Di lavoro, di manifestazioni e della sinistra che non c’è

 

 

 

Ecco che stanno costruendo i propagandisti del terzo millennio, gente che avrebbe fatto impallidire di vergogna Goebbels, quelli che sono riusciti a costruire prima berlusconi e adesso Renzi e a trasformarli negli uomini dei miracoli, della provvidenza. Che con la lobotomia di massa sono riusciti a convincere milioni di italiani che questo è tutto quello che politicamente si meritano e ci meritiamo. La Bildeberg di Matteo Renzi. Ma quando qualcuno diceva che uno di sinistra non può avere così tanti interessi nell’economia e nella finanza, avere banchieri per amici, lo diceva per cattiveria, per spettegolare un po’.

Non vado alla manifestazione perché sono vent’anni almeno che facciamo cose turandoci il naso, andiamo a votare turandoci il naso, il meno peggio, per utilità. Ci hanno fatto credere che il meno peggio fosse poi quello utile ad ascoltare e mettere in pratica le istanze dei cittadini, che non sono bazzecole senza importanza ma i nostri diritti, i nostri bisogni.
Vent’anni di legislature in un’alternanza un po’ stravagante, perché quando vincevamo noi, vinceva sempre “lui”; un noi peraltro abbastanza discutibile se si pensa che l’unico che è riuscito a battere berlusconi alle elezioni è stato Prodi. Ovvero per battere un liberista delinquente c’è voluto un democristiano amico del sistema, anzi proprio dentro il sistema.
E tutto questo turarsi il naso e vieppiù gli occhi ci ha portato ai giorni nostri dove “lui” ha perso ma è riuscito a vincere lo stesso grazie ad un suo perfetto sottoprodotto che sta mettendo per iscritto e per legge tutto quello che voleva fare “lui” ma non ha potuto perché troppo impegnato a sistemarsi i cazzi suoi con la collaborazione viva e vibrante delle istituzioni e del palazzo tutto.
Quindi è per questi motivi e per molti altri che io non voglio più fare cose turandomi il naso. Non lo voglio fare più. Specialmente poi per i sindacati dei quali salvo solo Landini che è l’unico a dire cose di sinistra, trasformati nella fabbrichetta dei politici di domani che poi, una volta seduti su quelle poltrone dimenticheranno da dove sono venuti. Per informazioni chiedere a Marini e Bertinotti.

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Quando Renzi dice di avere rispetto per chi oggi sarà in piazza con la Camusso –  il che è tutto dire e spiega benissimo le condizioni pietose in cui è ridotto questo paese – ma che il suo rispetto va anche a chi non sarà in piazza perché è  la maggioranza degli italiani dovrebbe ricordarsi che a scegliere lui non è stata la maggioranza degli italiani. Che i sessanta milioni di italiani che cita non sono tutti suoi, che quel miserabile 40,8% degli aventi diritto, che hanno votato il piddì alle europee e che non danno a Renzi e al suo governicchio largo ma soprattutto inteso con berlusconi quell’autorità per fare le cose che fa, non è la maggioranza degli italiani. Che quel consenso che si vanta di avere è il prodotto della solita propaganda che si costruisce nelle redazioni dei media ufficiali, dell’informazione che da quando c’è Renzi ha smesso di fare quel minimo indispensabile del suo dovere che sarebbe quello di far notare le contraddizioni della politica, di criticare dove serve la politica. E con Renzi  ci sarebbe l’imbarazzo della scelta vista la quantità sesquipedale di balle ciclopiche con le quali ha sedotto chi crede davvero nel rinnovatore,  quello che per mettere tutti allo stesso livello invece di estendere toglie. 

Renzi a proposito di lavoro ha applicato la teoria dell’accontentarsi.
Che è tutto ciò che rispetto al lavoro non si deve fare.
La competenza, la fatica, il tempo, ormai senza più orari: si lavora sempre, di sabato, di domenica, a natale e a ferragosto che si dedica al lavoro vanno pagati.
Il giusto, non di meno perché c’è chi sta peggio e per non fare un dispetto a nessuno si portano tutti a stare peggio.
Il metro non è guardare al peggio ma impegnarsi per permettere il meglio.
Il lavoro senza gratificazione ottenuta col giusto compenso perde in qualità.
E nella filiera dei servizi prodotti dal lavoro ci perdiamo tutti.
La colf che lavora per sette euro l’ora quando ne dovrebbe e potrebbe guadagnare dieci non sta lì a sottilizzare se rimane un po’ di polvere sui mobili o la camicia non è stirata perfettamente.
La stessa cosa succede con l’impiegato, l’operaio, l’infermiera che poi, essendo valutati poco danno e rendono poco.
E tutto il paese poi vale poco.
E Renzi questo sta facendo, vuole costruire un’Italia che vale poco.
Ancora meno di quanto l’abbiano fatta valere tutti quelli che lo hanno preceduto.

 

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Alla ‪#‎Leopolda‬ la sinistra di Renzi?
Alla Leopolda ci sono i sostenitori di uno che a sinistra non mette nemmeno la freccia e che sta assemblando un gruppo di potere più pericoloso di quello di berlusconi i cui adepti, seguaci e affiliati conoscevano la fragilitá essendo il puparo un inaffidabile delinquente che prima o poi sarebbe stato fermato.

Renzi non si ferma né lo fermeranno quelli preposti a garantire una democrazia agli sgoccioli messa – in virtù della solita manovra di palazzo – nelle mani di un arrivista, un abusivo amico dei potenti e delle banche che, con nessuna autorizzazione, nessun mandato del popolo si è messo lo scolapasta in testa e crede di poter fare l’imperatore.

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LEOPOLDA PIGLIATUTTO (Marco Damilano)

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Poldo e la Leopolda – Marco Travaglio

Cazzari di terra, di mare e dell’aria! Camicie Bianche della Rottamazione e delle Regioni! Uomini e Donne della De Filippi, di Porro e della D’Urso, ascoltate! Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra pancia! L’ora dei selfie, degli hashtag, delle slide e delle linee-guida revocabili! La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli scribacchini di Bruxelles e Strasburgo. L’Italia parolaia e renzista è un’altra volta in piedi anzi seduta, forte, fiera e compatta come non mai. La supercazzola è una sola, categorica e impegnativa per tutti. Essa già trasvola e accende i cuori da Arcore al Nazareno alla Leopolda: vincere! E twitteremo! Popolo renziano, corri alle poltrone e agli iPhone e dimostra la tua viltà, il tuo servaggio, il tuo sedere!   Diamo ora la parola ai Figli della Leopolda di ultima generazione.   Matteo Orfini: “Basta atteggiamenti provocatori.

Renzi faccia il segretario di partito e la smetta con certe guasconate. L’idea di fare il premier è una follia. Renzi è l’ultimo giapponese di una linea che in tutto il mondo è stata abbandonata. Mi ricorda i Righeira, gli Europe, certe sue scelte estetico-musicali ricordano il mondo dei paninari. C’è un’idea della spettacolarizzazione della politica un po’ figlia di quegli anni”.   Andrea Orlando: “Basta passare con Renzi che si diventa nuovi, anche se non lo si è di curriculum… Il vero apparato, inteso come professionismo politico, è a sostegno di Renzi… Per noi il cambiamento è un governo che provi a ottenere la maggioranza al Senato in base a un progetto, lui preferisce la formula del governissimo, legittima, ma già sperimentata in maniera drammatica visto l’epilogo del governo Monti”.   Dario Franceschini: “Tra la competenza e l’esperienza di Bersani e la rottamazione di Renzi ci possono essere dubbi a chi affidare il Paese? Bersani ragiona, Renzi recita”.   Federica Mogherini: “Renzi ha bisogno di studiare un bel po’ di politica estera, non arriva alla sufficienza, temo. Matteo, lascia stare la politica estera e di difesa, Obama ed F-35 compresi. Ti conviene, dai retta. Renzi è un po’ troppo sul passato per essere l’uomo del futuro. Bersani ragiona da premier, Vendola è affidabile, Renzi un po’ fuori fase. Sceglie lo slogan che usò Franceschini alle primarie 2009, ‘Adesso’. Come inizio di rottamazione lascia un po’ a desiderare”.   MariannaMadia: “Bersani è il miglior premier che l’Italia possa avere. Solo lui ha statura da presidente del Consiglio”.   Pina Picierno: “Qualcuno dica a Renzi che l’Onu ha appena stabilito che deve studiare… Bella la supercazzola di Renzi sui diritti… Lo slogan ‘Adesso’ di Renzi l’ha lanciato Franceschini nel 2009, ‘mazza che svolta! M’avanzano un sacco di cappellini della campagna di Renzi, che faccio li spedisco a lui o libero il mio garage? Bersani è l’unico a parlare di lotta alle mafie: mi piacerebbe che Renzi facesse lo stesso… Ma Renzi per chi ci ha preso, per renziani?”.   Alessandra Moretti: “Renzi non sta bene dove può essere messo in discussione, non ama il confronto democratico e si comporta da primadonna, ma ne abbiamo già avuta una e si chiamava Silvio Berlusconi. È egocentrico e anche maschilista. Chi è più bello tra Renzi e Bersani? Bersani tutta la vita! Ma avete visto le foto di Bersani da giovane quando aveva i capelli fluenti? Somiglia a Cary Grant, un possibile attore, e poi è alto e con le spalle larghe. Non c’è paragone con Renzi, che ha pure quel modo di parlare così strano”.   Piero Fassino: “Se il programma di Renzi è ‘tutti a casa’, non è un programma per governare il Paese”.   Ps. Tranquillo, Matteo, nessuno ripeterà nulla di tutto questo: lo dicevano – vedi antologia raccolta dall’Espresso – fino al giorno prima che tu scalassi il partito e il governo. Ma ora è tutto passato. Piuttosto, lascia stare l’incolpevole Leopoldo di Toscana, che era una persona seria. Molto meglio Poldo, quello dei cartoon di Popeye che ingolla i panini interi: rende meglio l’idea.

 

 

 

“Noi ad Atene, facciamo così”

Come dice il mio amico  Mauro, “Tsipras è di sinistra, un progressista fermo, radicale e però ragionevole, e vincente. E’ troppo.”
E’ troppo per un paese dove la politica è ridotta a derby perpetuo, al dispettuccio della serie “se c’è lui/lei non ci sto io” che poi è il motivo principale della divisione di una sinistra finita man mano per annacquarsi e morire perché tutti volevano, vogliono fare la parte della prima donna sul palcoscenico e nessuno quella del gregario che dietro le quinte fatica e porta il peso delle responsabilità. Alexis Tsipras è un signore che arriva dalla patria della Polis dove è nata la Democrazia, e il primo paese nel quale la democrazia è stata sacrificata ai soldi,ed è l’ultima speranza per questa Italia disgraziata. E non solo bisogna provarci ma è necessario un sostegno forte, se davvero crediamo ancora che esista una politica dei diritti, delle priorità, delle urgenze e di tutte quelle cose che sono di sinistra ma che si è preferito dimenticare, sacrificare anch’esse agli interessi di parte, ad un liberismo sfrenato che il mondo, non solo questo paese, può permettersi di sopportare ancora e alle oscure manovre di palazzo, quelle che mettono nei posti di potere chi incentiva la politica del liberismo che affama e distrugge lo stato sociale.

Aderisco alla lista Tsipras perché io sono di sinistra, e voglio che questo paese abbia una rappresentanza politica di sinistra. Una sinistra vera, forte, riformista davvero che non si faccia abbindolare dal fascino della presa del potere come è accaduto ai partiti di sinistra italiani, che hanno rinnegato la loro origine sacrificandola al potere, abbandonando di fatto la loro funzione di difensori dei diritti: quelli civili, del lavoro, delle minoranze, dell’uguaglianza e della giustizia sociale. E anche – soprattutto –  perché invece di “abbiamo una banca” vorrei che un leader di sinistra dicesse: “avete un lavoro, una casa, la dignità”.

Mauro Biani

Quando non è di sinistra né di destra, invece è proprio di destra

Mauro Biani

Mi chiedo che paese è quello dove un magistrato è costretto a fare una vita da latitante e a viaggiare su mezzi da guerra solo perché il suo lavoro consiste nel difendere lo stato.

Guardiamoci, riflettiamo, e pensiamo se la risposta anche a questo sia davvero quella del disordine sociale.

La mia solidarietà totale a Nino Matteo, per il quale nessuna delle istituzioni alte e altissime ha speso una parola nonostante le minacce di morte si ripetano ma anzi, la ministra della giustizia un po’ sì un po’ no ieri ha detto che a lei “non risultavano minacce”.  Lo stato ha il dovere di difendere i suoi funzionari. Falcone e Borsellino sono stati ammazzati quando lo stato li ha abbandonati. Quanto altro dovremo sacrificare a questa “ragion di stato?” Perché Napolitano, solitamente così loquace non dice mezza parola su Nino Di Matteo?

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Un certo disorientamento è comprensibile, direi anche giustificato, anch’io è da tempo che dico di non avere un riferimento politico che rappresenti le mie idee. Questo però non significa attaccarmi alla canna del gas. Io non vivo di certezze, sono piena di dubbi che considero lo sprone e la spinta per migliorarsi in una continua evoluzione di se stessi. Ma di una cosa sono sicura: io sarò sempre dalla parte opposta di tutti i fascismi, vecchi e nuovi. E nessuno mi convincerà che l’istigazione sempre contro tutto sia la soluzione per stare meglio. Le tabule rase hanno un retrogusto da notte dei cristalli.

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 “Senza aggettivi né colori politici”. L’eterno slogan di tutti i fascismi sta tutto e sempre in quel “né di destra né di sinistra”. L’abolizione delle differenze di pensiero venduta ogni volta come un fatto vantaggioso e poi diventa un incubo. Cascarci ogni volta pare impossibile, ma ogni volta c’è la coda per abboccare. Quando si organizza una manifestazione sotto l’egida del forcone qualche dubbio non viene a nessuno? Il forcone è fascista, non c’è nemmeno da discuterci troppo. Nel cosiddetto movimento dei forconi le infiltrazioni mafiose sono note già dall’anno scorso. Quest’anno si sono aggiunte quelle fasciste: forza nuova e casa pound. Prima della manifestazione sono stati fatti circolare dei volantini che chiedevano alle forze dell’ordine di scortare i cittadini in parlamento e guidare una fase transitoria fino a un nuovo governo. Che cazzo vuol dire, la presa dello stato manu militare come nel golpe fallito di Valerio Borghese? Bisogna sapere sempre che si va a fare, perché, come e con chi.  Io con forza nuova, casa pound e chi fa il saluto romano non ci dividerei niente, nemmeno una piazza. Questa dei forconi è una manifestazione corporativa che non difende nessun diritto se non quello di potersene infischiare delle regole di uno stato di diritto entro il quale tutti hanno gli stessi diritti ma anche gli stessi doveri. I problemi che questo movimento sta sollevando sono presenti in Italia da almeno vent’anni.  Finché c’era berlusconi andava bene, lui faceva il gioco di chi vuole infischiarsene delle regole dello stato. Questo delle larghe intese è un governo democraticamente ingiusto perché non scelto dal popolo, di conseguenza non rispecchia nulla se non se stesso, ma io non ce lo vedo Letta che dice che evadere le tasse è moralmente giusto: berlusconi lo ha detto chiaro e tondo. E allora viene a mancare l’appoggio, la stampella istituzionale che giustifica e fa le leggi che eliminano il dolo dall’evasione. E forse è per questo che i manifestanti che fino a ieri sera, per bocca di uno degli organizzatori intervistato da Zucconi a Radio Capital diceva che la manifestazione non ha nessuna connotazione politica oggi saranno ricevuti da chi ha fatto carta straccia dello stato di diritto istituzionalizzando pro domo sua l’illegalità che è la stessa di quelli che scendono in piazza coi forconi pensando che i problemi si risolvano inneggiando alla mafia e smettendo di far parte dello stato. Quelli che minacciano esercenti e commercianti obbligandoli ad unirsi alla loro protesta. E la minaccia è sempre fascista. 

Per interrompere le ostilità fra i cittadini e le forze dell’ordine basta chiedere ai celerini che si tolgano il casco? 

Quindi da ieri in poi chi va a manifestare in piazza può stare più tranquillo? 
Oppure dipende da chi glielo chiede? 
Perché a pensar male si fa peccato, ecco perché non mi spiego perché la polizia di stato abbia avuto quella reazione “distensiva” in una manifestazione non ipoteticamente di destra ma evidentemente fascista.

In che veste berlusconi oggi riceverà una delegazione dei manifestanti? E perché dei manifestanti per una causa che loro ritengono giusta e civile dovrebbero cercare sostegno da un pregiudicato delinquente condannato alla galera? 

Sciagurati e irresponsabili, disonesti e incapaci quelli che nella politica, ai governi invece di occuparsi di lavoro, del benessere sociale, quel tanto che sarebbe bastato per non provocare reazioni nella gente si sono occupati per vent’anni di altro. Ad esempio della sorte di un delinquente che non ha mai nascosto le sue velleità reazionarie, che si vanta di essere amico personale di capi di regime, quelli che non si chiamano presidenti ma dittatori.

Sciagurati, incapaci e irresponsabili quelli che, a danni fatti, approfittano della rabbia della gente, la trasformano in un veicolo di consenso politico e una volta ottenuto non sanno nemmeno farlo fruttare. 

Sciagurata, irresponsabile ma non incapace, bensì assolutamente consapevole del suo agire quell’informazione che invece di fare il suo puntualmente si sdraia davanti al potente prepotente pensando che sia più utile nasconderne le azioni, armonizzarle, far sembrare tutto meno grave e preoccupante invece di svolgere la funzione di sentinella del potere e mettere i cittadini sull’avviso di ciò che di grave e preoccupante accade.

Sciagurato, irresponsabile e profondamente ignorante un popolo così facilmente manovrabile da sempre alla ricerca dell’uomo forte che gli risolva i problemi perché così è più facile, non c’è nemmeno bisogno di pensare: una volta è l’uomo della provvidenza, un’altra quello dei miracoli e avanti così nella ricerca di un rappresentante politico che riassuma in sé il pensiero di tutti, ovvero quello unico e che quindi non può andare bene per tutti quelli che ancora hanno voglia di pensare in proprio, non per conto terzi e lo fa utilizzando il solito slogan “né di destra né di sinistra” approfittando dell’ignoranza di gente che non sa, non capisce e nemmeno ha mai imparato semplicemente guardandosi intorno, oltre i propri piccoli mondi, che quando non è di sinistra né di destra, invece è proprio di destra, specialmente fascista.

 

Prima delle primarie

Sottotitolo: GENERATORE AUTOMATICO DI PANTHEON DEI CANDIDATI ALLE PRIMARIE DEL CENTROSINISTRA – Alessandro Capriccioli

A proposito di rappresentanti [preambolo]: il Senato approva emendamento Lega,  torna il carcere per i giornalisti.

Dedicato a tutto l’esercito dei difensori della libera espressione del pensiero anche quando è tutt’altro da ciò. A tutti quelli che si sono spesi affinché “il carcere a un giornalista gnorno gnorno”. La libertà va meritata, e il livello di questo paese è ancora così scarso che presumo ci vorrà ancora tempo, generazioni, prima di capirne l’esatto significato. Questa legge fa schifo, ma spero che tutti capiscano che la causa di questo non è il giornalismo vero, quello che rischia su se stesso per esercitare il suo mestiere ma proprio e soltanto il giornalismo servente, quello piegato sempre a novanta gradi. Si è detto molto, a me ancora si torce lo stomaco a pensare che gente che ogni giorno difende la libertà di espressione, dice di combattere le censure si sia schierata al fianco di un criminale per natura. 

La bellezza di questo paese, della democrazia malata di questo è paese è che solo i politici possono decidere da se medesimi se e quando andare in galera in prima persona e se e quando mandarci altra gente spesso colpevole di atti assai meno violenti dei loro.

E lo possono fare da vigliacchi e infami senza nemmeno metterci un nome e una faccia.

Dov’è il corto circuito se a fare questo poi non è nemmeno gente scelta dal popolo che quindi che rappresenta il nulla assoluto tanto meno dunque la volontà di un popolo sovrano per Costituzione?

Terribile una base piddina che ha esultato alla visione di quell’orribile poster creato per pubblicizzare l’evento di sky dell’altra sera, terribili quelle persone che pensano col cervello di un segretario di partito, terribili quelli che ieri parlavano di papi buoni (ma dove, ma quando?) per giustificare un pavido, uno che non sa scegliere da che parte deve stare e  che vorrebbe fare il presidente del consiglio di una coalizione di centrosinistra ma è ancora fermo al palo del matrimonio sì o no a proposito di omosessuali. E se citare papi e cardinali serve ad intercettare i voti dei cattolici sappiano i lor signori “de’ sinistra” che il giochino è vecchio, desueto e non incanta più.

Ad ognuno i suoi rappresentanti. La politica è fatta soprattutto di onestà, quando è buona.  E una buona politica non può non tenere conto delle radici storiche su cui si fonda una repubblica democratica nata grazie ad una Resistenza Antifascista non certo grazie all’intercessione della chiesa che anzi, si è resa sempre complice di dittature e regimi sanguinari e i suoi referenti, per quanto persone degne come il cardinal Martini che per questo non è mai stato papa sono stati e sono tutto tranne che riferimenti ad idee progressiste.

E non è possibile che dei rappresentanti di partiti che si richiamano a valori non dico comunisti ma almeno socialisti se qualcuno chiede loro chi è stato  un personaggio che ha dato a questo paese dimentichino una persona come Sandro Pertini.

 E’ stato più onesto Tabacci a richiamarsi a De Gasperi che comunque fu quel galantuomo senza il quale il voto alle donne non sarebbe stato nemmeno concesso perché Togliatti non si fidava di chi credeva che per educazione e cultura avrebbe votato la DC. Togliatti, quello dell’armistizio per salvare i fascisti,  oggi starebbe benissimo nel piddì, ‘na meraviglia.

Con queste premesse io non andrò, e nemmeno per idea, a farmi schedare in qualità di elettrice di centro sinistra. Perché io non voglio essere un’elettrice di centro sinistra. Io voglio un paese dove in parlamento ci sia una rappresentanza anche di idee “altre”, che non significano estremismo né voglia di comunismo cinese o sovietico ma significa semplicemente avere chiaro in mente che destra, centro e sinistra sono cose diverse e che appartengono a gente diversa. Che non è vero che gli italiani sono storicamente un popolo fascista o democristiano, gli italiani sono solo un popolo che è stato derubato della possibilità di avere un’indipendenza politica il 1 maggio del ’47 grazie alla strage di Portella della Ginestra fatta eseguire su commissione proprio per evitare che l’Italia rischiasse la “deriva comunista” che non era gradita all’America, alla mafia e al vaticano.
Dopo 65 anni questo paese è ancora schiavo e succube dell’America, della mafia e del vaticano perché nessuno in tutti questi anni si è preoccupato di fare in modo di ridurre e annullare questa dipendenza.
Ed è perfettamente inutile parlare di politica del fare INSIEME, se poi quell’insieme comprende anche chi non ha il coraggio di fare delle critiche semplicissime, chi ragiona con la testa di un segretario di partito, chi non riesce ad essere obiettivo nemmeno di fronte ad errori vistosi  perché guai a contraddire il segretario, ci s’inventano perfino favolette su papi buoni, pur di negare l’evidenza.
Un paese dove da sempre si negano verità e giustizia si merita di più di una politica di contrasto di centro sinistra debole.
Anzi, ne ha bisogno.

Di’ qualcuno di sinistra

MASSIMO GRAMELLINI, La Stampa, 14 novembre

Alla domanda del conduttore di Sky su quale fosse la loro figura storica di riferimento, i candidati alle primarie del centrosinistra hanno risposto: De Gasperi, Papa Giovanni, Tina Anselmi, Carlo Maria Martini e Nelson Mandela. Tutti democristiani tranne forse Mandela, indicato da Renzi che, essendo già democristiano di suo, non ha sentito il bisogno di associarne uno in spirito. 

 Scelte nobili e ineccepibili, intendiamoci, come lo sarebbero state quelle di altri cattolici democratici, da Aldo Moro a don Milani, evidentemente passati di moda. Ma ciò che davvero stupisce è che a nessuno dei pretendenti al trono rosé sia venuto in mente di inserire nel campionario un poster di sinistra. Berlinguer, Kennedy, Bobbio, Foa. Mica dei pericolosi estremisti, ma i depositari riconosciuti di quella che dovrebbe essere la formula originaria del Pd: diritti civili, questione morale, uguaglianza nella libertà. Almeno Puppato, pencolando verso l’estremismo più duro, ha annunciato come seconda «nomination» Nilde Iotti. Dalle altre bocche non è uscito neppure uno straccio di socialdemocratico scandinavo alla Olof Palme.  

 

Forse i candidati di sinistra hanno ignorato le icone della sinistra perché temevano di spaventare gli elettori potenziali. Così però hanno spaventato gli elettori reali. Quelli che non possono sentirsi rappresentati da chi volta le spalle alla parte della propria storia di cui dovrebbe andare più orgoglioso.

Corto circuito

Sottotitolo: Fascista del web! Amico dei piduisti! Miliardario in pantofole … se questo è il dibattito politico, voterò il primo che dirà le cose come stanno: “tua moglie è una zoccola e si tromba il macellaio”. E’ tempo d’esser coraggiosi. [Rita Pani]

Preambolo: All’onorevole Boccia (pd), accompagnato felicemente con la deputatessa berlusconina Di Girolamo dà fastidio “il milionario in pantofole”; lui e il suo partito hanno sempre preferito infatti il miliardario col rialzo invisibile nelle scarpe.

 

Quando ero piccola e mia madre mi sgridava ricordo che molto spesso diceva: “tu sei più intelligente, sii superiore” [una mamma presuntuosa la mia, assai orgogliosa dei suoi “prodotti”].
E io sono cresciuta con queste parole che ancora mi rimbombano nelle orecchie, una semplicissima regola che però, funziona. E se funziona in ambito pedagogico ancora di più dovrebbe funzionare nei contesti in cui LA REGOLA dovrebbe essere proprio il leit motiv come ad esempio la politica. 

Dunque se Grillo dice un mucchio di sciocchezze perché la politica lo insegue nel suo stesso territorio? perché questa guerra all’ultimo insulto?  Il Fatto Quotidiano, Di Pietro stanno complottando per distruggere la democrazia solo [e anche] perché i tapini pensano che in un paese normale un presidente della repubblica non fa la guerra ai Magistrati ma sostiene il loro lavoro, lo appoggia, lo agevola, si tiene da conto quei figli come Cornelia fece coi Gracchi? quando è accaduto quel crash a causa del quale pretendere il rispetto delle regole, una politica che faccia gli interessi comuni al fine del raggiungimento del bene comune, una classe dirigente  che non faccia affari con le mafie, il riconoscimento di valori importanti come l’onestà sono diventate cose di destra, fasciste?

Quanta roba abbiamo perso per strada se per dare forza al proprio pensiero politico c’è bisogno di riesumare la salma di Togliatti e continuare ad oltranza questo squallido gioco fra chi ce l’ha più lungo? Bersani ci dica cosa pensa ad esempio della confessione di cicchitto a proposito delle liste bloccate per favorire i soliti prepotentoni, ci dica perché non è giusto che in un paese normale la politica debba essere rinnovata. Ci dica perché un movimento di gente e di popolo non deve avere il diritto di accedere alla politica così come lo hanno avuto tutti, persino i collusi con le mafie, gli ex terroristi e bombaroli di tutti i colori.

“Grillo, dimmelo in faccia!”

di PierGiorgio Gawronski per Il Fatto Quotidiano

 

Non sono un beppegrillologo. Però ho buona memoria.

Dice Bersani: “Corrono sulla rete linguaggi del tipo: ‘Siete Zombie’… Sono linguaggi fascisti. Vengano a dircelo. Via dalla rete. Uscite dalla rete e venite qui a dircelo. Aggiunge Bersani: “Chi sottovaluta questo linguaggio deve leggersi un po’ di storia. Per esempio andare ad un certo anno, era il 1919, ricordiamolo bene”.

La critica di Bersani a Grillo appare tutt’altro che convincente.

Innanzitutto, Grillo chiese di candidarsi alle primarie del PD del 2009, che incoronarono Bersani. Insomma: provò a uscire dalla Rete, a venire lì, al Pd, a dire le sue ragioni. Ma venne respinto.  La stessa cosa, d’altronde, era successa a Di Pietro due anni prima. (Oh!, e idue outsider ammessi nel2007 a ‘sfidare’ la nomenclatura: venne consentito loro, tramite una serie di cavilli e regolamenti ad hoc, di presentare liste in non più dell’11% dei collegi).

In secondo luogo, secondo molti storici, la democrazia italiana andò perduta per l’inettitudine dei partiti democratici del tempo, e della loro classe politica.

Infine, per quanto il linguaggio di Grillo possa risultare sgradevole, pare francamente eccessivo paragonare i miti grillini alle squadracce fasciste. Con “zombie” intendono dire che non appena la gente avrà la possibilità di scegliere liberamente, superando le mille barriere frapposte al rispetto della volontà popolare, gli attuali dirigenti del PD – ‘rottami’, ‘relitti del passato’, dicono alcuni giovani nel PD – saranno spazzati via politicamente. Si può dissentire, certo: ma criminalizzare?

Perciò, è proprio sicuro Bersani di essersi comportato in maniera più democratica di Grillo? E’ certo che le sue parole non siano magari più gravi, gratuite, ed offensive, di quelle del suo interlocutore?

Nel dubbio, consiglierei a Bersani di calmarsi. E – a proposito di inettitudine – di mostrarci il suoPiano per portare il paese fuori dalla crisi, che ancora non l’ho visto. (Stessa richiesta a Grillo, Di Pietro, Vendola, Casini, Pdl, ecc.). Consiglierei, inoltre, al Segretario di preparare una lenzuolata di liberalizzazioni nel mercato della politica. A cominciare proprio dal PD e dalle sue primarie ”chiuse”. Se i cittadini potessero scegliere davvero i propri rappresentanti, forse la classe politica sarebbe più rispettata, i linguaggi, più pacati, e i rischi democratici meno gravi.

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Grazie Bersani, mi hai fatto scoprire di essere fascista

di Piero Valesio

Devo ringraziare Ezio Mauro e Pierluigi Bersani perché alla mia veneranda età ho scoperto di essere un destrorso forcaiolo, abbastanza volgare, privo di eleganza e di un visione politica. E pure di essere stato inconsapevole oggetto di una sorta di pogrom ideologico: io così destrorso sono stato utilizzato per infiltrare quella parte di campo ‘loro’ (così l’ha definito il direttore di Repubblica nel suo editoriale dell’altro giorno) e spandere su quel sacro suolo il virus della volgarità, del linguaggio becero.

Sono stravolto da questa scoperta, io che pensavo di essere tutt’altro, perfino di sinistra. Forse in questa mia zeliggitudine di cui non mi sono mai accorto (nel senso di Leonard Zelig, non del programma di Bisio) chissà quante volte mi sono seduto, gratificato e compiaciuto dall’aver incrociato in due occasioni lo sguardo di Sgarbi, nel Salone Margherita per una serata del Bagaglino. Chissà quanto mi sono scompisciato dal ridere guardando Martufello nei panni di De Mita o il finto Andreotti. Chissà, nel mio essere novello dottor Jeckyll e Mr. Hide, quanto ho trovato affascinante il titolo ‘Ciao ciao culona’ con cui uno dei geni (perché li reputo tali, evidentemente) della stampa berlusconiana ha aperto uno dei suoi giornali all’inizio dell’estate.

E non solo: sono pure fascista, l’ha detto Bersani. Perché, lo confesso, reputo che la quasi totalità della nostra miseranda classe politica sia composta da zombie senza qualità che se li avesse scoperti John Landis tanti anni fa (tanto erano sempre li’), col cavolo che se li sarebbe fatti sfuggire per il video di ‘Thriller’. E già che ci sono reputo zombie.2, quelli tipo Renzi che vorrebbero pensionare i loro avi e poi, per dimostrarsi giovani, vanno alla partita con la maglia della loro squadra del cuore.

Grazie a Mauro e Bersani ho scoperto la mia vera natura. E vorrei dedicare loro con tanta gratitudine un titolo creato da Michele Serra su quel giornale destrorso, forcaiolo e già che ci siamo un po’ fascista che fu ‘Cuore’. Titolarono rivolto ai portacolori del pentapartito (che mi ricorda qualcosa di attuale ma non so bene cosa) ‘hanno la faccia come il culo‘. E quando loro misero insieme un altro pentapartito loro titolarono: Loro rifanno lo stesso governo e noi rifacciamo lo stesso titolo: hanno la faccia come il culo. Roba da minculpop, senza dubbio.