…noi non dimentichiamo.
E ti aspettiamo, a casa.
Oggi Rossella Urru , la cooperatante italiana da 150 giorni nelle mani dei suoi sequestratori, compie 30 anni.
E nemmeno tutti gli altri giorni.
E siccome sono più di dieci anni ormai che scrivo qualcosa sull’otto marzo e mi sono accorta che ogni anno sono costretta a ripetere più o meno gli stessi concetti, quest’anno non mi va di ripetere la solita filippica su violenze che ancora accadono tutti i giorni, su mancanze di rispetto che non hanno mai smesso di esistere, sulla considerazione che ancora troppi uomini hanno delle donne; sulle donne uccise (31 dall’inizio dell’anno, per l’esattezza: una mattanza a ciclo continuo) per mano di un uomo che magari fino a un attimo prima giurava di amarle.
L’Italia ha, ancora oggi, il più basso indice di occupazione femminile d’Europa.
Non c’è nessun motivo per aver trasformato una commemorazione triste in una festa, quindi.
No, non mi va più. E penso che questo sarà un mondo migliore, non solo per le donne, quando non ci sarà più nessun bisogno di celebrare, commemorare, o semplicemente decidere che in una giornata qualunque di un mese qualunque ci si debba ricordare di qualcosa.
E alle donne che scelgono questa giornata per trasformarsi nel peggior stereotipo di maschio idiota, quello che magari poi per il resto dei 364 giorni dell’anno criticano a tutto spiano, a quelle donne che hanno contribuito a rendere inutile questa giornata spesso perché non sanno nemmeno che cosa si dovrebbe ricordare con rispetto, a quelle che stasera andranno a sbavare davanti ad ometti in perizoma e pagheranno per vedere uno squallido strip maschile vorrei chiedere perché non ci vanno tutti gli altri giorni: non capisco perché se a tante donne piace vedere uno spogliarello si devono limitare all’ otto marzo.
Se vi piacciono tanto gli spogliarelli andate a guardarveli tutto l’anno no? oppure i vostri mariti vi concedono la libera uscita solo stasera? solo l’otto marzo potete togliervi lo sfizio di dire ai vostri uomini “stasera la cena ai figli la prepari tu?”
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Il mio 8 marzo è per Rossella, ancora nelle mani dei suoi rapitori.
‘Liberata la Urru’
Ma la Farnesina
non conferma
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Secondo la televisione qatariota, la cooperante Rossella Urru sarebbe stata liberata a Nouakchott, la capitale della Mauritania. La questura di Oristano avrebbe confermato la notizia del rilascio alla agenzia Adnkronos prima ancora della conferma ufficiale della Farnesina.
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La cooperante italiana rapita il 22 ottobre nel sud dell’Algeria sarebbe stata lasciata andare venerdì sera in una zona della capitale Bamako. Il primo aannuncio dall’emittente al Jazeera, poi le certezze dalla questura di Oristano e dallo zio della volontaria / VIDEO Il drappo in Campidoglio
Il videomessaggio di Fiorello su Twitter
L’appello di Geppi Cucciari a Sanremo / SPECIALE Nuova Sardegna
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India: i maro‘ a Terzi, “siamo italiani e ci comportiamo come tali”
Rossella Urru, per non dimenticare l’Italia di cui vantarsi
Ad oggi, gli italiani scomparsi nel mondo sono dieci: Maria Sandra Mariani, scomparsa il 2 febbraio 2011 nel sahara algerino; Giovanni Lo Porto, 38 anni, rapito in Pakistan il 19 gennaio scorso; Franco Lamolinara, 47 anni, sparito in Nigeria il 12 maggio 2011; sei membri dell’equipaggio della petroliera Enrico Ievoli, vittime di un assalto dei pirati in Somalia il 21 aprile 2011. C’è poi anche il caso di Bruno Pellizzari, anche lui ostaggio dei pirati somali dal 10 ottobre 2010. Lo skipper però ha la doppia cittadinanza, italiana e sudafricana, e il caso è seguito direttamente da Johannesburg. Rossella Urru è un simbolo, la faccia di dieci persone, partite dall’Italia per portare la pace, quella vera, non quella che scende dai bombardieri, e rimasti travolti dalla guerra.
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Di chi si sente italiano e pensa che “comportarsi da italiani” sia una peculiarità riservata a chi indossa una divisa e ha un fucile sempre col colpo in canna ne faccio volentieri a meno, visto che il nostro paese ripudia la guerra per Costituzione. O almeno dovrebbe, vero Ammiraglio?
Essere italiani non è una nota di merito né una caratteristica che fa pregio.
Anzi, specialmente in questi ultimi due decenni è stato proprio l’esatto contrario visto che abbiamo dimostrato ampiamente di non saper fare “popolo” né di essere uniti nelle cose importanti quel tanto che sarebbe bastato a non ritrovarci oggi in queste condizioni pietose.
Mi piacerebbe che “comportarsi da italiani” significasse altro.
Significasse agire come Rossella, Francesco, Vittorio, Enzo, Nicola, Gino, come loro e come tutto quell’enorme ma pacifico esercito di gente che parte ed è partito non per una missione pagata molte migliaia di euro al mese per andare ad “annichilire” e ad esportare un’idea di democrazia malata e marcia: quella che si spara da missili e mitragliatrici ed ha più a cuore la difesa di un pozzo di petrolio che di due persone, per dire.
Gente che spesso ha pagato con la sua vita un’idea di democrazia buona, quella che le guerre le schifa e non le considera – perché non potranno mai esserlo – uno strumento per portare la Pace.
Ma per fortuna Bersani ci ha rassicurato dicendo che il modello di sua figlia è la ministra Fornero, che si è scandalizzata per Belén [ma non si scandalizza per le migliaia di operaie messe sulla strada dai nostri imprenditori delinquenti che delocalizzano le aziende solo per guadagnare sempre di più] e non Belén, non sia mai le ragazze di oggi dovessero scegliersi come modello chenesò, la Hack, la Montalcini, ‘donnette’ di questo calibro, ecco…
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Geppi Cucciari interrompe per qualche minuto l’inutilità della kermesse ricordando il rapimento di Rossella.
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Forse domani si alzerà qualcuno di quelli che non hanno vergogna, e davanti a un microfono decreteranno la caduta di un altro tabù: la vita umana.
La notte del 22 Ottobre scorso, Rossella Urru, cooperante italiana (sarda) è stata sequestrata nel sudest dell’Algeria da un commando armato. Dopo la rivendicazione del gesto da parte del gruppo che la tiene in ostaggio, avvenuta a Dicembre, della giovane donna, ufficialmente, non si è più parlato. Ufficialmente significa sui giornali o sui telegiornali, perché tranne che nell’immediatezza del fatto, la Farnesina ha sempre taciuto, fedele al vuoto politico e istituzionale che ci circonda.
C’è da dire, o è bene ricordare, che la ragazza in Algeria si occupava della distribuzione del cibo in un campo profughi che trabocca miserabili vite umane. Era andata là in pace, a portare il suo tangibile contributo pacifico.
L’altro giorno, nello svolgimento del loro dovere di guerra in tempo di pace, due militari italiani, pacificamente addetti alla scorta del Dio Petrolio a bordo di una nave battente bandiera italiana, hanno sparato uccidendo due pescatori indiani. Arrestati dalle autorità indiane per omicidio, è scoppiato subito il caso diplomatico, con ben due ministeri impegnati strenuamente giorno e notte per riportare a casa i due eroi. A detta della politica istituzionale italiana, i due militari avevano l’immunità, ed essendo a bordo di una nave italiana, la competenza delle indagini sarebbe della nostra nazione. Ufficialmente se ne parla, sui giornali e sui telegiornali spuntano le foto dei due militari con le loro barbe, la diplomazia fibrilla, e non si lascerà nulla di intentato. Certo rischiano la morte i due, ed è grave.
I due ci erano stati mandati a scortare il petrolio, questo bene così prezioso che ci dà vita. Rossella Urru, invece c’era andata di sua spontanea volontà a dar da mangiare a chi, senza, la vita l’avrebbe persa. Questo probabilmente è il limite che segna il peso e il valore delle vite umane, che non sono tutte uguali – non più – nemmeno rispetto alla morte, che per inciso è il rischio uguale che accomuna i due episodi così diversamente pesanti in questo nostro piccolo e mostruoso paese.
Ed oggi, a guardar bene, altre tre vite se ne sono andate per nulla. Sui social network e sui giornali, rimbalza la morte di tre militari italiani in Afghanistan, anche loro diversi da Rossella Urru, anche loro impegnati in questa strana e inutile operazione di pacificazione attraverso i blindati, le armi e le bombe. Morti per un incidente stradale non saranno fatti eroi, solo disgraziati morti di lavoro. Come tanti di cui presto non si ricorderà né un nome né un volto, che saranno sui giornali solo mezz’ora, per essere poi ingoiati da altre notizie da altri fatti.
So che sono facili parallelismi, che sembra retorica demagogica, ma in fondo è con questo nulla che da molto controllano le menti deboli di chi non ha più voglia di guardarsi intorno. Sui giornali, ancora oggi scrivono parole sulla farfallina inguinale mostrata da una squinternata un po’ zoccola, che per far vedere le sue mutande invisibili (che vanno a ruba su Internet) ha preso più soldi di quelli che ce ne stanno nel bilancio di un piccolo paese africano. Ma pare che fosse una mossa studiata, per provocare. Che bella provocazione sarebbe stata, quella di mostrare, invece, la foto di una ragazza che la sua vita la rischia in pace. La foto di una donna italiana, che evidentemente non merita l’interesse delle istituzioni perché anziché uccidere dava vita.
Rita Pani (APOLIDE)
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Freelance journalist & researcher, student, activist.
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