Il Codice Decidoio [cit. Marco Travaglio]

 

Ci mancava la storia del complotto.
Mica per niente, ma per non dover riascoltare per la miliardesima volta ‘sta serenata di lui che “se n’è andato per senso di responsabilità”. Lo stesso spirito che aveva quando invece è arrivato tramite discesa in campo. Nel momento della dipartita, spontanea, s’intende, nella testa di berlusconi circolavano proprio gli stessi pensieri, ovvero: come fare anche stavolta per salvare i cazzi miei. Cioè i suoi.

Se anche fosse vero [ma non ci crede nessuno] del complotto contro silvio l’unica nota di rilievo sarebbe l’esportazione di democrazia senza spargimenti di sangue come invece è solita fare la “santa alleanza” quando va a distribuire civiltà in giro per il mondo.
Anche il rassemblement fra berlusconi e i figli, Ghedini e Confalonieri cinque minuti prima delle dimissioni “spontanee” ha fatto parte del complotto internazionale? Chiedo. In un paese normale berlusconi non avrebbe nemmeno potuto avvicinarsi alla politica, altroché complotti. L’unico vero complotto è quello ordito dallo stato  contro gli italiani costretti a subire il berlusconi “politico” anche nella nuova veste di pregiudicato condannato alla galera.

 

Sottotitolo: anche nella questione degli sbarchi l’informazione ha delle grandi responsabilità.
Perché nessuno spiega, anche tutti i giorni, così come si fa coi bambini che non capiscono o con gli adulti imbecilli che non vogliono capire, qual è la differenza fra chi viene qui a cercarsi un’altra vita e chi invece è costretto ad andarsela a cercare dalla situazione del suo paese.
Così invece sembrano tutti uguali, altrimenti non si dovrebbe leggere continuamente chi scrive che “sono troppi”, “che vengono tutti qui”, che “bisogna rimandarli a casa loro”. C’è un’emigrazione come dire, spontanea, come quella di tanti italiani che scelgono di andare a provare a vivere meglio altrove e ce n’è un’altra condizionata dall’impossibilità di poter vivere nel proprio paese di origine, dove ci sono le guerre, la disperazione vera che poi obbliga, non chiede gentilmente, ad offrire un asilo, un’accoglienza. E, da gente che non si mette d’accordo nemmeno su come riordinare le proprie scrivanie come si può pretendere che si occupi seriamente di drammi come quello delle continue tragedie in mare, delle stragi degl’innocenti del terzo millennio?  Angelino Alfano che ha fatto parte dei governi in cui c’era gente che avrebbe affondato i barconi a fucilate è ancora, e incredibilmente, ministro dell’interno.

L’Italia è – contrariamente a quello che la propaganda fa credere – il paese dove solo una parte di chi arriva in condizioni estreme poi si ferma. La Germania ne riceve almeno quattro volte di più. E’ un paese di transito. Perché anche il migrante poi sceglie di fermarsi in quei paesi dove c’è una reale possibilità di vivere meglio, dunque non in Italia. E questo andrebbe spiegato e ripetuto, anche tutti i giorni. E’ comprensibile che sia difficile spiegare che non si vive bene nel paese dove i delinquenti fanno le leggi per gli onesti,  però è un lavoro che va fatto quando si sceglie di fare il mestiere di informare.

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Migranti, rissa governo-Unione europea

Prima Renzi: “Ue salva solo le banche” (leggi). Segue guerra delle dichiarazioni. Malmstrom: “Italia
dica cosa vuole, non ci hanno mai risposto”. Alfano: “Parole ridicole” (video). E ancora: “Vuole la
letterina?” Alla fine: “Colloquio costruttivo”. A Catania la nave coi superstiti, 2 bimbe tra i 17 morti

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Chi l’ha deciso che l’Expo deve essere il simbolo di tutta l’Italia?
E inoltre, da quando lo stato è diventato più forte dei ladri?
Il presidente del consiglio si è perso qualche puntata della telenovela, si è distratto mentre condannavano praticamente a niente il più ladro di tutti?
E’ questa la forza dello stato?

 

Greganti: “sono abituato a stare in carcere”. E allora perché non accontentarlo?

Visto e considerato che il compagno G non conosce altro sistema per mantenersi che non sia quello illecito, che ciclicamente non può fare a meno di metterlo in pratica, è uno di quelli che, come scrive benissimo Marco Travaglio stamattina, si merita la “morte civile”, ovvero di stare ad un livello inferiore rispetto a quei cittadini che non si comportano come lui; fuori dal contesto della società cosiddetta civile. Non servono codici etici che poi, come ci insegna Prandelli, si possono ignorare e fare finta che non esistano. Serve il rispetto della legge, e serve quella legge contro la corruzione che in Italia non c’è. Legge che poi va fatta rispettare indipendentemente dalle conseguenze.
La politica impari a prendere le distanze da malfattori e farabutti di ogni ordine e grado invece di metterseli in casa e poi gridare ai complotti, alla giustizia a orologeria, prendersela con la magistratura che fa un uso politico della giustizia.
Ci sorprendano i politici, provando a fare loro, ogni tanto, un uso politico della politica.

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Altro che task force, Cantone si sfila (Davide Vecchi)

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Expo, così la cupola portava i pizzini ad Arcore e a Maroni (EMILIO RANDACIO PIERO COLAPRICO)

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Forza Tasche – Marco Travaglio, 14 maggio


Sono vent’anni che in Italia si approvano “codici etici” e intanto si ruba come prima più di prima. Vent’anni che si arruolano “task force anti-corruzione” e intanto la corruzione galoppa: nel ’92 costava agli italiani – secondo il Centro Einaudi di Torino – 10 mila miliardi di lire all’anno e oggi 60 miliardi di euro (12 volte in più); vent’anni fa l’Italia era al 33° posto nella classifica di Transparency International dei paesi meno corrotti, oggi è al 69° dietro il Ghana. Dal ’94 si sono avvicendati tre governi di centrodestra, quattro di centrosinistra, due tecnici, uno di larghe intese e uno di strette: tutti, a parole, anti-corruzione; tutti, nei fatti, pro-corruzione a suon di leggi che allungavano i processi, abbreviavano la prescrizione, depenalizzavano reati dei colletti bianchi, depotenziavano la lotta alle mafie, condonavano delitti, indultavano delinquenti, cestinavano prove, incoraggiavano l’omertà. L’idea che, per sconfiggere la corruzione, occorra cambiare le regole è ingenua e dannosa: una volta ripristinati reati come l’abuso d’ufficio anche non patrimoniale e il falso in bilancio, e introdotti quelli mancanti come l’autoriciclaggio, e aumentate le pene e bloccate le prescrizioni, c’è poco da cambiare le regole. Bisogna armare chi deve scoprire e punire chi non le rispetta. E poi isolare con la morte civile chi non le ha rispettate. Mission impossible in Italia, dove i delinquenti già condannati ricattano con l’arma del silenzio i delinquenti non ancora scoperti. Garantendo a se stessi e agli altri carriere eterne, visto che non esistono bollini di scadenza (questi sì da introdurre) sulle poltrone pubbliche. La Parmalat di Tanzi, come del resto Enron e Lehman Brothers, aveva un codice etico formidabile: s’è visto com’è finita.
Il gruppo Maltauro – consultare il sito per credere – ha un Codice Etico della madonna: “Nel Codice Etico sono formalizzati i principi fondamentali cui le singole società del Gruppo sono tenute a uniformarsi e che consistono nella scrupolosa osservanza della legge, nel rispetto degli interessi legittimi del cliente, dei fornitori, dei dipendenti, degli azionisti, della concorrenza leale, delle istituzioni e della collettività”. L’Ad che l’ha firmato, Enrico Maltauro, è stato filmato dai finanzieri mentre si sfilava una mazzetta dalla giacca e la passava a un faccendiere di Expo in cambio di appalti. Si poteva evitarlo? Sì, visto che il Maltauro era già stato beccato nel ’93 a fare la stessa cosa per gli appalti dell’aeroporto di Venezia e aveva patteggiato la pena: basterebbe una norma che escluda da appalti e contratti pubblici gli imprenditori e i manager condannati.
Tre anni fa si scoprì che anche la Rai aveva un Codice Etico: fu usato la prima volta non contro i tg che taroccano le notizie e i programmi che le censurano, bensì contro la Gabanelli che, dandole, aveva dato noia a Tremonti. Per salvarsi dal plotone di esecuzione, dovette allestire un Report riparatorio pro Tremonti. Il Codice Etico Rai fu rispolverato contro Santoro e contro Celentano (reo di leso Vaticano al Festival di Sanremo), poi se ne persero le tracce. Nel 2010 Cesare Prandelli varò, d’intesa con i giocatori, il Codice Etico della Nazionale: fuori gli autori di gesti scorretti o violenti. Ora però ha deciso di convocare lo juventino Chiellini, appena squalificato per tre giornate dopo che la prova tv ha immortalato la sua gomitata al romanista Pjanic: “Alla fine decido io”. Per carità, forse fa bene, ma allora sostituisca il Codice Etico con il Codice Decidoio. La legge sugli appalti prevede che debba vincerli il migliore offerente dopo una gara trasparente. Ma otto giorni fa, con la scusa degli appositi ritardi, si decise di esentare i lavori sotto i 150 mila euro dalle verifiche antimafia. Tutti d’accordo: Alfano, Maroni, Pisapia, Sala. Tanto a vigilare su Expo c’erano già ben 23 organi di controllo: 5 interni e 18 esterni. Senza dimenticare la mirabolante task force voluta da Formigoni con l’ex generale Mori e l’ex capitano De Donno, reduci dalla trattativa Stato-mafia. Risultato: non controllava nessuno. Ora arriva un’altra task force, ovviamente anti-corruzione. Ne facessero una pro-corruzione, magari qualche ladro riuscirebbe a prenderlo.

 

Se ci fosse ancora Berlinguer

Sottotitolo: ci vuole solo la gran faccia di culo di questo centrosinistra che ha rinnegato tutto di Berlinguer ad andare in processione blindata a guardare il film su di lui fatto da chi ha finito di spalancare le porte a berlusconi. Quello che in campagna elettorale nemmeno lo nominava, per paura che la gente capisse chi NON doveva votare.
Bravo Uòlter, ipocrita quanto mai. La cosa positiva è che a nessuno – speriamo – verrà mai in mente di fare un film su quando c’erano Veltroni, D’Alema,  Fassino, Letta [jr] e Renzi, in quanto protagonisti di una politica che i posteri seppelliranno non di risate, perché non hanno fatto ridere nessuno, ma con l’opportuno velo pietoso, e anche vergognoso, che si meritano.

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Chissà perché questi nostri statisti democratici i loro bei discorsi sulla pace messa in pericolo da chi si ostina a non voler cedere alle prepotenze della finanza mondiale non li vanno a fare in America, in Cina, in Russia. Lì ci vanno in ginocchio, se ne fottono della pace e del rispetto dei diritti umani, fanno le riverenze ai capi di stato che fanno le guerre, le trascinano per decenni, paesi dove la pena di morte è ancora il sistema per regolare la giustizia. Qui invece, ritrovano tutta la loro verve e una gran voglia di fare chiacchiere che non c’entrano nulla col contesto in cui si trovano.  

E’ vergognoso e intollerabile che nel giorno della commemorazione della strage nazista di Roma si strumentalizzi questa data per fare propaganda a favore di una politica che proprio la pace ha tolto:  quella della sicurezza di un lavoro, di uno stipendio sicuro, di poter essere curate, istruite e di un futuro a svariati milioni di persone.  Roma, medaglia d’oro alla Resistenza ha dato asilo alla feccia fascista e nazista più immonda. E’ questa l’idea di democrazia che piace a molti: una democrazia che prevede il dare ospitalità al gerarca nazista priebke  nella stessa città dove ordinò la strage delle Fosse Ardeatine.
Questo non lo dicono Napolitano né Marino.
Napolitano, invece di scusarsi coi romani e con tutti gli italiani preferisce parlare d’altro, dei rischi dei partiti no euro.

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NAPOLITANO: “UNITA’ DELL’EUROPA ATTACCATA E SCREDITATA”

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La destra in Europa sta facendo quello che la sinistra non vuole più fare. Ovvero, ribellarsi al potere della finanza che schiaccia i lavoratori a beneficio di chi li sfrutta e vuole trarre da loro il massimo vantaggio e guadagno, con la minima spesa. Quel potere economico che è lo stesso che crea le crisi. Perché la crisi non la porta babbo Natale, e non è nemmeno vero che è frutto dello stile di vita dei popoli, la teoria secondo cui la maggior parte della gente ha vissuto al di sopra delle sue possibilità è una leggenda: una menzogna. La crisi economica è il veleno col quale i paesi vengono intossicati scientemente affinché la politica possa prendere quei provvedimenti che in periodi normali sarebbero impossibili perfino da pensare: provvedimenti che servono per dare più potere al potere. E, ogni volta, quei provvedimenti hanno prodotto l’unico risultato possibile che è quello di trascinare i popoli verso l’estremismo di destra. Era successo in Spagna e ora succede in Francia. Ma i segnali c’erano tutti, e le politiche di sinistra e centro sinistra non hanno cercato di essere loro il rifugio e la soluzione, si sono semplicemente adeguate al potere della finanza, hanno partecipato alla messa in pratica dei provvedimenti e del rigore salvo poi accusare di populismo chi a tutto questo si ribella.

Caricare i popoli di un debito che non hanno prodotto dovrebbe essere considerato un crimine contro l’umanità. E chiunque agisca in questa direzione meriterebbe il giudizio del popolo.

Il centrosinistra italiano oggi terrorizzato dai venti di destra come mai non ha dimostrato di esserlo anche quando il monarca anziano ha costruito non uno ma tre governi a sua immagine e somiglianza, quelli delle larghe intese che gli piacciono tanto dentro ai quali c’è anche la destra?  In parlamento meglio il pdl dei 5stelle, diceva Letta nipote due estati fa. Della situazione attuale è molto più responsabile una sinistra in Italia sempre precaria ma negli ultimi vent’anni proprio sparita. Non si ricorda una sola iniziativa politica, un progetto di sinistra  vero, significativo e che abbia migliorato le condizioni dei cittadini portato a termine in tutto questo tempo.  Quando la politica dimostra di non volersi riformare anche dal suo interno, perché non bastiamo noi, ci vuole anche la volontà dei professionisti della politica per migliorarsi, ad esempio cacciando i disonesti, gli incapaci, gli indagati, quando i partiti di sinistra e centrosinistra per prendere i voti assumono le sembianze e agiscono come quelli di destra e centrodestra invece di contrastare la politica avversa alle necessità e alle esigenze della gente poi può succedere, succede, anzi, che gli elettori alle imitazioni preferiscano l’originale. 

 

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Ruby, Cassazione assolve pm Fiorillo e condanna il Csm: “Doveva difendersi”

 
 Annullata con rinvio la sanzione inflitta al magistrato minorile. Secondo gli ermellini fu diffamata dell’allora ministro Maroni che dichiarò che era stata lei ad affidare la marocchina alla Minetti
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La Cassazione che ha assolto Anna Maria Fiorillo dall’accusa di “violazione del riserbo” nel merito della vicenda di Ruby ha detto: “la verità mediatica si fissa nella memoria collettiva”, ovvero, quando qualcosa si dice, si ripete, si scrive sui giornali diventa un fatto vero, realmente accaduto. 
La stessa teoria di goebbels, il ministro della propaganda nazista, il quale usava dire che basta ripetere la stessa cosa tante volte affinché diventi la verità. E quando la verità viene negata tutto viene distorto, anche l’immagine della politica agli occhi della gente che va a votare. Quando sono le istituzioni stesse che fanno apparire onesto il delinquente è difficile poi che la gente possa avere un’opinione che rispecchia il più possibile la figura reale del politico.
Se questo fosse un paese normale oggi maroni dovrebbe rispondere di diffamazione aggravata nei confronti della Dottoressa Fiorillo, ma siccome siamo in Italia non succederà, e nessun presidente sempre pronto a bacchettare e fare le ramanzine ai giudici dirà mezza parola di condanna ai diffamatori di giudici.
La vicenda della PM Fiorillo ribadisce e conferma, semmai ce ne fosse ancora bisogno quanto le nostre istituzioni abbiano sempre agito in contrasto a quelli che sono i loro doveri, a favore dei loro pari anche [soprattutto] quando hanno violato la legge e non invece, come dovrebbe essere, della verità.
Il politico indagato non si manda via né si dimette perché come c’insegna anche Maria Elena  Boschi non basta l’avviso di garanzia per chiedergli di farsi da parte [qui, in verità, non basta nemmeno una condanna definitiva ma come dicono quelli bravi, tant’è]. I giudici invece possono essere tranquillamente infamati e diffamati dai politici, anche quelli indagati, inquisiti e condannati, possono essere fatti oggetto di provvedimenti disciplinari ingiusti dai loro superiori per colpa della politica serva, bugiarda, disonesta e dopo non succede niente, nemmeno in quel caso si pretende che il politico che infama e diffama risponda del suo operato così come è toccato al giudice per colpa sua.

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Italia contro resto del mondo
Marco Travaglio, 25 marzo

Ormai è un complotto planetario. Ogni notizia dall’estero sembra fatta apposta per renderci ridicoli, ancor più di quanto già non siamo. Ricordate le geremiadi dei politici italiani e dei giornalisti e commentatori al seguito contro il vizio dei nostri magistrati di intercettarli (peraltro su telefoni di altri, perlopiù delinquenti loro amici) e contro il malvezzo dei giornali di pubblicare le loro conversazioni? “Siamo il paese più intercettato del mondo, l’unico che spia i politici e li sbatte in prima pagina violandone l’immunità e la privacy”. Anche le recenti cronache politico-giudiziarie francesi si incaricano di smentirli: Nicolas Sarkozy è stato intercettato, prima da un collaboratore poi dai magistrati di cui lui tentava di spiare le mosse, e la stampa francese ha pubblicato tutto. E, mentre qui ferve il dibattito sulla candidabilità dell’incandidabile B. e sull’ideona di infilare il suo nome in lista o almeno nel logo di Forza Italia, e ancora si discute sulla legge Severino che l’ha fatto decadere da senatore dopo la condanna per frode fiscale, dall’Inghilterra giunge notizia che la Football League (sorella britannica della Federcalcio) respinge al mittente Massimo Cellino, il presidente del Cagliari che voleva acquistare il Leeds. Motivo: ha una condanna in primo grado per evasione fiscale. Nulla a che vedere con lo sport: l’imprenditore sardo è stato appena giudicato colpevole – non ancora in via definitiva – del mancato pagamento di 400 mila euro di tasse su uno yacht acquistato negli Usa e portato in Italia, e sanzionato con 600 mila euro di multa e con il sequestro dell’imbarcazione. Senza contare le vicende giudiziarie per una vecchia truffa tentata ai danni del ministero dell’Agricoltura; i 15 mesi di pena per il falso in bilancio del Cagliari; e i mesi di carcere per peculato e falso nello scandalo dello stadio Is Arenas. Tutte vicende che, in Italia, fanno curriculum per diventare presidenti di club pallonari (vero Abete, Carraro, Pescante?) e sono ottimi viatici per la carriera imprenditoriale, finanziaria e politica: c’è chi da noi, per molto peggio, è diventato onorevole, ministro, premier. Tanto basta invece, secondo i parametri etici della Federcalcio inglese, per giudicare Cellino “un disonesto” e tenerlo a debita distanza dallo sport. A Londra, anche per acquistare più del 30% di una società di calcio bisogna superare il test di idoneità Fit and proper. Gli stessi parametri hanno indotto il board del Bayern Monaco a chiedere le dimissioni del presidente e campione del mondo Uli Hoeness, che peraltro se n’è andato subito dopo la condanna in primo grado per frode fiscale, rinunciando all’appello e alla presunzione di non colpevolezza. E stiamo parlando di società private. Figurarsi quali standard di moralità e di legalità sono richiesti a un cittadino per ascendere a cariche pubbliche o addirittura elettive o governative. Non è solo una questione di regole: è il comune sentire della stragrande maggioranza della popolazione. Persino i tifosi del Leeds, letto il curriculum penale di Cellino, hanno manifestato la loro contrarietà ad averlo come presidente: il 4 marzo si sono presentati allo stadio londinese Ellan Road travestiti da mafiosi. Perciò all’estero ridono di noi, anche se a rappresentarci c’è il giovane Renzi al posto delle vecchie pantegane. E perciò l’establishment italiota non riesce a capacitarsi di quel discredito, attribuendolo a un inesistente sentimento anti-italiano. Non basta sostituire la faccia del premier, quando poi al governo siedono i soliti indagati e imputati, giustificati con i consueti gargarismi del “garantismo” e della “presunzione di innocenza”. O ci allineiamo agli standard etici d’Europa, colmando il vero spread che ci separa dai partner e piantandola di fare i furbi, o qualunque rappresentante italiano varchi la cinta daziaria, fosse anche il più virtuoso, sarà accolto dai soliti risolini. C’è, naturalmente, anche una terza via: andare in Europa e convincere tutti gli altri che abbiamo ragione noi e ha torto il resto del mondo. Ma – consiglio non richiesto – sarebbe meglio evitare.

 

Fanno schifo, sì

Sottotitolo: ma come son solerti coi provvedimenti disciplinari ai Magistrati.
Dovremmo pretendere la stessa cosa noi nei confronti dei politici, quand’è che qualcuno interverrà a nostra tutela nei confronti dei politici ladri, corrotti, mafiosi, conniventi,  verso ex ministri che testimoniano il falso in processi di mafia e che mentono nel merito di una decisione che un giudice non ha mai scelto di intraprendere?  il CSM da che parte sta, da quella delle guardie o quella dei ladri?

Se un ministro mente nell’esercizio delle sue funzioni o da ex mentre sta testimoniando in un processo di mafia non succede niente, anzi trova pure conforto nella più alta autorità dello stato in questo bel paese pacificato nell’inciucio, sepperò un Magistrato rettifica la menzogna del ministro dicendo la verità viene punita per aver violato un checazzoneso qualunque?

Il falso in atto pubblico non esiste più o viene applicato a discrezione?

Solidarietà alla dottoressa Fiorillo, punita per non aver mentito, per aver osato correggere la balla di maroni: in questo paese dire la verità è diventato un extra che non ci si può più permettere senza rischiare.

Mi auguro che la dottoressa Fiorillo ottenga il successo che si merita col suo ricorso ma ugualmente il messaggio che passa è assolutamente negativo: colpirne uno per educare qualcun altro.
Intanto c’è la sanzione, come quando si paga una multa ingiusta o una bolletta che non corrisponde all’effettivo consumo, al risarcimento poi ci si penserà con calma, e soprattutto senza quel clamore che ha accompagnato il primo provvedimento.
Qualcosa che si può leggere come un tentativo di intimidazione.

Preambolo: 13 novembre 2010
”Quando ho scritto nella mia relazione “non ricordo di avere autorizzato” ho fatto un errore nella costruzione della frase: avrei dovuto scrivere “ricordo di non avere autorizzato” perché questo era il senso”. [Annamaria Fiorillo]

L’Italia non è più un paese per persone perbene da un bel po’. 
Un ministro dell’interno che mente non solo non viene richiamato dal presidente della repubblica – che ha evidentemente una spiccata simpatia per ministri ed ex ministri bugiardi – e costretto a smentire e rettificare la sua bugia ma, in seguito, viene addirittura eletto presidente di regione portandosi dietro il suo carico da 11 e dunque quel movimento razzista, secessionista che è la lega nonostante gli scandali e i reati collezionati al suo interno. 
Probabilmente se fosse stato inchiodato sui suoi errori non avrebbe ottenuto lo stesso consenso popolare.
Ma questi non sono problemi per nessuno, come per i morti di mafia e di stato non c’è rimasto più nessuno fra le istituzioni a difendere quei morti e altre istituzioni – con gesti concreti e non con le solite noiosissime chiacchiere – che vengono oltraggiate in tutti i modi.
Giorgio Santacroce, nuovo primo presidente di Cassazione è un amico personale di previti, Napolitano, che in qualità di presidente della repubblica è il capo supremo della Magistratura dovrebbe esigere una semplicissima risposta da quel CSM così solerte nei provvedimenti verso quei giudici ritenuti poco disciplinati e cioè chiedere  da che parte sta: se da quella della verità utile a ripristinare il senso di giustizia nazionale o se da quella della menzogna utilissima a riparare, more solito, il noto delinquente fuorilegge, quello che oggi sarà a manifestare contro i giudici in quel di Brescia, tanto per non turbare questo bel clima pacifico e non di-vi-si-vo.

Domani ci penserà alemanno con la marcia antiabortista su Roma.

Fate schifo 
Marco Travaglio, 11 maggio

Siccome non c’è limite alla vergogna, ieri il Coniglio Superiore della Magistratura, già organo di autogoverno della medesima e ora manganello politico per mettere in riga i “divisivi” che disturbano l’inciucio, ha condannato alla “censura” il pm minorile di Milano Anna Maria Fiorillo. Ha insabbiato un’indagine? È andata a cena con un inquisito? È stata beccata al telefono con un politico che le chiedeva un favore? No, altrimenti l’avrebbero promossa: ha raccontato la verità sulla notte del 27 maggio 2010 alla Questura di Milano, quando Karima el Marough in arte Ruby, minorenne marocchina senza documenti né fissa dimora fu fermata per furto e trattenuta per accertamenti. Quella notte, per sua somma sfortuna, era di turno la Fiorillo che, per sua somma sfortuna, è un pm rigoroso che osserva la Costituzione, dunque non è malleabile né manovrabile. Al telefono con l’agente che ha fermato la ragazza, dice di identificarla e poi affidarla a una comunità di accoglienza, come prevede la legge. Mentre l’agente la identifica e cerca una comunità (ce n’erano parecchie con molti posti liberi), viene chiamato dal commissario capo Giorgia Iafrate, a sua volta chiamata dal capo di gabinetto Pietro Ostuni, a sua volta chiamato dal premier Berlusconi direttamente da Parigi. L’ordine è di “lasciar andare” subito la ragazza perché è “nipote di Mubarak” e si rischia l’incidente diplomatico con l’Egitto. Così la Questura informa la pm che Ruby è stata affidata a tale Nicole Minetti, “di professione Consigliere Ministeriale Regionale presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri” (supercazzola testuale). “Ciò – annoterà la Fiorillo nella sua relazione – suscitò in me notevoli perplessità che esternai con chiarezza, sottolineando in modo assertivo l’inopportunità di un affidamento a persona estranea alla famiglia senza l’intervento dei servizi sociali. Non ricordo di aver autorizzato l’affidamento della minore alla Minetti”. Cioè, spiegherà la pm, “ricordo di non averlo autorizzato”. Appena la cosa finisce sui giornali, il procuratore Bruti Liberati si precipita a difendere gli agenti con una nota molto curiale, anzi quirinalesca: “La fase conclusiva della procedura d’identificazione, fotosegnalazione e affidamento della minore è stata operata correttamente”. Cioè anticipa l’esito di un’indagine in corso. Il Pdl esulta: visto? Il caso Ruby non esiste. Il ministro dell’Interno Maroni si presenta in Parlamento e mente spudoratamente: che Ruby fu affidata alla Minetti “sulla base delle indicazioni del magistrato”. La Fiorillo, sbugiardata dal bugiardo su tutti i giornali e tv senza che nessun superiore la intervenga, si difende da sola e dichiara: “Le parole del ministro che sembrano in accordo con quelle del procuratore non corrispondono alla mia diretta e personale conoscenza del caso. Non ho mai dato alcuna autorizzazione all’affido della minore“. Poi chiede al Csm di aprire una “pratica a tutela” non solo sua, ma della magistratura tutta, contro le menzogne del governo. Ma il Csm archivia la pratica in tutta fretta senza neppure ascoltarla: non sia mai che, con le sue verità “divisive”, turbi il clima di pacificazione nazionale. Al processo Ruby, forse per non smentire il procuratore, né l’accusa né la difesa chiedono di sentirla come teste. Provvede il Tribunale. Ma intanto il Pg della Cassazione Gianfranco Ciani, lo stesso che convocò il procuratore nazionale Grasso su richiesta di Napolitano e Mancino per far avocare l’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, avvia contro di lei l’azione disciplinare per aver “violato il dovere di riserbo”. Cioè per aver osato dire la verità. Ieri infatti il Pg Betta Cesqui che sosteneva l’accusa e ha chiesto la sua condanna non ha potuto esimersi dal dire che “la verità sulla condotta del magistrato è stata stabilita ed è stata data piena ragione alla sua ricostruzione dei fatti”. Dunque il plotone di esecuzione del Csm l’ha punita con la censura. Guai a chi dice la verità, in questo paese di merda.

Riflessioni del giorno dopo

Preambolo: solidarietà dei colleghi ad uno degli ASSASSINI di Federico Adrovandi, con tanto di presidio e applausi perché, avendo collaborato insieme ad altri tre alla morte violenta di un ragazzino “purtroppo ha dovuto subire un processo”.

Poi se la gente si allontana dalla politica, la colpa è sua, perché, secondo lo Scalfari pensiero i cittadini italiani non amano lo stato.

Invece lo stato dimostra ogni giorno di amarli molto i cittadini, da vivi, e da morti ammazzati per mano di suoi funzionari solo un po’ esuberanti, e che vuoi che sia se ogni tanto gli effetti collaterali della loro caratterialità particolare consistono nel  togliere qualche figlio a una madre, male che vada si può sempre contare sulla solidarietà dei colleghi e l’indifferenza di chi arma le mani a queste bestie immonde permettendo che abusino del loro potere e dopo, non succede niente, non si perde nemmeno il posto di lavoro.
I quattro assassini di Federico sono solo in aspettativa causa omicidio, lo stato che noi dovremmo amare per votare bene [secondo Scalfari] non licenzia chi ammazza a calci e botte una persona, gli fa due carezzine e continua a pagargli uno stipendio.

Caso Aldrovandi, a Bologna poliziotti
applaudono il collega condannato

 
All’uscita del tribunale di sorveglianza trenta agenti del Sap hanno atteso l’esito dell’udienza per l’incarcerazione, o meno, di Enzo Pontani, uno degli assassini del ragazzo ferrarese per esprimergli la loro solidarietà.
”Siamo qui per dare vicinanza a un collega che era intervenuto per un 
fatto di servizio ha dovuto subire 36 udienze e purtroppo è stato 
condannato”.
Capito? ammazzare di botte un ragazzino fino a spaccargli il cuore è “un fatto di servizio”.

Sottotitolo: chissà perché in Abruzzo, Molise, Campania, Lazio, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia c’è gente che vota la lega che vorrebbe fare stato a sé per staccarsi dai “terùn”.  Un mistero, davvero.

Oggi mi va di essere politicamente scorretta, mi voglio adeguare al trend di un paese dove il 30% di gente vota un criminale abituale [per sentenza di un giudice e non per le opinioni personali mie e di altri] e Milano,  la cosiddetta capitale morale viene consegnata con giubilo  insieme a tutta la Lombardia,  all’ex ministro azzannapolpacci della lega. Il grande ministro dell’interno la cui abilità è stata riconosciuta perfino da Roberto Saviano che nel frattempo spero si sia pentito almeno un po’ di quel suo giudizio pubblico su uno che per il solo fatto di pensare di vivere nel paese che non esiste se non nelle teste bacate dei ladri e dei cialtroni vestiti di verde, andrebbe estromesso da qualsiasi contesto civile.
Io non vi odio, perché l’odio è un sentimento  alto e per questo va dedicato a cose e persone molto più importanti di voi meschini, rifiuti subumani che avete permesso che questo paese diventasse la latrina d’Europa e del mondo civile.

Semplicemente, mi fate schifo e pena e vi auguro di vivere abbastanza per pentirvi di essere quello che siete, per aver trascinato anche me nella melma in cui vi piace vivere.

Non c’è un paese come l’Italia che abbia potuto sperimentare realmente su se stesso e, purtroppo su tutti noi quante falle ci sono nella democrazia e quanti danni può provocare quel principio del suffragio universale che oggi consente – giusto per fare un esempio – ad una nullità come scilipoti di potersi trasferire addirittura dalla camera al senato anziché sparire dalla circolazione.
Ecco perché  io sono sempre favorevole ad una preparazione di base; non esiste il diritto di pilotare un aereo, di condurre treni ad alta velocità, sottomarini e astronavi senza una preparazione adeguata, degli esami e il rilascio di patenti e brevetti.
E allora per quale stracazzo di ragione può esistere quello di contribuire a far sprofondare un paese grazie a chi va a votare senza il minimo indispensabile di conoscenza della storia, della Costituzione; io questo non l’ho mai capito, e le cose che non capisco m’inquietano assai.

 Ho molto rispetto per la Storia, per chi è morto per consentirci di poter mettere una croce su un foglietto e delegare alla politica la cura del paese, e dunque la nostra, almeno questo è quel che dovrebbe fare la politica; però qualcosa mi dice che se molti di loro avessero immaginato che il loro sacrificio sarebbe servito a far entrare in parlamento una che si chiama mussolini, o gente del ‘calibro’ di razzi, scilipoti et similia, credo che ci avrebbero ripensato. Sono sicura, anzi. 

Secondo Benigni la folla sceglie sempre Barabba, e in parte avrebbe ragione se il suo intento non fosse stato quello di dire agli italiani che i partiti – soprattutto uno, il PD – sono meglio dei movimenti civici di gente comune e dunque non esperta.
Oggi io chiederei a Benigni secondo lui chi è e come e dove si può classificare chi sceglie maroni e berlusconi che non sono parte di movimenti ma di partiti istituzionalmente riconosciuti, quei partiti che il presidente della repubblica difende a spada tratta per ribadire il pericolo del populismo. Vorrei chiedere a Benigni perché un elettore della lega o del pdl che tutto hanno già dimostrato deve essere migliore di uno del M5S considerato, vieppiù, un deficiente antistato.

Quando gli storici del prossimo secolo scriveranno dei fatti che hanno riguardato l’Italia di questo ventennio – che dell’altro ormai si sapeva il tutto e l’oltre e qualcuno ingenuamente pensava che non si potessero più ripetere certi errori – noi della nostra generazione non ci saremo più; e sarà un vero peccato perché sarebbe interessante conoscere in che modo verrà analizzato con la comprensione del poi tutto quello a cui abbiamo dovuto assistere noi, quello che abbiamo dovuto subire senz’aver fatto nulla per meritarcelo, come sia potuto avvenire un tale scempio di dignità e intelligenze attraverso la lobotomia di massa, la ripetizione a random delle stesse menzogne, di ragionamenti perversi confusi con analisi politiche indegne perfino del peggior bar di Caracas ma alle quali la gente crede e che hanno inibito, impedito e ucciso ogni capacità di critica e ogni possibilità di scelta consapevole, onesta e libera davvero, e, in virtù di tutto questo un criminale incallito sotto processo  viene ancora votato dal 30% degli italiani, mezzo paese viene riconsegnato a ladri conclamati convinti di vivere in un paese che non c’è, puttane siliconate vengono considerate opinioniste degne di una ribalta pubblica quotidiana e Alessandro Sallusti e Giuliano Ferrara giornalisti da litigarsi nei talk show.  E qualcuno ancora si chiede dove sia il problema di questo paese, se non in un’informazione pietosa e penosa, ecco perché poi quelle rarità che, come scrivevo ieri se ne fottono perché non devono rendere conto a nessun padrone sono considerati fascisti bastonatori, faziosi.

Quelli che rispondono ai desiderata invece, vanno nei talk show, anche se un tribunale li ha condannati per diffamazione.

Ritengo  l’informazione  responsabile del novanta per cento delle porcherie che sono accadute negli ultimi diciotto anni. Gli italiani sono stati disabituati alla conoscenza perché  la maggior parte dei  giornalisti hanno accettato di essere ostaggi della politica, spesso senza opporre nessuna resistenza ma anzi, mettendosi comodi perché è conveniente e questi sono i risultati. 

Il 70% degli italiani vota in base a quello che sente dire in televisione. Non aver risolto il conflitto di interessi, lo ripeterò finché vivo, è una responsabilità STORICA della sinistra e del centrosinistra italiani.

Esecutori e mandanti

Preambolo: “Intitoliamo lo scalo al Duce”: bufera sul direttore Unindustria.

Questo signore vuole dedicare  l’aeroporto di Forlì a mussolini  con la motivazione che “era un grande aviatore”.  Allora bisognerebbe dedicare  anche un polo ospedaliero a mengele, in fondo,  è stato un grande medico.

Sulle ali del duce, Massimo Balzani: “Intitoliamo il Ridolfi a mussolini” – Il Resto Del Carlino

Intitolare un aeroporto al duce? Uainott?

 

Trovo che sia una splendida idea, e sulle ali di Balzani, oserei volare più in alto:

 

–          Istituto per la ricerca genetica “Mengele

–          Istituto per la ricerca sull’anoressia “Jeffrey Dahmer

–          Casa d’accoglienza per donne schiave “Renato Bilancia

–          Casa d’accoglienza per bambini abusati “ Don Davide Mordino pedofilo

–          Associazione anti racket “Al Capone

–          Associazione difesa consumatori “Callisto Tanzi

–          Associazione anti usura “Calvi e Sindona

–          Istituto per la salvaguardia delle foreste “Attila

 

Volendo si potrebbe continuare, ma dopo un primo guizzo di fantasia, mi torna in mente che a volte e sufficiente la realtà.

 

Rita Pani (APOLIDE)

Sottotitolo:  nelle vere democrazie chi perde va a casa, non detta lui (o lei) le condizioni. Perdere significa anche aver assoldato una gang di delinquenti al posto di una giunta regionale. Lo stesso discorso che valeva per la polverini deve valere per formigoni, ma, evidentemente formigoni gode di una tutela maggiore visto che nessun Bagnasco è stato avvistato all’orizzonte. Nessuna eminenza più o meno grigia si è ancora espressa a proposito di quel che accade nel palazzo della regione Lombardia.

Nessun discorso moralizzatore del presidente della loro repubblica circa la gestione delinquenziale dell’ayatollah celeste della regione Lombardia. 
Dobbiamo preoccuparci di Grillo, noi.

Non so se e quando potremo tornare a votare, ma se vogliamo davvero che le cose cambino non possiamo continuare a prendercela con gli esecutori della legge ma imparare a scegliere con più attenzione i mandanti che obbligano poi gli esecutori a metterle in pratica. 
Che altro non sono che quelli che fanno le leggi. 
Perché con buona pace di chi s’incazza quando poi la gente se la prende coi politici considerandoli tutti “una razza” il crash avviene proprio e solo in parlamento, perché ci sono leggi che non cambiano se a farle sono governi di destra o di sinistra. 
Ci sono state leggi sbagliate fatte dalla destra che poi la sinistra non ha mai voluto correggere.
La mattanza di Genova fu voluta dal governo di berlusconi ma in precedenza un piccolo assaggio di sospensione della democrazia si era verificato al summit di Napoli, e lì a palazzo Chigi c’era d’alema, non berlusconi.
E non mi sembra giusto né troppo democratico  che a fare le spese di leggi sbagliate, fatte male, fatte per difendere – ma solo un po’ – per tutelare – solo un po’- per garantire – solo un po’ – e da far rispettare – ma solo un po’, dipende dal vestito che s’indossa e dal mestiere che si fa – siano poi i giudici che le applicano perché devono farlo e noi cittadini quali utenza ultima di un lavoro fatto male.

E non serve conoscere una vicenda nel dettaglio per riconoscere una schifezza da una cosa ben fatta.

Certo, non è giusto generalizzare, mai, ciò non toglie che le forze dell’ordine abbiano  spesso atteggiamenti al limite della detestabilità, molte volte quel limite viene superato abbondantemente, sfociando in violenza gratuita e immotivata  senza che ci sia un ragionevole motivo per farlo come hanno appena confermato le motivazioni della sentenza sul massacro alla Diaz e come in precedenza ci aveva già detto la sentenza sul pestaggio mortale in cui morì, di botte e di stato Federico Aldrovandi, un ragazzino di diciotto anni.

In Italia  il concetto dell’ io so’ io e voi [cioè noi] non siete un cazzo lo possono applicare tutti, dal presidente della repubblica per nascondere i suoi dialoghi privati  ma che riguardano cose pubbliche con un bugiardo indagato per falsa testimonianza all’ultimo funzionario di polizia passando per un governatore di regione che non vuole assumersi nessuna responsabilità circa i comportamenti illegali dei suoi subalterni e senza dimenticare chi, silvio berlusconi, quello più uguale degli altri come i maiali di Orwell, che per onorare al meglio quella teoria non ha esitato a stravolgere un paese, a sradicarne i valori più semplici. E glielo hanno fatto fare.

Noi no, non siamo mai nessuno.

A me piacerebbe invece vivere in un paese dove  quell’ “io” significasse poi anche “io” quando si tratta di prendersi le proprie responsabilità.


Sono pazzi questi ladroni – Marco Travaglio, 12 ottobre


Nel film di Marco Bellocchio “Bella Addormentata” c’è un senatore-psichiatra, interpretato con perfida ironia da Roberto Herlitzka, che visita gli altri parlamentari in preda a svariate forme depressive. Uno si sente inutile e lui prescrive un “Serenes”, poi lo rincuora con un rassicurante: “Se sei un senatore della Repubblica, un motivo ci dovrà pur essere”. Un altro si chiama Beffardi (impersonato magistralmente da Toni Servillo) ed è in crisi di coscienza perché non vuole saperne di votare la legge cosiddetta “salva-Eluana”: lui gli raccomanda “un farmaco leggero, riequilibrante” per dargli il coraggio di digerire la porcata. Il film non poteva uscire in un momento migliore, perché la scienza criminologica non basta a spiegare il suicidio di massa dei politici italiani: occorre la psichiatria. Da anni la gente, quando vede un politico in tv, cambia canale e, se lo incontra per strada, sputa in terra. Molti presunti onorevoli, quando non vengono riconosciuti, declinano false generalità e professioni, disposti a passare anche per papponi o posteggiatori abusivi pur di non confessare di essere parlamentari. Poi però continuano a comportarsi da impuniti, anzi da più impuniti che mai, proprio quando dovrebbero stare attenti anche allo scontrino del caffè al bar. Quello che si lamenta perché guadagna solo 8 mila euro al mese. Quello che taglia le gomme al disabile perché gli impedisce di parcheggiare in divieto.

Quella che dà appalti alla società del figlio e poi dice di non essersene accorta. Quello che, per giunta nel partito di Di Pietro, bonifica 700 mila euro di “rimborsi” sui suoi conti personali e poi si difende dicendo di averli usati per finalità politiche (senz’accorgersi che, se fosse davvero così, sarebbe doppiamente fesso). Una follia collettiva che fa apparire un’accozzaglia di dementi e/o di ladri anche quelli che magari non sono né una cosa né l’altra. Si spiega solo così l’immeritata fama conquistata, solo grazie al confronto con questa gabbia di matti, dai cosiddetti “tecnici”: categoria che ospita, come tutte, una buona dose di decerebrati, di magliari e anche di mariuoli. Gente che ne ha combinate e ne combina di cotte e di crude, e che non oserebbe mettere il naso fuori di casa, se dall’altra parte non ci fossero i politici. Ieri, per dire, la seduta del Senato dedicata alla legge anticorruzione è saltata perché i senatori, in tutt’altre faccende affaccendati, hanno rinviato a martedì. Tanto, dopo tre anni, c’è tempo. Eppure non c’è bisogno di essere onesti per approvare l’anticorruzione (per giunta finta): basta essere furbi, dotati di un minimo istinto di sopravvivenza. Infatti i più indignati per la scarsa serietà dei politici sono proprio i mafiosi. Due boss della ‘ndrangheta, intercettati nell’inchiesta che ha portato all’arresto dell’assessore lombardo Zambelli (quello che comprava i voti dalle cosche a 50 euro l’uno), convengono sul fatto che “‘sti politici ‘e mmerda, piccoli e grandi, sono uno peggio dell’altro”. Nel 2005 un mafioso siciliano, anche lui intercettato, raccontava a un collega ciò che gli aveva detto un altro picciotto: “Dice che Cammarata e Miccichè sono ‘fanghi’, proprio gentaglia, dice: ‘Sono tutti cocainomani’. ‘Cammarata avant’ieri al Cuba (un night club, ndr)… ubriaco che vomita sopra il tavolo’, dice! Gli ho detto: ‘Minchia, il primo cittadino!’. ‘Eh, il primo cittadino, è una cosa, sono una cosa schifosa. Ma la gente — dice — ne ha le tasche piene. Poi si sono fatti i fatti loro, non hanno pensato per nessuno, pensano per loro soli… Posti, soldi…'”. Una lezione su come distinguere il piano morale da quello penale. È bello sapere che, in Italia, c’è ancora qualcuno che s’indigna. La Cupola, al posto del Parlamento, la legge anticorruzione l’avrebbe già approvata da un pezzo.

La carica degli Immortali

“Chiedere al potere di riformare il potere, che ingenuità”. 

Giordano Bruno

 

 

Sottotitolo: “hanno visto più stragi loro dei terroristi del mondo, non hanno mai collaborato con la giustizia a svelarci la verità su 60 anni di Repubblica fondata sul sangue dei morti nelle stragi e continuano a parlare di Paese democratico e non se ne vergognano mai.
Hanno perso la possibilità di vergognarsi e questo è il motivo per cui continuano a restare li anche se nessuno li elegge , infatti si eleggono da soli.
Cordiali saluti
Giovanna Maggiani Chelli 
Presidente Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili”

 

 

Parlamento, La Malfa e Pisanu da record: sono gli highlander della politica italiana

Quasi ottanta anni di Parlamento in due, più dei 66 anni di vita del Parlamento italiano, dalla sua prima seduta il 28 giugno 1946. Il record è di Giuseppe Pisanu, per il Senato, e Giorgio La Malfa, per la Camera, entrambi a 38 anni di attività. A stilare la classifica della longevità politica è il senatore Idv Stefano Pedica che lancia contemporaneamente la campagna “Cosa hanno fatto in questi anni?”, per dire no a chi è in Parlamento “da una vita”.

Ringraziamo la pattuglia delle vecchie cariatidi che siedono in parlamento da trenta, quaranta, cinquanta, una in particolare [con viva & vibrante soddisfazione il prossimo anno Napolitano festeggerà le nozze di diamante col parlamento essendo stato eletto nel 1953, l’altro ieri, praticamente], da sessanta anni per aver condotto allegramente il paese fino a qui. 
Gente che non solo non se ne va, non pensa minimamente di cedere il passo [e il posto] per favorire un ricambio necessario se la nostra è ancora una democrazia e non un regime sudamericano, africano dove una persona può restare quarant’anni al comando e nessuno può chiederle di andarsene, ma si permette anche di stronzeggiare, di reggere i giochi a chi oggi dice che il posto fisso è noioso, che il lavoro non è un diritto, che si permette di dare dell’eversivo/sovversivo/populista/demagogo a Grillo che individua, giustamente, fra i mali della politica proprio l’assurda concezione, tutta italiana, che un politico debba essere per sempre. 
350.000 cittadini – proprio grazie a Grillo – hanno messo la loro firma anni fa su una proposta di legge che chiedeva di ridurre a due legislature il tempo massimo di permanenza in parlamento, una volta terminati quelli chi aveva avuto l’onore di servire il paese sarebbe dovuto tornare alla sua normale occupazione, 350.000 firme che sono state giustamente ignorate perché di quel che vuole il popolo al manipolo dei mantenuti privilegiati non frega un cazzo, l’Italia in mano a questi giovani virgulti si è man mano trasformata in una dittatura dove sono gli stessi politici che si autoeleggono grazie a leggi elettorali fatte sempre da loro che impediscono a noi, popolo sovrano per Costituzione, di poter scegliere chi può accedere in parlamento, chi può restare e chi no.
Verrebbe da chiedersi cosa avrebbero fatto tutti quanti se avessero dovuto lavorare sul serio invece di farsi mantenere a vita, e anche oltre la vita, dai cittadini, ecco perché hanno tanta paura del ‘buffone’ che ha il merito, almeno, di aver svegliato un bel po’ di coscienze.

Cervelli in pappa

C’è da ammetterlo è stata una lunga estate calda. Molto calda. Così calda che evidentemente ha mandato in sofferenza gli ultimi neuroni rimasti attivi nei cittadini. In vero, parrebbe che anche qualche sicario di governo abbia avuto una fusione neuronale, ma è solo apparenza. La loro materia grigia è fresca.

 

Mi piace pensare che si divertano a tirare la corda, certi che mai si spezzerà. Ho smesso di credere che questo possa avvenire per un rigurgito di dignità. Ormai, come in un film di Mel Brooks, i sicari potrebbero sedersi davanti a una telecamera e dirci qualunque sozzeria. Noi staremo a discuterne per giorni, traendo da esse anche qualche insegnamento. Sbagliato.

 

Cancellieri: “Tagli alle scorte, ma senza ideologie.” Se avesse la pazienza di spiegarmi, sicario ministro, le sarei grata. Cosa significa? Che abbiamo corso il rischio di lasciare liberi i criminali di uccidere “le toghe rosse” per strada? E quindi che esistono le toghe comuniste impegnate a perseguitare l’ex tizio criminale?

 

Cosa c’entra, signor ministro sicario, l’ideologia politica con una scorta? Vorrà forse dire che c’è rischio che per far dispetto a un ex amico, qualcuno può proporre di eliminare un privilegio? La scorta, non dovrebbe servire a proteggere le autorità che per aver lavorato a tutela delle istituzioni, oggi hanno la vita a rischio?

 

Sarebbe ideologico, togliere le scorte pagate dai cittadini italiani, a quella feccia di amichetti, complici, affiliati, mafiosi che per anni hanno usato uomini dello stato come gadget di lusso da mostrare come cagnolini in borsetta?

Ci sarà qualcosa di ideologico, sicario Ministro, anche nei guanti dei pompieri che non isolano dal calore, e che hanno provocato gravi ustioni a due vigili del fuoco? (Come gli scarponi di cartone dei minatori sardi, durante il fascismo, che si disintegravano a contatto con l’acqua)

 

Si divertono, ne sono sicura. E fischiettano sorridenti ad ogni approvazione di decreto. Da oggi i medici, per esempio, dovranno motivare la scelta di un farmaco “non griffato”[cit.] qualora decidessero di prescriverlo a un paziente che ne ha bisogno. Si può anche arrivare al punto in cui, il paziente viziato dalla griffe, decida di pagare la differenza tra la merda di stato e la medicina da ingoiare. Certo che ci ridono dietro, è normale, dato il silenzio.

 

Soprattutto perché dopo leggi che per salvare l’allora direttore della propaganda di rete 4, oggi siamo costretti a pagare 1.500 euro al giorno al signor Francesco Di Stefano, legittimo proprietario delle frequenze. E perché leggi che nonostante sia palese la bufala del Ponte sullo Stretto, intorno al progetto fantasma nascono nuovi contratti, e nuovi falsi progetti, la cui non attuazione ci costerà domani altre (a l t r e) penali milionarie, che la mafia dello stato italiano, s’impegna a pagare alla Mafia altrui.

 

Certo che ridono, e sono felici. Come scienziati davanti ad una nuova scoperta, gongolano eccitati, ormai sanno che potranno spingersi ogni giorno più in là, restando impuniti.

 

Rita Pani (APOLIDE)

 

Che bel paese l’Italia. Da morire

Sottotitolo: la certezza della pena è indispensabile, ma lo deve essere per tutti i tipi di reati e per tutti i tipi di criminali ma, come abbiamo visto, come c’insegna il favoloso stato [di diritto, eh?] italiano, una vetrina vale più della vita di un ragazzino, una carriera più della giusta punizione per chi si macchia di un crimine come la tortura, una vita spezzata di una giovane donna uccisa dall’uomo che diceva di amarla vale pochi anni di galera, con lo stupro, l’apologia di fascismi e razzismi, con le aggressioni xenofobe o verso gli omosessuali si accede di diritto agli arresti domiciliari. Ma per il furto di un ovetto kinder si istruiscono processi che durano tre anni e si concludono con un’ovvia assoluzione che si sarebbe potuta concedere dopo tre minuti. Quindi non c’è speranza: questo paese è refrattario all’idea di giustizia giusta e applicata, e lo è ad iniziare da chi dovrebbe lavorare per metterla in pratica.
La politica, di tutti i colori, è la prima responsabile di tutti i crimini che restano impuniti.

In questa lieta giornata che segue quella in cui l’ennesima ingiustizia da parte dello stato verso i suoi cittadini è stata fatta, rivolgo un saluto cordiale a Gianni De Gennaro nominato di recente  sottosegretario ALLA SICUREZZA da QUESTO GOVERNO.


Video – il regista Vicari: “Alla Diaz fu tortura” (di I. Buscemi)

“400 poliziotti hanno compiuto un reato che in Italia non esiste, la tortura“.

La morale, in uno stato ridicolo qual è il nostro, è che su 400 criminali comandati da delinquenti fascisti  – che ancora occupano le istituzioni – che hanno potuto umiliare, mortificare, massacrare di botte gente incolpevole, che dormiva per terra, uomini, donne, ragazzi e ragazze che volevano solo manifestare pacificamente un dissenso, solo 25 sono andati a processo e la loro vita, dopo averne devastate molte, cambierà, forse, di pochissimo.

E le vittime di questo scempio, di questa sospensione dei diritti democratici e umani,  dopo undici anni non sono state nemmeno risarcite.
Smettiamola di chiamare l’Italia ‘democrazia’ o, addirittura, ‘stato di diritto’.
Perché in una democrazia e in uno stato di diritto queste cose non succedono.

La regia politica dell’operazione rimarrà a disposizione della storia ma non verrà giudicata dalla giustizia. 

Oggi Fini è diventato un amichetto dei  riformatori liberali, della gente dè sinistra, della società civile, è stato lavato e candeggiato a dovere in questi undici anni, quindi nessuno gli chiederà conto di quel che accadde nella cosiddetta cabina di regia quando lui era nientemeno che ministro della difesa di questa repubblica.

Il governo Prodi ha avuto uno dei peggiori ministri della giustizia, Clemente Mastella, che è stato attivissimo sugli indulti  che servivano a berlusconi  e ai suoi compagni di merende ma non ha trovato il tempo di approvare norme decenti sulla tortura: il parlamento non le ha volute, pretese, anzi.

Ricordiamo anche che Di Pietro non volle la commissione di inchiesta sul G8 mentre oggi si spertica nel chiedere quella sulla trattativa stato mafia. Un poliziotto è come un fascista: per sempre.

Con questo combinato di attività, collusioni, menzogne, depistaggi, inciuci, pressioni,  inerzia, mentre nel frattempo i responsabili dei massacri venivano premiati, promossi,  strapagati, nonostante (o forse grazie a) quel che accadde a Bolzaneto e alla Diaz  si è sancita l’impunità, passata e futura, di un gruppo di funzionari in sostanziale continuità con una tradizione fascista non solo tollerata ma proprio incoraggiata.

Da Portella della Ginestra, passando per Piazza Fontana, Bologna, Ustica, continua la tradizione italica di insabbiamento e copertura istituzionale compiute dalle istituzioni stesse che cambiano nome ma non ruolo. Che bel paese, l’Italia. Un paese bello, da morire.

Noi sappiamo, Massimo Rocca per il Contropelo di Radio Capital

Adesso sappiamo quello che sapevamo undici anni fa. Questa maledizione pasoliniana. Sappiamo quello che era sotto gli occhi di tutti. La provocazione di stato. Il tentativo di fare di Genova l’occasione per un sovvertimento della democrazia. Sotto gli occhi delle alte cariche dello stato, con le alte cariche dello stato sul posto. Sappiamo che, tanto pasticcioni e incapaci, quanto crudeli e malintenzionati, come sono sempre stati gli organizzatori delle trame, la fecero così sporca e così stupida da diventare un boomerang. Ma i boomerang italiani sono velocissimi nel colpire, lentissimi nel tornare indietro. Indulti, prescrizioni, tutte le tattiche di difesa che certo non si offrono quando scattano i manganelli e così in galera non finirà nessuno per la Diaz, come per il global forum di Napoli o per Aldrovandi. Salteranno a scoppio ritardato alcune carriere che non avrebbero mai dovuto esser fatte. E allora ricordiamo almeno i nomi dei distratti ministri sotto cui quelle carriere si sono dipanate: Claudio Scajola, Giuseppe Pisanu, Giuliano Amato, Roberto Maroni, Anna Maria Cancellieri.

Riassunto della giornata di ieri

                        

 

E grazie anche a Marco e ad Emma, obviously…   

–   

  Sottotitolo: se fossi un’elettrice del PD straccerei la tessera finché anche l’ultimo dei cialtroni voltagabbana opportunisti non venisse allontanato a calci in culo dal partito o dalle sue più immediate vicinanze. (Ogni riferimento a Pannella e soci è voluto e intenzionale). E inoltre pensavo…ma se i referendum non si possono fare perché non ci sono i soldi allora nemmeno i cacciabombardieri acquistati rigorosamente (e more solito) “bipartizanamente” sarebbero, sono, in questo momento una spesa eccessiva…perché sarebbe come se in una famiglia non ci fossero i soldi per il mutuo ma poi si trovassero per le vacanze o per l’ultimo modello della tv a cinquemila pollici…(come dite? in certe famiglie fanno così? ah, ecco, adesso capisco meglio, e allora forse questi stronzi ce li meritiamo davvero).

Grazie a Massimo Rocca (Radio Capital)

Ecco, quasi quasi una giornata così ci voleva. Per ricordarci quanto lunga è la strada da percorrere. Più impervia del rientro dal debito pubblico. Più difficile. Per ricordarci che non basta un pugno di professori, più o meno immacolati e competenti, a raddrizzare un paese storto e distorto da vent’anni di frequentazione assidua con una feccia cui abbiamo sacrificato la faccia. Sono ancora tutti lì nell’aula, votati da noi italiani, i nipotini di Mubarak, i roboanti cacasotto leghisti, e gli orrendi radicali che campano abusivamente sul referendum dal 1974, e magari qualcuno giovane nemmeno sa che a chiederlo fu Fanfani e non Pannella visto che si trattava di abrogare, e non di introdurre, il divorzio. Sono lì, decisivi perchè il governo dei professori resti in piedi a tirarci dolorosamente per i capelli fuori dal pantano in cui ci hanno cacciato. Sono lì a ricordarci che non ci sono scorciatoie alla politica, neppure quelle del referendum. Che l’unica diritta via, ma dobbiamo essere noi a volerlo, è quella di scegliere bene nelle urne se e quando, sempre un minuto troppo tardi, potremo andarci.

Le leggi popolari non vengono discusse, i risultati dei referendum sono ignorati (come per il nucleare e il finanziamento pubblico ai partiti), i parlamentari sono “nominati” dai segretari di partito.  La relazione tra cittadino e Stato è regredita all’età feudale, non alle leggi, ma alle suppliche, al capriccio del Signore, di un Boss(ol)i o di un Azzurro Caltagirone. Loro sono loro e noi non siamo un cazzo in questa democrazia di cartapesta. L’ultima frontiera dell’antidemocrazia è negare il diritto al referendum per motivi economici come è avvenuto in Piemonte per quello sulla caccia. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure. Ci vediamo in Parlamento. (dal blog di Beppe Grillo)

http://bit.ly/y85bCX

 

DUE A ZERO PER LA COSCA – Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano, 13 gennaio


Due a zero per la malapolitica contro i cittadini,
cioè contro la vera Politica. Ma forse è giusto
così. Quando i partiti diventano cosche e
fanno amorevolmente sapere alla Corte
costituzionale quel che si attendono da lei; quando
giudici costituzionali usano i pizzini per anticipare le
loro sentenze a qualche giornale e vedere di
nascosto l’effetto che fa; quando giornali autorevoli e
ispirati giustificano preventivamente l’af fossamento
del referendum per il Bene della Patria (cioè dei
partiti-cosca); quando una speciale lupara bianca
seppellisce sottoterra le firme di 1.210.466 italiani
per difendere una legge elettorale che lo stesso
autore ha definito “p o rc a t a ”; è giusto che un politico
amico della camorra si salvi per la seconda volta
dall’arresto. Così, dopo un paio di mesi di illusioni
ottiche, qualcuno capirà che brutto paese
continuiamo a essere. Conosciamo l’obiezione: chi
se la prende con la Consulta parla come Berlusconi.
Ma poteva reggere fino a due anni fa, quando si
pensava che tutti e 15 i giudici costituzionali fossero
il più alto presidio di legalità del Paese (e a buon
diritto, visto che ci avevano salvati da una serie di
leggi incostituzionali imposte da Berlusconi per
piegare il Diritto ai suoi porci comodi). Ora non più:
da un anno e mezzo sappiamo che nel settembre del
2009 sei di quei giudici, esattamente come han fatto
la scorsa settimana, avevano anticipato il loro voto
favorevole alla porcata Alfano ad alcuni faccendieri
della P3, che disponevano di loro a proprio
piacimento. Due di quei giudici addirittura
organizzavano cene con i promotori della porcata
(B., Letta e Alfano) che di lì a poco avrebbero dovuto
valutare. Il capo dello Stato, assieme al Parlamento,
avrebbe dovuto sollevare lo scandalo e fare in modo,
in qualsiasi modo, che quei signori abbandonassero
ipso facto i loro scranni. Invece tutti si voltarono
dall’altra parte, lasciando intatta una Consulta ormai
irrimediabilmente inquinata. Il lodo Alfano fu
respinto per un pelo, grazie agli altri nove giudici. Ma
poi i partiti hanno inserito nella Corte altri loro
emissari e il risultato s’è visto ieri con il No ai due
quesiti referendari. Quesiti che oltre cento fra i
maggiori costituzionalisti italiani, compresi tre ex
presidenti della Consulta, giudicavano legittimi, e
nessuno, dicesi nessuno, aveva obiettato nulla in
punto di diritto. Gli unici “giur isti” di diverso parere,
guardacaso, sono quelli della Corte (o la maggioranza
di essi). Ora i partiti-cosca si fregano le mani, perchè
potranno nominarsi anche il prossimo Parlamento.
Ma la loro è una gioia miope e passeggera: vedranno
presto che cosa significa consacrare il Porcellum, la
norma più impopolare dai tempi delle leggi razziali.
E, se non lo vedranno, provvederanno gli elettori a
farglielo vedere. Quella che lorsignori sordi e ciechi
chiamano “antipolitica” esploderà alle stelle,
compattando in un solo blocco chi è convinto che
non esistano più vie democratiche per risanare la
malapolitica e chi più semplicemente pensa che
ormai tanto vale fare a meno del Parlamento e delle
elezioni, lasciando per sempre al governo un gruppo
di “tecnici” che nessuno ha mai eletto. Dio acceca
chi vuole perdere.

 

Brevissimo e incazzato

In Italia la democrazia non è stata solo sospesa: è proprio morta. Una prece per la Costituzione e per noi italiani. Con viva e vibrante soddisfazione, s’intende.

In questo paese c’è qualcuno che se ne può sbattere altamente i coglioni di quello che vuole il popolo “sovrano”, ridergli in faccia dopo la vittoria schiacciante dei SI ai referendum,  mappoi ci vuole un parlamento “libero di coscienza” ( a trovarne una lì in mezzo), che decida se un mafioso, un camorrista, deve o no andare in galera (richiesta respinta per cosentino: purtroppo non ha strangolato gattini in diretta tv). Qualcosa, anzi molto, non torna, o la democrazia si mette in pratica sempre e per tutti oppure mai, ha poco da arricciare il naso, Napolitano.  Gli allegri radicali, che sanno perfettamente quali sono i limiti di discrezionalità del parere del parlamento sulle richieste di arresto, come al solito hanno manifestato di essere del tutto organici alla casta peggiore… ma chi li ha messi in lista perché poi se la piglia con Di Pietro e i razzi suoi? eh, Walter, dico a te, stronzone.

Chissà  perché quando sarebbe il caso di dimostrarsi migliore di quello che sembra, questo paese dimostra invece, e ci tiene proprio, di essere quel paese fatto di gente di merda come al solito e come sempre.

Consulta respinge il referendum
No ad entrambi i quesiti

Dopo un giorno e mezzo di camera di consiglio dalla Corte costituzionale una doppia bocciatura. Inammissibili le due richieste presentate dal comitato per l’abrogazione totale della legge Calderoli o solo in parte. Parisi: “Non sono sorpeso, battaglia continua”. Di Pietro: “Deriva antidemocratica. Fatto favore al capo dello Stato”. Il Quirinale: “Insinuazione volgare e gratuita (rep.it)

Cosentino salvato da Montecitorio

Con 298 sì e 309 no, l’aula si è espressa sul caso del coordinatore del Pdl in Campania, accusato di avere legami con il clan dei Casalesi.

Determinanti i voti della Lega, spaccata al suo interno (Il Fatto Quotidiano

Tecnicamente, un governo

pubblicata da Rita Pani il giorno giovedì 12 gennaio 2012 alle ore 16.48
 

Va da sé che il camorrista è salvo, sennò che camorrista sarebbe?

La Lega aveva lasciato libertà di coscienza, perché bossi sulle carte del caso cosentino non aveva trovato nulla. Plausibile, dal momento che non sa leggere, ma cacchio! Avesse guardato almeno le figure, forse qualcosa avrebbe notato; un incontro con i boss, magari.

 

Va da sé che se stai al governo di quest’Italia per tanto tempo, e fai affari con i pregiudicati malavitosi che siedono in Parlamento, o sei complice o sei affiliato, e come tale ti comporterai.

 

Bossi è un camorrista, perché per l’ennesima volta ha salvato un camorrista dall’arresto, andando contro il volere di quel popolo su cui ha costruito la sua fortuna, che ha umiliato e sfruttato per il suo interesse personale – con un occhio in Tanzania – dove oggi si scopre aveva investito parte dei soldi del finanziamento pubblico in maniera personalistica, senza rendere conto a nessuno, e per interesse privato. Proprio come farebbe un camorrista, o un ladro (anche di quelli a loro insaputa) che per anni hanno depredato le casse dello stato, pagando le mafie e la camorra.

 

La democrazia dov’è?

 

Non c’è, e non c’è da tanto tempo. Ci hanno lasciato l’odore, così che ogni tanto potessimo annusarla fingendo di contare ancora qualcosa in questo sistema marcio e malato fino al midollo, che ormai lavora solo e soltanto per continuare ad alimentare e tenere insieme sé stesso.

Ho letto le esultanti dichiarazioni del padrino del pdl e di tutti i malavitosi come lui, e francamente non ho più nulla da scrivere, anche perché mi verrebbe da vomitare e vomitare, oggi, è un lusso giacché abbiamo ancora la fortuna di poter mangiare. Sarebbe uno spreco, con quel che costa.

 

Rita Pani (APOLIDE nauseata)