“Ho abortito nel bagno dell’ospedale perché tutti i medici erano obiettori”
Le donne hanno sempre abortito, con e senza legge, con e senza obiettori d’incoscienza, perché solo degli incoscienti possono abbandonare una donna in difficoltà, in pericolo di vita nell’esercizio delle loro funzioni di medici. Dunque che nel terzo millennio di una democrazia occidentale non si debba poter applicare una legge dello stato per questioni ideologiche, di convenienza è una cosa indegna, incivile, criminale.
E’ già abbastanza drammatico dover affrontare tutto il percorso che conduce all’interruzione di gravidanza in Italia. Le donne non possono anche preoccuparsi dei problemi di coscienza di chi ha scelto di svolgere una professione nella sanità pubblica tenuta a garantire che la legge 194 venga applicata dall’inizio alla fine, non sospesa per motivi di coscienza di chi deve assistere le donne che abortiscono. I problemi di coscienza non se li pongono quando scelgono la professione? Gli ospedali che hanno un reparto di ostetricia e ginecologia DEVONO GARANTIRE l’applicazione della 194. Un medico che si rifiuta di fare il medico, non deve avere posto nella sanità pubblica. Ci sono tanti laureati giovani, indipendenti da ideologie che cercano lavoro.
Aborto, il Consiglio d’Europa boccia l’Italia: “Viola i diritti delle donne”
Chissà perchè quando l’Europa alza la voce in fatto di diritti nessuno se la fila.
Il matt’attore che a Firenze ha istituito il cimitero per i feti che pensa di rispondere all’Europa che chiede di regolamentare con urgenza l’obiezione di coscienza? In parlamento hanno un presidio medico fisso che ci costa tre o quattro milioni l’anno. La cardiologia d’eccellenza, medici disponibili h24, paghiamo a lor signori e signoresse cure termali, il dentista, tutto quello che man mano noi ci stiamo negando perché non possiamo più permetterci nemmeno il lusso di un sorriso loro ce l’hanno. E mandarci ad abortire in un cesso d’ospedale, sole e senz’assistenza è il loro bel modo per ringraziarci.
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Chissà se le deputate che ieri in Parlamento hanno protestato trasversalmente per difendere le quote rosa, faranno mai una protesta bipartisan per difendere la 194 e il diritto alla salute delle donne.
Chissà se avranno letto la storia di Valentina, pubblicata oggi su Repubblica, e avranno saputo del suo calvario in ospedale. Valentina ha pagato, come tante donne, il prezzo dell’iniquità ideologica della legge 40 che vieta la fecondazione assistita a coppie fertili ma portatrici di malattie genetiche (e vieta anche la diagnosi pre-impianto del feto); ed ha pagato anche il prezzo della selvaggia obiezione di coscienza alla 194.
Qualche giorno fa, l’Europa ha condannato l’Italia perché l’elevato numero di obiettori sta rendendo inapplicabile la legge 194, e sta negando l’assistenza sanitaria a molte donne, ma il ministero della Salute ha già fatto orecchie da mercante e interpretando in maniera superficiale i dati, in una nota ufficiale ha già spiegato che il carico di lavoro per i ginecologi non obiettori si è dimezzato, passando dal dato di 3,3 aborti a settimana a quello di 1,7. Il problema non sussiste. Tutto bene, dunque?
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Vorrei passare cinque minuti nei cervelli a brandelli di chi – per ideologia criminale, malvagia, per opportunismo professionale – perché non si può parlare di fede religiosa né tanto meno di coscienza, si arroga il diritto di pensare che volere un figlio sano sia un delitto peggiore di metterne al mondo uno che non avrà mai la possibilità di vivere una vita normale, serena, felice. Gli obiettori che rifiutano di applicare una legge, che rifiutano assistenza ad una donna che abortisce mettendo in pericolo la sua vita di persona fatta e finita sono potenziali assassini. Loro, non le donne che abortiscono.
E sappiamo anche chi è il mandante.
In un paese dove l’interruzione di gravidanza è una legge dello stato: legge che non può essere applicata regolarmente perché i medici obiettori [di coscienza] superano il numero di chi non lo è, nel 2013 sette aborti su dieci sono stati praticati nelle cliniche private con un giro d’affari di oltre quattro milioni di euro. A Bari il maggior numero di donne che si sono rivolte al privato non si sa se per scelta o perché costrette dall’impossibilità di ricevere una risposta dalla sanità pubblica. Tutti sanno che dichiararsi obiettori in Italia è la scorciatoia per fare carriera più facilmente. Nessun politico, nessuna eminenza negheranno mai il loro appoggio al medico che dichiara di non essere disposto a praticare l’aborto nel pubblico, perché poi nel privato la situazione è molto diversa. E ci si dimentica facilmente di avere una coscienza. In ogni caso la 194 è una legge dello stato, impedirla, ostacolarla, negare assistenza esponendo al rischio la vita di donne che vanno ad abortire in una struttura pubblica pensando di poter avere una maggiore assistenza dovrebbe essere un reato punito dalla legge in modo spietato e col licenziamento in tronco. Un medico che lavora nel pubblico non ha il diritto di scegliere la tipologia del paziente da assistere, curare anche praticando l’interruzione di gravidanza laddove la situazione lo richiede. Questa bestialità dell’obiezione selvaggia è una questione politica che la politica se vuole – e lo deve fare perché ce lo chiede l’Europa alla quale chissà perché si risponde solo quando c’è da rapinare i contribuenti ma mai quando chiede che vengano applicati i diritti – può risolvere in 48 ore. In un paese civile nessuna donna va ad abortire nel bagno di un ospedale sola, senza assistenza perché il turno prevede che siano presenti SOLO medici obiettori. Ed è su queste battaglie che mi piacerebbe veder concentrate le donne nella politica, altroché quote rosa.