Riformatori_o

“Dal punto di vista politico abbiamo nel nostro programma delle riforme: il Senato deve essere abolito”.
[Benito Mussolini, 23 marzo 1919: dal discorso sulla fondazione dei Fasci di Combattimento]

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La Finocchiaro che da Floris esulta alle riforme di Renzi è il simbolo del fallimento della politica di un ventennio.
L’ammissione dell’incapacità della classe dirigente di cui lei fa parte da una trentina d’anni.
Invece di chiedere scusa per il suo non aver fatto nulla di politicamente rilevante, la Finocchiaro si vanta di aver partecipato alla realizzazione dello scempio chiamato riforme costituzionali che portano, oltre alla sua firma anche quella di un cinque volte rinviato a giudizio per reati contro lo stato.
La Finocchiaro esulta perché Renzi “ha fatto le riforme”:  giuste o sbagliate ‘sti cazzi ma le ha fatte, lo stesso Renzi che lei definì un miserabile quando lui la definì inadeguata per il Quirinale dopo che sui giornali uscirono le famose foto che immortalavano la Madame Angot de’ noantri che si faceva accompagnare all’Ikea non da una né da due ma da ben tre guardie del corpo che trascinavano il carrello della spesa al posto suo.
L’inadeguata e il miserabile si sono però ritrovati perfettamente d’accordo su delle riforme ri_costituzionali che sopprimono il senato come piaceva a mussolini e Gelli e tutto il mainstream della peggior propaganda di regime proprio dai tempi di mussolini, esulta insieme a loro.

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Almeno berlusconi si poteva vantare, purtroppo a ragione anche analizzando il modo col quale lo ha ottenuto, di avere il consenso del popolo e in virtù di questo confezionava giorno dopo giorno la sua azione “politica”, legittimava ogni provvedimento dei suoi vari governi col solito ritornello: lui scelto dal popolo quindi col pieno diritto di fare e disfare, di essere perfino al di sopra della legge quando parlava della magistratura che, indagando su di lui, voleva sovvertire la volontà del popolo che lo aveva eletto rendendolo una specie di divinità intoccabile. 

La concezione di paese e della politica come cose proprie con le quali fare quello che si vuole è abbastanza normale per uno che di mestiere fa l’imprenditore, attività che nei paesi civili rende inadatte le persone che la praticano a gestire le cose degli altri, ne preclude la carriera politica proprio perché ritenute più portate a occuparsi delle proprie e a curare i propri interessi che potrebbero [possono] essere facilmente in contrasto con quelli pubblici che la politica ha il dovere di mettere davanti e sopra a tutto.
Esattamente quello che si sarebbe dovuto impedire a berlusconi il quale, invece, grazie alla politica che glielo ha permesso ha potuto continuare ad accrescere il suo patrimonio personale.
Ma Renzi quale consenso ha?
Quando farnetica degli italiani che hanno chiesto al suo governo le riforme, di sfasciare la Costituzione, demolire l’istituto del senato di quali italiani parla, del famoso 40,8% della metà?
E sarebbe popolo, quello?

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Vado a mediaset – Sabina Guzzanti

Se mi assumete, se Berlusconi conta ancora qualcosa lì dentro, vengo a Mediaset a fare la campagna per il No.
(per quelli che vivono sulla luna: Berlusconi ha dato ordine di votare contro la riforma, ma i suoi se li erano tutti già comprati seguendo il suo insegnamento)

Faccio le imitazioni, racconto le barzellette zozze o faccio peggio, dico solo la lettera iniziale della parolaccia e poi puntini ammicco, quello che volete. giuro che lo farei.

La Boschi si dice serena che per il referendum gli italiani sapranno scegliere se votare a favore della riforma costituzionale di merda dopo la riforma della rai di merda.
Insieme alla riforma elettorale di merda, tutti i poteri sono in mano a chi governa, che vince le elezioni grazie al controllo dei media (aspettiamo ansiosi il bombardamento di rai tre promesso dal renziano Anzaldi), grazie al controllo dei posti di lavoro, e con la riforma elettorale ha una maggioranza spropositata alla camera mentre il senato conta poco o nulla ed è formato prevalentemente dai ladri che di solito governano le nostre regioni.

Siano maledetti i senatori venduti e che Grasso possa avere dalla vita tutto quello che si merita, tutto insieme.

Viva la costituzione quella vera, scritta dai partigiani.

Questa costituzione scritta da venduti e traditori non sarà mai la nostra.

Riformiamolo, con viva e vibrante soddisfazione

Ogni volta che un tribunale si avvicina a un politico per condannarlo, assolverlo o chiamarlo a testimoniare a Napolitano gli scappa sempre la riforma della giustizia.
E’ un’incontinenza ciclica la sua ormai. Non la può trattenere. Nella nuova richiesta urgente di riforma della giustizia  non più rimandabile: secondo Napolitano è solo da questa che può ripartire l’economia e dopo averla sollecitata anche in due precise occasioni, quando condannarono b e quando sempre b fu assolto dal processo per sfruttamento della prostituzione minorile  c’entrerà qualcosa la richiesta, ennesima, del tribunale di Palermo che chiede a Napolitano di comportarsi come un qualsiasi cittadino rispettoso delle regole che quando lo stato chiama, risponde?

Lo scopriremo solo vivendo.

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Re Giorgio è stanco (e può andare via) – Fabrizio d’Esposito, Il Fatto Quotidiano

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IL TESTIMONE NAPOLITANO – Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza, Il Fatto Quotidiano

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Monumentale Sabina Guzzanti che introduce l’argomento del suo film in prossima uscita sulla trattativa stato mafia.

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Nel paese col tasso più alto di corruzione e malaffare all’interno della classe politica e dirigente la riforma della giustizia, fortemente voluta dal presidente della repubblica che l’ha sollecitata in varie e precise occasioni anche prima di oggi, sarà frutto dell’accordo, del patto segreto di cui nessuno deve sapere fra un presidente del consiglio abusivo e un condannato per aver rubato allo stato.
Se non è un colpo di stato questo è sicuramente un colpo allo stato del quale sono complici tutti quelli che hanno agevolato le oscure e antidemocratiche manovre di palazzo che consentono ad un parlamento illegittimo, mantenuto in vita non da democratiche elezioni ma da una sentenza della Consulta che aveva intimato al parlamento di garantire la tenuta dello stato il tempo ragionevole per produrre una legge elettorale che permettesse ai cittadini di tornare a scegliersi i propri rappresentanti.
Renzi è in parlamento da oltre sei mesi, a Letta non fu concesso neanche un giorno di più perché non aveva portato nemmeno un risultato.
Nemmeno Renzi lo ha portato, a parte la quantità sesquipedale di chiacchiere non una cosa è stata fatta per garantire la tenuta dello stato e del diritto, anzi si lavora per sfoltire proprio nei diritti ma nessuno gli mette fretta: il progetto di demolizione dei diritti e di rendere vita facile alla casta deve andare avanti perché così ha detto e chiesto il re.

In un paese dove solo gli introiti provenienti da attività illegali e criminali fanno lievitare il Pil chissà di quale riforma della giustizia ci sarà bisogno. Vogliamo legalizzare l’illegale mentre vengono tolte tutte le tutele ai lavoratori onesti che si fanno il mazzo?
Mentre i giovani sono senza più nemmeno la possibilità di pensare un futuro e i disoccupati a quarant’anni troppo vecchi per rientrare nel circuito del lavoro?
Presidente, si dimetta, ché s’è fatta quell’ora.
Mai vista un’istituzione così palesemente contro il popolo che rappresenta e che continua a sostenere il sistema che ha distrutto lo stato sociale.

E dire che proprio lui il 25 aprile di due anni fa auspicava il riavvicinamento dei cittadini alla politica, chiedeva alla politica e alle istituzioni di cambiare registro per scongiurare il pericolo dei populismi.

 

Aridatece la mazzetta [ma la violenza arriva dal web]

E pensare che bondi quando era ministro della cultura si rifiutò di andare al festival di Cannes dove si proiettava Draquila, il film di Sabina Guzzanti sul terremoto a L’Aquila, perché disse che quel film offendeva l’Italia. Mentre e invece chi la offendeva era proprio lui, era il governo di cui faceva parte, era il presidente del consiglio delinquente già allora, erano le amministrazioni cosiddette di sinistra che in questo paese hanno rubato e mangiato quanto e come le altre, era già, e lo sapevamo un po’ meno di ora, anche un presidente della repubblica che quando dovrebbe parlare invece sta zitto. Ma meno male che adesso ci stanno quelle come la de girolamo e la Cancellieri, quelli come alfano, e ancora, è sempre lo stesso, un presidente della repubblica che tace quando invece dovrebbe parlare, a far fare una bella figura all’Italia. 

Il ladrocinio, la delinquenza e la criminalità esistono da quando esiste l’umanità e solo in assenza di questa potranno smettere di essere. Mai però era esistito nella storia dell’umanità questo concetto di impunità relativa alla politica quando è disonesta, a questa gestione malsana del paese e dello stato come quello che viene applicato nei fatti in Italia. Ancora ieri berlusconi, condannato a quattro anni per frode fiscale parlava di un suo futuro politico, da leader, nel paese che ha depredato non solo economicamente. E ancora oggi, dopo cinque mesi e undici giorni la sentenza che condanna berlusconi non viene applicata. In un paese demolito dalle ruberie e dalla corruzione i condannati detenuti per questo reato sono appena 30 [trenta], ma meno male che la ministra Cancellieri sta pensando ad istituire l’omicidio stradale: a quello statale no, non ci pensa la ministra.

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Altro che web violento, gli auguri di morte arrivano dal cellulare del Ministro

NUNZIA E LA POLITICA DEL TURPILOQUIO (Francesco Merlo)

DE GIROLAMO, L’APPALTO DEL 118 E I FONDI PER IL CONGRESSO PDL (Vincenzo Iurillo e Marco Lillo)

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“Che culo il terremoto, ora gli appalti” 

Il terremoto è un “colpo di culo”. C’è qualcosa di peggio delle risate dell’imprenditore Francesco Piscicelli, che rideva mentre ancora le terra tremava, il 6 aprile 2009. Ecco l’intercettazione dell’ex assessore comunale Ermanno Lisi, entrato in giunta in quota Udeur (articolo di Antonio Massari).

Intanto il sindaco Massimo Cialente ha confermato le sue dimissioni: “Pago io per tutti, ma è giusto così” 

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L’Aquila, come lupi famelici

Una volta c’era la bustarella, poi venne la tangente. Oggi sembrano peccatucci di fronte all’orgia di una casta criminale e arrogante che sta vampirizzando un paese allo stremo. E quando i proventi delle rapine non bastano più, costoro sperano nei terremoti e se i morti sono tanti, meglio ancora. Che culo!

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Il capitale subumano, Marco Travaglio, 12 gennaio

Quando le intercettazioni dell’inchiesta sulla cricca della Protezione (In)civile immortalarono i due (im)prenditori che se la ridevano di gusto per il terremoto dell’Aquila appena tre giorni dopo la scossa fatale che aveva ucciso 309 persone, si pensò a un caso estremo, eccezionale, irripetibile di disumanità. Ora, dalle telefonate di 18 mesi dopo pubblicate dal Fatto e tratte da un’indagine frettolosamente archiviata dalla vecchia Procura dell’Aquila e riaperta da quella nuova, si comprende che quelle non erano le solite mele marce in un cestino di mele sane: è l’intero cestino che è marcio. L’assessore aquilano di centrosinistra Ermanno Lisi che, di fronte alla sua città in macerie, definisce il terremoto che l’ha distrutta una “botta di culo” per “le possibilità miliardarie” di “tutte ‘ste opere che ci stanno” e che “farsele scappa’ mo’ è da fessi, è l’ultima battuta della vita… o te fai li soldi mo’… o hai finito”, non è un fungo velenoso spuntato dal nulla. É la punta più avanzata di un sistema che chiamare corruzione è un pietoso eufemismo. Questi non sono corrotti. Questi sono subumani, vampiri, organismi geneticamente modificati che mutano continuamente natura verso la più bruta bestialità grazie all’omertà e all’inerzia di chi dovrebbe controllarli, fermarli, cacciarli. Non stiamo parlando di reati (per quelli c’è la giustizia, che con l’arrivo del procuratore Fausto Cardella è in buone mani anche all’Aquila). Ma di un’antropologia mostruosa che nessuno può dire di non aver notato. Che pena il sindaco Cialente, quello che garantiva vigilanza costante sugli appalti e sfilava con la fascia tricolore alla testa dei terremotati puntando il dito contro i governi che lesinavano aiuti, e non riusciva neppure a liberarsi di politici, professionisti e faccendieri come il capo dell’ufficio Viabilità del suo Comune che affidava lavori alla ditta del suocero. Il caso vuole che queste intercettazioni escano in contemporanea con il film di Paolo Virzì Capitale umano e con le demenziali polemiche per il presunto, ridicolo “vilipendio di Brianza”. Il film, straordinario grazie anche allo strepitoso cast, è ispirato al romanzo di Stephen Amidon e, anziché in Connecticut, è ambientato a Ornate. Ma l’ultima cosa che fa venire in mente a una persona normale (dunque non a certi leghisti e giornalisti di Libero , del Foglio e del Giornale) è la Brianza. É una storia universale – ben scritta da Francesco Bruni e Francesco Piccolo – di capitalismo finanziario selvaggio che, ai livelli più alti come in quelli più bassi, pensa di poter fare soldi con i soldi e intanto annienta sentimenti, amicizie, affetti, famiglie, cultura, vite umane. Vite che, quando si spengono, vengono misurate anch’esse in denaro, col registratore di cassa, dunque non valgono più nulla. “Abbiamo scommesso sulla rovina del nostro paese e abbiamo vinto”, dice trionfante il protagonista, Giovanni Bernaschi (Fabrizio Gifuni), mentre il suo alter ego straccione, Dino Ossola (Fabrizio Bentivoglio), si vende la figlia per riprendersi i 900mila euro perduti in una speculazione andata a male. Gli unici scampoli di umanità li preservano le donne, interpretate magistralmente dalle due Valerie, Golino e Bruni Tedeschi, e dall’esordiente Matilde Gioli. Il merito principale del film è di illuminare le radici del fallimento di un paese ormai inutile, addirittura dannoso. Quello che si illudeva di chiudere il berlusconismo come fosse una parentesi e non lo specchio, la biografia di una certa Italia che Berlusconi ha soltanto sdoganato e resa orgogliosa della sua mostruosità, ma che gli preesisteva e gli sopravviverà: nelle classi dirigenti di destra di centro di sinistra, ma anche in vaste aree della “società civile”. Ogni squalo che fa soldi sulla pelle della gente, per ogni pirata che ruba sugli appalti, per ogni vampiro che succhia il sangue ai morti del terremoto si regge sul silenzio complice di decine, centinaia di persone. Che, fatta la somma, sono milioni. Troppe per sperare in un cambiamento imminente. Ma non troppe per rinunciare a prepararlo subito.

L’Italia che dà il meglio

10 ottobre: Giornata Mondiale contro la pena di morte.

Anni fa uno studio confermò che nei civilissimi States più di 300 persone morirono, nell’arco di qualche anno  da innocenti mediante l’omicidio di stato, ché le parole sono importanti, e bisognerebbe smetterla di definire quest’obbrobrio “pena capitale”: chi ammazza una persona, qualunque persona, è un assassino. Punto e basta.

hitler aveva creato strutture idonee per uccidere moltitudini d’innocenti, gli stati in cui vige la pena di morte hanno creato strutture idonee per uccidere persone colpevoli, ed ogni tanto, magari per “errore”, qualche innocente.

Qual è il senso di tenere una persona anche vent’anni in un carcere, e dopo che la sua vita inevitabilmente cambia, anche in meglio qualche volta, mandarla a morire dopo l’ultimo pasto?
La pena di morte non è educativa, non è un deterrente, non è né potrà mai essere, né lo è stato mai, un sistema per fare giustizia.
Nei paesi civili la vendetta di stato non dovrebbe essere permessa, tollerata né pretesa da chi va ad assistere allo spettacolo nascosto dietro una tenda e poi va a festeggiare il trionfo della giustizia.

Preambolo: Sabina  Guzzanti condannata a risarcire 40.000 euro alla Carfagna per averla diffamata durante la manifestazione di piazza Farnese qualche anno fa. In questo paese non è più possibile nemmeno chiamare le cose, e le persone, coi loro veri nomi ché s’offendono.  

Ma la colpa qui è davvero nostra.

Abbiamo sbagliato noi, abbiamo sbagliato ogni volta che siamo stati oltraggiati da politici indegni.
Insultati, molto peggio che diffamati e non abbiamo fatto niente.
Una class action ci sarebbe voluta, altroché.

Quanto vale quel “siete l’Italia peggiore” detto da brunetta ad una madre di famiglia che studiava di notte per prendere la seconda laurea allattando una figlia al seno? e quanto quel “coglioni”  riferito a quella parte sana del paese che non è mai caduta nel tranello dell’impostore detto a reti unificate e che ha fatto, come tutte le performance del cafone il giro del mondo? e quanto ancora l’oltraggio a cui tutti gli italiani, perfino quelli che lo hanno sostenuto e ancora lo farebbero, quelli che hanno votato e ancora lo farebbero per il partito dell’impostore abusivo e che hanno costretto un paese intero a sopportare l’inenarrabile?  e quanto l’ingiuria rivolta a tutti gl’italiani, l’aver permesso a un movimento di razzisti, omofobi e xenofobi di mettere piede nel parlamento italiano e dire tutti i giorni che loro non sono italiani? e quanto vale permettere a cento persone con precedenti penali anche seri e gravi di essere definite onorevoli nonostante e malgrado non lo siano affatto?

A me ‘sto politicamente corretto da applicare alle carfagne mi ha stancata, e lo dico da donna niente affatto retrograda, bigotta e conservatrice, sono stufa di dover difendere le istanze di altre donne che quando si sono aggiustate gli stracazzi loro non pensavano all’onore né, tanto meno, alla loro dignità.

La carfagna è sempre la graziosa damigella dei calendari da camionista ma che poi – da ministro – avrebbe voluto fare,  insieme a berlusconi indagato per sfruttamento della prostituzione minorile,  una legge per impedire la prostituzione perché secondo lei “è indecente vendere il proprio corpo”,  evidentemente il concetto non vale per chi lo vende ad un fotografo, ad una rivista o ad un impresario che vende balle attraverso le sue tv e, visto che gli riesce  così bene ha pensato di venderle anche in parlamento da presidente del consiglio:  il vero oltraggio è averle permesso di entrare in parlamento da ministro, altro che storie. 

E dov’ era  il senso dello stato, i valori di moralità che solo oggi Napolitano si ricorda di ricordare quando berlusconi portava in parlamento o alla regione Lombardia oltre al suo esercito personale di avvocati  le sue amichette da happy hour? in quell’occasione non gli è scappato nessun conato di monito?

8 ottobre,  Monti: “L’Italia sta dando il meglio di sé”.  Qui di seguito una piccola e purtroppo incompleta [a cotanta bravura non le si può stare dietro] carrellata di esempi su come deve essere un paese migliore fatto di gente migliore

Reggio Calabria, il governo scioglie il Comune
“Contiguità con organizzazioni mafiose”

Campania, province ‘decadute’ col trucco
Milano, la farsa delle dimissioni-Podestà

Sicilia, indagini sulle “spese pazze”
dei partiti tra portaborse e mutui

“Giovani avvocati, la nuova schiavitù”
Studi legali: paga da fame e zero diritti

Ddl corruzione, governo in ordine sparso
E il Pdl ripresenta la norma salva-Ruby

Daccò e Simone? “Fu Regione Lombardia
a imporli come intermediari”

Epilessia, farmaci solo per i ricchi

I CONTI SEGRETI DI CONFINDUSTRIA

Arrestato Zambetti, assessore alla casa della Regione Lombardia, pdl. Avrebbe comprato voti da un’azienda concorrente: la ‘ndrangheta.
@AlRobecchi

E, sempre a proposito dell’Italia migliore: Celentano va bene agli italiani che lo guardano, anzi, lo aspettano, nel ruolo di guru perché vogliono che ad ogni uscita pubblica si esprima sulla qualsiasi? bene: io voglio sentire Nada illuminarci  sulla questione immigrazione: voto sì voto no, a Bobby Solo e Little Tony chiederei di trovare soluzioni per l’Ilva,  dai Cugini di campagna voglio sapere se sono favorevoli al matrimonio fra omosessuali con annessa adozione e  mi piacerebbe che Umberto Tozzi mi illustrasse le soluzioni al problema ambientale.

 Ma, invece, come avevo già scritto a proposito della sua partecipazione al festival di Sanremo, chissenefrega di quello che pensa Celentano?

 E’ meravigliosamente italiano poter fare il predicatore, a pagamento prima da un pulpito, la Rai, e poi andare ad affacciarsi alla finestra di fronte, mediaset,  sul cui proprietario Celentano ha avuto molto da dire e farlo sempre a pagamento, la coerenza ormai è un orpello, un’anticaglia di cui, per denaro, si può facilmente fare a meno salvo poi presentarsi davanti alla gente per dire che i soldi fanno schifo: gli piace vincere facile.
Celentano, considerato da molti – chissà perché – il Che Guevara della Brianza solo perché spara ad cazzum su tutto, su chi ha ridotto questo paese così in malomodo che fa, si va a prendere i soldi dal nemico?  perché se la stessa cosa la fa Grillo viene considerato un arruffapopolo e lui invece un asceta, uno sciamano, il predicatore in grado di rivelarci chissà quale Verità?
Ma perché, “a una certa” chi lo può fare senza problemi non si ritira ad una dignitosa vita privata? se lo facessero un attimo prima di diventare patetici sarebbe ancora meglio.

TgLoden

Marco Travaglio, 10 ottobre

Fa sempre piacere, dopo mesi di tonificante e disintossicante astinenza, rivedere il Tg1 (venerdì mi trovavo in una località non coperta da La7 e non ho potuto farne a meno). Chi pensava che si fosse toccato il fondo con il TgPapi di Minzolingua non aveva ancora visto il TgLoden di Maccari, anzi Smaccari. Che fa un prodotto turbogovernativo come il predecessore, appena meno critico dell’ufficio stampa di Palazzo Chigi, ma con l’aggravante di una vivacità da termosifone spento. Conduce Susanna Petruni, prontamente riconvertita alla sobrietà tecnica. Prima notizia: “Assisi, duro intervento del Capo dello Stato contro le degenerazioni della politica e per una mobilitazione morale e civile”, col contorno di omelia del cardinal Ravasi. Per chi volesse gustarsi la versione integrale del sapido duetto, non deve perdersi “questa sera Tv7”. Poi una raffica di fogli d’ordini di Palazzo Chigi, letti con la cadenza incalzante dell’agenzia Stefani e del Cinegiornale Luce. 1) “Decreto del governo taglia le spese degli enti locali: la scure di Catricalà fino al 90-95%”, un “giro di vite” che riscuote “il consenso unanime dei partiti” all’insegna della “trasparenza” e della ritrovata “fiducia dei cittadini”. Seguono illuminati pareri di: Quagliariello, Nucara, Sereni, Casini, Di Pietro, Grillo, Delrio, De Magistris, Cota e Zaia”. Casini sottolinea come “noi dell’Udc fummo gli unici, come sempre isolati”, a denunciare gli sprechi delle regioni “e ora i fatti ci danno ragione” (sui regali milionari della Polverini alla società dell’amico Cesa, patriotticamente si sorvola). 2) “Borse in rialzo, Milano meglio di tutte. Lo spread si restringe”. È a quota 354, dunque un trionfo. 3) Imperdibile monito di Monti da Malta: “Ci attendono sfide cruciali, i compiti a casa non sono finiti”. Il tutto — chiosa l’inviata — “per il bene del Paese”. 3) “Molto buoni i risultati della lotta all’evasione”. Sobrio il servizio: “Non sbagliano un colpo, i dati parlano chiaro: stiamo parlando dei controlli fiscali, che hanno raggiunto una precisione chirurgica con punte del 100%. Controlli talmente mirati da rasentare la perfezione, grazie ai potentissimi incroci di banche dati che scoraggiano i malintenzionati”. La Corte dei Conti parla di record mondiale di evasione, ma virilmente si tralascia. I settori più “malintenzionati”? Alberghi, ristoranti e commercianti. E i 2 miliarducci evasi dalle prime tre banche? Sobriamente omessi. 4) “Come cambia lo Stato e il rapporto con noi cittadini dopo il decreto sviluppo varato dal governo?”. Già, come cambia? Passera (vedi punto 3): “Costi ridotti, investimenti e giustizia più veloci”. Apposito servizio annuncia come cose già fatte: “Tutta la Pubblica amministrazione digitale; libro elettronico; fascicolo elettronico dello studente; cartella clinica digitale; ricetta medica telematica; certificato di malattia on line; Desk Italia per attrarre investimenti; documento digitale unico” e altre minuzie. 5) “Il ministro Fornero firma il decreto che stanzia 235 milioni d’incentivi alle imprese che assumono donne e giovani”. 6) “Direttiva Ue impone pagamenti entro 30 giorni alle imprese, fine dell’emergenza”. Chi lo dice? Tajani, dunque è vero. E tutto questo in un solo giorno. Siamo salvi. “La guerra che, sotto l’alta guida di S.M. il Re Giorgio, l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 14.11.2011 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 11 mesi, è vinta… Nella pianura, S.A.R Monti avanza rapidamente alla testa della sua invitta armata, anelante di ritornare sulle posizioni vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute. I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza. Diaz”.

Maurizio Crozza a Ballarò:  l’Italia sta dando il meglio di sé: in tasse