Di patti, patteggiamenti e cose così

ECCO PERCHE’ L’AMNISTIA AIUTERA’ BERLUSCONI (Antonella Mascali)

E SPUNTA UNA NORMA SALVA-SILVIO NEL DECRETO SULLE CARCERI (Bei-Milella)

Però continuano a dirci che “inciucio” è una brutta parola, che non si deve dire, che non è vero che il governo Letta serve solo per traghettare berlusconi verso l’impunità eterna.

Non sparirebbe solo la galera a cui non credeva nessuno, visto che a berlusconi sono state date  tutte le garanzie affinché non la dovesse mai rischiare ma verrebbe eliminata anche l’interdizione, che è l’ultima e unica speranza per liberare la scena politica da silvio berlusconi.
E qualcuno, tipo l’ottimo professor Prospero, questo lo chiama compromesso e negoziazione.
VERGOGNA.

Sottotitolo: il centro destra che chiede le dimissioni di Josefa Idem dovrebbe solo stare zitto visti i precedenti penali che si porta dentro travestiti da onorevoli e senatori, certe richieste e critiche le può fare solo chi dimostra coi fatti di essere migliore: un comune cittadino non può dimenticarsi di pagare le tasse perché lo stato glielo ricorderebbe dopo cinque minuti e coi modi che sappiamo, a differenza di come quello stesso stato si comporta  nei confronti dei suoi rappresentanti politici ed istituzionali.

 

Josefa Idem prima di diventare ministro è stata un’atleta, quindi dovrebbe conoscere il significato e il valore della parola lealtà applicata, non chiacchierata, e in ogni caso, quelle che per molti sono inezie, cose da niente [al confronto di…chi se ne frega, siccome c’è berlusconi che ha fatto tutto stravolgendo perfino i termini di paragone non è che si deve tollerare per forza chi si accontenta di poco], ad un cittadino comune sarebbero costate un trattamento molto diverso e forse pure il marchio di disonestà.

Quattro anni di tasse non pagate non mi sembrano una semplice dimenticanza: somigliano molto di più ad una reiterazione di un reato, in altri paesi i ministri si dimettono perché “si dimenticano” di pagare i contributi alle tate dei figli,  il canone della tv pubblica, o semplicemente perché hanno copiato una tesi di laurea da internet, per dire. Ma il ministro ha già fatto sapere che non prenderà nemmeno in considerazione l’ipotesi delle dimissioni perché il governo Letta le ha assicurato il suo sostegno, dunque Josefa  Idem, ministro di questo bel governo del largo inciucio e quindi intoccabile in nome della pacificazione nazionale pagherà la mora e amici come prima.

 In molti ci dicono che non sono tutti uguali ed è perfino vero nonostante tutto, ma il problema è che non trovano mai il modo giusto per dimostrarlo.
A volte non lo cercano nemmeno.

 

Irregolarità Imu, Letta: “Mi fido di Idem”

La procura pronta ad attivarsi sul caso

 

IL SINDACO DI RAVENNA: “ORA IL MINISTRO DEVE FARE CHIAREZZA”
I VICINI: “SPERIAMO SIA FALSO. CON QUELLO CHE PAGHIAMO NOI” 

IL MISTERO DI QUELLA PALESTRA DENTRO CASA

I BERLUSCONES AVVERTONO IL COLLE: “MANTIENI I PATTI”

“Non ha rispettato il patto”. Il Pdl contro Napolitano

Dopo la sentenza della Consulta sul caso Mediaset, i fedelissimi di B. minacciano il Colle, rammentandogli i presunti “accordi” e andando all’incasso in vista del vero salvacondotto: prescrizione in Cassazione o amnistia. [Il Fatto Quotidiano]

Processo Mediaset: no della Consulta tra pressioni e minacce

Il vigliacco sperava nell’ennesimo aiutino dall’alto coi soliti mezzucci, ovvero le solite bacchettate alla Magistratura “protagonista” e che non permette al diversamente statista di potersi occupare del paese e cioè dei cazzi suoi.

Ma stavolta gli è andata male, forse qualcuno inizia a capire che fare figure di merda pro domo berlusconi non è proprio il massimo del prestigio professionale, e non dovrebbe esserlo nemmeno di quello personale.

 Ogni riferimento al garante della Costituzione non è casuale ma voluto e intenzionale, non si capisce infatti perché il presidente della repubblica avrebbe dovuto intercedere per lui. L’hanno già fatto santo Napolitano, da vivo?  berlusconi anche stavolta avrebbe voluto la buona parola del capo dello stato che si traduce automaticamente in quella cattiva per i giudici, evidentemente è una richiesta possibile, mentre invece non dovrebbe essere così.

E il bello è che Letta, Epifani  si vantano pure della tenuta del governo.

Ci tengono a dire che le questioni che riguardano berlusconi, i suoi processi e le sue condanne non avranno nessuna ricaduta sulla stabilità del bel governo targato Napolitano.

E,  di grazia, cos’è che secondo gli esimi Letta ed Epifani dovrebbe avere conseguenze sulla tenuta del governo? il lancio dell’atomica su piazza san Pietro potrebbe bastare?
Chiedo, per curiosità.

Se questo fosse un paese normale Napolitano avrebbe trascorso l’intera giornata di ieri a raccogliere e firmare le dimissioni di tutti.

Nessuno vorrebbe avere niente a che fare con un delinquente patentato [per sentenza] che prima dà la parola e poi se la rimangia inventandosi il consiglio dei ministri per non andare in tribunale.
Loro sì, però, tutti uniti in nome della necessarietà [e di che genere non s’è ancora capito, a parte il dare altro respiro al fuori legge conclamato, come se fin’ora non avessero fatto la stessa cosa] e della pacificazione nazionale sono ancora lì a vantarsi della tenuta di questo bellissimo governo di cui al massimo gli italiani dovrebbero solo vergognarsi.

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Nota a margine: la cosa insopportabile è che ancora lo chiamano cavaliere.
Se la nomina di cavaliere della repubblica, ovvero persona che onora il paese e non lo infama come ha fatto e fa lui non gliela toglie il responsabile della repubblica potrebbe intanto togliergliela la stampa, evitando di citarlo come cavaliere e financo con la maiuscola.
Non se ne può più di sentirlo definire così.

A Tanzi la nomina fu revocata prima del terzo appello, quindi prima della condanna formale e definitiva, che altro deve fare berlusconi perché si smetta – ALMENO –  di chiamarlo cavaliere, strangolare gattini appena nati in diretta tv?

Stonatura? Massimo Rocca – Il Contropelo di Radio Capital

Allora io avrei passato diverse ore con i crampi allo stomaco. E proprio quando mi erano passati vado mica a leggere, con varie sfumature di grigio ma praticamente dovunque, che Berlusconi è imbestialito perché  l’accordo con il Quirinale si è trasformato in una truffa.

Secondo Berlusconi, Napolitano gli avrebbe tirato il pacco. Lui parlava di pacificazione ed intendeva i processi e la Consulta, l’altro annuiva e pensava allo spread e all’Europa. Lui metteva sul piatto l’appoggio al governo e si immaginava che l’altro mettesse una buona parola coi giudici comunisti della Corte Costituzionale. Lui si è alzato convinto. L’altro gli ha fatto ciao con la manina. Insomma non proprio la trattativa Stato mafia, ma certo una trattativa con uno che la Corte medesima ha appena dichiarato che convocava i consigli dei ministri come gli altri si fabbricano gli alibi.

E sono ancora qui ad aspettare un nota viva e vibrante che destituisca di ogni fondamento le ricostruzioni di stampa, sul genere di quella che si beccarono il Fatto e Barbara Spinelli a proposito del governo a tempo.

Che brutta fine ha fatto La Repubblica [ma anche i dintorni non scherzano]

Premessa: Meno male che Travaglio a ottoemmezzo ha detto che voterà anche Ingroia, così almeno si smetterà di  dire che Il Fatto Quotidiano è diventato  house organ del MoVimento.
Paese di chiacchieroni disinformati e che giudicano sempre sulla base del pregiudizio personale. Gente che non apre un libro e un giornale e poi pretende di sapere qual è il pensiero del giornalista, dello scrittore o dell’intellettuale e criticarlo, anche.

E non mi riferisco solo a Marco Travaglio.
Lui ha sempre dichiarato per chi avrebbe votato, la volta scorsa ha scelto l’IDV, perché – lo ha detto mille volte – vota sempre chi sta dalla parte opposta di berlusconi.
Se l’avessero fatto anche a sinistra e centrosinistra, se fossero stati anche loro SEMPRE, davvero e coi fatti dalla parte opposta di berlusconi oggi questo sarebbe un paese non dico normale ma molto più tranquillo di quel che invece è.

“Amo la radio perché arriva dalla gente
entra nelle case
e ci parla direttamente
e se una radio è libera
ma libera veramente
mi piace ancor di più
perché libera la mente.”

Sottotitolo:  “Che brutta fine. Signora mia che brutta fine. Ma che brutta fine ha fatto Repubblica.

Una volta raccontava fatti, dava notizie e su questi creava una pubblica opinione.

Adesso pretende di cementare un’opinione, peraltro tragicamente autoreferenziale, raccontando ciò che vorrebbe che fosse.

Berlusconi è cattivo.
Il Capo allo Stato è intoccabile.
Monti è bellissimo, dice il Fondatore.
Monti è meno bello se attacca Bersani, dice il Fondatore.
Monti torna ad essere bello se non attacca Bersani, dice il Fondatore, ma a una certa età, si sa, gli umori variano.
Merlo disegna merletti.
Serra cesella.
Ehi, ma è l’Europa che ce lo chiede. [Tor Quemada]

Anch’io amo la radio, in modo viscerale, non ci sono cd o compilation dello stesso autore che mi affascinano quanto ascoltare la radio, la mia radio, che è “mia” da più di quindici anni, sempre la stessa, perché la sua collezione musicale è la migliore in assoluto per me, perché dentro ci sono persone preparate, professionali, adorabili, e quando entrano nella mia casa, prima del primo caffè del mattino, è come se fossero persone di famiglia.

Mi sono abituata alle loro voci, aspetto lo speaker che mi racconta le notizie e il dj con le sue proposte musicali, sempre perfette, e ora, grazie a facebook e twitter è anche possibile accostare un volto, a quelle voci,  scambiare con loro un saluto, una battuta spiritosa senza la necessità che si liberi una linea telefonica per farlo.
Quindi il rapporto si è fatto ancora più stretto.

Ma, e lo dico a malincuore e con tutto il mio affetto non mi piace la mia radio da quando si  è trasformata in house organ di partito: il PD.

Come non mi piace nessun giornale od organo di informazione che si trasformano in cavalier serventi, maggiordomi, mettendosi al servizio della politica, nei paesi normali si fa proprio e solo il contrario.

Conosco tanta gente che non è di sinistra ma pur di togliersi dalle balle berlusconi alle scorse  elezioni  ha votato per il centrosinistra – non per una questione di utilità come piacerebbe a molti che si facesse ora – ma perché stanca e stufa di farsi rappresentare da lui e quelli come lui.

Essere di sinistra non fa parte del patrimonio genetico, ogni scelta personale fa parte di un percorso individuale privato derivante dal proprio vissuto, dalle proprie esperienze, dalla propria cultura.
E, fino a prova contraria, anche la politica rientra nella categoria delle scelte personali e della propria libertà di pensiero.

Quindi, escludendo i fascisti e i cosiddetti berlusconiani che in quanto tali hanno dimostrato e dimostrano di non avere acquisito il minimo indispensabile di quella cultura che li farebbe essere diversi e non sono stati in grado di fare delle scelte ma hanno preferito farsele fare – ché pensare in proprio è un esercizio che richiede un certo impegno e volontà – credo che ogni orientamento politico che non abbia in sé un’idea di totalitarismo, limitazione, privazione dei diritti civili e delle libertà sociali e personali debba essere non solo tollerato ma proprio accettato, e con rispetto.
Ora, con tutto il rispetto per quel che resta di Repubblica [il quotidiano] e di certi suoi dintorni [Radio Capital] quello che voglio dire è che è diventato abbastanza ridicolo questo corpo a corpo ingaggiato non col M5S ma con Beppe Grillo in persona.
Faccio fatica a pensare che Vittorio Zucconi,  un distinto signore di mezz’età, un professionista esperto di politica nazionale e internazionale che scrive articoli e viene invitato in qualità di ospite autorevole nei talk show abbia trasformato in una questione personale, in una missione, quella che dovrebbe essere una discussione politica pre elettorale il più possibile serena e non una continua istigazione.

Un giornalista esperto questo lo sa.
Perché non si può stare tutto il giorno a scrivere nei social network che Grillo si è messo le dita nel naso, non si lava i denti dopo pranzo e magari, stando tutto il giorno in giro per le piazze e non al caldo e al comodo di uno studio televisivo o radiofonico, gli puzza pure l’ascella senz’aspettarsi poi che a qualcuno venga il dubbio che si esageri apposta per mettere in cattiva luce la persona.
Tutto questo non è professionale, non è serio, non è giornalismo, ma – soprattutto – l’unico effetto che produce è quello contrario come è già successo con e per berlusconi, che anziché essere attaccato nel merito delle sue enormi responsabilità giudiziarie, politiche, anziché rinfacciargli ogni giorno di aver distrutto anche l’idea di moralità e di etica viene accolto [ancora!] come fosse davvero uno statista in grado di realizzare sul serio tutte le balle di cui va cianciando urbi et orbi da settimane.

Che poi sono le stesse che racconta da quasi vent’anni.

Senza contare poi che questo stravolgimento di una linea editoriale che, fino a qualche tempo fa era assolutamente rispettabile comporta anche una diminuzione  di lettori/ascoltatori e quindi rischia anche di provocare una perdita in termini economici.

Tanta gente, come me, ha smesso di acquistare Repubblica, da quando è diventato un giornale illeggibile, inguardabile per aver scelto di essere  funzionale ad un presidente della repubblica che talvolta ha dimostrato di tenere più a se stesso che alla repubblica, e adesso, dopo un anno di riverenze al governissimo che fa benissimo, al partito del voto utile.


Come scrivo ormai da mesi io non voterò il MoVimento, ma il mio nemico non è Grillo: i miei nemici sono Monti e berlusconi e chi non ha ben chiaro in mente che questo paese senza la realizzazione concreta, la messa in pratica di un’uguaglianza vera e di conseguenza di quei diritti civili che vengono negati, ignorati per vigliaccheria, per non inimicarsi il vaticano che ha scelto di essere nemico di tutti ma che la politica invece tiene sempre e troppo in considerazione concedendogli pelle e quattrini, i nostri e non i suoi, non sarà MAI un paese civile.
E, giusto per cambiare argomento ché sempre lo stesso alla fine annoia si potrebbe parlare di questo, a Repubblica e dintorni.

Inform’azione

Sottotitolo: Oscar Giannino ieri sera a Ballarò su berlusconi: “chiedete a una donna se desidera restare con un uomo che la tradisce da 18 anni…”[se è una povera idiota sì, è pieno di donne così].

Premessa: in questo paese un giornalismo vero, una libera informazione vera  non ci sono non solo per colpa di b, del conflitto di interessi, della politica che s’infila in ogni dove, nei consigli di amministrazione dei quotidiani e della tv di stato e detta la linea più opportuna al suo tornaconto personale e- appunto – politico. Non ci sono anche perché troppa gente, non avendo la minima idea di che significa informare, di quanto sia importante, fondamentale, per costruire una vera democrazia, non li pretende, non le interessano.

Se Floris ieri sera intervistando berlusconi è stato all’altezza della situazione mi fa piacere, non lo considero il top del giornalismo ma lo stimo,  penso che meriti una lunga carriera luminosa e che abbia la possibilità di svolgerla a lungo  oltre l’incubo berlusconi; sparito lui in questo paese tutto funzionerà meglio, ma non faccio certamente esplodere i fuochi d’artificio, perché un giornalista dovrebbe essere SEMPRE all’altezza della situazione.
E quello che mi dà enormemente fastidio è aver letto il paragone fra lui, Santoro e Travaglio [siamo italiani mica per niente].
Prima di tutto perché io non sono affatto convinta che Santoro e Travaglio nella famosa e ipercriticata puntata di Servizio Pubblico abbiano trattato berlusconi con cortesia, in secondo luogo perché non sono MAI stata convinta di quello che sento dire da vent’anni e cioè che Santoro sia stato funzionale a berlusconi [se qualcuno opera e agisce a mio favore non lo trasformo nel mio peggior nemico, lo metto sul comodino vicino all’abat jour e guai se si muove da lì: non bisogna farsi venire nemmeno un’ernia al cervello per arrivare a questa semplice conclusione]; così come non è vero che Travaglio, come da luogo comune ormai incistato in una certa sottocultura popolare espresso perlopiù da chi non ha mai aperto né letto nessuno dei suoi libri e giudica in base al pregiudizio e all’antipatia per la persona, si sia arricchito parlando e scrivendo “male” di berlusconi, forse perché i suoi libri io li leggo da vent’anni e so che c’è scritto dentro. E, quando parla ascolto quello che dice.
Così come non mi ha fatto piacere per niente ieri sera leggere un twitt del direttore Zucconi [Repubblica e Radio Capital] dove scriveva che “Santoro è uno showman e Floris un giornalista”. Mecojoni! direbbero a Bolzano, davvero ci vuole un’intervista, una una tantum per elevare così tanto  un giornalista sì bravino, sì ammodino [certe volte pure pure troppo], per trasformarlo in un totem del giornalismo? dov’era Zucconi quando Santoro trasmetteva sotto le bombe sul ponte di Belgrado gentilmente inviate dal suo amichetto d’alema?
Premesso che a me piace la critica e anche la polemica, quando non è finalizzata alla demolizione [a meno che non si tratti di berlusconi, essendo lui un’anomalia non si può trattare come chi anomalo non è],  non mi piace però  quando ridicolizza o mette un accento esagerato sugli sbagli dei nuovi movimenti che si sono formati ora, trovo che sia una forma di propaganda nemmeno troppo sottile. E scorretta, soprattutto.

Perché un conto è informare e un altro cercare di convincere la gente che quel partito di cui si evidenzia l’utilità, che secondo molti di quegli opinionisti  à la carte, quelli sempre pronti a saltellare ovunque si senta odore di potere sia l’unico da votare, sia il migliore di tutti, ben sapendo, invece, che anche in quel partito le contraddizioni e gli errori si sprecano, ed essendo un partito formato da professionisti della politica non dovrebbe essere così, per questo si dovrebbe essere meno severi e sarcastici con chi professionista non  è. 
Far notare comunque gli errori e le contraddizioni ma senza svilire, prendere in giro, perché dietro quei movimenti c’è una base di gente semplice che lavora, s’impegna e ci crede.
Rivoluzione Civile non è solo Ingroia, il MoVimento non è solo Grillo verso il quale gli house organ del pd – Repubblica in testa –  hanno aperto uno scontro frontale da mesi ripetuto e reiterato. Di lui si contano perfino i peli al naso, per Bersani il trattamento è diverso anche quando non dice le cose che la gente si aspetterebbe da un leader che si appresta a guidare il paese.

Ho sempre pensato che non ho nulla in contrario al giornalismo schierato, che è sempre meglio sapere con chi si ha a che fare, ecco perché mi piacerebbe che quando uno o più giornalisti si schierano facessero comunque delle analisi oneste, senza pregiudizi, senza cercare di dire alla gente che un partito è meglio di un altro.
Perché escludendo l’anomalia berlusconi, tutti meritano lo stesso rispetto.
E chissà perché invece di polemizzare inutilmente, di screditare dei colleghi, certi autorevoli “vecchi” del giornalismo non si domandano perché Bersani da Floris c’è andato, ci va e a Servizio Pubblico invece no, non ci vuole proprio andare.

Sto partito qua
Marco Travaglio, 6 febbraio

Anche se lui negherà sempre, pure sotto tortura, pare quasi che Massimo D’Alema legga Il Fatto. L’altro giorno ha detto che il Pd deve iniziare a fare campagna elettorale, mentre finora ha pensato di aver già vinto le elezioni e preferito parlare di alleanze dopo le urne e spartirsi i posti del futuro, sempre più immaginario, governo. È quello che scriviamo da due mesi. Se si domanda a un normale cittadino che cosa ricorda di ciò che han detto in campagna elettorale Bersani, Monti, Ingroia, B. e Grillo, la risposta è: di Grillo ricordo quasi tutto, di B. molte cose, di Ingroia qualcosa, di Monti poche cose, di Bersani niente (a parte che vuole sbranare chi accusa il Pd per Montepaschi, così anche i pochi che lo ritenevano estraneo capiscono che c’è dentro fino al collo). Magari Bersani avrà detto anche cose giuste e sensate, ma nessuno se n’è accorto. Perché non parla: biascica, bofonchia, borbotta masticando il sigaro. Non finisce mai le frasi. ‘Sto paese qua, mica siam qui, ‘ste robe lì. Una pentola di fagioli in ebollizione. Nei servizi dei tg appare sempre in contesti improvvisati e improbabili, tristi e desolanti, nulla che buchi il video e colpisca l’immaginario della gente. La retorica da culatello, piadina e squacquerone ha stufato. I proverbietti fanno pena. Infatti l’altroieri ha fatto meno ascolti a Piazzapulita di Renzi a Ottoemezzo. Ieri, con l’aria del trascinatore di folle (adesso vi faccio vedere io), ha lanciato l’idea di “un patto a Monti”. Sai che goduria. Politichese vecchio e muffito: i tavoli, gli assi, i patti, le convergenze, il dialogo, il riformismo, i progressisti e i moderati, i problemi sul tappeto. Eppure di cose da dire — chiare e semplici, comprensibili e popolari, persino vere — ce ne sarebbero a bizzeffe. Basta guardarsi intorno, interpellare il primo che passa per la strada o al bar. La casta, per esempio: chi parla più dei costi della casta? Antonello Caporale, sul sito del Fatto , suggerisce una proposta di tagli radicali alle spese folli delle cinque funzioni amministrative sovrapposte: Europa, governo, regioni, province e comuni. “Cinque livelli di spesa che si spartiscono 800 miliardi l’anno”. Ridurle almeno a quattro, facendola finita con le regioni o con le province, significherebbe tagliare le poltrone e i relativi bancomat. Un’altra idea viene dall’annuale relazione del presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino sulla “corruzione sistemica”, collegata al nero dell’evasione e delle mafie, che sottrae all’erario centinaia di miliardi e costringe i governi a tassare sempre di più una popolazione già allo stremo bloccando ogni barlume di sviluppo e di crescita. Basterebbe ammettere che la legge anticorruzione Severino è una boiata pazzesca e promettere di sbaraccarla per farne una nuova che punisca duramente (con la galera) corrotti, corruttori, concussori, evasori, falsificatori di bilanci, riciclatori (anche in proprio con l’autoriciclaggio), abusivisti, ma anche chi compra voti dalle mafie in cambio di favori. Invece anche su questo fronte si balbetta, temendo l’accusa di giustizialismo che, soprattutto di questi tempi, non fa perdere un voto, anzi ne fa guadagnare parecchi. Anziché inseguire le balle quotidiane di B. per strillare e smentire, perché non prenderlo in contropiede e sfidarlo a dire sì o no a un programma “legge e ordine”, con carcere assicurato a chiunque sottragga denaro alla collettività? Basterebbe una parola chiara, e l’alleanza con Ingroia sarebbe cosa fatta. Invece il prontuario dei candidati Pd, con le rispostine precotte da dare alle eventuali domande di giornalisti o cittadini, fa cascare le braccia. Su corruzione ed evasione (per non parlare dell’elusione, chiamata “eluzione”), 4-5 righe di banalità. E sulla controriforma Fornero si legge testualmente: “Noi non intendiamo toccare la riforma dell’articolo 18 nella formulazione alla tedesca”. Ottima risposta per le elezioni in Germania. Per l’Italia, c’è tempo.

Uno strepitoso Crozza nell’imitazione di berlusconi: “mi davano tutti per morto, ho sparato tre cazzate in cinque giorni e ora sono tutti in paranoia”.

Quella “tentazione” di trasformare la protesta sociale in questione di ordine pubblico

Sottotitolo: la notizia è che a Roma e nel resto d’Italia i facinorosi, scesi in piazza per spaccare la testa ai poliziotti fossero i soliti tre o quattrocento per città dei centri sociali. E che le decine di migliaia di ragazzi, genitori, lavoratori e disoccupati che stavano loro attorno fossero, ancora una volta, allegri, ironici, disperati, ma tranquilli. Niente a che vedere con i greci di piazza Syntagma o con gli spagnoli di puerta del sol. E’ il segno che in Italia c’è ancora la fiducia di poter sopravvivere a questa crisi che si trascina da 5 anni e di cui solo Mario Monti, neppure più Francesco Giavazzi, vede la fine. Per questo non le legittime cariche della polizia contro chi inalbera scudi e caschi ma la solita caccia all’uomo successiva, nell’epoca dei telefonini e dei social network, sono un macroscopico errore politico. I cortei in 23 paesi europei di ieri non si vedevano dai tempi del movimento contro le guerre di Bush, quando qualcuno esagerando parlò dell’opinione pubblica come superpotenza mondiale. E sono anche questi cortei contro la guerra al modello sociale europeo che, grazie alla crisi è stata dichiarata e che i popoli europei stanno perdendo. Bloccare la valvola della protesta rischia solo di far esplodere la pentola. [Massimo Rocca]

Un ministro dell’interno che solidarizza ed esprime ammirazione per le forze dell’ordine anche dopo le immagini  delle guerriglie avvenute in varie città italiane e che insieme a quelle delle manifestazioni negli altri 22 paesi aderenti all’euro  – e dunque vittime dell’austerity dovuta ad una crisi di cui non è certo responsabile la gente che scende in strada a prendersi le botte –  immagini che hanno fatto il giro del mondo non è soltanto una chiacchierona inopportuna; un bel tacer non fu mai detto, ma in un paese dove polizia e carabinieri  sprangano, manganellano ad cazzum, in un paese dove ogni tanto ci scappa il morto ‘per caso,  per sbaglio e per eccesso’, in un paese dove i responsabili di quelle morti per sbaglio per caso e per eccesso  non pagano mai il giusto tributo per il loro agire ma al contrario vengono perfino promossi con avanzamenti di grado, incarichi politici prestigiosi, nel peggiore dei casi gli può capitare di non perdere nemmeno il posto di lavoro è perfino pericolosa.
Non si solidarizza né si esprime ammirazione per chi esercita violenza, brutale, immotivata, gratuita verso gente disarmata, ragazzini, gente che rivendica solo il suo diritto di avere un posto in questa società ingiusta, settaria, oligarchica dove sono i pochi a gestire le vite e il destino dei molti.
In un paese dove lo stato funziona non c’è bisogno di scioperi, di manifestazioni né si assisterebbe a scene dove due ministri sono costretti a scappare in elicottero perché non sono in grado di dare risposte a chi ha perso tutto ma non vuole rinunciare alla sua dignità.

E nei periodi di difficoltà dovrebbero essere proprio i rappresentanti dello stato a dare l’esempio, a rinunciare loro per primi ad una parte dei privilegi che il ruolo gli permette di avere.

Chiedere sempre non può produrre niente di buono.

Specialmente se mentre si chiede si toglie.

Uno stato dove la politica ordina di picchiare i  suoi figli, ragazzi che chiedono solo di potersi istruire, di avere un lavoro che gli consenta di avere una vita un po’ decente non merita di essere chiamato stato e non può essere rispettato da nessuno.

Alla violenza si dice no, sempre, in un paese civile.
Anche se si fa il ministro dell’interno, anzi, soprattutto.

Sempre sangue niente fragole, Massimo Rocca per Radio Capital


Chissà se un giorno il post di Beppe Grillo, Soldato blu, sarà ricordato come l’immagine speculare delle parole di Pasolini su Valle Giulia. Oggi come allora, la nostra polizia ha molto da farsi perdonare. E’ la polizia di Genova, della Diaz, depurata dei suoi capi, che sui pestaggi costruirono la loro carriera, solo grazie all’azione della magistratura, certo non dei

 nostri ministri degli interni, politici o tecnici che fossero. E’ per questo che, al netto della più che legittima autodifesa, non la vorremmo mai più vedere manganellare gente ormai inerme a terra, o cercare di assassinarla colpendo alle spalle, alla base del cranio, un ragazzo che cammina apparentemente pacifico. Anche perchè questo paese ha sopportato e sopporta l’insopportabile con una tranquillità che, paragonata alle altre capitali del malessere europeo, qualcuno potrebbe perfino definire rassegnazione. Non è momento di cariche. Ci vuole niente a trasformare quei poliziotti e i ragazzi che hanno fronteggiato in votanti di Alba dorata. Cito: Soldato blu, ci hanno messi uno contro l’altro, non lo capisci?
Da un’intervista rilasciata al Quotidiano Nazionale, 
22 ottobre 2008
(audio: Cruciani, La Zanzara, Radio24)”Maroni dovrebbe fare quello che feci io quando ero ministro dell’Interno. 
In primo luogo lasciare perdere gli studenti dei licei, perche’ pensi a cosa succederebbe se un ragazzino di dodici anni rimanesse ucciso o gravemente ferito…””Lasciar fare gli universitari. 
Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città””Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri”

”Nel senso che le forze dell’ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale”

“Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano”. 

”Soprattutto i docenti. Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì.
Francesco Cossiga