E continua[va]no a chiamarlo cavaliere

Il ministro Mauro [lo stesso che disse che per amare la pace bisogna armare la pace]: “servono amnistia e indulto come nel dopoguerra con Togliatti”.

Qualcuno dovrebbe ricordare al cosiddetto difensore della difesa del paese che prima di quell’amnistia c’era stato piazzale Loreto.
Vogliono il remake i lor signori? bene, che sia completo però, proprio nel dettaglio.

Visto che ormai tutti possono dire quello che vogliono per difendere un delinquente pregiudicato ed essere considerati seriamente, io mi prendo la libertà di dire che l’amnistia di Togliatti è una delle cause che hanno condotto l’Italia alla rovina attuale.

Andrebbero cacciati a pedate nel culo solo per aver chiesto la revisione di una legge [parlando con pardon] che non ha nemmeno un anno di vita:  per manifesta incapacità.

Quella specie di legge che in un paese normale non dovrebbe nemmeno esistere perché va da sé, o quanto meno dovrebbe andarci che o fai il delinquente o fai il politico, entrambi i ruoli sono incompatibili ma nel paese subnormale ci vuole una legge che lo stabilisca, il buon senso e l’etica istituzionali non bastano o più probabilmente non esistono, è stata sottoscritta appena otto mesi fa da tutto il parlamento.

Nel paese subnormale dove ci sono leggi che fanno riferimento niente meno che al regio decreto di un secolo fa e vengono financo applicate, la politica pensa che sia utile rivedere e ammodernarne una appena nata perché come tutte le leggi va a disturbare i criminali: anche il più delinquente di tutti che ancora oggi può dire, perché glielo fanno dire, che è innocente e che deve essere il popolo a decidere.
Come ai tempi di Ponzio Pilato.

Nel paese subnormale una questione attinente alla violazione del codice penale deve essere risolta, secondo i favoreggiatori del pregiudicato condannato politicamente, non come sarebbe giusto fare, lasciarla nell’ambito in cui deve restare ovvero quello della Magistratura che fino a prova e Costituzione contrarie è un potere dello stato ma indipendente, pensato e voluto così dai veri Padri di questa patria maltrattata e sciagurata proprio perché deve agire in completa autonomia, avere la possibilità di condannare o assolvere il ricco come il miserabile.

A meno che il ricco non si chiami silvio berlusconi.

Quando Orwell ha inventato di sana pianta il concetto del “bipensiero” è stato un genio vero, nell’accezione più completa del termine.

Se avesse la fortuna di vivere oggi, adesso, qui nel fantastico mondo di Italialand si potrebbe rendere conto di quanto è stato facile trasformare la sua teoria immaginata in tecnica pratica applicata, di quelle raffinatissime fino a sfiorare la perfezione, e anche lui, credo, avrebbe fatto il tifo per la Rete, l’unico strumento in grado di dimostrare il pensiero originale e quello modificato successivamente per tentare di nascondere la verità.

Solidarietà d’accatto

Sottotitolo: un normalissimo capoufficio risponde in prima persona, sempre, dell’operato dei suoi sottoposti.
Ma in questo paese più si sale di grado e meno è richiesta, anzi, pretesa  l’assunzione di responsabilità.
Questo non è solo sbagliato e ingiusto ma proprio pericoloso.
Il capo è tenuto ad assumersi le responsabilità di ciò che commettono i suoi subalterni. SEMPRE. E in casi come quelli di cui si parla, il minimo che fa è scusarsi e dimettersi,  soprattutto in relazione alla pervicace e protratta attuazione di depistaggi e minacce ai testi, il capo è professionalmente responsabile.
La solidarietà ai condannati sarebbe sufficiente a costringere il capo del governo a cacciarlo.
E comunque, nei paesi normali, le dimissioni sono la prassi in casi di questa gravità all’apertura del procedimento, senza neanche considerare le motivazioni relative alla possibilità che ha un poliziotto mantenuto in servizio di inquinare le prove.

Se un sottosegretario di governo può solidarizzare con la parte [purtroppo minima] dei criminali che hanno ordinato e fatto eseguire i massacri al G8 nella notte della repubblica bis di questo paese, durante la quale ci fu la più grave sospensione dei diritti democratici in un paese dal dopoguerra in poi secondo la stima [moderata] di Amnesty International significa che da ieri in poi ognuno di noi è legittimato a solidarizzare con chi vuole, anche con chi, eventualmente, si ribella a questo stato ridicolo gestito da gente altrettanto ridicola quanto pericolosa dove leggi e giustizia vengono applicate e fatte rispettare ad cazzum, e a certe solidarizzazioni d’accatto.
Io, ho già iniziato.

La madre di Aldrovandi: “Accetto le scuse, ma non riesco a perdonare”

Dopo la richiesta d’incontro del capo della polizia Manganelli e del ministro Cancellieri, Patrizia Moretti scrive sul suo blog: “Accetto volentieri, non ho mai provato rancore per la polizia, ma per me Federico è ancora lì, su quell’asfalto, mentre invoca aiuto e supplica coloro che lo bastonano di smetterla”.

[Troppo buona questa madre, io non avrei accettato nemmeno le scuse]

Diaz, De Gennaro: “Le sentenze vanno rispettate anche quando assolvono”

“Nelle parole dell’ex capo della polizia non c’è nemmeno l’ombra delle scuse che, se pur solo formalmente, ha chiesto il suo successore Manganelli”. “De Gennaro – aggiunge – con arroganza rivendica ogni cosa e, sfottendo i giudici, osa addirittura affermare che tutto si è svolto secondo la Costituzione, lui che a Genova nel 2001 era il capo della polizia e quindi il responsabile della gestione dell’ordine pubblico”. “Nemmeno una critica – sottolinea Agnoletto – verso i dirigenti di polizia condannati per reati estremamente gravi, ai quali va anzi la sua solidarietà. La stessa solidarietà in nome della quale per undici anni i vertici della polizia hanno cercato di impedire l’azione dei pubblici ministeri e di bloccare i processi. Per tutti gli altri resta solo un generico dolore; nemmeno un accenno alle vittime della violenza provocata dai suoi sottoposti”. “In qualunque altro Paese europeo De Gennaro sarebbe stato sospeso dall’incarico già nel 2001; è inaccettabile – conclude Agnoletto – che resti al governo nel silenzio colpevole di tutto il parlamento”. [Vittorio Agnoletto]

De Gennaro assolto. Ma solo in tribunale

Noi popolo, gente comune, normale, dunque esente da privilegi e immunità nell’eventualità dovessimo commettere qualche reato non siamo praticamente nessuno per impedire che i politici abbiano, amicizie come dire, più che discutibili con delinquenti, mafiosi et similia.
Però da popolo, da gente che in linea di massima certa gente non la frequenta, non l’ammira né la considera ‘eroe’ non dovremmo considerare normale che quei politici esprimano pubblicamente, ad esempio da presidente della camera la loro solidarietà ad un condannato per mafia come fece casini appena si concluse il processo a totò – cuffaro – vasa vasa.

E come fanno puntualmente onorevoli, senatori, deputati di ogni schieramento ogni volta – quasi mai, dunque – che un politico deve passare per il giudizio di un tribunale.
E non dovremmo considerare normale che un sottosegretario, Gianni De Gennaro, fresco di nomina [per decisione di Mario Monti che non è lì per fare politica, s’intende, e chissà che farebbe se la potesse/dovesse fare] perché scampato, grazie all’iniquità della giustizia italiana ad una condanna sacrosanta a proposito della sua responsabilità sui massacri del G8 di Genova – visto che all’epoca era lui il capo della polizia dunque proprio il primo responsabile dell’operato dei suoi uomini e donne – si dispiaccia ed esprima altrettanto pubblicamente solidarietà e affetto a quegli uomini così “duramente colpiti” perché nonostante tutti i tentativi degli apparati dello stato di fare in modo che non si arrivasse mai ad un processo né ad una sentenza non sono riusciti a scampare ad una condanna, benché ipotetica e virtuale dal momento che la vita di queste persone non cambierà né è cambiata in questi undici lunghissimi anni. Tanto infatti c’è voluto per stabilire che l’assassino stavolta, era proprio e solo il maggiordomo.

Anzi, è perfino migliorata.

Gente che ha fatto carriera sulla pelle altrui e non per modo di dire ma per modo di fare.
 In un paese normale ci si dimette per molto meno di atteggiamenti e dichiarazioni di questo tipo, qualcuno, magari Napolitano,  lo dica a De Gennaro.

Si può essere solidali da privati cittadini, ma quando si rappresenta lo stato sarebbe meglio dimostrare di essere dalla parte dello stato, dunque quella della gente onesta, che non abusa del suo ruolo, che non ordina massacri né li esegue,  che non ammazza ragazzini a manganellate e a calci, che non si mette mafiosi in casa mascherati da stallieri, non li frequenta né si dispiace quando vengono  condannati né si duole quando, raramente, lo stato riesce a processare  chi invece, proprio grazie al suo ruolo ha commesso crimini che una persona qualunque  avrebbe pagato con anni ed anni di carcere.

Chi rappresenta lo stato si mette dalla parte delle vittime senza se e senza ma, non certo  da quella dei carnefici.

Una legge contro le torture [di stato] servirebbe anche a dare sicurezza a chi vuole manifestare pacificamente, ovvio che poi, chi rompe paga, ma in un paese normale non si possono rischiare 15 anni di galera per devastazioni e, di contro, condonare con l’indulto tre miseri anni  per omicidio  volontario [altro che colposo] e praticamente niente grazie alle prescrizioni chi massacra di botte decine di persone inermi, indifese e disarmate causando danni permanenti che non sono stati mai nemmeno risarciti.

L’altra verità politica nel merito  di questo episodio disgustoso, degno dei peggiori regimi sudamericani, nazisti, inaccettabile per una società che vuole dirsi civile è che tutto sommato alle istituzioni repubblicane, democratiche, va bene che un ex capo della polizia abbia un precedente grave e mai sanzionato  come quello di aver comandato la polizia di stato anche quando bastonava e massacrava. Così bene da averlo elevato di grado nominandolo nientemeno che sottosegretario alla sicurezza del governo.
Promosso perché incapace quindi innocuo o perché ha eseguito bene gli ordini ai tempi, quindi capace ma con comportamento e mentalità criminale, dunque inadatto a ricoprire qualsiasi carica che abbia a che fare con uno stato democratico?

E Napolitano, il presidente di tutti [?], come di solito fa quando invece ci sarebbe molto da dire, tace.