Change

Hanno girato, rivoltato, trattato e contrattato ma finalmente sono riusciti a dare a berlusconi pure la7. Urbano Cairo è un ex dirigente fininvest, quindi dopo Mediaset che è la sua, la Rai che controlla per mezzo dei suoi ascari sguinzagliati in ogni dove, finalmente anche la7  finisce [di diritto ma soprattutto di rovescio] sotto il controllo di silvio berlusconi. Mannaggia, ad avere una legge sul conflitto di interessi questo non sarebbe mai potuto accadere, probabilmente d’alema, come per quella sullo scudo fiscale, non aveva capito quanto fosse importante questa legge. 
Ecco perché non ce l’ha fatta a farcela.

Sottotitolo: sulla piattaforma Change.org è stata lanciata dall’Uaar, “Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti” una petizione che richiede l’abolizione del Concordato tra Stato e Chiesa. [qui il link all’appello]

Conclave, cattolici Usa contro Mahony
E Famiglia Cristiana lancia un sondaggio

 L’ex arcivescovo di Los Angeles era stato sollevato dai propri incarichi per aver coperto gli scandali di pedofilia. Ciononostante il suo nome risulta tra i partecipanti al Conclave che dovrà votare il successore di Benedetto XVI.  Catholics United indice una petizione per impedirglielo.
A proposito di ospitate nello stato di Dio:
nell’aprile 2011 al dittatore dello Zimbabwe Robert Mugabe, accusato di crimini contro l’umanità fu concesso di partecipare alla beatificazione di Wojtyła. Lo stato italiano fu costretto a sorvolare sulle leggi recenti in funzione dell’obbrobrio fascista dei patti lateranensi e consentire a Mugabe, indesiderato in base alle sanzioni europee che gli vietavano il visto d’ingresso in tutti i paesi membri, di calpestare il territorio italiano.

Ho firmato perché voglio che questo diventi davvero un LIBERO STATO e non il paese a democrazia limitata che è sempre stato i cui contribuenti sono costretti – di diritto ma soprattutto di rovescio – a mantenerne un altro i cui residenti poi non si comportano affatto da ospiti ma vogliono fare i padroni di casa, anche della mia.
Facciamo che ognuno si paga le sue eccentricità, che sei miliardi di euro l’anno, tanto ci costa più o meno mantenere santamadrechiesa, esclusi benefit, privilegi, bollette non pagate i cui costi ricadono sui romani,  tasse non pagate che i contribuenti devono pagare anche per la vaticano SPA e un mucchio di altri lussi che vengono concessi dallo stato alla chiesa, e per non dover ribadire ancora una volta quanto sia costoso dover sopportare questa zavorra che impedisce a questo paese di diventare davvero civile sono un prezzo altissimo che non possiamo più permetterci di pagare. 
Ho firmato perché il concordato è una legge fascista che in una democrazia, in una repubblica deve essere abolita.

Eppoi l’ha detto anche il papa uscente [ma che resterà ospite nelle mura vaticane affinché non abbia nulla da temere, ben coperto dall’immunità in quanto capo di stato estero, quella stessa  che lo ha sollevato da altre responsabilità circa i casi di pedofilia all’interno della chiesa: Immunità: ecco perché Ratzinger resterà in Vaticano,  tutti uguali a dio e come no]:”‘Il tentatore è subdolo – ha detto all’Angelus: non spinge direttamente verso il male, ma verso un falso bene, facendo credere che le vere realtà sono il potere e ciò che soddisfa i bisogni primari”.

Ecco, firmiamo anche per non farli più cadere in tentazione. Così imparano.

Lilly Gruber: lei è cattolico?
Antonio Ingroia: NO.
[Ottoemmezzo, 18 febbraio]

La domanda di Lilly Gruber non è stata né indiscreta e nemmeno fuori luogo.

Altroché tenersi i papi e i cardinali nei cassetti come Bersani e Vendola.
In un paese dove la religione invade la politica di destra, di centro e di centrosinistra che non oppone mai resistenza anzi le piace pure, e in modo asfissiante la vita dei cittadini ai quali s’impone di vivere secondo un’etica religiosa anche se non sono cattolici-credenti-praticanti perché la politica poi  non legifera secondo le necessità, le urgenze, i bisogni della gente ma in base a quello che non turba e disturba le loro eminenze, nell’unico paese che ne deve mantenere un altro grazie a una legge fascista, il concordato,  che dovrebbe, DEVE  essere abolita quel NO di Ingroia è una luce in fondo al tunnel.

E’ importante sapere in che misura la religione occupa la vita di un politico visto che i nostri politici sono troppo sensibili all’influenza della religione, si ammalano molto facilmente di conservatorismo e bigottismo; mentre a noi, invece,  serve una politica sana e libera da TUTTE le influenze.

 

[Il tempo è galantuomo]

Ecco perché ieri sera da Lilly  Gruber c’era Ingroia: il più nascosto di tutta questa campagna elettorale, il più oscurato e ignorato dai media.
E’ andato a fare il tappabuchi di berlusconi che doveva fare il confronto con Travaglio; ma siccome notoriamente Travaglio fa il gioco di berlusconi allora ha preferito non andare per non rischiare di stravincere le elezioni e umiliare i suoi avversari: lui è un uomo modesto, si accontenta di poco.
E già qui si potrebbe mettere un punto e scrivere che per capire ci vorrebbe un cervello che fa il suo mestiere, ché la polemica infinita sulla puntata di Servizio Pubblico circa il fatto che Santoro e Travaglio avrebbero messo a suo agio sua bassezza a me ha puzzato di bruciato sin da subito, come anche la proclamazione a santi subito di Floris e Ilaria D’Amico, i bravi giornalisti che hanno imbarazzato berlusconi [mica come Travaglio, cazzu cazzu iu iu], come se tredici minuti di intervista fossero uguali a una trasmissione di un’ora o di tre ore.
E che quando scrivo che in questo paese un’informazione che informa non l’avremo mai perché non ce la meritiamo, perché c’è gente che non ha la benché minima idea di quello che significa la parola informare altrimenti l’Italia non sarebbe sempre e puntualmente in basso a tutte le classifiche internazionali sulla libertà di stampa e informazione, forse ho ragione.
E chissà perché se Santoro e Travaglio sono così ospitali Bersani e Monti, chez Servizio Pubblico non ci sono proprio voluti andare.

Telecanto e melesuono
Marco Travaglio, 19 febbraio

Sarò strano, ma non riesco a capire tutta questa ossessione per i confronti televisivi che si fanno o non si fanno. Intendiamoci: Grillo ha sbagliato di brutto a promettere e poi disdire l’intervista con Sky (e non è la prima gaffe: quella strana frase sui magistrati che “fanno paura” proprio mentre indagano sui poteri fortissimi ha sconcertato una bella fetta della sua base). Ma soprattutto ha sbagliato a prometterla, perché diciamoci la verità: nessuna delle centinaia di pallosissime telecomparsate degli aspiranti premier e dei loro candidati ha spostato di un millimetro gli orientamenti degli elettori. L’idea di un bel dibattito all’americana, dove un avversario o un giornalista mette in difficoltà il politico di turno e gli fa perdere voti, in Italia è pura utopia: e lo resterà finché la politica comanderà sulle tv. Paradossalmente, il programma che più s’è avvicinato a quel modello è stata la puntata di Servizio Pubblico che tutti i giornali hanno accusato di aver rilanciato Berlusconi (perciò Bersani e Monti non sono venuti da Santoro: per evitare eccessivi rilanci). Quella sera il Cavaliere, per la prima e ultima volta nella sua carriera, fu costretto ad ammettere di non essersi opposto alla decisione di Monti di introdurre l’Imu sulla prima casa; e addirittura di essersi confuso, a causa dell’età avanzata, sul complotto delle banche tedesche contro il suo governo. Tant’è che per qualche settimana evitò accuratamente di dichiarare guerra alla Germania e di accusare Monti sull’Imu, pensando che le due balle fossero ormai inutilizzabili e occorresse inventarne qualcun’altra (tipo la restituzione dell’Imu in contanti). Poi andò a un programmino domenicale di La7 e ripeté le due balle senza che i due conduttori gli ricordassero che erano già state smontate da Servizio Pubblico. Dunque capì che poteva usarle di nuovo: nella tv italiana non si butta via niente. Del resto, avete mai sentito qualcuno (esclusi i presenti) rinfacciargli i suoi processi o gli impresentabili nelle sue liste? Tutti gli scandali, per lui, sono ormai mediaticamente prescritti: condono tombale. E così i casi Penati o Mps per Bersani. E così l’inerzia su Finmeccanica per Monti. In compenso Ingroia, le rare volte in cui appare in video, deve continuamente giustificarsi per essere un magistrato e peggio ancora un incensurato; poi, quando potrebbe illustrare le proposte del suo movimento, il tempo è scaduto. Invece gli altri leader intervistati in tutte le tv possono dire le loro cose, vere o false che siano, senza incontrare ostacoli. Non perché alcuni intervistatori non tentino di incalzarli sulle loro contraddizioni, ma perché mai come in questa campagna elettorale si è mentito tanto spudoratamente sul passato e sul futuro, sui programmi e sulle alleanze. Anche la domanda più cattiva, impertinente, puntuta è destinata a infrangersi contro risposte generiche o sfuggenti o menzognere.
E la legge sulla par condicio proibisce al conduttore di interrompere l’ospite logorroico o bugiardo per ristabilire punto per punto la verità. Solo un confronto fra tutti e sei i candidati premier potrebbe spostare qualcosa: non tanto per i contenuti (perlopiù falsi o utopistici), quanto per l’efficacia della comunicazione, che non è uguale per tutti. Ma il confronto a sei non lo vuole nessuno dei big: troppi altarini da nascondere. Infatti pongono condizioni inaccettabili (confronto a due o a tre, fuori gli altri) per evitarlo. Quindi non facciano i furbi: sono allergici alle domande proprio come Grillo che (giustamente) accusano di allergia alle domande.

Ps. Ieri B. ha annullato la sua partecipazione a Otto e mezzo dove avrebbe dovuto rispondere alle domande di Lilli Gruber e del sottoscritto. Chissà cosa diranno ora i tromboni che mi accusavano di avergli regalato una barcata di voti a Servizio Pubblico: forse che temeva di stravincere?

Che brutta fine ha fatto La Repubblica [ma anche i dintorni non scherzano]

Premessa: Meno male che Travaglio a ottoemmezzo ha detto che voterà anche Ingroia, così almeno si smetterà di  dire che Il Fatto Quotidiano è diventato  house organ del MoVimento.
Paese di chiacchieroni disinformati e che giudicano sempre sulla base del pregiudizio personale. Gente che non apre un libro e un giornale e poi pretende di sapere qual è il pensiero del giornalista, dello scrittore o dell’intellettuale e criticarlo, anche.

E non mi riferisco solo a Marco Travaglio.
Lui ha sempre dichiarato per chi avrebbe votato, la volta scorsa ha scelto l’IDV, perché – lo ha detto mille volte – vota sempre chi sta dalla parte opposta di berlusconi.
Se l’avessero fatto anche a sinistra e centrosinistra, se fossero stati anche loro SEMPRE, davvero e coi fatti dalla parte opposta di berlusconi oggi questo sarebbe un paese non dico normale ma molto più tranquillo di quel che invece è.

“Amo la radio perché arriva dalla gente
entra nelle case
e ci parla direttamente
e se una radio è libera
ma libera veramente
mi piace ancor di più
perché libera la mente.”

Sottotitolo:  “Che brutta fine. Signora mia che brutta fine. Ma che brutta fine ha fatto Repubblica.

Una volta raccontava fatti, dava notizie e su questi creava una pubblica opinione.

Adesso pretende di cementare un’opinione, peraltro tragicamente autoreferenziale, raccontando ciò che vorrebbe che fosse.

Berlusconi è cattivo.
Il Capo allo Stato è intoccabile.
Monti è bellissimo, dice il Fondatore.
Monti è meno bello se attacca Bersani, dice il Fondatore.
Monti torna ad essere bello se non attacca Bersani, dice il Fondatore, ma a una certa età, si sa, gli umori variano.
Merlo disegna merletti.
Serra cesella.
Ehi, ma è l’Europa che ce lo chiede. [Tor Quemada]

Anch’io amo la radio, in modo viscerale, non ci sono cd o compilation dello stesso autore che mi affascinano quanto ascoltare la radio, la mia radio, che è “mia” da più di quindici anni, sempre la stessa, perché la sua collezione musicale è la migliore in assoluto per me, perché dentro ci sono persone preparate, professionali, adorabili, e quando entrano nella mia casa, prima del primo caffè del mattino, è come se fossero persone di famiglia.

Mi sono abituata alle loro voci, aspetto lo speaker che mi racconta le notizie e il dj con le sue proposte musicali, sempre perfette, e ora, grazie a facebook e twitter è anche possibile accostare un volto, a quelle voci,  scambiare con loro un saluto, una battuta spiritosa senza la necessità che si liberi una linea telefonica per farlo.
Quindi il rapporto si è fatto ancora più stretto.

Ma, e lo dico a malincuore e con tutto il mio affetto non mi piace la mia radio da quando si  è trasformata in house organ di partito: il PD.

Come non mi piace nessun giornale od organo di informazione che si trasformano in cavalier serventi, maggiordomi, mettendosi al servizio della politica, nei paesi normali si fa proprio e solo il contrario.

Conosco tanta gente che non è di sinistra ma pur di togliersi dalle balle berlusconi alle scorse  elezioni  ha votato per il centrosinistra – non per una questione di utilità come piacerebbe a molti che si facesse ora – ma perché stanca e stufa di farsi rappresentare da lui e quelli come lui.

Essere di sinistra non fa parte del patrimonio genetico, ogni scelta personale fa parte di un percorso individuale privato derivante dal proprio vissuto, dalle proprie esperienze, dalla propria cultura.
E, fino a prova contraria, anche la politica rientra nella categoria delle scelte personali e della propria libertà di pensiero.

Quindi, escludendo i fascisti e i cosiddetti berlusconiani che in quanto tali hanno dimostrato e dimostrano di non avere acquisito il minimo indispensabile di quella cultura che li farebbe essere diversi e non sono stati in grado di fare delle scelte ma hanno preferito farsele fare – ché pensare in proprio è un esercizio che richiede un certo impegno e volontà – credo che ogni orientamento politico che non abbia in sé un’idea di totalitarismo, limitazione, privazione dei diritti civili e delle libertà sociali e personali debba essere non solo tollerato ma proprio accettato, e con rispetto.
Ora, con tutto il rispetto per quel che resta di Repubblica [il quotidiano] e di certi suoi dintorni [Radio Capital] quello che voglio dire è che è diventato abbastanza ridicolo questo corpo a corpo ingaggiato non col M5S ma con Beppe Grillo in persona.
Faccio fatica a pensare che Vittorio Zucconi,  un distinto signore di mezz’età, un professionista esperto di politica nazionale e internazionale che scrive articoli e viene invitato in qualità di ospite autorevole nei talk show abbia trasformato in una questione personale, in una missione, quella che dovrebbe essere una discussione politica pre elettorale il più possibile serena e non una continua istigazione.

Un giornalista esperto questo lo sa.
Perché non si può stare tutto il giorno a scrivere nei social network che Grillo si è messo le dita nel naso, non si lava i denti dopo pranzo e magari, stando tutto il giorno in giro per le piazze e non al caldo e al comodo di uno studio televisivo o radiofonico, gli puzza pure l’ascella senz’aspettarsi poi che a qualcuno venga il dubbio che si esageri apposta per mettere in cattiva luce la persona.
Tutto questo non è professionale, non è serio, non è giornalismo, ma – soprattutto – l’unico effetto che produce è quello contrario come è già successo con e per berlusconi, che anziché essere attaccato nel merito delle sue enormi responsabilità giudiziarie, politiche, anziché rinfacciargli ogni giorno di aver distrutto anche l’idea di moralità e di etica viene accolto [ancora!] come fosse davvero uno statista in grado di realizzare sul serio tutte le balle di cui va cianciando urbi et orbi da settimane.

Che poi sono le stesse che racconta da quasi vent’anni.

Senza contare poi che questo stravolgimento di una linea editoriale che, fino a qualche tempo fa era assolutamente rispettabile comporta anche una diminuzione  di lettori/ascoltatori e quindi rischia anche di provocare una perdita in termini economici.

Tanta gente, come me, ha smesso di acquistare Repubblica, da quando è diventato un giornale illeggibile, inguardabile per aver scelto di essere  funzionale ad un presidente della repubblica che talvolta ha dimostrato di tenere più a se stesso che alla repubblica, e adesso, dopo un anno di riverenze al governissimo che fa benissimo, al partito del voto utile.


Come scrivo ormai da mesi io non voterò il MoVimento, ma il mio nemico non è Grillo: i miei nemici sono Monti e berlusconi e chi non ha ben chiaro in mente che questo paese senza la realizzazione concreta, la messa in pratica di un’uguaglianza vera e di conseguenza di quei diritti civili che vengono negati, ignorati per vigliaccheria, per non inimicarsi il vaticano che ha scelto di essere nemico di tutti ma che la politica invece tiene sempre e troppo in considerazione concedendogli pelle e quattrini, i nostri e non i suoi, non sarà MAI un paese civile.
E, giusto per cambiare argomento ché sempre lo stesso alla fine annoia si potrebbe parlare di questo, a Repubblica e dintorni.

Meno male che Marco c’è

Preambolo: SENTENZA STORICA Mediaset  perde contro Travaglio  

Quest’anno le vacanze a Travaglio le paga silvio: non è meraviglioso?

Sottotitolo: se a centrosinistra vinceranno le elezioni hanno detto di voler fare una legge per evitare la commistione fra la Magistratura e la politica [per quella con la mafia invece no, ci vorrà ancora un po’ di tempo: il paese non è pronto e la gggente non capirebbe].

I Magistrati, untori del terzo millennio, alla politica non si devono avvicinare né per fare il loro mestiere, ché mandare in galera i politici delinquenti non è bello e non si fa per le ragioni di cui sopra frapparentesi, e nemmeno per occuparsene da cittadinanza attiva come società civile.
Gli avvocati, gli imprenditori, i banchieri, gli stessi magistrati che già c’erano, Nitto Palma e tutta la lista che cita stamattina Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano che sono entrati in parlamento hanno forse dato le dimissioni? c’è gente che svolge dieci professioni, tutte regolarmente strapagate, e non si sogna minimamente di lasciare quello che faceva per andare a fare il sottosegretario, il ministro, il presidente del consiglio.

Ingroia però sì, si deve dimettere perché sennò non è credibile.

Un uomo onesto e perbene  che dice di voler fare politica per un paio d’anni deve essere messo in condizioni di scegliere, cosa che non è stata pretesa per NESSUNO.

Nel paese che galleggia nel conflitto di interessi fa paura un Magistrato che decide di voler andare a vedere coi suoi occhi quello che succede nella stanza dei bottoni.
La politica ha una grande responsabilità non avendo fatto quelle leggi per tutelare il paese ed evitare che gente che faceva un altro mestiere fosse in qualche modo costretta a doversi occupare della politica.
Con una legge sul conflitto di interessi non saremmo mai arrivati fino a qui.
Per non parlare dell’idiozia che per cacciare dal parlamento i delinquenti si debba aspettare una sentenza e che, addirittura, vengano rimandati i processi che riguardano berlusconi per non disturbargli la campagna elettorale.
Queste cose le diceva anche Borsellino ma chissà perché quando si evocano Falcone e Borsellino lo si fa sempre per tutt’altre argomentazioni.
Non è colpa di Ingroia se fare il magistrato antimafia in Italia significa doversi poi occupare inevitabilmente anche di politica visto che entrambe sembrano non poter fare a meno l’una dell’altra.

Dico da sempre che in un paese normale ognuno farebbe il suo mestiere, ma se la politica non è in grado di badare a se stessa e pretende che dei politici disonesti, collusi e conniventi con la mafia non se ne occupi la Magistratura quando è il caso – cioè quasi sempre, basta pensare alla vicenda Ilva –  mi sembra altrettanto inevitabile che qualcuno, estraneo alla politica,  un bel giorno decida di  rimboccarsi le maniche per dare il suo contributo e cercare  di porre rimedio ad una situazione/condizione diventata insostenibile.La politica non deve più essere una sorta di privilegio riservato alla solita élite dei soliti noti, dei loro amici, parenti e conoscenti: prima lo capiamo tutti meglio è.

Ingroia ha già detto che non tornerà a fare il Magistrato in Sicilia,  e non si capisce perché  chi  oggi pretende tutto da Grillo e da Ingroia non lo abbia fatto anche coi politici di professione dai quali, invece, ha accettato il tutto e l’oltre. 

Che paese timoroso è diventato l’Italia, è bastato un Renzi per mandarlo in confusione…

Boccassini vs Ingroia, sarà colpa della politica?

 
Leggo che anche Daria Bignardi e quell’eminenza giornalistica di Beppe Severgnini hanno cazzeggiato su Ingroia ieri sera alle Invasioni barbariche su la7.
Quindi dopo Sallusti, Santanché, D’Alema, Boccassini, Casini, Romano [ideatore lista Monti], Berlusconi, Granata, Carfagna, Finocchiaro,  varie testate giornalistiche considerate financo di sinistra perché sostengono il piddì  chi sarà il prossimo o la prossima? staremo a vedere, l’elenco è in aggiornamento.
Meno male che Travaglio c’è: il suo fondo di oggi è un vero faro nella nebbia.
E mi rasserena il fatto che molti dei concetti che ha espresso sono gli stessi che scrivo anch’io da ieri un po’ ovunque.
Idealizzazioni a parte, che non mi riguardano, io non sono una fan del giornalista come chi lo considera una specie di rock star, penso che sia un professionista molto al di sopra della media di quel che passa il convento Italia e che meriti non dico la stima, quella è una questione personale di ognuno, ma il rispetto sì, quindi sono molto più felice di essere in sintonia con lui che con i tanti detrattori che stanno spalmando fango e altro materiale organico e meno nobile da ieri sulla persona di Antonio Ingroia.
Fra questi ci sono anche giornalisti e professionisti che dovrebbero scrivere e parlare per smorzare una polemica inutilmente assurda ma ai quali invece piace tanto buttare altra benzina sul fuoco.
E non credo che lo stiano facendo per mero piacere personale.

Falconi e avvoltoi – Marco Travaglio, 31 gennaio

Conosco Antonio Ingroia da 15 anni e non l’ho mai sentito paragonarsi a Falcone o a Borsellino. Semplicemente gli ho sentito ricordare due dati storici: nel 1988, neomagistrato, fu “uditore” di Falcone; poi nell’89 andò a lavorare alla Procura di Marsala guidata da Borsellino, di cui fu uno degli allievi prediletti. Nemmeno l’altro giorno Ingroia s’è paragonato a Falcone. S’è limitato a ricordare un altro fatto storico: appena Falcone si avvicinò alla politica (e di parecchio), andando a lavorare al ministero della Giustizia retto da Martelli nel governo Andreotti, fu bersagliato da feroci attacchi, anche da parte di colleghi, molto simili a quelli che hanno investito l’Ingroia politico. Dunque non si comprende (se non con l’emozione di un lutto mai rimarginato per la scomparsa di una persona molto cara) l’uscita di Ilda Boccassini che intima addirittura a Ingroia di “vergognarsi” perché avrebbe “paragonato la sua piccola figura di magistrato a quella di Falcone” distante da lui “milioni di anni luce”. Siccome Ingroia non s’è mai paragonato a Falcone, la Boccassini dovrebbe scusarsi con lui per gl’insulti che, oltre a interferire pesantemente nella campagna elettorale, si fondano su un dato falso. Ciascuno è libero di ritenere un magistrato migliore o peggiore di un altro, ma non di raccontare bugie. Specie se indossa la toga. E soprattutto se si rivolge a uno dei tre o quattro magistrati che in questi 20 anni più si sono battuti per scoprire chi uccise Falcone e Borsellino. Roberto Saviano tiene a ricordare che “Falcone non fece mai politica”: ma neppure questo è vero. Roberto è troppo giovane per sapere ciò che, in un’intervista per MicroMega , Maria Falcone mi confermò qualche anno fa: nel ’91 suo fratello decise di usare il dissidio fra Craxi e Martelli per imprimere una svolta alla lotta alla mafia dall’interno del governo Andreotti, pur sapendo benissimo di quale sistema facevano o avevano fatto parte quei politici. Difficile immaginare una scelta più politica di quella. Ora però sarebbe il caso che tutti — politici, magistrati e giornalisti — siglassero una moratoria su Falcone e Borsellino, per evitare di tirarli ancora in ballo in campagna elettorale. Tutti, però: non solo qualcuno. Anche chi, l’estate scorsa, usò i due giudici morti per contrapporli ai vivi: cioè a Ingroia e Di Matteo, rei di avere partecipato alla festa del Fatto , mentre “Falcone e Borsellino parlavano solo con le sentenze”. Plateale menzogna, visto che entrambi furono protagonisti di centinaia di dibattiti pubblici, feste del Msi e dell’Unità, programmi tv, libri, articoli. Queste assurde polemiche dividono e disorientano il fronte della legalità, regalando munizioni a chi non chiede di meglio per sporchi interessi di bottega. Ma vien da domandarsi perché né la Boccassini né la Falcone aprirono bocca due anni fa, quando Alfano, ministro della Giustizia di Berlusconi, si appropriò di Falcone per attribuirgli financo la paternità della controriforma della giustizia. Né mai fiatarono ogni volta che politici collusi o ignavi sfilarono in passerella a Palermo negli anniversari delle stragi, salvo poi tradire la memoria dei due martiri trattando con la mafia, o tacendo sulle trattative, o depistando le indagini sulle trattative. Chissà poi dov’erano le alte e basse toghe che ora si stracciano le vesti per la candidatura di Ingroia quando entrarono in politica Violante, Ayala, Casson, Maritati, Mantovano, Nitto Palma, Cirami, Carrara, Finocchiaro, Carofiglio, Della Monica, Tenaglia, Ferranti, Caliendo, Centaro, Papa, Lo Moro, su su fino a Scalfaro. E dove spariscono quando si tratta di dedicare a Grasso le critiche riservate a Ingroia. Se poi Ingroia deve espiare la colpa di aver indagato su mafia e politica, di aver fatto condannare Contrada, Dell’Utri, Inzerillo, Gorgone e di aver mandato alla sbarra chi trattò con i boss che avevano appena assassinato Falcone e Borsellino, lo dicano.

Così almeno è tutto più chiaro.

Campagna acquisti

Preambolo:  la Memoria doveva servire a proteggere non tanto quel presente che l’umanità vive nel periodo in cui esiste quanto, invece, il futuro in un ciclo continuo di protezione e di difesa del diritto – appunto – di esistere nel miglior modo possibile.
In questo paese invece se ne è fatto un uso sbagliato, la Memoria, quella che avrebbe dovuto impedire il ripetersi di altre bestialità è stata distorta – scientemente – in modo abbietto, funzionale al potere, ecco perché quelli che sono arrivati dopo, cioè noi, siamo ancora qui a lottare, a dover contrastare un male che avrebbe dovuto essere riposto, e da tempo, nell’armadio della storia.
Lo spread fra l’Italia e quei paesi che hanno fatto tesoro degli orrori ed errori del passato non consiste solo nelle dichiarazioni della cancelliera Merkel quando parla di responsabilità “perenne” della Germania nel merito del nazismo e della Shoah ma anche nel fatto che nessuno che di cognome fa hitler sieda nel parlamento tedesco. In questo paese la Costituzione funziona a intermittenza, come le lucine di natale, mentre non si riconoscono i diritti di TUTTI i cittadini così come dovrebbe, deve essere, è stato possibile che una che di cognome fa mussolini – che mai si è dissociata dalle teorie e dalle ideologie criminali di suo nonno né ne ha mai condannato le azioni ma anzi, spesso ha fatto apologia di quel fascismo  che in questo paese sarebbe un reato ma lo è purtroppo solo sulla carta – potesse sedere nel parlamento di una repubblica nata da una Resistenza Antifascista.

Questo non è un dettaglio insignificante, proprio per niente.

 

Sottotitolo 1: un paese dove ad un candidato politico basta acquistare un calciatore [e già qui ci sarebbe molto da dire a proposito di conflitto di interessi] per aumentare il consenso fra gli elettori merita di essere inserito fra gli stati canaglia, di essere estromesso dal circuito dei paesi civili, quelli che poi hanno voce in capitolo nel merito di decisioni che riguardano quel paese, l’Europa e il mondo intero.

E a quei cittadini che votano il partito di quel politico solo perché gli compra il calciatore andrebbero revocati il diritto di voto e i diritti civili.
Pacificamente e moderatamente.

Ogni volta che il geneticamente disonesto  ha detto, a proposito dell’acquisto di un calciatore, che la cifra era immorale ed eccessiva, o come stavolta motivando il rifiuto con altre argomentazioni [«Mi spiace doverlo dire, ma nel Milan è molto importante l’aspetto umano,  ha spiegato, ospite di “Lunedì di rigore” su Antenna3 (7 gennaio 2013). Se metti una mela marcia nello spogliatoio può infettare tutti gli altri. Io ho avuto modo, per vicende della vita, di dare un giudizio sull’uomo Balotelli, non accetterai mai che facesse parte dello spogliatoio del Milan».], l’aveva già comprato.
 Basta ricordarsi del caso Lentini [quella vicenda fu l’inizio della fine della decenza e di una parvenza di onestà in ambito calcistico], e di quando acquistò Nesta. 
Meno male che internet c’è.

Balotelli è del Milan: 20 milioni al Manchester City, 400mila voti a Berlusconi.

Secondo i politologi vicini al Cavaliere, l’arrivo dell’attaccante bresciano ai rossoneri porterà al Pdl un bonus di un punto percentuale alle prossime elezioni. Se tale proiezione dovesse diventare realtà, ogni voto sarebbe costato 50 euro.

 

Sottotitolo 2: “è  successo anche ad altri più importanti e autorevoli magistrati, a cominciare da Giovanni Falcone”.


“Più importanti ed autorevoli” non significa uguali a me.

Penso che Ilda Boccassini si meriti tutte le cose più belle del mondo, stima, rispetto ma soprattutto la soddisfazione di poter inchiodare finalmente il delinquente impunito alle sue responsabilità nei confronti della giustizia e di quel popolo italiano che ha disonorato per il solo fatto di esistere.

Ma questo coup de théâtre su Ingroia se lo poteva e doveva risparmiare.
Il suo è un giudizio di merito sulla persona [“piccola figura, si vergogni”, ma che modo è?] che peraltro non corrisponde nemmeno alla verità visto che ad Ingroia non è passato nemmeno nell’anticamera del cervello di paragonarsi a Falcone, e se la Boccassini ha pensato comunque, forse avendole ascoltate distrattamente, che fossero parole irricevibili eventualmente la critica avrebbe dovuto esprimerla privatamente al diretto interessato senza farne l’ennesimo argomento da far scivolare in mille rivoli e da trasformare in mille polemiche, sul quale ognuno poi avrebbe dato l’interpretazione che più gli conviene come infatti sta succedendo. 
A venti giorni dalle elezioni.
Nelle cose che ha detto Ingroia non c’è proprio nessun tentativo di paragonarsi a Giovanni Falcone, e una professionista seria e preparata come lei non poteva non prevedere cos’avrebbero scatenato le sue dichiarazioni.

Ilda Boccassini contro Ingroia
“Lui come Falcone? Non si permetta”

Alta strategia
Marco Travaglio, 30 gennaio

La notizia sensazionale è che le partite, per vincerle, bisogna giocarle. Mai visto nessuno che tenti la fortuna al Totocalcio senza acquistare e compilare la schedina, o alla Lotteria senza comprare il biglietto. Invece il Pd s’era illuso di vincere le elezioni senza fare campagna elettorale. Un paio di colpi d’immagine –il ritiro di D’Alema e Veltroni (solo dal Parlamento, s’intende), le primarie, l’esclusione di tre o quattro inquisiti su una dozzina – e basta: poi si aspetta che arrivi il 25 febbraio senza far niente. Fermi e soprattutto zitti, al massimo qualche detto popolare emiliano biascicato masticando il sigaro. Chè, appena ti muovi o dici qualcosa, finisci sempre per scontentare qualcuno. La geniale strategia poteva funzionare nel novembre 2011, con lo spread a 600 e il Cainano in ritirata. Se si fosse votato subito, anche gli elettori più smemorati avrebbero asfaltato il centrodestra, avendo sotto gli occhi i disastri del governo B. Invece le volpi di Via del Nazareno decisero di dare ascolto a Napolitano, altro supergenio, e rinviarono le elezioni appoggiando il governo Monti con una maggioranza dominata dal solito B. Il quale ebbe 14 mesi per inabissarsi, far dimenticare le sue vergogne, dissociarsi dalla politica dei tecnici che puntualmente appoggiava ma senza farsene accorgere, anzi illudendo i presunti avversari che si sarebbe ritirato. Quando poi il Rieccolo è ricicciato fuori, rispedendo Angelino Jolie fra la servitù, cannoneggiando Monti e i comunisti, occupando le tv dalla Prova del Cuoco alle previsioni del tempo e riacciuffando qualche punto nei sondaggi, gli strateghi del Nazareno non ci volevano credere. Infatti pensarono bene di dar la colpa della presunta rimonta a Santoro, solo perchè che il Cainano aveva sfidato Servizio Pubblico, mentre Bersani nemmeno si avvicina. In realtà non c’è nessuna rimonta: B. è inchiodato al 18,5%, la metà dei voti del 2008, e non arriva al 30 nemmeno con tutta l’Armata Brancaleone di leghisti, fascisti, sudisti e fratelliditalia. Non è la destra che avanza. È il centrosinistra che arretra. Per il Pd è svanito l’effetto primarie, grazie al Monte dei Fiaschi così ben gestito dai magnager pidini (ma chi lo dice lo sbraniamo, paura eh?) e a una campagna elettorale rinunciataria, imbalsamata, tremebonda, priva di idee, sì alla patrimoniale ma anche no, sì a Monti anzi no, forse, vediamo. Sel si sta lentamente estinguendo, grazie alle figuracce di Vendola sull’Ilva e alla concorrenza di Rivoluzione Civile. Eccolo dunque il nuovo colpevole: il criptoberlusconiano Ingroia, che osa presentarsi senza chiedere il permesso, per giunta con Di Pietro che il Pd aveva astutamente scaricato per non offendere Casini. Il quale Casini è anche lui in via di estinzione, insieme alle poderose falangi del “voto moderato”. Ma, prima di defungere, ha trovato il modo di gabbare il Pd, come pure il suo alleato Monti, che aveva garantito al Pd di non candidarsi mai, infatti s’è candidato. 
Risultato: la “forbice” fra destra e sinistra si assottiglia in un mese da 12 a 7 punti. Non per gli exploit di B.&C., ma per la frana di Pd e Sel. Che ora guardano terrorizzati a un vecchietto un po’ rinco che va a farsi la pennica alla cerimonia della Shoah e quando si sveglia riabilita il Duce oscurando Mps, poi tenta l’estremo recupero ingaggiando non Cavour, ma Balotelli. Un vecchietto dato troppo presto per morto, che sarebbe capace di fregarli anche da morto. Non a caso, in vent’anni, ha seppellito una dozzina di leader del centrosinistra. Perchè lui almeno la campagna elettorale la fa: con le solite balle, ma la fa. Invece le volpi del Nazareno sono troppo impegnate a spartirsi i posti di governo e sottogoverno, i paracarri e le fontanelle: 
D’Alema agli Esteri, Gotor alla Cultura, Vendola al Welfare o forse alle Pari opportunità, Veltroni alla Rai… Quando si dice vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso. Anzi, prima di aver comprato il fucile.

Ancora sugl’impresentabili

Preambolo: è ufficiale.  Il Dio di Obama è migliore di quello dei nostri ipocriti e vergognosi politici italiani.
Perché è vero che il presidente americano giura sulla bibbia di impegnarsi “con l’aiuto di Dio” ma poi non si limita a recitare il rosario, dice cose importanti e in parte  le fa. Non usa Dio per nascondersi, per inventarsi assurde questioni di coscienza che impediscono il progresso come invece fanno gli indegni rappresentanti dello stato italiano.

Usa, Obama giura e parla al popolo
“Pieni diritti per gay e lesbiche”

Sottotitolo: Bersani su Ingroia a “Lo Spoglio”;  “Che sinistra è quella che rischia di far vincere la destra? Questo è il punto, mi faccia un Twitter…”

Ingroia su Twitter: “La tua”.  ^_^

Se facessi la giornalista sarei onorata di essere denunciata da uno come crisafulli, un indecente rappresentante di un partito, il pd, che invece di incassare e battere in ritirata alza il tiro incolpando un giornale di scorrettezza per aver informato i suoi lettori circa le credenziali di chi avrebbe preteso di essere inserito nella coalizione di chi dovrà, dovrebbe, vorrebbe governare questo paese. Tutti con la querela, la denuncia, la richiesta di risarcimento in tasca, ma di fare le persone serie non se ne parla proprio. Occhio che se cominciamo a chiederli noi i risarcimenti non vi basterà nemmeno la prossima vita per pagare.

Tutti a dare addosso a Di Pietro per aver dato residenza a gente del calibro di scilipoti, de gregorio e razzi ma nessuno che abbia fatto lo stesso nei confronti di chi ha offerto la stessa possibilità a gentaglia che messa di fronte alle sue responsabilità invece di tacere chiede perfino il risarcimento. 
I miei complimenti al Fatto Quotidiano per tutte le volte che, grazie alle sue inchieste, è riuscito a smascherare pubblicamente tutto quello che la politica ci teneva, invece, a nascondere, a non far sapere in giro. 

Ad uno che usa i soldi pubblici per farsi pavimentare la strada comunale che porta a casa sua dovrebbe essere impedito di fare anche semplicemente il rappresentante di classe nella scuola dei figli, altroché candidarsi nella politica locale e nazionale. Cominciamo a a ripristinarlo sul serio questo senso della legalità tanto invocato, senza strizzare l’occhio all’estortore perché ricattare il calciatore miliardario è senz’altro meno grave che sciogliere bambini nell’acido. La pena per l’estortore, il boss assassino e il politico che compie il reato di malversazione [negli States li buttano in galera e si perdono le chiavi, per dire] dovrebbe deciderla un giudice, non il comune sentire di chi non riesce ad abituarsi all’idea che la legge anche in Italia deve essere uguale per tutti.

Crisafulli vs Il Fatto
“Io fuori, colpa vostra”

Pdl in Campania “sacrifica” Cosentino
E in Sicilia fa il pieno di impresentabili

Liste pulite

[Alessandro Gilioli – Piovono rane]

Quindi, dopo aver risolto il caso Cosentino, hanno in lista solo Verdini, Cesaro, Farina, Razzi, Scilipoti, Polverini, Formigoni, Angelucci, Cicchitto, Capezzone, più Minzolini e il potente cognato di Previti, Gianni Sammarco.

Onestamente, il bar di Guerre Stellari continua a fargli una pippa.

Nick ‘o ‘mericano

Nicola Cosentino nel settembre 2008 venne pubblicamente accusato di aver avuto un ruolo di spicco nell’ambito del riciclaggio abusivo di rifiuti tossici attraverso la società per lo smaltimento dei rifiuti Eco4 come emerse dalle rivelazioni di Gaetano Vassallo, un imprenditore reo confesso di aver smaltito abusivamente rifiuti tossici in Campania attraverso la corruzione di politici e funzionari. 
Quando Vassallo si presenta ai magistrati dell’Antimafia di Napoli è il primo aprile. Mancano due settimane alle elezioni.
Due mesi dopo, Michele Orsi, uno dei protagonisti delle rivelazioni fu assassinato da un commando di killer casalesi. 42 giorni dopo Nicola Cosentino, il più importante parlamentare da lui chiamato in causa, diventa sottosegretario del governo berlusconi.
Il 12 gennaio del 2012 il parlamento vota per la seconda volta no all’arresto del parlamentare in odor di camorra. Decisivi al suo salvataggio – che lo dico a fare – i radicali che in sei avevano espresso la loro contrarietà e la lega del miglior ministro dell’interno maroni, quello che tanto si è prodigato alla lotta antimafia da commuovere financo l’ex superprocuratore Grasso appena assunto nel piddì di Bersani che aveva pensato ad un premio speciale per il governo di b proprio per il suo ottimo contributo alla lotta antimafia.

Ecco, ad esempio Cosentino era uno di cui non si doveva più parlare ma non in qualità di incandidabile perché impresentabile, non si doveva parlare di lui proprio come persona che ha problemi con la legge e quindi estranea al dibattito politico. In un paese normale chi ha problemi con la legge si fa da parte quando si presentano i problemi, non quando gli torna utile [tipo quando ha la valigia pronta come l’altro:  il ‘senatore’]. Ma noi abbiamo un parlamento pieno di coscienze variegate, sarebbe stato troppo normale votare sì all’arresto non dico la prima volta ma almeno la seconda. A quest’ora probabilmente quello che doveva dire lo avrebbe detto e ci saremmo già alleggeriti pure di qualche altro pezzo. A me piacerebbe tanto sapere a chi conviene ed è convenuta  la presenza di questi farabutti mascalzoni in parlamento; chi andrà a governare dovrebbe prendersi la responsabilità di spiegarlo agli italiani.

E, per concludere trovo indecente la quantità di sostegno offerto all’estortore latitante Fabrizio Corona  sulla sua pagina di facebook di cui si è tanto parlato in questi giorni.
C’è gente che pensa che il ricatto, l’estorsione siano reati di serie b, così come deve averlo pensato Napolitano a proposito della diffamazione quando ha praticamente graziato con un buffetto da 15.000 euro il recidivo sallusti.
Questo è un paese eticamente alla rovina non certo SOLO  per colpa di berlusconi che ha trovato la strada bella, pronta e spianata ma perché è la stragrande maggioranza della gente ad aver perso il senso delle cose e della misura,  ad essere proprio allergica al rispetto delle regole, anche quelle che riguardano la legalità e che sono necessarie per una convivenza il più possibile civile. 

Tiritiritu? Marco Travaglio, 22 gennaio

Il guaio non è il concetto, è la parola: “impresentabile”. Che fa impazzire il partito più impresentabile dell’universo e scatena il coro delle voci bianche, anzi marron: “Impresentabile a me? E tu allora? E lui? E voi?”. È tutta una catena, che nessuno ha mai tirato: appena scopri un impresentabile, quello ne scopre subito un altro più impresentabile di te. Il problema si aggrava se, a pretendere liste presentabili, è il più impresentabile di tutti: quello che spolvera le sedie degli altri sperando che nessuno spolveri la sua. Pagheremmo qualunque cifra per assistere in diretta, nascosti dietro la statua di Priapo, al vortice dei vertici diurni e notturni convocati a Palazzo Grazioli — già sede dei bungabunga, anzi delle cene eleganti con gare di burlesque — per ripulire le liste del Pdl. I Mastrolindo ufficiali sono B. (dall’alto dei suoi 26 processi, 7 prescrizioni, 2 amnistie, 3 insufficienze di prove, 3 reati depenalizzati da lui stesso, 1 condanna in primo grado per frode fiscale), e l’on. avv. Ghedini, che ieri tomo tomo cacchio cacchio ha confessato al Tribunale di Milano: “Devo scegliere fra il ruolo di difensore del Cavaliere e quello di candidato in campagna elettorale”. Le tre giudicesse comuniste e femministe lo guardavano strano: “E lo vieni a dire a noi?” Intanto il Cainano spiegava a Scajola: “Guarda caro, purtroppo i sondaggi della Ghisleri parlano chiaro: senza impresentabili guadagniamo 2 punti e 1 milione di voti”. Al che Sciaboletta, indagato soltanto per finanziamento illecito per la casa pagata da un altro a sua insaputa, faceva: “Quindi ti ritiri tu?”. E l’altro: “No, tiritiritu”. “Uno scioglilingua?”. “No, un ordine”. Comprensibilmente prostrato dall’esser giudicato impresentabile dal più impresentabile di tutti, che fra l’altro si presenta, Scajola cadeva in uno stato di profonda prostrazione. Una larva umana. Specie quando scopriva che al suo posto, in Liguria, entra Minzolingua, imputato per peculato perché usava la carta di credito Rai per fare il giro del mondo mentre risultava in ufficio al Tg1, dunque molto presentabile. Lui però giura che non è vero niente. A Marrakech, per esempio, era in missione top secret per incontrare una fonte riservatissima, che ovviamente non può rivelare: “un agente dei servizi che mi svelò le infiltrazioni jihadiste in Marocco”. O magari un nipote di Mubarak che cercava la sorella. In un’altra stanza s’incontravano Al Fano, quello del Partito degli Onesti, e per contrappasso Nicola Cosentino in arte Nick o’ Mericano. Alle parole “passo indietro” di Angelino, Nick tentava di mettergli le mani addosso, anche perché l’amico coindagato Luigi Cesaro, detto Giggino a’ Purpett, dalle liste non lo smuove nessuno. Nick, mollata per un attimo la giugulare di Angelino Jolie, chiedeva di parlare col principale, che intanto pontificava a Sky: “Cosentino è sub judice “. Il che, detto a uno con un piede in tribunale e uno in galera, insomma più sub judice così si muore, non è per nulla carino. Quando poi, a pranzo, il Cainano gli ha garantito “farò di tutto per tenerti dentro”, si è temuto per la sua vita. “Dentro” in che senso? Da due giorni e due notti, frattanto, campeggia all’addiaccio sotto Palazzo Grazioli il povero Alfonso Papa, che “dentro” ci è già stato per tre mesi e vorrebbe evitare di tornarci, ma nessuno lo riceve e quelli che escono fanno finta di non conoscerlo. Vagli a spiegare che lui è impresentabile mentre Fitto, per cui ieri il pm ha chiesto 6 anni e mezzo per corruzione, peculato, illecito finanziamento e due abusi, è presentabilissimo. Anzi è lui che fa le liste del Partito degli Onesti con Verdini, un altro che ha più processi che capelli in testa. 
A un certo punto un improvviso spostamento d’aria faceva tremare il palazzo: era Nick o’ Mericano che fuggiva con le liste e le firme del Pdl campano, destinazione ignota. Noi, per quel che può valere, siamo con lui.

Giura_Menti

Sottotitolo:  un presidente di una democrazia repubblicana, moderna, che giura di impegnarsi a governare “con l’aiuto di Dio” è un’anomalia per un paese occidentale. Nemmeno noi siamo arrivati a tanto, benché il nostro paese subisca più di tutti gli altri l’interferenza del vaticano, così tanto da essere l’unico al mondo  a mantenerlo in toto  economicamente per mezzo delle tasse dei contribuenti.

Regaliamo una Costituzione a Obama, così almeno il presidente americano e dunque il presidente del mondo si toglie dall’imbarazzo di dover giurare nemmeno su una bibbia ma addirittura su due.

E chissà perché il presidente di una democrazia dovrebbe – anzi deve, anzi lo fa – giurare sulla bibbia? magari per poi dare un senso alle guerre dichiarate in nome di Dio?

 

Ma veniamo a noi: il Financial Times boccia Monti; “non è l’uomo giusto per guidare l’Italia”. 

Il FT non ha preferenze, quello che deve dire lo dice.  Lo ha fatto con berlusconi e oggi lo fa col sobrio professore.

Adesso mi piacerebbe sentire i commenti dei sostenitori responsabili, in primis di chi per nominare Monti salvatore della patria non ha avuto nessun problema ad organizzare un mezzo colpetto di stato previa nomina di senatore a vita per una persona che non aveva nemmeno uno dei requisiti richiesti dalla Costituzione.

Quindi ai candidati alle prossime elezioni, quelli che pensano di essere la soluzione del problema e non, invece, una parte consistente del problema chiederei se, invece di continuare a fare il solito giochetto fra chi ce l’ha più lungo, che considerata l’età media dei partecipanti appare anche piuttosto ridicolo perché non ci danno una ragione più che mai esaustiva sul perché dovremmo votare chi ha mandato praticamente sul lastrico milioni di italiani, oppure per chi si è vantato di aver collaborato “responsabilmente senza se e senza ma” coi guastatori – sobri – dello stato sociale all’impoverimento e alla cancellazione dei diritti e del futuro dei nostri figli? 
Oppure per chi diceva – fino a ieri praticamente – di non condividere una virgola dell’agenda Monti ma oggi pur di non perdere la possibilità di avere il suo bel posticino al sole sarebbe disposto a rivedere le sue opinioni?
Dai su, raccontateci una storia, spiegateci perché voi sareste meglio di chi si chiama fuori dalla bella politica tradizionale tanto cara al nostro presidente della repubblica.

Cosentino minaccia: ‘Io fuori? Vi rovino’

DELL’UTRI, STORIA DI UN IMPRESENTABILE (di M. Portanova)

IL RICATTO DI UN CAMORRISTA.
” Ma io vi rovino, ritiro i miei consiglieri e faccio saltare decine di giunte in Campania: poi vi faccio perdere le elezioni. Lo capite o no che per darla vinta a quattro giustizialisti io finisco in galera?”

 


Ma mi faccia il piacere – Marco Travaglio, 21 gennaio
Terlizzi vende moda. “Se Monti fa autocritica e corregge alcune delle sue controriforme è un fatto positivo e con lui si può costruire un compromesso importante” (Nichi Vendola, SkyTg 24 , 19-1). L’ultima moda è l’orecchino sul loden.
Guardie e ladri. “Se gli inquisitori sono più pericolosi degli inquisiti” (Giuliano Ferrara, il Giornale, 20-1). Ecco perché i veri impresentabili sono i giudici” (Fabrizio Rondolino, il Giornale, 20-1). Questa gente, quando le svaligiano la casa, è capace di chiamare Arsenio Lupin e denunciare i carabinieri.
Lo sfollagente. “Bersani a Italia Domanda, su Canale 5: 3.196.000 telespettatori. Berlusconi a Italia Domanda, su Canale5, due giorni dopo 3.196.000 telespettatori” 
(dai giornali del 20-1). Colpa di Santoro, si capisce.
Modica quantità. “Mi hanno condannato perché nel 2002 avrei evaso 4,9 milioni di euro: ma il mio gruppo versò 365 milioni all’erario!”(Silvio Berlusconi, 9-1). Ricorda quel topo di appartamenti che si proclamava innocente perché aveva rubato solo qualche quadro e non aveva potuto completare l’opera portando via anche il televisore e lo stereo perché era arrivata la polizia.
Riformismi. “Ringrazio il movimento dei Riformisti Italiani e Stefania Craxi, ma dopo un’attenta riflessione devo rinunciare a questa candidatura, pur rimanendo al fianco di Stefania Craxi” (Luciano Moggi, La Stampa, 20-1). Strano, pensavamo che ai due fianchi Moggi avesse altrettanti carabinieri. Vorrà dire che di fianchi ne ha tre.
Autoscatto. “Dobbiamo togliere l’Italia dalle mani degli incapaci. Se non ci impegniamo direttamente, su di noi cadrà una colpa grave. Il Paese è un insieme di tribù, corporazioni e fortini che difendono interessi clientelari” (Mario Monti, Corriere della sera, 20-1). Pare che esistano addirittura dei presidenti del Consiglio che favoriscono le banche, la Fiat e l’Ilva. Roba da matti, eh?
Quante volte figliuolo? “Ho votato Berlusconi nel 1994, solo allora, perché credevo nella rivoluzione liberale che poi non è andata avanti” (Mario Monti, Sky , 16-1). Poi la mamma lo prese da parte e, col dovuto tatto, gli rivelò che Babbo Natale non esiste. E forse neanche la Befana.
Falli Sechi. “Monti è uno che va sul ring con la tazza da thè in una mano, mentre con l’altra stende l’avversario” (Mario Sechi, ex de Il Giornale, di Libero, di Panorama, direttore uscente de Il Tempo, intervistato dal Corriere della sera, 17-1). Ogni tanto però si distrae e sbaglia mano.
Family Day. “Il mio pensiero è che la famiglia sia costituita da un uomo e da una donna, fondata sul matrimonio” (Mario Monti, Sky , 16-1). “Sono contrario al matrimonio fra persone dello stesso sesso, la Costituzione parla di unione tra uomo e donna” (Pierferdinando Casini, Rai Parlamento, 17-1). Ma l’articolo 29 della Costituzione recita: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare”. Nessun accenno a uomo e donna.Però Casini è più esperto di noi, perchè di famiglie ne ha parecchie.
Lui è peggio di me. “Sono che mi ritiro. Non ne posso più di lezioni di morale. Perché il sottoscritto non è considerato degno di candidarsi e lo è invece il pluri-indagato Formigoni? Secondo quale logica chi fa perdere i voti sarei io, ma non viene considerato tale per esempio Verdini? Come mai lo stesso criterio applicato a me non deve valere per tutti quanti i condannati o inquisiti? E solo Berlusconi sarebbe perseguitato dalla giustizia?” (Claudio Scajola, La Stampa, 20-1). Ma non disperi, Sciaboletta: se gli altri dovessero ripensarci, potrà sempre dire di essersi ritirato a sua insaputa.
La macchina del fango (rosso). “Ingroia, liste ovunque. Il Cav ringrazia” (l’Unità, 19-1). Giusto, che gli salta in mente, a quel criptoberlusconiano di Ingroia, di presentare liste “ovunque”? Non sa che deve presentarle solo dove vuole Bersani? L’ideale sarebbe a macchia di leopardo, anzi a zig-zag, o meglio una regione sì e due no, magari tirando a sorte su un piede solo.
Dolce stil novo. “A Ingroia mi è venuto spontaneo dare del mascalzone… ma non volevo offenderlo… E’ il classico ‘mascalzone latino’, nome noto nel mondo grazie alla vela… Basta intendersi sul significato delle parole” (Alessandro Sallusti, il Giornale, 20-1). Ma sì, mascalzone in senso buono. Affettuoso, ecco.

Ritardati morali [cit. Beppe Grillo]

Preambolo: ‎“Eventuale sostegno aereo” dicono Di Paola e Terzi. Bene, mandiamo i nostri aerei in Mali. Un’altra guerra. Anche no. Anche basta. 

Anche leggete l’articolo 11 della Costituzione, prima di dire cazzate. [Maso Notarianni]

Sottotitolo: Il voto cosiddetto utile sarebbe come lasciare le chiavi di casa alla domestica che si è fregata l’argenteria dopo averla licenziata. 
Giusto per usare una metafora semplicissima.

Progressisti, europeisti, conservatori? No, due ipocriti [Pasquale Videtta]

L’infallibile professore ha confessato di aver votato b nel ’94, di averlo scelto perché si era fidato della sua promessa di una rivoluzione liberale. 
Quando b si presentò davanti agli italiani e in modalità urbi et orbi annunciò la famosa discesa in campo qualche fattarello del personaggio si conosceva già ed è impossibile che il professore ne fosse all’oscuro. E infatti ha candidamente ammesso che la questione del conflitto di interessi era ben chiara fin dall’inizio. Però lo ha votato lo stesso. Già questo dovrebbe come dire? inquadrare meglio la persona Monti, far comprendere quale idea di stato abbia in mente. Oggi questo nuovo statista, nominato perfino senatore a vita per aver illustrato così bene il nostro paese come recita la Costituzione, per averlo magnificato coi suoi meriti artistici, letterari, umanitari ci ha mostrato il suo vero volto: quello di uno dei tanti a cui non interessa affatto il bene dei cittadini di questo paese ma che invece, come prima istanza ha ritenuto opportuno precisare ai residenti di uno stato estero che non è nelle sue intenzioni rivoluzionare alcunché e, in concomitanza con la pubblicazione di un articolo su L’Espresso dove c’è scritto che “la chiesa non si fida più di Monti” lui ha pensato che fosse opportuno tranquillizzare non gli italiani che eventualmente sceglieranno di votare la sua lista ma direttamente lo stato maggiore del vaticano con le dichiarazioni rese ieri sera a Ilaria D’Amico. Dunque l’idea europeista di Mario Monti passa per l’ossequio al vaticano, ed è facilmente intuibile che la stessa idea si estenda poi a tutti coloro che sceglieranno di affiancarsi al professore, di permettergli di avere voce in capitolo in un’eventuale coalizione di governo targata centrosinistra. E’ facilmente immaginabile che nel dibattito politico argomenti inerenti ai diritti civili non troveranno – e non per questioni di tempi – il giusto spazio né la giusta considerazione che dovrebbero invece avere in una democrazia civile, liberale e moderna. Non dovrebbe essere difficile per nessuno comprendere che chi vota Monti sa che le decisioni di Monti saranno subordinate ai soliti desiderata della chiesa ma che lo saranno anche quelle di chi pensa che farsi in qualche modo aiutare dal professore faccia parte della strategia più utile da adottare.

 

Dell’idea centrista di Monti riderebbe anche un bugiardo come Aznar il cui governo approvò la legge sulle unioni omosessuali che fu solo perfezionata col matrimonio da Zapatero. Per non parlare di quell’estremista di Cameron, di quel comunistaccio di Hollande e, in generale, di tutti i governanti delle democrazie europee liberali e moderne che se ne sono sempre strafregati di ciò che poteva dare un dispiacere agli invasori in gonnella;  questi mantenuti ingrati a cui nessun politico italiano ha avuto mai il coraggio di ricordare quali e quanti privilegi abbiano avuto ed hanno dallo stato italiano e invece di incassare e zitti pretendono sempre di più perché sanno che ci sarà sempre chi si spertica per accontentarli prim’ancora che esca un filo di fiato dalle loro bocche. Un po’ come accadde con Matteotti che fu aggredito e ucciso non perché mussolini avesse chiesto esplicitamente la sua testa ma perché chi lo rapì per ammazzarlo aveva pensato che a mussolini avrebbe fatto piacere.

Se la famiglia è solo quella fra una donna e un uomo [ma non era il matrimonio, mò addirittura tutta la famiglia è un uomo e una donna? andiamo bene, a furia di ripetere la filastrocca non si accorgono nemmeno delle cazzate che dicono] bisognerebbe – per coerenza – riconoscere a lesbiche e omosessuali lo status di cittadini aventi diritti per metà e su quello regolare i loro doveri verso lo stato.   Come se sui diritti si potesse derogare, prendere tempo, ancora? e quanto tempo ci vuole? nel frattempo omosessuali e lesbiche devono continuare a pagare le tasse, a comportarsi dentro la legge, a non violare nessuna regola, vero? e sempre nel frattempo quello che non è concesso a noi comuni mortali i politici se lo sono già messo da parte dalla notte dei tempi, per loro vale tutto, convivenze riconosciute, diritti, eredità, assistenza in caso di malattia.

Per loro il tutto e subito è proprio la condizione, invece.

E Monti sarebbe lo stratega, il fine riformista a cui la politica di destra, di centro e di centrosinistra spalanca le braccia, le porte, questo signore attempato prim’ancora che per età di testa [Monti, sei vecchio pure tu e non sei affatto meglio di quell’altro, anzi] che si propone da se medesimo quale capo di una ipotetica coalizione riformista ma di centro ma anche di destra e come se fosse antani piegata ai voleri della chiesa per venirci a ribadire cose che saprebbe dire anche una nullità come casini.

Chi vuole votare il centrodestra vota direttamente il centrodestra, non un centrosinistra che promette sfaceli, financo di risolvere il conflitto di interessi dopo vent’anni ma poi pensa di allearsi con uno così per opportunismo, mettendo di nuovo la pietra tombale sui diritti civili. E il pericolo sarebbe berlusconi?  Il centrosinistra vincerà le elezioni se dirà chiaro e tondo che il professore è uno dei suoi avversari, proprio come berlusconi, invece di andare ad individuare i suoi nemici altrove.  E la tragedia è che l’unico che [cardinale di riferimento a parte] poteva dire davvero qualcosa di sinistra in una coalizione di centrosinistra si è svenduto questa possibilità sull’altare delle primarie.
Ciao belli, ma chi vi pensa? io, no di certo.

La scelta cinica

Sottotitolo: Monti ha ribadito la sua estrema sobrietà presentando la sua lista in un luogo semplice e spartano qual è l’Hotel Plaza di Roma.

Un ambientino adeguato: per pochi intimi.

La scelta civica…con fini e casini?

Adesso io vorrei capire perché la “salita” di Monti è ben vista e considerata da tutti, in primo luogo, ma che lo dico a fare, dalla loro santità e codazzo di gonnelle al seguito a cui non pare vero poter rimettere bocca nelle decisioni che la politica dovrà prendere e lo fa ormai a cadenza quotidiana [e già questo dovrebbe far capire a tutti che se va bene a loro non dovrebbe andare bene a nessuno che si senta parte di una società civile, dunque laica], mentre Ingroia sarebbe l’ospite sgradito, l’imbucato ad una festa dove nessuno lo aveva invitato.

Cosa pensano le “autorevoli eminenze giornalistiche”, specialmente quelle che durante quest’anno non hanno fatto altro che raccontarci di quanto è bello, bravo, intelligente, sobrio, elegante il professore.

Quelli che “quelli di adesso sono meglio di quelli di prima”, visto che Monti non ha mai nascosto che con quelli di prima ci si è trovato sempre e perfettamente a suo agio, così tanto da metterseli in casa nientemeno che per una lista CIVICA, ovvero una lista che dovrebbe essere SENZA riferimenti a NESSUN partito politico, AUTONOMA rispetto alla politica, quella bella e tradizionale che piace a S.M. Napolitano I come quella di casini dietro al quale ci sono due esempi di probità quali cuffaro e cesa.

E come può essere una scelta civica quella di chi ha demolito lo stato sociale a beneficio del salvataggio delle banche,  cosa c’è di democratico e di civico in una persona che non rappresenta nulla di tutto ciò che la parola democrazia significa. E figuriamoci civismo.
Per dire, sempre per dire.
[Ma che abbiamo fatto di male per ri_meritarci tutto questo?]

 

Bagno Penale – Marco Travaglio, 5 gennaio

Anziché verificare la credibilità dei programmi dei vari partiti (perlopiù inesistenti, a parte i soliti libri dei sogni e delle bugie) e dei candidati che dovrebbero realizzarli, partiti e giornali al seguito sono impegnatissimi a calcolare il tasso di “centrismo” e “moderatismo” dei vari schieramenti che si presentano alle elezioni. Dibattito appassionante, ma unico al mondo, visto che nei paesi normali si fronteggiano una destra, una sinistra e talvolta un centro, ciascuno dei quali sta al suo posto e fa il suo mestiere. Sarebbe davvero bizzarro cioè che da noi è normale: e cioè i continui richiami a destra e sinistra perchè diventino di centro, fra l’altro in un paese che già vanta una dozzina di partiti centristi. Ma tant’è. Monti, leader del Centro, intima a Bersani e a Berlusconi di “tagliarsi le ali”, cioè la destra e la sinistra, e di “silenziare” i rispettivi esponenti non “moderati”, senza peraltro spiegare che ci sta a fare lui se anche destra e sinistra diventano di centro. Polito El Drito, sul Corriere deplora inconsolabile che il Pd sia “diventato una forza di sinistra”. Che è un po’ come mangiare Nutella e sporgere reclamo perchè sa di cioccolata. Ora, a parte il fatto che Letta, Boccia, Fioroni, Renzi, Bindi e lo stesso Bersani alla parola “sinistra” danno querela, una domanda sorge spontanea: ma, di grazia, come dovrebbe essere il maggior partito della sinistra, se non di sinistra? La colpa della “mutazione genetica” – spiega El Drito – è delle “primarie” che han premiato i “giovani turchi” alla Fassina e Orfini, tutti incompatibili col montismo. Cioè: è colpa degli elettori di sinistra se, anziché un partito centrista, insistono inspiegabilmente a pretendere un partito di sinistra. E, fra la Cgil e Marchionne, si ostinano a preferire pervicacemente la Cgil. Infatti, per riequilibrare la pericolosa deriva di una sinistra di sinistra, Bersani deve infilare nel suo listino il professor Dell’Aringa, al cui confronto è di sinistra perfino la Fornero: anche perché, alle primarie, gli elettori di sinistra, inguaribilmente di sinistra, l’avrebbero asfaltato. In attesa di ulteriori sviluppi dell’arrapante dibattito (come evitare la pioggia bagnata? come ottenere il sale dolce?
che ne direste di un peperoncino non piccante? perché il sole, anziché raffreddare, si ostina a scaldare?), il Fatto insiste in beata solitudine sugl’impresentabili. Anche perché tutti i partiti hanno appena approvato la legge “Liste Pulite” (a parte l’Idv, che giustamente la voleva più severa). E viene il dubbio, che non serva a impedire l’elezione di personaggi inquisiti, condannati e in conflitto d’interessi, ma a fornire loro un comodo alibi. Siccome non sono eleggibili i pregiudicati con pene oltre i 2 anni, tutti quelli al di sotto della soglia diventano gigli di campo. Anche se hanno incassato la prescrizione dopo un giudizio di colpevolezza per reati gravi. Se sono imputati con pesantissime accuse. Se hanno condanne o patteggiamenti inferiori ai 2 anni. Se non distinguono gli affari propri da quelli dello Stato. Ne abbiamo indicati una dozzina, appena usciti trionfatori dalle primarie del Pd. E la risposta è stata: “Abbiamo il Codice etico”. Oppure: “Ma la gente li ha votati”. La seconda è berlusconismo puro: il voto lava più bianco (il famoso bagno penale). La prima è una tartuferai della peggiore specie: perché il Codice etico del Pd, nonostante le sue larghissime maglie, non prevede solo incompatibilità di tipo penale: impone anche “onestà”,”sobrietà”, “correttezza” e vieta “abusi di cariche per trarne privilegi”, “gestione clientelare del potere”, logiche di “scambio”, “conflitti d’interessi”, “incarichi a familiari”. Quanto basta per tagliar fuori dalle liste del Pd tutti gl’impresentabili scoperti dal Fatto .
Perchè allora nessuno interviene a fare pulizia, lasciandosi scavalcare addirittura da Montimer? A che serve la Commissione di Garanzia presieduta da Luigi Berlinguer? Garanzia per chi?

[Im]par condicio

Par condicio, “paletti” anche per Monti
Zavoli attacca: “Lui in Rai? Uno sgarro”

Monti ha violato la par condicio.
Però, sobriamente.

E visto che Monti a domenica in non potrà andare nemmeno a fare finta di litigare con Giletti che avrebbe fatto finta di fargli delle domande ma soprattutto di pretendere le risposte, la Gruber, compagna d’avventure del professore in quel di Bilderberg, gli offrirà ospitalità stasera a ottoemmezzo.

Altrimenti, a che servono gli amici? 

Speriamo gli chieda almeno di quando ringraziava b per aver salvato l’Italia dai cosacchi del Generale Occhetto, da giorni nei social network ci si chiede che fine abbia fatto quella puntata del novembre 2010 nella quale Monti ringraziava b per averci salvato dal pericolo comunista: di Occhetto…-))

Sottotitolo: visto che a febbraio manca poco, vale la pena ribadire un semplicissimo concetto che però ai più è del tutto sconosciuto:  “l’Italia è l’unico paese democratico, occidentale  nel quale si smette di parlare di politica, ma soprattutto dei politici nel periodo in cui se ne dovrebbe parlare di più. Una legge per la par condicio così come è concepita qui da noi non esiste in nessun’altra parte del mondo civile, e sono gli stessi paesi, guarda caso, dove non si consente ad un imprenditore disonesto di accedere alla carriera politica. La par condicio sì ma il conflitto di interessi no, qualcosa dovrebbe significare. E spiegare.”

Febbraio è qui, dietro l’angolo, non dimentichiamoci di niente e di nessuno.

I politici, e i tecnici “prestati” alla politica possono dire tutto e il suo contrario sempre, in questo periodo lo fanno molto di più.

E lo possono fare  perché come spiega benissimo Marco Travaglio oggi, i giornalisti non fanno i giornalisti.

Perché il pericolo non è tanto  l’invadenza dei politici in tv, il dramma irrisolvibile è che gli si fa dire quello che vogliono senza contraddirli.

berlusconi ad esempio può cazzeggiare al ritmo di “tolgo l’IMU” perché nessuno, davanti a lui dice che l’IMU è una sua tassa, creata e voluta dal suo governo. E può dire anche di non aver mai detto che Ruby era la nipote di Mubarak nonostante 314 traditori dello stato in parlamento lo abbiano garantito a nome loro e di tutti gli italiani.

E Monti può fare altrettanto circa le decisioni del suo governo [necessario] perché nessuno gli dice chiaro e tondo che quelle scelte hanno solo peggiorato la situazione economica di tanta gente, quella che andava salvata prima delle sue amate banche, per dire. Monti ha gettato qualunque maschera e si manifesta per quello che è. Tuttavia che fosse un modesto servitore dello stato lo potevano credere solo Bersani & C. 

Una cosa è certa: le ali “estreme” nel piddì le ha viste solo Monti. Io è da quel dì che le cerco, che cerco disperatamente qualcosa che somigli ad una sinistra vera in quel partito. Finché si parla del pdl che raccoglie di tutto fra pregiudicati e fascisti tutt’altro che post il ragionamento ci potrebbe anche stare, ma dire che nel pd ci sono “estremità estremiste” è davvero un insulto anche alle intelligenze più semplici, meno scaltre, meno prevenute circa la politica. 

Ci sono molte più frange reazionarie nell’uddiccì di casini, che nel pd di Bersani. 
Estremiste e pericolose.

 

Ma quando capiscono tutto questo,  gli elettori da tg1, barbara d’urso, domenica in e uno mattina?

Chi ha messo in circolazione quel grazioso luogo comune secondo il quale nella vita “non bisogna mai disperare perché c’è di peggio” [di qualsiasi cosa sia già accaduta eccetto la morte ovviamente] ha detto una grande verità.
In molti pensavamo che con berlusconi si fosse finalmente toccato quel fondo dal quale poi poter ripartire – perché, l’America latina insegna – se non si tocca il fondo non si può risalire.
E invece no.
Dobbiamo ancora scavare in questo immondo porcile dove il presidente della commissione di Vigilanza Rai, un arzillo giovanotto di quasi 90 anni può rimproverare un signore chiamato da un altro signore, coetaneo dell’arzillo giovanotto per sistemare i danni di “aver sgarrato” [ma che linguaggio è?] nel merito della sua presenza in televisione dopo che per vent’anni è stato consentito ad un abusivo impostore non solo di sgarrare e di controllare – ma soprattutto occupare e far occupare dai suoi servi indegni e idioti – da padrone e da presidente del consiglio l’intero palinsesto.
Dopo che gli è stato permesso di entrare in tutte le case anche da ospite sgradito, dopo avergli consentito di stravolgere e deformare un paese intero proprio grazie allo strumento televisivo.
E dobbiamo ancora difenderci da altri servi che ancora oggi si permettono di scrivere sui quotidiani che le televisioni non spostano voti, che sì, la gggente la tv la guarda [17.000.000 di persone erano davanti alla tv anche la sera di capodanno, per dire] mappoi quando va a votare è un’altra cosa.
E chissà perché allora se le tv non spostano voti e non sono in grado di orientare le scelte, i gusti e le opinioni della gente non c’è più un posto dove non ci sia almeno una televisione accesa, al ristorante come nella sala d’aspetto di un medico, sul traghetto per la Sardegna, ovunque ci sia un passaggio consistente di persone c’è sempre una televisione accesa sui cosiddetti programmi per le famiglie che invece non sono altro che l’arma più pericolosa di propaganda, da quei programmi viene veicolato di tutto senza che nessuno alzi mai la voce per chiedere di smetterla, di “non sgarrare”.
E la stessa cosa vale per i giornali, soprattutto quelli di proprietà dell’abusivo impostore di cui sopra, letture considerate innocue.
Ad esempio “Chi”, il classico giornale da parrucchiere, che si legge sotto l’ombrellone.
Mentre quella rivista è il vero house organ di b., la sua arma di propaganda più efficace molto più dei suoi quotidiani che vengono acquistati e letti in misura molto minore.
E, solitamente, la gente che si appassiona alle riviste del gossip più becero non è poi interessata anche alla lettura di cose che aiutano a formarsi delle opinioni sane.
Ecco perché la propaganda peggiore si può trovare sfogliando quelle pagine.
In questo paese c’è una quantità impressionante di gente che sa tutto sulle ultime vicende di corna dei vip, su come sono andati a finire X – factor e l’isola dei famosi ma non ha mai aperto un libro che racconta la storia degli ultimi vent’anni. Almeno.
Ed è questo il dramma, pensare che la teoria con cui b., ha deformato e stravolto un paese intero, quella che “la gente quando torna a casa è stanca e non vuole pensare”, alla fine sia la più messa in pratica.
Coi risultati che vediamo, e che tutti siamo costretti a subire.
Ma mi raccomando, non dite a Pigì Battista che la gente che guarda domenica in dove Giletti e berlusconi fanno finta di litigare, l’obbrobrio della d’urso che non ci prova nemmeno a nascondere il suo essere serva del padrone e legge Chi poi va anche a votare, potrebbe restarci male. E non ditegli nemmeno che se al conflitto di interessi è stato preferito il baratto, l’accordo fra “avversari” significa che le televisioni servono, eccome, che a qualcuno hanno dato ben più che da mangiare, nonostante quel che pensava fassino quando ha detto che quella legge non era poi così necessaria perché – appunto – non dà da mangiare. Chiediamolo a berlusconi  che dalla sua famosa discesa in campo ha guadagnato 400.000 euro al giorno se non dà da mangiare, una cifra che  moltiplicata per vent’anni fa una somma abbastanza considerevole, specialmente se si pensa che nel ’94 le sue aziende stavano fallendo e lui rischiava la galera, altroché la presidenza del consiglio.


L’Era Glaciale  – Marco Travaglio, 4 gennaio

Sono vent’anni che alcuni noti paraculi detti “terzisti” ci spiegano come la televisione non sposti voti. Naturalmente lo sanno benissimo che li sposta eccome, tant’è che i politici fanno a gara per andarci, possedendola o almeno controllandola. Ma i terzisti non vogliono prender posizione per non inimicarsi nessuno, e insistono con la favoletta che la tv non conta. Ancora a luglio Pigi Battista scriveva sul Pompiere che “il controllo della Rai, nella Seconda Repubblica, non ha portato ai partiti nemmeno un voto”, con buona pace degli “ossessionati del ‘decide tutto la tv’… un minimo di aderenza ai fatti dimostra che il controllo più o meno soffocante della Rai non ha mai favorito il partito dei controllori”. Ora potrebbe spiegarlo al professor Monti e al cavalier Berlusconi, cioè al nuovo padrone della Rai e al vecchio padrone di Mediaset, che da giorni bivaccano da una rete all’altra in ogni programma a ogni ora del giorno e della notte, con relative piaghe da decubito. Presto l’uno farà capolino dietro i cirri e i nembi del meteo l’altro, per non esser da meno, sbucherà dal segnale orario. Perchè lo fanno, incuranti delle lezioncine dei Pigi? Perchè a ogni comparsata guadagnano punti nei sondaggi, a scapito di chi in tv non c’è mai (o, se c’è, è per esserne massacrato, come Grillo e Di Pietro). Le cose non andrebbero così se in tv i padroni di casa fossero i giornalisti e le balle dei politici venissero rintuzzate a una a una (oggi pubblichiamo una mini antologia delle ultime di B. e Monti). Invece i padroni sono i politici: compreso Monti che, travestito da tecnico, s’è nominato il presidente e il direttore generale Rai (Tarantola & Gubitosi) e il presidente dell’Autorità delle Comunicazioni (il bocconiano Cardani), poi ha gettato la maschera ed è passato alla cassa. Inutile inseguire i moniti dei vertici Rai, i regolamenti e le par condicio dell’Agcom, i gridi di dolore dell’ottimo Zavoli, le batracomiomachie ( ? ) ( tradotto da http://en.wikipedia.org/wiki/Batrachomyomachia “un alterco sciocco” ) fra commissari della Vigilanza che non han mai vigilato su niente. Le chiacchiere stanno a zero, a due mesi dalle urne la partita è chiusa: quella televisiva, e dunque quella elettorale. Chi sta in Parlamento fa il bello e il cattivo tempo in tv, chi sta fuori non può nemmeno avvicinarsi per farsi conoscere dagli elettori. E purtroppo nessuno è autorizzato a indignarsi. Non il centrosinistra, che non ha mai sfiorato il conflitto d’interessi, preferendo mettersi a tavola e raccogliere le briciole (Rai3 e Tg3); e negli ultimi quattro mesi, grazie alle primarie, ha monopolizzato 213 ore nei tg e 21 negli altri programmi fra Renzi e Bersani. Non Monti, che vanta 160 ore di presenza nei soli tg, fra notizie, dichiarazioni e interviste nella sua veste di premier e di candidato-non candidato. Non B., che possiede Mediaset, occupa mezza Rai e, dopo un anno di autoesilio televisivo (per non dover giustificare l’appoggio a Monti), nell’ultimo quadrimestre ha avuto nei soli tg di 100 ore per sé e 325 per il suo Pdl. Non Casini, che è dappertutto. Potrebbe, anzi dovrebbe lamentarsi Grillo, che nei tg vanta 27 ore, quasi sempre appaltate ad altri per dipingerlo come la reincarnazione del Duce. Ma non può perché l’ha detto lui che “la tv è morta” e non bisogna metterci piede, a vantaggio di Internet che però in certe fasce sociali e in certe regioni resta un oggetto misterioso. Insomma, tutti fanno da alibi a tutti. E chi più ne risente sono i movimenti nuovi come Rivoluzione Civile di Ingoia & C., che non appaiono da nessuna parte e molti elettori non sanno neppure che esistano.
Ps. A Domenica In, quand’è entrato B. per la cosiddetta intervista con Giletti, la temperatura dello studio è stata abbassata di una decina di gradi perché le mummie, intorno ai 20, si sciolgono. È l’inizio dell’ibernazione. Ma anche la migliore metafora della televisione italiana, dunque della politica italiana.

 

 

Anno nuovo: si fa per dire

Sottotitolo: Monti e berlusconi, ovvero i più grandi ballisti d’Italia.
Il primo vuole governare un paese col terrore del fallimento e della miseria che lui stesso ha incrementato con le famose politiche di “salvataggio”, e l’altro a cui di governare non interessa nulla, il suo scopo è solo quello di mantenere a vita l’impunità che un parlamento repubblicano, democratico, gli ha concesso.
Entrambi hanno lo stesso obiettivo che è quello di rendere questo un paese meno libero e civile e in buona parte ci sono già riusciti tagliando sull’istruzione, sulla sanità, fregandosene apertamente, con arroganza dei diritti civili, e la sinistra di fronte a tutto questo anziché rafforzarsi fa un passo indietro consentendo al signore delle banche di poter affermare con serenità di essere lui la soluzione, il vero riformatore in grado di aggiustare i danni prodotti dalla politica senza che nessuno gli rida in faccia.

Se Monti oggi può dire una cosa del genere a proposito dei diritti civili, ripetere la solita filastrocca che non sono un’urgenza è perché abbiamo accettato che questo ragionamento lo facesse anche la politica; invece di sbattere al muro i cari referenti e dirgli che i loro stipendi sono la miglior motivazione affinché ci si possa occupare e preoccupare dell’economia e del sociale, del lavoro e delle unioni di fatto, che una o più cose non ne escludono altre, abbiamo assorbito seriamente il concetto che per occuparsi di diritti civili si debbano risolvere prima altri tipi di problemi.

Mentre, e invece, è tutto il contrario, il riconoscimento dei diritti civili è come un ipotetico start che consentirebbe a tutti di partire dallo stesso punto. 

L’urgenza di quel che si deve fare  non la stabilisce la politica ma le esigenze dei cittadini, e una politica che non è intenzionata, nel terzo millennio, a riconoscere i diritti civili, quelli che rendono i cittadini tutti uguali come vuole la Costituzione è una politica da non sostenere perché non vale niente.
Chi non mette i diritti civili nella pole position del suo programma non avrà mai il mio sostegno e figuriamoci il mio voto.
Chi non capisce che i diritti civili sono la priorità non capisce niente.
Vediamo quante altre volte Bersani chiederà a Monti di definire da che parte sta.

Per conto mio, alla parola “centrosinistra”, metterei mano alla pistola, se ne avessi una.

Quand’è che berlusconi – come suo solito – inizierà a violare la par condicio?
L’Italia è l’unico paese nel quale si smette di parlare di politica, ma soprattutto dei politici nel periodo in cui se ne dovrebbe parlare di più.

Una legge per la par condicio così come è concepita qui da noi non esiste in nessun’altra parte del mondo civile, e sono gli stessi paesi, guarda caso, dove non si consente ad un imprenditore disonesto di accedere alla carriera politica.

 La par condicio sì ma il conflitto di interessi no.

Ricordiamocelo, a febbraio, ricordiamocelo tutti, e andiamo a guardare, a leggere nella storia recente italiana chi ha impedito che questo paese diventasse un po’ più civile di quel che invece è.  E regoliamoci, quando esercitiamo il nostro diritto/dovere del voto. 

Solo in questo paese è possibile che il segretario  dell’unico partito che è stato ininterrottamente nella maggioranza di governo per gli ultimi cinque anni possa andare tranquillamente alla radio e in televisione, essere intervistato come se fosse una persona seria e dire che tutto quello che è stato fatto dal governo cosiddetto sobrio – con il contributo del suo partito –  fa schifo,  ha soltanto peggiorato la situazione economica italiana ma che, votando il suo partito, quello che ha contribuito all’aumento delle tasse, al peggioramento generale,  non solo in fatto di economia, la situazione italiana migliorerà.

 In America hanno lavorato anche la notte di capodanno per evitare l’aumento delle tasse, in Italia si lavora notte e giorno tutti gli altri giorni solo per inventarsene di nuove.

Giusto per tornare al sano concetto di politica, di quel che dovrebbe fare un parlamento di eletti.

Il discorso di fine anno del presidente di questa repubblica: un anziano signore che parla del futuro, di un futuro che per questioni anagrafiche non lo riguarderà, per non parlare di un presente che ha contribuito notevolmente a peggiorare.  

Io mi chiedo, ma seriamente però, che avrebbe fatto tanta gente senza il parlamento italiano. Come si sarebbe guadagnata da vivere, ecco.

Se, come dicono quelli bravi il presidente della repubblica è praticamente una figura retorica, “uno che non conta niente”, si potrebbe, intanto, fare in modo che costi meno ai contribuenti che pagano le tasse.Napolitano è il presidente più costoso del mondo. Non è più possibile accettare un sistema dove c’è gente che vive del sostegno economico dei cittadini da 60 anni e che come segno di gratitudine troppo spesso non ha operato a favore dei cittadini, prima di tutto non proteggendo  quella Costituzione di cui lui dovrebbe essere il garante supremo, l’estremo difensore. Napolitano ci ha consegnato alla dittatura “soft” delle banche, ha impedito a dei magistrati di poter indagare sulla trattativa fra la mafia e lo stato che non è un’illusione della mente di un manipolo di eversori antistato ma un fatto che è accaduto e forse accade ancora. Un presidente della repubblica che sciupa un’occasione come il 25 aprile per mettersi a battibeccare a distanza con un comico invece di ribadire, con forza che in questo paese di fascismo non si dovrebbe nemmeno più parlare se non a livello di storia passata, altroché permettere a dei fascisti di occupare ruoli politici,  istituzionali e trattarli da statisti, stringergli la mano.

Napolitano in molte occasioni si è permesso di interferire e rendere nulle le sentenze di un tribunale, l’ultimo caso, scandaloso, indecente, quello di sallusti – diffamatore recidivo – graziato con una sculacciata da 15.000 euro dopo aver permesso che si diffamasse per sei anni un onest’uomo.

Per tacere di tutte le volte che ha sfilato la penna dal taschino per controfirmare leggi che lui stesso per primo avrebbe dovuto sapere che non andavano bene, prima che lo specificasse la Consulta. Un uomo dello stato, esperto, navigato, che in molte, troppe occasioni si è fatto mettere i piedi in testa da un impostore, un abusivo, un disonesto e che ha nascosto dietro una presunta ragion di stato nefandezze che difficilmente in un paese normale i cittadini sarebbero stati disposti ad accettare.
Napolitano, che invita i giovani ad indignarsi, a riprendersi il loro futuro ben sapendo che i giovani s’indignano, eccome, ma il loro grido viene puntualmente smorzato dai manganellatori in divisa, quelli che lo stato dovrebbero proteggerlo, non prenderlo a calci in bocca. 

Non si perde nessuna dignità a dire che il presidente della repubblica si è dimostrato spesso inadeguato. Non è vilipendio alle istituzioni ricordare la storia politica di Napolitano, una storia che dura da 60 anni, l’uomo del sostegno alla repressione in Ungheria, per chi lo avesse dimenticato.

Non si getta discredito su nessuno se si pensa e si dice che a rappresentare una nazione debba essere una persona realmente super partes e che abbia a cuore le sorti di tutti, non solo quelle della casta di cui è il capo indiscusso.

Di fronte all’apertura del conflitto con la magistratura siciliana e alla grazia concessa a sallusti, giusto per citare le due ultime performance dello statista incompreso non c’è da analizzare, giustificare, comprendere le ragioni di certe azioni ma solo da indignarsi, e anche molto.

Chi parla di rispetto per le istituzioni  dovrebbe quanto meno avere l’onestá di riconoscere che il rispetto funziona solo quando è reciproco.

Io non sono abituata né sono stata educata a rispettare chi prende  i cittadini di un paese, dunque anche me, a calci nei denti così come fa questo stato da sempre.

 Chi per ruolo rappresenta lo stato deve essere all’altezza del ruolo sempre.