Qualcosa tipo… una liberazione

Le elezioni hanno evidenziato il desiderio di cambiamento degli italiani. A tale istanza, la politica (Pd in primis) ha risposto con Enrico Letta premier. Un po’ come andare al concerto di Woodstock, farsi una canna, rotolarsi nel fango. Aspettare Jimi Hendrix. E poi trovarsi sul palco Orietta Berti e Drupi. [Andrea Scanzi]

 

Preambolo: l’unico ricompattamento che interessava al piddì è quello fra il loro culo e la poltrona, altroché votare Napolitano per senso di responsabilità perché sarebbe l’unico in grado di garantire l’unità nazionale, se mentre lo facevano i tre quarti d’Italia si stavano sgolando perché non volevano lui ma volevano un presidente che fosse DAVVERO un GARANTE di TUTTI e non dei partiti e della politica.
Se c’è qualcosa che ha finito di spaccare questo paese è stata proprio la rielezione straordinaria di Giorgio Napolitano.
Per non parlare di quanto potrà ancora distruggere, altroché unire, ricompattare e garantire, il governo che questi geniali strateghi della politica stanno preparando.

Adesso qualcuno dovrebbe anche raccontarci la storiella che “meglio di così non si poteva fare”, ma, come diceva qualcuno: “il coraggio, chi non ce l’ha non se lo può dare”.

Molto comica la Di Girolamo ieri sera a Ballarò che cercava di paragonare le grosse coalizioni che si fanno nei paesi normali – dove non si mandano delinquenti nei parlamenti – in situazioni particolari, di crisi politica o di emergenza con gli squallidi accordi di bottega che si fanno invece qui anche a prescindere dalle crisi ed emergenze. 

Quando gli storici del futuro, fra cento anni, duecento anni analizzeranno il fenomeno della politica italiana noi non ci saremo più.

E sarà un vero peccato, vorrei reincarnarmi in una mosca per assistere allo spettacolo, quando sui libri di Storia del futuro i ragazzi dovranno studiare che nel 2013 il parlamento della repubblica italiana ha deciso che Carfagna, Gasparri, Alfano, Letta jr, Franceschini, Gelmini sono stati giudicati autorevoli difensori dell’unità nazionale e del bene del paese mentre Stefano Rodotà no.

“Perché no a Rodotà e sì a Berlusconi?”
Ma Bersani non risponde a Serracchiani

Sottotitolo: in Francia, concedendo il matrimonio e l’adozione agli omosessuali onorano l’égalité, del resto l’hanno inventata loro insieme alla liberté e alla fraternité che non sono modi di dire lì ma proprio modi di fare.
Noi qui, invece, siamo fermi alla complicité.
Del resto, anche questa l’abbiamo inventata noi.

Finalmente, grazie al nuovo governatore Zingaretti, la regione Lazio ha bloccato i finanziamenti per la costruzione del monumento al criminale di guerra Rodolfo Graziani. Qualcuno dovrebbe spiegare al sindaco di Affile che per essere Antifascisti non bisogna essere stalinisti, e che se questo fosse un paese normale ogni singolo cittadino che conosca almeno un po’ la storia italiana dovrebbe avere in sé i valori dell’Antifascismo, altroché ammalarsi di  nostalgie fasciste.

Idioti, imbecilli, storicamente ignoranti e perdenti.

Qualcosa tipo una liberazione – Massimo Gramellini, La Stampa

«La prof dice che giovedì non c’è lezione». «Vero, c’è qualcosa tipo… una liberazione». Ma anche i pochi che sanno ancora di che cosa si tratta preferiscono non diffondere troppo la voce «per non offendere i reduci di Salò», come si è premurato di precisare il commissario di Alassio. Una sensibilità meritoria, se non fosse che a furia di attutire il senso del 25 aprile si è finito per ribaltarlo, riducendo la Resistenza alla componente filosovietica e trasformando le ferocie partigiane che pure ci sono state nella prova che fra chi combatteva a fianco degli Alleati e chi stava con i nazisti non esisteva alcuna differenza. La differenza invece c’era, ed era appunto politica. Se avessero vinto i reduci di Salò saremmo diventati una colonia di Hitler. Avendo vinto i partigiani, siamo una democrazia. Nonostante tutto, a 68 anni di distanza, il secondo scenario mi sembra ancora preferibile. Grazie, partigiani.

In questi giorni e ogni anno due cose tornano puntuali e con precisione scientifica: le formiche a casa mia – ché la primavera è bella ma ha anche i suoi svantaggi, specialmente se si abita in campagna, e le consuete cazzate sul 25 aprile, il che non dovrebbe essere un fatto da imputare alla stagione, se questo fosse un paese normale.
Perché bisognerebbe indagare sui metodi di insegnamento e nel particolare sugli insegnanti, se un ragazzino può dire che “giovedì [25 aprile] si sta a casa perché c’è una cosa tipo una liberazione”.
Ma del resto questi sono i risultati di un’azione capillare di dimenticanza che dura da anni e anni, i risultati di quell’eccesso di “comprensione storica” di togliattana memoria che portò violante, uno che di cazzate se ne intende ma chissà perché Napolitano l’ha considerato addirittura saggio, a dire qualche anno fa che tutto sommato fra i repubblichini di Salò e i Partigiani non c’era una differenza così sostanziale, e il pdl fece addirittura una proposta di legge, subito imitato anche dal pd per assegnare ai reduci di Salò una pensione statale.
Come se aver combattuto contro l’oppressore nazifascista ed essersi messi al suo fianco – perché, come ancora pensa e dice qualcuno, i tempi non permettevano di scegliere – fosse la stessa e identica cosa.

Libro & Giorgetto
Marco Travaglio, 24 aprile

Il Foglio e Libero — il primo in modo spiritoso, il secondo con le mèches smentiscono quel che abbiamo scritto negli ultimi giorni e di cui facciamo ammenda: cioè che tutti i media siano genuflessi ai piedi di Sua Castità e del suo governissimo. 
Essi anzi manifestano una sbarazzina tendenza alla critica che rasenta il vilipendio. 
Per esempio il Corriere, che assume la guida dell’opposizione con il commento al vetriolo di Antonio Polito: “Discorso breve, severo ma intriso di commozione: una lezione di virtù repubblicana”. E di Paolo Valentino: “Ci sono discorsi che cambiano la storia di un Paese. Come quello di Abraham Lincoln nel 1863 a Gettysburg… O come Lyndon Johnson, che nel 1964 pronuncia il celebre we shall over come e chiude la segregazione razziale… Il discorso di Giorgio Napolitano ha la forza retorica, l’altezza d’ispirazione e la dirompenza politica che lo rendono già un’opera prima… ha aperto una nuova pagina, restituendo dignità alla parola e regalandoci un testo di etica pubblica senza precedenti nella storia repubblicana. In un altro Paese, lo farebbero studiare nelle scuole”. Le case editrici sono già all’opera per rimaneggiare all’uopo i sussidiari e le antologie scolastiche, espungerne i sorpassati Alighieri, Machiavelli, Foscolo, Manzoni e Pirandello e far posto a Giorgio Lincoln-Johnson. Ma anche un po’ De Gaulle, come lo definisce sul Foglio il sempre controcorrente compagno Ferrara (“logica stringente, grinta politica, orgoglio civile e sculacciate a Gribbels… un capolavoro che ha per titolo onorario quel ‘Tutti per l’Italia’ proposto dal Foglio prima della campagna elettorale”). I provveditori agli studi vedano se non sia il caso di ripristinare, all’inizio delle lezioni subito prima della preghiera mattutina, il Saluto al Re dei balilla e delle piccole italiane. Addirittura urticante, com’è nello stile di Repubblica, l’attacco di Andrea Manzella che vede “nella generosa disponibilità di Napolitano la consapevolezza di dover conservare ‘immune da ogni incrinatura’ il ruolo istituzionale del presidente della Repubblica”. Perché sembra un re, ma è solo un presidente che “assembla le attribuzioni presidenziali che erano un po’ sparse nella Carta”: ecco, assembla. E “si può dire che al triangolo tradizionale — governativo, legislativo, giudiziario — si è ora aggiunto, senza togliere nulla agli altri, un quarto lato. Un triangolo quadrilatero”. Gli editori scolastici prendano buona nota e approntino opportune integrazioni ai testi non solo di diritto costituzionale, ma anche di geometria: ai triangoli equilatero, isoscele, degenere, rettangolo, ottusangolo e scaleno si aggiunga senza indugio il triangolo quadrilatero, con buona pace di Pitagora che non capiva un cazzo (il suo, del resto, era il solito “teorema”). Addirittura temerario sulla Stampa , nel suo empito dissacratorio, è Luigi La Spina, che fa onore al suo cognome conficcando nel sacro còre napulitano un giudizio al vetriolo: “È una delle poche occasioni in cui l’aggettivo ‘storico’ si può e si deve usare, perché non serve a un tributo encomiastico e adulatorio”, ci mancherebbe, perbacco. Per non esser da meno, la corrosiva Unità ospita l’on. giorn. Massimo Mucchetti, che da grande economista, forse un tantino influenzato dalle tempeste ormonali di primavera, non ha dubbi: “Di fronte alla cittadina Lombardi, Mara Carfagna per tutta la vita”. E vivaddio, quando ci vuole ci vuole. Per dirla col sempre birichino Claudio Sardo, è “La riscossa della istituzioni” e “speriamo che il discorso ‘storico’ del presidente segni l’avvio di una nuova stagione della Repubblica… Ora si fanno le riforme… Ora si fa il governo che le imprese, i lavoratori, le famiglie reclamano.Ora non si sfugge a una convergenza politica. Ora si difendono le istituzioni dal vilipendio”. E magari i treni arrivano in orario e ci riprendiamo pure l’Abissinia. Libro & Giorgetto, inciucista perfetto.

La direzione del PD sembrava una riunione dell’anonima alcolisti dopo una gita all’oktoberfest: salve, sono Pierluigi, perdo da una vita, ho provato a smettere…[Maurizio Crozza]

Riflessioni del giorno dopo

Preambolo: solidarietà dei colleghi ad uno degli ASSASSINI di Federico Adrovandi, con tanto di presidio e applausi perché, avendo collaborato insieme ad altri tre alla morte violenta di un ragazzino “purtroppo ha dovuto subire un processo”.

Poi se la gente si allontana dalla politica, la colpa è sua, perché, secondo lo Scalfari pensiero i cittadini italiani non amano lo stato.

Invece lo stato dimostra ogni giorno di amarli molto i cittadini, da vivi, e da morti ammazzati per mano di suoi funzionari solo un po’ esuberanti, e che vuoi che sia se ogni tanto gli effetti collaterali della loro caratterialità particolare consistono nel  togliere qualche figlio a una madre, male che vada si può sempre contare sulla solidarietà dei colleghi e l’indifferenza di chi arma le mani a queste bestie immonde permettendo che abusino del loro potere e dopo, non succede niente, non si perde nemmeno il posto di lavoro.
I quattro assassini di Federico sono solo in aspettativa causa omicidio, lo stato che noi dovremmo amare per votare bene [secondo Scalfari] non licenzia chi ammazza a calci e botte una persona, gli fa due carezzine e continua a pagargli uno stipendio.

Caso Aldrovandi, a Bologna poliziotti
applaudono il collega condannato

 
All’uscita del tribunale di sorveglianza trenta agenti del Sap hanno atteso l’esito dell’udienza per l’incarcerazione, o meno, di Enzo Pontani, uno degli assassini del ragazzo ferrarese per esprimergli la loro solidarietà.
”Siamo qui per dare vicinanza a un collega che era intervenuto per un 
fatto di servizio ha dovuto subire 36 udienze e purtroppo è stato 
condannato”.
Capito? ammazzare di botte un ragazzino fino a spaccargli il cuore è “un fatto di servizio”.

Sottotitolo: chissà perché in Abruzzo, Molise, Campania, Lazio, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia c’è gente che vota la lega che vorrebbe fare stato a sé per staccarsi dai “terùn”.  Un mistero, davvero.

Oggi mi va di essere politicamente scorretta, mi voglio adeguare al trend di un paese dove il 30% di gente vota un criminale abituale [per sentenza di un giudice e non per le opinioni personali mie e di altri] e Milano,  la cosiddetta capitale morale viene consegnata con giubilo  insieme a tutta la Lombardia,  all’ex ministro azzannapolpacci della lega. Il grande ministro dell’interno la cui abilità è stata riconosciuta perfino da Roberto Saviano che nel frattempo spero si sia pentito almeno un po’ di quel suo giudizio pubblico su uno che per il solo fatto di pensare di vivere nel paese che non esiste se non nelle teste bacate dei ladri e dei cialtroni vestiti di verde, andrebbe estromesso da qualsiasi contesto civile.
Io non vi odio, perché l’odio è un sentimento  alto e per questo va dedicato a cose e persone molto più importanti di voi meschini, rifiuti subumani che avete permesso che questo paese diventasse la latrina d’Europa e del mondo civile.

Semplicemente, mi fate schifo e pena e vi auguro di vivere abbastanza per pentirvi di essere quello che siete, per aver trascinato anche me nella melma in cui vi piace vivere.

Non c’è un paese come l’Italia che abbia potuto sperimentare realmente su se stesso e, purtroppo su tutti noi quante falle ci sono nella democrazia e quanti danni può provocare quel principio del suffragio universale che oggi consente – giusto per fare un esempio – ad una nullità come scilipoti di potersi trasferire addirittura dalla camera al senato anziché sparire dalla circolazione.
Ecco perché  io sono sempre favorevole ad una preparazione di base; non esiste il diritto di pilotare un aereo, di condurre treni ad alta velocità, sottomarini e astronavi senza una preparazione adeguata, degli esami e il rilascio di patenti e brevetti.
E allora per quale stracazzo di ragione può esistere quello di contribuire a far sprofondare un paese grazie a chi va a votare senza il minimo indispensabile di conoscenza della storia, della Costituzione; io questo non l’ho mai capito, e le cose che non capisco m’inquietano assai.

 Ho molto rispetto per la Storia, per chi è morto per consentirci di poter mettere una croce su un foglietto e delegare alla politica la cura del paese, e dunque la nostra, almeno questo è quel che dovrebbe fare la politica; però qualcosa mi dice che se molti di loro avessero immaginato che il loro sacrificio sarebbe servito a far entrare in parlamento una che si chiama mussolini, o gente del ‘calibro’ di razzi, scilipoti et similia, credo che ci avrebbero ripensato. Sono sicura, anzi. 

Secondo Benigni la folla sceglie sempre Barabba, e in parte avrebbe ragione se il suo intento non fosse stato quello di dire agli italiani che i partiti – soprattutto uno, il PD – sono meglio dei movimenti civici di gente comune e dunque non esperta.
Oggi io chiederei a Benigni secondo lui chi è e come e dove si può classificare chi sceglie maroni e berlusconi che non sono parte di movimenti ma di partiti istituzionalmente riconosciuti, quei partiti che il presidente della repubblica difende a spada tratta per ribadire il pericolo del populismo. Vorrei chiedere a Benigni perché un elettore della lega o del pdl che tutto hanno già dimostrato deve essere migliore di uno del M5S considerato, vieppiù, un deficiente antistato.

Quando gli storici del prossimo secolo scriveranno dei fatti che hanno riguardato l’Italia di questo ventennio – che dell’altro ormai si sapeva il tutto e l’oltre e qualcuno ingenuamente pensava che non si potessero più ripetere certi errori – noi della nostra generazione non ci saremo più; e sarà un vero peccato perché sarebbe interessante conoscere in che modo verrà analizzato con la comprensione del poi tutto quello a cui abbiamo dovuto assistere noi, quello che abbiamo dovuto subire senz’aver fatto nulla per meritarcelo, come sia potuto avvenire un tale scempio di dignità e intelligenze attraverso la lobotomia di massa, la ripetizione a random delle stesse menzogne, di ragionamenti perversi confusi con analisi politiche indegne perfino del peggior bar di Caracas ma alle quali la gente crede e che hanno inibito, impedito e ucciso ogni capacità di critica e ogni possibilità di scelta consapevole, onesta e libera davvero, e, in virtù di tutto questo un criminale incallito sotto processo  viene ancora votato dal 30% degli italiani, mezzo paese viene riconsegnato a ladri conclamati convinti di vivere in un paese che non c’è, puttane siliconate vengono considerate opinioniste degne di una ribalta pubblica quotidiana e Alessandro Sallusti e Giuliano Ferrara giornalisti da litigarsi nei talk show.  E qualcuno ancora si chiede dove sia il problema di questo paese, se non in un’informazione pietosa e penosa, ecco perché poi quelle rarità che, come scrivevo ieri se ne fottono perché non devono rendere conto a nessun padrone sono considerati fascisti bastonatori, faziosi.

Quelli che rispondono ai desiderata invece, vanno nei talk show, anche se un tribunale li ha condannati per diffamazione.

Ritengo  l’informazione  responsabile del novanta per cento delle porcherie che sono accadute negli ultimi diciotto anni. Gli italiani sono stati disabituati alla conoscenza perché  la maggior parte dei  giornalisti hanno accettato di essere ostaggi della politica, spesso senza opporre nessuna resistenza ma anzi, mettendosi comodi perché è conveniente e questi sono i risultati. 

Il 70% degli italiani vota in base a quello che sente dire in televisione. Non aver risolto il conflitto di interessi, lo ripeterò finché vivo, è una responsabilità STORICA della sinistra e del centrosinistra italiani.