Quel nonsocché di ridicolo

Sottotitolo: quando Sciascia ha scritto dei “professionisti dell’antimafia” si riferiva a chi come Borsellino, specialmente a lui era indirizzato il messaggio, per combattere la mafia è morto. C’è gente che ha costruito fior di carriere perché si è sempre dichiarata contro le mafie, ma l’antimafia non si dice: si fa.
Gli antimafiosi veri in questo paese di solito li ammazzano, non gli mettono in mano il potere.

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L’ultima intervista a Pippo Fava, ammazzato dalla mafia a Catania il 5 gennaio 1984

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Non c’è un modo per dare una notizia: c’è la notizia,  se c’è il giornale e i giornalisti la divulgano.

Anche basta con questa storia dell’opportunità di pubblicare o meno che ha avuto il suo apice con berlusconi e quelle che erano tutt’altro che faccende sue private.
Quello che emerge dalle intercettazioni in cui sono coinvolti i politici dovrebbe interessare sempre, non per voyeurismo ma perché quei politici sono scelti dalla gente che [forse] se fosse più informata su chi sono le persone che manda al comune e in parlamento le sceglierebbe con più attenzione.
Dover rispiegare ogni volta e ancora l’importanza di conoscere il politico in tutte le sue dimensioni, anche quelle private, anche quando sono “penalmente irrilevanti” ma che danno comunque la misura della moralità e dell’etica della persona che si occupa delle cose di tutti è diventato nauseante.

I cattivi maestri ci vogliono convincere che l’intercettazione deve rimanere segreta, non essere diffusa quando i suoi contenuti non hanno niente di penalmente rilevante: la solita stucchevole tiritera che viene ripetuta ogni volta che qualcuno svela cosa c’è nel backstage della politica, una cosa normalissima che succede in tutti i paesi più civili del nostro.
Quelli buoni, invece, pensano che i cittadini abbiano il diritto di sapere chi sono, cosa fanno, cosa dicono e come si comportano SEMPRE i “signori” della stanza dei bottoni visto che sono quelli a cui si affida non solo la gestione del paese ma anche quella delle nostre vite che possono stravolgere a immagine e somiglianza: le loro, il che è tutto dire.
Ad esempio io a Renzi non avrei affidato nemmeno la gabbia dei criceti se ne avessi avuta una, mentre il 40,8% della metà degli italiani ha pensato che lui fosse la persona più giusta e più adatta per mettersi alla consolle di questo sciagurato paese il cui destino non viene deciso da istituzioni responsabili, da una politica che ha a cuore il bene collettivo ma viene manipolato da qualche gruppetto di amichetti di sontuose merende i cui interessi sono sempre altrove dai nostri.

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Leggendo certi commenti sembra che la procura abbia smentito che esista la telefonata fra ‪Crocetta‬ e Tutino: nient’affatto, la procura ha solo detto che non è stata trascritta negli atti, che è ben diverso dal negarne l’esistenza come piacerebbe a qualcuno di quelli che “il direttore de L’Espresso si deve dimettere”.
Se in questo paese molti tendono a fidarsi più di qualche giornale e di alcuni giornalisti che di una procura qualche ragione ci sarà.

Le intercettazioni servono non solo a farci capire chi sono le persone che esercitano l’autorità politica ma anche da che tipo di gente si fanno frequentare; ‘sti cazzi del penalmente irrilevante, la balla dietro alla quale si vuole nascondere il letamaio in cui galleggia la politica che conta che raccontano e se la raccontano anche quelli che sono nella nostra stessa barca  ai quali evidentemente va bene questo andazzo. Consideriamo che ad una ventina di milioni di italiani questo sistema è andato benissimo e per mantenerlo sarebbero e sono disposti anche a votare degli irriducibili bugiardi e disonesti. Lo hanno fatto, lo continuano a fare.
Ma nel paese normale, civile e democratico davvero i cittadini hanno il diritto di sapere chi sono, chi frequentano, come si comportano in certe situazioni i politici che li governano [parlando con pardon].
Questo sarà un paese diverso il giorno in cui gli elettori potranno scegliere di non votare il politico solo perché si mette le dita nel naso, altroché le balle della Boschi. 

Ma per fortuna come diceva Ennio Flaiano la situazione politica in Italia “è grave ma non seria”. 

C’è sempre quel nonsocché di grottesco, ridicolo che aiuta a metabolizzare anche le schifezze più allucinanti.
Ad esempio il garantismo à la carte del pd secondo il quale “nessuno è colpevole fino al terzo grado” ma  nel caso di berlusconi si può anche sorvolare su una sentenza definitiva facendolo addirittura accomodare al tavolo della trattativa nazarena, però Crocetta si deve dimettere per una faccenda ancora tutta da chiarire.
Poi quel “metodo Boffo” stracitato ad cazzum ignorando che il metodo Boffo è quello orchestrato ai danni di qualcuno che viene screditato con la diffusione di menzogne come fu proprio per Dino Boffo o per delle idiozie di nessuna rilevanza non solo penale ma anche sociale come il colore dei calzini del giudice Mesiano, le foto di Vendola ragazzo nudo su una spiaggia nudisti, la Boccassini che in gioventù flirtava con un comunista, come se questi fossero dettagli determinanti a definire la serietà di persone che hanno avuto poi responsabilità pubbliche e politiche.
La facilità con la quale in questo paese tanta gente riesce ad introiettare il linguaggio usato dai politici quando devono difendersi da qualche accusa, fosse anche un’amicizia con persone discutibili è uno dei motivi per cui qui un “caso Watergate” non sarebbe mai potuto accadere e non potrebbe accadere.
La mentalità provinciale tipica di tanti italiani che di fronte a cose più grandi di loro anziché sforzarsi di comprenderle le temono, condannano chi le porta alla luce, avrebbe messo in croce anche Carl Bernstein e Bob Woodward, i due giganti del giornalismo d’inchiesta che inchiodarono Nixon – senza preoccuparsi di urtare la sensibilità di qualcuno – costringendolo alle dimissioni.

Tu scendi dalle stelle

Comunque non è vero che stanno portando via il Pd dalla sinistra. La sinistra potrà vederlo tutti i mercoledì pomeriggio e a week end alterni, più sei giorni a Natale.

[Alessandro Gilioli]

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Su Facebook qualcuno mi ha dato della reazionaria, anticomunista e pure quella che ha “berlusconi nel cuore”: ‘sti cazzi! solo per aver scritto che non capisco perché la critica e il giudizio verso il modus operandi della politica debba trasformarsi nella critica e nel giudizio su Crocetta?

Oppure perché penso che non ci sia niente da festeggiare in un paese dove  la politica si trasforma  sistematicamente e puntualmente ad ogni tornata elettorale in associazione fra opposte fazioni?

Meglio essere reazionari ma vivi che adagiarsi su questo sistema che viaggia sull’onda del meno peggio e del “nulla cambi affinché nulla cambi.”

Se imparassimo a ragionare con la nostra testa e non con quella dei segretari di partito o di giornalisti ai quali piace tanto mettersi in cattedra forse ci sarebbe più obiettività nei ragionamenti. Se il fine comune, l’obiettivo è di migliorarlo davvero questo paese.

C’è chi ha dato la vita per consentirci di poter votare, quindi, SCEGLIERE, e quando lo ha fatto non pensava, evidentemente che un giorno lo scettro del comando potesse andare a finire nelle mani dei banchieri non certo per volontà del popolo.

Di contro c’è anche chi ha perso la vita per liberare questo paese dalla mafia, ma i partiti di mafia oggi sono ancora in parlamento e dettano l’agenda politica.

Partiti fatti di gente che pensa, ne è convinta, anzi, che il politico traditore, ladro, corruttore, mafioso per conto suo e per conto terzi  non deve essere cacciato dall’agone ma addirittura salvato per mezzo dei suggerimenti di coscienze.

Questo è sempre il paese dove si commemorano Falcone e Borsellino ma poi si salva cosentino.

E la sinistra, o quel che ne resta, con questa gente qui ci fa lingua in bocca.

E per me è un dovere morale sottolineare questa cosa.

Con buona pace dei professorini che si esprimono da pubbliche ribalte.

Sono indecisa fra le facce toste, quelle di bronzo o quelle miseramente e normalmente come il culo. Certo è che dichiararsi sorpresi dell’exploit, fare finta solo adesso del disastro in cui versano i partiti “tradizionali”, quelli che tanto piacciono a Napolitano che sicuramente starà febbrilmente preparando un altro comunicato da minculpop circa i pericoli del populismo [presidente: si chiama POPOLO: le decisioni di un popolo quando avvengono per mezzo di espressioni democratiche e non con la presa dei palazzi del potere si chiamano VOLONTA’, non populismi] significa non aver capito nulla del sentire attuale della maggioranza degli italiani. L’astensionismo non è mai una buona cosa, però c’è anche da dire che quando vengono sottratti tutti i sistemi democratici per dire “no” la gente alla fine pensa di non avere più il dovere di sostenere la politica. E questo è quello che sta succedendo. Quando un popolo s’indigna giustamente con una politica che ruba, spreca, è al centro di ogni malaffare e un presidente della repubblica dice che no, che bisogna sostenerla quella politica la gente non capisce. Il voto serve a qualcosa se c’è qualcuno che lo merita.
Se invece il trend è quello del meno peggio, poi del meno peggio del meno peggio, e via all’infinito, arriva un giorno in cui non voto ed è un mio diritto, così come è mio diritto lamentarmi di non avere avuto una possibilità di scelta accettabile.

E questi sono i risultati. Grillo non è un prodotto dell’antipolitica ma della malapolitica.

Dichiararsi sorpresi poi mentre una nullità come pierferdy si permette di dettare l’agenda circa le prossime elezioni nazionali della serie “noi sì ma Vendola no” [insieme al pd] se non fosse una cosa molto seria di cui se fossi un’elettrice del pd mi preoccuperei molto farebbe anche ridere.
Crocetta è potuto diventare presidente di regione grazie al sostegno dello stesso partito di totò vasa vasa, al momento occupato a scontare una manciata di anni di galera per concorso con la mafia ma questo pare che sia un dettaglio insignificante, c’è chi canta vittoria e chi la consegna perfino alla sinistra. Per vincere contro l’armata brancaleone di un pdl ridotto così male serviva l’alleanza con l’udc e il benestare di casini, amico PERSONALE di vasa vasa?
Grillo e i suoi attivisti hanno avuto ed hanno il merito di farci vedere nei fatti e non nelle ipotesi la vera natura della nostra bella politica tradizionale, quella che senza inciuci con le mani sotto ai tavoli che, se questo fosse un paese normale dove i cittadini capiscono che non è mai una bella cosa quando destra e sinistra vanno d’accordo ma che la normalità democratica è l’esatto contrario, sarebbe sparita grazie alla consapevolezza dei cittadini non certo per merito di un signore che faceva tutt’altro nella sua vita ma che un bel mattino ha capito che la politica di un paese non può viaggiare grazie a inciuci e accordi fatti al solo scopo di mantenersi il posto e la poltrona.
Grillo non fa politica ma solo confusione populista? può darsi, ma se fare politica significa accettare di mettersi sotto lo stesso ombrello del partito dei più mafiosi d’Italia, degli amici di mannino, cuffaro e andreotti, se questa è tutta la rivoluzione che sa fare un partito di centrosinistra tutti i grandi soloni distribuiti fra politica e opinionismo illustre ci facessero almeno la cortesia di non “blaterare” di populismi poi, quando la gente sceglie di non sostenere la politica e i partiti.
Sorpasso in retromarcia
Marco Travaglio, 30 ottobre
Chissà se stavolta Napolitano, magari cambiando apparecchio acustico, ha sentito il boom di Cinquestelle in Sicilia. Sicuramente l’han sentito il Pd e i resti del Pdl, letteralmente asfaltati da Grillo con una nuotata e un paio di settimane di comizi. Quel gran genio di Lupi si dice “sorpreso” per il risultato siciliano: una sorpresona. Bersani, lo stesso che un mese fa strillava all'”antipolitica” dei “fascisti del web”, ora si accorge che “Grillo c’è, e in modo serio”. Purtroppo per lui, M5S c’è e in modo serio (il che non vuol dire sempre condivisibile) da almeno cinque anni. Non è antipolitica, è politica: senza i “grillini”, in Sicilia non avrebbe votato poco meno della metà dei siciliani, ma poco più di un terzo. Da oggi in Sicilia e da domani in Italia, M5S costringerà i partiti di destra, di centro e di sinistra, se vogliono governare, ad ammucchiate sempre più inguardabili e innaturali. Solo un partito in estinzione come il Pdl può attribuire il disastro, nell’isola del 61-0 del 2001, alle ultime mattane del Cainano dal bunker (uguali a quelle dell’ultimo ventennio), o viceversa ad Alfano (che non è mai esistito). E solo un simpatico guascone come Crocetta e un povero illuso come Bersani possono usare aggettivi come “storico” e “rivoluzionario” per definire il risultato del duo Pd-Udc. Che, in realtà, è il classico sorpasso in retromarcia: contro un Pdl fermo in panne, bastava una lumaca per superarlo. Nel 2008 il centrodestra di Lombardo si pappava la Sicilia col 65%. Oggi Crocetta diventa governatore col 31%: la stessa percentuale che quattro anni fa portò la Finocchiaro a perdere rovinosamente contro Lombardo. Senza contare che i voti sono molti di meno, visto che allora votò il 66% e domenica ha votato il 47% degli aventi diritto (e nel 53% dei non votanti ci sono anche i voti della mafia, che si astiene e sta a guardare in attesa di una nuova trattativa). Se poi si guarda dentro le coalizioni, si scopre che non crolla solo il Pdl, che nel 2008 riscosse il 33,5% e ora latita al 12. Ma precipita anche il Pd, sceso in quattro anni dal 22 (Pd+lista civica Finocchiaro) al 13,5. E calano anche l’Udc (dal 12,5 al 10,6) e Sel(dal 4,9 di Rita Borsellino al 3 di Fava, il candidato migliore, escluso per un pasticcio burocratico). Solo l’Idv, paradossalmente, raddoppia i consensi, dall’1,8 al 3,5: ma è una magra consolazione, visto che lo sbarramento per accedere all’Assemblea siciliana è al 5. Dunque di “storico” nel voto siciliano c’è soltanto il tracollo dei partiti, tutti i partiti: cioè dei responsabili del disastro dell’isola, governata nell’ultimo ventennio prima dal centrodestra e poi dall’inciucio Micciché-Pd-Fli-Udc, dunque tecnicamente fallita. E ora i padri di quel disastro incalcolabile torneranno al potere, nascosti dietro la faccia pulita e antimafia, ma spregiudicata di Crocetta, che non ha esitato ad allearsi con gli amici di Cuffaro e ora, per governare, dovrà chiedere il permesso o a Micciché (l’amico di Dell’Utri e Lombardo) o a Musumeci (il nerissimo amico di B.), visto che M5S non appoggia nessuno. Né sottobanco né sopra. Una riedizione riveduta e corretta dell’inciucio lombardiano. Siccome la linea della palma tende a salire e la Sicilia anticipa sempre quel che avviene nel resto del Paese, questo è l’antipasto della grande abbuffata che si prepara a Roma. Se il Pd pensa di vincere le prossime elezioni con la cosiddetta “alleanza fra progressisti e moderati”, s’illude. A Roma come a Palermo, per sopravvivere, i partiti dovranno mettersi tutti insieme, col bis dell’ammucchiata che ora sostiene Monti. Mandando all’opposizione non solo Grillo e Di Pietro, ma anche la maggioranza degli italiani.

I valori dell’Italia

 

Trattativa Stato-mafia, le Agende Rosse
organizzano il sit-in a sostegno dei pm

L’Italia degli onesti oggi è colorata di Rosso.
Solidarietà INCONDIZIONATA ai Magistrati siciliani.

Report, inchiesta su denaro
e rimborsi dell’Italia dei Valori

Regionali Sicilia, vince l’astensione
Meno di un elettore su
due alle urne

Sicilia come altrove, continuano a dire che sta vincendo il partito del non voto, certo che finché dei non partiti presentano dei non candidati, spesso anche non candidabili non vedo di che si meravigliano. [Enrico Bertolino]

In Sicilia ha votato meno di un elettore su due. Il primo che strilla «abbiamo vinto» è un idiota. Quando vota meno di metà delle persone, hanno perso tutti. Abbiamo perso tutti. E vuol dire che la democrazia – la politica – è tutta da rifare. [Alessandro Gilioli]

Visto che nemmeno i paladini della legalità riescono a non cadere nella tentazione di comportarsi poi come un bossi qualunque piazzando mogli e figli un po’ ovunque in ambiti politici, ci vorrebbe una legge seria, severa e rigorosa che, sono sicura, ai politici onesti non dispiacerà: vietiamo che i politici possano avere componenti delle loro famiglie negli ambiti politici di ogni ordine grado; facciamo che un privilegio a nucleo familiare specialmente di questi tempi è già abbastanza, diamo la possibilità anche ad altra gente di dimostrare che è brava, competente, preparata, non sempre e solo alla moglie al marito, alla figlia, al figlio di…[e qua mi taccio] eccetera.

Non serve che un comportamento sia illegale quando si fa politica, basta anche che sia eticamente scorretto per farsi un’idea di chi ha come ambizione quella di amministrare le cose dei tutti, dei noi.
E a questo punto direi anche basta anche con la storiella che senza soldi non si fa politica: questi ultimi vent’anni – soprattutto –  hanno dimostrato che molti, troppi, hanno intrapreso carriere politiche proprio e solo per accumulare soldi, quindi, i nuovi, quelli che vogliono fare pulizia, quelli che rottamano e formattano si attivassero per farsi restituire il maltolto dai ladri di stato passati e recenti, invece di ingraziarsi banchieri e finanzieri.
La politica italiana ormai è diventata un circolo vizioso composto da viziati quando non addirittura da disonesti “naturalmente” che non possono fare a meno di allungare le mani laddove non dovrebbero.
Prendiamo atto di questo invece di vaneggiare su demagogie, antipolitica e populismi.

Non esiste l’antipolitica, è  semplicemente pietoso il tentativo di instillare sensi di colpa in quella gente che rifiuta l’idea di farsi amministrare e governare da delinquenti matricolati.
Non c’è un solo partito dove non sia stato scoperto qualcuno a fare quello che non si fa, e per questi  ladri di stato non serve la galera, bisogna condannarli alla vita, quella che sono costrette a fare grazie alla loro avidità insana, milioni di persone ogni giorno.

Questo paese si potrebbe recuperare in mezz’ora, se solo ci fosse la volontà di farlo. Ma non c’è, non ce l’ha nessuno.
In ogni caso dopo OGNI puntata di Report  viene voglia di bestemmiare allegramente gli dèi  per il solo fatto di essere nati in questo paese sciagurato.

Ci si può rendere conto di quanto questo sia un paese malato, l’Italia è un malato ormai in fase terminale, altro che ripresa.

Mettere fine al peggio (reality show)

Non ho trovato nella storia dei paesi più retrogradi e meno democratici del mondo, alcuna analogia con l’Italia che è andata in scena  quasi a reti unificate, nelle tv italiane, e con dirette streaming sui maggiori quotidiani nazionali. Non vi è mai stato dittatore, governo, paese al mondo che abbia avuto il coraggio di offrire uno spettacolo di incivile scempio, quanto quello offerto da quel tizio senza vergogna e senza morale a cui per decenni qualche milione di cerebrolesi hanno affidato le redini della vita di ognuno di noi.

Uno scempio nello scempio, non solo per la gravità dei discorsi da psicolabile fatti con l’alterigia che solo un malato mentale, ossesso dalla sua megalomania, avrebbe potuto fare, ma soprattutto per l’imponenza dell’insulto che ogni cittadino italiano avrebbe dovuto sentire, di fronte a tale aberrazione.

Ogni affermazione potrebbe essere facilmente smontata, persino da chi nella testa non ha che un criceto intento a girar nella ruota, quel che invece non trova soluzione nella mente di chi ancora pensa e ragiona è la gravità del gesto in sé.

Un condannato per un reato grave come quello di frode fiscale, che anziché continuare a pagare i suoi onorevoli avvocati, si presenta in televisione a ristabilire il concetto che lui è dio, intoccabile, indiscutibile, il padrone di tutte le cose, anche della legge. Più padrone ancora di quelle che non ha fatto in tempo a demolire. Arrogante al punto di promettere, addirittura, di smantellare il sistema giudiziario italiano, in nome di quella vendetta che mai una volta ha avuto il coraggio di rivendicare.

Un pusillanime, un delinquente, un megalomane, un criminale senza più alcun potere politico, essendo ormai solo un signor nessuno come quella migliaia che continuano solo a conservare un posto nell’azienda del Parlamento italiano, svilito del suo alto significato democratico, proprio da questo pazzo esaltato, che ha fatto sì che ciò che restava della nostra democrazia, finisse in mano al sistema mafioso e fallimentare che tutti, ormai conosciamo, e che colpevolmente tolleriamo.

Quanto trasmesso al mondo ieri, da questa povera Italia, è stato mortificante per la dignità di ogni cittadino senziente e responsabile. Un gesto di vituperio nei confronti di tutti coloro i quali continuano, nonostante le mille difficoltà, a vivere senza delinquere, a pagare a testa china ciò che allo stato è dovuto, anche grazie alle ruberie piratesche di questo tizio imbalsamato, dispotico e incivile. Un oltraggio verso tutti coloro che per colpa dello scempio economico, sociale e culturale, hanno sacrificato – a questo stato – persino le vite di qualche caro. I morti per inquinamento, i morti per fame, i morti per disperazione, i morti per le stragi sul lavoro, i morti per le scuole che crollano, i morti per la terra che frana violentata dal cemento. Tutte morti per le quali nessuno di loro – onorevoli criminali – pagherà mai, ovviamente.

Non ci sta, il tizio, ad essere trattato come un cittadino comune che ha delitto. Non ci sta ad essere uguale a chiunque almeno davanti alla legge – che purtroppo nemmeno in dio io so sperare – non ci sta e lo sbraita con la sua orribile malattia.

Se la legge fosse fino in fondo uguale per tutti assisteremo anche alla conferenza stampa di Salvatore Parolisi, che minaccia i giudici per averlo condannato all’ergastolo per aver ucciso sua moglie?

Forse no, ma temo che quella  non sia stata altro che la prima puntata di un nuovo orribile reality show. La seconda? Quando lo condanneranno a due anni per essere un vecchio debosciato, erotomane e bavoso.

Spegnete la tv ogni volta che appare. Credo che un pazzo così lo si possa ammazzare solo con l’ostentazione del senso di vomito che dà.

Rita Pani (APOLIDE)

Tutti al mare

Polemica su atto di forza Schifani: polizia chiarisca

Tanto per chiarire, visto che si è già messa in moto la macchina delle “poche mele marce” e delle “schegge impazzite” come succede ogni volta che la polizia e le forze dell’ordine come dire? esagerano nell’esercitare il potere che lo stato consente loro di poter esercitare. Noi cittadini siamo inermi di fronte al potere, e dunque potrebbe essere anche consentito generalizzare visto che gli episodi di “esagerazione” hanno raggiunto un livello di guardia preoccupante. Io però non lo voglio fare, ma pretendo da chi ha ribalte in grado di veicolare un messaggio che quel messaggio sia giusto, che non tendesse a divagare, che non si minimizzasse ancora una volta una vicenda che come tante altre volte è capitato ci farà fare la solita figura di merda a livello internazionale. Tutto questo perché questo paese è mal gestito, condotto da persone irresponsabili che, nemmeno dopo i fatti di Genova hanno pensato che fosse opportuno dare una stretta all’esuberanza di chi per ruolo e istituzione è chiamato a tutelare e proteggere i cittadini, non dunque ad aggredirli, pestarli, ammazzarli. Io non voglio vivere in un paese dove diventa un rischio essere fermati anche per una semplice infrazione stradale ché non si sa mai in quel momento fossero di turno le mele marce o le schegge impazzite.

Un capo della polizia che guadagna più del presidente degli stati uniti dovrebbe andarci di persona a chiedere chiarimenti (chiarimenti de che? cominciamo a prenderli a calci in culo e mandarli via prima che sia tardi questi funzionari di stato così solerti e ligi al dovere, quelli che si riparano dietro “io sono” e che non badano troppo alla forma quanto alla sostanza delle cose che sono chiamati a fare, esiste qualcosa che si chiama deontologia professionale, e non è detto che se quello che ordina è un pazzo scriteriato si debba fare proprio tutto di quello che chiede), non farselo dire da schifani.

Una delle tante espressioni dell’italica civiltà.

Vantiamocene, magari ogni volta che pensiamo che la talebania sia un altro mondo dal nostro. Li abituano presto, cosicché possano crescere repressi e felici. Ma molto educati. Perché la legge decide che deve essere così. La giustizia poi, è un’altra cosa, ma impareranno presto pure questo.  La vicenda di questo bambino mi ha rovinato la giornata. Provo schifo per due genitori che hanno lasciato dirimere le loro questioni personali alle forze dell’ordine perché incapaci di farlo diversamente.
Ma provo schifo anche  per le cosiddette istituzioni che pensano che tutto si possa risolvere con atti violenti. E per uno stato che non fa nulla per impedirlo ma, al contrario, non si prende mai la responsabilità delle conseguenze di quelle violenze. 
Di questa escalation di inciviltà applicata alle azioni, alle botte, ai pestaggi, alle sentenze che poi giudicano meno grave un morto ammazzato di una vetrina sfasciata non parla mai nessuno. Nessun monito dall’alto, nessuna indignazione da parte della politica sempre troppo presa dal salvataggio di se stessa. E oggi sì, al contrario di tante altre volte in cui avrei preferito che si vergognassero altri, quelli che permettono anche queste porcherie, mi vergogno anch’io di essere nata in questo paese che non sa e non vuole diventare civile.  Perché non vanno a prendere formigoni così? col cazzo che qualcuno lo va a trascinare via dalla poltrona, sarebbe un gesto antidemocratico e fascista, invece un bambino trattato così è solo puro esercizio della democrazia nell’assoluto rispetto della legge.

Il tribunale aveva deciso che la patria potestà dovesse andare solo al padre del piccolo. Così gli agenti sono andati a prenderlo all’entrata di scuola, alle otto di mattina, per portarlo via dalla madre. Il bambino non voleva andare con loro, e così è stato trascinato nell’auto a forza. Ma una parente del bambino ha ripreso la scena del “prelevamento” e ha girato il video a Chi l’ha visto, che l’ha trasmesso. Nel filmato si vede una donna che corre verso un gruppo di persone e comincia ad urlare, poi il ragazzino sollevato a forza e portato per alcuni metri verso un’auto dove poi è stato caricato.Per tutto il tragitto, il piccolo tenta di divincolarsi dalla stretta di un uomo che lo tiene per le spalle e di un altro che gli stringe le caviglie.

Grazie a http://www.cadoinpiedi.it

Sottotitolo:  Moody’s declassa la fiat, così marchionne impara, e invece di limitarsi a sciacquare la bocca come gli ha consigliato [giustamente] Renzi  dopo la sua dichiarazione su Firenze “città piccola e povera” si fa una doccia, la barba e impara a cambiarsi d’abito tutti i giorni.

Non ho votato per il movimento di Grillo, sono mesi che lo scrivo ovunque, a chi mi chiede di che partito sono non so più rispondere, dico di essere una semplice osservatrice della società, ecco perché questo squadrismo istituzionale/mediatico verso di lui non lo sopporto. 
Questa missione di cui si è autoinvestita certa stampa e cioè criticare tutto di lui e molto poco di altri, spesso niente anche dove da criticare ce ne sarebbe eccome, perfino qualcosa che si dovrebbe guardare con simpatia tipo la sua avventura di ieri trovo che sia ingiusta e inutilmente maligna, qualcosa che produce esattamente il contrario di quel che vorrebbero in molti e cioè escludere il movimento, togliergli la possibilità di potersi proporre nella politica, dunque impedire alla democrazia di svolgersi.

Non si tratta di fare il tifo ma di ribellarsi all’idea che verso Grillo si attui la tecnica fascista del tutti contro uno, in special modo quando i tutti hanno ben altri mezzi e strumenti per farsi ascoltare. 
Grillo ce li ha tutti contro, a partire dal bravo Napolitano che il 25 aprile invece di parlare di cose importanti ha scagliato la sua personalissima fatwa contro lui e i suoi presunti populismi e qualunquismi.
La sua demagogia.
E non ha più smesso, mentre in Italia succede di tutto Napolitano è sempre lì a ricordarci i pericoli dei populismi.
Come se quelli della politica cosiddetta tradizionale che lui invece difende a spada tratta, quelli che leggiamo tutti i giorni sui giornali nelle cronache giudiziarie e che vanno ad arricchire i mattinali delle questure di tutta Italia   fossero meno nocivi.
O come se promuovere e incentivare governi fatti di gente non scelta e voluta dai cittadini   fosse la più democratica delle azioni.
In questo paese sono più di quindici anni che la democrazia viene violata da invisibili colpi di stato che la gente non vede perché non c’è stato bisogno nemmeno dei carri armati nelle piazze, eppure il pericolo per tutti ora è Grillo.
Come mai Napolitano non parla di formigoni, di quello che sta succedendo nella regione Lombardia? così, giusto per fare una cosa nuova, e forse più utile della difesa sperticata della “politica” ma più che altro dei partiti.
Eppure di cose da dire ce ne sarebbero.
Una campagna denigratoria così violenta non era mai stata fatta in precedenza per nessuno: non per berlusconi né per i razzisti della lega considerati per molto tempo solo un gruppetto di gente sì un po’ volgare, cialtrona,  ma che in definitiva si limitava a fare del folklore.   La stessa cosa succederà con Renzi, basteranno altre due parole di d’alema per convincere la gente a fare il contrario di quel che dice lo skipper prestato alla politica solo una trentina d’anni fa. Troppa gente non ha ancora capito come si fa politica, critica tanto il berlusconismo e poi si comporta come e peggio di berlusconi ventilando addirittura l’ipotesi di nuove dittature.
Se non fosse vero ci si potrebbe anche schiantare dalle risate.
Io non ho paura di Grillo, ne ho molta di più di gente come d’alema per esempio, uno che si sente indispensabile tanto da decidere di immolarsi per la giusta causa [la sua] malgrado la storia di questo paese degli ultimi vent’anni ci abbia detto proprio il contrario.
Grillo si può criticare, si deve criticare, facciamolo però sulle cose serie, non sulle ipotesi o su una cosa simpatica come quella di ieri che io non farei nemmeno se mi pagassero.
Nuoto a rendere
Marco Travaglio, 11 ottobre
In attesa di un monito del Quirinale contro la traversata dello Stretto di Messina a nuoto da parte di Grillo, fomentatrice di qualunquismo e antipolitica a causa dell’allusione subliminale a un Paese che fatica a stare a galla, ma soprattutto per via dei rimandi a precedenti infausti come le nuotate di Mussolini, Mao, Le Pen e Putin, giunge molto opportuno il titolo di Repubblica.it: “Grillo è approdato a Messina: ‘Vittoria’. Ma è già polemica sulla traversata”. Ora si attendono le traversate degli altri leader politici e non, che giustamente riceveranno ben altra accoglienza per il loro alto valore patriottico e riformista. Mario Monti solcherà sobriamente la piscina attigua alla Bocconi indossando il sobrio slippino color verde-loden, seguito a breve distanza da Corrado Passera aggrappato al tavolo della crescita. Vivo plauso della stampa tutta per l’ennesimo miracolo di SuperMario. Silvio Berlusconi camminerà sulle acque del laghetto di Milano2 con i cigni numerati, a bordo di un galleggiante più che sicuro, Giuliano Ferrara; per l’occasione i maestri truccatori di Arcore sperimenteranno un toupet, un fard e un cerone a tenuta idrica; il Cavaliere indosserà le tradizionali pinne col rialzo e nuoterà in stile “dorso”, in linea — spiega il portavoce Bonaiuti — “con il passo indietro necessario a unire i moderati”. Prevista anche la presenza di Nicole Minetti nella parte della boa, anzi delle boe. Vivo compiacimento dall’intero centrodestra, a parte Alfano che era già pronto a una nuotata, ovviamente in stile rana. Roberto Formigoni organizzerà una sua personale traversata ai Caraibi, sempreché Piero Daccò riesca a far partire il bonifico dal carcere. Nel centrosinistra si attende l’esito delle primarie per conoscere il nome del protagonista della traversata democratica: Pier Luigi Bersani vorrebbe tuffarsi in una pozzanghera della natia Bettola (Piacenza); Nichi Vendola preferirebbe invece le salubri acque delle vasche di raffreddamento dell’Ilva di Taranto; Matteo Renzi deve ancora chiedere a Giorgio Gori, poi farà sapere. Restano da concordare le regole sull’obbligo di pre-iscrizione al Pd per eventuali pesci, rane, girini, rospi, plancton presenti all’evento. Viva soddisfazione ha espresso Rosy Bindi, mentre Veltroni tace e D’Alema fa sapere che solo lui sa nuotare e tutti gli altri, chiunque vinca, affogano. Pier Ferdinando Casini comunica che una sua traversata, in questa delicata fase politica, potrebbe pregiudicare il Monti-bis, quindi passa. Luca Cordero di Montezemolo vorrebbe traversare anche lui qualche specchio d’acqua, ma appare incerto su quale e intanto si contenta dello specchio. Oscar Giannino, per i Traversatori Liberaldemocratici, sfoggerà un costume intero ascellare color fucsia-verde pisello col papillon giallo e pochette rosa shocking. Anche Alessandro Sallusti farà la sua traversata dalla spiaggia viareggina del Twiga verso una località sconosciuta, ma priva di estradizione, affiancato da un canotto o in alternativa dalla Santanchè. Totò Cuffaro e Franco Fiorito han chiesto alle autorità penitenziarie di poter attraversare anche loro qualcosa di liquido a nuoto, ma poi hanno rinunciato per via dei rischi dovuti alla palla al piede. Alla fine anche Napolitano attraverserà a nuoto lo stagno di Castelporziano, amorevolmente assistito da donna Clio che ne seguirà l’impresa a bordo di un pedalò capitanato da Nicola Mancino munito di telefono subacqueo non intercettabile. Al termine il Capo dello Stato lancerà un monito per una balneazione condivisa. 

A riva troverà ad attenderlo Eugenio Scalfari in compagnia del cinghialotto e dell’upupa, da cui ormai è inseparabile.
Vivo apprezzamento dalle massime cariche civili, militari e religiose.