Tana libera tutti? No, solo lui. Sempre lui

Hanno fatto indignare mezza Italia per mandarlo a dormire al quirinale? Dove s’appoggia s’addormenta. E nessuno che chieda mai scusa.

Preambolo: chissà se chi ha messo per iscritto la regola che prevede la presenza dei capipartito ai riti ufficiali della “democrazia” poteva immaginare che un giorno sarebbe servita a permettere ad un delinquente seriale di parteciparvi.

Non servirebbe nemmeno la condanna per frode per tenere lontano berlusconi dai palazzi.
Basterebbe ricordarsi di Vittorio Mangano, l’ergastolano che la mafia gli aveva messo in casa: l’eroe, di forza Italia fondata su richiesta di cosa nostra per interposto dell’utri per mettere al bando un simile personaggio da ogni contesto della società civile e da ogni ambito della politica.

Se la cosiddetta ragion di stato non prevede che negli affari di stato venga inserita anche un’etica, un’opportunità che siano di esempio e che impediscano ad un pregiudicato di poter essere considerato un uomo dello stato, uno a cui far decidere di riforme costituzionali, di leggi significa che non c’entra niente lo stato ma solo e soltanto i soliti interessi di casta. In nome dell’unità del paese, delle famose ricuciture promesse dal neo eletto al Quirinale e per tacere delle portentose riforme di Renzi si può e si deve sacrificare anche il senso minimo della decenza? Sarebbe ora che sia berlusconi ad adattarsi alla sua realtà privata, di cittadino che ha scelto spontaneamente di mettersi al di fuori delle regole e delle legge, smetterla di pretendere che si faccia il contrario obbligando un paese intero ad adeguarsi a berlusconi.
 Dalle bocche e le tastiere di quelli sempre col vassoio in mano dell’informazione à la carte non è uscita una parola a proposito di opportunità, di senso del decoro istituzionale, di quel bon ton che una volta veniva utilizzato perfino nel linguaggio della politica ma che oggi non bastano per chiudere la porta in faccia ad un pregiudicato delinquente. Al contrario i giornalisti, specialmente di area piddina gongolano del grande senso dello stato di Mattarella che ha telefonato personalmente e berlusconi per invitarlo a palazzo, per lui c’è sempre il trattamento ad personam.

Inutile parlare di lotta alla mafia se poi la mafia si fa entrare nella casa di tutti gli italiani.
La lotta alla mafia si fa, non si dice.
O, perlomeno, si può anche dire ma solo se alle parole poi seguono i fatti.
E per farla sul serio bisognerebbe non permettere agli amici della mafia di interferire nelle faccende di stato.
E’ giusto che l’arbitro sia imparziale, ma il garante non può non tenere conto che esistono dei principi e dei valori che non possono essere barattati con l’incoerenza dettata dalla tradizione di un cerimoniale che, quando è stato pensato non è stato certo realizzato in funzione di chi non ha i requisiti adatti per poter partecipare al rito più importante per la politica di un paese qual è l’elezione del presidente della repubblica, del capo dello stato.
Io, e credo di non essere la sola, oggi mi sento offesa, stanca di dover assistere allo spettacolo osceno di uno stato e delle istituzioni che in virtù della scelta di una minima parte di italiani a cui piace farsi rappresentare da un indegno, costringono tutti gli italiani a dover sopportare l’indegna presenza all’interno di quelle istituzioni che dovrebbero garantire almeno il rispetto dei principi e dei valori minimi: il rispetto della legge e dell’uguaglianza, quei diritti e doveri scritti sulla Costituzione da persone che non avrebbero mai pensato che un giorno sarebbero stati travolti, stravolti e cancellati a vantaggio di un traditore dello stato e del paese.

In questa giornata particolare che segna un altro punto a favore della divisione fra le istituzioni e la gente rivolgo un pensiero affettuoso alle famiglie di tutti i suicidati di equitalia per poche migliaia di euro, talvolta anche meno e a tutti i detenuti in Italia per reati infinitamente meno gravi di quelli commessi da berlusconi.

 

IL MIRACOLO DEL CONDANNATO B. DA CESANO BOSCONE AL COLLE (Carlo Tecce)

E PERCHÉ RIINA NO? (Massimo Fini)

 

Sottotitolo: la politica ha avuto vent’anni di tempo per darsi una regola, per fare in modo che bastasse almeno una condanna definitiva a togliere di torno il politico delinquente, visto che come diceva Borsellino quando implorava che fosse la politica a fare pulizia prima della Magistratura alla politica non va bene, non lo sa fare, non lo può fare, evidentemente. Ragioni di stato a noi sudditi sconosciute.
Una frode fiscale delle dimensioni di quella commessa da berlusconi altrove da qui sarebbe costata almeno centocinquant’anni di galera come al povero Bernard Madoff che non ha mai pensato di chiedere per precauzione la cittadinanza italiana.
Visto che qui centocinquanta anni di galera non li danno nemmeno ai serial killer sarebbe auspicabile che ci fosse almeno un modo, civile e democratico, ad esempio una legge, per allontanare dalle sedi istituzionali uno col vizio della delinquenza ai danni di tutti i cittadini.
Una volta e per sempre, indipendentemente dal seguito che ha, che siano elettori o fan, perché quello che vale per berlusconi allora dovrebbe valere anche per la rockstar, il campione di sport che pure hanno un loro seguito in molte migliaia e milioni di persone che si dispiacerebbero  se il loro idolo venisse perseguito dalla giustizia.
Un delinquente resta un delinquente, anche se lo votano dieci milioni di persone che su sessanta costituiscono solo una piccola minoranza.

A berlusconi degli interessi del paese e dello stato non è mai fregato nulla. Ed evidentemente nemmeno a quelli che hanno lottato con pervicacia affinché potesse arrivare fino ad oggi.

Le regole sono buone quando facilitano la civile convivenza, la rendono il più possibile armoniosa, equilibrata.
Ma quando la regola cozza anche col semplice buon senso significa che non è una buona regola, che sarebbe il caso di modificarla affinché sia applicabile alle cose che si fanno senza dare fastidio a nessuno.
Ad oggi il buon senso ispirato da quei principi che dovrebbero essere universalmente condivisi è ancora il miglior antidoto ai comportamenti incivili: non ce lo deve dire la legge che non si ruba, non si uccide, sono cose che sappiamo perché qualcuno che le ha imparate prima di noi ce le ha insegnate, e noi facciamo lo stesso con le nuove generazioni che vengono al mondo.
La stessa cosa vale per le leggi dello stato: il semplice buon senso di chi è chiamato a chiedere il rispetto di quelle scritture dovrebbe suggerire che ci sono cose che sarebbe meglio non fare, anche se la regola pensata in tempi diversi da quelli attuali quando molte cose non erano uguali a quelle di oggi, dice che si possono fare.
Ogni riferimento all’increscioso e miserabondo, tragico spettacolo dell’ex presidente del consiglio, ex senatore, ex cittadino meritevole di qualsiasi privilegio in quanto ex persona onesta e ritenuta indegna per sentenza che oggi si aggirava nella casa più alta della democrazia non è casuale.

Silvio Berlusconi libero per l’8 marzo: un regalo a tutte le donne!

Immagino il figurone che faremo in ambito internazionale.
Da oltre vent’anni tutta la politica paga in termini di discredito planetario la presenza di berlusconi nelle istituzioni, perfino il reazionario Luttwak non si capacita del perché sia ancora così presente anche nella sua veste di pregiudicato ma evidentemente non ne ha ancora abbastanza, la politica.
Non è ancora il momento di chiudere con lui.
Non arriva mai, quel momento.

L’altro giorno nel mio stato di facebook avevo scritto che mi era piaciuta la visita di Mattarella alle Fosse Ardeatine quale primo atto dopo la nomina a capo dello stato, perché la politica è fatta anche di simboli e di gesti altamente istituzionali. 

E il presidente della repubblica antifascista ha fatto benissimo ad andare a rendere omaggio alle vittime del regime nazifascista.
Ma la politica è fatta di gesti non solo simbolici ma anche opportuni.
Ecco, a me non è sembrato opportuno che Sergio Mattarella abbia invitato berlusconi alla cerimonia del suo insediamento ufficiale.
 Non solo per le questioni relative alla condanna che pure dovrebbero bastare per tenere berlusconi lontano distanze siderali dai palazzi ma proprio per la storia personale e pubblica di berlusconi.
Trovo alquanto singolare che un uomo devoto, cattolico, che alla prima uscita da eletto alla presidenza della repubblica si fa fotografare con delle suore davanti ad una chiesa possa trovare opportuna la presenza di una persona che al di là della vicenda penale che la riguarda ha avuto uno stile di vita sempre fuori dalle regole minime di etica e della giusta morale, del rispetto che dovrebbe mettere in pratica un uomo delle istituzioni qual è stato, purtroppo, silvio berlusconi.
E penso che l’uomo di stato Mattarella, il presidente che vuole essere di tutti, il garante e il custode delle regole che si è impegnato a ricucire gli strappi dovrebbe tener conto anche di queste cose visto che molte delle ferite ancora da rimarginare di questo paese portano la firma di berlusconi.

Il fatto che un paese intero debba essere ancora appeso alla vita di berlusconi, ai reati di berlusconi, all’accomodanza della politica e delle istituzioni con berlusconi è diventato umanamente inaccettabile.

Tutti insieme smemoratamente – Piergiorgio Paterlini

Ma sì, va bene. Anzi, benissimo.

Il buon esempio ai giovani, prima di tutto.

Riconciliazione. Pacificazione. Distensione.

One one one.

Ma sì, è giusto. Bando ai vecchi rancori.

Bando al moralismo catto comunista, come predica da anni Giuliano Ferrara. Chi è che non ruba, non froda il fisco, non paga delle minorenni per fare sesso, non dice clamorose bugie davanti ai tribunali e alle istituzioni più sacre e alla nazione tutta? Chi è che non ha nulla da nascondere su una giovinetta di Casoria? Alzi la mano chi non ha mai fatto le corna durante lo scatto ufficiale a un vertice dei ministri europei. E allora.

Berlusconi invitato d’onore al Quirinale. Molta gente lo ama, quindi i reati sono prescritti, anche quelli (i pochissimi) non prescritti. Cacciato dal Senato, torna al Quirinale immacolato, il giaguaro è smacchiato. (Se poi Renzi gli lascia, come pare, anche il regalino del 3% sull’evasione fiscale, con tutti gli onori verrà riabilitato).

E da domani, Pietro Maso a tenere corsi di formazione nelle scuole sul rapporto genitori-figli. Ha ricevuto migliaia di lettere in carcere, tra fan e candidate fidanzate. Tutte quelle lettere lo legittimano almeno quanto i voti.

La signora Franzoni ai corsi pre-parto. Anche lei ha innumerevoli sostenitori. Anche lei perseguitata dalla giustizia.

Renato Vallanzasca capo della formazione nazionale dei bancari.

Renato Farina a dirigere i corsi triennali di aggiornamento obbligatorio per i giornalisti.

Renato Brunetta Magnifico Rettore dell’Università del bon ton per Signore.

Vanna Marchi a dirigere i Tg. Bisogna essere davvero bravi per riuscire a vendere tutti i giorni tante patacche come fossero cose serie, cose salutari, cose vere.

I reati? La corruzione? Il malcostume? Prescritti dimenticati irrilevanti, di fronte alla pacificazione universale. Vuoi vedere che questo è l’Anno Santo e mi era scappato? Che siamo alla grande (s)vendita delle indulgenze e non me n’ero accorto? Tre Pater Ave Gloria e chi si è visto si è visto.

Sono in pessima compagnia, lo so, però per me è una vergogna, un antipersonalismo malinteso, un pessimo colpo di spugna quell’invito di Berlusconi al Quirinale.

Ai grandi peccatori era richiesto almeno il pentimento prima di essere riammessi in chiesa. Perché il perdono non fosse scambiato per connivenza, qualunquismo (a)morale, legittimazione del male.

Fermiamo i ladri della democrazia

E’ vero che Renzi non viene disturbato dall’informazione mainstream abituata alla posizione a 90 di fronte a qualsiasi potere tenga aperti i rubinetti dei vari finanziamenti, ma è anche vero che nemmeno la societá civile riunita sotto gli ombrelli delle associazioni fa un plissè. Il popolo viola come le “senonoraquandiste” evidentemente soddisfatte di avere la loro bandiera seduta alla Camera e la giusta percentuale di quote rosa al governo. 
Quindi non serve più chiamare la piazza per difendere il paese dall’immoralitá criminale di berlusconi. Non fa paura nello stesso modo Renzi che sta cazzeggiando con la democrazia con l’intenzione di violare la Costituzione insieme ad un pregiudicato e ad un imputato molto più di quanto sia riuscito a fare berlusconi stesso.

***

 

Le controriforme dell’Italicum e del Senato, concordate dal governo con il pregiudicato Berlusconi e il plurimputato Verdini consentono a un pugno di capi-partito di continuare a nominarsi i deputati, aboliscono l’elezione dei senatori ed espropriano i cittadini della democrazia diretta: i referendum (non più 500mila, ma 800mila firme) e le leggi di iniziativa popolare (non più 50mila, ma 250mila firme). Chiediamo ai presidenti Napolitano, Grasso, Boldrini e Renzi di sostenere solo riforme che rispettino lo spirito dei Costituenti, per una vera democrazia partecipata
Antonio Padellaro, Marco Travaglio, Peter Gomez e la redazione del Fatto Quotidiano

NO AI LADRI DI DEMOCRAZIA – FIRMA
In un’ora già oltre cinquemila adesioni

Patto del Nazareno e Senato dei nominati: piduisti a loro insaputa – Marco Travaglio

 

Contro i nominati in Parlamento e referendum limitati: petizione per riforme dalla parte dei cittadini
10 IDEE PER ISTITUZIONI DAVVERO PARTECIPATE – DI’ LA TUA SULLE PROPOSTE DEL FATTO

“Nei confronti del mondo politico occorre… usare gli strumenti finanziari… per l’immediata nascita di due movimenti: l’uno sulla sinistra… e l’altro sulla destra… fondati da altrettanti clubs promotori composti da uomini politici ed esponenti della società civile. Tutti i promotori debbono essere inattaccabili per rigore morale, capacità, onestà e tendenzialmente disponibili per un’azione politica pragmatistica, con rinuncia alle consuete e fruste chiavi ideologiche”. Così scriveva Licio Gelli nel Piano di Rinascita Democratica, elaborato intorno al 1976 con l’aiuto di alcuni “saggi” e sequestrato nell’82 a Fiumicino nel doppiofondo della valigia della figlia Maria Grazia.

Quanto al Parlamento, il capo della P2 sfoderava una gamma di proposte davvero profetiche. “Ripartizione di competenze fra le due Camere” con due “nuove leggi elettorali diverse: per la Camera di tipo misto (uninominale e proporzionale secondo il modello tedesco)”; e – udite udite – “per il Senato di rappresentanza di 2° grado, regionale, degli interessi economici, sociali e culturali”. Uno spettacolare caso di telepatia vuole che proprio questo sia il “Senato delle Autonomie” inventato da Renzi & B: Camera elettiva, ma fino a un certo punto (l’Italicum, con le liste bloccate dei deputati nominati, rende il Piano di Gelli un tantino troppo democratico); e Senato con elezione di “secondo grado”, cioè con i consigli regionali che nominano senatori 95 fra consiglieri e sindaci. Il Maestro Venerabile meriterebbe almeno il copyright. Anche per l’idea di espropriare il Senato del voto di fiducia: “Modifica della Costituzione per stabilire che il Presidente del Consiglio è eletto dalla Camera” e “per dare alla Camera preminenza politica (nomina del Primo Ministro) e al Senato preponderanza economica (esame del bilancio)”. Qui però i venerabili allievi Matteo e Silvio vanno addirittura oltre: la Camera vota in esclusiva la fiducia al governo del premier-padrone della maggioranza, e il Senato non vota più neppure il bilancio.

Poi accolgono in toto un’altra geniale intuizione gelliana: “Stabilire che i decreti-legge sono inemendabili”. Fatto: inserendo in Costituzione la ghigliottina, sperimentata da Laura Boldrini contro l’ostruzionismo 5Stelle sul decreto Bankitalia che regalava 4,5 miliardi alle banche, i decreti del governo andranno obbligatoriamente approvati entro 60 giorni, con tanti saluti agli emendamenti e all’ostruzionismo dell’opposizione, relegata a un ruolo di pura testimonianza. Il tutto – come auspicava il profeta Licio – con l’apposita “modifica (già in corso) dei Regolamenti per ridare forza al principio del rapporto maggioranza-Governo, da un lato, e opposizione, dall’altro, in luogo dell’attuale tendenza assemblearistica”.

Nel lontano 1976, prima del boom delle tv locali, Gelli anticipava di un paio d’anni la nascita della tv via cavo Telemilano, poi ribattezzata Canale5 e seguita da Italia1 e Rete4 (“impiantare tv via cavo a catena in modo da controllare la pubblica opinione media nel vivo del Paese”). E proponeva di “acquisire alcuni settimanali di battaglia”: cosa che il confratello B., tessera P2 n. 1816, fece nel ’90 comprandosi la sentenza che ribaltava il lodo Mondadori e gli regalava Epoca e Panorama. Quanto all’idea di “dissolvere la Rai-tv in nome della libertà di antenna”, è solo questione di tempo: dopo la rapina renziana di 150 milioni, la crisi di Viale Mazzini non può che peggiorare. 
Per mettere in riga le toghe, Gelli auspicava “la responsabilità civile (per colpa) dei magistrati”: che arrivò con la legge Vassalli del 1988, dopo il referendum craxiano; ma ora si prepara un nuovo giro di vite.

Meno male che il berlusconismo era finito nel 2011. Dopo vent’anni di piduisti doc, ora abbiamo i piduisti a loro insaputa.

I saggi e i riformatori

Si attende la sentenza per Stefano Cucchi

Un’altra giornata di attesa.
E un altro test per rendersi conto di quanto è civile questo paese.
Stefano non è morto di fame per caso e di botte per sbaglio.

Stefano Cucchi è morto mentre era sotto la tutela dello stato.

Sottotitolo: 35 saggi  “bipartisan” nominati da Letta per sabotare la Costituzione: fra i presenti Violante a Frattini.

E già il discorso si potrebbe chiudere qui.
Per decenza, mica per altro.
Avevamo tutti ‘sti saggi chiusi da qualche parte e non ce ne siamo mai accorti, nessuno prima di Napolitano e Letta uniti come un sol uomo aveva mai pensato di sfruttare questo enorme patrimonio.

 

Fra i 35 “big” scelti da Letta per conto terzi e forse anche quarti c’è anche Panebianco, l’eccellente politologo del Corriere della sera.
Se si lavora per un giornale prestigioso è tutta un’altra cosa, mica hanno chiamato i politologi del Manifesto o del Fatto Quotidiano, per dire.

E c’è anche il costituzionalista Onida che ha fatto parte anche dell’altra commissione, quella dei dieci senza una donna voluta da Napolitano per arrivare al coronamento di questo magnifico governo delle larghe intese.

Onida, lo stesso che disse che il conflitto di attribuzioni aperto da Napolitano contro la procura di Palermo era giusto.
Zagrebelsky non c’è, forse perché diceva il contrario.
Violante, anche lui inserito in entrambe come Onida poi deve essere proprio saggio saggio. Chissà perché nessuno ci aveva mai fatto caso prima.

Adesso per i colpi di stato non servono più i manganelli e nemmeno i carri armati, basta farli passare per azioni necessarie, legittimate non dal popolo ma da un parlamento di NON ELETTI dal popolo. 

Il popolo, sovrano per Costituzione, non ha chiesto a questi signori di fare nessuna riforma, oltre a quella, urgentissima, sulla legge elettorale.

Riuscire a fare questa sarebbe già molto, anzi tutto.

Se dovessi applicare i vostri criteri, quelli che avete applicato voi nella scorsa legislatura contro di noi, che non avevamo fatto una legge sul conflitto di interessi, non avevamo tolto le televisioni all’onorevole Berlusconi, onorevole Anedda, la invito a consultare l’onorevole Berlusconi perché lui sa per certo che gli è stata data la garanzia piena, non adesso, nel 1994, quando ci fu il cambio di Governo, che non sarebbero state toccate le televisioni. Lo sa lui e lo sa l’onorevole Letta [lo zio del nipote, nota di R_L]. A parte questo, la questione è un’altra. Voi ci avete accusato di regime nonostante non avessimo fatto il conflitto di interessi, avessimo dichiarato eleggibile Berlusconi nonostante le concessioni… durante i governi di centrosinistra il fatturato di Mediaset è aumentato di 25 volte.

[Luciano Violante: intervento nella seduta n. 106 della XIV legislatura del 28 febbraio 2002 alla Camera dei Deputati]

Sbirulino e Paperoga costituenti, il capolavoro delle larghe intese

Una convenzione di 40 membri. Più una commissione di 35, tra cui qualcuno dei 10 saggi che Napolitano nominò per allungare il brodo in attesa delle larghe intese. Più un partito che aspetta una sentenza della Cassazione per sapere se il suo leader potrà mai rientrare in un ufficio pubblico, se non come cliente alle Poste. Più un partito diviso su tutto che si accapiglia tra presidenzialisti, semipresidenzialisti, favorevoli, contrari e dubbiosi. Più un governo che sta in piedi per miracolo in attesa di un qualche scossone. Più una legge elettorale che fa schifo e compassione, che tutti, a parole, vogliono cambiare ma molti, a fatti, no. Anzi. C’è chi dice che bastano lievi modifiche, chi che bisogna tornare a quella di prima, chi che se non si sistema la Costituzione è inutile toccare il Porcellum, e chi teorizza un “Porcellinum” (giuro!).

La questione dell’olio di ricino, fonte e commento

Così ognuno può trarre la conclusione che vuole. La mia è che – primo – i leghisti usano un linguaggio fascista che non bisognerebbe mai lasciargli passare: e chissà se in assenza della replica di Castelli qualcuno ne avrebbe parlato; secondo, che Castelli avrebbe fatto molto meglio a denunciare le parole da manganellatore di Allasia anziché farle proprie con altri obiettivi, dato che in un Paese civile l’olio di ricino non bisogna darlo a nessuno – a parte le signore che desiderano capelli più luminosi, naturalmente: ma in questo caso si tratta di uso esterno, ecco.

Premesso che il “tiro a Grillo” [cit. Marco Travaglio] è un’evidenza di cui se ne sono accorti anche quelli che lo praticano, penso che ci siano termini che in un parlamento, alla camera e al senato non si dovrebbero proprio pronunciare.

Tutto quello che non si deve fare quando si sta nell’occhio del ciclone è dare altre possibilità, quelle che poi fanno dire ai tiratori scelti “visto? abbiamo ragione noi”.

Nota a margine: 35 persone stanno per mettere le mani sulla Costituzione in nome e per conto di un governo non scelto ma imposto. Un governo palesemente in ostaggio di un malfattore. Tutta gente nemmeno lontanamente paragonabile al valore che avevano le persone che l’hanno ideata e scritta; per questo penso che bisognerebbe cercare di alzare un po’ il livello del dibattito.

Se la priorità del governo di necessità è il paese con tutte le sue emergenze che c’entrano adesso le riforme costituzionali?
Qualcuno ha chiesto a questi “signori” di farlo?
Qualcuno ha detto che la Costituzione così com’è non va più bene?
Chi ha chiesto al Re Magnanimo di formare una commissione per rivedere le norme costituzionali: il popolo?
Siccome la risposta è no, ci vorrebbe qualche giornalista bravo che glielo chiedesse, che se lo facesse spiegare e anche molto bene.
In un paese normale anche il capo dello stato risponde all’opinione pubblica.

È ufficiale: Grillo ruba
Marco Travaglio, 5 giugno

Ora basta. Non se ne può più di questi attacchi di Grillo ai giornalisti che raccontano balle. Se però i giornalisti la piantassero di raccontare balle, farebbero cosa gradita, oltre a riscoprire il loro mestiere. Prendiamo il programma forse più pluralista della Rai: Linea notte su Rai3. È diretto da Bianca Berlinguer e condotto da Maurizio Mannoni: due persone serie, due ottimi professionisti. Eppure lunedì han dato vita a una puntata a dir poco imbarazzante, che la dice lunga sul sistema dell’informazione da quando, sulla scena, s’è affacciato il terzo incomodo: M5S. L’equilibrio in studio era la perfetta sintesi di un mondo che non c’è più: quello della cosiddetta destra e della cosiddetta sinistra.
Da una parte il giornalista del Foglio Antonio Amorosi. Dall’altra, per il Pd che è sempre spaccato in mille fazioni, erano in due: il direttore dell’Unità Claudio Sardo e Arturo Parisi. Liquidati l’Eternit, la Turchia e il presidenzialismo, si passa allo sport preferito da politici e giornalisti al seguito, che mette tutti d’accordo: il tiro al Grillo. Amorosi spiega, con l’aria di chi la sa lunga, che Grillo e Casaleggio “mandano nella stanza dei bottoni dei signori nessuno incompetenti”, ben diversi dai competentissimi politici che han così ben governato in questi anni. Parte il sondaggio: il M5S perde, il Pd arretra, il Pdl avanza, ma il dibattito che segue riguarda solo il M5S che perde. Non sia mai che si metta in dubbio l’inciucio. L’Amorosi piazza il colpaccio: “Impazza sul web un’altra inchiesta di un’associazione genovese che si batte per la trasparenza nella politica”. Cosa ha scoperto quest'”altra inchiesta” (altra rispetto a quali altre, non è dato sapere)? Roba grossa: “I 5 Stelle hanno un solo tesoriere, Grillo, e incassano importi ingenti senza dichiararli, al di fuori di qualsiasi legalità”. Cioè prendono tangenti. La prova?
A Savona avrebbero incassato ben “10 mila euro” e “moltiplicando la cifra per tutte le grandi città si arriva a somme molto ingenti”. Tutto in nero. Il che, chiosa il “collega” del Foglio , non è mica bello per “un movimento cresciuto dando lezioni di trasparenza agli avversari e ai giornalisti che dicono la verità sul Movimento”. Qualcuno chiede di quale “inchiesta” si tratta? Dove sono le carte? Se ne sta occupando qualche Procura, visto che sarebbe un reato? Qualcuno, puta caso, ricorda che i 5Stelle sono l’unico gruppo parlamentare ad aver rinunciato ai rimborsi elettorali per la bellezza di 42 milioni di euro? O rammenta che l’altro giorno, sul blog di Grillo, è stata pubblicata la lista delle donazioni ricevute per finanziare la campagna elettorale? No, anzi: Sardo fa notare che “Grillo ha sempre giocato per Berlusconi” (infatti è all’opposizione, mentre il Pd governa col Pdl). Ma soprattutto “Berlusconi ha portato la sua ricchezza in politica” (poveretto: sono vent’anni che ci rimette un sacco di soldi), mentre “Grillo è il primo politico che guadagna soldi con la politica tramite il suo blog”. “Bravo!”, lo applaude Amorosi. Forse Sardo parla della pubblicità sul blog di Grillo, i cui importi saranno noti fra due settimane quando l’assemblea soci della Casaleggio & Associati approverà il bilancio 2012 (quello del 2011 si chiuse in perdita per 57.800 euro su un fatturato di 1,4 milioni). Ma non lo spiega, come non spiega cosa c’è di male nell’avere un blog e nel finanziarlo con pubblicità, e che c’entri tutto ciò col “guadagnare con la politica”. Nessuno naturalmente domanda a Sardo quanti soldi incassino l’Unità e il suo sito dalla pubblicità e dallo Stato (che ne garantirà i debiti), e quanti milioni (45) sta per incamerare il Pd per “rimborsare” spese elettorali in parte mai sostenute, e se ciò per caso significhi che il Pd e i suoi portaborse “guadagnano con la politica”. Ora Grillo ha tre alternative: querelare e attendere dieci anni per la sentenza; insultare; rispondere nel merito. La prima è inutile, la seconda è indecente, la terza sarebbe l’ideale se i giornalisti facessero i giornalisti. Invece pare già di sentirli: “Ma basta, questi grillini parlano sempre di soldi e scontrini, e che palle!”.