Diaz, Cassazione: «discredito sull’Italia agli occhi del mondo intero»

Sottotitolo:  Non solo l’IDV, ma anche i garantisti radicali.

Da Repubblica del 30 ottobre 2007:
La commissione Affari Costituzionali della Camera boccia la
proposta di legge per istituire una commissione di inchiesta sul G8 di Genova con i voti della Cdl e di Di Pietro e Mastella. Con 22 voti contrari e 22 voti favorevoli la commissione non è riuscita ad affidare il mandato al relatore a riferire in aula.
Il ministro Mastella cade dalle nuvole: “La commissione? Nel programma non l’ho vista”.[non c’era neanche l’indulto, nel programma: nota di R_L]

E Antonio Di Pietro aggiunge: “Volevano indagare solo sulla polizia…
A scatenare il putiferio in commissione Affari costituzionali sono stati il dipietrista Carlo Costantini che ha detto ‘no’ insieme all’unico deputato dell’Udeur, mentre l’altro esponente dell’Idv, il capogruppo alla Camera Massimo Donadi, non si è presentato. I due esponenti della Rosa nel Pugno, Cinzia Dato e Angelo Piazza, non hanno preso parte alle votazioni.

“L’irruzione nella scuola Diaz fu un puro esercizio di violenza da parte della polizia” [Rep.it]

Riepilogo, per non dimenticare:  a capo del governo c’era berlusconi, al ministero dell’interno scajola [forse già a sua insaputa], c’erano la russa, fini, il regista, e gasparri che invocavano punizioni esemplari, i mandanti sono sempre gli stessi, cambiano nome ma non ruolo; dalle stragi  neofasciste passando per le brigate rosse, al tentativo di golpe dei generali, servizi deviati al soldo del neofascismo e della mafia, la solita gente impunita fino ai giorni nostri.

La notte della Repubblica bis, targata berlusconi.

La verità politica nel merito del massacro del G8, di questo episodio disgustoso, degno dei peggiori regimi sudamericani di una volta, di quelli nazisti, inaccettabile per una società che vuole dirsi civile è che tutto sommato alle istituzioni repubblicane, democratiche, va bene che un ex capo della polizia, Gianni De Gennaro,  abbia un precedente grave e mai sanzionato come quello di aver comandato la polizia di stato anche quando bastonava e massacrava.
Per dispetto.
Così bene da averlo elevato di grado nominandolo nientemeno che sottosegretario alla sicurezza del governo.
Essere un funzionario di polizia in Italia è un privilegio, perché si può tranquillamente tradire lo stato [di diritto] che si rappresenta massacrando, ammazzando gente a calci e manganellate ed essere giudicati poi secondo la legge di uno stato di diritto come anche nel caso di Federico Aldrovandi.
Non finiremo mai di ringraziare mastella e l’indulto da lui voluto per fare un favore a berlusconi mentre era ministro col governo Prodi che non si oppose decretando di fatto la morte del suo governo, e anche chi in tutti questi anni si è opposto affinché non si istituisse il reato di tortura, visto che la prescrizione è scattata proprio sul reato di lesioni, ovvero di quei massacri giudicati da Amnesty International  LA PIU’ GRAVE VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI IN UNA DEMOCRAZIA DAL DOPOGUERRA IN POI.
Non avere una legge che punisca la tortura nel paese delle mele marce e delle schegge impazzite equivale ad autorizzare e incentivare azioni criminali di quella portata.
Questa sentenza per essere completa avrebbe dovuto punire anche i mandanti; la responsabilità politica dei massacri c’è e ci sono anche i nomi e i cognomi dei registi; uno su tutti gianfranco fini, lo stesso fini che qualche mese fa si indignò perché un onorevole dell’IDV aveva pronunciato la parola “coglioni” in parlamento.
Manco avesse detto che la legge è uguale per tutti.
E Napolitano, il presidente di tutti [?], come di solito fa quando invece ci sarebbe molto da dire, tace.

Italia, stato canaglia

Ultim’ora: La Cassazione: “Scuola Diaz, massacro ingiustificabile”

Durissime le motivazioni della sentenza che ha portato alla condanna di 25 poliziotti e ha portato alla rimozione di diversi alti gradi del Viminale. “Odioso il comportamento dei vertici”, che al G8 di Genova del 2001 avallarono un blitz deciso solo “per riscattare l’immagine della polizia”.

Per
tutti quelli che Amnesty esagerava quando ha definito il g8 di Genova
“la più grave sospensione dei diritti democratici di un paese dal
dopoguerra in poi”: vi auguro cordialmente  di incontrare in un giorno qualunque della vostra vita  qualche mela
marcia, qualche scheggia impazzita, così, giusto per provare sulla
vostra pelle l’effetto che fa. Sempreché ve lo facciano raccontare,
dopo.

Sottotitolo:  Se ripenso che molti di noi [populistiqualunquistigiustizialisti] quando scrivevamo e dicevamo già una decina d’anni fa che l’Italia si stava trasformando in un regimetto, in un feudo comandato da signorotti arricchiti sulle spalle altrui, le nostre, dove accadevano cose da basso impero [impuro] c’era chi se la rideva scettico, chi ci insultava nei forum ché noi eravamo i soliti comunisti pessimisti.

Ché non erano gli sprechi e le ruberie della politica il problema, qualcuno le chiamava piccole gocce nel mare, che la colpa è di Rizzo e Stella che hanno scoperchiato un orrendo vaso che contiene di tutto, e come c’insegna la dottoressa Cappellieri – di professione consigliera  in quel della regione Lazio con delega alla cultura,  tredicimila euro netti al mese – anche la merda,  considerati i fatti recentissimi  e non solo io direi soprattutto quella. [ Dopo De Romanis ecco la Cappellaro. Stavolta protagonista della festa e’ la merda]

Oggi che perfino le elezioni sono diventate un optional di cui si può anche fare a meno, ecchéssarà mai se al popolo [sovrano eh?] viene impedito di potersi andare a scegliere il prossimo farabutto che si dovrà occupare di come trovare un sistema nuovo per fregarci chissà se c’è gente che ancora se la ride e se le verrebbe ancora voglia di insultare chi aveva aperto gli occhi in tempi molto meno sospetti di questo.
Ma l’emergenza è l’emergenza, ci mancherebbe, c’è da tenere a bada lo spread, il rischio planetario del nuovo millennio, peggio dell’atomica sganciata su Hiroshima.
Metti che a uno venisse in mente di premere un bottone poi son cazzi.

LEGGE ANTICORRUZIONE, LA VOTERANNO CENTO INDAGATI (DI MARCO TRAVAGLIO). ECCO CHI SONO (LEGGI)

In parlamento si sta discutendo il decreto legge anticorruzione, una legge che l’Europa chiede all’Italia solo da tredici anni,  e alla cui realizzazione hanno contribuito fra gli altri 100 parlamentari tra condannati e indagati anche per corruzione.

Nel ddl anticorruzione potrebbe essere introdotta la norma “salva ruby [ma più che altro salvasilvio]” con un emendamento che modificherebbe il reato di concussione.
Sarebbe l’ultima, ma solo in ordine di tempo, delle leggi ad personam  partorite da una politica inqualificabile per consentire a berlusconi di salvarsi dal processo. Un’altra volta.

Siccome è facile prevedere che berlusconi verrà accontentato anche questa volta perché quando si è fatto da parte per il bene del paese e cioè il suo non lo ha fatto gratis, spero almeno che l’Italia venga inserita al più presto fra gli stati canaglia. Anzi, mi chiedo come mai ancora non sia accaduto, per quale motivo l’Europa e la comunità internazionale non abbiano ancora sfiduciato l’Italia, cacciata  dal giro dei paesi che contano, quelli ai quali si può dare ancora credibilità.  Mi chiedo perché devono essere solo  le agenzie di rating a declassarci, a dire all’Italia che così non va bene e non i parlamenti di quei paesi dove la distinzione fra onesti e disonesti  non è ancora passata di moda né viene sacrificata per accontentare una persona sola.

Mi chiedo che ci stiamo a fare noi fra paesi più civili del nostro. Anzi, proprio fra i paesi civili e basta.

Piero Longo, avvocato, o per meglio dire uno degli avvocati a libro paga di berlusconi assunti in parlamento direttamente da berlusconi intervistato da Bernardo Iovene a Report  ha ragione quando dice che il parlamento deve essere la rappresentazione mediana del popolo e perché mai dunque dovrebbe essere migliore.
Perché la colpa è nostra, di noi cittadini che non ce la faremo mai ad essere peggiori almeno quanto loro, perché se lo fossimo stati ci saremmo liberati anche di gente come Longo da un bel po’.

Dopo ogni puntata di Report, se questo fosse un paese normale, dovrebbero arrestarne a manciate, delinquenti, mantenuti in parlamento con i nostri soldi, sacrifici, tasse, rinunce.  E invece non succede niente, a parte le solite querele dei farabutti alla Gabanelli.
 Disonesti che non provano nessun disagio nel dire che tutto va bene e che male c’è se a regolare la vita degli onesti devono essere anche quelli che onesti non sono, che non è giusto privare un cittadino della propria libertà per reati che negli States prevedono qualche decina d’anni di galera veri, non virtuali e nei paesi partner dell’Italia, quelli civili come la Cina addirittura la pena di morte, per dire.
Gentaglia che non esita a fare leggi che privano della libertà persone per il solo fatto di non essere nate qui ma che può decidere da se medesima se automandarsi in galera in presenza di reati gravi quali ad esempio l’associazione mafiosa, le truffe, la corruzione.
Non  è affatto vero che la classe politica rappresenta ed è l’espressione dei cittadini di un paese.
Sarebbe vero nel caso in cui fossero i cittadini a scegliersi i governanti ma questo a noi italiani non riguarda più da un pezzo: la classe politica è espressione di un paese quando quel paese è una vera democrazia compiuta in cui ai cittadini è permesso votare per chi vogliono, anche un delinquente se lo vogliono purché siano loro a decidere di voler essere guidati da un delinquente; non quindi un regime di oligarchia qual è il nostro dove un impostore abusivo assurto alla politica grazie al salto mortale con doppio avvitamento con cui si è praticamente ignorata la legge che lo impediva  è stata data la possibilità di portare in parlamento altri delinquenti.
Noi cittadini avevamo votato una legge elettorale ma poi è stata cambiata, avevamo votato contro i finanziamenti ai partiti ma ci hanno presi il culo continuando a rubare soldi dietro la scusa che la politica ha un costo [e infatti tutti abbiamo potuto constatare molto bene in che consiste il costo della politica e come vengono spesi bene i soldi scippati da stipendi da fame e pensioni miserabili].
Perciò cari giornalisti/opinionisti/soloni/micheliserra  fateci almeno la cortesia di non paragonarci più a quel centinaio e oltre di farabutti delinquenti che sono in parlamento e ai loro emuli distribuiti fra comuni,  province e regioni  grazie alle leggi che gli consentono di poterci stare perché sono essi stessi a realizzarle.
E fateci il favore di non dire mai più che “gli italiani hanno quello che si meritano”: a me questa frase dà fastidio proprio a livello epidermico, mi pizzica, mi irrita, mi brucia, perché io e tanta altra gente non ci siamo meritati proprio niente visto che niente abbiamo potuto decidere.
Dateci almeno la possibilità di prendere le distanze da gentaglia con cui io non andrei a prendere un caffè.
Italia o Spagna purché se magna
 Marco Travaglio, 2 ottobre
Da giorni, a Madrid, migliaia di persone manifestano davanti al Parlamento contro un governo che non sa far altro che tagliare sulla pelle dei lavoratori e degli onesti per salvare le banche. Eppure il governo Rajoy è stato appena eletto dagli spagnoli, mentre il nostro no, anzi si lavora per fotocopiarlo nella prossima legislatura infischiandosene del piccolo dettaglio chiamato elezioni. Ma davanti a Palazzo Chigi, a Montecitorio e a Palazzo Madama nessuno protesta. Nemmeno dopo aver visto la galleria di mostri messa in scena da Report, nella puntata di Bernardo Iovene sugli “onorevoli” condannati e inquisiti, con avvocati al seguito, che dovrebbero votare la legge anticorruzione. Il pluripregiudicato Del Pennino: “Non sta a me stabilire se un condannato possa stare in Parlamento, sono troppo coinvolto”. Povera stella. L’imputato (per corruzione aggravata da finalità camorristica) Landolfi: “Per me non dovrebbe starci neanche un indagato per reati minori, come all’estero. Ma in Italia non è così e chiediamoci perché”. Perché si svuoterebbero le Camere? No, “perché qui la magistratura non è al di sopra di ogni sospetto”. Il sen. avv. Longo, difensore di B: “Anche un condannato definitivo può stare in Parlamento: esso deve dare rappresentanza mediana al popolo, dunque gli eletti non devono essere migliori degli elettori”. L’idea che eleggere voglia dire scegliere il meglio non lo sfiora neppure,
per ovvi motivi autobiografici: siccome il popolo contiene milioni di delinquenti, deve farsi rappresentare da 945 mezzi delinquenti, o da un delinquente sì e uno no. E lui si candida alla bisogna. Sennò evasori, corruttori, rapinatori, spacciatori, stupratori, pedofili, papponi, truffatori, assassini e mafiosi restano senza voce e la democrazia rappresentativa dove va a finire. Il pregiudicato Brancher sostiene di essere innocente perché lo dice lui, “fidatevi di me”. La prova? L’han condannato per aver intascato “200 mila euro da Fiorani nel 2001, quando l’euro non c’era ancora”: ecco, siccome erano lire e la condanna è arrivata “troppo presto”, è come se non le avesse prese. Notevole il filmato di Napolitano che lo nomina ministro del Federalismo e l’applaude pure. Betulla Farina, che ha patteggiato 6 mesi per favoreggiamento nel sequestro Abu Omar, annuncia che si ricandida perché, sì, faceva la spia per il Sismi, ma agiva “in stato di necessità” e poi “Feltri mi dice sempre che sono un idiota”: meritava almeno la seminfermità mentale. E poi anche il popolo degli idioti merita una degna rappresentanza. L’on. avv. Sisto rivoluziona secoli di criminologia: l’anticorruzione è sbagliata perché “aumentare le pene non è un deterrente per chi commette reati”. Il deterrente è depenalizzarli, così sai che paura. L’on. Napoli contesta il nuovo reato di traffico d’influenze illecite, previsto dalla convenzione di Strasburgo e punito in tutto il mondo, perché “nessuno potrà più fare il sindaco” senza finire in galera.
Lui lo dà proprio per scontato che un sindaco traffichi influenze illecite. E che, non si può più neanche rubare in pace? Un po’ come gli imprenditori che truccano i bilanci: nel ’97, quando fu condannato Romiti, il Gotha dell’industria firmò un appello per depenalizzare il falso in bilancio in modica quantità. Nel 2002 fu accontentato da B. E ora l’avv. min. Severino, che difendeva i maggiori gruppi industriali, risponde dolente: “Per il falso in bilancio non c’è più tempo”.
 Oh che peccato. Ce l’aveva proprio sulla punta della lingua.
Ma quando ci invadono gli spagnoli?

Oh my God, mon Dieu, mioddio…

 

  …è urgentissima una nuova legge salvadelinquenti e non so cosa mettermi! (a parte indossare le solite incommensurabili facce come il culo).


Firmato: uno qualsiasi di deputati, onorevoli e senatori che stanno accelerando su quella che pare essere davvero l’urgenza primaria di un paese allo sfascio e sulla quale chi di dovere,  naturalmente,  non esiterà ad apporre il  suo sigillo,  pietra tombale  sull’ultimo residuo di speranza per ripulire le istituzioni da tutto il luridume presente nelle stesse.

L’urgenza con cui anche i ministri del governo cosiddetto tecnico si stanno occupando delle intercettazioni è l’ulteriore conferma che chi diceva che l’interesse primario della politica è salvaguardare se stessa aveva ragione. Che difendere strenuamente le istituzioni anche quando non andrebbero e non vanno difese significa soltanto dare legittimità a tutte le caste e sottocaste, cricche e associazioni a delinquere che hanno dissanguato e impoverito l’Italia, che le hanno tolto dignità, diritti, che hanno lavorato alla distruzione di giustizia e legalità – dunque della democrazia stessa. Stare dalla parte opposta, rifiutare questo scempio a getto continuo è un dovere civile, oltre che morale.

 

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Intercettazioni, pressing del Pdl per il Bavaglio. E il Csm “si adegua” al Colle

Se il primo sostenitore di una legge liberticida come questa è nientemeno che – con viva & vibrante soddisfazione – il presidente della repubblica, quindi si presume di uno stato democratico, siamo messi bene in Italia. In ottime mani.

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Roma, ex banda Magliana consulente del Comune. Il Pd: “Sconvolgente”

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Sottotitolo: in un paese con un parlamento composto in larga parte (e sarebbe troppo anche se ce ne fosse uno solo con certi requisiti) da inquisiti, indagati, pregiudicati, condannati, mafiosi, amici dei mafiosi, corrotti, corruttori, ex terroristi rossi & neri quindi complici diretti e indiretti di tutte le stragi avvenute in Italia – quelle che non è mai colpa di nessuno – tutta gente che contribuisce alla stesura e alla realizzazione di leggi che dovranno rispettare anche i cittadini onesti, senza precedenti penali, la cosiddetta opposizione si sconvolge (dopo quattro anni!) perché alemanno ha assunto un ex fiancheggiatore dei nar nonché di un’associazione criminale sanguinaria: la banda della magliana – che collaborava attivamente con l’eversione nera nei “favolosi” anni di piombo – al suo servizio. Come se i romani, quando hanno votato alemanno per dispetto (perché dall’altra parte c’era rutelli) non sapessero chi era alemanno: anche lui un ex picchiatore fascista, uno che andava a tirare bombe molotov alle ambasciate e che fu condannato ad otto mesi di galera per questo.  Se i tempi di sconvolgimento del pd sono questi stiamo a posto, che faceva l’opposizione in giunta comunale fino a ieri l’altro, di che si occupava?

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Trattativa, parla il pentito Mutolo: “Stato e mafia da sempre a braccetto”

E’ stato l’autista di Riina: “Dopo l’arresto sono andati a casa sua, c’erano cose che inguaiavano i politici, hanno fatto finta di nulla. Senza di noi non ci sarebbe stata la Dc e nemmeno Berlusconi. Ingroia lo mandano in Guatemala, lui sa che è meglio così.”

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In un paese normale cicchitto (tessera p2 2232, data di iniziazione 12 dicembre 1980) non potrebbe fare la morale a nessuno. Figuriamoci a Magistrati e giornalisti che indagano sulla mafia e quella parte di stato, quello sì, eversore, che fiancheggia(va) l’associazione a delinquere, sovversiva, quella che allo stato si voleva sostituire, del venerabile criminale di cui faceva parte – non da solo ma con illustri compagni di grembiulino e cappuccio come silvio berlusconi (tessera 1816) – il moralizzatore de’ noantri.
In un paese normale fatto di gente normale non si critica un Magistrato come Ingroia disonorando nemmeno troppo indirettamente la memoria di Falcone e Borsellino che avevano lo stesso progetto di Ingroia, cioè ripulire il paese e le istituzioni da mafiosi e delinquenti mascherati da uomini dello stato, solo perché  i giornalisti e i giornali che si occupano di queste faccende sono antipatici.
In un paese normale fatto di gente normale nessuno, nemmeno il presidente della repubblica si può permettere di usare la morte naturale di un uomo come alibi alla negazione della trasparenza e della verità e nessun ministro la prenderebbe a pretesto per lo stesso motivo parlando di “sofferenze” di “pesi insopportabili”: le sofferenze e i pesi insopportabili sono altri, sono stati altri, ad esempio quelli di chi ha perso figli, fratelli, sorelle, madri, padri, amici in una qualsiasi delle stragi italiane, mafiose e non, di cui, forse per ragion di stato? non si trovano mai i colpevoli.
In un paese normale, fatto di gente normale ci si vergognerebbe di portare avanti le stesse teorie di cicchitto, gasparri, sallusti, belpietro, la santanché, solo per fare un dispetto a chi non pensa, dice e scrive le stesse abominevoli cose che pensa e – purtroppo – dice e scrive gente di quello spessore morale/culturale/intellettuale.
In un paese normale certi ex magistrati prestati alla politica dovrebbero guardare con più rispetto i loro ex colleghi e chi al loro fianco lavora, dunque anche i giornalisti, soprattutto quelli che non hanno pensato fosse più utile per il paese andare a scaldare i cuscini di uno scranno parlamentare anziché restare in prima linea.

Come ha fatto Ingroia.

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Bavaglio rosso
Marco Travaglio, 29 luglio

Capita di tutto, nel manicomio chiamato “politica”. Anche di ricevere lezioni di giornalismo da Luciano Violante. Il quale, sul bollettino del Pd chiamato Unità, rimbecca Sergio Rizzo del Corriere per aver detto, a proposito del caso D’Ambrosio, che “i giornalisti si limitano a riportare i fatti che accadono”. “Non sono d’accordo – ribatte Violante -. Il giornalista non è un cane da riporto” e “la notizia ha un significato diverso a seconda del modo in cui è data”. Però, che genio. Meno male che c’è lui, perchè non ci aveva mai pensato nessuno. Ma le scoperte non sono finite: “Nella società dei mezzi di comunicazione è possibile che il comunicatore non abbia alcuna responsabilità professionale? Egli forma l’opinione pubblica, a nascere giudizi e schieramenti. Può distruggere la reputazione di un uomo o creare un mito”. Infatti, negli anni 70, un modesto magistrato torinese divenne un mito per la sinistra grazie ai mezzi di comunicazione (“cani da riporto”?) che enfatizzarono una sua inchiesta su un golpe inesistente, dopodichè entrò in politica e non ne uscì più. Si chiamava Violante. Ora, siccome qualcuno critica lui e i suoi amici, intima ai giornalisti di “porsi con urgenza il problema di come dare le notizie rispettando la dignità dei cittadini”. E propone, tanto per “cominciare”, la “messa al bando del ‘giornalismo di trascrizione’, che consiste (caso unico nel panorama della stampa dei Paesi democratici) nel trascrivere ore e ore di telefonate”, il tutto per “formare un’opinione pubblica che si nutra di notizie e di commenti, non di veleni”.Ora, a parte il fatto che le intercettazioni, anche quando riguardano la vita privata, si pubblicano in tutto il mondo, tranne la Russia di Putin e l’Ucraina di Lukashenko, non è ben chiaro in che senso le intercettazioni giudiziarie come quelle sulla trattativa Stato-mafia siano “veleni” e non “notizie”. I veleni sono insinuazioni gratuite, illazioni infondate, sospetti sul nulla:quanto di più lontano esista dal pubblicare testualmente ciò che un personaggio pubblico dice. L’idea che trascrivere le parole testuali di una persona significhi automaticamente “distruggerne la reputazione”, è frutto della mente malata di chi dà per scontato che tutti dicano o facciano sempre e comunque cose sbagliate, sconvenienti, scandalose. “Omnia munda mundis e omnia sozza sozzis”, direbbe Massimo Fini. Se uno parla bene e agisce bene, non ha alcun timore di veder pubblicate le sue parole e azioni,com’è doveroso che avvenga se è un personaggio pubblico. Contro chi “distrugge reputazioni” e sparge “veleni” esiste già il reato di diffamazione a mezzo stampa. E contro le violazioni della riservatezza c’è una stringentissima legge sulla privacy. Questi, e solo questi, sono e devono essere i limiti del giornalista a tutela della “dignità dei cittadini”. Per il resto, tutto ciò che è di interesse pubblico va pubblicato senza censure né violanterie. Ma è evidente che l’ammucchiata ABC, anzi BBC, che si propone di ammorbarci anche nella prossima legislatura e non a caso tiene sotto tiro i pochi non allineati (vedi il linciaggio contro Di Pietro e Grillo, più a sinistra che a destra), ci sta apparecchiando un bel bavaglio rosso, identico a quello berlusconiano ma molto più ipocrita in quanto sfrutta la morte per infarto di D’Ambrosio. Un membro del Csm affiliato a Md, Nello Nappi, invoca la secretazione delle intercettazioni penalmente irrilevanti che oggi perdono la segretezza appena messe a disposizione delle parti processuali. Non solo di quelle del capo dello Stato, ma di tutte. E’ l’antipasto dell’inciucione prossimo venturo. Naturalmente noi del Fatto, piaccia o no ai Violante e ai Nappi, continueremo a pubblicare tutto ciò che interessa ai cittadini, anche a costo di farlo da soli. O di finire sotto processo in virtù di nuove leggi liberticide: la Corte europea spazzerà via bavagli e bavaglini italioti, azzurri o rossi che siano.

 

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Diaz, la verità di Canterini: “Fu una rappresaglia, vidi facce assetate di sangue”

Fabrizio Corona, ricattatore/estortore di professione esce di galera e scrive un libro, capitan Schettino fa affondare una nave causando la morte di decine di persone NON va in galera e scrive un libro, Vincenzo Canterini, uno dei responsabili del massacro del G8 non solo NON va in galera ma la sua condanna virtuale viene anche ridotta e scrive un libro pure lui. Ma come è facile in Italia trovare editori che accettino di pubblicare “opere prime” (e speriamo anche ultime) di cotanti autori che sicuramente qualche imbecille compra e legge (siamo italiani mica per niente). In questo paese tutto quello che non si vede in tv non c’è e non esiste, ora si è inaugurato un nuovo trend: quello delle ‘verità’ rivelate attraverso la carta stampata di un libro. Tutti possono scrivere un libro e tutti trovano puntualmente l’editore che anziché cacciar via questi disertori del salotto di vespa a calci in culo gli offrono collaborazione a sprezzo del ridicolo unicamente per operazioni commerciali. La rivoluzione culturale italiana passa anche per i libri di Corona e di Schettino: sono soddisfazioni.

E’ il momento di che?

 Sottotitolo: Non sono rancorosa, al contrario mi piacerebbe saper dimenticare i torti, le offese, ma queste due vicende hanno segnato la mia vita in modo profondo, mi sono incazzata, ho pianto come se quei morti, quegli abusati fossero stati davvero figli miei. E se c’è una cosa che non riesco a sopportare sono le ingiustizie, da quelle piccole alle grandissime. Non si possono liquidare cose di questo genere e di questa gravità con un “ci dispiace, abbiamo sbagliato”, in questo paese c’è bisogno di gente che si assuma, e davvero le sue responsabilità.

Spero che Patrizia Moretti, la mamma di Federico, non accetti le scuse di Manganelli, non lo deve fare. Io non lo farei.

Aldrovandi, lettera di Manganelli
alla madre: “La polizia vi chiede scusa”

Diaz: Manganelli: “E’ il momento delle scuse”

Scuse un cazzo: tutti a casa e poi forse ne possiam parlare. Da un capo della polizia che guadagna più del presidente degli Stati Uniti ci aspettiamo qualcosa di più di semplici e inutili scuse. Ad esempio le sue dimissioni. Così come si dovrebbe dimettere da ogni incarico chi lo era all’epoca dei fatti, quel Gianni De Gennaro che non c’era, e se c’era dormiva visto che è stato prosciolto da tutte le accuse.
Mi sembra un po’ tardi per le scuse. Niente scuse per uno stato che a distanza di undici anni non ha nemmeno risarcito le vittime incolpevoli dei massacri compiuti dai suoi funzionari, i preposti alla sicurezza dei cittadini, non al loro scempio fisico e morale. Niente scuse, perché la morte di Carlo e Federico per moltissimi italiani pesa ancora come un macigno sul cuore, quei due ragazzi morti per niente, semmai ci sia una qualche ragione per morire a diciotto, vent’anni sono diventati figli di molti padri e di tante madri come me. E non si perdona mai chi toglie ad un padre e ad una madre la ragione delle loro stesse vite.
Non vi scusiamo, care istituzioni “alte” che non siete altro, che vi chiamiate Manganelli o Cancellieri fa lo stesso; appropò, qualcuno ha sentito Napolitano monitare circa la sentenza del G8 o è ancora tutto assorto fra cinghiali, merli e upupe in quel di Castelporziano? e Monti troppo professore per dire qualcosa da capo del governo, da primo ministro? e la politica “di sinistra”, quella che dovrebbe garantire per i cittadini, stare dalla loro parte si è espressa? Bersani, segretario del partito che vorrebbe governare l’Italia ha bofonchiato qualcosa?
Non vi scusiamo perché voi ci sfidate ogni giorno in un provocazione continua che non è più umanamente sopportabile. Non vi scusiamo perché non si premia né si promuove gente che aspetta una sentenza definitiva non su una contravvenzione per divieto di sosta ma per un massacro, per torture legalizzate dallo stato, visto che non fa una legge che le vieti e punisca ma al contrario si fa premura di premiare con avanzamenti di carriera i responsabili di quei massacri. Addirittura con cariche governative com’è accaduto per De Gennaro promosso a sottosegretario alla sicurezza da Monti dopo essere stato prosciolto da ogni responsabilità: all’epoca dei fatti di Genova era un capo della polizia a sua insaputa, evidentemente.
Non vi scusiamo perché in tutti questi anni pezzi dello stato si sono attivati in tutti i modi affinché non si arrivasse alle sentenze, non vi scusiamo perché gente che si macchia di crimini orribili quanto ingiustificati e ingiustificabili si manda via dalle istituzioni dopo cinque minuti e non solo in parte dopo undici anni o come è accaduto ai quattro assassini di Federico Aldrovandi mantenendola nel suo posto di lavoro come se niente fosse successo.

In qualsiasi posto di lavoro si viene cacciati per molto meno di un omicidio.

E non scusiamo la politica, specialmente quella di ‘sinistra’ che si è resa più volte complice dell’attuazione di provvedimenti tesi a proteggere e difendere i criminali di stato come l’indulto voluto da mastella per fare un favore a berlusconi ben sapendo che l’indulto non sarebbe servito ai cosiddetti ladri di polli ma agli stupratori della democrazia, della giustizia e della civiltà di questo paese.
Ieri la Cancellieri ha detto che la sentenza ha privato la polizia dei suoi uomini migliori; ecco, se quelli erano i migliori non oso immaginare di cosa sarebbero capaci i peggiori o semplicemente i mediocri.
Siamo in ottime mani, non c’è che dire.

Che bel paese l’Italia. Da morire

Sottotitolo: la certezza della pena è indispensabile, ma lo deve essere per tutti i tipi di reati e per tutti i tipi di criminali ma, come abbiamo visto, come c’insegna il favoloso stato [di diritto, eh?] italiano, una vetrina vale più della vita di un ragazzino, una carriera più della giusta punizione per chi si macchia di un crimine come la tortura, una vita spezzata di una giovane donna uccisa dall’uomo che diceva di amarla vale pochi anni di galera, con lo stupro, l’apologia di fascismi e razzismi, con le aggressioni xenofobe o verso gli omosessuali si accede di diritto agli arresti domiciliari. Ma per il furto di un ovetto kinder si istruiscono processi che durano tre anni e si concludono con un’ovvia assoluzione che si sarebbe potuta concedere dopo tre minuti. Quindi non c’è speranza: questo paese è refrattario all’idea di giustizia giusta e applicata, e lo è ad iniziare da chi dovrebbe lavorare per metterla in pratica.
La politica, di tutti i colori, è la prima responsabile di tutti i crimini che restano impuniti.

In questa lieta giornata che segue quella in cui l’ennesima ingiustizia da parte dello stato verso i suoi cittadini è stata fatta, rivolgo un saluto cordiale a Gianni De Gennaro nominato di recente  sottosegretario ALLA SICUREZZA da QUESTO GOVERNO.


Video – il regista Vicari: “Alla Diaz fu tortura” (di I. Buscemi)

“400 poliziotti hanno compiuto un reato che in Italia non esiste, la tortura“.

La morale, in uno stato ridicolo qual è il nostro, è che su 400 criminali comandati da delinquenti fascisti  – che ancora occupano le istituzioni – che hanno potuto umiliare, mortificare, massacrare di botte gente incolpevole, che dormiva per terra, uomini, donne, ragazzi e ragazze che volevano solo manifestare pacificamente un dissenso, solo 25 sono andati a processo e la loro vita, dopo averne devastate molte, cambierà, forse, di pochissimo.

E le vittime di questo scempio, di questa sospensione dei diritti democratici e umani,  dopo undici anni non sono state nemmeno risarcite.
Smettiamola di chiamare l’Italia ‘democrazia’ o, addirittura, ‘stato di diritto’.
Perché in una democrazia e in uno stato di diritto queste cose non succedono.

La regia politica dell’operazione rimarrà a disposizione della storia ma non verrà giudicata dalla giustizia. 

Oggi Fini è diventato un amichetto dei  riformatori liberali, della gente dè sinistra, della società civile, è stato lavato e candeggiato a dovere in questi undici anni, quindi nessuno gli chiederà conto di quel che accadde nella cosiddetta cabina di regia quando lui era nientemeno che ministro della difesa di questa repubblica.

Il governo Prodi ha avuto uno dei peggiori ministri della giustizia, Clemente Mastella, che è stato attivissimo sugli indulti  che servivano a berlusconi  e ai suoi compagni di merende ma non ha trovato il tempo di approvare norme decenti sulla tortura: il parlamento non le ha volute, pretese, anzi.

Ricordiamo anche che Di Pietro non volle la commissione di inchiesta sul G8 mentre oggi si spertica nel chiedere quella sulla trattativa stato mafia. Un poliziotto è come un fascista: per sempre.

Con questo combinato di attività, collusioni, menzogne, depistaggi, inciuci, pressioni,  inerzia, mentre nel frattempo i responsabili dei massacri venivano premiati, promossi,  strapagati, nonostante (o forse grazie a) quel che accadde a Bolzaneto e alla Diaz  si è sancita l’impunità, passata e futura, di un gruppo di funzionari in sostanziale continuità con una tradizione fascista non solo tollerata ma proprio incoraggiata.

Da Portella della Ginestra, passando per Piazza Fontana, Bologna, Ustica, continua la tradizione italica di insabbiamento e copertura istituzionale compiute dalle istituzioni stesse che cambiano nome ma non ruolo. Che bel paese, l’Italia. Un paese bello, da morire.

Noi sappiamo, Massimo Rocca per il Contropelo di Radio Capital

Adesso sappiamo quello che sapevamo undici anni fa. Questa maledizione pasoliniana. Sappiamo quello che era sotto gli occhi di tutti. La provocazione di stato. Il tentativo di fare di Genova l’occasione per un sovvertimento della democrazia. Sotto gli occhi delle alte cariche dello stato, con le alte cariche dello stato sul posto. Sappiamo che, tanto pasticcioni e incapaci, quanto crudeli e malintenzionati, come sono sempre stati gli organizzatori delle trame, la fecero così sporca e così stupida da diventare un boomerang. Ma i boomerang italiani sono velocissimi nel colpire, lentissimi nel tornare indietro. Indulti, prescrizioni, tutte le tattiche di difesa che certo non si offrono quando scattano i manganelli e così in galera non finirà nessuno per la Diaz, come per il global forum di Napoli o per Aldrovandi. Salteranno a scoppio ritardato alcune carriere che non avrebbero mai dovuto esser fatte. E allora ricordiamo almeno i nomi dei distratti ministri sotto cui quelle carriere si sono dipanate: Claudio Scajola, Giuseppe Pisanu, Giuliano Amato, Roberto Maroni, Anna Maria Cancellieri.

L’ingiustizia è uguale anche per loro

Preambolo per non dimenticare: a capo del governo c’era berlusconi, al ministero dell’interno scajola (forse già a sua insaputa), c’erano la russa, fini e gasparri che  invocavano punizioni esemplari, i mandanti sono sempre gli stessi, cambiano nome ma non ruolo;  dalle stragi di neofasciste passando per le brigate rosse, al tentativo di golpe dei generali, servizi deviati al soldo del neofascismo e della mafia, la solita gente  impunita fino ai giorni nostri.
La notte della Repubblica bis, targata berlusconi.

Sottotitolo: essere un funzionario di polizia in Italia è un privilegio, perché si può tranquillamente tradire lo stato (di diritto) che si rappresenta massacrando, ammazzando gente a calci e manganellate ed essere giudicati poi secondo la legge di uno stato di diritto. Non finiremo mai di ringraziare Clemente Mastella e l’indulto da lui voluto per fare un favore a berlusconi mentre era ministro col governo Prodi e anche chi in tutti questi anni si è opposto affinché non si istituisse il reato di tortura, visto che la prescrizione è scattata proprio sul reato di lesioni, ovvero di quei massacri giudicati da Amnesty International LA PIU’ GRAVE VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI IN UNA DEMOCRAZIA DAL DOPOGUERRA IN POI. Non avere una legge che punisca la tortura nel paese delle mele marce e delle schegge impazzite equivale ad autorizzare e incentivare azioni criminali di questo tipo.

Questa sentenza per essere completa avrebbe dovuto punire anche i mandanti; la responsabilità politica dei massacri c’è e ci sono anche i nomi e i cognomi dei registi; uno su tutti Gianfranco Fini, lo stesso Fini che due giorni fa si è scandalizzato perché un onorevole dell’IDV ha pronunciato la parola “coglioni” in parlamento. Manco avesse detto che la legge è uguale per tutti.

“Confermate quindi solo in via teorica le condanne a 4 anni inflitte a Giovanni Luperi e a Francesco Gratteri, quella a 5 anni per Vincenzo Canterini, nonché le pene, pari a 3 anni e 8 mesi, inflitte a Gilberto Caldarozzi, Filippo Ferri, Fabio Ciccimarra, Nando Dominici, Spartaco Mortola, Carlo Di Sarro, Massimo Mazzoni, Renzo Cerchi, Davide Di Novi e Massimiliano Di Bernardini. La Cassazione ha anche dichiarato prescritti i reati di lesioni gravi commessi dagli agenti della celere che quel giorno facevano parte del settimo nucleo speciale della Mobile. 
Nel frattempo i dirigenti di allora sono stati promossi, hanno fatto strada all’interno della Polizia, dei Servizi Segreti, di altri apparati dello Stato.”

[http://www.contropiano.org/it/news-politica/item/10069-diaz-condanne-confermate-ma-non-paga-nessuno]

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Diaz, confermate le condanne ai 25 poliziotti. Interdizione agli alti dirigenti

La sentenza della Quinta sezione mette la parola fine al processo per il blitz del G8 di Genova nel 2001. Gli imputati non andranno in carcere, ma l’interdizione dai pubblici uffici colpisce alti dirigenti come Gratteri, Caldarozzi e Luperi. Cancellieri: “Attueremo le disposizioni della Cassazione”.

 In questo paese, e la sentenza del G8 dopo quella per Federico Aldrovandi lo conferma, i reati contro la persona sono puniti in maniera infinitamente minore di quelli contro  la proprietà.

Specialmente se a commetterli sono uomini e donne  in divisa.

Se proprio si vuole riformare la giustizia si potrebbe iniziare da qui: anche lo stupro era considerato e giudicato un reato contro la morale, c’è voluta la strage del Circeo per commutarlo in reato contro la persona, quante altre stragi degl’innocenti ci vorranno affinché una vetrina spaccata e una macchina bruciata valgano meno di una vita umana?

Devastazione e saccheggio

In appello, nell’ottobre 2009, 15 dei manifestanti vengono assolti, sia per l’intervento della prescrizione, sia perché la carica dei carabinieri in via Tolemaide è stata nuovamente valutata come illegittima e quindi la reazione dei manifestanti a questa è stata considerata una forma di legittima difesa.

Invece ai 10 condannati (accusati di devastazione e saccheggio) vengono sensibilmente aumentate le pene rispetto a quelle erogate in primo grado, per un totale di 98 anni e 9 mesi di carcere (i PM avevano chiesto complessivamente pene per 225 anni per i 25 manifestanti).
L’aumento delle pene mantiene gli anni di carcere complessivi quasi inalterati nonostante la forte riduzione dei condannati: alcune delle pene inflitte (fino a 15 anni) risultano più elevate di quelle che, usualmente, in Italia vengono date per reati ben più gravi, come ad esempio l’omicidio.

Il prossimo 13 luglio ci sarà la Cassazione.

 

Diaz: Art.21, la Rai trasmetta il film di Vicari

“Con una sentenza non possono essere risarciti coloro che hanno subito danni fisici e psicologici così pesanti. Ma il responso della Cassazione sulla Diaz contribuisce a quella richiesta di verità e giustizia che tanti hanno urlato a gran voce in questi undici anni: associazioni, movimenti, giornalisti e registi come Daniele Vicari che con il suo “Diaz” ha realizzato un’importante opera di impegno civile con una puntuale ricostruzione basata sugli atti processuali e sulle testimonianze di persone che hanno avuto la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Per questo chiediamo che la Rai trovi modi e tempi per trasmettere il film “Diaz” e consentire a tutti i cittadini di conoscere i fatti”.

[Stefano Corradino – Articolo 21]