Il coraggio di essere Raif l’ha avuto solo Raif

Abbiano almeno il coraggio di farlo in nome di “IO”, di ammettere una volta e per tutte che di libertà di parola, di espressione, di risata non si offenderebbe nessuna entità trascendentale ma che la trasformazione in offesa, oltraggio, vilipendio da punire con leggi terrene, tutt’altro che spirituali, avviene solo nei piccoli cervelli di chi ha avuto bisogno di costruire il suo edificio mistico e divino per meglio sopportare la vita di questo mondo. Quella che si vive da vivi.
Abbiano il coraggio di ammettere che la religione è il pretesto per poter dare sfogo alla bestialità violenta, la stessa di chi è disposto a uccidere per una squadra di calcio, perché il coglione gli ha fregato il posto nel parcheggio e per un amore finito.

 

Sottotitolo: con che faccia manifestano contro il terrorismo quelli che in nome della loro idea di democrazia vanno a bombardare i paesi ammazzando gente innocente, bambini?
Quelli che affamano metà del pianeta mentre spendono miliardi per le guerre?
Fanno schifo, fa schifo la loro ipocrisia, fa schifo la loro idea di controllo del mondo imposto con la violenza della guerra e la negazione dei diritti, umani e civili . In prima fila  ieri a Parigi a manifestare per la libertà e contro tutti i terrorismi, a favore di telecamere e obiettivi, gente che nei propri paesi manda in galera i giornalisti e che arma le mani al terrorismo globale.

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Doudi tiene fra le mani la foto di suo papà Raif Badawi.

Raif Badawi ha trent’anni, è in carcere dal 2012 ritenuto colpevole di aver offeso l’Islam attraverso il suo blog: “Liberali dell’Arabia Saudita”. Condannato a dieci anni, venerdì scorso dopo la preghiera alla moschea di Al-Jafali a Gedda in Arabia Saudita davanti ad un pubblico festante ha ricevuto la prima razione della pena accessoria che consiste in 1000 frustate che gli verranno date in comode rate ogni venerdì, sempre dopo la preghiera e sempre davanti alla folla plaudente per diciannove settimane. 

L’Arabia Saudita fa parte del cosiddetto Islam moderato che ha condannato il massacro di ‪Charlie Hebd‬. Amnesty International ricorda che le frustate, così come altre forme di sanzione corporale, sono vietate dal diritto internazionale.
Dov’è la comunità internazionale, quella dei pacifinti che ieri hanno manifestato per la libertà di opinione, quella del ‪#‎siamotutticharlie‬?
Perché si fa presto a stare con Charlie dopo che è morto, la vera impresa, la sfida del futuro, è stare con chi è ancora vivo e difenderla davvero, la libertà di opinione.

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Per i morti del Charlie Hebdo: aboliamo ogni tutela legale del sacro

Troppo deboli le reazioni del mondo musulmano a questo atto di guerra compiuto in nome della religione. Non può esserci civiltà democratica laddove la critica alla religione non è libera. Le comunità religiose abbiano dunque il coraggio di rinunciare per prime a ogni protezione legale riservata al “sacro”. Dio, se esiste, non ha certo bisogno di qualche legge per proteggersi.

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I dieci anni di carcere e le mille frustate a cui è stato condannato Raif Badawi, blogger e attivista saudita, l’Arabia fa parte del cosiddetto Islam moderato che ha condannato il massacro di Parigi, sono la risposta migliore a chi in questi giorni ha detto e sta ancora dicendo che la satira si deve adeguare al sentire comune, non deve essere offensiva, non deve istigare il fondamentalismo.
Perché Raif non faceva satira nel suo blog, si limitava a fare quello che noi facciamo ogni giorno qui: esprimeva le sue opinioni circa la politica e anche la religione.
Qualcosa che nel mondo civile deve essere permesso fare.
E se oggi io non difendessi anche la possibilità di irridere le religioni domani potrei non trovare chi difende la mia libertà di poter scrivere su un blog e una pagina facebook quello che penso della politica e anche delle religioni. Troppo facile “essere Charlie” – ipocritamente come tutti quelli che hanno sfilato ieri da capi di stato e di governi di paesi, compreso questo,  dove si attua la censura, si mandano in galera i giornalisti.

Porre dei limiti fino a stabilire per legge piegando la pubblica opinione ad una forma di censura preventiva circa quello che è pubblicabile e quello che no significa regalare al fondamentalismo di ogni genere la possibilità di costruire un mondo basato sull’idea di etica fondamentalista: quella dei dieci anni di galera, delle frustate al blogger arabo, dei massacri di gente innocente la cui unica colpa era quella di disegnare per ridere e far ridere.
Significa consegnare all’integralismo violento di qualsiasi matrice la libertà di scegliere, decidere in che modo la gente del mondo deve pensare, cosa può esprimere e come.
Significa dare a chiunque la possibilità di ritenere offensivo ciò che personalmente non gradisce, non condivide. Di poterlo eliminare con la censura e il gesto violento.
Oggi è la satira, domani è il libro [è già successo], dopodomani il film [è già successo], dopodomani ancora tutti quelli che si vestono di blu, chi preferisce la carne al pesce, chi l’amatriciana alla carbonara, solo perché tutto questo non è gradito al fondamentalista/integralista che pretende di avere delle forme di tutela speciali per sé pur negando ad altri di essere tutelati nel loro diritto all’espressione libera.
La stessa identica dinamica che ha ispirato le teorie naziste di hitler.
Democrazia è invece avere la possibilità di pensare quello che si vuole e di poterlo esprimere, attraverso parole, immagini, musica, lasciare che a stabilire cosa sia offensivo, oltraggioso, diffamante, calunnioso e cosa no siano le leggi e le autorità di tutte le società che regolano attraverso il diritto civile, non secondo il dogma, il comandamento religioso, quello che si può fare e quello che non si deve fare.
Il mondo civile si vieta qualcosa per legge non perché sia brutto, indecente, inguardabile, offensivo, moralmente sbagliato ma perché costituisce un pericolo e un danno per la collettività: cose che, anche fosse la più becera, non è mai stata la satira. Io non consegno la mia libertà, quella di mio figlio, all’integralismo violento di tutte le religioni, non sarò mai complice di chi in nome di un dio, qualsiasi dio vuole imporre, negare, vietare, decidere cosa si può fare e cosa no né di chi per paura, perché ha scelto di non esporsi, pensa che la censura totale e globale sia la soluzione.  

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Charlie Hebdo, il tweetstorm che svela la sfilata degli ipocriti a Parigi – Fabio Chiusi

Il Guardian ha diffuso una lista dei capi di Stato e delle autorità presenti a Parigi per la marcia per la libertà di espressione dopo il massacro di Charlie Hebdo. Al suo interno ci sono figure che non hanno alcuna legittimità a ergersi a difensori della causa, come dimostrano le loro storie personali e la cronaca politica. Su Twitter, Daniel Wickham della MiddleEast Society della LSE ne ha riassunto alcuni passaggi eclatanti in un tweetstorm che andrebbe letto da chiunque voglia separare i genuinamente addolorati per l’attentato ai diritti civili – oltre che alle persone – dai puri e semplici ipocriti che avrebbero dovuto restarsene a casa, a meditare sui propri errori invece di proporre nuove misure per regolamentare Internet in funzione antiterrorismo.

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La campana suona anche per noi – Alessandro Gilioli, L’Espresso

Alla fine, da tutta questa terribile vicenda, usciremo migliori o peggiori? Usciranno migliori o peggiori le nostre democrazie, le nostre culture, le nostre libertà?

Non ci si poteva non chiederselo ieri, vedendo due milioni di persone in piazza – una piazza bellissima – per la tolleranza, per la libertà, per la biodiversità culturale. Eppure in prima fila, eterna ambivalenza di ogni manifestazione umana, alcuni dei peggiori rappresentanti dei governi, in termini di violazione del diritto d’espressione.

Appunto: da questa terrificante esperienza e da questo sangue che si è sparso, alla fine usciremo più feroci e incattiviti o più libertari e tolleranti? Avremo più o meno leggi che soffocano la libertà di espressione di comunicazione? Avremo più o meno mostre artistiche censurate, più o meno minacce di querele dal sapore intimidatorio, più o meno norme burocratiche che disincentivano la rete, più o meno autorità amministrative che ne rimuovono i contenuti, più o meno multe per chi esercita anche smisuratamente la sua libertà, più o meno pagine cancellate dal web per nascondere fatti avvenuti anni fa, più o meno ‘oltraggi al capo dello Stato’ e ‘vilipendi alla religione’ eccetera eccetera?

Anche perché, lo sappiamo, la campana suona anche per noi, noi italiani: che nella cartina siamo color giallo scuro e nella classifica al 49° posto, dopo il Niger e il Botswana, lontanissimi dalla bianca Finlandia, ecco.

 

 

Liberté, Égalité, Fraternité [e Laicité]

Sottotitolo: 

Accidenti, se i gay si potranno sposare cadremo nel baratro… per chi è già in fondo a quello della crisi, se ne scaverà uno apposito.
Succederà di tutto, si ammaleranno le radici cristiane dell’occidente, quelle che hanno piantato solo qualche anno fa con tanta amorevole cura.
I preti stessi abbandoneranno la strada della povertà e faranno banche e mercati nel tempio.

Già parlano di una roba che si chiamerà ior o roba del genere.
I politici si daranno alla corruzione e ci sarà persino qualche inquisito in parlamento.
Il tasso demografico calerà fino 1,3 figli per donna e gli asili nido che oggi coprono il 100% dei bambini cominceranno a chiudere, le multinazionali venderanno pannolini a 4 volte il prezzo tedesco [cioè a 8 volte il potere d’acquisto dei tedeschi, che guadagnano il doppio di noi], qualcuno [orrore!)] proporrà persino di dare soldi alle scuole private tagliando le pubbliche.

Insomma di che baratro parlano, ‘sti omofobi?
[Andrea]

Matrimoni gay

“Noi vicini al baratro”

Il presidente della Cei interviene sull’approvazione delle nozze omosessuali in Francia. Ritiene che l’Italia “non deve prendere esempio da queste situazioni che hanno esiti estremamente pericolosi. Non seguiamone le orme”.

Bagnasco: Nella nostra società siamo davanti a “un’inversione per cui la grande capacità di fare – che l’uomo ha assunto grazie alla tecnica – sta diventando la volontà di fare se stesso”. Ma quando l’uomo dal poter fare grazie alla scienza pretende di fare se stesso a piacimento vuol dire che siamo vicino al baratro”.

 

Quindi vale anche per altro? ad esempio quando grazie alla scienza [e non per merito di paternoster e avemarie né tanto meno grazie ad acquesante su cui si è costruito un business miliardario che va ad arricchire, guardaunpo’, proprio il vaticano] si guarisce dalle malattie e quindi l’uomo – ma anche la donna, ve le scordate sempre, vero eminems? buone solo a farsi riempire le pance per garantirvi ancora la possibilità di dire stronzate  a proposito di famiglia “tradizionale”- pretende di fare di se stess* una persona sana anziché malata.

 

 E ancora [a proposito della Francia]: “molti paesi europei hanno varato leggi sbagliate su vita, famiglia, libertà, non crescono in civiltà più umana e solidale, semmai più individualista e più regressiva”.

 

Mai una volta che questi invasori impiccioni dicessero che la colpa delle regressioni e dell’inciviltà è delle guerre, delle violenze, delle discriminazioni, di quei governi e regimi che affamano le popolazioni, che le lasciano morire nell’ignoranza e nelle malattie; effettivamente sarebbe quasi un’ammissione di complicità e connivenza con chi il male lo fa sul serio e questo bagnasco lo sa, quindi meglio prendersela sistematicamente e puntualmente con gli omosessuali, loro, il vero male dell’umanità e stendere un pietoso velo sul resto.

 Se bagnasco dice che “siamo vicini al baratro” significa che  i paesi internazionali ed europei civili, quelli dove i diritti di uguaglianza fra cittadini, fra le persone sono stati resi operativi da un bel po’ indipendentemente da tutto quel che riguarda la loro sfera PRIVATA sono sulla strada giusta.

 Naturalmente non parlo della nostra bella Italia dove la politica di destra, di centro e di centrosinistra si guarda bene dal contraddire i referenti del gran visir della menzogna e lui in persona. E si guarda bene anche dal mettersi in pari coi tanti stati europei i cui governi se ne fregano allegramente se questo poi turba le loro eminenze e santità. Malgrado e nonostante l’Europa abbia chiesto anche questo da diverso tempo.

 Né, tanto meno rivendica con orgoglio che l’Italia è un paese laico per una Costituzione voluta da uomini – in carne ed ossa – che civilmente e democraticamente hanno concordato e scritto leggi  per rendere questo un paese più civile e non certo perché fosse assoggettato alla volontà di un’entità astratta di cui nessuno ha mai visto il volto né ascoltato la voce e sulla quale questi bugiardi millantatori in gonnella hanno costruito il loro immenso potere.

 E nemmeno si fanno premura di ricordare alle eminenze che il baratro si raggiunge, anzi, ci si precipita dentro quando si coprono crimini come la pedofilia, quando si pretende che un reato odioso, il peggiore di tutti perché riguarda bambini, ragazzi, venga considerato diversamente se a commetterlo è gente che indossa un abito talare.

 E men che meno si ricorda a questi arroganti invasori che il baratro, casomai, è dare ospitalità, protezione e sostegno a dittatori sanguinari; è stato non aver mosso un dito ma, al contrario, aver appoggiato il regime fascista dunque anche tutte le sue conseguenze; è stato non aver speso una parola quando in questo paese a capo del governo c’era un disonesto in odor di malaffare e mafia, di averlo fatto solo quando sono entrate in scena le mignotte e i festini; dunque sì alla mafia, alla corruzione, alle ruberie ma guai se si parla di orge, di sesso, di donnine allegre e ragazzine sciagurate pagate per sollazzare il satrapo e gli amici suoi; è vietare il preservativo anche e solo come mezzo di prevenzione dalle malattie; è predicare una cosa, quella sì contro natura come l’astinenza sessuale;  è accettare soldi dalla malavita e ospitare poi la salma di un boss assassino nella cripta di una chiesa come fosse stato un santo in qualità di benefattore.

 E di esempi se ne potrebbero fare ancora molti, ma è mattina presto e non mi voglio maltrattare ulteriormente.

 Ma meno male che il progresso, come ha dimostrato la storia, non si può fermare, è come la marea, quando arriva, arriva, e anche questi disordinatori degli stati mentali di miliardi di persone si dovranno rassegnare.

E un giorno dovranno chiedere scusa al mondo, così come hanno fatto a proposito della “santa” inquisizione.

 Come si dovranno rassegnare al fatto che l’Europa [come il mondo] non è affatto la culla delle radici cristiane, perché ognuno è, deve essere libero di poter trovare i propri punti di riferimento dove vuole, finché questi restano nell’ambito di un sentire civile, quindi non razzista, non omofobo, non settario, non discriminatorio  qual è quello di questi cosiddetti referenti di dio in terra e, in generale quello dei rappresentanti di tutte le religioni.

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Sull’orlo del baratro – di Rita Pani

Sarebbe facile lasciarsi andare, seguire l’istinto e scrivere quaranta pagine di invettiva contro il Vaticano, invece per una volta vorrei provare a sviscerare il problema – qualora fosse un problema – e comprendere perché, due gay che si uniscono in matrimonio, sarebbero in grado di portare me sul baratro. Vorrei comprendere, analizzando il punto, cosa s’intenda per baratro.

“Siamo vicini al baratro”, ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, “l’Italia non deve prendere esempio da queste situazioni che hanno esiti estremamente pericolosi. Non seguiamone le orme”, riferendosi alla coraggiosa e civile posizione del legislatore Francese, che finalmente ha tirato fuori la testa dalla sabbia.

Allora: “Perché legalizzare l’unione civile degli omosessuali dovrebbe essere ciò che porterà la civiltà sull’orlo del baratro?”

Potrei stare un paio d’ore con questo foglio elettronico aperto sul mio monitor, e resterebbe desolatamente bianco e vuoto, perché davvero non c’è un perché. Ci sarà forse quando Giovanardi si esprimerà per l’ennesima volta sull’argomento, dimostrando come si sia già ben oltre l’orlo del baratro, in una società che mistifica tutto, anche la religione, anche quella fede che dovrebbe aiutare a vivere tutti noi in un mondo perfetto, secondo le regole di un Cristianesimo che se applicate, seguite e fatte legge, ci farebbe respirare aria pulita, ci farebbe vivere col sorriso da donare agli altri, ci farebbe ricordare di cosa voglia dire essere caritatevoli, avere a cuore il destino della collettività, prima che il nostro. Ma son tutte balle, e noi lo sappiamo bene.

È più facile e probabilmente anche più utile il ricorso al ragionamento coerente, alla demolizione dell’ipocrisia che governa il clero, in quest’Italia serva di uno staterello criminale, che brandisce crocifissi, che si fa scudo di un Dio che tutto vede, e troppo tollera.

Facile sarebbe far ricorso allo scempio della pedofilia, alla ricchezza di uno stato estero che spadroneggia in territorio italiano, che non paga le tasse in nome di Dio. Ricordare Marcinkus e lo Ior, gli scandali dimenticati che però ancora non si lasciano dimenticare a distanza di oltre trent’anni, di quel Papa fatto santo subito perché c’era necessità di un testimonial che pubblicizzasse al meglio un prodotto ormai scaduto e avariato, quale è la Chiesa degli uomini, più che di Dio. E le vittime che negli anni, in nome del dio danaro del Vaticano sono state prodotte, come Manuela Orlandi, per esempio, della quale a distanza di più di trent’anni nessuno sa nulla, se pure tutti sanno tutto. E molte altre storie si potrebbero raccontare, di un sistema che spesso ha portato l’uomo ben oltre quel baratro ora paventato dalla legalizzazione di un rapporto di coppia, che a nessuno nulla toglierebbe, nemmeno a un Dio misericordioso, qualora ci fosse.

Vorrei davvero riuscire a comprendere il pensiero contorto del cardinale Bagnasco, ma è più facile comprendere perché a un certo punto il Vaticano ha ritirato dalle banche italiane tutto il danaro contante, preferendo depositarlo nelle banche tedesche. È un baratro più semplicemente distinguibile, dinnanzi al quale ci si può fermare in tempo.

L’Italia dovrebbe prendere esempio dalla Francia, almeno un po’; non solo per quanto riguarda la giusta legalizzazione delle unioni civili tra omosessuali, i quali almeno avrebbero qualche briciola di diritto familiare, ma anche dalla storia. Non sarebbe male, per esempio, se si riportassero il Papa ad Avignone, che i Cosacchi, purtroppo, non arriveranno più.

Rita Pani (APOLIDE)

 

Il Natale ipocrita dei cristiani per tradizione

Checché ne pensino gli amanti delle tradizioni – che io considero responsabili in larga parte dell’ignoranza che opprime questo paese e il mondo in generale – non c’è un’altra giornata come il Natale in cui si celebra il trionfo dell’ipocrisia.

Perché io non credo né crederò mai che esistano davvero famiglie dove la celebrazione del Natale e, in generale di tutte le feste religiose sia davvero sentita così come dovrebbe esserlo, famiglie in cui si rispetta davvero quello spirito cristiano del messaggio che riportano le sacre scritture – per chi crede – e si affida al trascendentale anziché fidarsi solo, o di più, di quello che vede, che ascolta, che tocca, che annusa.
Non credo né crederò mai che esistano famiglie dove nessuno sbuffa al pensiero che dovrà dividere la sua casa o anche e solo semplicemente la tavola da pranzo con gente di cui non gl’importa nulla, se ne disinteressa per tutto il resto dell’anno, un disinteresse reciproco che però a Natale VA messo da parte perché è Natale.

Il mio non è un giudizio ma una semplice considerazione, le tradizioni religiose si portano avanti nei secoli dei secoli – da millenni – perché la maggioranza della popolazione mondiale lo fa, pochi per convizione, moltissimi per suggestione indotta.
Ma quella maggioranza è composta, in maggioranza, da gente a cui del messaggio cristiano – che peraltro non necessita di una religione e di un Dio di riferimento – non interessa assolutamente niente.
Non interessa nei pensieri ma soprattutto nelle azioni: se così non fosse non si farebbero guerre nel nome di Dio, non avremmo un papa e dei capi religiosi in generale che tutto veicolano e diffondono fuorché messaggi di bontà, altruismo, solidarietà, cose per cui non serve un Dio che, per come ce lo descrivono e ce lo raccontano mai chiederebbe di fare guerre in suo nome né  penserebbe di dire, facendoli passare per messaggi di pace,  concetti intrisi di cattiveria, egoismo, razzismo, omofobia a chi si è arrogato da se medesimo il diritto di definirsi suo rappresentante terreno, in carne ed ossa.

E non servirebbe una religione, un Dio né delle giornate preposte, per tradizione, ad essere migliori di quanto lo siamo, dovremmo esserlo, almeno, nei nostri tutti i giorni.

Non credo che ci voglia una conoscenza, una sapienza né un’intelligenza fuori dal comune a pensare queste cose che sono anche piuttosto banali nella loro evidenza.

Servirebbe forse  quel coraggio per parlarne un po’ di più, soprattutto in famiglia.

Sollevarsi reciprocamente da quelli che sono diventati obblighi, e non dovrebbe essere così.

 Ci ho messo vent’anni a far capire alla mia famiglia che non servono i regali, che fra adulti è semplicemente ridicolo scambiarsi oggetti perlopiù inutili, che forse è meglio destinare una piccola cifra a chi ha bisogni e necessità più importanti di un regalino di cui si può fare a meno.

Per capirlo c’è voluta la crisi, e non doveva essere così: comprendere e mettere in pratica l’altruismo, la solidarietà,  non può essere solo una questione di disponibilità economiche.

Questo, lasciamolo pensare  agl’ipocriti davvero.

La Cei: niente sesso prima del matrimonio [ma dopo il catechismo sì]

Niente sesso, siam cattolici.

Sono adorabili gli uomini di chiesa quando fanno lezioni sul sesso, proprio loro che, quando lo fanno, non ne combinano una giusta.
Sottotitolo: questo post l’avevo scritto altrove circa un anno fa, ma – visto che ciclicamente il vaticano e la cei ci tengono a far sapere il loro pensiero sulla qualsiasi ma soprattutto su faccende che non dovrebbero riguardare gente che ha rinunciato per scelta alla conoscenza diretta di sesso, famiglia eccetera ma continua ad occuparsi di corpi molto più che di anime e considerato che fra l’altro questo pensiero è lo stesso da duemila anni quindi non c’è ragione per cui giornali e giornalisti siano sempre lì a chiedere pareri sulla qualunque all’eminenza di turno –  ripropongo anch’io.  In periodi di crisi che inevitabilmente vanno a toccare anche la sfera emotiva, chi non sa come mettere insieme pranzo e cena penso che abbia difficoltà anche ad abbandonarsi serenamente ai piaceri della carne   la chiesa che fa? invece di andare in soccorso delle difficoltà reali continua ad infilarsi nei letti e sotto le lenzuola, continua a mettere in testa alla gente, ai giovani assurdità impraticabili a meno che non si sia malati nel cervello riguardo qualcosa che, casomai lo avessero dimenticato proprio loro che dicono di credere in dio, dio stesso ha fornito all’umanità, un corpo, degli organi e la possibilità di utilizzarli anche per mero piacere fisico.

Indipendentemente dallo stato civile.

 Proibire qualcosa che è naturale è dannoso, obbligare all’astinenza sessuale, ai digiuni è  roba da sette sataniche non da religioni, ma qual è il dio così cattivo che vorrebbe il male dell’umanità? ma non ce lo disegnano buono e giusto da duemila anni?

Nel Canton Vallese ogni anno si svolge un incontro per le coppie cattoliche che hanno deciso di rinunciare alla vita sessuale prima di sposarsi, ovviamente in chiesa.  
Ragazzi apparentemente normali che decidono di non avere rapporti sessuali prima del matrimonio non per volontà personale ma perché ritengono che la verginità sia un valore da consegnare in forma esclusiva al compagno e alla compagna della vita solo dopo il matrimonio. Personalmente credo che non  sia affatto un valore, è un simbolismo utilizzato da secoli unicamente per inculcare strane idee su sessualità e sesso e per far diventare sporco quel che invece è assolutamente normale. Per permettere di sottomettere le donne ancora di più di quanto non lo siano dalla notte dei tempi, infatti non è un caso che la verginità importante, quella da preservare, quella che quando si perdeva bisognava mostrare le prove dell’avvenuta dipartita è sempre stata soltanto quella femminile.

Dipendesse da me insieme al cordone ombelicale alle figlie femmine bisognerebbe estirpare anche l’imene, liberarle subito da quest’angoscia, altro che far loro i buchini nei lobi per gli orecchini.
L’umanità smetterà di essere violenta quando non sarà più sessualmente repressa. Quando tutti capiranno che fare sesso, consapevolmente e senza costrizioni è un atto normale come lavarsi, vestirsi, mangiare, quando il sesso non verrà piu’ considerato un tabù, un peccato ma semplicemente quello che è, la risposta fisica ad uno stato mentale che può essere di carattere sentimentale o semplicemente basato sull’attrazione fisica.
Quando non ci saranno più religioni che imporranno la castità  – magari come metodo contraccettivo e di prevenzione all’aids –  né gente che fa sottomettere se stessa e le sue emozioni in virtù di quello che nessuna persona di buon senso si sognerebbe di pensare e dire quindi figuriamoci Dio.

Quando tutti capiranno che l’intesa sessuale in una coppia è fondamentale e la compatibilità andrebbe verificata prima di unirsi a qualcuno per la vita ché certe sorprese potrebbero poi risultare non gradevoli.

Quando tutti capiranno che se la castità è una libera scelta come decidere di fumare o no la repressione sessuale indotta provoca danni irreparabili che possono sfociare in atti violenti come la pedofilia e lo stupro.
E soprattutto quando nell’educazione di eventuali figli prevarrà sempre l’insegnamento alla libera scelta personale, non imposta per motivi religiosi.

Nel nome di Dio [tutti inviati da Dio, da hitler a bush, passando per formigoni]

Sottotitolo: Una piccola grande svolta: la commissione Giustizia del Senato ha approvato all’unanimità il disegno di legge che introduce il reato di tortura in Italia, adeguando i nostri codici all’ordinamento internazionale.
I CASI DIAZ E ALDROVANDI. L’argomento sensibile è tornato alla ribalta in passato, fortemente legato ai più cupi episodi di cronaca italiana: dal caso della violenza nella scuola Diaz durante il G8 di Genova  fino al brutale pestaggio eseguito dalla polizia che costò la vita nel 2005 a Federico Aldrovandi e portò al lancio di  una petizione per l’introduzione della nuova legge.

[http://www.lettera43.it/]

Preambolo: Bengasi;  il premio Nobel per la pace invia due navi da guerra e un paio di droni in Libia.

[Rita Pani]

Fra un gheddafi che chiama il suo popolo alla guerra ‘santa’ e un bush che dichiara e fa la guerra a mezzo mondo in nome della pace perché glielo ha detto dio io non ci vedo differenza alcuna. Per non parlare di formigoni che per giustificare le sue ladrate si paragona a Gesù Cristo.

Che meraviglia, le religioni.

Non combinano mai danni, non hanno mai provocato guerre, non sottomettono popoli, non pretendono comportamenti completamente contrari al concetto di cristianità e umanità, non hanno mai appoggiato i regimi politici più cruenti e sanguinari, le dittature fasciste.

Non hanno mai fomentato razzismi né incentivato divisioni e meno che mai favorito le categorie di ceti e censi superiori economicamente per avvantaggiarsene e per accumulare ricchezze  che ne garantiscono la durata e ne favoriscono propagande a livello planetario.

E pensare che c’è ancora chi pensa che i fondamentalisti e gli integralisti siano solo quei cattivoni dei musulmani…

La fede con le religioni non c’entra niente. 

Io da atea rispetto molto chi crede ma capisce che la religione è un fatto privato che non deve in alcun modo interferire con la vita sociale negli ambiti civili. 
 Che la politica non debba farsi influenzare dalla religione per la paura di perdere una manciata di voti, per questo chiedo: quanto dobbiamo aspettare affinché i seguaci di TUTTE le religioni la smettano di inseguire i delirii dei loro leader, papi compresi?

Karol Wojtyla ha indossato le vesti della pecora e quelle del lupo a seconda degli interessi dell’organizzazione di cui è stato il sovrano.

La sinistra lo osanna per il suo pacifismo in Iraq, ma dimentica che egli sostenne e giustificò le guerre che hanno insanguinato la ex Jugoslavia.

Con la Croazia cattolica, contro musulmani e ortodossi, il papa dell’ecumenismo religioso ha fatto santo Stepinac, il cardinale che a fianco dei fascisti croati si schierò con Hitler, “inviato da Dio” e benedisse le innumerevoli atrocità perpetrate dagli ustascia con la complicità delle truppe di occupazione italiane.
Karol Wojtyla ha protetto e sostenuto il cardinale Pio Laghi, già nunzio apostolico in Argentina ai tempi della dittatura che massacrò 30.000 persone. Laghi benedisse e coprì i torturatori e gli assassini.

Karol Wojtyla ha dato copertura al dittatore, torturatore ed assassino cileno Augusto Pinochet, cui ha stretto la mano durante il viaggio nel martoriato paese sudamericano, nelle cui carceri venivano straziati migliaia di oppositori politici.

Non una parola per le vittime ma la benedizione per il carnefice e la sua famiglia.

http://www.cristianesimo.it/controkarol.htm

Bengasi, Usa pronti a inviare i droni
Due navi da guerra verso la Libia

Perché Sanremo è Sanremo: puntoebbasta (finalmente)

L’ALTRA SANREMO, CONTI IN ROSSO, FOGNE CHE ESPLODONO E RISCHIO COMMISSARIO

Famiglia Cristiana all’attacco di Celentano su Twitter – Repubblica.it

Sottotitolo: Continua, imperterrita, la collaborazione – viva e vibrante –  fra la Rai e mediaset: per l’ennesima volta infatti  a Sanremo vince un “prodotto” della scuderia della De Filippi, a questo punto il festival si potrebbe trasferire direttamente su canale 5 (ché tanto non se ne accorgerebbe nessuno): 60 anni, possono bastare.

Non se ne può più di questa gente dalla morale doppia e tripla, che ha sostenuto per anni un delinquente autoprestatosi alla politica e proprio come hanno fatto anche certi giornali come Avvenire e Famiglia cristiana ha iniziato a pigolare solo quando sono emerse le storiacce delle orge di HardCore e dintorni.

Come se fino al giorno prima tutto andasse magnificamente bene.

E su questo Celentano ha ragione, questa fiera dell’ipocrisia perpetuata in ogni dove ottenebra le menti.
Quindi ha fatto benissimo a non scusarsi, non c’era proprio nessuna ragione per farlo visto che nessuno è stato offeso. Però insomma basta con questa storiella della celebrazione della vita eterna fatta da uno che si fa pagare tanto quanto pesa in questa vita.

Ci sarebbe da chiedersi perché in un paese laico per Costituzione non debba esserci lo stesso spazio che invece si dedica in ogni dove e altrove all’esaltazione della religione cattolica e del suo Dio, ad altre religioni – fedi -divinità: la religione di stato non esiste più da un pezzo e per fortuna. Non capisco perché in un paese dove ormai, piaccia o meno ai bigotti conservatori dalla mente a brandelli, la multiculturalità è ormai una realtà conclamata gli islamici non debbano poter sentir parlare in televisione un imam, i buddhisti un monaco, gli ebrei il rabbino con la stessa frequenza con cui si fanno parlare le eminenze cattoliche, e lì non c’è mai nessuno che pretenda, chissà perché, una par condicio  mentre non c’è trasmissione televisiva, talk show dove non sia presente il prete, il monsignore e il cardinale, non capisco inoltre perché quando si parla di religione cattolica non ci debba mai essere lo spazio per esternare dubbi, perplessità, cose che tutte le religioni dovrebbero provocare nelle persone a cui piace non farsela raccontare ma solo e soltanto capire o cercare di farlo anche e solo per una questione culturale ma che invece vengono buttate sempre nel calderone del cosiddetto ‘anticlericalismo’. Dipendesse da me l’ora di religione, almeno nelle scuole statali, dovrebbe essere dedicata alla storia di TUTTE le religioni, non diventare, invece, l’appendice della messa della domenica e del catechismo per la comunione.

Io chiedo rispetto ad una tv pubblica dove se non è giusto chiedere la chiusura dei giornali cattolici che peraltro non avverrà MAI, non si dovrebbero nemmeno veicolare continuamente da qualsiasi ribalta questi messaggi a favore del trascendentale e di un Dio che se c’è – perchéglielohadettoalloro: a chi ci crede – non è detto però, che lo abbia detto proprio a tutti. 

A me ad esempio non lo ha detto.

In questo paese di Dio si parla già abbastanza proprio e soprattutto in televisione e in tutti i media, le notizie dal vaticano occupano la gran parte dei palinsesti televisivi e addirittura su sky c’è una finestra interattiva fissa sull’angelus del papa tutte le settimane; non c’è un telegiornale che non apra sull’ultima esternazione del papa e dell’eminenza di turno: notizie che spesso non interessano nessuno ma che vengono diffuse prima delle altre che invece riguardano tanta gente, cattolica e non.
Di altra propaganda pro Dio in tutte le sue forme francamente non se ne sente proprio la necessità.

Dopodiché a Sanremo abbiamo proprio visto tutto: anche i “fischiatori” a comando. La prova evidente che in questo paese chi tocca santamadrechiesa e tutti i suoi annessi e connessi (che sono tanti, troppi), muore. E questo, mi spiace per quelli che non vedono oltre la punta del loro naso conferma soltanto il fatto che (forse) Celentano tutti i torti non li ha, che scremando il suo dire dalla evidente ridondanza di messaggi sulla bellezza della vita eterna e i consigli per arrivare in un improbabilissimo paradiso, il resto delle cose che ha detto non solo sono condivisibili ma sono proprio giuste. E chissà se tutti quegli stronzi e stronze che in abito da sera  hanno detto “basta” a Celentano sarebbero disposti a dirlo anche a chi quel basta se lo merita davvero.

A cominciare da chi gli ha suggerito quella ridicola reazione.

Ma quanto può essere miserabile e misero un paese che si tiene un delinquente ai piani alti della politica per 17 anni permettendogli di fare danni incalcolabili e poi non sopporta Celentano un paio d’ore una volta ogni morte di papa (tanto per restare in tema)? un paese fatto di gente a cui piace crearsi falsi miti – proprio come Celentano salvo poi cercare di distruggerli appena fanno quelle cose che li hanno resi tali agli occhi di quella stessa gente.

Dissociati mentali, gentaglia a cui piace farsi manipolare fino al punto di farsi suggerire quando qualcuno va osannato e quando invece bisogna farlo morire soltanto perché, anche se in modo forse inopportuno e nel posto sbagliato, che però qualcuno gli ha offerto, ha saputo dire cose semplicissime che tutti sanno ma molti non vogliono vedere e figuriamoci quindi, dire.
Celentano ha guadagnato diecimila punti ieri sera, altroché storie.