…ma non è un perdono

giovanardi fa sapere che non ha niente di cui scusarsi, che quando la madre di Federico dice che ritira la querela ma non perdona sicuramente non ce l’ha con lui. Io, come sempre, non me la prendo con lui ma coi vigliacchi che continuano a chiedere il ‘parere’ di giovanardi su questioni che il necrofilo ha già ampiamente chiarito in tante, troppe occasioni.

Il più violento degli schiaffi morali è far sapere ad una persona che si disprezza perché ci ha fatto del male di non essere più la causa e il motivo delle proprie angosce, sofferenze. 

Ed è più o meno questo che deve aver pensato Patrizia Moretti, la grande mamma di Federico Aldrovandi, ritirando la querela contro giovanardi, il segretario del Coisp Maccari e uno degli agenti assassini colpevoli della morte di suo figlio che hanno ripetutamente offeso, oltraggiato e vilipeso la sua famiglia e la memoria di suo figlio.
Dopodiché c’è uno stato a cui non sono bastati dieci anni per dare una risposta che restituisse a questa madre e a questa famiglia almeno la giustizia, una giustizia giusta capace di condannare fino in fondo, non solo un po’ com’è accaduto per i quattro agenti della polizia di stato, fra i quali c’era una donna, che quella notte di settembre finirono un ragazzino di diciotto anni a calci e botte sfondandogli prima il torace e poi il cuore e ai quali lo stato non ha tolto nemmeno la divisa.

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UN’IMPERDONABILE PERDITA DI TEMPO

Il testo integrale della lettera con cui Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi, ha annunciato il ritiro delle querele presentate nei confronti del senatore Carlo Giovanardi, dell’agente di polizia Paolo Forlani, condannato in via definitiva per la morte del figlio, e del segretario del Coisp Franco Maccari.

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Siamo ridotti talmente male in questo paese dove la legge è uguale sì ma per i soliti stronzi che per festeggiare il compimento della giustizia basta che un processo si concluda con una sentenza.
Quale che sia.
E’ andata così per i processi ai macellai del G8, per la sentenza che ha “condannato” berlusconi e anche per quella che ha fintamente punito i quattro assassini di Federico Aldrovandi ai quali lo stato dopo averli praticamente graziati ha avuto la premura di mantenergli il posto di lavoro. Tutte sentenze che ci dicono che la vita di chi ha commesso dei reati gravissimi, tutt’altro che dovuti ad una casualità, un raptus eccetera non ha avuto contraccolpi significativi. Tutto come prima, nel caso del G8 perfino meglio, diversamente dai morti, dagli offesi, picchiati, violentati, derubati in conseguenza di quei reati. Sentenze manifestamente in contrasto con la Costituzione che, è vero, ordina laddove sia possibile la riabilitazione del reo ma solo dopo avergli fatto pagare quel che deve alla società.

Questa vicenda triste, tragica come tante altre simili  mi ha sempre umiliata, da persona, da madre e da cittadina di questo paese. Penso che Federico oggi avrebbe più o meno l’età di mio figlio, penso a sua madre, alla sua famiglia, alle persone che lo amavano, alla possibilità negata in modo violento da quattro funzionari di stato di sapere cosa sarebbe oggi, che avrebbe fatto di se stesso, della sua vita. Per lo stato la vita spezzata di Federico non è stata che una pratica da chiudere con una finta sentenza e una finta condanna per i suoi assassini. Per qualcuno, tipo giovanardi e Maccari, invece, i quattro traditori dello stato non meritavano nemmeno quella finta condanna.

Ite missa est

Sottotitolo: Fucksia e Borghezio contro Laura Boldrini  –  La guerra dei razzisti contro Laura Boldrini

Per certe menti bacate è inconcepibile che una bella donna possa essere allo stesso tempo in gamba, intelligente e che sappia fare cose buone, invece e piuttosto, di vendersi a vecchi erotomani in odor di mafia.

ANCHE DITTATORE MUGABE PER MESSA INAUGURAZIONE

Il papa nuovo sarà anche povero e bello ma le abitudini sono rimaste quelle pessime di sempre.

Nell’aprile 2011 al dittatore dello Zimbabwe Robert Mugabe, accusato di crimini contro l’umanità fu concesso di partecipare alla beatificazione di Wojtyła. Lo stato italiano fu costretto a sorvolare sulle leggi recenti in funzione dell’obbrobrio fascista dei patti lateranensi e consentire a Mugabe, indesiderato in base alle sanzioni europee che gli vietavano il visto d’ingresso in tutti i paesi membri, di calpestare il territorio italiano.

Avviata una nuova azione disciplinare contro Ingroia

Documenti – Altri documenti

[Antimafia 2000 – http://www.19luglio1992.com]

Aldrovandi, grazie allo ‘svuota carceri’ la poliziotta condannata è già a casa

Monica Segatto, l’agente che doveva scontare 3 anni e 6 mesi in carcere – già ridotti a 6 mesi grazie all’indulto – passerà gli ultimi quattro e mezzo ai domiciliari. La madre di Federico: “Un ulteriore regalo per i colpevoli, per me uguale alle risate dei poliziotti”. [Il Fatto Quotidiano]

ANM: “DA BERLUSCONI INSULTI INTOLLERABILI”

A scatenare le risposte dei magistrati sono state le parole di Berlusconi che ha segnalato oggi “un attacco alla mia libertà personale” da parte dei giudici, che “vogliono farmi fare la fine di Craxi”. L’ex premier ha poi parlato di una “dittatura dei magistrati“, spiegando che ”all’interno della magistratura c’è una parte che ha formato una specie di associazione a delinquere che usa il potere giudiziario a fini politici”. [Il Fatto Quotidiano]

Naturalmente Napolitano qui tace, e anche la Severino 

Ancora qualche dubbio che certi decreti, indulti e amnistie non abbiano poi quel fine misericordioso  che gli si vuole dare  a tutti costi per giustificarli? Fin’ora l’indulto ha garantito solo delinquenti “eccellenti” fra cui i macellai della Diaz. Oggi, grazie a quell’altra genialata dello svuota carceri un’assassina che rideva sul cadavere di un ragazzino a cui quattro poliziotti  fra cui proprio lei hanno spaccato il cuore a forza di botte può trascorrere la sua pena ridicola tra le mura di casa sua, fra i suoi affetti e dormire nel suo letto.
Gli assassini di Federico non solo non hanno mai perso nemmeno il posto di lavoro ma non subiranno nemmeno una giusta ed equa punizione per aver tolto la vita a calci e a botte a un ragazzino.
E da quando un omicidio volontario, altroché eccesso nell’eccesso di omicidio colposo, un reato à la carte che manco esisteva nel codice ed è stato confezionato della taglia giusta per i quattro criminali – ah no, per le poche mele marce, ah no alla seconda – per qualche scheggia impazzita, deve essere considerato minore e meritevole di certi bonus? 

Dunque, per riepilogare, abbiamo un delinquente recidivo che, nonostante lo stato gli abbia garantito ogni tutela per evitarsi il tribunale e la relativa galera che gli spetterebbe – col beneplacito di Papà Giorgio  che una carezza al figlio discolo non l’ha mai negata – continua a minacciare la rivolta di piazza perché  vorrebbe  addirittura scegliersi lui un presidente della repubblica di garanzia – come se Napolitano non avesse fatto quasi nient’altro che garantire lui in tutti questi anni, firmargli leggi incredibili che la Consulta ha poi puntualmente cassato e mettere una buona parola per lui come ha fatto solo qualche giorno fa quando ha detto che la Magistratura deve poter consentire “la partecipazione di tutti a questa fase politica”  ma malgrado tutto ciò berlusconi e il suo seguito  di IMPRESENTABILI  non si sentono ancora garantiti; un Magistrato, Antonio Ingroia,  sottoposto ad azioni disciplinari per volere del ministro della giustizia e quattro assassini a cui la vita non è cambiata né cambierà di una virgola, grazie alla giustizia che come si può evincere continua a tutelare i carnefici e mai le vittime.
Poi dice perché la gente in Italia non ha più ben chiaro il concetto della differenza fra onesti e delinquenti e continua a votare i delinquenti.

[Con]dannati

Sottotitolo: Quattro poliziotti ammazzano di botte un ragazzino, vengono condannati a tre anni e sei mesi per omicidio colposo ma tre anni sono stati già condonati dall’indulto.
Quanto vale la vita di un ragazzino, ministre cancellieri e severino? meno di un furgoncino scassato dei carabinieri, più di un bancomat divelto dai disordinatori su commissione di piazza? io non sono la madre di Federico, penso che non avrei avuto la sua stessa forza e resistenza se si fosse trattato di mio figlio, penso che il mio cuore si sarebbe spaccato come il suo ma dal dolore, però sono convinta che tante altre madri e tanti padri una risposta la meritino, noi vogliamo capire, sapere cosa può succedere ad un figlio quando esce di pomeriggio, di sera, quand’anche facesse qualche cazzata di quelle che quasi tutti i ragazzi fanno. 
Vorremmo sapere quale metodo usano i tutori dell’ordine quando hanno di fronte una persona, un ragazzo, una ragazza che magari ha bevuto una birra di troppo, o ha esagerato con la marijuana. Càpita. 
Lo vogliamo sapere per pretendere da uno stato civile, di diritto, che quello che è accaduto a Federico, a Stefano, e ai tanti altri morti ammazzati per un “eccesso colposo in omicidio colposo”, un reato che non ha capo né coda inventato alla bisogna per giustificare e diminuire la bestialità di quattro cosiddette mele marce, quelle schegge impazzite di cui nessuno si prende mai la responsabilità di sapere se sono o meno adatte al loro mestiere e degne della divisa che indossano, non succeda mai più.
Mai più.

Caso Aldrovandi, fine pena in carcere
per tre dei quattro agenti coinvolti

 
 

Il tribunale di sorveglianza di Bologna ha accolto la richiesta del pg Mirella Bambace: della condanna a tre anni e mezzo per i fatti del 25 settembre 2005, grazie all’indulto, i poliziotti ne dovranno scontare solo sei.

“Repressione estrema e inutile”, dice la Cassazione.
Anche se inutile quando c’è di mezzo la morte sarebbe una parola da evitare sempre.
Repressione violenta, ingiustificata, immotivata, crudele, efferata, questo sì.
Ma non inutile; penso che sia una diminutio questa sì, inutilmente offensiva.

Vale la pena ricordare che per Federico Aldrovandi è stato inventato un reato che non c’era: l’eccesso colposo in omicidio colposo.
Evidentemente saltare sul torace di una persona, di un ragazzino fino a spaccargli la cassa toracica e il cuore non prevede nessuna intenzionalità. 
Era solo per vedere l’effetto che fa.

E vale la pena ricordare anche che per Patrizia Moretti, la mamma di Federico Aldrovandi, nessun presidente della repubblica si è impietosito quando, oltre all’enormità della tragedia che ha dovuto subire è stata denunciata per diffamazione, lo stesso reato per il quale, invece, un delinquente recidivo è stato perdonato dallo stato  alla modica cifra di 15.000 euro.

 Effettivamente oggi la condanna di corona appare quantomeno esagerata.

Ma nel paese dove vale più una vetro rotto che la vita della gente non ci possiamo più stupire di nulla.

 E meno male che c’è sempre l’indulto gentilmente offerto dalla premiata ditta “PD – PDL”  a metterci la pezza.

Non sia mai che qualcuno paghi davvero per le sue responsabilità.

E’ tutto virtuale in questo paese, meno le violenze,  le ingiustizie, la povertà, le morti ingiuste come questa.

Caso Aldrovandi, la Cassazione: “Gli agenti furono sproporzionatamente violenti

“Fu “sproporzionatamente violenta e repressiva”, l’azione dei quattro poliziotti che, il 25 settembre del 2005, uccisero a botte, calci e manganellate (fino a schiacciargli il cuore) lo studente ferrarese diciottenne Federico Aldrovandi.
Lo sottolinea la Cassazione nelle 43 pagine di motivazione della sentenza con la quale lo scorso 21 giugno è stata confermata la condanna a tre anni e sei mesi senza attenuanti per Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri che hanno anche intralciato le indagini.”

Aldrovandi, motivazioni condanna Cassazione “Poliziotti violenti e depistatori”

Come se le violenze proporzionate fossero invece legittime e consentite, insomma.
Quei quattro sono criminali che in un altro paese avrebbero preso almeno vent’anni di galera, qui invece hanno avuto la possibilità non solo di non perdere nemmeno il posto di lavoro ma anche quella di scegliersi la pena fra i servizi sociali che questo stato di merda, dove una vetrina spaccata vale più della vita di un ragazzino, gli ha messo a disposizione. 

– Scusi, ci dica che vuole fare, spazzare foglie secche al parco o accompagnare le vecchiette sul marciapiede opposto? – cose così, ecco.
E il giorno della sentenza c’è stato anche chi ha festeggiato la vittoria della giustizia.
E’ stato inventato un reato che non c’era, eccesso di eccesso di omicidio colposo,  per non ammettere subito che sono degli assassini.
Chi pretende una giustizia giusta non dovrebbe sopportare che la vita di una persona, di un ragazzino nella fattispecie, valga meno di un’automobile bruciata; negli ultimi mesi abbiamo assistito a tre sentenze: questa di Federico, quella per i massacratori della macelleria messicana di Genova al G8 e quella per i devastatori di Genova.
Basterebbe andarsi a leggere gli esiti di queste sentenze per capire in che razza di paese viviamo.
Io voglio vivere in un paese dove nessuno deve essere costretto a fare il confronto con altri, quelli un po’ più civili di questo,  sulla qualunque, che sia la politica, la gestione delle imprese, e non ultimo l’esercizio del potere da parte delle forze dell’ordine.
Questa gente risponderà a qualche legge, ad ordini superiori, vero? ma nessuno di questo si preoccupa.
Fino al prossimo morto di stato.
Se non fosse stato per la determinazione di sua madre la morte di Federico sarebbe stata derubricata  a suicidio per autolesionismo.
Qualcuno era presente per dire che il ragazzo stesse effettivamente “dando di matto” tanto da procurarsi lesioni mortali? e anche se fosse i tutori dell’ordine che sistemi usano per chi ha, eventualmente, un disagio psichico, emozionale,  forse gli stessi che si usano nei sotterranei delle carceri e  che producono gli stessi effetti collaterali come è accaduto per Stefano Cucchi? o quelli utilizzati quasi sistematicamente in tutte le questure d’Italia da Bolzano a Palermo quale messaggio di benvenuto da parte dello stato a quei cittadini che hanno la sventura di trovarsi ad avere a che fare con le “poche” mele marce, le schegge impazzite?
Ministro Cancellieri, adesso le motivazioni ci sono, serve altro per cacciare i quattro funzionari di stato indegni, degli assassini?

Politica VS Legge e Costituzione

Sottotitolo: anch’io vorrei provare ad  ammazzare una persona  e poi SCEGLIERMI la pena. Ma mi sa che non me lo farebbero fare.

Omicidio Aldrovandi, i poliziotti colpevoli assegnati ai servizi socialmente utili

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In ginocchio da Cosa Nostra. Nero su bianco

“Spiace ai cultori del negazionismo professionista, ma l’unico aggettivo che si può togliere, nella narrazione della trattativa tra Stato e mafia, è “presunta”. A cancellarlo è la sentenza della Cassazione del processo sulle stragi del ’93 a Firenze, Roma e Milano, che ha certificato l’esistenza della ‘trattativa’ ponendo il proprio autorevole timbro alla ricostruzione, confermata nei tre gradi di giudizio, e sintetizzata dalle parole contenute nel verdetto di primo grado: “L’iniziativa del Ros (che contattò Vito Ciancimino, ndr) aveva tutte le caratteristiche per apparire come una trattativa: l’effetto che ebbe sui capi mafiosi fu quello di convincerli definitivamente che la strage era idonea a portare vantaggi all’organizzazione. E nonostante le più buone intenzioni con cui fu avviata, (quest’iniziativa, ndr) ebbe sicuramente un effetto deleterio per le istituzioni”.

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 IL CSM PREPARA LA LEGGE NAPOLITANO
Il vicepresidente Vietti incontra il Capo dello Stato, poi dice al Fatto: top secret le parole dei “soggetti terzi intercettati, ma non indagati”. Con tanti saluti alle responsabilità politiche.

[Il Fatto Quotidiano]

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Ci vuole una grandissima faccia come il culo a scrivere, come ha fatto l’Unità, che l’ascesa politica di berlusconi fu la naturale conseguenza dal “conflitto” fra politica e Magistrati. Certi giornali – cosiddetti di sinistra – ultimamente più che riportare notizie e citare fatti realmente accaduti belano, cinguettano, talvolta abbaiano – ma solo quando c’è da prendere le parti di qualche indifendibile eccellente – unicamente menzogne, mistificazioni, capovolgimenti di verità ormai storiche potendo confidare nel fatto che qualcuno crederà perfino che siano cose serie.
E se anche l’Unità scrive  – senza che nessun dirigente del partito smentisca e si dissoci da questa sesquipedale bufala –  di una colossale falsità inventata ad arte come il conflitto fra politica e Magistratura, gli elettori del pd sanno che devono crederci perché questo vuole il partito, diventato ormai l’unico editore di riferimento del povero quotidiano che fu di Antonio Gramsci, il quale, sono sicura, avrebbe avuto un altro concetto di ‘conflitto’, non avrebbe mai pensato infatti, che un Magistrato che porta a processo criminali, corruttori, mafiosi – anche se fanno i politici – sia lui il pericolo, il nemico da abbattere o tutt’al più, per non dare troppo nell’occhio ché ricostruire autostrade e quartieri è anche un po’ costoso e c’è la crisi, esiliandoli altrove dove non possono “far danni”, tipo indagare sui rappresentanti di uno stato che anziché lavorare per sconfiggere la mafia ci si siedono a tavola mettendosi anche comodi: un pranzo che dura praticamente da vent’anni.
Ricordiamo agli smemorati che l’ascesa di berlusconi, impostore, abusivo della politica e con guai giudiziari antecedenti alla famosa “discesa in campo” fu resa possibile con quello che davvero si può ritenere un atto eversivo/sovversivo e cioè ignorare la legge che glielo avrebbe impedito, dunque un colpetto di stato in piena regola.
La bicamerale [necessaria eh?] del cazzatore [di rande] ma più che altro cazzaro, quello che qualcuno considera addirittura uno statista ha completato l’opera consegnandogli praticamente le chiavi del paese.
L’unico vero conflitto, esistente dalla notte dei tempi in Italia, è solo quello della politica fra la legge e il suo rispetto, che deve valere per tutti meno per chi – indegnamente – la rappresenta.   Il pd non andrà a governare perché NON CONVINCE, perché tratta e in malomodo sui diritti  e la legalità che sono la priorità per un paese civile, molto più dell’economia. Un paese è molto più povero quando viene privato della sua dignità.

Una politica seria e onesta non parla di conflitto con la Magistratura:  la sostiene e ci lavora affianco.

 Chi tocca la casta e tutto ciò che ad essa ruota attorno – quindi soprattutto il malaffare – muore, anche restando vivo.

Magistrati, giornalisti, militanti, non ce n’è per nessuno.   Pensate che bella la nuova legge elettorale che ci aspetta.

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In nano veritas
Marco Travaglio, 1 agosto

La Seconda Repubblica è nata dal “peccato originario” (sic) del “conflitto tra politica e magistratura” che l’ha attraversata come un “filo rosso permanente”. “A trarre il massimo vantaggio da quest o conflitto fu Berlusconi” grazie alla “destrutturazione della politica operata in buona parte dalla magistratura”, poi però “si aprì uno scontro insanabile fra Berlusconi e la magistratura”. Un “conflitto ventennale che ha visto contrapposti Berlusconi e la magistratura, costituitasi e progressivamente rinsaldatasi in un ruolo di custode generale dell’eticità dello Stato”. I reati di B. e dei suoi compari, ma anche di vari esponenti del centrosinistra finiti sotto processo, non c’entrano: è stata una guerra civile, “condotta da entrambe le parti” — truppe berlusconiane e togate — “con furore giacobino, senza esclusione di colpi” e s’è conclusa “senza vincitori né vinti”. Ora però “la Seconda Repubblica è finita” e i due eserciti devono ritirarsi in buon ordine in nome dell'”equilibrio dei poteri”, per fare spazio alla “politica”. Resistono, purtroppo, alcune schegge di magistratura “recalcitranti e invadenti”, ma vanno prontamente “cancellate” come “fantasmi di un passato che dev’essere chiuso”. Ed “è su questo sfondo storico che va considerata e apprezzata la decisione del presidente Napolitano di sollevare il conflitto di attribuzione presso la Consulta sulle intercettazioni operate da una procura” (era un gip, ma fa lo stesso): “Essa è importante” perché “segnala la necessità di chiudere disfunzioni formali e distorsioni materiali della Seconda Repubblica” e “si propone di ridefinire compiti e funzioni di ciascuno” per “aprire una nuova fase della democrazia, liberandola finalmente dalle contrapposizioni del passato e dalle macerie personali e collettive che esse hanno lasciato sul terreno”. Chi pensasse che questi pregevoli scampoli di prosa siano usciti sul Giornale, sul Foglio, su Libero, su Panorama, sul Corriere a firma del quartetto Galli della Loggia-Panebianco-Ostellino-Battista, resterà sorpreso: l’autore è Michele Ciliberto, editorialista della fu Unità. Qualcuno dirà: Ciliberto chi? Giusto, se non fosse che l’Unità è tornata a essere l’organo ufficiale del Pd.
Quindi, a meno che qualcuno non ci spieghi che Ciliberto non rispecchia la posizione del Pd, siamo autorizzati a pensare che anche il Pd ha finalmente fatto outing sposando il berluscones-pensiero: i processi a B.&C. per mafia, corruzione di giudici, finanzieri e testimoni, frode fiscale, falso in bilancio, concussione, prostituzione, così come le indagini sulle trattative Stato-mafia non sono la conseguenza di gravissimi delitti, ma di uno “scontro fra politica e magistratura” combattuto “da entrambe le parti con furore giacobino”; e che il conflitto del Colle contro la Procura di Palermo che indaga sulle immonde trattative non serve tanto a stabilire se le intercettazioni indirette del Presidente andassero o meno distrutte dai pm senza passare dal gip e dal contraddittorio fra le parti; quanto piuttosto a mettere in riga quei pm facinorosi, “recalcitranti e riottosi”, che si ostinano a credere che la legge sia uguale per tutti e a non comprendere che la guerra è finita e la politica deve comandare sul potere giudiziario come ai bei tempi del Duce e del Re Sole. Nel qual caso, B. può ritenersi soddisfatto, ritirarsi in una delle sue ville con le sue squinzie, rinunciare alla faticosa e incerta ridiscesa in campo e lasciar fare ai “comunisti”. Ormai ha vinto lui. Le sue parole d’ordine campeggiano sulla prima dell’Unità, succulento antipasto di quel che ci riserva la prossima legislatura. Intanto la guerra alle intercettazioni e alla Procura di Palermo, che finora l’aveva visto soccombente, la combatte per lui il capo dello Stato fra gli osanna di destra, di centro e di sinistra (fa eccezione Di Pietro, ma una simpatica vignetta sull’Unità lo definisce “molto malato”, pronto per la rieducazione “in clinica”). Quod non fecerunt berluscones, fecerunt corazzieri.

Lo schiaffo del soldato

Sottotitolo da “Repubblica”; “I quattro poliziotti sono ancora in servizio, ma nei loro confronti è aperto un procedimento disciplinare, le frasi ingiuriose sono entrate nel dossier”.

Siamo troppo giustizialisti: aspettarsi che almeno in caso di condanna definitiva per omicidio, si venga automaticamente radiati dalle Forze dell’Ordine, sarebbe davvero eccessivo.

[Michele Cosentini]

Un provvedimento disciplinare, come se avessero rubato le matite dalla scrivania del posto di lavoro. Come se avessero timbrato il cartellino al collega assenteista. A me ‘sta storia manda letteralmente fuori di testa. Ma che cazzo di paese è questo?  bisognerebbe scappare senza fare nemmeno le valigie. Poi si torna a fare i turisti, casomai.

Lo sfogo della madre di Aldrovandi: “Vogliono uccidere mio figlio mille volte”

Per Patrizia Moretti dopo la rabbia è il tempo della denuncia: “I poliziotti negano l’evidenza di una sentenza della Cassazione. Ho paura. Spero che il ministro degli Interni prenda seri provvedimenti”.

Insulti su Facebook alla famiglia Aldrovandi. La Vezzali si dissocia?

Lasciando stare i precedenti mediatici non proprio edificanti della Vezzali (vedi alla voce “sketch con Berlusconi e dintorni”); e sempre premettendo la buona fede o l’eventualità di un fake; ciò detto e ribadito, è troppo auspicare che Valentina Vezzali prenda posizione e, qualora fosse effettivamente iscritta a Prima Difesa, si dissoci risolutamente da un simile consesso?
E’ vero che in Italia siamo abituati a sportivi chiacchierati, ma una portabandiera iscritta a un gruppo simile sarebbe francamente inaccettabile.

P.S. Al momento, al gruppo “Prima Difesa Due” risulta iscritto, da 11 mesi, anche il profilo facebook di Renata Polverini.

Il ministro Cancellieri pensa che una sentenza si può ignorare per tutto il tempo che si vuole, basta non leggerla.
Meno male che è stata messa in  un ministero che non ha niente a che fare con la giustizia.

Insultare morti non è un esercizio di libera espressione. Non lo è nemmeno insultare i vivi, ma almeno i non morti hanno la possibilità di difendersi dalle diffamazioni.

Tutti i morti di stato vengono ammazzati ancora e ancora, dopo la loro morte fisica. E’ già successo, con Falcone e Borsellino, con Carlo Giuliani, non basta l’annientamento totale, bisogna eliminare anche la benché minima traccia,  soprattutto morale,  di quel che un tempo era stata una persona.

Credo che  nella storia di questo paese non ci sia stato nessuno più insultato di Carlo Giuliani, da morto. E adesso tocca a Federico, qualcuno doveva raccogliere il testimone, evidentemente.

Chiunque – da parte debole –  abbia avuto a che fare con le forze dell’ordine sa che abbastanza di frequente  capita che  persone che forse hanno qualche problemino con la giustizia, il ladruncolo, il piccolo spacciatore, oppure chi si tiene due grammi di hashish in tasca per farci i fatti suoi  vengano trattate in modo non corretto né troppo civile

Per queste vale tutto, a cominciare dallo sputtanamento pubblico sui giornali, specialmente poi se il ‘malfattore’ è di un’altra nazionalità, e le botte, il pestaggio “pedagogico, educativo” molto spesso sono il messaggio di benvenuto dello stato nelle caserme da Bolzano a Palermo.

E allo schiaffo del soldato in quel caso non ci si può proprio sottrarre.

Diversa è la situazione quando davanti ad un carabiniere o  ad un poliziotto si ritrova (raramente, peraltro) il pre-potente, il politico ladro, colluso con la mafia, corrotto o corruttore, per questi nessun abuso, anzi spesso si esagera con le buone maniere, a cominciare dalla discrezione, ché i panni più sono sporchi e più si devono lavare in famiglia.
Tutto questo anche grazie a quella mentalità ottusa di gente che naturalmente pur di evitare anche il minimo ragionamento si schiera a prescindere dalla parte della legge o, meglio ancora della giustizia ( me viè da ride)  perché  “a chi non fa niente non succede niente” oppure difende le sue ridicole certezze pronunciando  la fatidica frase: “se fosse rimasto a casa sua ora sarebbe ancora vivo”.

Fuori dalla polizia questi quattro criminali, e se si arrivasse ai mandanti sarebbe ancora meglio. Perché i mandanti ci sono, e sono fra quelli che non fanno leggi per porre dei limiti alle violenze di stato, per impedire alle forze dell’ordine di trasformarsi nel braccio armato del potere. E che poi non ne fanno altre per punire seriamente gli assassini di stato.

Perché sto con la mamma di Aldrovandi – 

di Ilaria Cucchi (sorella di Stefano, altro morto ammazzato da “ignoti” mentre si trovava sotto la tutela di funzionari dello stato)

Noi eravamo presenti al momento della pronuncia della sentenza della Corte di Cassazione. Lucia Uva, Domenica Ferrulli ed io. Perché noi in questi anni siamo diventati una famiglia.
Noi sappiamo cosa significa lottare momento dopo momento per una giustizia che si da per scontata ma che molto spesso non lo è.

Noi sappiamo quanto è importante per noi, e per quelli come noi, che finalmente e definitivamente coloro che hanno tolto la vita a un ragazzino che non aveva fatto niente di male siano stati giudicati colpevoli. Questa è la giustizia in cui vogliamo credere. Questo ciò che da a noi la speranza di andare avanti.

Questo ciò che è riuscita a fare, da sola, Patrizia Moretti. Per la sua famiglia, per Federico che ora le sorride da lassù ma che mai nessuna sentenza potrà restituirle. Ma anche per l’intera collettività. E per noi, che senza il suo coraggio non avremmo mai trovato la forza necessaria per intraprendere battaglie di simili dimensioni.

Patrizia lo ha fatto sapendo bene che quanto aveva di più prezioso non le sarebbe stato restituito da una sentenza di condanna. Nella quale ella stessa, pur sapendo benissimo come erano andate le cose, avendo imparato a sue spese a conoscere questa giustizia in tanti momenti non ha sperato.

E lo ha fatto anche nell’illusione di poter cambiare una cultura. Quella terribile per la quale chi indossa una divisa ha ragione a prescindere. Ma contro il pregiudizio e l’ottusità a volte non basta nemmeno questo. Se oggi, di fronte all’evidenza delle atrocità che hanno fatto coloro che hanno ucciso Federico Aldrovandi, c’è ancora chi ha il coraggio di difenderli. E non solo. Purtroppo.

Patrizia ha visto calpestata la vita di suo figlio, appena diciottenne e con tutta la vita davanti, ed oggi dopo tanto dolore aggiunto al dolore, quello di una lotta impari affrontata con lo strazio della consapevolezza che ormai la sua vita era finita nello stesso istante in cui era finita quella di Federico, vede calpestata anche la sua memoria.

Ma che senso ha tutto questo?
E la nostra realtà politica non ci aiuta.
Troppo presi evidentemente a fare leggi su misura per loro. Ignorando quali sono i problemi veri della gente comune.
Gente che per merito della nostra giustizia riesce a fatica a far emergere realtà scomode, grazie solo ed esclusivamente alle pubbliche denunce. Quelle rivolte alla gente normale.

Quelle che fanno indignare il vicino di casa e l’impiegato dell’ufficio postale, che solo in quel momento assumono consapevolezza dei soprusi che avvengono ogni giorno nell’indifferenza generale.
Perché fa comodo a tutti non parlarne.
Così. Come se niente fosse successo.
Perché parlarne vuol dire mettere in discussione l’intero sistema.
Molto meglio chiedere a noi di farcene una ragione.
Sfatiamo questo mito. La giustizia non è uguale per tutti.
Cambiano le persone che comandano questo Paese, ma non cambia la mentalità. Se il ministro degli interni, piuttosto che tacere, ritiene opportuno esprimersi in maniera vaga anziché compiacersi per la vittoria della giustizia, quella vera, una volta tanto.

Cosa dovremmo pensare noi?
Che siamo soli. E ancora una volta qualcuno ce lo ha dimostrato.
Ma niente e nessuno riuscirà a farci desistere dal nostro bisogno di giustizia. I nostri cari non sono morti per un puro caso, ma per colpa di chi avrebbe dovuto tutelarne i diritti.

E nessuno può chiederci di far finta di niente.
Lo sappiamo bene quanto è e sarà dura.
E sappiamo anche bene che possiamo confidare solo su noi stessi, sul nostro avvocato e angelo.

E sul coraggio di Patrizia.
Che ha cresciuto un ragazzo fantastico, che sarebbe stato accanto a lei per tutti i giorni della sua vita, se quattro assassini non avessero deciso di portarlo lontano da lei.

fonte globalist 26 giugno 2012


Il danno, la beffa e l’oltraggio

I poliziotti condannati insultano la madre di Aldrovandi su Facebook

“Se avesse saputo fare la madre non avrebbe allevato un cucciolo di maiale”, e ancora “faccia da culo (…) speriamo non si goda i risarcimenti dello stato”. Paolo Forlani, fresco di condanna in Cassazione (tre anni e mezzo), si scatena sul social network nella pagina di Prima Difesa, contro Patrizia Moretti. E lei lo querela.

Sottotitolo:  sarebbe troppo semplice rispondere a questo rifiuto subumano che se sua madre avesse fatto la madre probabilmente non avrebbe allevato un criminale,  ma voglio essere più comprensiva ed evitare di scendere al livello di un assassino tutt’altro che pentito. Può darsi, anzi è sicuro che ci siano genitori inadeguati al ruolo. Ma è altrettanto sicuro che se questo fosse un paese normale un assassino sarebbe in galera, senza nessuna possibilità di scarabocchiare stronzate offensive su facebook.
Tre anni e sei mesi condonati dall’indulto. Questo vale la vita di un ragazzino in Italia se ad ammazzarlo è un poliziotto, anzi quattro.
Sarebbe opportuno non dimenticare.
Mai.

La politica dovrebbe esigere, anziché farsi mandante delle violenze compiute dalle forze dell’ordine [se questo è ancora un paese con qualche possibilità di diventare normale, sano, un posto sicuro dove far crescere i propri figli], dei test più approfonditi, ripetuti ciclicamente per chi decide di voler far parte di quella categoria di lavoratori che troppo semplicemente viene poi definita dei “tutori dell’ordine”.

Perché è altrettanto troppo facile parlare poi di “schegge impazzite” o di “qualche mela marcia”.

Chi compie azioni come quelle dei quattro criminali di Ferrara soffre di turbe psichiche, serie, gravi, ed è quindi un pericolo per sé ma soprattutto per gli altri, impossibile che persone così non abbiano mai dato prima segni di aggressività in eccesso; io non ci credo che si possa trattare di raptus come non credo che non ci si possa rifiutare di rispondere ad un ordine, come accadde al G8 di Genova, in Valsusa e come accade puntualmente ogniqualvolta si esprima dissenso per mezzo di manifestazioni pubbliche, se quell’ordine prevede l’esercizio della violenza.
Altrimenti davvero bisogna scappare da questo paese, e pure di corsa.

Condannati gli assassini di Federico

Confermata la condanna agli ASSASSINI di Federico Aldrovandi: purtroppo questa è solo una sentenza di facciata perché nei fatti non è cambiato nulla, potrebbe cambiare qualcosa se il capo della polizia li allontanasse finalmente dal loro posto di lavoro, cosa che nessuno ha mai pensato di fare in tutti questi anni.

 

Aggiornamento: Caso Aldrovandi, pg Cassazione: i 4 agenti hanno superato ogni limite, condannarli – Adnkronos Emil

Dura la requisitoria della pubblica accusa di piazza Cavour che ha ricostruito la dinamica del pestaggio avvenuto nel 2005 ai danni di Aldrovandi. “Alla polizia -ha evidenziato il pg nella sua requisitoria- spettano compiti ingrati di intervenire in ogni momento e nelle ore piu’ faticose ma devono avere un grande senso di responsabilita’ e in questo caso non e’ andata cosi’. I poliziotti non avevano davanti un mostro, hanno agito come schegge impazzite avventandosi in quattro contro un ragazzo solo. Le condotte assunte dimostrano un grave deficit di diligenza e di regole precauzionali. L’agire dei poliziotti ha trasceso i limiti consentiti”.

Sottotitolo: simpatico Di Pietro che vuole la commissione di inchiesta a proposito della trattativa stato mafia ma a quella per i massacri al G8 di Genova ha detto no. Verrebbe da dire “fra cani non si mordono”.

Oggi sentenza della Cassazione sul caso di Federico. Teniamolo tutti per mano #FedericoAldrovandi http://ow.ly/bJ2qc

Aldrovandi, in Cassazione l’ultimo atto

Preambolo:  Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri sono agenti di Polizia. Sono persone libere di muoversi e di fare ciò che vogliono. Non sono stati espulsi dalla Polizia. Hanno ucciso un ragazzo di nome Federico Aldrovandi a manganellate. Sono stati condannati dal tribunale di Ferrara per eccesso colposo in omicidio colposo a 3 anni e 6 mesi. L’omicidio di un ragazzo, se sei in divisa, vale 3 anni e 6 mesi e non vieni neppure radiato. Equivale alla licenza di uccidere. Se quattro ragazzi avessero ucciso un poliziotto a bastonate che pena avebbero avuto? E avrebbero mantenuto il loro impiego? Chiedo a Manganelli, capo della Polizia, alla luce della sentenza di ieri, di radiare i poliziotti condannati. La loro presenza nella Polizia disonora tutti i poliziotti onesti.

Beppe Grillo, 4 aprile 2008

http://www.beppegrillo.it/battaglie/giustizia_per_federico_aldrova.php

l’ultima corsa

Dal blog di Patrizia Moretti, mamma di Federico morto di stato a 18 anni

Caro Federico, ieri 19 giugno, mamma è stata sottoposta ad un intervento chirurgico rapido e urgente al nuovo ospedale di Ferrara (l’ospedale di Cona). Ciò le impedirà di essere a Roma il 21 alla IV sezione della Corte di Cassazione. L’intervento è andato bene, grazie a dei bravi e competenti medici. Tutta la famiglia di Federico sarà a Roma per la giustizia definitiva, una piccolissima giustizia. Tutta la famiglia reale e quella acquisita in questi anni. Amnesty inclusa. Patrizia non può. Mamma Patrizia chiede di tenere per mano Federico… e ringraziando manda un suo bacio.

Io le dico di stare tranquilla e serena nonostante tutto, e come in questa dolce immagine di vita, Federico alla fine della sua corsa sarà abbracciato da tanti e tenuto per mano come dalla sua mamma e dal suo papà per ricordare a tutti quanto sia meraviglioso il respiro, il sorriso e l’abbraccio divino di ogni figlio, anche quello degli altri.

Per sempre, nei nostri cuori.

Lino Aldrovandi.

L’eccesso colposo [dell’omicidio colposo: colposo?] era un reato non presente nel nostro codice penale, è stato confezionato appositamente per gli assassini di Federico.

Tre anni a “Er pelliccia” per aver fatto cosa non si sa, tre anni e sei mesi ridotti a sei mesi con l’indulto che la sentenza di oggi potrebbe solo riconfermare ma non è detto, lasciando quindi tutto come stava, compreso il fatto che i quattro poliziotti non sono stati nemmeno allontanati dal loro posto di lavoro – a chi ammazza a calci e manganellate un ragazzino.
Per non parlare dei promossi sul campo del G8, quei massacratori di stato che la galera non la vedranno mai. Loro né tantomeno i loro mandanti. Ma qui si parla sempre d’altro, di sospetti, di tentativi di sminuire lo stato e i suoi rappresentanti.

Come se questo fosse uno stato che merita rispetto.

Se i genitori di Federico fossero state persone meno forti e determinate oggi di questa faccenda non si parlerebbe più, la morte di Federico sarebbe stata liquidata come un suicidio per autolesionismo dovuto all’assunzione di droga. Riuscire a portare quattro poliziotti alla sbarra è un’impresa titanica in questo paese, Patrizia e Lino ci sono  riusciti, per merito loro, della Rete e di Beppe Grillo che ha seguito per primo la vicenda scrivendone diffusamente  nel suo blog. Far condannare quei poliziotti è però ancora più complicato, nel paese che applica la giustizia a seconda dell’abito che si indossa. Chi porta una divisa, una tonaca o un doppiopetto blu ha molte più possibilità di farla franca. Bisogna vedere il video, con Federico morto a terra e loro, i cosiddetti tutori dell’ordine che se la ridono intorno per capire il vero senso dell’ingiustizia.

Federico Aldrovandi e Stefano Cucchi non avevano il numero di Sua Maestà (Anno Zero 4-11-2010)