalmente corretta. Bisognerebbe smetterla anche con questa disinformazione, a prescindere.

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Per tutti quelli che non possono telefonare alla Cancellieri

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La Cancellieri che si vanta di essersi occupata di altri 110 detenuti in difficoltà, elargendo anche a loro la sua infinita umanità non ha però chiamato di persona parenti e amici degli arrestati lo stesso giorno in cui sono stati trasferiti nelle patrie galere, non si è detta dispiaciuta né ha detto che non era giusto che fossero stati arrestati. Ha detto che erano persone che pur non avendo rapporti con lei [di amicizia intima] e che per questo non potevano conoscere i suoi recapiti telefonici hanno potuto usufruire lo stesso della sua doverosa umanità. 
Invece brunetta, come anche Letta e Napolitano dubbi non ne hanno, mai, né l’espressione di un’incertezza, c’è sempre la corsa alla giustificazione, alla copertura, all’appoggio e alla solidarietà d’accatto.

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Cancellieri: “Sono intervenuta oltre 110 volte”
E da Letta arriva la fiducia a prescindere
Brunetta: “Niente dimissioni, Pdl la sosterrà”

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La fiducia “a prescindere” non si concede proprio a nessuno. 

E’ qualcosa che va guadagnata e confermata tutti i giorni anche fra persone legate da rapporti privati, intimi, affettuosi e d’amore.

Letta jr però ci fa sapere che Anna Maria Cancellieri può godere della sua e che è assolutamente sicuro che la signora potrà fugare ogni dubbio sul suo agire. Napolitano intanto, arroccato nel fortino che gli hanno assicurato le larghe intese continua a tacere non ritenendo opportuno dire due parole nel merito di un comportamento istituzionale non usuale.

Comportamenti e atteggiamenti quelli dei presidenti della repubblica e del consiglio che confermano, semmai ce ne fosse bisogno, quanto la casta continui a chiudersi nella sua autoreferenzialità ogni volta che qualcuno dei suoi privilegiati appartenenti viene colto a fare qualcosa che non si dovrebbe fare.
Ora, che lo facciano quelli del pdl è anche comprensibile visto che i Ligresti sono roba loro, ma gli altri? possibile che nessuno abbia alzato un sopracciglio, nessuno che abbia sentito il bisogno di dire e di ricordare a questa signora e a chi la difende – per il bene e la stabilità del paese e del governo, s’intende – da istituzione o da politico che quello che ha fatto la ministra non rientra affatto nei doveri di un ministro? 

Di tutta questa storia quello che  dà più fastidio, oltre alla conferma che questo è il paese dei figli e dei figliastri è la presa in giro. 

Il fatto che ai vertici dello stato ci sia gente che pensa che tutto si può fare senza la benché minima conseguenza. Senza che ci sia un’assunzione di responsabilità forte e chiara e una risposta altrettanto forte e chiara.

Tutti difendono tutto e tutti come se il loro fosse l’unico modo, ancorché quello giusto e corretto, di gestire e condurre un paese.

 

Liberi quasi tutti? no: libero lui, again [ma il ventennio è finito]

 Sottotitolo: quando molti di noi dicevano già svariati anni fa che questo delinquente senzadio avrebbe inquinato tutto ci prendevano per scemi. Quando dicevamo che non era solo il conflitto di interessi il problema ma tutta la scia di indecenze istituzionalizzate, rese normali e ancorché legali grazie a leggi e leggine firmate anche da chi oggi s’indigna e accusa altri di fregarsene della gente dopo aver tollerato, favorito i comportamenti e le esigenze del fuori legge al quale solo pochi mesi fa ha dato licenza di poter partecipare alla vita politica del paese il giorno dopo la condanna in primo grado per concussione e sfruttamento della prostituzione minorile. Eh sì, l’indulto e l’amnistia servono proprio ai poveracci. E anche nel merito della questione delle carceri la cosiddetta [dis]informazione ha la sua responsabilità se oggi c’è gente che non crede che la galera in Italia è un ambiente ormai riservato alla sfera dei borderline, quelli che non hanno la possibilità di pagarsi eserciti di avvocati prestigiosi.

Che è molto più facile che in un carcere ci vada a finire chi commette reati di seconda categoria invece di chi, come sarebbe giusto e normale in un paese civile,  danneggia la collettività. Nessuno dei nostri grandi [dis]informatori, a parte i soliti faziosi manettari, mette l’accento su quanto sia ingiusto che silvio berlusconi possa fregarsene allegramente della sua condanna e trovare anche il sostegno di un presidente della repubblica che trova sempre l’argomento e le parole sbagliate al momento opportuno.

berlusconi viene condannato in primo grado? lui pretende che possa continuare a svolgere quell’attività politica che non ha mai svolto chi può vantare il 99% di assenze in parlamento. berlusconi viene condannato in via definitiva? bene, Napolitano invece di congratularsi, da capo del CSM qual è con la giustizia che ha finalmente raggiunto un obiettivo importantissimo chiede la riforma della giustizia. berlusconi va in tv a infamare lo stato e i magistrati? ottimo: Napolitano chiede ai magistrati di mantenere il senso della misura. A berlusconi sta per essere applicata una sentenza candeggiata e ammorbidita ché non sia mai che il prepotente delinquente possa subire un trauma? magnifico: Napolitano monita di amnistie e indulto necessari.

A chi, lo sa Napolitano e lo sa anche berlusconi. Entrambi sanno anche il perché.

In questo paese c’è un pregiudicato condannato ancora libero, che non ha visto modificare di un niente la sua vita consueta, uno che ha commesso uno dei reati più odiosi di tutti ma che la stragrande maggioranza della gente non percepisce come tale perché non lo subisce direttamente come la rapina, il furto in casa.

Un reato, la frode fiscale, che in un paese civile sarebbe l’ultima cosa che una persona può fare prima di finire in una galera per il resto dei suoi giorni. Perché la frode, l’evasione sono reati che a cascata colpiscono tutti, ed è per questo che sono puniti in relazione alla quantità di persone danneggiate da chi ruba allo stato.
Ovunque, ma non Italia, e chissà perché.

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Estremo indulto – Massimo Rocca – Il contropelo di radio Capital – Tanto per dire quanto sia finito il ventennio. Guardate quanto la vicenda Berlusconi è in grado di intossicare la vita del paese. Quante decine di migliaia di persone rischiano di veder compromessa la loro situazione solo per essere involontariamente associate alla sua. Il tema del sovraffollamento delle carceri è un tema di dignità del paese. Come quello dei Cie. Che si risolve chiedendo l’abrogazione per decreto della Bossi Fini e della Fini Giovanardi che le intasano di persone a bassissimo rischio. Che si risolve costruendo nuove carceri con i soldi pubblici dicendo all’Europa che se non sono d’accordo si accomodino nel braccio b. Però è un problema che c’èra ieri e ierlaltro. E che sollevato proprio qui e ora non può che diventare occasione di polemica e sospetto. Cosa che Napolitano sa benissimo visto che ha dovuto premettere una excusatio non petita. Ed è inutile ricordare che i reati finanziari non sarebbero amnistiati. Ormai neppure Berlusconi crede di potersi sottrarre ai servizi sociali. Sono le inchieste per intralcio alla giustizia e corruzione di testimoni che vedi Bari sono l’ incubo dell’indagato.

Il sovraffollamento delle carceri è incostituzionale, dice Napolitano,
certo, ma anche quelle leggi che contribuiscono a riempire le carceri
più del dovuto lo sono: quelle che condannano gli innocenti, ad esempio.
E ci vuole un coraggio immenso, motivato probabilmente da ragioni
importantissime tipo offrire la salvezza per vie traverse, visto che le
tradizionali, quelle che lo stato gli ha offerto in tutto questo tempo
non sono state sufficienti al solito noto pregiudicato e delinquente condannato a quattro anni di galera per aver frodato lo stato, ovvero rubato a tutti noi, per parlare di amnistia e indulto invece che di abolizione della bossi fini davanti ai morti di Lampedusa.
Peggio di un presidente della repubblica  di parte, della
solita parte, ovvero quella della politica disonesta che pensa e fa leggi
vergognose come quelle che mandano in galera chi non è colpevole di niente e salvano invece quelli molto colpevoli di reati pesantissimi, c’è solo un presidente della repubblica in malafede che
quelle leggi le ha firmate e oggi ci viene a dire che, guarda un po’
mannaggia la miseria, le carceri sono piene e Strasburgo chiede
provvedimenti per ovviare al dramma di un sistema carcerario da
terzo mondo, così come da terzo mondo sono scuole, ospedali e tutto
quel che ha a che fare con quel pubblico per il quale i contribuenti
pagano le tasse e che dovrebbe offrire un servizio adeguato, decente, da repubblica democratica ma che però non desta la preoccupazione del presidente della repubblica e di quella della camera quanto la risoluzione  per via definitiva di sentenze e condanne per quei reati e chi li commette che creano poi il giusto disagio nei cittadini che non commettono reati.
Il 15 maggio 2006 Napolitano salì al Quirinale da presidente della
repubblica e il 29 luglio fu approvato l’indulto, oggi abbiamo di nuovo
Napolitano presidente della repubblica, per la prima volta nella storia
della repubblica un presidente è stato rieletto una seconda volta [deve essere proprio bravo, quindi] e di nuovo Napolitano invoca l’amnistia e l’indulto senza fare il minimo accenno a quelle leggi sbagliate che portano anche la sua firma, quelle che mandano in carcere i “clandestini”  né quelle che mandano gente a morire ammazzata di botte nei sotterranei di un carcere perché trovata in possesso di una manciata di fumo [per informazioni chiedere a Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, massacrato da non si bene chi e morto ufficialmente di fame e di sete]. Né peraltro ha fatto cenno a quella legge che manca affinché poi quell’indulto “necessario” non vanifichi le sentenze così com’è accaduto per i massacratori del G8 di Genova che non hanno ricevuto una giusta punizione perché in questo paese, quello delle mele marce e delle schegge impazzite, manca una legge contro le torture di stato, contro quei maltrattamenti che quotidianamente, nel silenzio finché non ci scappa il morto o l’invalido permanente, le forze dell’ordine infliggono a persone forse colpevoli di qualcosa ma disarmate di fronte al braccio violento del potere. E nemmeno il presidente di tutti ha precisato che eventualmente da quell’amnistia e da quell’indulto bisogna lasciare fuori quelli, specialmente uno, quello con la capacità naturale di delinquere e che  dopo la condanna definitiva sta per andare incontro a nuovi provvedimenti giudiziari,  che hanno infamato lo stato più del ladruncolo, lo scippatore, l’extracomunitario che viene qui pensando che l’Italia sia un paese civile e non uno dove  si preferisce liberare ogni tot di anni qualche manciata di criminali grandi e piccoli invece di fare leggi buone, giuste, quelle che in galera ci mandano solo chi ci deve andare. 

In Italia sono decenni che servono  provvedimenti straordinari per migliorare l’indecenza delle carceri, combinazione proprio adesso si scoprono impellenti.
Guardacaso dopo la condanna di silvio berlusconi.
Ad ogni cambio di governo si parla di indulti e amnistie che fino ad ora non hanno favorito affatto i poveri disgraziati ma solo quelli grandi, grandissimi, da previti ai macellai della Diaz passando per gli assassini di Federico Aldrovandi, sarà lecito pensare male? eccome.

  Eliminare la bossi fini e la bossi giovanardi già sarebbe utile a non riempirle, le carceri. Ma Napolitano questo non lo dice.

Nessuno che conosca la situazione indegna delle carceri non è d’accordo su provvedimenti strutturali e di ripensamento delle pene detentive, ma perché adesso? perché Napolitano insiste così tanto? non è credibile.

Ogni volta che cambiano i governi e il presidente della repubblica ci ricordiamo delle carceri? durante i governi, possibilmente lontano dalla condanna di berlusconi, no?

La maggior parte degli ospiti delle patrie galere potrebbe scontare la pena in strutture alternative, essere rieducata applicando finalmente quel diritto finalizzato alla riabilitazione sociale del detenuto, dare un contributo utile al paese, imparare un mestiere. Ma Napolitano chiede quei provvedimenti definitivi che annullano le condanne, restituiscono la libertà ai delinquenti eccellenti e che poi condizionano le sentenze com’è accaduto per i bastardi in divisa. 

Basterebbe non mandare in galera chi ruba due etti di parmigiano, per evitare il sovraffollamento delle carceri, visto che chi ruba milioni su milioni allo stato NON ci va.
Ogni riferimento a berlusconi non è puramente casuale ma intenzionale e voluto.
Ma questo Napolitano non lo dice; non dice che le galere saranno sempre più piene di disperati che rubano per fame ma, grazie ad indulti fintamente necessari e amnistie fintamente umanizzate resteranno inesorabilmente vuote di chi è la causa della loro disperazione.

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Amnesia e insulto

Marco Travaglio, 9 ottobre

Basta, pietà, non se ne può più, ci vogliono prendere per sfinimento. Mentre quel buontempone di Letta Nipote si trastulla con la fine del ventennio, già si lavora per aprirne un altro. Il massimo rappresentante di una classe politica incapace e cialtrona che da vent’anni non fa altro che inventare reati inutili e riempire vieppiù le carceri per gabbare la gente, vellicarne i più bestiali istinti e nascondere la propria inettitudine, cade dal pero e viene a raccontarci (a noi!) che bisogna liberare un’altra volta decine di migliaia di criminali, come già nel 2006, perché non c’è più tempo da perdere e l’Europa sta per condannarci per il nostro sistema carcerario da terzo mondo. Se ce lo chiedesse un marziano, potremmo pure ascoltarlo. Ma ce lo chiede Napolitano, un signore che entrò in Parlamento nel 1953, è stato presidente della Camera fra il 1992 e il ’94, poi ministro dell’Interno dal 1996 al ’98, e da sette anni e passa è nientemeno che il presidente della Repubblica che ha firmato senza batter ciglio una miriade di leggi affolla-carceri. E ora viene a spiegarci (a noi!) che le prigioni sono strapiene e bisogna spalancarne le porte con una bella legge libera-tutti (o quasi). Indulto e, già che ci siamo, pure amnistia. Per entrambi i provvedimenti occorrono i due terzi del Parlamento, dunque già sappiamo come andrà a finire. Dando per scontato che, salvo improvvisi istinti suicidi, 5Stelle e Lega voteranno contro, in Parlamento occorreranno i voti di Pd-Pdl-Scelta civica (che superano di poco il 66%). E il Pdl farà pagare la propria indispensabilità cara e salata con l’ennesimo ricatto, quando si dovranno decidere il tetto massimo di pena per i reati da amnistiare e la lista dei delitti da indultare (come già nel 2006 per il “liberi tutti” di Mastella & C.). O vi rientreranno i reati di Berlusconi, oppure non ci sarà la maggioranza e il supermonito di Napolitano cadrà nel vuoto. Risultato: nella migliore delle ipotesi, i processi in corso di B. saranno falcidiati dall’ennesimo sconto di 3 anni di pena (come già accaduto per 3 anni su 4 nel processo Mediaset); e, nella peggiore, non si celebreranno proprio per l’amnistia (che estingue direttamente il reato).

Ma non c’è solo B. Alzando lo sguardo sulle vicende giudiziarie degli ultimi anni, la lista degli imputati eccellenti è un mezzo elenco telefonico: banchieri, imprenditori, manager, politici nazionali e locali che hanno grassato e depredato l’Italia la farebbero franca senza mai vedere una cella neppure in cartolina, con la scusa dei poveri detenuti che affollano le carceri. Il tutto è reso ancor più odioso dal ricatto morale del solenne messaggio alle Camere di un Presidente che pare abbia vissuto su Marte fino a ieri mattina, e scopre all’improvviso l’urgenza del colpo di spugna per evitare una sanzione europea tanto sacrosanta quanto prevedibile e prevista. Poi, alle prime critiche, insulta i 5Stelle, cioè gli unici parlamentari che, mentre la classe politica creava ad arte l’emergenza carceri per preparare l’ennesimo colpo di spugna, non c’erano. No, non sono l’indulto di tre anni e l’amnistia la sola ricetta possibile per evitare la dispendiosa condanna europea: anche perché, senza incidere sulle cause che producono tanti detenuti, fra sei mesi saremmo punto e daccapo. La soluzione è un decreto (i motivi di eccezionalità e urgenza ci sono tutti) del governo che depenalizzi i reati inutili; cancelli la ex-Cirielli che tiene dentro i recidivi per periodi spropositati, rispedisca in patria i detenuti clandestini (come previsto da una delle poche norme sagge della Bossi-Fini); faccia tabula rasa della Fini-Giovanardi sul reato di possesso di droghe anche in minima quantità; e smantelli i “pacchetti sicurezza” di Maroni & C. (l’ultimo, come sempre firmato da Napolitano nel 2009, istituiva il tragicomico reato di immigrazione clandestina).

Ma metta anche in funzione le tante carceri e i tanti reparti ora inutilizzati (vedi dossier presentato dai 5Stelle); riapra Pianosa e Asinara scriteriatamente chiuse nel ’97 come da “papello”; e magari adatti a centri di reclusione provvisoria qualcuna delle tante caserme rimaste vuote dopo la fine della leva obbligatoria per ospitarvi i detenuti meno pericolosi, in attesa di costruire strutture più moderne. Se poi tutto questo non basterà, si adotti un indulto di un anno al massimo per tutti i condannati, senza eccezioni (salvo magari i mafiosi). Ma l’amnistia per i reati bagatellari non serve a nulla (i detenuti per reati bagatellari sono pochissimi), se non ad aprire una porta per farvi entrare di tutto. E l’indulto di tre anni è uno sproposito criminale e criminogeno: sia perché rimetterebbe in libertà migliaia di pericolosi criminali pronti a tornare a delinquere, per indole o per necessità (se non trovano lavoro i neolaureati, figuriamoci gli ex detenuti); sia perché l’Italia darebbe vieppiù di sé l’immagine del paradiso dei delinquenti, attirando altre migliaia di immigrati clandestini: non quelli che fuggono dalla fame e dalle guerre, ma quelli che cercano il posto migliore dove farla franca. E lo trovano regolarmente in Italia. Basta, signori. Basta. Piantatela di scaricare sulla gente onesta gli effetti della vostra incapacità e illegalità. Perché prima o poi, nel loro piccolo, anche gli onesti s’incazzano.

Sembra di vivere in un eterno déjà vu

“Un vecchio, un pezzo di merda e basta… un culo flaccido”. 
[Nicole Minetti versione 2010]
“Con berlusconi amore vero”. 
[Nicole Minetti stamattina]

Processo Ruby bis

Minetti: “Amore vero per Berlusconi”

E quando sarebbe avvenuto questo amore? prima è impossibile perché non lo conosceva, durante, direi proprio di no, dunque, quando?

Cambiare poltrona da ministro, conviene.
Si può così, da ministro dell’interno solidarizzare coi poliziotti violenti e, da ministro della giustizia farlo con le vittime dell’ingiustizia.
E brava Annamaria, sei una forza, davvero.

Cucchi, la sorella: “Medici indegni”
I camici bianchi: “Noi capro espiatorio”

Indegno è chi ha visto arrivare Stefano ridotto in quelle condizioni e ha taciuto, evidentemente.
Perché Stefano era già in condizioni disperate quando è arrivato al Pertini: quelle che abbiamo visto tutti nelle foto.
E ancora di più indegno è chi ha impedito ai familiari di poterlo visitare, assistere, forse con una persona di famiglia vicino che avesse preteso i giusti interventi, ad esempio delle semplicissime flebo per nutrire e idratare Stefano avrebbe potuto essere salvato.
E la verità, fino a prove contrarie è quella di Ilaria: Stefano è stato lasciare morire, solo come un cane e senza la giusta assistenza.

Emergenza carceri, Napolitano: “Il governo agisca rapidamente”

Il presidente della Repubblica: “Si richiedono ora decisioni non più procrastinabili per il superamento di una realtà degradante per i detenuti e per la stessa Polizia Penitenziaria”.

Le vie degli indulti e delle amnistie sono quelle brevi, quelle con cui di solito si prende la solita fava coi due piccioni.

 

L’indulto voluto da mastella quando faceva il ministro con prodi serviva a berlusconi, ed è quello che ha corretto le pene, annullandole praticamente, anche ai macellai della Diaz e agli assassini di Federico Aldrovandi.

Non si risolve il dramma della detenzione liberandone a mazzi ogni tot di anni, fra i quali ci sono gli appartenenti alla microcriminalità che tornano dentro dopo 24 ore e che i cittadini percepiscono poi come un pericolo alla loro sicurezza coi risultati che sappiamo: voti alla lega e a gente come alemanno che sulla sicurezza ci imbastiscono le loro campagne elettorali. 

Coi risultati che sappiamo.

Non servono indulti e amnistie.  Bastano due cose per svuotare le carceri, abolire quelle leggi vergognose che si chiamano bossi fini e fini giovanardi.
Quelle che non solo mandano gli innocenti a riempire le galere ma in qualche caso li condannano anche a morte.

Ma ovviamente l’obiettivo della politica è sempre lo stesso: evitare la galera a chi se la merita e continuare a mandarci, riempiendo appunto oltremodo le carceri, chi non ci dovrebbe andare.
Chissà perché ad ogni cambio di governo si ripropone sempre il problema delle carceri, mai che lo si affronti DURANTE i governi.

Per salvare B. faranno l’amnistia

di Marco Travaglio, L’Espresso, 4 giugno

Il Cavaliere rischia la condanna definitiva e l’interdizione dai pubblici uffici. Con conseguenze pesanti per il governo delle ‘larghe intese’. Ecco perché, zitti zitti, si preparano a usare l’arma finale.

L’11 aprile Ignazio La Russa, che ogni tanto confessa, disse con l’aria di scherzare: «Il prossimo capo dello Stato sarà una donna: si chiama Salva di nome e Condotto di cognome». Pensava alla ministra della Giustizia uscente Severino, che già aveva ben meritato agli occhi di Berlusconi tagliando pene e prescrizione della concussione e dicendosi favorevole all’amnistia. Poi invece restò Napolitano che il 7 febbraio disse: «Se mi fosse toccato mettere una firma sull’amnistia, l’avrei fatto non una, ma dieci volte».

Comunque la battutaccia di La Russa piacque molto al Cavaliere, che promosse l’amico ?Gnazio a presidente della Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera, ora chiamata a decidere su cinque suoi processi per diffamazione e cause per danni. Ma nulla può contro l’eventuale condanna definitiva a 4 anni per frode fiscale nel processo Mediaset, con automatica interdizione per 5 anni dai pubblici uffici. Nel qual caso il condannato dovrebbe lasciare il Parlamento entro un anno, rinunciare a candidarsi alle prossime elezioni e trascorrere 12 mesi agli arresti domiciliari (gli altri tre anni sono condonati dall’indulto del 2006, che però salterebbe in caso di nuova condanna al processo Ruby). 

Eppure dal Pdl e dal Pd si continua a ripetere che una condanna non avrebbe effetti sul governo. Assurdità allo stato puro, visto che difficilmente il centrodestra terrebbe ferme le mani mentre il suo leader viene defenestrato dal Senato e accompagnato dai carabinieri a scontare la pena a domicilio. 

Ma, se tutti ostentano sicurezza, significa che nei protocolli segreti dell’inciucio sul governo Letta è previsto un salvacondotto. Già, ma quale? Si è parlato della nomina di Berlusconi, magari in tandem con Prodi, a senatore a vita. Sarebbe uno scandalo: il laticlavio è previsto dalla Costituzione per chi ha “illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario”. 

Ma soprattutto non sarebbe un salvacondotto: i senatori a vita, se condannati, scontano le pene detentive e accessorie come i comuni mortali. I falchi del Pdl ogni tanto minacciano una norma che cancelli le pene accessorie, ma difficilmente passerebbe: anche Pietro Maso, ora che ha scontato la pena, potrebbe candidarsi a un ufficio pubblico. E il Pd, votando una legge ad personam per il Caimano dopo averlo riportato al governo, perderebbe pure i pochi elettori rimasti. Anche la grazia, nonostante la manica larga con cui Napolitano la elargisce, sarebbe improponibile: per la Consulta è un “provvedimento umanitario” per lenire una pena detentiva oltremodo sofferta; e in base all’ex Cirielli il Cavaliere, avendo più di 70 anni, le galere non può vederle neppure in cartolina. 

L’unico salvacondotto in grado di risparmiare a lui l’interdizione e al governo Letta la morte prematura è l’amnistia. Anche se nessuno ha il coraggio di nominarla, anzi proprio per questo. La guardasigilli Cancellieri insiste ogni due per tre sull'”emergenza carceri”. Specie dopo che l’ha citata un Berlusconi sull’orlo delle lacrime in un passaggio ignorato da tutti del comizio anti-pm a Brescia. Siccome l’uomo non è un apostolo degli ultimi e dei diseredati, è probabile che l’improvvisa commozione non riguardasse tanto gli attuali detenuti, quanto quelli futuri. Soprattutto uno: lui. Del resto, nei dati sulla popolazione carceraria, non risulta mezzo evasore fiscale. 

Dunque prepariamoci alle prossime mosse: qualche rivolta di detenuti nei mesi estivi; campagne “garantiste” contro il sovraffollamento sugli house organ di destra, seguiti a ruota dai finti ingenui di sinistra; i soliti moniti del Colle; le consuete giaculatorie cardinalizie. Poi, come per l’indulto bipartisan del 2006, una bella amnistia urbi et orbi, estesa ai reati dei colletti bianchi e alle pene accessorie. Così migliaia di detenuti usciranno per qualche mese (poi le celle torneranno a riempirsi: i delinquenti sono tanti e, per chi non lo è, nessuno ha interesse a cambiare le leggi che producono troppi reclusi).

E uno non uscirà dal Parlamento: lui.

L’oltraggio nell’oltraggio [reloaded]

Sottotitolo: in previsione della stagione calda ricordatevi  sempre di bere molto.

Ché in questo paese la disidratazione fa brutti scherzi: può provocare fratture e contusioni multiple, e in caso di cagionevolezza anche la morte.

 

L’elenco è incompleto, ne mancano un bel po’ di morti “per sbaglio”.

Le sentenze si rispettano nella misura in cui sono eque, e restituiscono davvero giustizia a chi ne è stato privato.
Quando non lo sono si ha tutto il diritto di commentarle a proprio piacimento.
Anche perché non rispettare una sentenza non significa affatto sminuire il valore della Magistratura, visto e considerato che la Magistratura applica leggi che non scrivono i giudici ma i politici in parlamento.
E nessuno fra il popolo ha mai chiesto alla politica di dare alla vita umana un valore irrisorio, nullo, e che quantifica in una pena nulla chi –   indossando una divisa da funzionario dello stato – massacra gente inerme per dispetto o l’ammazza di botte ma poi per mezzo delle stesse leggi si  condanna alla galera vera da scontare chi spacca una vetrina.

Stefano è morto di fame e di sete, ci hanno detto, per colpa di medici che pur essendo stati condannati, nel paese più garantista di tutti non sconteranno mai un solo giorno di galera.
Ma un po’ prima era già morto di botte, questo succede quando lo stato sa esercitare solo autorità per mezzo del suo braccio armato violento e non invece  una giusta autorevolezza restando sempre dentro il confine del diritto.

Stefano, in un paese normale non sarebbe mai stato arrestato; nessuno viene considerato un criminale da galera perché ha in tasca qualche grammo di fumo e delle medicine contro l’epilessia.

E come scrivevo già un po’ di tempo fa  non farà né caldo né freddo a nessuno, a parte noi poveri idealisti che pensiamo e speriamo che l’Italia possa trasformarsi prima o poi non dico in un paese normale ma almeno sano, sapere che in questo paese si nutrono per legge, quindi obbligatoriamente – anche contro la loro volontà espressa in precedenza – i già morti da vivi  mentre non si ricorre all’alimentazione forzata quando c’è da salvare una vita che era ancora vita. 

Una persona può rifiutarsi di mangiare e bere per protesta o perché essendo stata pestata a sangue a scopo pedagogico, educativo, fame proprio non le viene mentre è sotto tutela dello stato, ricoverata in una struttura sanitaria pubblica e non succede niente, si lascia morire così, nell’indifferenza di tutti vietandole perfino la vicinanza di una persona di famiglia.

Non saper riconoscere, nemmeno dal punto di vista della legge – che dovrebbe tutelare proprio e maggiormente le vittime mentre la nostra spesso e anche volentieri fa l’esatto contrario – qual è la parte debole di un brutto gesto, di un’offesa, di una violenza è la ragione che poi fa dire a giovanardi, a la russa, che Stefano Cucchi e Federico Aldrovandi sono morti perché se la sono cercata, erano drogati di strada, e non perché gente con un potere enorme in confronto a loro ne ha abusato. 
Fino ad ucciderli.

Senza l’obbrobrio della legge che porta il nome di fini e giovanardi, lo stesso che lo ha insultato fino a ieri, Stefano sarebbe ancora vivo, nessuno lo avrebbe mai arrestato per una manciata di fumo, e non sarebbe mai morto di botte, di fame, di sete, di ingiustizia e di stato.

STEFANO – di Rita Pani

Chissà, forse è andata proprio come andò a Padre Pio. Satana entrato nella cella di Stefano lo ha tentato, e lui per fuggire alla tentazione ne è uscito con le ossa rotte. Nessun colpevole, quindi, per la vita sprecata di un ragazzo che ha avuto la sfortuna di non essere un embrione. In quel caso sì, anche giovanardi sarebbe stato dispiaciuto per lo scempio.
Un oltraggio nell’oltraggio la sentenza che condanna i medici per malasanità, e che nello stesso tempo sospende la pena – che sarà mai? Capita al medico di sbagliare.
Un oltraggio nell’oltraggio anche il processo, che di omicidio non ha mai parlato: lesioni gravi era l’ipotesi di reato. Succede.
Son tante le cose che si potrebbero dire a proposito di uno Stato che uccide e resta impunito, ma avrebbero il suono noioso delle cose troppe volte ribadite, e bisognerebbe per principio aver la pazienza di stilare la lunga lista delle giovani vite sprecate. Quelle che non si aveva interesse a salvare, quelle per le quali nessuno è stato mosso da umanità. Quelle che non erano importanti per nessuno, anzi! “Un drogato in meno” ho letto da qualche parte, su uno di quei giornali di proprietà del Salvatore di giovani egiziane per bene, frequentato da commentatori cristiani, quelli che salverebbero tutti gli embrioni, tutti i malati terminali che vogliono morire.
Che si potrebbe aggiungere quindi allo squallore?
La consolazione, forse, di pensare che per fortuna è solo la sentenza di primo grado. La speranza nel secondo, o nella cassazione. Ma ultimamente perdiamo troppo del nostro tempo a sperare sogni che non si avverano mai.
Un pensiero caro e di solidarietà alla famiglia Cucchi, vergognandomi di questo paese infame.

 

Povero Stefano, ucciso ancora e ancora

“Non mi arrendo, mio fratello è morto di ingiustizia” Sei medici condannati per la morte di Stefano Cucchi,arrestato il 15 ottobre 2009 per droga e morto una settimana dopo all’ospedale ‘Sandro Pertini’. Agenti ed infermieri sono stati assolti. Cinque dei sei medici sono stati condannati per omicidio colposo a un anno e 4 mesi ,il sesto a 8 mesi per il falso ideologico .Le pene sono state tutte sospese. Lo ha deciso la III Corte d’Assise di Roma.

Sottotitolo: l’avvocato di uno degli assolti che esprime sollievo perché, dice, è finito, almeno per ora, “il circo” [sì, ha detto proprio così] allestito intorno alla vicenda tragica di Stefano Cucchi. 
E poteva mancare l’autorevole opinione di giovanardi che da tre anni e sette mesi insulta Stefano e la sua famiglia? ovviamente no, tutti eravamo ansiosi di leggere l’insulto finale di giovanardi che parla di Stefano come di un caso umano con gravi patologie e incapace di gestirsi.
Non si vedeva l’ora che un giornalista coraggioso glielo andasse a chiedere. 
Stefano stava bene quando l’hanno arrestato, ma non fatelo sapere a giovanardi, e nemmeno a quei giornalisti che in tutti questi anni non glielo hanno mai detto né ricordato.

 

Le sentenze, dicono quelli bravi, non si commentano.
Quelle dei processi che vedono imputati uomini e donne in divisa invece si commentano sempre, ché non si sbaglia mai, in questo paese.

Processo Cucchi: assolti gli agenti penitenziari, ovvero quelli che avevano la responsabilità di non far succedere niente a Stefano: appunto li chiamano tutori della legge. 
La condanna a due anni ma con la pena sospesa scatta solo per i medici, rei di averlo fatto morire di fame. 
Singolare poi che ad un ragazzo di trent’anni sia bastato appena qualche giorno per morire addirittura di fame.
E il reato contestato è naturalmente l’omicidio colposo.
Così Stefano per la giustizia italiana è morto solo di fame, appena appena, le foto del suo corpo martoriato dimostrano molto bene cosa può succedere a chi muore di disidratazione e mancanza di nutrimento.

Se ogni volta che dei funzionari dello stato commettono dei reati, anche pesantissimi come l’omicidio se la cavano con la prescrizione, l’assoluzione, se non perdono nemmeno il posto di lavoro com’è accaduto con gli assassini di Federico Aldrovandi, quando addirittura non vengono promossi com’è accaduto coi mandanti e gli esecutori dei massacri al G8 di Genova, questa spirale violenta non s’interromperà mai. 
Ci sarà sempre la prossima volta.

Stefano Cucchi è morto di botte, di fame, di sete e di stato.
Visto che le sentenze sono diventate poco più di un punto di vista tanto sono incredibili nella loro ingiustizia, ognuno ha il suo.
Io, come Ilaria, non mi arrendo.

Il terzo mondo ma pure il quarto, ce l’abbiamo appena fuori dalle finestre di casa nostra.
Non serve allontanarsi troppo.

I saggi e i riformatori

Si attende la sentenza per Stefano Cucchi

Un’altra giornata di attesa.
E un altro test per rendersi conto di quanto è civile questo paese.
Stefano non è morto di fame per caso e di botte per sbaglio.

Stefano Cucchi è morto mentre era sotto la tutela dello stato.

Sottotitolo: 35 saggi  “bipartisan” nominati da Letta per sabotare la Costituzione: fra i presenti Violante a Frattini.

E già il discorso si potrebbe chiudere qui.
Per decenza, mica per altro.
Avevamo tutti ‘sti saggi chiusi da qualche parte e non ce ne siamo mai accorti, nessuno prima di Napolitano e Letta uniti come un sol uomo aveva mai pensato di sfruttare questo enorme patrimonio.

 

Fra i 35 “big” scelti da Letta per conto terzi e forse anche quarti c’è anche Panebianco, l’eccellente politologo del Corriere della sera.
Se si lavora per un giornale prestigioso è tutta un’altra cosa, mica hanno chiamato i politologi del Manifesto o del Fatto Quotidiano, per dire.

E c’è anche il costituzionalista Onida che ha fatto parte anche dell’altra commissione, quella dei dieci senza una donna voluta da Napolitano per arrivare al coronamento di questo magnifico governo delle larghe intese.

Onida, lo stesso che disse che il conflitto di attribuzioni aperto da Napolitano contro la procura di Palermo era giusto.
Zagrebelsky non c’è, forse perché diceva il contrario.
Violante, anche lui inserito in entrambe come Onida poi deve essere proprio saggio saggio. Chissà perché nessuno ci aveva mai fatto caso prima.

Adesso per i colpi di stato non servono più i manganelli e nemmeno i carri armati, basta farli passare per azioni necessarie, legittimate non dal popolo ma da un parlamento di NON ELETTI dal popolo. 

Il popolo, sovrano per Costituzione, non ha chiesto a questi signori di fare nessuna riforma, oltre a quella, urgentissima, sulla legge elettorale.

Riuscire a fare questa sarebbe già molto, anzi tutto.

Se dovessi applicare i vostri criteri, quelli che avete applicato voi nella scorsa legislatura contro di noi, che non avevamo fatto una legge sul conflitto di interessi, non avevamo tolto le televisioni all’onorevole Berlusconi, onorevole Anedda, la invito a consultare l’onorevole Berlusconi perché lui sa per certo che gli è stata data la garanzia piena, non adesso, nel 1994, quando ci fu il cambio di Governo, che non sarebbero state toccate le televisioni. Lo sa lui e lo sa l’onorevole Letta [lo zio del nipote, nota di R_L]. A parte questo, la questione è un’altra. Voi ci avete accusato di regime nonostante non avessimo fatto il conflitto di interessi, avessimo dichiarato eleggibile Berlusconi nonostante le concessioni… durante i governi di centrosinistra il fatturato di Mediaset è aumentato di 25 volte.

[Luciano Violante: intervento nella seduta n. 106 della XIV legislatura del 28 febbraio 2002 alla Camera dei Deputati]

Sbirulino e Paperoga costituenti, il capolavoro delle larghe intese

Una convenzione di 40 membri. Più una commissione di 35, tra cui qualcuno dei 10 saggi che Napolitano nominò per allungare il brodo in attesa delle larghe intese. Più un partito che aspetta una sentenza della Cassazione per sapere se il suo leader potrà mai rientrare in un ufficio pubblico, se non come cliente alle Poste. Più un partito diviso su tutto che si accapiglia tra presidenzialisti, semipresidenzialisti, favorevoli, contrari e dubbiosi. Più un governo che sta in piedi per miracolo in attesa di un qualche scossone. Più una legge elettorale che fa schifo e compassione, che tutti, a parole, vogliono cambiare ma molti, a fatti, no. Anzi. C’è chi dice che bastano lievi modifiche, chi che bisogna tornare a quella di prima, chi che se non si sistema la Costituzione è inutile toccare il Porcellum, e chi teorizza un “Porcellinum” (giuro!).

La questione dell’olio di ricino, fonte e commento

Così ognuno può trarre la conclusione che vuole. La mia è che – primo – i leghisti usano un linguaggio fascista che non bisognerebbe mai lasciargli passare: e chissà se in assenza della replica di Castelli qualcuno ne avrebbe parlato; secondo, che Castelli avrebbe fatto molto meglio a denunciare le parole da manganellatore di Allasia anziché farle proprie con altri obiettivi, dato che in un Paese civile l’olio di ricino non bisogna darlo a nessuno – a parte le signore che desiderano capelli più luminosi, naturalmente: ma in questo caso si tratta di uso esterno, ecco.

Premesso che il “tiro a Grillo” [cit. Marco Travaglio] è un’evidenza di cui se ne sono accorti anche quelli che lo praticano, penso che ci siano termini che in un parlamento, alla camera e al senato non si dovrebbero proprio pronunciare.

Tutto quello che non si deve fare quando si sta nell’occhio del ciclone è dare altre possibilità, quelle che poi fanno dire ai tiratori scelti “visto? abbiamo ragione noi”.

Nota a margine: 35 persone stanno per mettere le mani sulla Costituzione in nome e per conto di un governo non scelto ma imposto. Un governo palesemente in ostaggio di un malfattore. Tutta gente nemmeno lontanamente paragonabile al valore che avevano le persone che l’hanno ideata e scritta; per questo penso che bisognerebbe cercare di alzare un po’ il livello del dibattito.

Se la priorità del governo di necessità è il paese con tutte le sue emergenze che c’entrano adesso le riforme costituzionali?
Qualcuno ha chiesto a questi “signori” di farlo?
Qualcuno ha detto che la Costituzione così com’è non va più bene?
Chi ha chiesto al Re Magnanimo di formare una commissione per rivedere le norme costituzionali: il popolo?
Siccome la risposta è no, ci vorrebbe qualche giornalista bravo che glielo chiedesse, che se lo facesse spiegare e anche molto bene.
In un paese normale anche il capo dello stato risponde all’opinione pubblica.

È ufficiale: Grillo ruba
Marco Travaglio, 5 giugno

Ora basta. Non se ne può più di questi attacchi di Grillo ai giornalisti che raccontano balle. Se però i giornalisti la piantassero di raccontare balle, farebbero cosa gradita, oltre a riscoprire il loro mestiere. Prendiamo il programma forse più pluralista della Rai: Linea notte su Rai3. È diretto da Bianca Berlinguer e condotto da Maurizio Mannoni: due persone serie, due ottimi professionisti. Eppure lunedì han dato vita a una puntata a dir poco imbarazzante, che la dice lunga sul sistema dell’informazione da quando, sulla scena, s’è affacciato il terzo incomodo: M5S. L’equilibrio in studio era la perfetta sintesi di un mondo che non c’è più: quello della cosiddetta destra e della cosiddetta sinistra.
Da una parte il giornalista del Foglio Antonio Amorosi. Dall’altra, per il Pd che è sempre spaccato in mille fazioni, erano in due: il direttore dell’Unità Claudio Sardo e Arturo Parisi. Liquidati l’Eternit, la Turchia e il presidenzialismo, si passa allo sport preferito da politici e giornalisti al seguito, che mette tutti d’accordo: il tiro al Grillo. Amorosi spiega, con l’aria di chi la sa lunga, che Grillo e Casaleggio “mandano nella stanza dei bottoni dei signori nessuno incompetenti”, ben diversi dai competentissimi politici che han così ben governato in questi anni. Parte il sondaggio: il M5S perde, il Pd arretra, il Pdl avanza, ma il dibattito che segue riguarda solo il M5S che perde. Non sia mai che si metta in dubbio l’inciucio. L’Amorosi piazza il colpaccio: “Impazza sul web un’altra inchiesta di un’associazione genovese che si batte per la trasparenza nella politica”. Cosa ha scoperto quest'”altra inchiesta” (altra rispetto a quali altre, non è dato sapere)? Roba grossa: “I 5 Stelle hanno un solo tesoriere, Grillo, e incassano importi ingenti senza dichiararli, al di fuori di qualsiasi legalità”. Cioè prendono tangenti. La prova?
A Savona avrebbero incassato ben “10 mila euro” e “moltiplicando la cifra per tutte le grandi città si arriva a somme molto ingenti”. Tutto in nero. Il che, chiosa il “collega” del Foglio , non è mica bello per “un movimento cresciuto dando lezioni di trasparenza agli avversari e ai giornalisti che dicono la verità sul Movimento”. Qualcuno chiede di quale “inchiesta” si tratta? Dove sono le carte? Se ne sta occupando qualche Procura, visto che sarebbe un reato? Qualcuno, puta caso, ricorda che i 5Stelle sono l’unico gruppo parlamentare ad aver rinunciato ai rimborsi elettorali per la bellezza di 42 milioni di euro? O rammenta che l’altro giorno, sul blog di Grillo, è stata pubblicata la lista delle donazioni ricevute per finanziare la campagna elettorale? No, anzi: Sardo fa notare che “Grillo ha sempre giocato per Berlusconi” (infatti è all’opposizione, mentre il Pd governa col Pdl). Ma soprattutto “Berlusconi ha portato la sua ricchezza in politica” (poveretto: sono vent’anni che ci rimette un sacco di soldi), mentre “Grillo è il primo politico che guadagna soldi con la politica tramite il suo blog”. “Bravo!”, lo applaude Amorosi. Forse Sardo parla della pubblicità sul blog di Grillo, i cui importi saranno noti fra due settimane quando l’assemblea soci della Casaleggio & Associati approverà il bilancio 2012 (quello del 2011 si chiuse in perdita per 57.800 euro su un fatturato di 1,4 milioni). Ma non lo spiega, come non spiega cosa c’è di male nell’avere un blog e nel finanziarlo con pubblicità, e che c’entri tutto ciò col “guadagnare con la politica”. Nessuno naturalmente domanda a Sardo quanti soldi incassino l’Unità e il suo sito dalla pubblicità e dallo Stato (che ne garantirà i debiti), e quanti milioni (45) sta per incamerare il Pd per “rimborsare” spese elettorali in parte mai sostenute, e se ciò per caso significhi che il Pd e i suoi portaborse “guadagnano con la politica”. Ora Grillo ha tre alternative: querelare e attendere dieci anni per la sentenza; insultare; rispondere nel merito. La prima è inutile, la seconda è indecente, la terza sarebbe l’ideale se i giornalisti facessero i giornalisti. Invece pare già di sentirli: “Ma basta, questi grillini parlano sempre di soldi e scontrini, e che palle!”.

La questione immorale

Sottotitolo: la mia solidarietà e la mia vicinanza affettuosa  alla famiglia di Stefano Cucchi, senza l’obbrobrio della legge che porta il nome di fini e giovanardi Stefano sarebbe ancora vivo, nessuno lo avrebbe mai arrestato per una manciata di fumo, e non sarebbe mai morto di botte, di fame e di stato.

Ilaria Cucchi: Tutti condannati. Anche Stefano

Caso Cucchi, stai a vedere che è colpa di Stefano

Incredibile requisitoria al processo per la morte del detenuto. Insinuazioni su di lui e i familiari. Chieste pene lievi.

Nel frattempo, a Palermo si va in giro così, non per colpa delle banane, e nemmeno del traffico.
Un paese che difende i suoi figli migliori col mitra e quelli peggiori con un posto in parlamento assicurandogli immunità e impunità è un paese da buttare.

Napolitano sponsorizza le larghe intese
E attacca le “campagne moralizzatrici”

Oggi gli eversori sono quelli che difendono la Costituzione, la giustizia, la legalità e l’onestà, anche quella intellettuale.

Tutti gli altri sono statisti moderati, comunisti pentiti, gente che ha prodotto solo disastri per opportunismo politico o perché sotto il ricatto di qualcuno che ha avuto evidentemente ottimi argomenti per tenere sotto scacco lo stato e le sue istituzioni.

Io oggi mi sento legittimata e autorizzata a pensare quello che voglio della politica di questo paese, del suo agire, e a fare tutte le ipotesi che lo stato delle cose suggerisce.
Che si vergognino, e anche molto, tutti quelli che in questi lunghissimi mesi di caos hanno cercato di convincere gli italiani che Napolitano stava lavorando bene, che lo hanno difeso quando firmava, quando taceva invece di parlare e quando faceva il contrario per portare acqua al mulino di qualcuno, una volta era Monti, un’altra berlusconi, un’altra ancora i partiti politici ma mai, MAI una per quel popolo che avrebbe dovuto garantire e tutelare.
Mancano le parole per descrivere lo sgomento che si prova a rendersi conto di essere stati lasciati soli, in balia di politici disonesti, di uno stato sempre assente ma che in compenso dai cittadini onesti, da quelli in difficoltà, dai poveri ha preteso tutto.

Un presidente della repubblica che ha ostacolato varie volte – non solo ieri ma in tutto il suo settennato legittimando un abusivo impostore, favorendogli il cammino nell’illegalità firmando leggi apposite per renderlo “più uguale degli altri” e quindi non soggetto al rispetto delle leggi e delle regole – l’opera di moralizzazione nella politica che in questo paese non è solo opportuna ma proprio necessaria, che promuove, dopo quasi due decenni di accordi sottobanco che hanno generato il caos, il disastro etico e morale di questo paese, un’intesa a cielo aperto fra un partito di sgarrupati incapaci e quello di proprietà del primo delinquente d’Italia.

Una richiesta spacciata per compromesso storico, per un’azione politica utile al bene del paese; una conciliazione necessaria, e che importa poi se per raggiungere l’obiettivo si calpesta la Storia, si offende la memoria di due galantuomini per far passare l’idea che sì, in fin dei conti si può fare perché berlusconi e Bersani sono uguali ad Enrico Berlinguer e Aldo Moro, si tace sulle conseguenze di quel compromesso del ’76 che ha prodotto  bettino craxi, silvio berlusconi e i governi della p2.

Tutto questo per far finta che in questo paese non sia successo niente, per  delegittimare i cinque stelle che, con buona pace di chi non si rassegna sono stati votati dalla gente e come scrivevo all’inizio della loro avventura tutti coloro che sono scelti dalla gente per mezzo del voto hanno il diritto di esprimersi come tutti gli altri, quelli che c’erano prima e che ci hanno portato fino a qui.  Mi sono sempre tenuta fuori dalla guerriglia contro i 5S anche per questo motivo, per essere libera di dare ragione o torto quando bisogna farlo, senza farmi condizionare da nessuno.

Napolitano: il miglior migliorista di tutti, quello che Kissinger definì “il mio comunista preferito”, e adesso sappiamo anche il perché.