Assolto per aver commesso il fatto

 

 La norma sulla concussione inserita nella legge Severino è stata modificata durante il processo di berlusconi.
E certe assoluzioni si possono dare solo quando a fare le leggi che poi i magistrati sono obbligati a prendere in considerazione nei processi e le relative sentenze sono gli stessi imputati nei processi, o chi per loro.
In questo paese da vent’anni collaborano alla stesura delle leggi persone a cui non si darebbe un cane da portare ai giardinetti.
C’è poco da cantar vittoria, quindi, la verità processuale non sempre corrisponde a quella reale.
E non è detto che chi ha l’ultima parola abbia poi automaticamente anche ragione.

***

Processo Ruby, ecco perché Silvio Berlusconi è stato assolto

Sottotitolo: non c’erano le prove per condannare berlusconi nel secondo appello ma nel primo ce n’erano da giustificare una richiesta di condanna a sette anni e i giudici avevano ritenuto berlusconi un socialmente pericoloso. Anche nel ribaltamento di una sentenza ci vorrebbe come dire, un senso della misura che faccia poi ritenere credibili i giudici che assolvono. Perché se è vero che le sentenze si devono – purtroppo –  rispettare si possono però ancora commentare. I cosiddetti “principi del foro” hanno legittimato gli uomini potenti, hanno creato un precedente che li potrà assolvere dall’accusa di approfittare di ragazzine minorenni, anche quelle che si svendono consapevolmente,  ai quali basterà dire che non erano a conoscenza dell’età delle “vergini” che si offrono ai draghi e agli imperatori.

Un bel passo avanti in fatto di civiltà giuridica, non c’è che dire.

***

 

Le prime intercettazioni sulle abitudini di b risalgono al 1986, al capodanno in cui si lamentava che le ragazze del Drive in non si erano rese disponibili a festeggiare con lui ed i suoi “illustri ospiti”. Latitanti, mafiosi, le compagnie preferite dello statista più amato dagli italiani degli ultimi 153 anni e più sostenuto e riparato dalle istituzioni e dalla politica negli ultimi venti.
Poi c’è stata tangentopoli e, chissà perché la politica pensò che b fosse quello adatto a ridare all’Italia una parvenza di decenza nonostante e malgrado non avesse nemmeno i requisiti legittimi, costituzionali per accedere alla politica, nella vita di b fra l’altro era già entrato l’eroe mangano, lo stalliere condannato a vari ergastoli per mafia.
Poi c’è stata Noemi, il ripudio di Veronica e tutto il resto.
Ma alla maggior parte della gente questo non interessa.
Non è interessato alla politica che in tutti questi anni non ha mai voluto arginare lo strapotere di berlusconi: una semplicissima legge contro il conflitto di interessi, la legge che a danni ormai fatti doveva essere la madre di tutte le leggi non l’ha mai voluta fare nessuno. E questo è sintomatico di quanto berlusconi si sia servito della politica ma sia anche servito alla politica che dietro alle sue malefatte ha nascosto quelle di altri. Il conflitto di interessi non è solo quello di berlusconi.
Tanto meno è interessato a Renzi che si è seduto al tavolo con uno così per rovesciare quel poco di stato di diritto che avevamo ancora a disposizione in Italia.
Ecco perché per me sono tutti responsabili alla stessa maniera nella costruzione e nel mantenimento in essere di questo personaggio che ha reso l’Italia e gli italiani onesti, gli uomini che non avrebbero mai voluto essere lui e le donne che non avrebbero mai voluto essere loro, le sciagurate che si facevano pagare per fare pompini a statuette di marmo e rendersi ridicole a beneficio del divertimento di un erotomane impenitente e delinquente, lo zimbello del mondo.

***

Per par condicio verranno assolti anche tutti quelli che sono stati condannati per prostituzione minorile da sfruttatori o da clienti? Se basta dire di non sapere l’età, di non essersi accorti dell’età, che una di quindici anni ne dimostra diciannove come ha fatto il marito della mussolini perché non possono approfittare anche altri della disponibilità consapevole delle minorenni? In fin dei conti l’unica cosa giusta di questa assoluzione è che berlusconi non ha violentato nessuna, non c’è stata nessuna costrizione, che “le vergini che si sono consegnate all’imperatore” [Veronica dixit], lo hanno fatto consapevoli che berlusconi avrebbe potuto cambiare in meglio la loro vita, e, a vedere come vive oggi Ruby, la piccola e povera fiammiferaia aiutata dal satrapo filantropo è esattamente quello che è successo.
Chissà che è successo in camera di consiglio fra “processo da rifare” e “assoluzione”.
Comunque stiano sereni i forzaitalioti, i berlusclowns come la santanchè che vuole le scuse da Ilda Boccassini e Brunetta che parla di Italia paese migliore grazie all’assoluzione del puttaniere perché la Cassazione ha, come è capitato spesso, rovesciato una sentenza che riguarda il ricco, il potente solo perché, e ormai è certezza, berlusconi non si può condannare “più di così” ma non ha affatto detto che berlusconi non si è fatto rallegrare le serate da donnine, fra cui delle minorenni, a pagamento.
La realtà dei fatti è che questo paese è stato messo nelle mani di uno squallido, disonesto personaggio ripudiato e, mai parola potrebbe essere più appropriata, sputtanato pubblicamente dalla moglie proprio perché il vizietto delle donnine a pagamento lo ha sempre avuto.
La realtà è quella di Noemi che berlusconi conosceva e frequentava prima che la figlia del “papy” compisse diciotto anni nella famosa festa a cui partecipò b e che solo qualche giorno fa ha festeggiato in quel di Arcore il battesimo del suo secondo figlio a cui proprio berlusconi ha fatto da padrino.
La realtà è quella della nipote dello zio che berlusconi si vantò di aver aiutato in un impeto di filantropia, di aver pagato “perché non si prostituisse”, una borderline, oggi ha elevato di molto il suo stile di vita, si gode i soldi che berlusconi le aveva promesso “se avesse fatto la pazza” così come le altre fortunate invitate al bunga bunga delle debuttanti ma i giudici non hanno fatto 2+2. Evidentemente non l’hanno potuto fare.
La realtà è quella delle intercettazioni in cui la Minetti, un’altra favorita dell’harem definisce quello che era il presidente del consiglio “un uomo di merda”, uno col “culo flaccido” che con i suoi comportamenti e le sue frequentazioni ha prima di tutto ridicolizzato l’Italia agli occhi del mondo e in secondo luogo si è reso facilmente ricattabile da chi con la minaccia di rivelare ciò che sapeva e che vedeva ha potuto facilmente ottenere delle cose da lui. E questo a mio avviso è accaduto anche più di una volta.
La realtà è quella delle toghe rosse, dei giudici matti, antropologicamente diversi dalla razza umana ma che sono stati proprio quelli che hanno tentato in tutti i modi di restituire una dignità a berlusconi grazie a leggi inefficaci fatte dalla politica ma da loro opportunamente interpretate come è stato per la condanna sulla frode che un altro cittadino non avrebbe scontato passeggiando al centro anziani.
E last but not least, la realtà purtroppo incontrovertibile è che finché a fare le leggi saranno quelli che le accomodano a loro immagine e somiglianza questo paese non potrà uscire dalla melma e dalla vergogna in cui la politica di questi ultimi vent’anni ha fatto sprofondare l’Italia.

Assolto [perché i patti, sono patti]

L’assoluzione di oggi non cancella la condanna definitiva per frode.
berlusconi è e resterà per la vita che gli resta un pregiudicato. brunetta che ha già rinnovato la richiesta di grazia per berlusconi di che parla?
La grazia, per essere concessa secondo Costituzione, non – eventualmente – secondo Napolitano o la santanchè e forza Italia, ha bisogno di particolari requisiti che non risultano essere presenti nella situazione giudiziaria che riguarda berlusconi.
Se gli venisse concessa anche questa sarebbe solo la conferma che in questo paese non c’è rimasto proprio niente da salvare.

 

Se l’accordo, anzi, il patto fra berlusconi e Renzi va in porto non ce n’è più per nessuno. Nemmeno  per quegli imbecilli che non hanno ancora capito in che razza di merda schifosa sprofonderà questo paese.

Caso Ruby, Berlusconi assolto  [L’Espresso]

I giudici della seconda Corte d’Appello di Milano hanno assolto B., imputato per concussione e prostituzione minorile nel processo sulla minorenne di origini marocchine, per entrambi i capi di imputazione. In primo grado l’ex premier era stato condannato a 7 anni. 

Berlusconi assolto in appello.
E’ pieno di giudici comunisti, in Italia.

Ora qualcuno ci venga a raccontare ancora la storiella delle sentenze che vanno rispettate; dovranno essere molto convincenti, però.
Ma va bene, in fin dei conti l’amore vince sempre sull’odio, l’ha detto silvio perciò è vero.
[Mandate via i figli da qui, salvateli se potete]

 

E’ stato tutto uno scherzo.
Falcone e Borsellino non furono uccisi 20 anni fa.
Non ci fu trattativa tra Stato e mafia.
Berlusconi non fece mai sesso nelle cene eleganti.
Ruby era una dolce fanciulla in fiore maggiorenne e nipote di zio Mubarak.
E’ stato uno scherzo il patto del Nazareno ed è uno scherzo che Renzi voglia chiudere il Senato.
Il mondo intero ci guarda e noi sappiamo come farlo ridere.

[Libertà e Giustizia]

 

Non c’è stata concussione né sfruttamento di minori a sfondo sessuale, da oggi in poi se un settantenne vuole portarsi a letto previo pagamento una ragazzina di diciassette lo potrà fare senza che questo costituisca reato. 
Del resto è quello che molti auspicavano, compresi berlusconi e ghedini; abbassare l’età della maggiore età affinché i satrapi pervertiti non abbiano di che rischiare e che male c’è. 
Dunque si è trattato di pura filantropia, berlusconi davvero passava cifre sostanziose alla nipotina dello zio – ufficializzata anche dalla magistratura dopo esserlo stata in parlamento –  e alle varie frequentatrici delle cene eleganti col solo scopo [ops…] di fare un’opera di bene.  In questo paese si può morire [per eccesso di stato e anche di botte] dopo essere stati arrestati per un reato stabilito da una legge incostituzionale come è accaduto a Stefano Cucchi che, senza la legge voluta da fini e giovanardi ma approvata dal parlamento tutto intero, probabilmente ma anche certamente oggi sarebbe ancora vivo e si può essere assolti semplicemente trasformando in non reati quelli che invece sono sempre stati reati anche per la Costituzione: questo però solo se ci si chiama silvio berlusconi.

I colpi di stato oggi non si fanno più a mano armata, si mascherano dietro ad azioni perfettamente legittime e legittimate da un documento ufficiale, così come può essere la sentenza di oggi che assolve berlusconi da quelli che fino a stamattina erano reati e adesso sono invece discutibili per modalità.
Ovvero: non è concussione abusare del proprio potere per ottenere qualcosa, o per meglio dire lo sarebbe se il concussore in questione non si chiamasse silvio berlusconi e non è sfruttamento della prostituzione minorile se a pagare ragazzine per avere in cambio favori sessuali è silvio berlusconi. 
Dunque, come si può ben capire non servono i carri armati nelle piazze per sovvertire le regole che lo stato stesso si è dato. 
Perché in questo paese è sempre andata così: lo stato, per mezzo dei suoi governi, prima fa le leggi e poi le applica a discrezione. 
Se al posto di berlusconi ci fosse stato un signor Nessuno qualunque le cose sarebbero andate molto diversamente: questa non è un’ipotesi ma una certezza.
La questione comunque va oltre la sentenza, qualsiasi sentenza: i giudici devono accertare semplicemente la rilevanza penale di un fatto, ma in un qualunque paese normale silvio berlusconi sarebbe fuori dalla politica soltanto per la sua condotta pubblica e privata. 
E ad oggi nessuno vorrebbe avere a che fare con lui: eccetto Renzi.

Di mostri, sciacalli e iene: reali e virtuali

Ottimo Mentana che per criticare lo sciacallaggio mediatico sul caso di Brembate ha ritenuto di doverne aggiungere un altro po’ anche lui: un rinforzino. Ieri sera  Bersaglio mobile sembrava la dependance di Porta a Porta: mancavano solo il plastico e il criminologo. La potenza dei media e della Rete è  far diventare il peggio anche peggio di quello che già è.  Se i media evitassero di dare tanta enfasi ai fatti di cronaca più cruenti forse si eviterebbe di dare la stura a tutto quel che avviene dopo: compresi i commenti idioti degli imbecilli necrofili  da web. In un mondo normale, fatto di gente normale e non di voyeurs malati,  con l’occhio sempre nei buchi delle serrature a guardare le vite altrui per non pensare alla loro di merda,  si limiterebbero a dare la notizia di un fatto e della sua conclusione. Non ci sarebbe il “mentre” che contiene tutto l’orribile che non si può evitare nemmeno a volerlo.

Pensiamo alla nostra giornata di ieri, alle cose che abbiamo fatto e immaginiamo, a chiusura di quella giornata i carabinieri a casa nostra per arrestarci con l’accusa di omicidio. Immaginiamo la nostra vita stravolta nel giro di poche ore, i nostri figli che leggono di un padre violento, un assassino solo sulla base di una prova, quella del dna, che in America è costata la vita a decine di innocenti finiti con un’iniezione letale o sulla sedia elettrica perché quella prova è stata poi ritenuta inaffidabile. Immaginiamo una donna, una madre che deve giustificare non al padre dei suoi figli, quello che li ha cresciuti ma al mondo, un “peccato” di gioventù, un particolare privato della sua vita non perché lo abbia deciso lei ma perché la sua vita privata è andata in pasto ai lupi famelici di un’informazione criminale.

 

I mostri, servono.

Perché mentre noi ci distraiamo, ci trasformiamo in psicologi, giudici, analisti del crimine l’anziano proprietario del paese continua ad agitare lo scettro e l’informazione ben felice che il popolo abbia di che occuparsi evita di mettere sull’avviso.
Mentre il nuovo pentito della camorra racconta che con 250.000 euro in questo paese è possibile modificare, anzi cancellare sentenze [omicidio] e, considerato il paese niente può far dubitare che non sia vero che ci siano giudici facilmente corruttibili, ai piani alti si continuano a fare accordi politici con un corruttore frodatore, più che probabile prossimo condannato anche per concussione per costrizione e sfruttamento della prostituzione minorile, or ora incriminato anche per oltraggio, l’ennesimo, alla magistratura, permettendogli addirittura di poter fare conferenze stampa alla camera dei deputati e di riscrivere la Costituzione.
Come se fosse tutto normale.
Nel paese dilaniato dalla corruzione ovunque si mettono in mano le riforme politiche ad uno che con la corruzione ci ha tirato su un impero coi risultati che sappiamo, e che subiamo.
Perché al gioco della politica  di Renzi partecipa chi c’è, non chi se lo merita.

 

facebook è diventato un rischio per chiunque abbia la sventura di andare a finire sui giornali per motivi seri o gravi.
Si dovrebbe intervenire, e anche in modo tempestivo, negli account delle persone coinvolte nei fatti di cronaca, impedire alla moltitudine di imbecilli, i soliti, quelli che se non vomitano la razione quotidiana di insulti su qualcuno non sanno dare un senso al loro tempo passato nei social di poterlo fare, solo per il gusto di potersene poi vantare con altri imbecilli come e peggio di loro.
Le maestranze  della piattaforma di solito  così solerti nel bloccare profili di gente colpevole di niente, così attente a far rispettare la policy della community salvo poi lasciare pagine che fanno chiare apologie di tutti i tipi perché quelle non violano, si vede,   possibile che non abbiano pensato a mettere in sicurezza le pagine di chi è impossibilitato a gestirle? 

Gestire la vita “virtuale” è diventato un problema, un pensiero in più. A leggere quello che sono stati capaci di scrivere questi idioti che non avendo un cazzo di meglio da fare in Rete si divertono così verrebbe da augurarsi che capitasse qualcosa di serio anche a loro, in modo tale che i loro familiari possano godere dello stesso trattamento riservato da loro a chi non c’entra, visto che i diretti interessati non possono leggere né rispondere. Un dolore finché non diventa proprio non si capisce, non si riesce a sentirselo addosso. Se i figli del presunto assassino della ragazzina di Brembate hanno letto le cose che sono state scritte sul padre avranno sicuramente subito un trauma dal quale non guariranno più.

Incredibile quanta malvagità abbiamo intorno e ce ne accorgiamo solo quando la vediamo.

Per non parlare poi di quelli del “se capitasse a te”. Cervelli a brandelli che non riescono a capire che tutti saremmo capaci di qualsiasi vendetta nei confronti di chi facesse male ai nostri figli, alle persone che amiamo; mettersi nel dolore degli altri non significa interpretarlo in modo vendicativo ma educativo, affinché si riesca a trasmettere l’idea che la violenza è sempre sbagliata. Se si fosse fatto sempre questo, se gli stessi stati che dovrebbero applicare la legge, una legge giusta, severa ma giusta e rispettosa degli stessi principi che che le leggi obbligano, uno su tutti: “non uccidere” e non avessero invece esercitato la violenza della pena di morte forse questo sarebbe un mondo migliore. A nessuno oggi verrebbe in mente di intasare il web con le sue idiozie criminali.

E sarebbe bene che tutti prendessero atto, anche gli stupiti dell’ultimo momento, quelli che ogni volta cascano dal pero come se “prima” non fosse mai successo niente, non una ragazzina che ammazza madre e fratello, non una madre che spacca la testa di suo figlio a martellate – di esempi come questi se ne potrebbero fare centomila –  che la violenza cesserà di esistere solo quando non ci saranno più donne né uomini sulla faccia della terra.

Cronaca nera: oggi le indagini (e i processi) si fanno sui social network

Maurizio Di Fazio

***

Delitti e commenti sul web: il peggio degli italiani –  

Delitti. L’Italia peggiore , l’Italia del dalli all’untore. Quella che spia dalle finestre. Dai buchi della serratura. Che magari se sente un grido d’aiuto arrivare dalla strada alza il volume della televisione per non ascoltare o si volta dall’altra parte per non guardare. Quella dei vicini di casa che sanno ma non dicono. Del pettegolezzo, della noia, della pavidità, della paura. Quella che sprofonda ogni sera davanti alla tv. Che si perde dietro storie d’amore inventate da autori sapienti. O annega persa dietro a casi di cronaca nera in cui a perdere la vita sono reali creature innocenti e non attori da telefilm che interpretano questo o quel personaggio.

Quella che, puntuale come un orologio svizzero, arriva a far finta di indignarsi e che adesso usa la rete per dar spazio alle sue repressioni più perverse.  Basta dare uno sguardo ai profili Facebook di Carlo Lissi, l’assassino che ha sterminato la moglie e i due figlioletti o a quello di Massimo Bossetti, accusato di aver ammazzato Yara Gambirasio.  Sono tantissimi i mitomani che vogliono lasciare una firma. Apparire. Per regalarsi un secondo di notorietà alla faccia dei morti e dei vivi (i tre figli di Bossetti, ad esempio, quali colpe hanno da espiare?).

“Cosa ti farei, non in isolamento, in mano agli altri carcerati”, scrive Elena dopo aver condiviso sul proprio profilo la foto di Lissi, dopo aver quindi condotto nella propria dimora virtuale il volto di un assassino. E ancora, prosegue David: “Pregherei per averti sotto alle unghie, e tu pregheresti per crepare in fretta”. Insiste Remigio: “Sai quanti amanti ti troverai ora in galera, camminerai tante volte zoppo”.

Sarò strano io, ma ho terrore di questi forcaioli improvvisati. Giustizieri della notte davanti a una tastiera oppure aspiranti leoni, ma solo mentre i carabinieri e la polizia scortano via questo o quel criminale ormai inerme.  Mai prima. Mai.

Non me ne vogliano, ma sono una rappresentanza di un Paese marcio, di una comunicazione malata, come più volte teorizzato da Chomsky così come i giornalisti sciacalli dell’orrore, quelli che improvvisano servizi lacrimevoli per fare un po’ di ascolti, gli stessi che si vantano degli ascolti boom per le edizioni straordinarie targate terremoto o vanno in giro a chiedere agli sfollati come mai dormano in macchina (sapendo bene che una casa non ce l’hanno più).

Sciacalli. Sciacalli di emozioni. Incapaci ormai di viverne sulla propria pelle. Di sorprendersi, innamorarsi. Arrabbiarsi. Provano un brivido solo col telecomando o la tastiera tra le mani. Concentrati su un caso, finché ne parlano i giornali.

Fino al prossimo reality dell’orrore. Fino a quando la morbosa attenzione del guardone andrà a scomparire. E tutto finirà, come nel Truman Show, con un “Cambia canale, guarda cos’altro danno”.

Italiche immondizie

La politica, il marito, le ragazzine. Nessuna donna merita di subire tanto: il suo dolore è il nostro

 

***

Ma certo, facciamo nostro il dolore della povera donna tradita. A quello delle ragazzine a cui quell’infame di suo marito ha contribuito a rovinare la vita qualcuno ci penserà, vero Daria Bignardi che non sei altro? Fateci la cortesia, care donne della cosiddetta intellighenzia italiana, quella dei salotti buoni, delle cosiddette istituzioni dove le notizie peggiori devono essere filtrate dalla vostra ipocrisia: parlate per voi. Smettete di coinvolgere tutte le donne nel vostro punto di vista. Scelgo io qual è il dolore e la causa che voglio fare miei, e io decido con chi me la devo prendere. Ad esempio con una società che ha mischiato così bene le carte tanto da far credere che i mostri siano delle ragazzine – che nessuna femminista d’assalto né una presidente della camera in tutti questi giorni ha sentito il bisogno di difendere – e non i loro carnefici, con chi da tutti i pulpiti se la prende con la gioventù di oggi, bruciata, cresciuta senza valori e non con quelle precedenti che casualmente sono le stesse fatte anche di gente perversa, viziata che sfrutta minorenni per i suoi porci comodi. E’ vergognoso che tutti abbiano speso parole di conforto per la mussolini e praticamente nessuno per delle ragazzine abbandonate prima dalla famiglia e dopo da questa società di lobotomizzati che non sa più riconoscere chi sono gli approfittatori e chi gli sfruttati. E a quelli che parlano tanto di valori e di principi morali riferiti ai contesti familiari in cui sono cresciute queste ragazzine vorrei chiedere quali sono i valori – altri – e i principi – altri – a cui si rifanno quei bastardi senzadio che non trovano niente di strano nel farsi piacere ragazzine che hanno l’età delle loro figlie, quali quelli di chi pensa che sia più importante difendere una donna adulta, privilegiata che dei problemi degli altri si è sempre fatta volgarmente beffe piuttosto che la parte lesa di questo immondo schifo.

Madri che pagano detective privati per scoprire che fanno le figlie, ragazzine ricattate, abusate, sfruttate, padri che non trovano nulla di amorale nel cercare ragazzine dell’età delle figlie per soddisfare le loro perversioni: lo fanno una volta, due, tre, tanto basta pagare, il prete che invece di cacciarli a pedate nel culo accoglie marito e moglie alla messa della domenica ché Dio si sa, perdona tutto, anche i puttanieri matricolati e la maggioranza di un paese incapace di condannare a scena aperta gli sfruttatori ma che colpevolizza e oltraggia  ragazzine perché per la maggior parte dei cervelli a brandelli che ne parlano e ne scrivono in fin dei conti “sapevano quello che facevano”.   

Poi però ci scandalizziamo tutti quando viene applicata la teoria del “forti coi deboli”, specialmente quando il forte è il politico che ci sta sui coglioni.
In questo  paese miserabile bisognerebbe rivalutare seriamente il concetto di libertà di parola come diritto. Perché nessuno ha il diritto di diffondere infamità e spacciarle per libere opinioni e né, tanto meno pretendere che quelle opinioni diventino di tutti.

Il marito della moglie, ovvero, la nemesi

Nell’inchiesta che vede coinvolto il marito della mussolini  spunta anche il nome del figlio di un parlamentare del centro destra che però nessuno pubblica, manca il suo e anche quello di un’altra ventina di persone coinvolte anche loro. Ora, senza voler difendere nessun indifendibile pervertito  vorrei sapere in base a quali parametri e a quale deontologia professionale del giornalismo ci sono nomi che si possono fare, e si fanno, e altri che invece vengono taciuti nella stessa misura in cui ci sono mostri che si possono tranquillamente sbattere nelle prime pagine anche in corso di inchieste di vario ed altro genere mentre altri possono godere dell’inviolabilità della loro privacy.  Il figlio del padre può godere di una maggiore tutela rispetto al marito della moglie?

***

Mussolini, la cronica nera – Anna Lombroso per il Simplicissimus

***

 Mauro Floriani, il marito di Mussolini: “Ho avuto rapporti, credevo avesse 19 anni”.

La mussolini si poteva salvare, restare fuori dalla storia immonda in cui è coinvolto suo marito se solo non si fosse fatta sempre portatrice, paladina della sua  moralità: quella di una fascista che in questi anni ha difeso berlusconi generalmente sempre ma soprattutto da quando è implicato in vicende analoghe a quelle che vedono suo marito indagato, ovvero sfruttamento della prostituzione minorile.  La mussolini fu una delle più spietate accusatrici di Marrazzo che al contrario di suo marito non aveva commesso nessun reato, nella storia che lo coinvolse lui era la vittima, il ricattato, non lo sfruttatore. La mussolini è quella che “meglio fascista che frocio”,  quella della castrazione chimica per i pedofili. La mussolini che, rispetto alle “avventure” di berlusconi liquidava la faccenda dicendo “è un uomo, per fortuna gli piacciono le donne”. La mussolini è una dei 314 traditori dello stato di “Ruby è la nipote di Mubarak”, delle manifestazioni eversive davanti ai tribunali di Milano e Brescia a sostegno di un delinquente pregiudicato. Un po’ troppo per  meravigliarsi che l’abbiano tirata dentro, anche se lei, fino a prova contraria è vittima insieme ai figli del mostro che si è tenuta in casa.

***

Sempre la solita scusa. “Non sapevo che fossero minorenni”. Vigliacchi criminali che non hanno nemmeno il coraggio di dire che  cercano apposta le ragazzine perché sono giovani, piccole, carne fresca con cui sostituire quella che comincia ad appassire che si tengono al fianco da una vita. Nessuna pietà per questi disgraziati, bastardi che per soddisfare i loro vizi e le loro perversioni non si fermano davanti a niente perché tanto, basta pagare no? Maledetti. L’inferno da vivi ci vorrebbe. Perché se non ci fosse la richiesta non ci sarebbe nemmeno l’offerta. Una riflessione a parte meriterebbero i gestori di certe piattaforme dove è possibile inserire annunci di compra vendita, compresa quella di carne umana. Non hanno nessuna responsabilità questi gestori? E’ troppo chiedere che quando si tratta di un certo tipo di offerte diventi obbligatorio rilasciare le proprie generalità reali confermate da un documento valido?

Una volta certe cose succedevano eccome, signora mia

A sedici anni in America si può guidare un’automobile. Evidentemente perché chi l’ha deciso ha ritenuto che fosse un’età di mezzo in cui si è in grado di comprendere e rispettare il codice stradale. E perché mai allora non si dovrebbe capire anche quello che si fa per il gusto di farlo da quello che invece viene indotto dal consumismo sfrenato? possibile che l’obiettivo dei dei sedici anni di oggi, ma anche dei quattordici, stando alle cronache, di queste ragazze e ragazzi sia la griffe, la bella vita senza responsabilità regolata solo dai soldi?

 Quello che si può fare a quindici anni si sapeva trent’anni fa come oggi. La televisione, gli stimoli, le sollecitazioni moderne, internet, i social network sono una scusa, l’alibi per giustificare i fallimenti della società degli adulti. Politica compresa. 

E questo fatto che tutti diano la colpa all’oggi più recente inquieta. Come se davvero ‘prima’, before berlusconi, certe cose non succedevano. Pensare che berlusconi sia l’unico responsabile, imputare a lui la colpa di tutto significa non aver capito nulla della realtà di un paese senza cultura ma in compenso con molte subculture devastanti.  In una societá matura non passa il concetto che ci sono cose che si possono fare perché le fa berlusconi. La società matura NON FA le cose che fa berlusconi. E soprattutto NON LO VOTA.  Certi fenomeni sociali sono presenti in tutte le società, come la prostituzione e la malavita. Solo però la gente, altrove, non manda in parlamento i malavitosi e i puttanieri sfruttatori di minorenni.

 Anche ai tempi dei miei 15 anni c’erano le mantenute, di tutte le età. Non è un fenomeno sociale che è avvenuto in corsa o per colpa di berlusconi. Di ragazze e donne scaltre che approfittano della debolezza degli uomini facendo leva sulla loro bellezza ce ne sono sempre state. Oggi di diverso c’è che le cose si vengono a sapere quasi in tempo reale. Ed è un bene che il tappeto dell’ipocrisia venga sollevato. Non per incentivare la prostituzione come lavoro ma per cercare di ridare alla vita e alla persona il giusto valore e la giusta considerazione. E i genitori dovrebbero imparare a tornare a fare i genitori, non gli amici dei figli, maschi e femmine. Un figlio e una figlia adolescenti non capiscono niente se si ritrovano per madri e padri dei diretti concorrenti, quaranta e cinquantenni che li imitano nell’abbigliamento, negli atteggiamenti. Madri quarantenni che vogliono dimostrarne venti e che mandano in giro figlie sedicenni che ne dimostrano trenta. Caricature grottesche di ciò che non sono più e forse non sono mai stati ed ecco perché proiettano poi sui figli i loro rimpianti permettendogli tutto quello che loro non hanno potuto fare alla giusta età. Un figlio che sta crescendo ha bisogno di un punto di riferimento solido, non di un complice che gli concede tutto per comodità, perché quella è la via breve, la scorciatoia per regalarsi tranquillità reciproche: io non rompo i coglioni a te e tu non li rompi a me.

E qualcuno ha pure il coraggio di chiamarla famiglia, una roba simile?

***

 Io i miei quindici anni li ho avuti un po’ prima dell’autrice di questo articolo.

A sedici ascoltavo gli Yes e i Pink Floyd e uscivo con un uomo di trenta, incontrato per caso.

Il classico colpo di fulmine, lo scambio dei numeri di telefono ed è inutile precisare che la nostra relazione non si è limitata solo a romantiche passeggiatine in riva al mare alle tre di pomeriggio. Suppongo che con le chiavi di lettura di oggi io sarei la vittima e lui il mostro che approfittava della mia ingenuità, per giunta gratis. Mentre non è andata per niente così. Proprio perché i miei quindici anni [e quelli successivi] sono stati decisamente diversi da quelli di oggi. Su una cosa sono d’accordo: sono scelte che si possono ponderare eccome anche a quindici anni, un’età in cui forse non si capisce molto del tutto ma la differenza fra ciò che è giusto e quello che non lo è dovrebbe essere già facilmente comprensibile. Queste ragazzine del nuovo millennio non hanno inventato niente, l’unica differenza è che loro si acconciano, si trasformano con sistemi fittizi con la complicità di madri superficiali e di padri perlopiù assenti che non si rendono conto dei pericoli se non quando il danno è ormai fatto rendendosi pure piuttosto ridicole. Io a sedici anni non dovevo fare nulla per dimostrarne qualcuno di più, ci aveva già pensato madre natura, e avrei potuto sfruttare eccome il dono di quella bellezza che piace al coetaneo come all’uomo maturo. Ma a me piaceva anche innamorarmi, è stato sempre il mio limite.

***

Il Fatto Quotidiano sta diventando un postribolo senza vergogna.

Almeno due o tre articoli al giorno e in contemporanea su quant’è bella, moderna e civile la prostituzione. Fatti di cronaca che riguardano notizie orribili di madri che si vendono le figlie trattati in chiave scandalistica e sempre nella pole position del sito che, si sa, tira più un pelo di “cosa” che una mandria di buoi. Perché quand’anche si voglia parlare seriamente di legalizzare il commercio del sesso non mi pare quello il sistema migliore. Così sembra quasi che ci sia un interesse di parte, che vuole Il Fatto, la marchetta di riconoscimento? tutti loro li trovano gli argomenti per scatenare discussioni volgari e odiose. In in periodo come questo dove ci sono madri che dicono a figlie bambine di trascurare la scuola e lo studio per andarsi a prostituire non si dovrebbe incentivare la dottrina del guadagno facile, al contrario bisognerebbe promuovere una diversa cultura: quella dell’impegno, non di quella via breve che c’indigna quando le ragazze si concedono al drago ma poi fa socchiudere gli occhi davanti al dramma di una prostituzione sempre in crescita i cui dati non accennano alla minima diminuzione. E il tutto che dà la stura a commenti di ogni tipo, nel segreto dell’anonimato c’è gente che tira fuori tutto il suo peggio e la sua ignoranza che purtroppo non resta un fatto privato fra sé e sé o al massimo fra pochi intimi ma diventa di pubblico dominio. Un modo becero di affrontare la cronaca di questi ultimi tempi che ci racconta cose terribili. Cose che non è affatto vero che “prima non succedevano” come dicono e scrivono quelli che liquidano con “è tutta colpa di berlusconi” i motivi del degrado imperante ma sono sempre successe dalla notte dei tempi. Ci sono tonnellate di letteratura a conferma che non solo non è vero che è sempre tutta colpa di berlusconi ma che lui ha trovato semplicemente un terreno pronto per essere concimato dalle sue attività illegali e immorali. Quindi è inutile, ogni volta, ripararsi dietro l’alibi del berlusconismo.Oggi l’unico vantaggio è quello di avere a disposizione mezzi e strumenti per saperle e per poter intervenire in tempo utile. Ma se a tutto questo non si aggiunge un contributo culturale a nulla serve lo sdegno e l’indignazione scritti o enunciati in certi convegni e dibattiti, su queste pagine, e nemmeno servono certi articoli impostati proprio per scatenare la reazione pecoreccia e volgare e per far credere che il male stia tutto da una parte, che lo dico a fare, quella degli uomini. 
Non è così, ma la stragrande maggioranza dei media vogliono a tutti i costi far passare il concetto che sia così. E chissà perché il mostro, il colpevole da sbattere in prima pagina è sempre lui e non è mai lei, nemmeno quando è la madre che si vende la figlia,  la viziosa pervertita che cerca ragazzini on line o quella che si svende per la borsetta di Vuitton.

 

Di chi è la colpa? ma di internet, si sa

Roma, facevano prostituire due minorenni. Cinque arrestati: c’è una delle madri. Le due ragazze, 14 e 15 anni, erano state adescate su un sito di incontri. Svolgevano la loro attività in un appartamento del quartiere Parioli e i loro sfruttatori intascavano una percentuale dei compenso, come una mamma delle ragazze [Il Fatto Quotidiano]

***

Sottotitolo: insegnate ai figli  maschi e femmine che la prostituzione fa schifo, anche se è legale. Che vendere se stessi è degradante, umiliante, e che nessuna extrema ratio può giustificare la commercializzazione della carne umana. Che è sempre una questione di domanda che corrisponde poi ad un’offerta: meno domande, meno possibilità di offerte. A molti uomini – in Italia sono milioni i clienti fissi delle prostitute – piace esclusivamente l’idea di poter disporre di un corpo come vogliono solo perché lo stanno pagando. Ed è questo che fa perdere ogni senso alla definizione di scelta libera, o perlomeno ne fa perdere nella misura in cui una donna accetta di essere comprata per essere utilizzata come un’aspirapolvere, un oggetto qualsiasi; dov’è l’emancipazione, quella che ha portato milioni di donne nelle piazze di tutto il mondo per dire che non volevano essere oggetti?  posso anche capire quelle donne che dicono di star bene, che considerano davvero la prostituzione un mestiere, smetto di capire però quando vorrebbero imporre questa visione anche a chi non lo pensa. E non certo per motivi di chiusura mentale – di me tutto si può dire fuorché questo – ma proprio per il contrario. Perché se cultura deve essere, se tutto passa per la cultura quindi anche l’evoluzione di un paese e del mondo ci sono numeri che sarebbero dovuti calare, invece la prostituzione aumenta perché aumenta la richiesta, e come per tutte le cose finché c’è richiesta ci sarà anche l’offerta. Di uomini realmente impossibilitati ad avere una donna che soddisfi le loro pulsioni sessuali, penso ai diversamente abili, ce n’è solo una minima percentuale, non certo la decina di milioni di quelli che in questo paese vanno regolarmente a servirsi al mercato del sesso foraggiando così criminalità e malavita e incentivando lo sfruttamento. E nei paesi civili ci pensano i servizi sociali a mandare a casa dei diversamente abili ragazze e donne specializzate ad esercitare su un corpo che risponde alla vita solo in parte dei massaggi particolari che li aiutano a soffrire di meno la mancanza di un rapporto sessuale completo.

L’evoluzione sociale e storica passa anche per il superamento di un luogo comune falso e ridicolo come quello della prostituzione quale mestiere più antico del mondo. Perché se una segretaria potesse guadagnare tanto quanto una prostituta, farebbero tutte la segretaria. E solo gente con un senso molto superficiale dell’umanità o quella coinvolta e interessata e che quindi ci tiene che la prostituzione continui ad esistere può pensare e dire che prostituirsi sia la stessa cosa di svolgere un mestiere o un’altra professione qualsiasi. In Svezia si perseguono legalmente i clienti indipendentemente dall’età delle prostitute. E funziona. La prostituzione è stata quasi azzerata; sono incivili, proibizionisti e bigotti in Svezia, da sempre considerata il paese emblema della libertà dove si può fare sesso anche ai giardinetti alle dieci di mattina?

***

30, 35 anni, facoltosi commercianti e professionisti: è l’identikit dei clienti delle prostitute ragazzine dei Parioli, quelli che sono disposti a pagare fino a 500 euro una prestazione sessuale venduta da ragazzine che non gli sembravano tali.
Premesso che uomini di quell’età, ricchi, benestanti, un buon lavoro e che si presume abbiano anche una buona vita sociale non dovrebbero avere nessuna difficoltà a procurarsi la scopata gratis, se lo facessero con ragazze e donne della loro età sarebbe meglio hanno sicuramente dei problemi psicologici e prim’ancora di essere condannati dovrebbero essere curati, io ci credo che non si erano mai accorti che le ragazze fossero così piccole. Perché vedo come si conciano e si acconciano ragazzine di quell’età che a sedici, diciassette anni hanno dimenticato perfino il colore naturale dei loro capelli. 
Questi genitori “moderni” che hanno sempre tanta paura che le loro figlie e figli si sentano esclus* dalla comitiva, dai compagni di scuola e allora permettono tutto, e guai a dire che non è giusto che una ragazzina di sedici anni ne debba dimostrare venticinque o che una di dodici e tredici dovrebbe colorarsi faccia e unghie solo a carnevale: l’accusa di fare del moralismo è scontata. 

E non sia mai che a quindici anni non debbano avere il permesso per rientrare anche alle tre di notte. 
Imporre un orario ed esigere che si rispetti è già una regola che forma, che pone quei limiti che devono esserci quando si vive in famiglia, prima di tutto per rispetto di padri e madri che perdono anni di sonno aspettando che i figli rientrino a casa la sera e la mattina dopo devono alzarsi per andare a lavorare e poi perché la vita di strada, dei locali, oltre la mezzanotte non è quella che si abbina ad un adolescente maschio o femmina che sia. 

E figuriamoci allora se una ragazzina di quindici anni, minorenne può decidere di andarsene da casa per andare a vivere da sola e alla famiglia questo va bene. Come fa a vivere da sola una ragazzina di quindici anni, nessuno in famiglia, nonni, zii ha mai pensato di denunciare quei genitori sciagurati per abbandono e omessa sorveglianza di minore? E’ legalmente impossibile che un figlio possa decidere di andarsene di casa quando è minorenne. Se i genitori lo permettono vanno perseguiti penalmente.
Così come nessuno in famiglia si era accorto che le ragazzine frequentavano siti internet per incontri dove si presentavano come maggiorenni. 

Questi ragazzini e ragazzine sempre connessi a internet senza il benché minimo controllo da parte dei genitori che non sanno dove vanno, cosa leggono, con chi si relazionano in Rete. 
 Genitori  sempre più assenti, distratti e indaffarati che mettono in mano a figli bambini computer, iPod e smartphone senza curarsi poi di quello che ci fanno salvo poi raccontarsi la solita storiella che di tutte le cazzate che fanno i figli con la loro complicità – che non ammetteranno mai – è sempre colpa di internet e di facebook, il cancro sociale del terzo millennio. 

Perché è molto più facile dare la colpa al mostro che non ha un volto piuttosto che prendere atto che i veri mostri sono loro. 

Una storia più terribile di questa si fa fatica anche ad immaginarla, una madre che vende sua figlia e l’altra che dopo averle concesso tutto compresa la fuga da casa per non doversi occupare di lei si meraviglia che la figlia abbia buttato via la sua vita a quindici anni per la griffe e l’idea della bella vita.

Ma la colpa, ça va sans dire, è di internet, mica di questi genitori che non sono più capaci di insegnare nulla ai loro figli che abbia a che fare col rispetto di e per se stessi e con quel sano senso del pudore personale che è necessario per rispettarsi e farsi rispettare.

E smettiamola inoltre di darci sempre la colpa di tutto; non diamoci sempre la colpa di tutto. E non diamola nemmeno a berlusconi che ha trovato un terreno già ben concimato per istituzionalizzare la sua immoralità. C’è un film del 1951: “Bellissima”, che racconta la storia di una madre che propone sua figlia bambina ad un regista per un film. E’ insita soprattutto nelle madri che la proiettano sulle figlie femmine quella voglia di rivincita verso la vita, verso tutto quello che loro non hanno potuto fare ed essere.  E la cosa più terribile è che entrambe le protagoniste di questa vicenda squallida sono state riaffidate alla famiglia. Famiglia quella dove una madre prende la percentuale sulle marchette della figlia bambina e dove una madre si accorge della vita che fa la figlia perché si compra i vestiti e tiene nel portafoglio banconote da 100 euro?

E’ questa la famiglia che difendono chiesa e politica?

Non era la nipote di Mubarak e non erano nemmeno cene eleganti

Sottotitolo: lo stato pietoso della cosiddetta informazione italiana si misura anche dal fatto che in presenza di una notizia importante qual è quella della condanna in primo grado di berlusconi nessuna rete ha pensato che fosse opportuno organizzare una diretta informativa in prima serata, solo la7 ha allungato di tre quarti d’ora il programma di Lilly Gruber al quale partecipava un condannato per diffamazione recidivo e graziato nei panni del direttore di un Giornale.
E pensare che ad aspettare l’esito della sentenza sono arrivati giornalisti da tutto il mondo; quelli che evidentemente hanno ritenuto che valesse la pena rimandare le vacanze di qualche giorno.
In questo paese le cose devono e possono succedere solo da ottobre a metà giugno, tutto quel che può accadere in periodi diversi, nella stagione estiva, non merita di essere analizzato e commentato in televisione perché il nostro bel giornalismo va in ferie: il giorno della condanna a sette anni di silvio berlusconi in un paese normale il servizio pubblico, almeno, fa informazione. In Italia invece c’è Porta a porta.

Preambolo: uno che può farsi aiutare da ministri, sottosegretari, servi e servizi più o meno segreti, che ha la possibilità di fare quello che vuole senza farlo sapere in giro e invece la prima cosa che fa è inventarsi la balla dell’incidente diplomatico mettendo al corrente tutta una questura delle sue frequentazioni con signorine marocchine che a lui sembrano egiziane e bisognose d’aiuto tanto furbo non è.
E pensare che c’è gente che con uno così ci fa affari e perfino alleanze politiche.

Peggio di un coglione disonesto c’è solo un coglione disonesto pieno di soldi: la categoria più pericolosa.

Rubygate, de profundis per le “larghe intese”

di Angelo d’Orsi

Un giornalista straniero, alla domanda se fosse a Milano per l’importanza del processo, ha replicato che no, non per la sua importanza, ma per la sua bizzarria. 

Molte sentenze sono “già scritte” forse perché i reati sono già fatti?

Effettivamente in molti casi non si dovrebbe arrivare ad una sentenza per stabilire il grado di onestà di una persona.

Qui in Italia invece non basta nemmeno la sentenza.

Ma veramente serviva questa sentenza per stabilire chi è ed è sempre stato silvio berlusconi?
Veramente il pd ha pensato di poterla incartare ai suoi elettori con la favoletta – ignobile – della pacificazione, di un governo di responsabilità?

Che vuol dire pacificazione, tenersi in casa un corruttore, un indecente sfruttatore di ragazzine, uno che non esita a pagare tutto quello che non può avere perché non lo deve avere, un ricattatore già ricattato dalla peggior feccia che si tiene in piedi a forza di minacce a cui evidentemente molti non possono sottrarsi?

La pacificazione applicata alla politica è una gigantesca e immonda stronzata.

E veramente Napolitano ha pensato seriamente che uno così potesse essere determinante quando tre mesi fa ha intimato ai giudici di non essere troppo severi per consentirgli di partecipare alla politica di questo paese?
E quale contributo utile dovrebbe dare uno che ha detto a chiare lettere, non una settimana fa, un mese fa o un anno fa ma quasi vent’anni fa di essere entrato in politica per non finire in galera?  uno che per entrare in politica si è fatto fare un partito da un amico dei mafiosi successivamente condannato per mafia?  uno che si teneva in casa un pluriergastolano assassino? sono queste le referenze di affidabilità di silvio berlusconi?

E, mi rivolgo al pd: ci si fanno alleanze con uno così, con uno che ha riportato il fascismo in parlamento?

Ma come si guardano allo specchio, come insegnano ai loro figli il valore dell’onestà quelli che quando lo incontrano gli stringono anche la mano in virtù del garbo istituzionale, quelli che abbracciano Alfano, per dire? e come, quelli disposti a ridare il voto ad un partito che ha dimostrato di tenere più alla sua sopravvivenza che ai suoi elettori e non ha provato nemmeno per un attimo non a dire no, mai con un delinquente del calibro di silvio berlusconi, quello lo hanno fatto i pavidi bugiardi, ma a mettere in pratica nei fatti quel no?
Cosa impedisce alla politica di centrosinistra di prendere le distanze da silvio berlusconi, nessuno se lo chiede? eppure, dovrebbe essere importante saperlo.

 

 Le larghe pene – Marco Travaglio – 25 giugno



Mauro Biani

Davvero qualcuno ha dovuto aspettare la sentenza del Tribunale di Milano per scoprire che B. va a puttane, preferibilmente minorenni, e abusa del suo potere e dei suoi soldi per nascondere la verità? Solo un Paese irrimediabilmente ipocrita, o disinformato, o mitridatizzato può meravigliarsi per un verdetto fra i più scontati della storia. Gli unici dubbi riguardavano la qualificazione dei reati e la quantificazione della pena. Ma i fatti erano accertati fin da subito: le telefonate notturne dello statista dal vertice internazionale di Parigi alla questura per far rilasciare Ruby sono incise nei nastri della polizia; le notti trascorse nella villa di Arcore dalla prostituta minorenne che poi se ne andava con le tasche piene di soldi sono dimostrate dai movimenti del suo cellulare; le deposizioni di decine di testi, tutti dipendenti o sul libro paga di B., fra cui 4 o 5 parlamentari, un viceministro e alcune mignotte, bastava ascoltarle per capire che erano false. Che altro occorreva per farsi un’idea di quel che è successo e trarne le conseguenze? Un collegio di saggi? Un vertice di maggioranza? Un monito del Quirinale? È vero che in Italia le alte cariche dello Stato, centinaia di parlamentari e migliaia di giornalisti adorano passare per fessi. Ma lo capiscono tutti che un miliardario non si fa portare 40 ragazze a botta, fra cui diverse prostitute e alcune minorenni, pagandole 2-3 mila euro se non dormono da lui e 5-6 mila se dormono da lui, per mostrare loro la sua collezione di farfalle. E non si scapicolla nottetempo per terremotate un’intera questura, avvertito da una prostituta brasiliana, per far liberare una prostituta marocchina, coprendosi di ridicolo con la frottola della nipote di Mubarak, se non volesse tapparle la bocca su qualcosa che è meglio nascondere. Queste panzane possono reggere in Parlamento, sui giornali, in tv. Ma c’è almeno un luogo, in Italia, impermeabile alle balle: il Tribunale di Milano. E non solo alle balle. Le giudici Turri, De Crostofaro e D’Elia, insultate e minacciate dall’imputato B. e dai suoi sgherri, spernacchiate dalla delegazione parlamentare Pdl in marcia sul Tribunale, depistate da orde di falsi testimoni, intralciate da manovre e cavilli assortiti (ricusazioni, istanze di rimessione, legittimi impedimenti, ileiti acute e malattie immaginarie, ostruzionismi, ricorsi alla Consulta), provocate dagli onorevoli avvocati, “avvertite” dal capo dello Stato che ancora l’altro giorno ammoniva le toghe a tener conto delle conseguenze politiche dei loro atti, scippate di uno dei due reati dalla controriforma Severino e infine intimidite dall’infame clima di larghe intese che butta tutto in politica e carica i giudici di responsabilità che non possono né devono avere, hanno tenuto i nervi saldi e sentenziato sine spe ac metu. Senza lasciarsi condizionare né impressionare da niente e da nessuno. La loro sentenza smentisce in parte la Procura (il reato giusto non era concussione per induzione, ma per costrizione) e soprattutto sbugiarda la black propaganda sulla magistratura milanese succube della sinistra. Tutti sanno che il Colle e il Pd, da quando è nato il governo-inciucio, auspicavano una sentenza la più blanda possibile per tener buono il prezioso alleato ed evitare che gli elettori ricordino chi è: invece la condanna è stata più severa di quella chiesta dai pm.Una sentenza non di larghe intese, ma di larghe pene. Che però non può aggiungere nulla all’indecenza del personaggio, già ampiamente dimostrata dalle sentenze sulle tangenti alla Guardia di Finanza, sui 23 miliardi di lire a Craxi, sui fondi neri per 1.500 miliardi di lire, sulle frodi fiscali sui film, sulla corruzione di Mills, sulle mazzette ai giudici del caso Mondadori, casomai qualcuno le avesse lette. Ora i servi, le prefiche, i tartufi e i finti tonti si domandano affranti se B. farà saltare il tavolo dell’inciucio: ma quando gli ricapita un governo dove la fa da padrone dopo aver perso le elezioni? La vera domanda è un’altra: che ci fa il Pd al governo con uno così? Ma valeva anche prima, e nessuno la pose. In Italia si attendono sempre le sentenze e poi, quando arrivano, nessuno le legge. È il Paese dell’amnesia. Che fa rima con anestesia. E con amnistia.

UNA BUONA GIORNATA PER LA COSTITUZIONE – Antonio Padellaro – 25 giugno

È stata una buona giornata per la Costituzione della Repubblica, quella che all’articolo 101 dice che la giustizia è amministrata in nome del popolo e che i giudici sono soggetti soltanto alla legge. Facile a dirsi, ma nella realtà dei fatti significa scontrarsi con i reparti corazzati del Caimano, sfidare l’informazione padronale pronta a vendere qualsiasi balla utile al capo, subire le tragicomiche sceneggiate di amazzoni provviste più di botulino che di amor proprio. Andranno ricordati i nomi dei giudici della IV sezione del Tribunale di Milano, Turri, D’Elia e De Cristofaro e quello del pm Boccassini: quattro donne che facendo il proprio dovere hanno riscattato le altre donne e gli altri uomini, funzionari di palazzo in carriera, accusati di falsa testimonianza a favore della nipote di Mubarak e del suo mentore. Quello che le carriere poteva farle e disfarle con un semplice schiocco delle dita.

È stata una buona giornata anche per la politica irregolare, quella che non si fa ingabbiare negli inciuci e si rivolge ai residui elettori non ancora fuggiti verso l’astensione. Chi aveva dato per morto anzitempo il movimento di Grillo dovrà ricredersi dopo il voto di Ragusa. Che certo non cancella il crollo complessivo del M5S nelle amministrative e le contraddizioni di un gruppo parlamentare diviso e che fa registrare la fuoriuscita di un altro deputato, Zaccagnini, a disagio per il clima interno “di caccia alle streghe”. Però il voto siciliano dimostra che, per quanti errori i vertici grillini possano commettere, gli elettori ci sono ancora. Basta dare loro candidature credibili e una linea politica chiara. Da oggi il governo Letta e tutto ciò che ne consegue rappresenta l’ultimo salvagente a cui può aggrapparsi il concussore e utilizzatore finale di minorenni. Per l’unica opposizione che resta, si aprono praterie.

Interdetto e condannato

Sottotitolo: oggi più che mai non capisco che c’entrano i tanto vituperati italiani, quelli ad esempio che votano il centrosinistra e poi si ritrovano alleati con berlusconi o nella migliore delle ipotesi vittime dell’eterno inciucio sottobanco con berlusconi; questo discorso sugli italiani messi in mezzo sempre e a proposito di tutto non lo vorrei proprio più sentire. I responsabili del mantenimento in essere di silvio berlusconi nella scena politica e purtroppo sociale di questo paese hanno nomi e cognomi, non sono “gli” italiani.  Sono quelli che hanno legittimato l’abusivo impostore per legittimare le loro nefandezze in politica, per farle sembrare meno gravi, più accettabili solo perché berlusconi ha fatto il tutto e l’oltre. Sono quelli che tenendosi affianco berlusconi si sono garantiti la sopravvivenza politica in tutti questi anni.

In un altro paese nessuno avrebbe aperto il dibattito infinito sulle dimissioni di un ministro per gli stessi motivi per i quali si è dovuta dimettere Josefa Idem, non perché siano motivi gravissimi ma perché è assolutamente normale che un ministro si dimetta per quei motivi.

Solo, siccome qui c’è berlusconi allora se ne è dovuto parlare, si sono dovute confrontare le responsabilità di berlusconi con quelle dell’ex ministro, ci sono stati i ma e i però.
Ed è questo l’imperdonabile più grave di tanti italiani: il fatto che non abbiano ancora imparato la lezione.

RUBY, BERLUSCONI CONDANNATO
“SETTE ANNI DI RECLUSIONE”

SENTENZA A MILANO – AL CAVALIERE INTERDIZIONE PERPETUA DAI PUBBLICI UFFICI
Da Apicella a Iafrate, molti protagonisti del processo rischiano l’accusa di falsa testimonianza

Per berlusconi inaugurata l’aggravante della concussione, fino ad oggi non era mai stata applicata quella per costrizione.

E ai 314 traditori dello stato quelli che “Ruby è la nipote di Mubarak”, niente?   fra questi ci  sono i ministri Nunzia De Girolamo, Maurizio Lupi, Beatrice Lorenzin e Angelino Alfano: questa non è una cosa grave ma gravissima.

Niente a quelli della questura che hanno retto il gioco al concussore condannato, a maroni che insultò la pm Fiorillo colpevole di aver detto la verità da subito, niente?

E niente nemmeno al pd che non si è opposto con tutte le forze che aveva per rifiutare lo scempio di un’alleanza col partito di uno sfruttatore di ragazzine, di un corruttore, di un evasore fiscale già condannato, della sua pletora di ignobili e indegni che stanno dicendo la qualunque a proposito di una sentenza non giusta ma sacrosanta?

E niente nemmeno a Napolitano che si è intromesso in più di un’occasione per consentire all’interdetto condannato di “poter partecipare alla delicata fase politica?” [Napolitano: garantire partecipazione politica Berlusconi. Capo dello Stato invita il comitato di presidenza del Csm al Quirinale. Alfano: ‘Ottima iniziativa’. 13 marzo 2013]

Dai Letta, raccontaci ancora quella che “le sentenze di berlusconi non avranno ripercussioni sulla tenuta del governo”.

Sette anni sono una condanna da criminale abituale, e recidivo.
Appunto.

Quello che mi fa più rabbia è che in un paese normale berlusconi sarebbe stato già condannato ampiamente dalla storia: la sua, e invece nemmeno la politica, quella del cambiamento, del rinnovamento, quella che diceva di lavorare per un’Italia giusta, per il bene comune riesce a condannare e a prendere le opportune distanze da silvio berlusconi, per motivi che con la responsabilità verso il paese non c’entrano niente.

Sentenza Ruby, Berlusconi 7 anni e li dimostra – Marco Travaglio

Dunque, per il Tribunale di Milano, Silvio Berlusconi ha costretto la Questura di Milano a violare la legge per rilasciare Ruby prima che parlasse e ha avuto incontri ravvicinati di tipo sessuale a pagamento con una minorenne.

E, per salvarsi dalla condanna, ha pagato decine di testimoni (fra cui due deputati) per giurare il falso dinanzi ai giudici.

Chiunque conoscesse le carte lo sapeva anche prima che lo dicessero i giudici: restava solo da capire se i fatti, assolutamente certi, configurassero dei reati, e quali.

Ora tutti domandano ai berluscones se, dopo la condanna a 7 anni in primo grado, il governo rischia di cadere. Ma la domanda è sbagliata, o meglio è giusta ma rivolta alle persone sbagliate: bisognerebbe chiedere a Enrico Letta e al Pd che cosa ci facciano al governo con un alleato così.

Il sistema prostitutivo di b.

Sottotitolo: ha trasformato un paese in un troiaio a immagine e somiglianza sua e di quelle e quelli come lui e ancora ha il coraggio di parlare di odio, di pregiudizio, di considerazione malevola nei suoi confronti.
Se in questo paese ci fosse davvero  gente capace di mettere in pratica l’odio molti di quei personaggi che in tutti questi anni si sono attivati per demolire anche l’idea di un’Italia paese civile non sarebbero ancora nelle condizioni di poterlo fare.
Ma come ha ben scritto un’amica su facebook qualche giorno fa, “ognuno ha la propria coscienza con la quale dialogare, quando c’è silenzio intorno”.
E alla fine a me basta sapere che se quello è ancora lì non ci sta per colpa mia ma di chi poteva dire e non ha detto, poteva fare e non ha fatto, ovvero quella che era la cosiddetta opposizione fino a qualche settimana fa prima di portare definitivamente e finalmente alla luce la sua complicità con un delinquente  PER SENTENZE.
E ovviamente di chi in tutti questi anni l’ha sostenuta.
Perché io dieci, quindici, diciassette anni fa pensavo, dicevo e scrivevo le cose che penso dico e scrivo oggi, altri non lo facevano, difendevano il proprio partito /orticello, s’innamoravano dei segretari di partito, negavano quella che è sempre stata l’evidenza e cioè che nessuno nella politica, evidentemente coinvolto negli stessi suoi interessi, ha voluto agire concretamente per liberare l’Italia dall’anomalia impersonata da  silvio berlusconi.

In un processo, durante una requisitoria di cinque ore per stabilire che un presidente del consiglio si porta[va] a letto ragazzine minorenni e che intorno alla sua attività di tRombeurs de femme, pagante, ha costruito un sistema malavitoso, l’ennesimo peraltro, col quale faceva affari con delinquenti della sua risma col metodo del do ut des offrendo non il suo ma la roba di tutti, pezzi d’Italia, quello che salta agli occhi e alle orecchie è lo strafalcione di Ilda Boccassini sulla “furbizia orientale”.

Concordo sull’inopportunità di una frase, due parole, ma trasformarla in oggetto di critica severa prestando così il fianco a chi non aspetta altro che il passo falso per esercitare il solito vittimismo, per parlare di giudici prevenuti, mi sembra un’enormità insopportabile.

L’ossessione del politicamente corretto è la stessa che ha permesso e permette che certe questioni, parole, situazioni siano state e siano ancora  guardate e considerate come se fossero la normalità: nessuno ha chiesto conto a berlusconi, e a chi gli faceva da eco, quando parlava di giudici cancro della società, matti ché se fossero sani farebbero un altro mestiere, antropologicamente diversi dalla razza umana.

 Quando massacravano Ilda Boccassini dov’erano i politicamente corretti? gli amanti del verbo perfetto, quelli che, evidentemente, non inciampano mai in un errore?

Nessuno ha chiesto le dimissioni di ministri e vicepresidenti del consiglio eversori e terroristi che sono andati a manifestare contro la Magistratura, ad invadere un tribunale della repubblica, di quei  314 traditori dello stato che hanno giurato il falso in parlamento in nome del popolo italiano ma come al solito, nel paese che perdona solo gl’imperdonabili, il casus belli lo creano due parole di una signora perbene che fa il suo lavoro in condizioni di estrema difficoltà, ostacolata e osteggiata soprattutto da chi dovrebbe sostenere il lavoro dei giudici.

Ecco perché non ce la posso fare, né mentalmente né umanamente, ad essere severa e ad unirmi alla critica nei confronti di Ilda Boccassini.
Perché sì, i principi si devono difendere sempre ma in questo caso c’è una sperequazione troppo grande, impossibile non rendersene conto.

Ed ecco perché io ringrazio Ilda Boccassini, perché c’è un paese che non ha paura della Magistratura e di chi lavora – malgrado e nonostante eccellenti interferenze – per quel rispetto della legge uguale per tutti che impone la Costituzione; un paese che non ha mai temuto quella “deriva giustizialista” di cui molti si sono riempiti la bocca in tutti questi anni confondendo il bisogno di giustizia vera col desiderio di vendetta; gente che ancora oggi si affida ad un ipotetico e futuro giudizio storico che non basterà a rendere giustizia e non potrà mai essere uguale a quello che stabilisce un tribunale.
In un paese normale la Magistratura non fa le veci di una politica disonesta, arrogante, assente, arroccata nei suoi privilegi che rifiuta di ripulirsi dal marciume corrotto, mafioso essendosi ormai irreversibilmente incistata nel malaffare: in un paese normale Magistratura e politica lavorano fianco a fianco,  una politica onesta non avrebbe nulla da temere.
E nemmeno noi.

Ruby, chiesti 6 anni e interdizione per B.

Nella villa di Silvio Berlusconi ad Arcore funzionava “un sistema prostitutivo organizzato per il soddisfacimento sessuale di Silvio Berlusconi“ [Ilda Boccassini]

Lui: “Pregiudizio e odio, povera Italia”

Povera Italia, sì, ostaggio da vent’anni di un personaggio inqualificabile, disonesto,  che non avrebbe trovato nessuna residenza in un paese normalmente civile e che non è stata difesa da nessuno in tutti questi anni, nemmeno da chi era pagato per farlo.

Divisivi e no 
Marco Travaglio, 14 maggio

Bei tempi quando giocavamo a cowboy e indiani, o a guardie e ladri e poi, crescendo, ci dividevamo fra destra e sinistra. Ora, con tutti i problemi che già abbiamo, ci tocca pure domandarci se siamo o no “divisivi” e “seminatori di odio”. E, in caso affermativo, redimerci e scusarci per avere magari inavvertitamente sabotato la “pacificazione nazionale”. Prodi e Rodotà non sono andati al Quirinale in quanto “divisivi”: conoscendo B., l’avrebbero tenuto lontano dal governo; invece Napolitano, conoscendo B., l’ha tenuto molto vicino, anzi dentro. Enrico Letta è divenuto premier proprio perché non è divisivo: anzi, è proprio indivisibile dallo zio. L’altro giorno un Comune toscano ha rinunciato a intitolare la sala consiliare a un’eroina partigiana perché la Resistenza “è divisiva”. Giusto: non c’è nulla di più partigiano dei partigiani, che osavano combattere i fascisti, per giunta con le armi, anziché abbracciarli fraternamente e farci un governo insieme. Molto divisiva la requisitoria Boccassini al processo Ruby: la toga rossa ha chiesto per il Cavaliere di Hardcore 6 anni di galera più interdizione perpetua, anziché congratularsi per le cene eleganti e soprattutto per i dopocena, così aprendo un’insanabile divisione fra puttanieri e non. Un po’ come il divisivo Battiato, saggiamente cacciato dal governatore Crocetta per aver eretto un muro invalicabile fra onorevoli troie e non. Lo stesso dicasi della divisiva pm Annamaria Fiorillo, punita dal Csm perché, dicendo la verità sulla notte di Ruby in Questura, ha scavato un profondo fossato fra chi mente e chi no. Divisiva anche la Corte d’appello di Milano che, condannando un evasore fiscale per evasione fiscale, ha innescato pericolose spaccature fra chi non paga le tasse e chi le paga anche per lui. Molto divisive le figlie di Tortora, che “facevano meglio a tacere” e a cogliere la sottile ironia nell’autoaccostamento di B. al loro genitore: egli non intendeva paragonarsi a lui per il processo (Enzo fra l’altro era innocente), ma per la decisiva importanza del fattore ornitologico nelle carriere di entrambi. Gli episodi di cui sopra servano di lezione agli italiani: ciascuno è chiamato a fare la sua parte, improntando la vita quotidiana ai più rigorosi criteri di non-divisività e pacificazione nazionale. Qualche esempio aiuterà a capire meglio la portata della sfida. Se siete in auto, fermi al semaforo, e un pirata della strada ubriaco fradicio col bottiglione di whisky in una mano e il cellulare nell’altra vi tampona violentemente sderenandovi la macchina, contate fino a dieci prima di uscire dalla carcassa; e, quando lo fate, andategli incontro a braccia aperte, domandandogli se si sia fatto male, rimborsandogli sull’unghia il danno arrecatogli e scusandovi per la vostra inopinata presenza proprio davanti al suo Suv, scevri da qualsivoglia atteggiamento odiatorio e divisivo. Se un ladro vi scippa la borsa per strada, rinunciate a rincorrerlo per recuperare il maltolto (sarebbe un sintomo inequivocabile di odio) e contribuite alla pacificazione nazionale: se possibile, mentre s’allontana, augurategli buona fortuna e dettategli al volo il pin del vostro bancomat. Se fate i vostri bisogni al bagno pubblico e un teppista vi orina addosso, abbandonate inutili odii o tentazioni divisive: lasciategli completare la minzione e congratulatevi per la splendida mira. Se, rincasando, trovate vostro marito a letto con un’altra, allontanatevi in punta di piedi per non interrompere divisivamente l’amplesso e, a cose fatte, servite alla coppia due caffè e cornetti alla crema. Se siete una bella ragazza e un tamarro vi fa la manomorta sul bus, rifuggite da gesti inconsulti e divisivi, tipo ceffone o urlo o chiamata al 113: anzi, ringraziate il nuovo corteggiatore per il gentile pensiero e invitatelo a cena. Solo così, in un futuro che tutti speriamo prossimo, avrà fine l’annosa guerra civile permanente fra palpeggiatori e palpeggiate.