Sottotitolo: meno male che in questo paese c’è sempre qualcosa di cui sparlare, ad esempio della querelle fra Travaglio e Formigli, la qual cosa fa opportunamente dimenticare qual è la vera ragione del contenzioso e cioè il risentimento tardivo dell’ex superprocuratore antimafia che durante il suo mandato ha incassato senza fiatare le critiche, gli articoli di giornale e i libri che parlavano del modo in cui ha potuto ottenere quella carica a scapito di Giancarlo Caselli ma che, improvvisamente, da presidente del Senato pescato nel cilindro del coniglio di Bersani considera e chissà perché qualcosa di irricevibile. Formigli da giornalista qual è sa benissimo che i giornalisti non sono affatto tenuti e obbligati al contraddittorio, altrimenti dovrebbero fare solo quello e non altro vista la mole di persone di cui si occupano nei loro articoli e inchieste, ma continua imperterrito a sostenere che se l’inquilino del primo piano discute con quello del terzo a risolvere il contenzioso deve essere quello del quinto. Specialmente quando a margine di questo c’è la possibilità di fare i propri interessi, nel caso di specie aumentare lo share di una trasmissione televisiva. Di fronte ad un’accusa, seppur tardiva, di diffamazione l’unica sede preposta e regolare la contesa dovrebbe essere un tribunale, non uno studio televisivo terzo e nemmeno la telefonatina intimidatoria in diretta tv, un’abitudine pessima a cui nessuno si sottrae. Se Grasso pensa di essere stato infamato solo oggi da Travaglio e non cinque anni fa quando le stesse cose che ha detto a Servizio Pubblico le ha scritte su un libro insieme a Saverio Lodato, denunciasse Travaglio ad una procura. Perché non lo fa?
Se Travaglio fosse quel diffamatore che molti pensano che sia a quest’ora sarebbe sui gradini di una chiesa a chiedere la carità.
A pagina 319 di “Intoccabili” il libro di Saverio Lodato e Marco Travaglio si può leggere:“Grasso ha avocato ogni decisione sulle inchieste, soprattutto quelle riguardanti la mafia e la politica, in cui sono impegnati Ingroia, Lo Forte, Principato e Scarpinato. Non solo ai caselliani, in attesa di trasferimento, non vengono affidati nuovi dossier. Grasso ha anche un altro motivo per congelare i quattro: il nuovo procuratore non vuole essere accusato di continuità con la gestione Caselli…”Chi scrive con grande entusiasmo queste parole? Travaglio? No. Lino Jannuzzi. Chissà perché?–Il libro è uscito a maggio del 2005.Ma in otto anni Grasso non ha mai pensato di offendersi. Se in questo paese l’informazione è quello che è non è solo colpa dei conflitti d’interesse di b. ma della maggior parte della gente che non l’ha mai pretesa, perché per affrontare la verità bisogna essere partigiani della verità, non dell’idolo calcistico, del politico, di un partito.
Gente che critica e insulta un giornalista sulla base del pregiudizio e non di fatti oggettivi.
Marco Travaglio, il più insultato di tutti e inviso alla politica di tutti i colori, il che dovrebbe almeno indurre alla riflessione che quando un giornalista è così detestato dalla politica forse è perché sa fare bene il suo mestiere.
–
Preambolo: I cittadini dovrebbero andare a cercare a casa quei Presidenti di Regione che hanno fatto atti di questo tipo. Il presidente Polverini ha nominato a 40 giorni dalle elezioni delle figure apicali di direttori all’interno delle aziende sanitarie del Lazio e sa che cosa accade se chi è stato eletto decide di sostituirli? Che colui o colei che è stata nominata dal Presidente Polverini andrà a casa, si , ma con lo stipendio per cinque anni pagato dai cittadini del Lazio! Già i cittadini del Lazio pagano con tasse più alte un muto di oltre trent’anni che la Regione Lazio ha dovuto aprire con le banche per ripianare i sette miliardi e mezzo di debito creato negli anni dalla presidenza Storace in poi. Il frutto di amministratori incapaci, sleali e alcuni anche delinquenti lo pagano per 30 anni, per il prossimo terzo di secolo, coloro che abitano nel Lazio.” [Ignazio Marino, Presa diretta – 24 marzo]
–
Pagare le tasse non è un esercizio virtuoso, è un dovere civico prim’ancora che un obbligo.
Ma pagare le tasse deve avere un riscontro oggettivo, visibile e tangibile, quel ritorno in termini di strutture e servizi che in Italia non c’è e non c’è mai stato nella misura di quanto ad esempio lo stato si prende in percentuale dai guadagni dei piccoli imprenditori letteralmente strangolati dal fisco e quelli dei cittadini semplici, specialmente dalle buste paga dei lavoratori dipendenti che le loro le pagano addirittura in anticipo rispetto poi a quello che avrebbero il diritto di pretendere, se questo fosse e fosse stato uno paese ben gestito.
E non è possibile che in un paese, nello stesso paese debbano esserci delle isole felici e altre zone in cui, invece, ci si dimentica delle persone nei loro momenti più drammatici come le malattie, momenti in cui lo stato dovrebbe più che mai far sentire la sua presenza, non abbandonare nessuno.
E se si pensa che questo succede perché questo paese è stato gestito da gente irresponsabile oltreché disonesta verrebbe davvero voglia di diventare egoisti e guardare solo al proprio, soprattutto in un ambito delicato e importante qual è quello della sanità che significa salute, stare meglio, stare bene.
Perché a me sta bene tutto, anche il concetto di solidarietà sociale, ovvero il dover pagare anche per chi non lo può fare ma questo non può ricadere come al solito e come sempre sulle spalle di chi già fa fatica di suo e poi quando ha bisogno di uno stato presente si trova di fronte quelle scene che ci ha mostrato ieri sera Iacona a Presa diretta.
La sanità pubblica come dice Gino Strada deve essere accessibile, funzionante e gratuita per tutti, è lo stato che poi dovrà preoccuparsi di far pagare tasse che siano davvero proporzionate ai guadagni. E sono i governi di uno stato – se sono seri, istituzionali veramente – che prima di tutto dovrebbero smetterla di togliere e tagliare a chi paga le sue tasse con sacrificio e onestamente, che devono rimuovere dalla gestione di un servizio fondamentale qual è quello della sanità pubblica ma in generale da tutti gli ambiti, i delinquenti, i ladri, gli sciacalli ammantati pomposamente della definizione di amministratori, che fanno cassa, che lucrano per meri interessi personali su chi ha la sventura di aver bisogno di un ospedale e di essere curato.
E insieme a loro tutti quelli che, tipo la polverini qui nel Lazio anziché tutelare gli interessi della gente ha pensato prima di tutto ai suoi garantendosi il posto fisso a vita in parlamento.
E con tutta la buona volontà possibile credo che finché in questo paese i responsabili dei vari disastri verranno premiati invece che cacciati con disonore e costretti a risarcire i danni, finché verranno ripagati con buone uscite milionarie e una carica di senatore, finché ci saranno politici che pensano che una patrimoniale, ovvero far pagare di più a chi grazie a questo stato ha avuto di più non sia opportuna perché politicamente sconveniente, finché gli amministratori dello stato pensano che sia giusto rifondere i settori privati quali scuole e ospedali che essendo appunto privati dovrebbero fare da soli a svantaggio di un pubblico che cade letteralmente a pezzi, resta difficile, se non impossibile, imparare ad innamorarsi delle istituzioni come piacerebbe alla signora Boldrini.
Questo paese è stato gestito da gente che fa schifo.
Che ha lucrato sul dolore, le malattie e la morte. Ladri che hanno pensato solo ad arricchirsi non permettendo nemmeno le cure a chi sta male per aumentare il loro profitto.
Altroché sempre ‘sta favola che la colpa è nostra, visto che di soldi a stato e regioni gliene diamo una montagna.
E figurarsi se in mezzo non c’era il vaticano, sempre presente quando c’è da fare cassa, anche per poi fare le suite dove ricoverare criminali.
E nelle corsie solo posti in piedi.
–