“Rai, di tutto, di Renzi” non era una battuta di Crozza ma una facile previsione

Su twitter leggevo che qualcuno si lamentava tanto per cambiare di Virginia Raggi che avrebbe copiato parte del programma da testi esistenti scritti da altri, come se prima di lei non lo avesse fatto nessuno.
Se un’idea e una proposta sono buone e realizzabili non si capisce dove stia il problema.
Volevo solo ricordare agli storditi dall’afa che Matteo Renzi sta ‘governando’ l’Italia a colpi di piano di rinascita del fu venerabile Licio Gelli, ma quelli sempre molto attenti alla pagliuzza dei 5stelle e ai quali piace sorvolare, invece, sulle travi del pd non lo scrivono su twitter.

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L’accusa che si sente spesso ripetere ai 5stelle è di essere un movimento padronale che deve rispondere ai vertici di qualsiasi decisione, mentre il pd è un partito dove la democrazia interna mette tutti allo stesso livello: quella esterna un po’ meno e al quale basta un congresso per stabilire che il comandante in carica non va più bene e sceglierne un altro. Pare vero, eh?
Non serve nemmeno tornare al metodo con cui il pd sceglie i suoi dirigenti, quelle primarie che ci hanno raccontato di tutto e di più sul sistema che fa vincere o perdere, vorrei solo ricordare che le uniche elezioni vinte da Renzi finora sono state quella da sindaco di Firenze e poi, appunto, le primarie del suo partito che, parrà strano, ma non sono il viatico per andare al governo del paese.
Se il partito è “scalabile” da chiunque riscuota il gradimento e il consenso degli elettori questo non significa che tutti i chiunque che di volta in volta vincono le primarie abbiano poi l’autorizzazione di scalare il paese.
Per fare questo bisogna andare bene alla maggioranza del paese tenendo conto che ci sarà sempre una minoranza contraria: in democrazia funziona così, non ai pochi intimi che pagano due euro per dire che gli piace più Renzi di Bersani o Cuperlo.
Aver dato a Renzi la possibilità di stare al comando del partito e del governo nei modi che sappiamo si è trasformato nella morsa che giorno dopo giorno ha stritolato la politica, il dissenso vero ma più che altro presunto della cosiddetta minoranza del partito aumentando già così in maniera esponenziale, esagerata per una democrazia il potere di Renzi che ormai può fare quello che vuole con la certezza che nessuno si metterà di traverso al suo progetto, che significa un paese rifatto nelle istituzioni, aziende pubbliche, scuole, ospedali, nella Rai, nella Costituzione a immagine e somiglianza di Renzi, non di chi già c’è che vorrebbe contare qualcosa, dire la sua e di chi verrà dopo di lui.
Ai più ingenui, speranzosi e fiduciosi sembrerà strano, ma i regimi nascono proprio così.
Ecco perché tutte le discussioni sul pericolo dei 5stelle manipolati e manovrati dai capi, la polemica sulla “mondezza” di Roma hanno davvero poco senso, sono solo l’ennesima arma distrazione di massa.
Più che sui sacchetti di Roma bisognerebbe concentrarsi su chi nel suo sacco vuole metterci tutta l’Italia, ovvero Matteo Renzi.

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renzieraiDispiace e un po’ stupisce dover leggere che, in fin dei conti Renzi sta facendo quello che hanno fatto tutti fino ad ora e quindi che male c’è se lo fa pure lui.
Perché è stato Renzi a dire in tutti i modi e a proposito di tutto che non avrebbe mai fatto tutto quello che hanno fatto gli altri.
E lo ha detto l’altroieri, non cinque, dieci, vent’anni fa, chi non tiene conto di questo non ha dimenticato, o non lo sa perché non è informato o non gliene frega niente.
Renzi non solo fa tutto quello che hanno fatto gli altri molto di più di quanto abbiano fatto gli altri, non solo mettere in pratica quei sistemi da prima repubblica che diceva di detestare gli piace tanto, ma lo fa peggio e non prova nemmeno a nascondere di essere come – peggio – di chi lo ha preceduto.
Lo dicevo e lo scrivevo già in altri periodi: Renzi non è come berlusconi che aveva degli interessi preminenti negli affari di stato, uno su tutti quello di non finire in galera, obiettivo perfettamente centrato, Renzi è peggio di berlusconi proprio perché non avendo interessi di quel tipo di carattere privato e personale sta dimostrando che quello che vuole è il potere.
Il potere solo nelle sue mani.
La lottizzazione delle reti Rai, che la politica ha sempre attuato quando gli amichetti di merende si dividevano prima due, poi tre reti e oltre non ha niente a che fare con un presidente del consiglio che, non dimentichiamo, sta lì per grazia napolitana ricevuta che fa completamente suo il servizio pubblico radiotelevisivo con l’intenzione di trasformarlo nello strumento di propaganda del governo.
Renzi ha trovato un modo truffaldino di far pagare il canone a tutti con l’obiettivo preciso di fare della Rai la dependance di palazzo Chigi, molto di più di quanto lo sia stata fino ad ora e con finalità ben più gravi, ecco perché io trovo di una superficialità e menefreghismo imbarazzanti che la faccenda venga liquidata con il solito “così hanno fatto tutti” o col giudizio su Bianca Berlinguer perché la faccenda stavolta è enormemente più grave, più seria e più pericolosa.
Difendere la Rai non significa fare lo stesso col giornalismo asservito a tutti i poteri purché gli vengano garantite le poltrone, assicurati il posto fisso e lo stipendio milionario.
Il servizio pubblico radiotelevisivo va difeso tanto quanto la scuola pubblica e la sanità pubblica.

Nota a margine: al referendum sulle riforme costituzionali si vota NO anche per mandare a casa un governo che porta l’Italia in guerra, esponendola al rischio di attacchi terroristici dai quali è scampata finora in virtù di qualche fortunata congiunzione astrale in spregio alla vera Costituzione, la stessa che ieri Renzi spiegava a Erdogan per vantarsi del nostro stato di diritto, quello dei servi del vaticano e dell’America, ostaggio delle mafie che tutto il mondo c’invidia e senza chiedere il permesso agli italiani.

Not in my name

 Un pensiero stretto al cuore alla Sardegna, Terra bellissima, dunque come tante altre martoriata non solo dal tempo ma soprattutto da chi non l’ha mai amata e l’ha usata, devastandola, per i suoi luridi affari, per trasformarla in casini e casinò. I governi di un paese civile lavorano per migliorare, i nostri invece di preoccuparsi di sanare il dissesto dei territori si attivano per contribuire alla distruzione. Sul progetto delinquenziale del TAV sono tutti d’accordo, a destra come a centrosinistra, Fassino, sindaco di Torino è il primo sostenitore dello scempio.  Fassino è quello che disse che la legge sul conflitto di interessi non serve perché non dà da mangiare. Evidentemente il TAV sì, fa mangiare un sacco di gente. Poi chiedeteci perché non vi votiamo.

Se la gente non va a votare è colpa sua, della sua irresponsabilità, del suo non sentire più come un dovere civico andarci o è colpa del menù che offre la casa?
Io a febbraio a votare ci sono andata, e ricordo che i risultati elettorali dicevano tutt’altro da quello che poi ci è stato imposto, per il nostro bene, quello del paese ma soprattutto di berlusconi.

Se la gente va a votare e poi chi mandare in parlamento a “governare” lo decide Napolitano [su richiesta dei veri governanti degli stati membri della UE] saranno sempre meno le persone che vorranno rendersi complici di questo andazzo che rispecchia tutt’altro da una democrazia.

Per quale ragione i cittadini dovrebbero continuare ad andare a votare con una legge che poi manda in parlamento gente scelta dalle segreterie di partito [e che gente poi: i soliti indagati, i soliti inquisiti, i soliti imputati] e non da loro perché alla politica sempre in emergenza fa comodo così, perché è l’unico modo che ha per salvare il suo salvabile?

Per quale motivo i cittadini dovrebbero votare quei partiti che dopo aver sostenuto e tollerato in modo più o meno occulto, sfacciato, la presenza in parlamento di un impostore abusivo delinquente da mesi non riescono, non vogliono, non possono esprimere una posizione forte e chiara circa la sorte inevitabile che in qualsiasi paese normale tocca ad un condannato con sentenza definitiva ma, al contrario, si sono resi complici di quella che sembra una storia destinata a non finire come deve, con la cacciata con disonore di un traditore dello stato? E per quale motivo la gente dovrebbe votare chi mantiene in parlamento ministri, un vicepresidente del consiglio che hanno avuto comportamenti contrari al loro ruolo, in contrasto coi loro doveri istituzionali? 

Il segnale dato alle elezioni di febbraio è stato forte e chiaro: una maggioranza consistente di cittadini non vuole più questa politica, non vuole più inciuci sotto e sopra il banco, non vuole più quei partiti che già trent’anni fa Enrico Berlinguer aveva individuato quale causa della degenerazione nella e della politica.

Ma tutto questo alle alte gerarchie non è interessato, invece di cercare il modo migliore che si avvicinasse il più possibile alla scelta democratica degli elettori per rendere operative le decisioni prese in cabina elettorale il padre padrone e padrino ha battuto il pugno sul tavolo decidendo lui il da farsi sulla base di un’ipotetica catastrofe, e tutto ciò che è stato fatto in questi mesi a partire dalla porcheria immonda delle larghe intese in concorso col partito di un pregiudicato condannato alla galera e col condannato stesso è stato utile soprattutto alla politica, al mantenimento in essere dei partiti tanto cari a Napolitano e a berlusconi che ha potuto così postdatare all’infinito ricattando e minacciando lo stato la sua dipartita dalla politica ma assai meno, anzi niente per noi.  E questa oscena manovra di palazzo concordata e spacciata per ultima ratio è stata dipinta e mascherata come una necessità impellente e inderogabile pena chissà quali devastazioni.

Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che i governi nazionali non contano più niente, che la politica degli stati agisce in nome e per conto di altre entità: l’Europa, le banche, quindi non si capisce quale valore e valenza possa avere il voto in un paese come il nostro sottomesso da sempre ad altri poteri. E non si capisce perché i cittadini italiani dovrebbero continuare a dare la loro fiducia alla stessa gente che ha portato l’Italia nel baratro, perché mai dovrebbero rendersi complici di chi non è chiamato più a lavorare per il bene comune ma è obbligato ad agire per il salvataggio e il mantenimento di un astratto che la maggior parte della gente nemmeno sa e capisce.

Ed ecco perché nessun governo, nemmeno questo pensato e voluto principalmente per realizzare questo obiettivo vuole fare l’unica cosa necessaria per evitare la catastrofe vera, quella dei cittadini di un paese che non sentono più loro la responsabilità di esercitare il diritto/dovere del voto, ovvero una legge elettorale in linea con una democrazia non dico compiuta, matura ma almeno decente e meno inguardabile di questa.

 Quando si sacrifica la democrazia ai soldi non è giusto far sentire in colpa chi invece di andare a votare occupa meglio il suo tempo: diversamente, non si rende complice di un abominio. Questa filastrocca del voto quale dovere perché c’è gente che è morta per consentirci questo diritto non è più applicabile alla politica di adesso che agisce ed opera in virtù degli interessi dei pochi a scapito dei molti, facendo credere che leggi liberticide, quelle che uccidono lo stato sociale siano l’unica cosa possibile. Io, la pistola in mano a chi mi vuole ammazzare non gliela metto.  I partiti tradizionali che tanto piacciono al re del nuovo millennio non contassero su di me. Non ci penso neanche, una complicità comprende un guadagno reciproco, non quello di uno solo e la distruzione dell’altro.

L’importante è non partecipare – Massimo Rocca

Basta una brevissima parentesi per accorgersi della miseria della discussione politica del nostro paese. La ripetizione coatta degli stessi futili argomenti, il personalismo insopportabile, la lamentazione querula, la dissimulazione continua. Basta potersi allontanare dal mondo, sempre più ristretto, di gente che parla di se stessa a se stessa, per capire perchè, per la seconda volta in pochi mesi, una elezione locale in Italia sia stata disertata della maggioranza degli elettori, perchè i votanti al congresso dell’unico, partito rimasto tale in Italia si siano quasi dimezzati. Partecipare. Ma a cosa? A cosa serve la mia, la vostra, partecipazione in un’epoca in cui perfino il parlamento è spossessato del suo potere costitutivo, decidere entità e destinazione del prelievo fiscale. Dopo aver blaterato per un ventennio di federalismo e sussidiarietà, chi è, chi ha eletto, a chi risponde, questo Cottarelli che ha individuato 32 miliardi di spese inutili da tagliare, sapendo lui, Saccomanni e Letta che quel taglio corrisponderebbe ad un calo del PIL di almeno 50 miliardi. Volete il mio voto? Dovrete sudare sangue.

Ex voti – Marco Travaglio, 19 novembre

Alle primarie nei circoli del Pd hanno votato meno di 300 mila iscritti, il 35% in meno del 2009: in quattro anni se ne sono persi per strada 160mila. Alle regionali in Basilicata, la maggioranza degli elettori è rimasta a casa: è andato a votare solo il 47,57%, 11 punti in meno del 2010. Fosse stato un referendum, non avrebbe raggiunto il quorum. La partecipazione popolare alla politica, che fino a qualche anno fa era un vanto per l’Italia nel mondo, precipita di elezione in elezione a rotta di collo. E i partiti, regolarmente, fanno finta di niente: si spartiscono un piattino sempre più striminzito, badando solo alle percentuali relative, senza mai alzare lo sguardo sui dati assoluti. Cioè sull’esodo biblico dei cittadini lontano da loro. Mai che si domandino il perché, se non per inventarsi giustificazioni autoconsolatorie e autoassolutorie, (l’antipolitica, la disaffezione, lo scarso “radicamento sul territorio”, la pesante eredità del passato e dei governi precedenti, la crisi mondiale, l’Europa cattiva, la Merkel culona, le cavallette, il fato, la sfiga).

Del resto, perché mai una persona normale dovrebbe andare a votare? Per dare una bella sferzata di entusiasmo alle primarie del Pd, D’Alema ha già fatto sapere che Renzi magari piace alla gente, ma nel politburo lo odiano tutti e, appena eletto, se le cucinano loro. Renzi, per elettrizzare chi sperava in qualcosa di nuovo, dopo Fassino, Franceschini, Veltroni, Latorre, Cozzolino e Morri, ha imbarcato pure Francantonio Genovese, ras di Messina, nei guai fino al collo con la giustizia; e persino Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno e viceministro incompatibile ma inamovibile, oltrechè plurimputato (infatti, a Delucaland, Renzi ha raccolto 2566 voti e Cuperlo 50). In Basilicata s’è votato perché la giunta De Filippo, era finita indagata in blocco per le ruberie sui rimborsi regionali. Dunque il centrosinistra chi candidava? Marcello Pittella, ex assessore dei De Filippo, dunque indagato. E naturalmente è in vantaggio, in una regione che vive di clientele dai tempi delle 80 mila preferenze di Emilio Colombo. Ma c’è anche chi non ci sta: e allora non vota o sceglie M5S (ancora debolissimo nelle elezioni locali).

Soltanto il 25-26 febbraio gl’italiani un segnale di cambiamento l’avevano lanciato eccome, premiando col 25% una forza anti-sistema come M5S e bastonando tutti i partiti che avevano governato sino a quel momento: il Pdl perse 6,5 milioni di voti, il Pd ne smarrì 3,5 e Scelta Civica non superò il 10%. Nessun elettore di destra, centro e sinistra voleva mai più vedere l’inciucio. Risultato: l’inciucio sotto l’alto patrocinio di un presidente di 88 anni, di cui 60 trascorsi in Parlamento, il più anziano del mondo dopo Shimon Peres (90) e alla pari con Mobutu. E fanno le stesse cose di prima: cioè nulla, a parte cambiar nome alle tasse fingendo di abolirle, regalare soldi alle banche e agli amici degli amici, e annunciare la ripresa “l’anno prossimo”. Così la gente impara e si rassegna: noi elettori siamo un optional, ci danno la libera uscita ogni cinque anni, poi quattro babbioni si riuniscono al Quirinale e decidono il contrario del nostro voto. Se gli elettori Pd, Pdl e Sc potessero decidere la sorte della Cancellieri, l’avrebbero già murata in un grattacielo di Ligresti. Invece Nonno Giorgio e Letta Nipote la difendono e nutrono fiducia perché conta balle, ma “non è indagata”. Come se questo cambiasse qualcosa: i viceministri De Luca e Bubbico sono imputati e restano al governo. Casomai qualche elettore del Pd avesse ancora qualche tentazione di andare a votare, il giovane vecchio di Palazzo Chigi ha fatto sapere che il divorzio-farsa di Alfano&Schifani dal Cainano è un balsamo per il governo: vuoi mettere la figata di avere alleati Angelino&Renato? Intanto gli elettori Pdl s’abbandonano a carnevali di Rio per la riesumazione del cadavere di Forza Italia. Se al prossimo giro andranno a votare in tre, lorsignori si feliciteranno per la sostanziale tenuta delle larghe intese.

#19o – La frustrazione del giornalista di regime

Sottotitolo: Un paese civile non può prescindere da una corretta informazione. #vergognaitalia #19O

 

 La Rai ha tre inviati diversi in piazza Porta Pia. Due lanciano le bombe carta e uno commenta in diretta. [cit.] #19O

Un paese civile non può prescindere da una corretta informazione. E’ uno stillicidio reiterato, in ultimo ieri la notizia che l’ODG che in vent’anni di conflitto di interessi, di menzogne, diffamazioni e calunnie spacciate per giornalismo non ha mai fatto un plissè si occuperà di Santoro. Il danno, la beffa e il linciaggio verso uno dei pochi che, a modo suo e col suo stile le cose almeno le ha sempre dette. Io mi sento violentata tutti i giorni dalle bugie con cui cercano di addolcire, nascondere quello che ormai non è più possibile ignorare. Noi vittime sempre che dobbiamo pure finanziare, di diritto o di rovescio certa spazzatura, ché hai voglia a dire che questo e quello non prendono soldi dallo stato, e poi sentire pure certi opinion makers farci la morale dai loro pulpiti magari fra una risatina e una canzonetta in radio. Non capisco perché sallusti, belpietro, ferrara e compagnia servente ben posizionata su tutti i media di regime, Rai compresa, possono loro sì minacciare la civiltà di questo paese e l’altro giornalismo, quello cosiddetto indipendente fa così fatica a riconoscerlo, a vedere la violenza vera dov’è. E invece di diffondere idee buone, fatti realmente esistenti si spertica in propaganda a favore di qualsiasi potere vada bene al re d’Italia di questo nuovo millennio. E quando può si mette pure di traverso davanti a quei pochissimi che osano guardare dietro il dito.Una stampa e un’informazione il più possibile libere dall’influenza della politica sono il fondamento di qualsiasi democrazia che voglia dirsi civile, libera davvero.

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18-19 ottobre. I media alla guerra immaginaria

Ma chi controlla i media? Diciamo meglio: che cavolo ha in testa chi li governa? Lo spettacolo mediatico intorno al 18 e 19 ottobre è stato così indegno che persino un signore perbene e molto governativo come Enzo Foschi, capo segreteria del sindaco di Roma Ignazio Marino ed esponente del Pd romano, è stato costretto a twittare: “I veri Black bloc sono tutti quei giornalisti infiltrati nel corteo… delusi dal fatto che non scorra sangue…”.

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C’è la manifestazione. Non è una notizia.C’è una folla immensa di gente che ride, passeggia, racconta slogan. Non è una notizia.C’è uno striscione magnifico, la sintesi è poetica e racconta la forza e la storia e la potenza di chi non si rassegna e lotta. Non è una notizia.C’è un gruppo di ragazzi e ragazze che hanno fatto nottata per comporre dei cartelli in cui c’è scritta bellezza, tenacia, sogni, rivendicazioni. Non è una notizia.C’è una donna che è arrivata con il passeggino e il bimbo e dice che ha lo sfratto e che non ha stipendio e abbraccia e bacia gli amici che guardano il bimbo e gli fanno le smorfie. Non è una notizia. Passa avanti.C’è una ragazza giovane, carina, estetica spendibile sui media. Può scapparci una copertina. Dai, si. E’ proprio bona. In fondo che ce ne frega della lotta. Il punto è che c’è figa. Quella è una foto da fare.C’è un ragazzo che ha uno zainetto nero. Bisogna seguirlo. Ha uno sguardo così e così. Sicuramente vi porta in mezzo agli scontri, ed è lì la notizia. Invece il ragazzo siede, apre lo zaino, e tira fuori panini per gli amici. Che palle! Neanche questa è una notizia.Dopo un paio d’ore reporter, giornalista, sono talmente frustrati che inseguono scie di fumo immaginarie, sentono un pedardo in lontananza e comunicano in redazione che c’è un attentato, la tizia col fumogeno viene descritta come capo di un attacco ai “civili”, e poi arrivano all’angolo tra via tot e via bah e lì c’è una rissa di un tale che è sempre parcheggiato all’angolo, un po’ ubriaco, che bestemmia e insulta un altro che pure lui non sta tanto bene.Ecco: fotografia, lancio d’agenzia e titoli da terrore mediatico. Abbiate paura. La piazza è terrore. Non scendete in piazza. Non lottate per i vostri diritti. Vedete? Siete in pericolo. Lì c’è brutta gente. Lì dove? Ma lì… non vedi? Dici che le uniche persone mascherate sono militari? Ma no… che dici. Dunque: se hanno fatto la zone rosse c’è un motivo.Ecco. Articolo fatto. Prendi la foto dei due ‘mbriachi. Mettici due agenti che passano per caso, poi tira fuori una fotografia di repertorio dei black bloc, metti che uno degli ‘mbriachi aveva in mano una specie di rotolo di giornale e giù con l’analisi della fenomenologia del rotolo assassino, ‘ste armi contundenti usate dai manifestanti, immagina un sequestro di rotoli assassini nella vicinissima tipografia (il covo dei violenti).E nel frattempo il corteo scorre. La gente aumenta di numero. I bambini ridono. Gli adulti cantano. I militari non c’hanno un cazzo da fare. Ma il giornalista ha avuto la sua storia.Perché il punto è che se non c’hai una notizia, beh, inventala. Scoraggia le persone e allontanale dalle lotte. Devono sapere che dalla piazza non si torna. Devono saperlo. Devono.E comunque, via, fategli un regalo a ‘sto povero giornalista. Non vedete che pena? Nessuno che indossi un passamontagnino per farsi fotografare? Capitelo. Ha famiglia, se non porta qualcosa ci sta che lo licenziano…Bisogna essere solidali tra precari. No?

via#19o – La frustrazione del giornalista di regime.

“Impedite a quel cervello di pensare”

Sottotitolo: non mi sovviene proprio come può venire in mente, come sia potuto venire in mente  – ad un partito che vuole rappresentare non dico una sinistra che sarebbe pretendere troppo in questo paese di rinnegati storici, di quelli che erano comunisti ma poi hanno pensato che non fosse conveniente esserlo neanche oggi che nessuno rischierebbe la galera e l’isolamento a causa delle sue idee, ma almeno di un centrosinistra liberale e moderno come ce ne sono in ogni democrazia evoluta e moderna, di allearsi con una congrega di ipocriti sporcaccioni razzisti e omofobi come l’uddiccì dell’inutile casini.

Omofobia: le norme non si fanno neanche stavolta

Mentre negli States oltre a rieleggere Obama referendum locali hanno scelto marijuana libera, matrimoni gay e aborto finanziato dallo stato nella nostra piccola e incivile Italietta la legge contro l’omofobia non c’è nemmeno questa volta: un emendamento approvato in commissione Giustizia cancella completamente le norme che prevedono pene severe contro chi non rispetta o istiga odio contro omosessuali e transgender. Il testo in discussione estendeva i contenuti della legge Mancino del ’93, quella che punisce l’odio razziale anche all’omofobia. Insieme alla Lega hanno votato Pdl e Udc.

“Impedite a quel cervello di pensare”.
L’8 novembre 1926, dopo la promulgazione delle “leggi eccezionali” varate dal governo fascista di benito mussolini contro gli oppositori, Antonio Gramsci viene arrestato in violazione dell’immunità parlamentare [era stato eletto deputato del Partito Comunista d’Italia alle elezioni politiche del 6 aprile 1924] e condotto nel carcere di Regina Coeli in regime di isolamento.

Odio chi non parteggia. Odio gli indifferenti.

Antonio Gramsci

Per rinfrescare le memorie di quelle povere miserabili testine che ancora oggi si permettono di pensare e purtroppo anche dire che in Italia fascismo e comunismo pari sono stati. Oggi per fortuna a nessuno “viene impedito di pensare”, chi non pensa, non studia, non s’informa, non legge lo fa di sua spontanea volontà, ma non è detto però che a farne le spese debba essere chi invece pensa che l’ignoranza sia stata ed è la malattia peggiore di tanta gente, in questo paese.

Meno ignoranza e più cultura, anche e solo per decoro personale, avrebbero salvato l’Italia da silvio berlusconi, se più gente avesse pensato, questo paese non sarebbe diventato lo zimbello del mondo civile.

Senza ignoranza mafie e criminalità non avrebbero avuto quel campo libero che consente a malavitosi e delinquenti di avere voce in capitolo nella politica, di essere essi stessi politica, di avere le mani in pasta nella gestione delle cose di tutti. Non sarebbero considerate un’alternativa valida, accettabile e tollerabile allo stato di diritto;  solo in un paese come questo uno ha potuto dire, da ministro, che “con la mafia si deve convivere”.

E solo in un paese come questo si può definire “eroe” un pluriergastolano assassino.

E solo in un paese come questo un boss della malavita è potuto restare oltre vent’anni in una tomba all’interno di una chiesa in qualità di “benefattore”.
Fascismo e nazismo sono stati e sono orrori dell’uomo moderno, non fantasticherie di chissà quali epoche lontane.

Orrori di morte e distruzione. Non c’è niente di positivo nelle teorie fasciste.

Il fascismo di mussolini era quello che mandava gli oppositori “in vacanza al confino”[come ci ha spiegato tempo fa il delinquente zippato], il comunismo di Gramsci era invece quello che ci ha regalato quella Costituzione grazie alla quale oggi c’è ancora gente che si può permettere di dire e scrivere pubblicamente senza vergogna in riferimento all’Italia che “fascismo e comunismo pari sono”.

Questa cosa mi pesa moltissimo, non so e non voglio nemmeno immaginare perché  ci sia gente che rifiuta, ancora oggi, di guardare a quello che è realmente accaduto in questo paese dove, fino a prova contraria l’unico regime che ha oppresso, violentato e ammazzato è stato quello fascista.

Ed è per questo che il fascismo è stato messo fuori legge, anche se poi nei fatti quella legge non viene fatta rispettare, l’ultimo squallido esempio sono stati i funerali di pino rauti qualche giorno fa.

Paragonare il fascismo, tentare di metterlo sullo stesso piano di quella classe di pensiero che è stato il comunismo italiano, è come dire che la merda è uguale ad una raffinata crema chantilly.

Resistere per esistere

Sottotitolo: In un paese diviso non per pregiudizi ideologici ma per la realtà delle cose, è difficile che la memoria unisca tutti. E forse è un bene che sia così. E’ un bene che quest’anno il 25 aprile a Roma non abbia tra gli ospiti poco desiderati Alemanno e la Polverini. E’ un bene che l’Anpi abbia scelto di non corteggiare alcuna retorica spiegando al sindaco e alla presidente della regione che il giorno della Liberazione è un giorno di scelte: o si sta dalla parte della democrazia e dell’antifascismo o si ammicca ai giovani fascisti di borgata, ai saluti romani di casa Pound, al circo degli amici camerati piazzati a dirigere il sottogoverno della capitale e della regione come vecchi democristiani. (Claudio Fava)

In un Paese così facile da imbrogliare bisogna puntualizzare ogni giorno l’ovvio che NO, NON SI PUÒ ESSERE DEMOCRATICI SENZA ESSERE ANTIFASCISTI. Ogni giorno, ma oggi di più.
(Francesca)

iL 25 Aprile non è la festa di tutti: è la festa degli italiani ANTIFASCISTI.

Puntoebbasta.

Pare che Napolitano non abbia gradito che l’ANPI non ha gradito la presenza del sindaco fascista di Roma e della presidentessa fascista del Lazio alle celebrazioni di oggi. Ecco, se mi posso permettere io non gradisco un presidente della repubblica che tende a fare del 25 aprile un’occasione per esaltare la retorica ipocrita del volemose bene anziché quell’Antifascismo e quella Costituzione che hanno permesso che dei fascisti potessero, ancora oggi, far parte delle istituzioni di una repubblica nata sui valori di una Resistenza Antifascista.

Va benissimo celebrare ed onorare il 25 aprile, anche se, come ha scritto ieri Rita Pani si dovrebbe mettere questa festa in standby fintanto che tutti gli italiani non impareranno a meritarsela di nuovo.
Perché festeggiare la Liberazione dal fascismo significa anche prendere atto che quello fu l’unico momento storico in cui il popolo italiano, dimostrando di essere più forte del suo oppressore ha meritato davvero l’appellativo di SOVRANO.
Ed ecco perché si tende a sminuire il valore e l’importanza di questa giornata, il potere teme che gl’italiani possano avere di nuovo un rigurgito di quella voglia di libertà che ha ispirato i Partigiani.
Anche se la nostra è stata sempre più un surrogato che una vera e completa libertà.
Siamo liberi, oggi, di fare cosa? certo, fuori dalle nostre case non ci sono i bivacchi dei manipoli tanto cari a mussolini, ma nel nostro parlamento i fascisti ci sono, non se ne sono mai andati, mentre invece dopo la triste esperienza del ventennio di fascismo in Italia non si sarebbe più dovuto nemmeno parlare. Il fascismo non è mai stato sconfitto definitivamente.
Siamo liberi di dire che questo e quello non ci piacciono ma non di liberarcene,  che non ci piace questa dittatura soft esercitata in funzione del salvataggio dell’economia, che non ci piace questo regime di democrazia autoritaria dove tutti sembrano andare d’accordo con tutti nascondendosi dietro l’alibi ipocrita del bene del paese.
Quale libertà si dovrebbe festeggiare?
Oggi l’oppressione si esercita in maniera diversa ma i risultati non sono poi così diversi.  Specialmente negli ultimi anni il fascismo è tornato a manifestarsi sempre più prepotentemente  ed è addirittura tornato a governare l’Italia. Per questo motivo è indispensabile un ritorno alla Resistenza, come quella fatta dai nostri nonni più coraggiosi.
Sulla libertà non si deroga, ecco perché il 25 aprile non è e non può essere la festa di tutti: il 25 aprile è la festa degli italiani ANTIFASCISTI.

Prelievo forzoso

In un paese non governato da corrotti, pregiudicati e mignotte verrebbe applicata già da stamattina la patrimoniale (patrimoni tassati del 50%). Con una Costituzione che prevede in caso di pericolo per la Repubblica lo scioglimento delle camere Napolitano sta ancora cercando l’articolo che lo preveda. (Sam)

Sicuro che l’antipolitica sia quella di chi non ne può più di  questo modo di fare politica? siamo proprio tutti sicuri che lo sfinimento di chi non vede più niente di positivo, che abbia le sembianze di un futuro e imputa (giustamente!) la responsabilità a quell’esercito di viziati e viziosi che si spacciano per parlamentari della repubblica sia così pericoloso e antidemocratico? io francamente no. Sono convinta proprio del contrario e cioè che tutto quello che di più pericoloso e antidemocratico ci sia attualmente in circolazione nel paese è concentrato proprio all’interno di un parlamento trasformato e da tempo, in quel ‘bivacco di manipoli’ che tanto piaceva a mussolini. Che almeno ha avuto il grande merito di dire chiaro e tondo sin da subito che il suo non era affatto un regime democratico e liberale ma un regime e basta. Per surclassare il capoccione ci voleva una mente più perversa della sua, in Italia abbiamo prodotto anche questa.

Il governo pensa a un prelievo forzoso dai conti correnti. Perché, dice, lo stato è povero e ha i debiti.

Non è dato sapere chi ha fatto quei debiti ma si può facilmente intuire.

Bene.

Quindi chi è povero e ha i debiti può fare prelievi forzosi.

Suggerisco: gioiellerie, catene di supermercati, concessionari d’auto, banche, ristoratori, taxi e punti snai.

La differenza però  è che loro hanno le pistole: i nostri conti in banca no. La differenza tra democrazia e democrazia, tra libertà e libertà è tutta qui: i padroni hanno le pistole, gli altri, noi, no.

Un bandito almeno dice: “questa è una rapina”, i  delinquenti in parlamento invece la trasformano in legge. 

In tutto questo casino, gli industriali ripetono il pen-ultimatum al governo (sono tre mesi che dicono le stesse cose, non contano più nulla e non se ne rendono conto), perché dire “vattene via” sembra troppo comunista. sacconi non si sa bene cosa beva e perché veda brigatisti dappertutto. renzi non ha nulla da fare e si mette a rottamare il PD insieme all’importatore mediaset dei reality tv. Qualcuno già raccoglie le firme per un fantomatico referendum contro le misure della BCE che in Italia non si può fare (si può soltanto abrogare delle leggi). bossi rassicura i mercati: “l’Italia non dura”. berlusconi ha smesso pure il bunga bunga tanta paura ha di perdere la poltrona a vantaggio della cella che lo aspetta da vent’anni. Qualcuno ha fatto due conti e si è accorto che spendiamo quasi due miliardi l’anno di auto blu. Sembra un copione comico, e invece  è solo il collage di titoli dei giornali.

Sul sito di “servizio pubblico”, la trasmissione di Santoro che inizierà domani sera c’è una domanda: “qual è fra i privilegi di cui godono i politici quello che li rende più casta”.

Io ho risposto TUTTI.

Perché non ce n’è uno particolare. E’ l’idea che in questo paese non si possa pretendere e raggiungere un livello di civiltà, equità e giustizia sociale vera e ottenere (finalmente) che i politici vengano equiparati a dei normali professionisti che non si può più tollerare, specialmente in un periodo come questo con la catastrofe a un passo da noi.

Una volta si pensava che i politici dovessero guadagnare molto affinché non cadessero nella tentazione di rubare e fare i propri interessi approfittando del ruolo e che, siccome la politica ha un costo non fosse giusto che a rappresentarla fossero persone ricche a discapito di chi non lo è.

Siccome in Italia entrambe le teorie si sono rivelate fallimentari, siccome in Italia i politici appena possono in tentazione ci cadono più che volentieri e da diciotto anni non si fa nient’altro che garantire gl’interessi di un uomo solo (che poi li garantisce a sua volta a quell’esercito di papponi e mignotte che sappiamo), siccome solo in Italia è stato possibile permettere a un imprenditore di scalare i vertici della politica producendo così il più grande conflitto di interessi della storia di una democrazia, è necessario azzerare tutto e ricominciare.

Quanto guadagna un professionista? quali sono i privilegi ai quali può ambire un avvocato, un medico, un giornalista, un insegnante? ecco: io voglio le stesse cose, voglio che un politico rientri nei normali parametri di un professionista qualsiasi, ovviamente licenziabile  possibilmente senza buona uscita, quando dimostra di non aver saputo svolgere al meglio il suo lavoro. E arrestabile quando viola le leggi.

Come tutti, e come vuole l’articolo 3 della Costituzione.

La Rai mi ricorda tanto un’altra situazione

Da gennaio l’Elefantino sarà in onda il giovedì in prima serata sulla seconda rete. “E’ stata un’ispirazione, ho preso la cattedra di Enzo Biagi e ora il trono di Michele Santoro”. (F.Q.)

”La Lei sta completando il quadro dell’occupazione politica in Rai in modo eccellente, come Masi non è riuscito a fare – aggiunge -. E’ davvero incredibile che Ferrara possa prendere carta e penna e decidere quando e come andare in onda, dimostrando chi sono i veri dirigenti del servizio pubblico. E’ ancora più assurdo che si sostituisca un programma di informazione gradito agli italiani, con l’ennesimo megafono del premier, che già su Raiuno perde inesorabilmente ascolti. La verità- conclude Pardi – e’ che degli ascolti alla Lei non gliene importa nulla. Lei è solo l’esecutrice di una struttura sovrana che si prepara alla campagna elettorale. E chi se ne importa se la Rai e i suoi dipendenti colano a picco, tanto continua a guadagnarci Mediaset e tutto rimane in famiglia” (Pancho Pardi)

Dopo la cattedra di Biagi ora prende anche il trono di Santoro. Ricordiamoci di fargli prendere anche lo scettro, ma nel posto giusto. 

Lo guarderanno pochi derelitti  convinti che  sia davvero molto intelligente mentre invece ferrara è da sempre moltoebbasta ma non importa, cosa non si farebbe per servire il padrone unico, specie ora, nel suo momento peggiore? Anche se questo costerà all’azienda Rai l’ennesimo spreco di soldi così come è già accaduto per la trasmissione del moltoebbasta che dalla fascia preserale, quella che dovrebbe fare da traino all’ignobile tg1 di minzolini è stata trasferita all’ora di pranzo giusto per mandarlo di traverso a chi abbia la sventura di passare magari per sbaglio su rai uno.

Come ho scritto varie volte commentando la mia epurazione voluta da qualche povero demente  (contro i quali purtroppo l’unico rimedio è una cura appropriata) da quella piattaforma che ancora qualcuno si ostina a definire “libera”, non basta sbarazzarsi del nemico, bisognerebbe anche dimostrare coi fatti chi era l’intruso,  il non rispettoso, il fazioso, il maleducato che non rispetta le regole.

  Le accuse rivolte a Santoro sono più o meno le stesse che  hanno usato nei miei confronti per giustificare la vigliaccata. Poco importa che nel mio blog entrassero 500 persone al giorno e che Santoro sia il professionista che più di tutti ha fatto guadagnare soldi alla Rai al punto di autofinanziarsi Annozero solo coi proventi della pubblicità, quando qualcuno decreta la fine di chi ha come unica colpa quella di fare, dire e scrivere qualcosa di utile, quando qualcuno riesce a creare consenso intorno a sé perché ha avuto la capacità di rendersi credibile coi fatti, non sparlando degli altri come un troll psicopatico, una donnetta mai sedotta ma solo abbandonata, che non dovrebbe essere sfrattata solo da un blog ma da tutte le scuole del regno, come un fede, un minzolini, un olindo sallusti qualsiasi e la loro orribile compagnia di servi, quella fine prima o poi arriva, e la scusa, l’alibi non devono essere nemmeno troppo convincenti  per gente dalla mente debole e ancorché assente il cui unico ragionamento proveniente dall’unico neurone disponibile e pure piuttosto confuso è “se l’hanno cacciato un motivo ci sarà”. E’ la stessa teoria per la quale molti idioti pensano che  se una donna viene stuprata è perché provocava.  Sic et simpliciter.

Col risultato che in quella piattaforma la feccia continua a girare indisturbata  e agevolata dai preposti al controllo mentre le persone perbene vengono messe fuori dalla porta in modo tutt’altro che cortese.

E la conseguenza è il notevole appiattimento di un livello già molto precario anche prima dati gli argomenti assolutamente irrilevanti ai quali si dà spazio a tutto svantaggio della qualità,  proprio come alla Rai dove i programmi di eccellenza si contano ormai  sulle dita di una mano. 

La domanda dunque, viene spontanea: chi ci avrà guadagnato da queste operazioni? ma soprattutto perché si lascia morire un’azienda che non ha i soldi nemmeno per pagare gli stipendi ma poi trova milioni di euro per finanziare il contratto di ferrara e di tanti altri incapaci assunti unicamente per fare propaganda al papi-padrone?

E’ inutile insegnare ai lombrichi a volare: non hanno le ali

Ed è quindi altrettanto inutile tentare di spiegare a chi non può capire, perché sprovvisto della materia prima per effettuare questa operazione, che chi scrive per il piacere di farlo cercando di dare un senso e una qualche utilità a quello che mette a disposizione degli altri non lo fa per il successo, per andare a finire in una squallida pagina web che sembra ormai la copia malriuscita del peggior giornaletto di gossip che persino l’edicolante che lo deve vendere si vergogna  di esporre. I post io li scrivo, non li copio, giusto per rispondere a quella piccola cricca di patetiche teste di cazzo che si riuniscono come i massoni sparlandosi fra loro. Io non vivo di vite altrui, mi basta e avanza la mia. (Chi vi guarda e riferisce non lo fa per interesse ma per aggiungere dettagli al dossier che vi riguarda: sarà molto divertente poi, stabilire nelle opportune sedi chi aveva ragione e chi no, chi è stato abusato e chi invece ha abusato, con una denuncia penale si può perdere qualcosa di più di un blog, specialmente se ingiurie e diffamazioni partono da pc  destinati ad altro uso,  si trovano sulle scrivanie di palazzi istituzionali come ad esempio un ministero,  oggi un posto fisso non si trova così facilmente, chi ce l’ha se lo dovrebbe tenere da conto, specialmente ad una certa età, non metterlo a rischio per accontentare i capricci di qualche donzella delusa e troppo vanitosa.)

E’ inutile spiegare che quel successo di cui molti si vantano solo perché si vedono su una pagina web, non dipende dalla loro bravura né dalla loro capacità di catturare l’attenzione e ottenere consensi ma è frutto di un sistema creato ad arte da poche persone che decidono cosa e chi deve essere visto perché il padrone vuole così, perché quel padrone desidera che anche i contenuti di una piattaforma virtuale siano funzionali allo stesso regime di cui questo paese è ostaggio da diciotto anni. E che essi stessi quindi sono ostaggi di quel sistema.
Un regime che qualcuno ha potuto organizzare e rendere effettivo  soprattutto grazie ad un certo uso (il peggiore) dei mezzi di comunicazione gestiti da chi ha saputo approfittare di un popolo debole, di gente che pensa che non sia necessario né utile pensare alle cose importanti, ché dei problemi, delle difficoltà, dei drammi è meglio non parlarne, meglio non far vedere e sapere. E che un blog serve per ridere e non pensare.
Meglio nascondere le brutture dietro l’ultima storia di corna fra coppie vip, meglio nascondere il dolore  e l’angoscia di chi ha la consapevolezza di non poter più ambire ad un futuro dietro il culo e la cellulite dell’attricetta o ai chili in più della cantante, meglio oscurare il fallimento di un governo di delinquenti dietro “notizie” che non troverebbero posto neanche nel quotidiano più scadente ma, caso strano in quelle pagine trovano sempre, sistematicamente e puntualmente l’onore della ribalta.
Ma per capire tutte queste cose bisogna che succeda qualcosa che faccia ben capire quanto sia ridicolmente fittizia la “libertà” della quale ci si vanta a partire già dal nome. Bisogna rendersi conto in prima persona di quel che può succedere a chi ha tentato di contribuire al miglioramento, a chi ha cercato in tutti i modi di tenersi ben distante dal ciarpame dilagante, a chi ha portato in quelle pagine web sempre e solo se stessa e i suoi pensieri con lealtà e onestà pensando fosse normale comportarsi qui nello stesso modo in cui lo si fa nella propria vita di sempre, mentre invece secondo il parere dei “giusti”, quelli che decidono chi deve essere vist*, lett* e degn* di poter partecipare a quella mensa non lo era.
Chi invece lo è continua ad essere presente e ben visibile, soprattutto in quella prima pagina che nella sua vita non ha mai saputo scrivere,  ed ecco perché si deve accontentare di offrire la sua immagine ad uno specchio virtuale dietro il quale si nascondono malvagità, bugie, finzioni e ipocrisia che qualcuno si onora di chiamare “community”.

Un popolo di imbecilli

La legge Irreale (dal Fatto Quotidiano) – Antonio Di Pietro ha invocato il ritorno a una legge antica, la legge Reale, come soluzione ai problemi di ordine pubblico. Attribuiamo questa idea peregrina all’emozione del momento e a una certa inclinazione poliziesca dell’ex-magistrato. La legge Reale, varata nel 1975 su iniziativa dell’allora ministro di Grazia e Giustizia, il repubblicano Oronzo Reale, prevedeva il fermo preventivo sui “sospetti” della durata di 96 ore e dava alla polizia la possibilità – in particolari situazioni (chissà cosa si intendeva per “particolari”) di ordine pubblico – di usare le armi. Si parlò di “pena di morte” non dichiarata.

La legge non fermò gli scontri di piazza, non disinnescò il terrorismo, provocò solo la morte inutile di 250 persone, una quarantina non avevano nemmeno compiuto vent’anni. Ricordiamo qui due casi emblematici. Nel 1978, in Piazza Navona, durante una manifestazione dei radicali, venne uccisa Giorgiana Masi, 18 anni. Le indagini andarono avanti fra mille depistaggi e nessuno pagò per quel colpo di pistola alla schiena. Era stata “una pallottola vagante” e, si sa, quando le pallottole vagano, pazienza da quale canna sono partite. Nel 1979 venne ucciso a soli 37 anni Luigi Di Sarro, medico e artista (a febbraio, l’ultimo omaggio postumo al Beaubourg). La scorta di Andreotti, in borghese, lo fermò in auto sul lungotevere, a poche centinaia di metri da casa sua. Era già buio, Di Sarro pensò a un sequestro di persona (allora erano un’industria), tirò dritto, gli agenti spararono ad altezza d’uomo. Un assassinio che venne prontamente “giustificato dal clima di quei giorni”.

Una nuova legge Reale? Una legge Maroni? Non bastano Uva, Cucchi, Aldovrandi e gli altri? Vogliamo un’altra Masi? Un altro Di Sarro? Vogliamo questa legge in mano al governo Berlusconi?

Sottotitolo: Delle cose del capo (silvio berlusconi: nota di R_L)  io me ne sbatto il cazzo. (fabrizio cicchitto)

Sulla pagina di Alemanno di Facebook, quella ufficiale,  cancellano i commenti.  Non si può dire che il sindaco di Roma si è fatto 8 mesi di galera per aver lanciato una molotov contro l’ambasciata sovietica. E perché non si può dire se, prima cosa è vero, e,  seconda, lo sapevamo in tanti?  non sta bene per caso far sapere che chi oggi invoca leggi ‘speciali’ ha avuto un passato ben peggiore dei violenti di oggi? prendiamo ad esempio maroni, il cosiddetto ministro dell’interno già condannato per resistenza a pubblico ufficiale, per non parlare del capobanda, quello che minaccia il colpo di stato ad ogni stormir di fronda.

Più leggo  commenti in merito ai fatti di sabato e e più mi rendo conto che lo stato di insipienza di tanta gente ha raggiunto livelli intollerabili. E allora forse ha ragione chi dice che agli italiani il manganello piace, ecco perché solo qui ci sono ancora tanti nostalgici di quel fascismo che la storia avrebbe dovuto cancellare per sempre. A troppi piace ancora  l’uomo forte, che sia della provvidenza o dei miracoli non fa differenza, l’importante è che non li faccia pensare né assumersi responsabilità: che faccia tutto lui. Prendiamo Di Pietro e la sua proposta oscena di ripristinare una legge che è costata in 15 anni di applicazione 625 morti:  io non voglio vivere in un paese dove si rischia di essere ammazzati solo passando sotto casa di un'”eccellenza” qualsiasi. E non voglio vivere in un paese dove il governo è così debole, incapace e impreparato a gestire la qualsiasi da proporre il rimedio solo dopo che i danni sono stati fatti. Di Pietro,  invece di ammettere il fallimento della tanto sventolata politica della sicurezza, annunciata e mai messa in pratica da questo governo di cialtroni, oggi si trova un alleato tanto prezioso quanto imprevedibile come il ministro azzannapolpacci maroni. Un poliziotto può indossare tutti gli abiti che vuole ma sempre poliziotto rimane, nell’animo.  Di Pietro, invece di fare becera propaganda fascista  dovrebbe chiedere le dimissioni di maroni e del governo tutto.

Le leggi speciali sono leggi fasciste, il governo di uno stato serio non legifera sulla scia dell’emotività, e inasprire, reprimere, vietare non serve a nulla se poi non si può garantire la certezza della pena perché non sarebbe conveniente per troppa gente che si macchia quotidianamente di ben altri tipi di violenze perfino più gravi di qualche vetrina spaccata e qualche macchina bruciata.  Perché poi se in galera ci deve restare lo spaccavetrine bisogna che ci resti anche previti che dei suoi sei anni per corruzione ha scontato appena quattro giorni di detenzione.

L’unica legge speciale di cui questo paese ha veramente bisogno sarebbe quella che vietasse a pregiudicati, ex lanciatori di bombe (di destra e di sinistra), ai collusi con mafie e criminalità di potersi anche e solo avvicinare al parlamento, altro che entrarci dalla porta principale.

La vera violenza non è quella della manifestazione degli indignati a Roma, ma quella dei tre morti al giorno sul lavoro,  di un’intera generazione condannata alla precarietà e a un futuro che non ci sarà.  La vera violenza è quella di chi perde il lavoro a causa di politiche economiche e industriali  che avvantaggiano solo i già benestanti, i soliti ricchi e sa che sarà praticamente impossibile riuscire a trovare un nuovo impiego. La vera violenza sono i padri di famiglia che s’impiccano a quarant’anni perché non possono più garantire ai figli nemmeno da mangiare, i libri di scuola.  Quei figli ai quali viene negato un futuro nel momento in cui vengono al mondo. Questa è la vera violenza di una società ingiusta, ipocrita e gestita da veri delinquenti, politici e non, che oggi si ergono a moralizzatori solo perché in questo paese la gente si disinteressa di tutto e quel poco che sa, lo dimentica troppo in fretta.

L’eversore

silvio berlusconi: “Facciamo fuori il tribunale di Milano”

“Portiamo in piazza milioni di persone, facciamo fuori il palazzo di giustizia di Milano, assediamo Repubblica: cose di questo genere, non c’è un’alternativa…”. Parola di Silvio Berlusconi nell’ottobre 2009. Sì, proprio lui. Si sfoga al telefono con Valter Lavitola, il giornalista-faccendiere incredibilmente di casa a palazzo Grazioli.”

Questo non è terrorismo? è ancora accettabile che si possa tollerare un presidente del consiglio che nel suo tempo libero  va a mignotte oppure promuove l’eversione?  in qualsiasi altro paese al mondo un primo ministro che dica, abbia detto e fatto cose dell’incredibile gravità di quelle che ha detto e fatto b., in tutti questi anni sarebbe immediatamente messo sotto impeachment, cioè OBBLIGATO A DIMETTERSI, e RINVIATO A GIUDIZIO se non addirittura ARRESTATO. Cosa si aspetta a farlo anche da noi,  forse che riesca a mettere in pratica la distruzione totale del paese? 

Ora, per i disordini di sabato la polizia sta effettuando ricerche e perquisizioni nell’ambiente degli “anarco – insurrezionalisti” che sono come il nero, stanno bene su tutto:  un jolly che si gioca sempre quando non si possono andare a disturbare altri ambienti. Ma se questo fosse un paese appena appena normale Roma dovrebbe mandare il conto a la russa e maroni e tutto il governo dovrebbe essere obbligato a dimettersi. 

 Noi cittadini manteniamo svariati eserciti di gente strapagata per risolverci i problemi, dalla politica ai servizi segreti passando per i funzionari “alti” delle forze dell’ordine. Ecco perché penso che quel poco di stampa e di giornalismo decenti che ancora sono rimasti in questo paese dovrebbero smetterla di scrivere e raccontare di vetri rotti e di disordini e ricominciare a occuparsi dei motivi delle manifestazioni. Non dovrebbero permettere di farsi fare la morale da chi tutti i giorni e da svariati anni minaccia di “prendere i fucili”. Io non mi faccio fare la morale da gentaglia che coi suoi comportamenti, atteggiamenti, decisioni ha causato solo drammi e problemi fra cui la morte di una quindicina di persone negli scontri di Bengasi cinque anni fa. Se Libero, il Giornale, la padania vogliono la guerra io pretendo che i giornalisti che ancora pensano di lavorare per informare rispondano punto su punto alle accuse che vengono rivolte alla sinistra e ad essi stessi facendo chiarezza, e anche un po’ di sana dietrologia per rinfrescare la memoria a un popolo che dimentica tutto troppo in fretta. Basta col savoir faire.