Di proibizionismi, educazione, giovanardi e cose del genere [cose brutte]

Se progredisse l’educazione familiare, se si abolissero dall’educazione dei figli quelle ipocrisie e il perbenismo tipico di chi sa che le cose succedono e si fanno ma preferisce non occuparsene, pensare che non siano un problema di tutti,  si evolverebbe anche la civiltà comune. I figli respirano tutto quello che avviene in casa, si nutrono di esempi, e più quegli esempi sono positivi meno si rischia di allevare generazioni di imbecilli  e di giovanardi  che pensano che la soluzione sia vietare e proibire quello che è impossibile vietare e proibire. E bisogna educare i figli  facendo in modo di evitare alle nuove generazioni di posdatare certe esperienze in periodi della vita in cui si dovrebbe avere già una conoscenza delle cose. Un discorso che si potrebbe anche allargare al sesso. Chi si prende le sue libertà prima, impara a conoscere altro  prima di fermarsi col compagno e la compagna della vita eviterà di avere poi  il desiderio che si tradurrà in errori dopo, quando sarà inevitabile quella curiosità di andarsi a cercare quello che non ha sperimentato all’eta giusta.

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Ho iniziato a fumare intorno ai quindici anni, e più o meno è stata l’età in cui ho cominciato anche a pagare di tasca mia il pacchetto di Muratti da dieci che poi nascondevo ovunque per non farmi scoprire dai miei.

Ma nonostante gli sforzi non ci sono riuscita. 
Un giorno mia madre mi fa: “so che fumi, ti hanno vista”, dopodiché non mi ha detto idiozie sul genere “guai a te se lo rifai” promettendo e minacciando tutte le punizioni del mondo. Mi ha semplicemente detto: “è meglio se qualche sigaretta da oggi in poi la fumi a casa”. 
Da donna intelligente qual era ha capito che impedire qualcosa che io avrei sicuramente continuato a fare sarebbe stata una fatica inutile. 
E che se l’avessi continuata a fare di nascosto non mi sarei controllata, mentre sapere di potermi fumare una sigaretta dopo pranzo e dopo il caffè senza dovermi nascondere avrebbe evitato che me ne fumassi dieci  quando non ero in casa.
Ma mia madre era una donna speciale, oggi si direbbe che era “avanti”.
Così tanto che un giorno arrivò a dire al mio fidanzato e futuro marito: “non portare mai mia figlia in posti pericolosi, se volete stare tranquilli quando siete soli vi do io i soldi per l’albergo”.
Mia madre era una donna che in tempi molto diversi da quelli attuali aveva capito che proibire quello che non si può evitare era perfettamente inutile. 
Forse perché lei aveva dovuto subire un’educazione severa non solo dai suoi genitori ma anche da tre fratelli che non gliene hanno mai perdonata una. 
Ai suoi tempi i genitori delegavano, e il fratello maggiore aveva la stessa autorità di un padre. Mia madre ha preso le botte da suo padre fino a quindici giorni prima di sposarsi perché invece di rientrare alle otto di sera era rientrata alle otto e un quarto, e non aveva diciotto anni ma ventiquattro.

Dunque che significa tutto questo? Semplicemente che uno stato per mezzo dei suoi governi che sa che le persone manterranno – indipendentemente dai divieti e dalle minacce – le loro abitudini come fumare, non solo il tabacco ma anche la marijuana e non si attiva per evitare che quelle abitudini diventino un rischio personale e delega alla criminalità e alle mafie la gestione di quelle abitudini non è uno stato serio.
E’ uno stato che fa come avrebbe fatto un’altra madre al posto della mia vietando a sua figlia di fumare sapendo benissimo che quella figlia non avrebbe smesso. 
E’ uno stato vigliacco che dice ai cittadini: “continua pure a farti le canne ma senza il mio permesso”. 
Un permesso che invece eviterebbe l’abuso, il rischio di fumare erba mischiata a sostanze pericolose ma soprattutto eviterebbe di far ingrassare il mercato della criminalità che ruota attorno a tutto ciò che non è illegale ma, grazie ai governi poco seri che delegano o pensano addirittura di proibire con la minaccia della galera, ci diventa. 

La questione della liberalizzazione delle droghe leggere è identica a quella della prostituzione.  Non è necessario fumarsi la canna così come non lo è prostituirsi e comprare carne umana [ma nemmeno giocare alle slot machine, grattare e s_vincere, ubriacarsi] ma, siccome sono cose che si fanno,  che fanno parte dell’uso personale di se stessi impossibile da regolare coi divieti, sperare che l’umanitá comprenda la non necessarietá è un’utopia. Quindi come ci si preoccupa della sorte delle vendeuse del sesso nello stesso modo ci si dovrebbe preoccupare di chi potrebbe rischiare comprando fumo non sicuro finanziando mafie e criminalitá. Non mettendo la gente in galera, visto che prostitute e clienti in galera non ci vanno ma semplicemente controllando che non si faccia male. Chi fa leggi non può e non deve tenere conto della sua etica e della sua moralità che il più delle volte si traducono solo in un’insopportabile ipocrisia. Nessuno chiede al legislatore di divorziare, abortire, fumare uno spinello o prostituirsi, ma uno stato serio, nella figura di chi lo gestisce, sa che la gente continuerà a fare tutto questo e deve tutelare, eliminare il più possibile i rischi di queste abitudini e comportamenti, nel caso dell’aborto, una necessità.

I mercati illegali continueranno ad esistere perché delinquere è insito nell’umanitá. Uno stato serio però argina l’illegalità, non la favorisce. 

L’umanitá continuerá a drogarsi, prostituirsi, ubriacarsi e giocarsi stipendi e  pensioni alle slot e ai videopoker, quindi tanto vale limitare i danni.

Con buona pace di giovanardi che, avendo fallito la prima legge, quella pensata con fini che ha riempito le galere di gente che non ci doveva andare, una legge liberticida e fascista senza la quale Stefano Cucchi oggi probabilmente sarebbe ancora vivo e che per questo è stata ritenuta anticostituzionale,  è stato chiamato a fare da relatore a quella nuova.  Cose che possono succedere solo in Italia.

Puttana, chi? Ma soprattutto, a chi?

Annalisa Chirico, autrice di “Siamo tutti puttane” e Paola Bacchiddu,  capo comunicazione della Lista Tsipras.

Simone de Beauvoir diceva che “una donna libera è l’assoluto contrario di una donna leggera”. Bisognerebbe spiegare a queste deficienti dell’era moderna che non c’è nessuna libertà nel concedersi urbi et orbi, è la cosa più facile del mondo da fare, specialmente ora che tutto si perdona e si giustifica e che male c’è. Una libertà per essere tale, degna, deve essere il frutto di una conquista, di piccole e grandi battaglie, perché la libertà conquistata da uno diventa poi quella di tutti se si spendono quelle lotte verso i giusti obiettivi. 

Paola Bacchiddu che va a presentare il libro osceno della Chirico è lo scandalo. Altroché la gita in barca col bikini. La responsabile delle comunicazioni della lista Tsipras condivide l’idea di un paese trasformato in un bordello a cielo aperto dove donne e uomini sono tutti puttan* anche per fare un dispetto a Barbara Spinelli – che è dentro la lista che ha formato insieme ad autorevolissimi personaggi della cultura vera e squisita di questo paese – come ha precisato l’autrice?  Ci piacerebbe saperlo, e ci piacerebbe anche sapere di chi è stata l’idea di affidarle il ruolo di capo comunicazione della lista. Di una lista di sinistra. 

L’obiettivo del libro di Annalisa Chirico non è solo e come dice lei abbattere l’ipocrisia del politicamente corretto ma  di far apparire meno pericolosa, socialmente perché reca un danno alla collettività,  a chi potrebbe ottenere le stesse cose semplicemente con l’impegno serio, la subcultura dell’ottenere il molto col minimo sforzo. Esattamente il contrario di qualsiasi ABC di un’educazione sana. Le ragazze e le  donne di oggi, quando sono arriviste e pensano che tutto valga la pena fare per il raggiungimento dei loro obiettivi dovrebbero imparare molto da quelle di ieri, invece, che sapevano fare le stesse cose ma con più eleganza e sobrietà. Non per questioni di ipocrisia ma perché ci sono cose che interessano solo a chi le vuole fare. E non è detto che debbano diventare motivo e occasione di dibattiti pubblici e figuriamoci l’oggetto di squallidi manuali che qualcuno leggerà. Questa infinita discussione su chi scopa con chi e perché è diventata insopportabile, culturalmente dannosa. Meglio un libro erotico e un film pornografico, che almeno non hanno nessuna ambizione oltre quello che esprimono. 

berlusconi non è l’unico e il solo colpevole di questo andazzo tragico. L’ho sempre detto e sostenuto; lui ha solo liberato la possibilità di essere puttane a cielo aperto, fare quello che prima si faceva con quella discrezione utile a non rovinarsi la pubblica reputazione per potersi poi rifare una vita senza il marchio della puttana a vita. Una volta il potente liquidava la donnina con cui si divertiva nel tempo libero con l’appartamentino, il negozietto e tutti erano felici e contenti. Nessuno andava ad indagare né tanto meno si trasformavano certe storie in fenomeni di costume che diventano poi modello da imitare e di cui discutere tutti i giorni perché qualcuno costringe a fare da contraddittorio a scemenze deliranti infilate nel menù del dibattito pubblico.  Qual è l’obiettivo di queste maîtres à penser della liberazione della tetta e della chiappa, sottintendere che in fin dei conti siamo tutti uguali in questa bella e zozza società, tutti disposti a venderci, che sia per necessità o per il successo effimero? Che se non lo facciamo siamo destinati a restare degli sfigati e delle sficate per la vita?

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Il mio femminismo pro porno contro le Barbara Spinelli. Parla Annalisa Chirico

 

Il fascino discreto del puttanismo – Io Donna, Marina Terragni

 

Ci siamo sperticati per anni a far valere i principi buoni, quelli da applicare nei comportamenti e insegnare a figli e figlie, dopo aver scoperto il sistema prostitutivo di berlusconi&friends; la moglie del “drago” si è esposta pubblicamente per far sapere al mondo che non gradiva quel ciarpame senza pudore dentro il quale le “vergini” si offrivano al drago per i motivi più disparati; abbiamo ascoltato con disgusto vero le intercettazioni dove si sentivano madri, padri, fratelli e fidanzati consigliare alle ragazze, le “vergini”, i sistemi più efficaci per sedurre il vecchio satrapo e portare i soldi a casa; abbiamo detto in tutte le lingue del mondo che non ci piaceva una società in cui il sistema per avere cose fosse la via più facile, quella per cui il merito si traduce nella disponibilità di un corpo da svendere al miglior offerente. Abbiamo criticato il modello della donna ridotta a statuina dai facili costumi – molto spesso proprio assenti – dal berlusconismo.

Tutta fatica inutile se poi lo sdoganamento del “puttanesimo” come servizio utile e ancorché necessario a procurarsi favori e carriera viene appoggiato e favorito  dalla responsabile della comunicazione di una lista di sinistra, che si presenterà per la prima volta alle elezioni e che pensa che faccia parte del suo lavoro presentare un libro che ci racconta di quanto siano state sbagliate tutte le battaglie fatte in questi anni, non certo per una questione morale ma semplicemente per un fatto di dignità. Io per prima penso ad una libertà totale che peraltro le donne hanno sempre avuto. visto che la concessione di se stesse per interesse esiste dalla notte dei tempi e ancora oggi viene tranquillamente e socialmente accettata in quanto appunto scelta di libertà, poi magari non è sempre così ma va bene, non ci dobbiamo preoccupare. Ma fra questo e trasformare in cultura l’apologia del sesso quale metodo breve per la realizzazione di se stesse, e hai voglia a dire che si parla anche di uomini se poi storicamente la puttana è sempre lei, la donna, c’è un abisso, quello in cui è sprofondata, appunto, la dignità.

Dove sono tutti questi impedimenti? Le donne hanno sempre fatto quello che volevano di loro stesse, e non c’è bisogno di un libro per affermare un punto di vista, ovvero che ci si può concedere a chi si vuole per tutti i motivi del mondo. La fanciulla, che ha assistito al processo Ruby da cronista e si è scandalizzata del trattamento riservato alle ragazze dai magistrati non ha ben capito che non è solo una questione di darla via per la carriera, per la borsetta, per la casetta in Canadà, è che il giochino se lo deve pagare chi ne usufruisce. E che quando in un paese un uomo politico potente mette su un sistema prostitutivo col quale, per mezzo di quelle che la danno via, si stava svendendo l’Italia un tanto al chilo non è più un discorso di libertà propria. Né tanto meno di femminismo di destra e di sinistra. Quello che è successo in questo paese con berlusconi non ha niente a che vedere con la limitazione della libertà ma ne ha molto con l’assenza di legalità.

Non ho niente in contrario a chi usa se stess* nel momento perfetto della vita, se lo fa in maniera consapevole quando il corpo rende. Lo fanno i calciatori che comunque fanno un po’ di più di aprire le cosce previa contrattazione, almeno hanno un talento da esibire, vendono la loro prestazione in cambio di soldi perché sanno che la loro carriera è una parentesi breve. Ma il calciatore non ha mai preteso che il suo mestiere diventasse una forma di cultura come vorrebbero fare col puttanesimo tout court. Il calcio è e doveva restare un gioco, ma nel frullatore mediatico e propagandistico poi succede che si trasformino dei perfetti ignoranti in opinionisti della qualunque, che vengano interpellati i Cassano per esprimersi sull’omosessualità e altri non da meno sulla fame nel mondo e i disastri ambientali,  invece di lasciarli in un campo di pallone, e, a coronamento il presidente della repubblica che dice che la Nazionale è lo specchio della società e tutti tacciono invece di rivoltarsi contro questa enormità che non corrisponde al vero e ci mancherebbe altro che un paese debba somigliare ad un club di viziatissimi milionari.

Ho guardato la puntata di otto e mezzo dove c’erano lei e Lorella Zanardo e mi è bastato per farmi un’idea sia sul solito femminismo d’antan di Lorella Zanardo, quello che non ha prodotto nulla, che sulle sciocchezze a ripetizione dette dall’autrice del libro. Che hanno fatto nel concreto queste femministe sempre in azione contro la parola e il sessismo sbandierato, spesso per nascondere l’incapacità femminile per evitare che le ragazzine di tredici anni si vendessero oggi via web per una ricarica da dieci euro? Penso che la sinistra abbia problemi assai più seri  di cui occuparsi dello sdoganamento del puttanesimo per mettersi al passo coi tempi e delle esigenze attuali. E comunque chi ottiene un lavoro, un avanzamento di carriera non per meriti ma perché l’ha data [o l’ha dato via] per interesse toglie la possibilità ad altra gente di raggiungere quegli obiettivi semplicemente perché se lo merita. E francamente l’idea di una società in cui a farcela sono solo i puttani non è così affascinante come pensa la Chirico. E chi sceglie di fare da portavoce di una lista di sinistra dovrebbe evitare di mettere in imbarazzo chi a quella lista ha lavorato e si è impegnato. Ho difeso la Bacchiddu dalle critiche in eccesso per la questione della foto ma stavolta no. 

Dice benissimo Marina Terragni nel suo articolo: “l’avvento della libertà femminile, grazie alle madri di tutte noi –pure di Chirico- ha diminuito enormemente la necessità di ricorrere a certi espedienti per campare o per vivere bene. Possiamo guadagnarci il pane, non siamo più obbligate nemmeno a quel minimo fisiologico di puttanismo necessario a trovare un marito. Il corpo femminile può godersela senza doversi dare in-cambio-di.” E, aggiungo io, anche gli uomini dovrebbero smetterla di comprarsi orgasmi un tanto al chilo. Almeno quelli che non hanno problemi a vivere una sessualità libera e gratuita.

 

Il marito della moglie, ovvero, la nemesi

Nell’inchiesta che vede coinvolto il marito della mussolini  spunta anche il nome del figlio di un parlamentare del centro destra che però nessuno pubblica, manca il suo e anche quello di un’altra ventina di persone coinvolte anche loro. Ora, senza voler difendere nessun indifendibile pervertito  vorrei sapere in base a quali parametri e a quale deontologia professionale del giornalismo ci sono nomi che si possono fare, e si fanno, e altri che invece vengono taciuti nella stessa misura in cui ci sono mostri che si possono tranquillamente sbattere nelle prime pagine anche in corso di inchieste di vario ed altro genere mentre altri possono godere dell’inviolabilità della loro privacy.  Il figlio del padre può godere di una maggiore tutela rispetto al marito della moglie?

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Mussolini, la cronica nera – Anna Lombroso per il Simplicissimus

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 Mauro Floriani, il marito di Mussolini: “Ho avuto rapporti, credevo avesse 19 anni”.

La mussolini si poteva salvare, restare fuori dalla storia immonda in cui è coinvolto suo marito se solo non si fosse fatta sempre portatrice, paladina della sua  moralità: quella di una fascista che in questi anni ha difeso berlusconi generalmente sempre ma soprattutto da quando è implicato in vicende analoghe a quelle che vedono suo marito indagato, ovvero sfruttamento della prostituzione minorile.  La mussolini fu una delle più spietate accusatrici di Marrazzo che al contrario di suo marito non aveva commesso nessun reato, nella storia che lo coinvolse lui era la vittima, il ricattato, non lo sfruttatore. La mussolini è quella che “meglio fascista che frocio”,  quella della castrazione chimica per i pedofili. La mussolini che, rispetto alle “avventure” di berlusconi liquidava la faccenda dicendo “è un uomo, per fortuna gli piacciono le donne”. La mussolini è una dei 314 traditori dello stato di “Ruby è la nipote di Mubarak”, delle manifestazioni eversive davanti ai tribunali di Milano e Brescia a sostegno di un delinquente pregiudicato. Un po’ troppo per  meravigliarsi che l’abbiano tirata dentro, anche se lei, fino a prova contraria è vittima insieme ai figli del mostro che si è tenuta in casa.

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Sempre la solita scusa. “Non sapevo che fossero minorenni”. Vigliacchi criminali che non hanno nemmeno il coraggio di dire che  cercano apposta le ragazzine perché sono giovani, piccole, carne fresca con cui sostituire quella che comincia ad appassire che si tengono al fianco da una vita. Nessuna pietà per questi disgraziati, bastardi che per soddisfare i loro vizi e le loro perversioni non si fermano davanti a niente perché tanto, basta pagare no? Maledetti. L’inferno da vivi ci vorrebbe. Perché se non ci fosse la richiesta non ci sarebbe nemmeno l’offerta. Una riflessione a parte meriterebbero i gestori di certe piattaforme dove è possibile inserire annunci di compra vendita, compresa quella di carne umana. Non hanno nessuna responsabilità questi gestori? E’ troppo chiedere che quando si tratta di un certo tipo di offerte diventi obbligatorio rilasciare le proprie generalità reali confermate da un documento valido?

Il contratto con l’italiana

Il contratto tra l’assessore e la segretaria
‘Farai sesso con me quattro volte al mese’

 
 La carriera di Luigi De Fanis, titolare della Cultura, arrestato per corruzione insieme alla segretaria. Il documento per”quattro prestazioni al mese” trovato in casa di lei. Luigi De Fanis del Pdl, titolare della Cultura in Regione Abruzzo, è stato arrestato a inizio novembre, insieme alla sua assistente finita ai domiciliari. Proprio dalla perquisizione in casa della donna è spuntato il documento dell’accordo che prevedeva una ricompensa di 36mila euro annui.
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“”Lui era ossessionato da me, mi ha costretto, non ho potuto rifiutare”.
Ma che vuol dire? se c’è costrizione è violenza, non contratto.
A 32 anni la signora non ha ancora capito la differenza fra sesso consensuale e stupro?
In questo paese bisognerebbe ridurre il numero dei ‘potenti’, questi miserabili ras della politica che pensano di avere ogni diritto a fare e ad avere tutto.
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Alla richiesta corrisponde sempre l’offerta. Sono due cose imprescindibili. E l’offerta è da notte dei tempi, berlusconi ha avuto il “merito” di portare alla luce quello che prima si faceva di nascosto, ma si faceva come adesso. Queste ragazze, donne “moderne” non hanno inventato niente, né tanto meno hanno l’esclusiva della bellezza femminile da poter anche sfruttare a fini commerciali, l’uomo non è sempre l’orco, specialmente quando si trova davanti immense praterie di disponibilità. Non è un  giudizio morale. Se ci sono donne che vogliono darla via per soldi sono fatti loro purché chi le paga lo faccia poi coi suoi, non coi miei e quelli di tutti, ma poi non s’inventassero lo stato catatonico del ‘non volevo’. Liberissime di vendersi a chi vogliono, senza poi dire però di essere state costrette. Perché se c’è costrizione è violenza, e la violenza va denunciata. E comunque se fosse davvero per bisogno ci sarebbero più prostitute che segretarie e commesse a ottocento euro al mese.  Noi donne tendiamo sempre ad essere benevole verso le altre donne, senza pensare che se non ci fossero quelle che si svendono e si vendono non ci sarebbero nemmeno uomini che se le comprano.

Gli uomini non sbottonerebbero così disinvoltamente i pantaloni se molte donne imparassero che le cosce si aprono solo in occasioni particolari, se gratis, è meglio. Insomma, al pantalone abbottonato equivalgono anche le gambe chiuse. Pari e “patta”. Chiusa
E quando una donna ha una certa indole può svolgere direttamente il mestiere per il quale è naturalmente portata.
Che lo può fare senza togliere possibilità ad altre donne.
Ovvero che non c’è bisogno di fare la segretaria E la puttana, la consigliera E la puttana, il ministro E la puttana.
Se s’iniziasse a mettere una O al posto della E, e se magari quelle donne che trovano più facile, più comoda la via breve ché si sa, l’impegno è fatica e il lavoro impegnativo rende poco, se smettessero di percorrerla per arrivare in quei posti dove ad altre donne non è più consentito arrivare perché ce n’è sempre un’altra, anzi tante altre prima che aggiungono il bonus alle loro referenze e al loro curriculum, se percorressero solo quella via, probabilmente le nostre figlie di domani qualche possibilità in più l’avrebbero. Non sapremo mai se c’è qualcuna più brava di quella che la dà via al capoufficio o di quello che è disposto a fare qualsiasi cosa per guadagnarsi il posto in società.  L’arrivismo sfrenato toglie possibilità al merito.

 

La misoginia più pericolosa è quella femminile

 La peggior misoginia è quella femminile. Io non ho paura degli uomini quanta ne ho invece di donne ignoranti, represse, frustrate che vedono un pericolo nell’altrui bellezza.

Se c’è il diritto a poter scoprire il proprio corpo semplicemente per vanità femminile senza per questo essere giudicate male o rischiare lo stupro allora deve esserci anche quello di potersi scoprire per pubblicizzare oggetti e abbigliamento e farsi pagare per farlo.
Esattamente come la prostituta vende prestazioni sessuali e quindi anche parti di sé o la sé tutta intera.

 Non ho mai capito cos’è questa paura della nudità. Siamo tornati agli anni ’50 e alla difesa del comune senso del pudore;  non c’è un senso comune delle cose, ognun* ha i suoi, personalissimi,  indiscutibili e soprattutto ingiudicabili quando non recano danno al prossimo.

Il dibattito infinito sulle donne e di conseguenza sugli uomini, le relazioni sociali, l’omosessualità è funzionale e direttamente proporzionato alle limitazioni che la politica vuole imporre. C’è un progetto abbastanza evidente di voler riportare questo paese ai magnifici albori del dopoguerra.

E tanta gente lo condivide perché si sa: “una volta certe cose non succedevano e non si vedevano”.

Signora mia.

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”Vietare gli spot sexy”, la proposta di legge delle senatrici Pd

Violenza sulle donne, le colpe di spot e tv
Corpo femminile, in Italia abuso record

“L’Italia ha il record dell’utilizzo del corpo delle donne in pubblicità e sui media, insieme alla Grecia”.

E guarda caso Italia e Grecia sono i paesi in cui le donne rischiano di meno rispetto ad altri secondo autorevoli statistiche di qualche settimana fa.

Ossessione per gli shorts delle adolescenti? Parliamone

Io ad esempio, più che vietare a delle donne di poter esibire la propria bellezza per pubblicizzare capi di abbigliamento o qualsiasi altro prodotto commerciale pensando che sia questo la causa delle violenze sulle donne proporrei una discussione seria sull’uso delle donne a favore della cretineria in quegli spot che le descrivono come perfette mogli, amorevoli mamme, cuoche sopraffine,  massaie che sanno sempre trovare la soluzione alla macchia sul bucato e al calcare che si forma sul piatto doccia: questo sì, è mortificante ed umiliante e relega la donna ad un ruolo secondario rispetto all’uomo che poi è quello che si porta dietro dalla notte dei tempi.

Chissà perché le donne di centrosinistra comprese le quattro parlamentari che vogliono proibire alle donne per legge di poter esibire il proprio corpo a fini commerciali [l’esibizione no ma la vendita per scopi prostituzionali sì? vabbè], Lorella Zanardo non si sono risentite quando l’Unità anni fa ha scelto il culo di una modella per incentivare la campagna acquisti del giornale.
Pubblicizzare un quotidiano significa essere moderne, disinibite, intelligenti, coraggiose, essenziali, indomabili, rivoluzionarie, belle e forti mentre fare la reclame del costume da bagno significa incentivare e promuovere le violenze e lo stupro? pietà. Dal famoso slogan anni ’70: “il corpo e mio e lo gestisco” io siamo passati al corpo è mio ma lo gestisci tu?  e per cosa poi, per quell’insana idea che gli uomini siano tutti potenziali violentatori, stupratori, assassini di fidanzate, mogli e compagne? pietà al quadrato e al cubo. Un tempo almeno esisteva la differenza fra il pensiero di sinistra e quello di destra, oggi invece succede che quattro parlamentari di centrosinistra propongano una legge che butta nella spazzatura quarant’anni di lotte per la libertà individuale delle donne, fra cui rientra anche quella di potersi esibire senza scatenare la filippica moralistica spalmata ovunque sui media e in rete o, peggio ancora, essere considerate le mandanti morali di violenze e stupri. Tutto questo non c’entra nulla col promuovere la cultura del rispetto di sé.

Proibizionismi e censure sono stati sempre devastanti per l’umanità.

Nessuna donna si fa usare a sua insaputa.
Smettiamola di pensare di poter mettere un tetto, legale poi, alla libertà di ciascuna di potersi mostrare gratis o a pagamento come le modelle e vendere e svendere come  le prostitute che, chissà perché,  non entrano mai in questo dibattito anche se si mostrano nude e di persona sui marciapiedi nei centri abitati  perfino alle dieci di mattina. La prostituzione rientra perfettamente nella libertà di poter disporre del proprio corpo mentre decidere di vendere la propria immagine all’azienda commerciale no? tutto questo è surreale.

Roba da matti vivere in questo terzo millennio dove le donne, ma anche delle ragazzine vengono giudicate niente meno che “sgualdrine” in base ai centimetri di pelle del corpo che lasciano scoperti e si ritiene questo una giustificazione alle violenze subìte. Non c’è nessun nesso logico fra il modo di vestirsi di una donna, fosse anche il più succinto o volgare, con la violenza che può esercitare su di lei un uomo che si sentisse in qualche modo autorizzato da quella mise. Eppure è facile: vedere e non toccare. Come nelle cristallerie.

Così come non c’è né ci deve essere nessuna analogia con la visione di corpi, perlopiù belli con le violenze e gli stupri che subiscono tutte le tipologie di donne, di tutte le età, anche quelle meno belle o per niente e anche le anziane.

A me pare di sognare, nel terzo millennio stiamo qua a discutere se una donna è libera o no di fare ciò che vuole di se stessa, a pensare di vietarglielo PER LEGGE su una proposta di quattro appartenenti al centrosinistra [che manco la DC…], per non essere la causa di un fenomeno sociale drammatico quali sono stupri e violenze che sono sempre accaduti nella storia da che esiste l’umanità e perfino prima di berlusconi.

Pazzesco.

Una donna deve essere libera di andare in giro come le pare, agghindata come la Madonna di Loreto se le piace e se le va senza dover rischiare l’aggressione per quello che mostra di sé o quello che indossa di prezioso, così come nessun proprietario di un catorcio è autorizzato a rubare la fuoriserie che non si può comprare.

E il fatto che ci siano uomini incapaci di trattenere le loro pulsioni  davanti all’immagine di una donna non è una giustificazione ma un’aggravante.

 Io posso svestirmi quanto voglio in rispetto alla legge che vieta di andare in giro nudi senza che questo venga interpretato come un’autorizzazione a procedere.
Non è così difficile da capire visto che noi donne questo lo sappiamo fare.

Non  pensiamo di essere autorizzate ad allungare le mani sulle sue parti intime o di abusare di lui, in presenza di un bell’uomo con la camicia aperta, il pantalone aderente e lo sguardo ammaliante.

In Italia, democrazia occidentale del terzo millennio, una donna è costretta ad evitarsi il piacere di scoprire parti di sé per non turbare la sensibilità contenuta nella patta dei pantaloni di tanti uomini.
Come se scoprirsi fosse un’implicita autorizzazione ad usarle violenza.
E il dramma è che questo non è  un pensiero maschile ma soprattutto femminile, confermando quanto di vero c’è nella teoria secondo cui le peggiori nemiche delle donne sono le donne.

Non era la nipote di Mubarak e non erano nemmeno cene eleganti

Sottotitolo: lo stato pietoso della cosiddetta informazione italiana si misura anche dal fatto che in presenza di una notizia importante qual è quella della condanna in primo grado di berlusconi nessuna rete ha pensato che fosse opportuno organizzare una diretta informativa in prima serata, solo la7 ha allungato di tre quarti d’ora il programma di Lilly Gruber al quale partecipava un condannato per diffamazione recidivo e graziato nei panni del direttore di un Giornale.
E pensare che ad aspettare l’esito della sentenza sono arrivati giornalisti da tutto il mondo; quelli che evidentemente hanno ritenuto che valesse la pena rimandare le vacanze di qualche giorno.
In questo paese le cose devono e possono succedere solo da ottobre a metà giugno, tutto quel che può accadere in periodi diversi, nella stagione estiva, non merita di essere analizzato e commentato in televisione perché il nostro bel giornalismo va in ferie: il giorno della condanna a sette anni di silvio berlusconi in un paese normale il servizio pubblico, almeno, fa informazione. In Italia invece c’è Porta a porta.

Preambolo: uno che può farsi aiutare da ministri, sottosegretari, servi e servizi più o meno segreti, che ha la possibilità di fare quello che vuole senza farlo sapere in giro e invece la prima cosa che fa è inventarsi la balla dell’incidente diplomatico mettendo al corrente tutta una questura delle sue frequentazioni con signorine marocchine che a lui sembrano egiziane e bisognose d’aiuto tanto furbo non è.
E pensare che c’è gente che con uno così ci fa affari e perfino alleanze politiche.

Peggio di un coglione disonesto c’è solo un coglione disonesto pieno di soldi: la categoria più pericolosa.

Rubygate, de profundis per le “larghe intese”

di Angelo d’Orsi

Un giornalista straniero, alla domanda se fosse a Milano per l’importanza del processo, ha replicato che no, non per la sua importanza, ma per la sua bizzarria. 

Molte sentenze sono “già scritte” forse perché i reati sono già fatti?

Effettivamente in molti casi non si dovrebbe arrivare ad una sentenza per stabilire il grado di onestà di una persona.

Qui in Italia invece non basta nemmeno la sentenza.

Ma veramente serviva questa sentenza per stabilire chi è ed è sempre stato silvio berlusconi?
Veramente il pd ha pensato di poterla incartare ai suoi elettori con la favoletta – ignobile – della pacificazione, di un governo di responsabilità?

Che vuol dire pacificazione, tenersi in casa un corruttore, un indecente sfruttatore di ragazzine, uno che non esita a pagare tutto quello che non può avere perché non lo deve avere, un ricattatore già ricattato dalla peggior feccia che si tiene in piedi a forza di minacce a cui evidentemente molti non possono sottrarsi?

La pacificazione applicata alla politica è una gigantesca e immonda stronzata.

E veramente Napolitano ha pensato seriamente che uno così potesse essere determinante quando tre mesi fa ha intimato ai giudici di non essere troppo severi per consentirgli di partecipare alla politica di questo paese?
E quale contributo utile dovrebbe dare uno che ha detto a chiare lettere, non una settimana fa, un mese fa o un anno fa ma quasi vent’anni fa di essere entrato in politica per non finire in galera?  uno che per entrare in politica si è fatto fare un partito da un amico dei mafiosi successivamente condannato per mafia?  uno che si teneva in casa un pluriergastolano assassino? sono queste le referenze di affidabilità di silvio berlusconi?

E, mi rivolgo al pd: ci si fanno alleanze con uno così, con uno che ha riportato il fascismo in parlamento?

Ma come si guardano allo specchio, come insegnano ai loro figli il valore dell’onestà quelli che quando lo incontrano gli stringono anche la mano in virtù del garbo istituzionale, quelli che abbracciano Alfano, per dire? e come, quelli disposti a ridare il voto ad un partito che ha dimostrato di tenere più alla sua sopravvivenza che ai suoi elettori e non ha provato nemmeno per un attimo non a dire no, mai con un delinquente del calibro di silvio berlusconi, quello lo hanno fatto i pavidi bugiardi, ma a mettere in pratica nei fatti quel no?
Cosa impedisce alla politica di centrosinistra di prendere le distanze da silvio berlusconi, nessuno se lo chiede? eppure, dovrebbe essere importante saperlo.

 

 Le larghe pene – Marco Travaglio – 25 giugno



Mauro Biani

Davvero qualcuno ha dovuto aspettare la sentenza del Tribunale di Milano per scoprire che B. va a puttane, preferibilmente minorenni, e abusa del suo potere e dei suoi soldi per nascondere la verità? Solo un Paese irrimediabilmente ipocrita, o disinformato, o mitridatizzato può meravigliarsi per un verdetto fra i più scontati della storia. Gli unici dubbi riguardavano la qualificazione dei reati e la quantificazione della pena. Ma i fatti erano accertati fin da subito: le telefonate notturne dello statista dal vertice internazionale di Parigi alla questura per far rilasciare Ruby sono incise nei nastri della polizia; le notti trascorse nella villa di Arcore dalla prostituta minorenne che poi se ne andava con le tasche piene di soldi sono dimostrate dai movimenti del suo cellulare; le deposizioni di decine di testi, tutti dipendenti o sul libro paga di B., fra cui 4 o 5 parlamentari, un viceministro e alcune mignotte, bastava ascoltarle per capire che erano false. Che altro occorreva per farsi un’idea di quel che è successo e trarne le conseguenze? Un collegio di saggi? Un vertice di maggioranza? Un monito del Quirinale? È vero che in Italia le alte cariche dello Stato, centinaia di parlamentari e migliaia di giornalisti adorano passare per fessi. Ma lo capiscono tutti che un miliardario non si fa portare 40 ragazze a botta, fra cui diverse prostitute e alcune minorenni, pagandole 2-3 mila euro se non dormono da lui e 5-6 mila se dormono da lui, per mostrare loro la sua collezione di farfalle. E non si scapicolla nottetempo per terremotate un’intera questura, avvertito da una prostituta brasiliana, per far liberare una prostituta marocchina, coprendosi di ridicolo con la frottola della nipote di Mubarak, se non volesse tapparle la bocca su qualcosa che è meglio nascondere. Queste panzane possono reggere in Parlamento, sui giornali, in tv. Ma c’è almeno un luogo, in Italia, impermeabile alle balle: il Tribunale di Milano. E non solo alle balle. Le giudici Turri, De Crostofaro e D’Elia, insultate e minacciate dall’imputato B. e dai suoi sgherri, spernacchiate dalla delegazione parlamentare Pdl in marcia sul Tribunale, depistate da orde di falsi testimoni, intralciate da manovre e cavilli assortiti (ricusazioni, istanze di rimessione, legittimi impedimenti, ileiti acute e malattie immaginarie, ostruzionismi, ricorsi alla Consulta), provocate dagli onorevoli avvocati, “avvertite” dal capo dello Stato che ancora l’altro giorno ammoniva le toghe a tener conto delle conseguenze politiche dei loro atti, scippate di uno dei due reati dalla controriforma Severino e infine intimidite dall’infame clima di larghe intese che butta tutto in politica e carica i giudici di responsabilità che non possono né devono avere, hanno tenuto i nervi saldi e sentenziato sine spe ac metu. Senza lasciarsi condizionare né impressionare da niente e da nessuno. La loro sentenza smentisce in parte la Procura (il reato giusto non era concussione per induzione, ma per costrizione) e soprattutto sbugiarda la black propaganda sulla magistratura milanese succube della sinistra. Tutti sanno che il Colle e il Pd, da quando è nato il governo-inciucio, auspicavano una sentenza la più blanda possibile per tener buono il prezioso alleato ed evitare che gli elettori ricordino chi è: invece la condanna è stata più severa di quella chiesta dai pm.Una sentenza non di larghe intese, ma di larghe pene. Che però non può aggiungere nulla all’indecenza del personaggio, già ampiamente dimostrata dalle sentenze sulle tangenti alla Guardia di Finanza, sui 23 miliardi di lire a Craxi, sui fondi neri per 1.500 miliardi di lire, sulle frodi fiscali sui film, sulla corruzione di Mills, sulle mazzette ai giudici del caso Mondadori, casomai qualcuno le avesse lette. Ora i servi, le prefiche, i tartufi e i finti tonti si domandano affranti se B. farà saltare il tavolo dell’inciucio: ma quando gli ricapita un governo dove la fa da padrone dopo aver perso le elezioni? La vera domanda è un’altra: che ci fa il Pd al governo con uno così? Ma valeva anche prima, e nessuno la pose. In Italia si attendono sempre le sentenze e poi, quando arrivano, nessuno le legge. È il Paese dell’amnesia. Che fa rima con anestesia. E con amnistia.

UNA BUONA GIORNATA PER LA COSTITUZIONE – Antonio Padellaro – 25 giugno

È stata una buona giornata per la Costituzione della Repubblica, quella che all’articolo 101 dice che la giustizia è amministrata in nome del popolo e che i giudici sono soggetti soltanto alla legge. Facile a dirsi, ma nella realtà dei fatti significa scontrarsi con i reparti corazzati del Caimano, sfidare l’informazione padronale pronta a vendere qualsiasi balla utile al capo, subire le tragicomiche sceneggiate di amazzoni provviste più di botulino che di amor proprio. Andranno ricordati i nomi dei giudici della IV sezione del Tribunale di Milano, Turri, D’Elia e De Cristofaro e quello del pm Boccassini: quattro donne che facendo il proprio dovere hanno riscattato le altre donne e gli altri uomini, funzionari di palazzo in carriera, accusati di falsa testimonianza a favore della nipote di Mubarak e del suo mentore. Quello che le carriere poteva farle e disfarle con un semplice schiocco delle dita.

È stata una buona giornata anche per la politica irregolare, quella che non si fa ingabbiare negli inciuci e si rivolge ai residui elettori non ancora fuggiti verso l’astensione. Chi aveva dato per morto anzitempo il movimento di Grillo dovrà ricredersi dopo il voto di Ragusa. Che certo non cancella il crollo complessivo del M5S nelle amministrative e le contraddizioni di un gruppo parlamentare diviso e che fa registrare la fuoriuscita di un altro deputato, Zaccagnini, a disagio per il clima interno “di caccia alle streghe”. Però il voto siciliano dimostra che, per quanti errori i vertici grillini possano commettere, gli elettori ci sono ancora. Basta dare loro candidature credibili e una linea politica chiara. Da oggi il governo Letta e tutto ciò che ne consegue rappresenta l’ultimo salvagente a cui può aggrapparsi il concussore e utilizzatore finale di minorenni. Per l’unica opposizione che resta, si aprono praterie.

Le bugie hanno le carriere corte [nei paesi normali]

Sottititolo: Verrebbe voglia di votarlo davvero il movimento, non foss’altro che per fare un dispetto a questi disgraziati disonesti che prima hanno distrutto la politica e adesso vogliono dare la colpa al “buffone dittatore” che, fino a prova contraria, colpi di stato non ne ha ancora fatti. A differenza di un parlamento che spesso ha mascherato veri e propri golpe antidemocratici e anticostituzionali con azioni legittime. schifani che ammette che una legge elettorale non può essere favorevole al movimento di Grillo fa parte di una classe politica indecente che deve andare a casa, non ci può stare gente così nel parlamento di una repubblica, capito presidente Napolitano? perché se questa è la politica tradizionale che piace tanto a lei, che difende tutti i giorni agli italiani no, non piace più;  bisognerebbe che qualcuno ne prendesse atto, e anche con una certa urgenza.

Processo Ruby, le ‘Olgettine’ rivelano
“Berlusconi ci passa 2.500 euro al mese”

Berlusconi continua a pagare le ragazze delle “cene eleganti” di Arcore. Toti, Espinoza, Visan, Polanco e De Vivo confermano: “Ci dava un aiuto allora e ce lo dà anche adesso”. Nella scorsa udienza la notizia degli acquisti immobiliari da Apicella e Mariani (leggi)

Petraeus ad Obama : “Lascio il mio incarico,  ho avuto una storia extraconiugale “.

Panico a Montecitorio: verrebbe a mancare il numero legale. [Enrico Bertolino]

Fa quasi tenerezza David Petraeus che si dimette – ufficialmente perché sembra che i motivi siano altri ma tant’è  [a me comunque va benissimo tutto quel che può essere utile a screditare questa classe politica d’indecenti che ci tocca subire. Poi è chiaro che i motivi delle dimissioni risiedono altrove e non nel tradimento che comunque non è un reato, intanto però le ha date o, per meglio dire lo hanno sollecitato a farlo, e tanto basta per fare la differenza coi fattacci di casa nostra che nessuno ha disturbato per non “violare la privacy” di un satrapo viziato al quale, invece,  nessuno ha chiesto di dimettersi] –  non da presidente del consiglio o di regione in  un paesello  ridicolo nel quale non si dimette mai nessuno per motivi molto più seri e gravi,  ma da capo della CIA perché pensa che avere una relazione extraconiugale sia motivo di disdoro per la carica che ricopre.
Avere una relazione extraconiugale invece rientra perfettamente in quella sfera della vita privata in cui a nessuno dovrebbe essere consentito ficcare il naso, non significa affatto essere persone inaffidabili e gli eventuali rimorsi e sensi di colpa sono  un fatto  altrettanto privato e  personale.
Avere un’amante non è uguale ad essere un vecchio erotomane delinquente che sfrutta ragazzine minorenni per sfogare le sue perversioni e se ne vanta, non vuol dire avere rapporti stretti coi mafiosi, non è lo stesso che rubare soldi dei contribuenti per vacanze, automobili, feste e molto, troppo altro.
Tutte cose che qui sono accadute davvero ma che non hanno provocato purtroppo  quell’effetto tabula rasa che sarebbe stato invece opportuno e assai gradito.
Come c’insegna il celeste ayatollah “la responsabilità è individuale”, e quindi dobbiamo aspettare che ne arrestino uno per volta, la retata finale può attendere.
Diverso è quando una relazione extraconiugale può diventare motivo di ricatto, e se Petraeus ha scelto l’umiliazione della confessione pubblica con conseguenti dimissioni  riguardo ad un fatto personale, significa che il suo senso di responsabilità vale il doppio indipendentemente dal  motivo,  perché vuol dire non aver ceduto ad un ricatto oppure non voler offrire nessun pretesto per essere ricattato.

Questo signore si è dimesso UFFICIALMENTE in rispetto ad un principio MORALE, checché ne pensino i fautori di quella teoria strampalata circa la difesa della vita privata di chiunque, anche di chi ha ruoli istituzionali, che ha fatto in modo che uno sciagurato che di notte faceva le orge con le ragazzine  e il giorno andava a farci fare figure indecenti nazionali e  internazionali sia potuto restare al suo posto senza che nessuno alzasse un sopracciglio  perché tutti invocavano il rispetto per la privacy di un signore che, in fin dei conti aveva solo uno stile di vita un po’ vivace. Ci sono voluti almeno due anni perché più gente capisse che quello di berlusconi era un sistema col quale stava svendendo l’Italia un tanto al pezzo a chi lo ricattava e non una faccenda da  “ognuno nel suo letto ci porta chi gli pare”.
 E non solo non si è dimesso per i fatti di HardCore e dintorni né nessuno gli ha chiesto espressamente di farlo, ma ancora oggi paga tutti – soprattutto tutte – esattamente come faceva da presidente del consiglio  praticamente alla luce del sole e non succede niente: non è meraviglioso?

Indifesi, presuntuosi (e idioti)

Come dice la mia amica Rita, mi rifiuto.
Non posso partecipare e nemmeno intavolare discussioni politiche, leggere articoli politici, ragionare delle e sulle cose facendo riferimento a un politico che è stato battezzato con l’appellativo di trota.
Il trota, come la padania non esiste.
Tutt’al più si può discutere del figlio scemo di bossi che fra l’altro non è l’unico se si considera la performance del di lui fratello minore condannato per aver lanciato candeggina contro un militante di rifondazione comunista.
Ed, eventualmente si può provare ad andare oltre il compatimento nei confronti  di tutta la gente che è caduta nella trappola di un movimento e dei suoi  rappresentanti ai quali tutto interessava – e lo abbiamo visto e letto  molto bene – fuorché il rinnovamento e la buona politica.

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 – Lega, la patacca e la faccia di bronzo

Lo hanno chiamato il giorno dell’orgoglio padano, cioè il giorno del nulla, perché la Padania non esiste nemmeno geograficamente e dell’orgoglio non si è visto manco il francobollo. Si è vista una sceneggiata all’ora di cena o meglio del dopo cena con pasta e fagioli per digerire le cotiche dal pelo alto con cui hanno condito i fagioli.

L’orgoglio patacca è durato meno di un’ora, il tempo di un alca-selzer perché il rutto bergamasco fosse elaborato come un lutto in famiglia per prendere tutti coscienza che il più pulito di loro aveva non solo la rogna, ma anche il portafogli pieno di soldi rubati. Non c’è che dire: questa gente che una volta fu «vandea bianca» e ora è inevitabilmente «vandea verde», è rimasta democristiana nella struttura di stomaco, fegato, milza e frattaglie. Si sono ubriacati e convinti che la loro ignoranza fosse superiorità razziale e ora hanno imparato a loro spese che anche gli ignoranti per natura e per castigo di dio hanno urgente bisogno di denaro fresco, tanto denaro anche per comprarsi le lauree e i diplomi, all’estero per apparire più celtici, cioè più imbecilli.

Bastava guardarli la sera di martedì 10 aprile 2012, data storica per gli annali della decenza pubblica e privata, per capire che l’Italia non sarà mai una nazione libera e un popolo decente. Maroni, condannato in terzo grado per aggressione a pubblico ufficiale, che grida «chi sbaglia deve pagare – pulizia, qualunque nome porti». Bossi che per la prima volta sopra la canottiera porta un completo stirato, compresa la cravatta, che parla di «complotto» e di «Lega unita» e di «Roma Ladrona». Facce di bronzo, se avessero potuto si sarebbero scannati lì davanti a tutti, ma il popolo beone e beota aveva bisogno della recita e loro gliel’ha danno data. Meno di un’ora in tutto e a spese dei venuti. Le clacques organizzate per Maroni e Bossi per fare apparire che almeno esternamente uno scampolo di unità non si nega a nessuno.

Da tutto questo abbiamo imparato che il Trota «è un esempio» da imitare. Esempio di che? Il Trota è un imbecille, figlio d’arte che ha frequentato la scuola della Madre e si vede il risultato con i soldi del popolo italiano. Se Trota è un esempio, è meglio che l’Italia sprofondi nell’abisso dell’inferno perché vuol dire che anche la speranza è defunta per sempre. Se questa è la novità e la diversità!

Da venti anni costoro rubano più di tutti, fregano più degli altri, si sono alleati con Berlusconi, maestro di furto pubblico e privato, corrotto e corruttore all’ennesima potenza; fino a qualche giorno fa erano insieme al governo che hanno distrutto; le tasse di oggi sono frutto in gran parte delle legge che hanno fatto loro; durante il loro governo le tasse sono aumentate come non mai, la disoccupazione cresciuta più di tutti i governi precedenti; il precariato si è diffuso come una macchia d’olio e ora? Ora costoro hanno la faccia di tolla di venire a gridare che loro sono diversi: sì, forse è vero, sono diversi perché sono famelici e familisti come nessun altro nella storia. Ora sembra che vogliono mettere la regola che i parenti fino alla seconda generazione non possono avere incarichi nella Lega: hanno foraggiato figli, mogli, amanti, amanti degli amanti, prostitute, mafiosi, corrotti, Formigoni e ladri e vogliono fare i puliti… ma mi facciano il piacere!!!

Poveri leghisti di strada che si sono lasciati e si lasciano pervicacemente abbindolare dai loro capi sopraffini. E’ colpa di chi li ha votati, è colpa di chi li sostiene, gonzi sulla cui gonzaggine che si nutre di qualche parola magica come «straniero e moschea» per tacitarli come si fa con un cane a cui si butta l’osso ben rosicchiato e pulito. I leghisti mi sembrano come quel monsignore che mentre i francesi entravano per Porta Pia e passavano di casa in casa negava l’evidenza perché «le porte dell’inferno non prevarranno»: di fronte all’ideologia o alla religiosità irrazionale nemmeno i fatti, nemmeno l’evidenza li fa ragionare. I leghisti sono perduti per sempre e sono destinati a morire nei loro stessi escrementi. Beati loro, se si abituano al tristo fiato!

Di fronte alla Lega Ladrona, Roma Ladrona è un pallido sole primaverile, tisicuccio e malfermo in salute, bisognoso di cure ricostituenti. I Romani infatti rubano alla luce del sole e lo dicono e se ne fottono; i leghisti rubano dicendo però di essere «diversi» e non «come loro». Chi è più perverso? SPQR-L. Sono Pazzi Questi Romano-Leghisti! Eppure li stiamo mantenendo noi con pane, companatico, vino, fave e anche il dolce. Grappa per tutti. Omaggio al grande Boss che ha dato alla luce un Trota, tanti pescecani, armati di ganasce dentate, in nome della «secessiùn». Ecco è la parola giusta, il «secesso», ma senza il «se».

A tutti i Musulmani in Italia bisognerebbe regalare una moschea per ogni città a spese della Lega che dovrebbe ringraziarli perché sono gli africani della Tanzania, senza scarpe, ma cervello finissimo, che odorando fumo di truffa e di soldi di mafia, hanno rifiutato i quattro milioni e mezzo della Lega per non sporcarsi le mani con i soldi della mafia che si riciclava con Belsito. Signori della Lega, bisogna dargli la cittadinanza onoraria perché essi sì che sono il segno di una grande civiltà afro-occidentale. Speriamo che c’invadano presto! Noi siamo pronti ad essere invasi perché invasati lo siamo già.

Don Paolo Farinella per Micromega

(12 aprile 2012)

Nel frattempo:

Caso Ruby, da B.127mila euro a
Minetti e De Vivo

I movimenti bancari, risalenti a qualche mese fa, sono stati segnalati dall’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia (Uif) ai magistrati, che hanno acquisito tutta la documentazione, inserendola nelle “indagini suppletive” notificate ai difensori dell’ex premier (processo Ruby) e di Lele Mora, Emilio Fede e dell’ex igienista dentale del Cavaliere. (Il Fatto Quotidiano)

Anche il più perfetto degl’idioti capirebbe che b., sta tentando (ancora e ancora) di corrompere i testimoni del suo processo, Ghedini, di professione avvocato di b., e nel tempo libero (poco, visto il daffare che gli dà il suo miglior cliente)  parlamentare a nostre spese, no, dice che è tutto lecito e che è giusto aiutare chi si è ritrovato suo malgrado in “evidenti condizioni di difficoltà”, anche quando questo qualcuno risponde al nome di Nicole Minetti, la quale non risulta si sia mai dimessa dal suo incarico politico continuando dunque a percepire un signor stipendio milionario offerto gentilmente da noi contribuenti.

Io non chiedo il riconoscimento di una vergogna qualsiasi, ci mancherebbe che questa gente sappia come si fa, a vergognarsi, però penso che a un certo punto bisognerebbe mettere un punto su certe faccende. Chiaro e definitivo.