Il déjà vu

Anche berlusconi continua a percepire 8000 euro al mese del vitalizio da senatore, interdetto e decaduto.
Una condanna in via definitiva per frode non basta a liberare la politica di un individuo simile, in ottima compagnia peraltro, ma anzi, continua ad essere pagato dallo stato che ha derubato e cioè da noi.
E nessuno pensa di abolire una legge incivile che continua a pagare i ladri coi soldi dei derubati.

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Il bisogno di legalità e il giudice burocrate che piace tanto ai politici – Daniela Gaudenzi, Il Fatto Quotidiano

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La responsabilità dei giudici è legge Orlando: ‘Ora cittadini più tutelati’ Anm: ‘Provvedimento contro magistrati’

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Bello il discorso di Mattarella alla scuola della Magistratura di Scandicci: sembrava scritto da Napolitano. 

E’ proprio una “fissa” dei presidenti della repubblica quest’accusa di protagonismo dei magistrati.
Invece di prendersela coi politici loro sì protagonisti, pure troppo e incapaci di fare leggi che impediscano ai processi di andare in prescrizione prima del primo grado, vanificando ogni tentativo di restituire giustizia a chi se l’è vista negare la bacchettata ai giudici – vecchi e nuovi – ci sta sempre bene.
Magari la magistratura fosse stata e fosse davvero protagonista, così tanto da aver ripulito questo paese da tutto il sudiciume che opprime.

In Germania i detenuti per reati contro lo stato e i cittadini sono circa 9000, in Italia 240.
Nel dicembre scorso Transparency International ha messo nero su bianco che l’Italia è prima nella classifica dei paesi più corrotti d’Europa.
Da almeno vent’anni grazie al capobanda padre costituente ma più che altro prostituente la classe politica è stata riempita di gente che con le sue referenze non potrebbe svolgere nemmeno il più umile dei mestieri all’interno dello stato; ogni scandalo finanziario, di corruzione e tangenti vede protagoniste non le seconde leve della politica ma altissimi funzionari di stato in combutta con la criminalità mafiosa e il presidente della repubblica, perfettamente in linea con chi lo ha preceduto, su queste cose non ha niente da dire: il problema di questo paese sono i magistrati protagonisti, non quelli condannati a morte dalla mafia.
I registi, invece, quelli che da decenni sfornano leggi sempre meno efficaci per non rischiare che poi funzionino davvero per tutti, non solo per i delinquenti comuni vanno benissimo anche quando da non eletti da nessuno si permettono di demolire lo statuto dei lavoratori, i diritti.
In Italia c’è bisogno di giustizia, perché parlare di legalità con un parlamento di illegali è un po’ rischioso.
C’è bisogno di un governo eletto dai cittadini, questo sì legale.
E c’è bisogno anche e ad esempio di quella legge sulla corruzione che non vede luce nonostante ci abbiano detto che il patto fra l’abusivo e il delinquente sia decaduto come uno dei contraenti.
Quindi chissà cos’è che impedisce a questo paese di avere uno stato che agisca e intervenga nella giusta direzione, che non credo sia quella della ramanzina presidenziale ai magistrati.

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Lilly Gruber dovrebbe scusarsi per aver costretto Ben Jelloun ieri sera a Otto e Mezzo all’incontro con la fascista e razzista santanchè.
Quand’è che questa gente capirà che la comprensione dei telespettatori rispetto alle dinamiche televisive e a quelle del retrobottega dove i partiti impongono la presenza della santanchè come di salvini non è infinita?
Ora che finalmente Renzi ha fatto la legge che voleva berlusconi sulla responsabilità civile dei giudici, quand’è che qualcuno penserà a fare quella sulla responsabilità del giornalismo cosiddetto embedded – ma più che altro servo e complice – che si ostina a trasformare ogni organo di informazione nella vetrina per politici osceni e i loro lacchè che non solo non hanno niente da dire ma quello che dicono è sempre sbagliato?
A quando la responsabilità civile dei giornalisti per continuare a negare l’informazione inginocchiandosi invece alla propaganda utile a questa politica cialtrona e disonesta?
E, già che ci siamo, a quando una legge per punire l’irresponsabilità politica con la radiazione da qualsiasi settore dello stato quando i politici dimostrano la loro incapacità e delinquenza?
Solo i giudici in questo paese devono essere responsabili, pagare di tasca loro gli eventuali errori che commettono nell’esercizio delle loro funzioni?

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Migliori attori non protagonisti – Marco Travaglio

E pensare che cominciava a starci simpatico, Sergio Mattarella. La scena delle delegazioni dei partiti che salgono al Quirinale per consultarlo sulle riforme “condivise” votate nottetempo dal Pd e basta, e della sua sfinge che le osserva impassibile, marmorea, senza tradire la minima emozione, come priva di circolazione sanguigna, costringendole a compulsare eventuali, impercettibili vibrazioni sopraccigliari per arguirne un eventuale pensiero, è davvero avvincente dopo nove anni di logorrea monitoria. Il silenzio tombale sull’Aventinuccio delle opposizioni contro la riforma costituzionale è uno splendido contrappasso ai moniti di Re Giorgio, che per molto meno avrebbe già intimato loro di smettere immantinente di opporsi.

E che dire delle acrobazie imposte ai quirinalisti corazzieri, ieri spalmati sul Napolitano giocatore per sostenere che faceva benissimo a impicciarsi sempre di tutto, e ora sdraiati sul Mattarella arbitro per argomentare che fa benissimo a non interferire. Anche la scelta dei mezzi di locomozione, dai voli di linea ai pedibus calcantibus, dal Frecciargento alla tramvia fiorentina con bandiera tricolore appiccicata alle spalle, è la messa in mora di questa casta imparruccata che considera le usanze dei cittadini comuni una diminutio, ai limiti della lesa maestà. Poi purtroppo ieri, dopo tre settimane di letargo, Mattarella ha parlato. Gli è scappato un monito. E ha subito fatto rimpiangere quando taceva. “Il magistrato – ha detto alla scuola delle toghe a Scandicci – non dev’essere né protagonista assoluto nel processo né burocratico amministratore di giustizia”. E così, invece di ricordare al governo che la legge sulla responsabilità civile dei giudici è incostituzionale perché cancella l’udienza-filtro sui ricorsi dei cittadini (l’ha detto la Consulta di cui fino al mese scorso lui stesso faceva parte), anche lui ha reso omaggio a un totem che ci portiamo appresso da vent’anni: la lagna sul “protagonismo” che chiunque passi per la strada (specie se ha la coda di paglia) si sente in dovere di lanciare ai magistrati che finiscono sui giornali per parole, processi o indagini.   Una giaculatoria così stantia, tediosa e distante dalla realtà di un Paese fondato sull’illegalità di massa (soprattutto dei colletti bianchi), che persino Piero Grasso s’è sentito in dovere di replicare: “A volte il protagonismo viene da sé, per le cose importanti che fai. La gente deve sapere quando fai cose utili e importanti per la società”. Siccome Mattarella è uomo riflessivo – i turiferari che l’hanno scoperto un mese fa ci hanno rivelato che “pensa prima di parlare”, anzi addirittura “parla solo quando vuole lui” – forse risponderà a questa domanda: ma che senso ha dire che i “magistrati non devono essere protagonisti assoluti nel processo”? Persino Monsieur de La Palisse, che un quarto d’ora prima di morire era ancora vivo, troverebbe la frase troppo ovvia o troppo inquietante. Se vuol dire che nel processo ci sono anche gli avvocati, gli imputati, i testimoni, le parti civili e i cancellieri, grazie tante: ma non s’è mai visto un processo senza queste figure, anche perché sarebbe nullo (a parte l’udienza al Quirinale dove fu sentito Napolitano senza gli imputati perché il teste non li gradiva). Se invece intende che i magistrati non devono parlare, è una violazione dell’art. 21 della Costituzione (salvo che rivelino segreti d’indagine o anticipino sentenze, ma lì i codici e il Csm li sanzionano).

Se infine la frase significa che i magistrati non devono far parlare di sé, è insensata (se uno parla di me o no, dipende da lui, non da me). Oppure è incoerente con l’invito a non diventare burocrati. È dei burocrati, che fanno il proprio compitino (se lo fanno) senza disturbare nessuno, che non si parla mai. Si parla invece dei magistrati che si occupano dei potenti, e meno male: è proprio nell’anonimato che si nascondono le toghe corrotte, colluse, conniventi e nullafacenti. Qualcuno aveva mai sentito parlare del giudice Vittorio Metta, che alla fine degli anni 80 si vendeva le sentenze a Previti & B. senza mai parlare né far parlare di sé? No, negli stessi anni si parlava molto di Falcone e Borsellino, che per le loro inchieste o interviste erano spesso in tv e in prima pagina. Giudici protagonisti anche loro?

 

 

La macchia sulla democrazia ha un nome e un cognome: silvio berlusconi

Giuseppe Scalarini

Sottotitolo: il nuovo che avanza, quello del cimitero per i feti: un’ideona che sa di modernità quanto un salotto chippendale, un film in bianco e nero stile Viale del tramonto, ma soprattutto ha quel retrogusto rancido di marchetta al vaticano e all’elettorato catto talebano che infesta questo paese e che impedisce un sano progresso civile, il rottam’attore che si porta dentro boccia, latorre e minniti, quest’ultimo con una percentuale di assenze in parlamento pari a quella di berlusconi, latorre è quello del pizzino in diretta tv a Bocchino [lo scrivo maiuscolo solo per non dare adito a fraintendimenti],  uno dei piddini più berlusconiani, boccia si è presentato benissimo da solo grazie alla magnifica esperienza delle larghe intese che, nel suo caso erano iniziate già prima in quanto marito della moglie neo ministra pidiellina.
Sono queste le novità di Matteo Renzi, ma i voti li prenderà perché ad un sacco di gente piace essere presa per il culo. E non le basta mai.

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ANGELINO HA PAURA: I PRIMI SEGNALI DEL METODO BOFFO 

Non è metodo Boffo questo: è intimidazione di stampo mafioso.
Continuare a parlare di metodo Boffo significa rivolgersi a quella nicchia ristretta di cittadini che s’informa, sa e ricorda: invece definire le cose per come sono spiega meglio, la mafia la capiscono tutti.

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«SE IN GIUNTA PASSA IL VOTO PALESE SCATENERÒ L’INFERNO» 

E questo è l’intimidatore, quello che la mafia se la teneva in casa.

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Che dire dell’indecenza volgare della santanchè che ieri ha detto che prima di parlare di berlusconi bisogna sciacquarsi la bocca, nonostante i rumors che la santanchè non ignora, visto che fu quella che disse che b le donne le vuol vedere tutte in orizzontale e che lei non gliel’avrebbe mai data ci hanno sempre detto che solitamente chi ha avuto a che fare con lui la bocca se l’è dovuta sciacquare soprattutto dopo. E naturalmente bisogna continuare ad invitarla in tutti i talk show, intervistarla già alle otto di mattina sui network nazionali ché non sia mai dovessimo perderci le perle di cultura e saggezza, la conoscenza politica di un’approfittatrice fallita  che senza berlusconi tornerebbe ad essere solo una delle tante vergogne purtroppo nazionali di cui dimenticarsi, mentre tutti i media continuano a presentarcela come un’eccellenza del cui parere proprio non si può fare a meno. I personaggi li fanno quei giornalisti che fanno finta che il piombo sia oro, che continuano a riproporci gli autorevoli pareri dei giovanardi e delle santanchè e la responsabilità storica di domani sarà principalmente la loro che li hanno creati, nutriti e mantenuti in vita. 

E che altro si può e si deve dire di quella manciata di mentecatti delinquenti che ancora si vendono al partito di un pregiudicato, di questo parlamento che si sta inventando il tutto e l’oltre per tenersi dentro il pregiudicato condannato, consentirgli di partecipare alla vita politica da addetto ai lavori – pagato dai contribuenti che al contrario di lui le tasse le pagano tutte – come piace tanto al Napo Capo.

 E siccome la frode di berlusconi è stata più grave perché commessa da un politico [sic!], i giudici gli hanno condonato un anno di interdizione, da tre anni a due. Tanto perché sono comunisti, ecco.  I giudici dovrebbero imparare a non essere magnanimi coi delinquenti seriali e quelli che si propongono a guidare il paese invece di dire cazzate scopiazzate qua e la a reti e leopolde unificate dovrebbero prendere nota che non si fanno leggi che offrono un’autostrada ai delinquenti: i delinquenti si fermano, quale che sia la strada che hanno deciso di imboccare.

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L’Amaca – Michele Serra, 30 ottobre

Tutto questo gran parlare della decadenza di B., queste manfrine procedurali, queste schermaglie politiche, questo rimandare alle calende greche, possono anche durare anni; ma non mutano di una virgola la sostanza della questione, così facile che la può capire anche un bambino: può un condannato per reati gravissimi sedere in Parlamento? O è meglio che se ne vada a casa sua?
Ha stra-ragione (non semplicemente ragione: stra-ragione) il segretario dell’associazione magistrati Carbone quando dice che l’incandidabilità dei condannati è «un principio di etica, e il fatto che ci sia voluta una legge per ribadirlo indica la debolezza della politica». La legge Severino, in un paese sano di mente, neanche dovrebbe esistere: normatizza un principio elementare, che dovrebbe essere scontato prima di tutto per i politici. Girala o rigirala come ti pare, la Severino dice che in Parlamento non devono sedere dei criminali. Punto. E chi la tira tanto in lungo cerca di aggirare non tanto la Severino, quando l’ovvio principio etico che quella legge interpreta, nella penosa necessità di sancire ciò che ogni politico, per sua dignità, avrebbe dovuto sapere già da sé solo, senza alcun bisogno che un pezzo di carta glielo rammenti.

Il presidente super partes, sì, ve piacerebbe [delle italiche miserie]

IL PATTO CON RE GIORGIO? “AVEVA PROMESSO L’INDULGENZA MOTU PROPRIO” (Fabrizio d’Esposito): questo è l’articolo che ha fatto inquietare tanto SM Giorgio Alla Seconda. 

UN PATTO CON SILVIO? PER IL COLLE NON C’È: “PANZANA ASSURDA” 

“IL COLLE HA FALLITO: LA VERA PANZANA E’ LA PACIFICAZIONE” 

Sottotitolo: sallusti onnipresente ovunque ha tragicamente rotto il cazzo. Uno che scrive e fa scrivere certe porcherie, anche su Napolitano che però coi giornali del pregiudicato delinquente non se la prende mai e chissà perché, un diffamatore seriale graziato proprio da Napolitano, dovrebbe essere emarginato, evitato anche dai vicini di casa, altroché invitato tutti i giorni in televisione. Floris, come Fabio Fazio, i suoi puttan tour li può organizzare se vuole in forma privata, non alla Rai, servizio pubblico pagato coi soldi di tutti.

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Panzane

Era una panzana anche la grazia al condannato per frode? Che significato dare alle parole “senza toccare la legittimità della sentenza, possono motivare un eventuale atto di clemenza”.

E una panzana anche legare assieme il voto del senato sulla decadenza e l’amnistia e la riforma della giustizia?

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Ma come si permette il presidente della repubblica di dare giudizi suoi personali sulla qualità delle notizie che dà un quotidiano?

Giudicare se Il Fatto Quotidiano scriva o meno panzane non spetta a Napolitano, in nessun paese normale un capo dello stato critica apertamente, con un comunicato ufficiale della presidenza della repubblica, la veridicità delle notizie che lo riguardano.

La santanché gli dà del traditore in diretta tv e lui se la prende coi giornalisti del Fatto? andiamo bene.

Le due spedizioni eversive di mezzo governo ai tribunali di Milano e Brescia per le quali Napolitano non ha speso mezza parola sono panzane?
L’ordine ai Magistrati di concedere la possibilità di partecipare alla “delicata fase politica” ad un condannato in primo grado a sette anni per concussione e sfruttamento della prostituzione minorile, sono panzane?
La richiesta di una riforma della giustizia, il discorso alle camere circa le condizione disumana delle carceri, che non lo è da una settimana, sei mesi o tre anni ma da sempre, dopo la condanna di b, sono panzane?
Gli appelli circa gli impellenti bisogni in materia di giustizia: amnistia, indulto, decreti svuota carceri, sono panzane?
Il colloquio avvenuto, sempre dopo la condanna di b, in forma privatissima con Confalonieri, presidente mediaset sono panzane? A che titolo Napolitano ha ricevuto Confalonieri, cosa si sono detti? in quel caso nessun comunicato ufficiale dalle quirinalesche stanze?
I continui attacchi del pdl, dello stesso berlusconi nel famoso videomessaggio registrato da pregiudicato contro la Magistratura e il silenzio di Napolitano, capo del CSM , sono panzane?
Napolitano che bacchetta i giudici invitandoli ad un maggior senso della misura dopo il discorso eversivo contro lo stato di berlusconi mandato in video, una cosa che non potrebbe succedere in nessun paese, sono panzane?

 Nel paese culla del conflitto di interessi, dove a un disonesto imprenditore, guarda caso proprietario di media, giornali, televisioni, fra le altre una casa editrice rubata, è stato permesso dalla politica di occupare il parlamento e farlo occupare dai suoi scherani a libro paga, un paese sempre fanalino di coda di tutte le classifiche internazionali circa la cultura e la libera informazione proprio in virtù di aver concesso la scalata politica ad uno che non ne avrebbe avuto il diritto per legge proprio per il suo mestiere – nei paesi normali il controllato non fa il controllore – ci mancava un presidente della repubblica che inveisce spazientito contro uno dei pochi giornali che ha dato sempre le notizie. 
Che è nato proprio per colmare un vuoto, per riabituare la gente al fatto che le notizie, tutte le notizie, si devono e si possono dare anche se qualche “eccellenza” poi si turba e si sturba.

E naturalmente la stampa quella cosiddetta indipendente, quella bella di Repubblica, il cui fondatore è un amico personale di Napolitano, quella del Corriere, dei buongiorni di Gramellini su La Stampa  e delle amache di Serra si guarda bene dal far notare la macroscopica invadenza di Napolitano in ambiti in cui non dovrebbe mettere bocca.

Un presidente della repubblica serio non si mette a battibeccare a distanza con un quotidiano col fine di intimidire, di dare un segnale, di pretendere il silenzio sui fatti che lo vedono protagonista, il primo attore di una sceneggiata indecente e cioè quella che riguarda la condanna di silvio berlusconi, una sentenza che proprio non si deve applicare, evidentemente. 

Nei paesi normali i quotidiani scrivono tutto a proposito di chiunque senza il permesso di nessuno. Se l’Italia è al 57esimo posto nel mondo per libertá di stampa e informazione non è colpa di Travaglio, Gomez e Padellaro ma degli autorevoli ballisti di regime, quelli cosiddetti moderati, non divisivi che si sperticano per sostenere ogni porcheria voluta, ordinata e imposta da questo nuovo re d’Italia che Napolitano non lo disturbano mai.

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Le larghe fraintese
Marco Travaglio, 23 ottobre

Il presidente della Repubblica è molto nervoso, eppure non ne avrebbe davvero di che. Dopo sette anni e mezzo trascorsi a impartire ordini e moniti a tutti, dal Parlamento ai governi, dai premier ai ministri, dai partiti di maggioranza a quelli di opposizione, dai magistrati al Csm, dalle tv ai giornali, dai sindacati agli elettori, dagli storici ai giuristi, dai movimenti di piazza persino a qualche produttore e regista di film, ha trasformato l’Italia in una monarchia assoluta dove non muove foglia che Lui non voglia. Ogni critica, anche la più timida e pallida, diventa vilipendio e lesa maestà, infatti quasi nessuno ne azzarda più. La libera stampa (si fa per dire) è letteralmente sdraiata a zerbino, commentatori e giureconsulti e intellettuali si consumano le ginocchia e sfiniscono le ghiandole salivari con peana imbarazzanti per magnificare e giustificare ogni stranezza del Re Bizzoso. Ma, come il Divo Giulio Cesare nei fumetti di Asterix , sopravvive un piccolo villaggio che non si arrende al pensiero unico e continua a giudicare Napolitano come se fosse soltanto il presidente di una Repubblica democratica e parlamentare, sprovvisto di divina investitura e di sacra infallibilità, dunque criticabile quando sbaglia, come accade a ogni essere umano imperfetto e fallace. È l’esistenza di questo villaggio che, al Divo Giorgio Cesare, fa saltare quasi ogni giorno la mosca al naso. Spingendolo, anche a causa dei cattivi e mediocri consiglieri che lo circondano, a gesti inconsulti come quello di ieri. “Solo il Fatto Quotidiano – ha comunicato il suo incauto ufficio stampa – crede alle ridicole panzane come quella del ‘patto tradito’ dal Presidente Napolitano. La posizione del Presidente in materia di provvedimenti di clemenza è stata a suo tempo espressa con la massima chiarezza e precisione nella dichiarazione del 13 agosto scorso”. Sorvoliamo per carità di patria sull’autoelogio per la “massima chiarezza e precisione” dei suoi moniti, che un presidente dall’ego un po’ meno smisurato lascerebbe ad altri, evitando di autorecensirsi. E cerchiamo di spiegare quel che è accaduto. Ieri, sul Fatto , Fabrizio d’Esposito ha raccontato che i falchi del Pdl sono tornati alla carica per spingere B. alla crisi di governo in quanto convinti che B. sia stato ingannato dal capo dello Stato con la promessa di un salvacondotto per i suoi processi che poi non si è avverata. I giornalisti politici questo fanno di mestiere: ascoltano tutte le voci dei politici e poi le riferiscono ai lettori, per spiegare quel che accade nel mondo politico. Non tutto ciò che dicono i politici può essere verificato, specie in Italia dove gli accordi – tipo quello che a fine aprile originò il governo di larghe intese – vengono stretti nelle segrete stanze, lontano da occhi e orecchi indiscreti (in Germania le larghe intese vengono concordate da Cdu ed Spd in lunghe trattative che si concludono con protocolli regolarmente sottoscritti ed esplicitati agli elettori alla luce del sole). Capita però che qualche protagonista, ogni tanto, racconti ciò che sa o dice di sapere di quegli accordi segreti. Ed è dovere della libera stampa prenderne atto e riferirne all’opinione pubblica, senza per questo sposare o credere a ciò che viene detto. Specie quando si tratta di fatti almeno verosimili: quando Libero ipotizzò la grazia a B., Napolitano s’infuriò; poi però, 13 giorni dopo la sua condanna, diramò una nota con il bugiardino, la posologia e le istruzioni per l’uso della grazia a B. E da quando B. è stato condannato in Cassazione, non passa giorno senza che i giornali, tutti i giornali, raccontino della rabbia di B. e dei suoi fedelissimi contro Napolitano per il mancato salvacondotto. E mai il Quirinale si era permesso di smentirli, perché riferivano un fatto vero: non che Napolitano avesse davvero promesso il salvacondotto, ma che B. & C. se lo aspettassero e ancora se lo aspettino. Il 1° ottobre, nell’annunciare la sfiducia al governo Letta prima della retromarcia in extremis, B. inviava una lettera al settimanale Tempi per accusare Letta jr. e Napolitano di “distruggere la loro credibilità” e “affidabilità” e di “minare le basi della democrazia parlamentare” perché rifiutavano di “garantire l’agibilità politica al proprio fondamentale partner di governo” e consentivano “il suo assassinio politico per via giudiziaria?”. E il 26 agosto vari giornali rivelavano che B. minacciava di rivelare ”tutte le promesse che Napolitano mi ha fatto quando abbiamo acconsentito a far nascere il governo Letta”. I giornali, tutti i giornali, riportarono quelle parole senza che il Colle li accusasse di credere alle “ridicole panzane come quella del ‘patto tradito’ dal Presidente Napolitano”. E fece bene, perché semmai avrebbe dovuto smentire B., non chi aveva riportato le sue parole sull’inaffidabilità del presidente e del premier che l’avevano tradito. Stavolta, come spesso gli accade con le cronache del Fatto e non con quelle di altri giornali che scrivono le stesse cose, Napolitano l’ha fatto. Evidentemente ci legge con particolare attenzione e passione, o forse dà per scontato che gli altri giornali credano alle panzane ma non si dà pace che lo facciamo proprio noi. Ringraziandolo per la considerazione, ci permettiamo però di fargli notare che ha sbagliato indirizzo. Se vuole smentire i falchi del Pdl, si rivolga ai falchi del Pdl. E se un giorno, non sia mai, volesse smentire B. che l’ha appena fatto rieleggere e sostiene il suo governo (pardon, il governo di Letta jr.), dovrebbe smentire B. Quanto a noi, è vero: ogni tanto crediamo a ridicole panzane. Pensi, Presidente, che ci eravamo persino bevuti quella della sua irriducibile indisponibilità alla rielezione. Per dire.

L’anomalia mediatica

Dopo avere affossato Telese nell’esordio di Matrix, la santanchè sgonfia anche l’esordio de La gabbia. Neanche il 4 percento. 
Non solo la pitonessa non fa (più?) ascolti: ormai porta proprio sfiga. [Andrea Scanzi da facebook]

Meno male. Sono contenta, gli sta bene.
Così vediamo se smettono di chiamarla.

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Sottotitolo: per capire perché l’Italia è al 57° posto nelle graduatorie internazionali sulla libertà di stampa e informazione basterebbe vedere quanto spazio hanno dato i media allo scambio epistolare fra Eugenio Scalfari e papa Francesco. Un evento rilevante per molti ma non per tutti e che in un paese laico per Costituzione non dovrebbe soffocare e togliere spazio a fatti e notizie di interesse generale.

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Scontro in tv tra Santanchè e Travaglio
‘Delinquente’. ‘Datele la camicia di forza’

“Imparate da berlusconi come si trattano le donne”, ha detto la moderata statista a Marco Travaglio.

Ecco, qui se fossi stata nei panni di Travaglio, che è stato un gentiluomo, avrei risposto che berlusconi le donne le tratta da puttane, perché o le paga per farsi fare i servizietti durante le cene eleganti, quello che del resto sosteneva anche lei quando disse che “non l’avrebbe mai data a uno che le donne le vede solo in orizzontale”, o per andare in giro a difendere un indifendibile delinquente PER SENTENZA DEFINITIVA.

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Dopo aver visto l’ennesima performance disgustosa della maitresse à penser più amata dai mezzi di informazione di questo paese sciagurato anche [proprio] perché eleva a personaggi gentaglia come la santanchè spero che tutti abbiano capito il significato della parola “delinquente”, che imparino ad usarla quando si parla di delinquenti veri come silvio berlusconi condannato da un tribunale proprio perché tale.

Delinquente è infatti colei o colui che viola la legge scientemente, che assume comportamenti e agisce con la consapevolezza di danneggiare altri a proprio beneficio e vantaggio come ha fatto silvio berlusconi e come ha fatto anche alessandro sallusti, compagno di vita della nota statista, il quale per compiacere il padrone a cui fa riferimento il suo giornale, silvio berlusconi, non ha esitato a concedere al radiato dall’albo farina di reiterare diffamazioni vere, per questo condannate da un giudice [ma da Napolitano no], nei confronti di un onest’uomo come il pm Cocilovo. 

Non è dunque un delinquente chi commette un reato colposo, quindi non intenzionale, come è stato derubricato quello che si continua a rinfacciare a Beppe Grillo in assenza di altri argomenti, e non lo è nemmeno chi nell’esercizio del suo lavoro di giornalista può incappare in qualche errore del quale comunque – a meno che non si chiami alessandro sallusti – ne risponde in prima persona assumendosene la responsabilità in sede civile come è successo centinaia di volte a Marco Travaglio che però, a parte qualche sporadico caso è stato sempre assolto, parola sconosciuta ai servi di berlusconi.

Quindi non come sallusti che ha subito una condanna  penale che sarebbe costata la galera vera al diffamatore vero se non fosse intervenuto beffando la Costituzione con una grazia quantificata in poche migliaia di euro il bravo presidente, il garante di tutti.

Ma la  colpa non è della santanché, è di questa anomalia che qualcuno si ostina ancora a chiamare informazione che ha già costruito renata polverini grazie a Ballarò che la invitava una settimana sì e l’altra pure, trasformando un’anonima leader di un sindacato inutile niente meno che in presidente della regione Lazio e adesso sta ripetendo l’operazione con daniela santanchè, che essendo molto più presente rispetto alla sua collega di partito, quello dei moderati per intenderci, rischiamo di ritrovarci direttamente al quirinale.

Nonostante il livello bassissimo dell’informazione televisiva da talk show che somigliano sempre di più a pollai ingovernabili penso che giornalisti come Travaglio, Gomez, Barbacetto, Marco Lillo, Andrea Scanzi facciano  bene ad approfittare anche del minimo spazio che viene loro concesso per poter almeno dire un po’ di verità in questo paese dove l’irresponsabilità, la menzogna, la calunnia rischiano di diventare l’unico riferimento dal quale trarre le opinioni. E finché in tutte le trasmissioni si  continuerà ad invitare bugiardi, servi a libro paga, ci vorrà per forza qualcuno a fare da contraltare. Però credo anche che dovrebbe essere un diritto di tutti non dover assistere allo spettacolo indegno di una cialtrona maleducata che viene inseguita e chiamata da tutti come se fosse una politica di chissà quale spessore, una che per offendere allude ad una presunta omosessualità, come se l’omosessualità fosse un insulto,  si permette di chiamare delinquente un uomo perbene, una che nulla aggiunge alla discussione pubblica e  che viene cercata, invitata, intervistata da tutti unicamente per armare le risse.

Siamo messi male se il giornalismo ufficiale ha bisogno della santanchè per alzare lo share. Niente di meglio per il dibattito? provare ad alzare il livello della discussione politica, no? e poi ci chiediamo ancora come ha fatto berlusconi a resistere vent’anni in parlamento? dovremmo baciare la terra dove camminano i giudici che sono riusciti a condannarlo nonostante e malgrado la protezione e il sostegno di tutta la politica, le leggi ad personam e un presidente della repubblica che lo ha ricevuto al Quirinale, ritenendolo evidentemente un interlocutore credibile, solo qualche ora dopo una condanna in primo grado a sette anni per concussione e sfruttamento della prostituzione minorile, altroché cianciare poi della gggente che poi lo vota.

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Chissà perché poi, ridono di noi? un vero mistero

Aspettando la lettera…

Il quotidiano inglese ”The Guardian” ha proposto un sondaggio: ”Merkel e Sarkozy hanno sbagliato a ridacchiare dell’Italia?”. Il 79, 4% dei lettori inglesi risponde no perché ”Berlusconi si è infilato in scandali che hanno reso l’Italia uno zimbello”.

Che piaccia o meno è così che ci vedono da fuori, dove non ci sono i minzolini, i vespa, i garimberti e compagnia che omettono, oscurano e cancellano il dissenso dai palinsesti. In nessun altro paese si sarebbe data la possibilità di ‘rimediare’ ad errori che sarebbero costati le dimissioni immediate di chiunque, fosse anche un presidente della repubblica. Per non parlare di un parlamento composto per i due terzi da imputati, indagati, inquisiti, prescritti e condannati.

E quella stronza che si spaccia per ministro ( dell’istruzione… “se lei ripercorrirebbe”: è solo l’ultima perla di questa ignorantona nelle cui mani sono affidate le sorti degli studenti di questo paese) ieri sera ha avuto pure il coraggio di dire che se berlusconi e il governo italiano sono invisi e malvisti dai tre quarti del pianeta la colpa è di quel che scrivono i giornali ‘comunisti’.

Punto e virgola, Massimo Gramellini – La Stampa

Grazie alla cortese collaborazione dei magistrati intercettatori Totò Stalin e Peppino Guevara, siamo in grado di fornirvi il testo della storica lettera all’Unione europea che Bossi ha dettato ieri sera a Berlusconi.

«Giovanotto, carta penna e calamaio. Scriviamo… Hai scritto? Comincia, su. Signora Merkel, veniamo noi con questa mia a dirvi , una parola sola: adirvi, che, scusate se sono poche, ma 5 ville in Sardegna noio ci fanno comodo, specie quest’anno che c’è stata una grande moria delle vacche, come voi ben sapete. Punto, due punti, ma sì, Silvio, fai vedere che abbondiamo: abbondandis in abbondandum. Queste ville servono a che voi vi consola-

consolate, non Consuelo a Linate, non mi far perdere il filo, che ce l’ho tutta qui… a che voi vi consolate dai dispiacere che avreta.. avreta, smetti di fare quella faccia: avreta è femminile, Merkel è una femmina, no? Perché – aggettivo qualificativo, ho chiesto a Calderoli – dovete lasciare in pace i pensionati, ché i ministri, che siamo noi medesimi in persona, vi mandano questo… Incartami il contratto delle tue ville, su. Perché i pensionati sono vecchi che invecchiano, che si devono prendere una pensione e che hanno la testa al solito posto che a voi signora Merkel manca, e cioè sul collo. Punto e punto e virgola. Lascia stare, abbonda, che poi dicono che noi padani siamo tirati, siamo provinciali. Salutandovi indistintamente. I ministri Bossi e Berlusconi , apri una parente, (che siamo noi) . Silvio, hai aperto la parente? Chiudila e andiamo a casa. S’è fatto tardi».