Stabilizziamoci tutti

Legge di stabilità, posta fiducia al Senato.

Sbloccati oltre 2 miliardi per il Tav

Ok della commissione Bilancio. Governo battuto sulla restituzione delle tasse alle vittime di calamità naturali. Slitta al 2014 il quoziente familiare per l’Irpef e anche le esenzioni per lo scaglione di reddito più basso. Allentate le misure anti gioco d’azzardo. Balduzzi: “Sconcertato”[Il Fatto Quotidiano]

Arrivano le sale da poker controllate direttamente dallo stato, ameni luoghi dove ci si potrà continuare a rovinare e ammalare più di quanto già accada grazie a lotto, lotterie, gratta e vinci, slot machine e tutta la varietà dei giochi d’azzardo che lo stato, da vero e buon padre di famiglia mette a disposizione dei cittadini, ma naturalmente “con moderazione e responsabilmente”.
1000 sale da poker in funzione della “crescita” [?] del paese e altri due miliardi destinati al progetto criminale di sventrare una montagna per far viaggiare più velocemente cosa non è dato sapere. 
Il tutto infilato dentro una legge chiamata “di stabilità”. 

Uno stato e i suoi governi che lucrano sulle debolezze della gente mettendo   a disposizione il gioco d’azzardo che ha mandato e manderà in rovina un sacco di gente mentre ti dicono che il fumo fa male ma te lo vendono, mentre ti dicono che puoi bere ma moderatamente, e ti vendono anche l’alccol somigliano più ad associazioni a delinquere. Lo stato smetta di essere il braccio armato di malattie e morte come hanno fatto gli stati in altri paesi dove le multinazionali del vizio sono PRIVATE e poi ognuno potrà chiedere tutti i risarcimenti che vuole.

Ma finché lo vende non può, con una mano dare, con l’altra togliere e farti pure la morale.

Un paese europeo, una democrazia occidentale, per essere moderno ma soprattutto stabile ha bisogno del Tav e di 1000 sale da poker. 

Le coscienze dei cattolici – democratici e non – non si scuotono quando c’è da votare certe porcherie come quelle inserite nella legge cosiddetta di stabilità.
Mentre invece sui diritti si può soprassedere, come anche sul far pagare le tasse allo stato estero che manteniamo al pari del nostro: quelli sì che turbano le profondità coscienziose di chi fa le leggi e di quelli che approvano poi quelle leggi.
Piccolo inciso: 23 miliardi è la cifra che si ricaverà dal pagamento dell’IMU e 23 miliardi sono la spesa annua, costante, miliardo più miliardo meno che si spende per il mantenimento del carrozzone delle forze armate.
Per dire.
Epurazioni democratiche
Marco Travaglio, 20 dicembre

Fermo restando che Grillo è la reincarnazione del Duce perché ha espulso due consiglieri comunali e uno regionale, e che Casaleggio è peggio della Gestapo per aver querelato un ragazzotto che l’accusa di volersi intascare i soldi dei finanziamenti pubblici che fra l’altro ancora non esistono, e premesso che tutto ciò che fa il Partito democratico è democratico a prescindere, anche perché il partito si chiama così, sorge spontaneo un piccolo dubbio. Noi apprezziamo molto la decisione del Pd di sottoporre alle primarie anche i suoi aspiranti candidati. Ma ieri La Stampa riferiva queste testuali parole dell’onorevole Stefano Esposito, strenuo difensore del Tav Torino-Lione, reduce da un pellegrinaggio a Parigi per sponsorizzare l’immortale opera pubblica destinata a soppiantare la Muraglia Cinese e la Piramide di Cheope: “Se il partito accoglie 
in lista Sandro Plano, io non solo non partecipo alle primarie, ma esco pure dal Pd”. Chi è Plano? È il presidente della comunità montana della Val Susa, esponente del Pd e fiero avversario del Tav. Per carità, sul Tav come su quasi tutto, ciascuno è libero di pensarla come crede (solo, dovrebbe spiegare a chi s’è appena svenato a pagare l’Imu sulla prima casa — ideata dal governo Berlusconi per il 2014 e anticipata dal governo Monti al 2013 anche con i voti del Pd per racimolare 3 miliardi l’anno — perché mai l’Italia dovrebbe buttare 10 o 20 miliardi per far arrivare le merci qualche minuto prima da Torino a Lione, il tutto nel 2030). Ma il punto è proprio questo: Esposito, in quanto parlamentare uscente, nonché esponente fra i più influenti del Pd in Piemonte, non dovrà raccogliere firme per candidarsi alle primarie per entrare nelle liste del Pd: Plano invece sì, infatti in Val Susa il popolo No Tav si sta attivando per dargli una mano. Lo spirito delle primarie dovrebbe essere proprio questo: far emergere dal mitico “territorio” le figure più rappresentative e, piaccia o non piaccia, Plano è uno dei personaggi più amati dalla gente valsusina proprio per la sua intransigente ostilità al Tav. Ma il Tav, per il Pd, come pure per il Pdl, per l’Udc e per tutti gli altri partiti di centro, di destra e di sinistra, è diventato un dogma di fede: come la Santissima Trinità e l’Immacolata Concezione per la Chiesa. Chi esprime dubbi o contrarietà diventa un paria, un appestato: uno non solo da non candidare, ma addirittura da escludere dalle primarie. Democratiche, s’intende. Del resto, in zona, c’è il caso molto democratico di Avigliana, primo comune della Bassa Valsusa, nonché patria di Piero Fassino: alle ultime elezioni comunali il Pd si sciolse in un listone civico Pro-Tav con Pdl e Udc per combattere i suoi dirigenti contrari all’opera, candidati in una lista civica con Idv, Sel e 5Stelle. Purtroppo gli elettori punirono l’ammucchiata fassinian-casinian-berlusconiana e premiarono i No-Tav. Risultato: la Commissione di Garanzia del Pd, molto democraticamente, espulse i tre suoi eletti nella lista vincente per eresia dal dogma Calce & Martello (sanzione mai inflitta neppure a Penati). Cioè: la minoranza espulse la maggioranza. Se quelle di Grillo sono epurazioni, queste come si chiamano? Eppure nella Carta d’Intenti del Pd la parola Tav non è mai citata, mentre si legge che “per noi sanità, istruzione, sicurezza, ambiente sono beni indisponibili alla pura logica del mercato e dei profitti. Sono beni comuni — di tutti e di ciascuno — e definiscono il grado di civiltà e democrazia del Paese”. Sarà un caso, ma tra i fortunati ammessi nel listino bloccato di Bersani — per sottrarli molto democraticamente alle primarie e candidarli anche se non li vuole nessuno — non figurano i tre parlamentari ambientalisti del Pd: Realacci, Ferrante e Della Seta (quello entrato nel mirino dell’Ilva perché “rompe i coglioni”, tant’è che Riva scrisse a Bersani perché lo facesse smettere). Sono tutti e tre renziani, curiosamente.

Romanzo Quirinale

Sottotitolo: Bombardamenti aerei italiani in Afghanistan: il Parlamento batte un colpo 

Forse è anche per questo che E, il mensile di Emergency chiude,  per mancanza di soldi.
Perché gli operatori di Emergency non si limitano a curare i feriti di guerra e a seppellirne i cadaveri, fanno anche quell’informazione che i media tradizionali [quelli che invece lo stato sostiene con molti soldi, naturalmente i nostri] sempre troppo impegnati nell’opera di beatificazione e santificazione della politica, tecnica e non, ci negano.
In un paese normale le Eccellenze sarebbero le persone come Gino Strada.
Gente che uno stato serio avrebbe il dovere di sostenere, non di mandare a chiedere l’elemosina; in Italia, invece, che non è un paese normale né uno stato serio le eccellenze sono altre e con ben altri curriculum, spesso anche giudiziari, i governi di tutti i colori spendono una quantità di soldi spropositata in emerite idiozie tipo aerei e navi da guerra, in progetti di distruzione del territorio come il Tav per tacere su tutto il resto del quotidiano, nonostante “la crisi” che evidentemente è stata ben mirata solo agli obiettivi che doveva colpire.
E affondare.

Con la spending review si tagliano i costi della sanità ma lo stato italiano e i relativi governi di tutti i colori che si sono succeduti e succederanno  continuano a spendere un miliardo di euro l’anno per la missione “di pace” in Afghanistan [che dura da dieci anni] e cifre altrettanto spaventose in armamenti da guerra iper raffinati. Emergency in questo ultimo periodo sta curando anche cittadini italiani, quei nuovi poveri che non possono permettersi di pagare. La guerra ce l’abbiamo in casa ma le missioni “di pace” le andiamo a fare altrove.

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Telefonate del presidente Napolitano (intercettato indirettamente mentre chiedeva notizie sul terremoto all’Aquila, preoccupato per le sorti delle vittime) sono agli atti del processo di Perugia alla “cricca”. Nessuno si è lamentato, nessun conflitto d’attribuzioni è stato sollevato. Perché invece tanto scandalo per le intercettazioni indirette di Napolitano sulla trattativa Stato-mafia?
[Gianni Barbacetto]

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Trattativa Stato-mafia, i pm di Palermo vogliono sentire Berlusconi

Ci sarà qualche giornalista coraggioso che potrà spiegarci perché berlusconi può ancora avvalersi del legittimo impedimento, visto che almeno ufficialmente non ricopre più alcuna carica istituzionale?

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Il presidente della repubblica italiano non si può intercettare, e infatti nessuno lo ha fatto, come nessuno intercettava il satrapo infoiato ma solo i delinquenti e le puttane dai quali ama farsi circondare abitualmente; negli States il presidente è tenuto a rendere pubbliche anche le sue condizioni di salute e  nessuno alza il ditino contro la violazione della privacy, cinguettando e abbaiando su quel che si può fare e quello che no.

Nell’era di internet la cosa più ridicola è censurare notizie, non dire né scrivere cose che poi basta farsi una passeggiata nei motori di ricerca per trovarle. Dov’è finito lo spirito battagliero di quei giornalisti – giornalai – pennivendoli – pompieri – trombettieri di tutti i regimi che ai bei tempi di quando c’era lui, l’altro, quello più basso e meno pelato, ogni giorno rivendicavano a tutta pagina il diritto di poter pubblicare tutto che poi “è la gente a farsi un’opinione”?
Dove sono i paragoni, gli esempi eccellenti coi quali si sono riempite pagine e pagine di giornali per spiegare che quello che succede(va) in Italia altrove, nei paesi normali, dove i presidenti delle repubbliche non dichiarano guerra alla Magistratura ma collaborano con la Magistratura, oppure quelli dove NON si consente a un pregiudicato amico della mafia di occupare cariche istituzionali “alte”, non sarebbero mai potute accadere? Perché, ad esempio, non leggiamo da nessuna parte che negli Stati Uniti il presidente è tenuto a rendere pubbliche anche le sue condizioni di salute [altro che intercettazioni] perché è giusto che i cittadini abbiano sempre il quadro della situazione anche personale di chi amministra il proprio paese? Perché gli italiani non devono sapere a che gioco ha giocato il presidente della repubblica che solo qualche mese fa dichiarava con la solita viva & vibrante soddisfazione commemorando Giovanni Falcone, sua moglie e gli uomini della sua scorta: “vent’anni fa non ci lasciammo intimidire”? Mantenere segretezza sulle telefonate che passano sulla linea della presidenza della repubblica che vuol dire,  che sulla linea telefonica del quirinale può passare di tutto? di chi è il garante Napolitano, del popolo, di se medesimo o di ex ministri bugiardi? abbiamo o no il diritto di saperlo?
Potrebbero spiegarci cortesemente – questi manipolatori della pubblica opinione, questi maestri del disorientamento, quelli che va bene parlare di tutto purché non si parli mai di cose serie e importanti – perché quello che andava bene per berlusconi oggi non va più bene per Napolitano?

Il procuratore antimafia Grasso  ha detto che Napolitano ha ragione ma anche i Magistrati che “hanno agito in buona fede”. Come se abitualmente i Magistrati agissero secondo il loro umore e sentire. Insomma, ai Magistrati si può far fare anche la parte degli scemi del villaggio, di quelli che un bel mattino si svegliano e decidono quale deve essere il bersaglio grosso da colpire per rendersi un po’ protagonisti e farsi bacchettare dal presidente della repubblica che invece è autorizzato ad aprire il fuoco – per nulla amico – su chi proprio per il ruolo che gl’impone la Costituzione, dovrebbe garantire. Poi quando le agenzie di rating ci declassano perché la situazione politica è quella che è: pietosa, e il mondo civile ride di noi è per farci un dispetto.

Per umiliarci, ecco.

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Romanzo Quirinale
Marco Travaglio, 18 luglio

Ma che bel coro di corazzieri belanti è diventata la stampa italiana, con l’aggiunta – ci mancherebbe – delle tv a reti unificate. Almeno ai tempi di B. i giornali di sinistra attaccavano il governo, non foss’altro che per il gioco delle parti. Ora invece non muove più foglia che il potere non voglia: tutto va ben madama la marchesa. Anche quando il Presidente della Repubblica si scrive un decreto per chiedere alla Consulta, piena di amici suoi e / o di nominati da lui, di mettere in riga la Procura di Palermo che osa indagare sulle trattative Stato-mafia, incriminare l’amico Mancino e soprattutto rispettare l’art. 268 del Codice di procedura penale che proibisce ai pm di distruggere intercettazioni prima che lo faccia un gip, un giudice terzo, dopo aver sentito le parti. In questa soave corrispondenza di amorosi sensi, grandi esperti del diritto e del rovescio dimenticano la legge, la Costituzione, perfino la decenza e il ridicolo pur di dare ragione al nuovo Re Sole intoccabile, insospettabile, insindacabile, irresponsabile, inascoltabile, ineffabile. De Siervi. L’ex presidente della Consulta Ugo De Siervo, quello che nel 2010 rinviò la decisione sul legittimo impedimento per non disturbare B. nei giorni della mozione di sfiducia di Fini e della compravendita dei deputati, scrive su La Stampa che “alcune volte le intercettazioni non sono affatto casuali”, come invece la Procura di Palermo definisce quelle di Napolitano captate sul telefono di Mancino. Lo ripete un altro emerito, Cesare Mirabelli: “Non si può usare un’intercettazione indiretta per aggirare il divieto di intercettare il capo dello Stato”. Cioè: i pm di Palermo hanno intercettato Mancino già sapendo che avrebbe chiamato Napolitano per chiedere aiuto contro i pm che indagavano su di lui e che Napolitano, anziché mandarlo a quel paese, si sarebbe amorevolmente adoperato per favorirlo, direttamente e tramite il consigliere D’Ambrosio. De Siervo e Mirabelli devono avere un’opinione piuttosto negativa di Mancino e soprattutto di Napolitano. De Siervo aggiunge che la Procura di Palermo ha fatto “indagini interminabili” (forse dimentica che le inchieste di mafia hanno una durata massima di 2 anni, termine rispettato dai pm) e “avrebbe dovuto trasferire tutta la questione al competente Tribunale dei Ministri”, come B. chiedeva di fare per Ruby nipote di Mubarak. Lo dice pure Stefano Ceccanti del Pd (l ’ Unità). Forse De Siervo e Ceccanti non sanno che nessuno degli indagati è accusato di reati commessi quand’era ministro e nell’esercizio delle funzioni ministeriali, a meno di ritenere che Riina, Provenzano, Brusca, Cinà, Ciancimino jr., Dell’Utri e gli altri indagati fossero ministri ai tempi della trattativa. Si dirà: erano ministri Conso e Mancino. Certo, ma non sono indagati per la trattativa, bensì per aver mentito oggi, 20 anni dopo, da pensionati. Urge istituzione del Tribunale degli Ex-Ministri. La Repubblica di Falò. De Siervo: “Le conversazioni riservate del Presidente dovrebbero essere immediatamente eliminate, anche ove casualmente raccolte”. Michele Ainis (Corriere della Sera): “I nastri vanno subito distrutti, senza farli ascoltare alle parti processuali… È difficile accettare che sia un giudice a esprimersi sulla rilevanza stessa dell’intercettazione”. Ministra Paola Severino: “Qualsiasi sia la decisione della Corte sul conflitto di attribuzione, l’importante è mantenere la segretezza intorno al contenuto di telefonate che possano riguardare persone istituzionalmente protette per il ruolo che svolgono” per “evitare che le conversazioni del Presidente possano essere rese pubbliche”. Avvocato Franco Coppi: “La frittata è stata fatta nel momento in cui è stata proposta l’udienza davanti al gip per procedere alla distruzione delle intercettazioni”. Par di sognare. In Italia – art. 111 della Costituzione – “il processo penale è regolato dal principio del contraddittorio nella formazione della prova”. Anche nell’udienza dinanzi al gip per decidere quali intercettazioni distruggere. È una garanzia per tutti, difesa, accusa e parti civili: ciò che per il pm è irrilevante può essere rilevante per un indagato. Perciò non può essere il pm, ma dev’essere il giudice, nel contraddittorio fra le parti, a decidere di distruggere un’intercettazione. Altrimenti l’indagato può essere danneggiato e, volendo, far invalidare il processo. Non solo: se le parole di Napolitano non possono essere valutate dal giudice perché il Presidente è insindacabile, quelle di Mancino devono essere valutate eccome, visto che è un privato cittadino, per giunta indagato. Invece i garantisti alle vongole vorrebbero vietare il contraddittorio, imporre ai pm di bruciare tutto nel segreto delle loro stanze, senza render conto a nessuno in spregio alla legge e alla Costituzione, e solo per evitare che gli avvocati ascoltino le parole del Presidente e l’opinione pubblica le conosca. Anche loro hanno del Presidente una pessima opinione, o sanno qualcosa che noi non sappiamo? Corazzieri-pompieri. Carlo Galli (Repubblica): “Poiché si tratta di una questione difficile, è giusto lasciare alla Consulta il compito di decidere”. Massimo Luciani (l ’ Unità): “L’inevitabile iniziativa di Napolitano serve a prevenire qualunque dubbio futuro”. Valerio Onida (Corriere): “Quella del Quirinale è un’iniziativa volta a fare chiarezza… per dire qual è la via corretta da seguire in base alla legge nel rapporto fra i due poteri”. Emanuele Macaluso (Corriere): “Basta con questo battere e ribattere di giuristi. Il Presidente si rimette al giudizio della Corte”. Enrico Letta (Pd): “Iniziativa che porterà chiarezza ed eviterà in futuro contraddizioni e pericolosi conflitti fra poteri dello Stato”. Per superare l’imbarazzo di sostenere, in coro coi berluscones, l’attacco frontale di Napolitano alla Procura che indaga sulle trattative che costarono la vita a Borsellino e alla scorta nel ‘ 92 e a tanti cittadini innocenti nel ‘ 93, il tutto alla vigilia del ventesimo anniversario di via D’Amelio, i corazzieri di complemento minimizzano il conflitto di attribuzioni come se fosse una disputa accademico-giuridica: che sarà mai, c’è una divergenza di opinioni fra il Colle e la Procura, dovuto a un “vuoto normativo”, ora la Consulta dirà chi ha ragione e tutti vivranno felici e contenti. Eh no, troppo comodo. Intanto, se ci fosse un vuoto o un’imprecisione normativa, il Quirinale avrebbe dovuto investire la Consulta con un altro strumento: l’eccezione d’incostituzionalità della norma col buco, non il conflitto di attribuzioni in cui accusa i pm di un illecito gravissimo, da colpo di Stato: la lesione delle prerogative del Capo dello Stato. E poi: se c’è un vuoto normativo, vuol dire che la Procura di Palermo ha rispettato la legge esistente, non potendo violare una legge ancora inesistente. E allora di che conflitto stiamo parlando? Codex Napolitaneus. Apprendiamo da Repubblica che, agli atti del processo in corso a Perugia sulla cricca della Protezione civile, la Procura di Firenze che avviò le indagini intercettò alcune telefonate sull’utenza di Guido Bertolaso che parlava col presidente Napolitano ansioso di avere notizie sulle sorti delle vittime del terremoto de L’Aquila. Telefonate penalmente irrilevanti per tutte le parti, che però non sono state distrutte, anzi sono state addirittura trascritte, depositate alle parti e poi allegate agli atti del dibattimento, dunque conoscibili da tutti. Ora, per coerenza, se la lesione delle prerogative presidenziali si consuma nel momento stesso in cui qualcuno ascolta e non distrugge le sue parole intercettate indirettamente, il presidente Napolitano dovrà sollevare conflitto di attribuzioni contro le Procure di Firenze e Perugia, e anche di qualche gip e giudice di tribunale. In caso contrario crolleranno rovinosamente le ragioni di principio sbandierate a sostegno del conflitto d’attribuzioni contro i pm di Palermo, che lui giura totalmente svincolate dal contenuto delle sue telefonate. E, più che un ricorso alla Consulta, Napolitano dovrà chiedere un lodo ad personam. Il Lodo Dipende: “Se il Capo dello Stato viene intercettato indirettamente e fa bella figura, le sue conversazioni, anche se irrilevanti per tutti, devono essere conservate e possibilmente pubblicate in caratteri aurei, acciocché il Cittadino sappia quant’è bravo il suo Presidente, sempre teso al Bene Supremo della Nazione; se, viceversa, fa una pessima figura, si distrugga tutto immantinente, altrimenti per i pm sono cazzi”. Finzioni presidenziali. Nell’ansia di compiacere il Re Sole, i corazzieri grandi firme si scordano di sciogliere alcuni nodi. Li buttiamo lì a futura memoria. 1) L’art. 90 della Costituzione stabilisce che “il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni”, ed è lui stesso a dirci che è anche il caso delle due telefonate con Mancino: altrimenti non sbandiererebbe la sua irresponsabilità ai quattro venti. Ma siamo sicuri che il “prendere a cuore” (D’Ambrosio dixit) le lagnanze di Mancino e il darsi da fare per favorirlo interferendo in un’indagine in corso rientri tra le “funzioni” presidenziali? E, di grazia, quale articolo della Costituzione o quale norma dell’ordinamento lo prevede? 2) L’unica “parte” dell’inchiesta sulla trattativa che può avere interesse alla conservazione dei nastri con la voce di Napolitano è Mancino, visto che i pm li han già definiti irrilevanti. Dunque, invece di disturbare la Consulta, perché il Presidente non dice all’amico Mancino di mandare il suo avvocato ad ascoltarli e poi a chiedere al gip di distruggerli? Si rende conto, che conferendo tutta quest’importanza a quelle bobine, si è consegnato mani e piedi nelle mani di un indagato per falsa testimonianza? Per svincolarsi dall’abbraccio mortale e dissipare il sospetto di ricatti e altre trattative in corso, non c’è che un modo: rendere pubbliche le telefonate. 3) Napolitano si fa scudo nientemeno che di Luigi Einaudi, che secondo Repubblica lo avrebbe addirittura “ispirato” (gli sarà apparso in sogno, nottetempo). È proprio sicuro che Einaudi apprezzerebbe? Sicuro che, se gli avesse telefonato un Mancino per quelle proposte indecenti, Einaudi gli avrebbe dato tanta corda, anziché staccargli il telefono in faccia? Un giorno Einaudi disse: “Non le lotte e le discussioni dovevano impaurire, ma la concordia ignava e le unanimità dei consensi”. Parole che ora suonano come un inammissibile attacco preventivo al Quirinale e ai corazzieri. Che facciamo, spediamo pure Einaudi alla Corte costituzionale?

Viva la Rai?

Sottotitolo: a proposito di risparmi e di spending review (di ‘sta cippa visto che, per citare il taglio più scandaloso,  sono stati ridotti all’osso i fondi alla scuola pubblica per regalare 200 milioni a quella privata cattolica: la chiesa fa il suo, è la politica a non fare ciò che deve terrorizzata, a destra come a sinistra – si fa per dire –  di perdere il preziosissimo voto dei cattolici, togliendo agli aventi diritto per accontentare sempre questi divulgatori di menzogne e pregiudizi spacciati per religione e volere di un dio che nessuno ha mai visto né sentito parlare ma c’è “perchéglielhadettoalloro”. Anche con Prodi al governo furono aumentati i finanziamenti alle private cattoliche, c’era fioroni all’istruzione, una garanzia.) mi piacerebbe sapere quanto costa ospitare capi di stato e di governo in questo paese visto che ieri ad aspettare la Merkel mancavano solo gli alpini e le crocerossine, e meno male che è stata una visita lampo.

Ricevere ‘sta gente è una parata militare continuata, costosa ed esagerata, per non parlare dei disagi alla città e di chi deve lavorare per consentire a queste inutili pagliacciate di esistere.
Autisti [anche loro dipendenti della P.A. tutt’altro che fannulloni] che restano anche  sei, sette ore sotto il sole d’estate o al freddo e sotto la pioggia in inverno, costretti talvolta a dormire dentro la macchina in un garage quando le varie eccellenze sono occupate fino a notte tarda e  senza nessuna possibilità di potersi spostare perché non sia mai che il trasportato, l’eccellenza di turno,  che può essere meno di un ministro, di un viceministro e meno anche di un sottosegretario esca un quarto d’ora prima e non trova il suo succede il finimondo.

Ma i tagli,  il rigore e la politica dell’austerità, ça va sans dire, sono necessari, capito? NE-CES-SA-RI.

Preambolo: Napolitano: “Nel 2013 lascio”. Perché? Fatteli n’artri 20 anni, ché abbiamo bisogno di gente lucida e fresca con un piede nel futuro. E per fare la costituente chiamate Riina, Provenzano e Brusca. Ché come classe dirigente me sembrano mejo de tutti.
Come fanno la riforma della giustizia loro nun la fa nessuno.
Trattate co’ loro.
Daje.
[Dario]

Rai, Schifani elimina il dissidente Pdl
Fini: “Fatto di inaudita gravità politica”

Il presidente del Senato entra a gamba tesa nella commissione per il rinnovo del cda del servizio pubblico per favorire i candidati voluti dal partito di Berlusconi. Una decisione in contrasto con l’assenza di vincolo di mandato prevista dalla Costituzione.

E la gente dovrebbe pagare un canone, una tassa ma più che altro il
pizzo ad un’azienda gestita da un’associazione a delinquere di codeste dimensioni?

Il problema non è schifani che “entra a gamba tesa nella commissione per il rinnovo del cda della Rai”:  il dramma, anzi la tragedia è che schifani stia ancora lì a rappresentare la seconda carica dello stato, che  schifani sia una delle massime espressioni delle istituzioni, che schifani sia il delegato a sostituire nientemeno che il presidente della repubblica qualora se ne presentasse la necessità.

Il dramma e la tragedia è non essersi ancora liberati del puparo e dei suoi ascari e che, dopo aver tolto ai cittadini ogni strumento democratico per potersi ribellare a questi scempi della democrazia a getto praticamente continuo nessuno stia lavorando perché questo accada ma, al contrario, ritenga dei perfetti delinquenti,  politici e non, interlocutori coi quali lavorare, ci mancherebbe altro, per il bene del paese. Cioè il loro.

Anzi, sempre il suo, di berlusconi.
E  Napolitano che  quando dovrebbe parlare invece  non lo fa.

La Rai non è più servizio pubblico da tempo,  la paghiamo noi cittadini ma serve solo alla politica e  alla sua squallida propaganda, la mossa di schifani sta a significare che berlusconi ha tutte le intenzioni di monopolizzare di nuovo tutti i media in vista di un’eventuale prossima campagna elettorale.

E che  nessuno (ovvero il PD) glielo impedisce salvo poi presentarsi affranto davanti agli elettori a giustificare l’ingiustificabile e a dare sempre la colpa dei suoi fallimenti a qualcun altro.

La Spending Review, ovvero…

Sottotitolo: La democrazia italiana? Una schifezza: vietato tentare di esportarla, si tagliano pensioni e posti di lavoro, ma le spese militari restano costanti.
(Gino Strada)

…come fottere gli italiani senza il supporto agevolante  della vaselina e fargli dire alla fine pure che gli è piaciuto.

Servivano gli europei, eccome, Monti si guarderà bene dal dire un’altra volta che sarebbe opportuno fermare il calcio, se l’Italia avesse vinto oggi sarebbero ancora tutti a parlare della brillante prestazione degli azzurri, e invece no, ci tocca parlare d’altro, ad esempio dei sofisticatissimi rappresentanti del governomigliorechecisia e delle loro decisioni necessarie s’intende, a salvare il paese dalla bancarotta.

Tutti pensano a salvare l’Italia, nessuno però a salvare pure gl’italiani.

Devastatori dello stato sociale, ecco che sono, ci vorrebbe una nuova Norimberga, altroché.

E, a  tutti quelli che “i dipendenti pubblici non fanno niente e bene fa Monti a licenziarne un po’” voglio dire che i dipendenti pubblici fanno quel che la legge gli consente di fare, che prolungare oltremodo i giorni di malattia, le assenze, non è frutto di un’autogestione ma di quello che lo stato ha sempre messo loro a disposizione. Che i controlli si potevano e si dovevano fare prima, e che le regole, essendo fatte da umani quindi fallibili si possono rivedere e modificare in qualsiasi momento. E che se nessuno lo ha mai fatto evidentemente conveniva a tutti che le cose restassero così come sono. Perché sperare nell’autodeterminazione della gente, nel senso di responsabilità personale e soggettivo di ognuno è una cazzata: ci vogliono regole ma ci vuole anche dar da lavorare alla gente, e uno stipendio adeguato a mantenere se stessi e una famiglia decentemente. Perché un politico che prima guadagnava 15 milioni al mese oggi guadagna 15.000 euro al mese, coi dipendenti, non solo pubblici non è stata applicata la stessa tabella, una miseria guadagnavano prima e una miseria peggiore continuano a guadagnare oggi.

Gli statali, brutti e cattivi che fanno il doppio lavoro in nero per non morire di fame nel paese dei Mastrapasqua ed i suoi 25 incarichi tutti corrispondenti ad uno stipendio. E magari ci fosse solo lui a godere di questo privilegio.

Il lavoro è anche, deve essere anche gratificazione personale, quando ricevo lo stipendio devo essere contenta del contributo che ho dato ma anche di quello che ricevo.
Se questo è ancora un paese normale.

Spending review, soprattutto tagli: tutte le misure del governo

Spending review, per Palazzo Chigi solo un “taglietto” da 15 milioni

Spending review (avete la faccia come il culo)

Poi salta fuori il ministro, che chiede ai cittadini di segnalare gli sprechi italiani, per dare una mano alla Nazione in questa operazione dal nome inglese altisonante, scivoloso come un attrezzo medico che deve indagarti dentro, passando da posti indicibili: “Spending Review”.

 130 mila cittadini probi – un poco sempliciotti – si precipitano a pestar tasti di un computer per segnalare l’Ente, la Cattedrale sul nulla, il vicino di casa che timbra il cartellino e se ne va a pescare. Il cittadino desidera così tanto partecipare che non percepisce d’esser stato preso per il culo, anzi, fiero rivendica d’aver detto finalmente la sua al ministro.

 Ma davvero un ministro non sa dove vada il danaro? Quale sia il senso della corrente del fiume che porta via le monetine dalle nostre tasche per depositarle in quelle altrui? No, certo che non è vero, lo sa bene, come sa bene che se al cittadino vessato tiri l’esca, esso abboccherà come il più stupido dei pesci; incolpevole, schiavo solo del suo senso primordiale di giustizia. Una giustizia che non è mai stata un diritto reale, ma che da sempre rappresenta un sogno degno d’esser sognato.

D’altronde la verità è figlia del coraggio, e questa gente ne ha davvero poco. Conserva quel minimo di arroganza che il potere può dare, quando si ha la vita blindata sia sotto l’aspetto economico che garantisce di non conoscere mai la difficoltà e la sopravvivenza, sia sotto l’aspetto pratico, essendo impossibile insegnargliela a suon di schiaffi.

 Sarebbe impossibile per Mario Monti affacciarsi negli schermi al plasma super HD 3D acquistati con sacrificio e a rate, per onorare l’Italia a Kiev, e dire: “Signori cari, non ci siamo inventati nulla di nuovo e per garantire la sopravvivenza delle banche e del capitalismo ultimo rimasto, toccherà a voi pagare, anche con la vita. Spending Review, quindi non significa un cazzo, se non che taglieremo ancora le ultime briciole rimaste, e se avrete fame non vi daremo nemmeno le brioche.” Decisamente, so da me, che sarebbe controproducente, socialmente pericoloso.

 Come sarebbe pericolosissimo spiegare quanta non politica ci sia in questa cosa che sembra politica, quella inventata dalla mafia e dal malaffare che ha posto radici nel nostro sistema italiano. La Spending Review, per esempio, garantirà l’abolizione delle intercettazioni telefoniche e ambientali, grazie al taglio delle risorse alla Giustizia; sarebbe pericolosissimo se anche l’ultimo degli italioti capisse a chi giova questo risparmio, e quale possa essere stato il baratto, e soprattutto quali siano state le parti interessate allo scambio.

 Quando gli ospedali italiani esploderanno gonfi di gente più di quanto già non siano, e si morirà per la mancanza di cure, che faremo? Per quel tempo, per esempio, formigoni avrà risarcito lo stato di quanto rubato in campo sanitario, o staremo ancora ad attendere che la giustizia (di fatto messa in ginocchio) faccia il suo corso?

 Ci sarebbero delle belle domande da porre al Professore, per far comprendere al vecchio accaldato e solo, inebetito davanti a una TV, cosa sia la “Spending Review”, ma non ci sono rimaste risorse abbastanza libere  intelligenti da porle. Perché anche i giornalisti, ormai, devono sopravvivere e combattere col coltello tra i denti, perché i giornali – quelli degni – non ci sono più. Chiusi, da questa crisi che sembra colpire tutti, ma che in realtà ha una mira eccellente, e il tiro non lo sbaglia mai.

 

Rita Pani (APOLIDE)

 

 

 

Leggi ad (molte) personam

Sottotitolo:

Altre ragioni di stato attendono verità e giustizia.

Preambolo:  Il lavoro va meritato,  non è un diritto, secondo LA fornero (mi ha rotto i coglioni, da oggi il maiuscolo non vale più nemmeno per lei), il lavoro non è un diritto; invece i redditi superiori ai 70.000 euro (che è già una cifra scandalosa per un paese in recessione), sì? e che bisogna rispondere a un oltraggio simile? ma soprattutto, CHI risponderà in un paese in cui non c’è più nessuno a difendere i diritti della gente?

La Costituzione Italiana:
Art.1 – L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

Art. 35 – La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni.

Spending review: salve le pensioni d’oro

I tagli? Sui buoni pasto dei dipendenti 

 Quando in una proposta di legge si prevede di tagliare sui buoni pasto dei dipendenti per mantenere intonse, intatte e intoccabili pensioni da molte migliaia di euro al mese non dovrebbe esserci qualcuno tipo chenesò, i sindacati che consigliano – una volta tanto eh? – a questi parassiti, a questi pozzi senza fondo d’indegnità, a questi stupratori della giustizia sociale e dell’equità di andare a risparmiare altrove?
Ma con che faccia i rappresentanti sindacali si presentano davanti ai lavoratori se non riescono nemmeno a difendere due fottutissimi euro di buoni pasto? e inoltre, perché non ci si è pensato mai prima ad ottimizzare visto che c’è chi quelli da cinque euro li prendeva ex ante, ovvero prima dell’esplosione della  crisi a fronte di chi da anni si gode  quelli da dodici? non si poteva fare sei per uno prima, troppo facile e poco tecnico. 

“Nessun taglio alle  centomila pensioni d’oro che ogni anno costano 13 miliardi. Sì invece a quello dei buoni pasto per 450mila dipendenti pubblici che fa risparmiare solo 10 milioni.”


Per salvare una banca PRIVATA depredata dai creativi della finanza a vantaggio dell’avidità del solito 10% dei possessori dell’intero patrimonio nazionale il governo di Monti rapina i cittadini e nessuno fa un fiato? sindacalisti, politici de’ sinistra tutti zitti? “paccate di miliardi” al monte dei paschi e tagliano sui buoni pasto dopo aver tagliato ovunque fosse possibile meno però nelle tasche dei ladri e degli approfittatori di stato? In America il responsabile del tracollo del MPS sarebbe finito in galera per 350 anni almeno, qui è stato nominato presidente dell’ABI.
Sono, come sempre, soddisfazioni.

“La banca di Profumo, indebitata e indagata, non trova i soldi per rispettare gli impegni. Ma niente paura, glieli presta il governo.”

L’importante è salvare sempre le banche, eh, come avremmo fatto senza questi tecnici e senza gli assistenti dei tecnici recentemente assunti da Monti  fra i quali un certo signore che prende 32.000 euro al mese di pensione e la loro genialità? meno male che ci sono questi geni della scienza e della tecnica, non oso pensare a cosa sarebbe successo se ci fosse stata la politica tradizionale, al posto loro. E Napolitano, di solito così loquace in questo ultimo periodo non dice niente, nessun conato di monito? nessuna viva & vibrante soddisfazione da esternare?


Il matrimonio di Figaro o la Folle giornata

[Il Contropelo, di Massimo Rocca per Radio Capital]

Con una sigla così ci si dovrebbe trovare bene in una folle giornata. Però a sapere che il nostro presidente del consiglio alla camera ha detto no alla trappola della recessione che sarebbe innescata dal “rigore che frena la crescita” perché sarebbe “la ricetta migliore per ridurre l’accettazione della costruzione europea tra i cittadini e per trascinarci nel provincialismo e nell’isolazionismo”, cascano le braccia. Viene da chiedersi dove StranaMonti abbia passato gli ultimi sei mesi, e se la sua mano destra sappia che cosa fa la sinistra. Temiamo seriamente di no. E che dire poi del silenzioso e discreto salvataggio del Monte Paschi Siena. Gli sono appena stati somministrati un miliardo e settecento milioni di vostri euro sotto forma di tremonti bond, cioè obbligazioni spazzatura emesse dalla banca e comprate dallo stato, perché nessun altro lo farebbe, che si aggiungono al miliardo e novecento milioni già erogato e rinnovato. Il Monte Paschi in borsa vale due miliardi e mezzo, l’avessero nazionalizzato risparmiavano anche qualcosina. Ma tanto van di moda le privatizzazioni, non è vero?

Di tagli, di sprechi e di prese per il culo (post in progress)

Sottotitolo:

“I mafiosi stanno in parlamento, sono ministri, sono banchieri”
[Pippo Fava]

Povero Pippo: se l’avesse potuto dire oggi, tre giorni fa, sarebbe stato rimproverato perfino da Fiorello. Il quale si guarda bene dal parlare del suo ex datore di lavoro che un mafioso vero se lo teneva in casa.  O da casini, che ieri ha ammesso candidamente di andare regolarmente a trovare in carcere cuffaro condannato a sette anni per favoreggiamento aggravato alla mafia.
Ma già: questo è benaltrismo, non realtà dei fatti.

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Il governo: «Cittadini, segnalateci quali sono i tagli più necessari»

Istintivamente verrebbe da rispondere qualche testa inutile, però bisogna sempre dimostrare alla politica, tecnica e non, che i cittadini sono migliori di chi li governa.

E allora vediamole, un po’ di cose di cui questo paese può fare a meno senza soffrire.

Solo per fare qualche esempio si potrebbero risparmiare 20, 23 miliardi rinunciando all’inutilissima TAV;
dieci non comprando gli  inutilissimi F35;
seicento milioni dal ritiro della missione anch’essa inutilissima in Afghanistan;

cinque miliardi e mezzo di euro per dieci inutilissime navi da guerra;
svariati miliardi dall’azzeramento dei rimborsi elettorali;
altri bei milioncini equiparando gli stipendi parlamentari a quelli dei dipendenti pubblici;
pensioni parlamentari a 67 anni con metodo contributivo come i comuni mortali.

Molte migliaia di euro per l’altrettanto inutile parata militare del 2 giugno.

Ci sarebbe davvero l’imbarazzo della scelta.
Volendolo fare sul serio, s’intende.

Il governo Monti, la Trilaterale e l’esproprio della democrazia
Di Don Paolo Farinella per Micromega

Ora lo sappiamo da fonte autorevole e non smentibile. Il governo Monti è il frutto maturo per l’Italia della politica della Trilaterale, il cui presidente italiano, Carlo Secchi, guarda caso anche lui ex rettore della Bocconi  al Fatto Quotidiano in una intervista (26-04-2012 p. 9) dichiara, apertis verbis: «Noi della Trilaterale siamo contenti di Monti» e aggiunge che quando il presidente della repubblica Giorgio Napolitano incaricò Monti di formare il governo, essi [la Trilaterale] erano riuniti e appresero in diretta la nomina, godendone come gatti in calore. Egli chiama Monti Mario, «il nostro reggente europeo». Questo signore oltre che Trilaterale è anche consigliere di amministrazione di sei società, tra cui Mediaset. Come si può pensare che abbia un giudizio politico ed economico indipendente? Non può né lui né Monti, né il suo governo.

In una parola, senza colpo ferire questa gente ci ha espropriato non dico del nostro diritto alla sovranità democratica, ma anche dell’apparente diritto di sovranità. Se prima eravamo sequestrati dall’orribile e orripilante Berlusconi e suoi scherani, ora siamo totalmente derubati di ogni diritto e parvenza di dignità. Siamo governati da fuori, da gente che fa interessi altri e che è stata messa al governo per fare esperimenti di finanza per porre rimedio alla degenerazione democratica, eliminando parlamenti, con la complicità degli stessi, i sindacati, le opposizioni residue e fare tornare l’Italia, la Grecia, la Spagna, l’Irlanda e gli altri paesi europei allo «statu quo ante» 1900: per loro bisogna ritornare a prima della rivoluzione industriale, quando le masse lavoravano senza diritti e senza dignità anche 14/16 ore al giorno, bambini compresi per mantenere la casta e lorsignori.

Il governo Monti è un governo assassino, killer di professione e ignobile perché consapevolmente porta avanti una politica suicida nel senso che induce al suicidio coloro che hanno diritto a riscuotere dallo Stato che non paga e a cui lo stesso Stato per mano di Monti e delle sue leggi impone di pagare tasse di morte.

Il governo Monti aveva promesso un intervento deciso sulla gestione della tv pubblica, ma Berlusconi non vuole e Monti nicchia. Non ha ancora toccato una sola legge che sia una delle 39 porcate che un parlamento degenere e depravato perché a libro paga di padrone corrotto ha votato per beneficio del sultano che regna sul ciarpame dell’orrido e della corruzione. La ministra Severino sta facendo di tutto per salvare Berlusconi dalla galera a costo di distruggere tutto il sistema giudiziario: non una norma per migliorare la celerità, gli uffici, la funzionalità dei tribunali, ma solo ed unicamente ciò che serve a Berlusconi e ai suoi scagnozzi.

La priorità di questo governicchio non è la giustizia, ma le intercettazioni, non è il reato, ma il boss che deve essere salvato dalle conseguenze dei suoi reati. Le intercettazioni, pubblicate da Repubblica stanno mettendo in evidenza quello che sapevamo già: il degrado in cui un nano maledetto ha scaraventato la dignità di un paese intero che ancora lo appoggia e magari lo vedrebbe al Quirinale. Credo fermamente che per questo Paese non vi sia più speranza e se ancora un 20% inneggia Berlusconi e il Pd appoggia Monti, beh, che anche il Paese vada in malora e affondi nel fango che esso stesso produce.

Il governo dei tecnici che avrebbero dovuto «salvare l’Italia» hanno partorito il «supertecnico» Enrico Bondi, salvatore della Parmalat e di altre imprese di Stato. Siamo al paradosso delle comiche: i tecnici che hanno bisogno di un supertecnico ammettono semplicemente che sono o incapaci o falliti o le loro credenziali erano fasulle come la laurea della Gelmini e il diploma del Trota. Fra poco sentiremo che il governo dei supertecnici ricorreranno alle maghe e alle cartomanti, come già facevano Brezhnev, Reagan, Mao, Berluska. Ormai il ridicolo supera la fantasia. Vedremo cosa succederà per la Rai, vera preda di caccia e vero interesse del vero puparo ancora in pianta stabile: l’immondo corruttore e corrotto Berlusconi.

Il governo Monti ce la mette tutta per fare scoppiare una guerra sociale: vedremo le piazze invase dalle folle che vogliono pane; metteranno la tassa sul sale, sull’aria, sull’aceto e sull’insalata. I poveri saranno spezzati, mentre i ricchi e i grandi patrimoni non si toccano perché il governo Monti deve rispondere a loro dei propri misfatti. Potrebbe ricavare oltre 50 miliardi di euro se facesse un accordo con la Svizzera come hanno fatto Inghilterra, Germania e Svezia, ma no! Non si può, come si fa a tassare i poveri evasori che già fanno fatica ad esportare all’estero con costi aggiuntivi? I poveri sono già abituati alla fame, i ricchi penerebbero troppo.

Don Paolo Farinella

(2 maggio 2012)

Brevissimo, personale e molto incazzato

Mezza giornata di telefonate per cercare di richiedere una tac d’urgenza ma la tac non c’è perché l’urgenza non è prevista dal nostro servizio sanitario che la prima disponibile e convenzionata la può fare solo a fine giugno, dunque significa che per fare quella tac bisognerà togliersi dal portafoglio almeno 360 euro che nessuno rimborserà.
E chi non li trova perché non se li può togliere può andarsela allegramente a prendere nel culo e crepare, in questo nostro civilissimo paese.
Anche se lo stato si prende in anticipo quei soldi che poi potrebbero servire per curarsi.
E se qualcuno è particolarmente fortunato da non avere mai bisogno del  servizio sanitario o in percentuale meno di altri, lo stato non restituisce poi il maltolto oppure non chiede, come sarebbe giusto che fosse meno soldi a chi può fare a meno delle prestazioni convenzionate, li vuole sempre e tutti lo stesso.
Però le tasse sono bellissime e lo stato non uccide.
Ma, soprattutto, non si deve incentivare l’uso del privato altrimenti il pubblico s’indebolisce.

Se penso che a questi nostri  lor signori padri della patria ma figli di qualcun altro paghiamo anche le cure termali, il chirurgo estetico e il dentista, oltre a tutte le altre cose a loro ma non a nostra insaputa,  oggi è meglio che non esco di casa.
Perché rischierei davvero di essere violenta col primo che mi dice una cosa fuori posto.

Spending review: Quirinale, Consulta e Parlamento esclusi, saranno autonomi

Dedicato cordialmente a tutti quelli che s’indignano per Grillo.
A quelli che non sanno mettere due parole in fila senza che almeno una sia “qualunquista” o “populista.” O tutte e due.

Quelli da 32.000 euro (almeno) al mese (esclusi i benefit dei quali possono usufruire a vita loro, le loro famiglie, gli amici ma soprattutto gli amici degli amici sempre molto presenti nella politica italiana),  prima ci dicono, anzi ci ordinano per legge che dobbiamo lavorare fino a settant’anni per ottocento, mille  euro al mese, dimenticarci dei diritti  e stare zitti;  che i giovani prima o poi una possibilità l’avranno, magari non qui dove sono nati ma fa nulla; oggi ci hanno finalmente detto che di sacrifici loro non vogliono nemmeno sentir parlare, che quello che a noi non è concesso gestire e cioè i nostri soldi  come pare e piace a noi, a loro invece sì, deve essere concedibile e concesso.
Le loro spese non possono né debbono essere controllate e ridotte ma le nostre sì.
Prima ce n’era soltanto uno più uguale degli altri: oggi ne abbiamo un esercito, visto che la loro autonomia vale più della nostra che invece non ne abbiamo nessun diritto e dobbiamo mettere tutto di noi a disposizione del salvataggio dello stato. Cioè di loro e di tutti i loro privilegi ai quali – ormai è evidente – non possono proprio rinunciare.

E Napolitano a gente così fa i complimenti dalla mattina alla sera: i cattivi ai quali dedicare anatemi e moniti siamo noi che non capiamo, ingrati che abbiamo vissuto sempre al di sopra delle nostre possibilità, secondo i cervelli bacati di chi lo pensa e purtroppo lo dice.

E hanno pure il coraggio di lamentarsi  dell’antipolitica.