Ex onorevoli, addio all’immunità
per Cosentino, Tedesco e De Gregorio
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Napoli batte USA 1-0: Giggino ‘a purpetta fuori [ed è ancora in parlamento peraltro] e Nick ‘o americano dentro insieme a qualche altro suo illustre collega.
L’avvocato di Nick si dice perfino perplesso, effettivamente è un fatto storico per l’Italia che ogni tanto le patrie galere diano ospitalità ad esponenti politici. Ha ragione, l’avvocato.
Ma tanto ci sono sempre i domiciliari, tutti sconteranno la pena tra la loro refurtiva, purtroppo.
Per la retata finale c’è da attendere ancora un po’. Motivi istituzionali impediscono l’arresto di altri malfattori che devono comunque poter partecipare alla delicata fase politica in atto.
Così ha detto Giorgio, no?
Un affettuoso pensiero alle coscienze dei loro ex molto onorevoli colleghi che hanno votato no agli arresti di chi se li meritava quando ancora si faceva in tempo a recuperare un minimo di fiducia e credibilità nell’opinione pubblica.
E una prece per l’Italia, ostaggio di gente con questo tipo di coscienza.
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Ogni “nuova” Repubblica in Italia non nasce mai dalla vera voglia di rinnovarsi della politica e di una richiesta popolare che auspicherebbe una classe dirigente che pensasse davvero all’interesse del paese, indipendentemente dalle sue fasi storiche.
Un paese va gestito con responsabilità sempre, anche in assenza di una crisi profonda, anzi, andrebbe gestito meglio quando non c’è nessuna crisi affinché qualora se ne presentasse una sarebbe molto più facile affrontarla, insieme, i cittadini e la politica, non la politica contro i cittadini come sta accadendo ora.
Per la seconda volta in Italia il “rinnovamento” non sta avvenendo per una vera presa di coscienza di e fra la gente, soprattutto quella che è riuscita a rinnovare la fiducia ad un delinquente abituale ma, in primis della classe politica che non ci pensa proprio a fare pulizia al suo interno allontanando quegli elementi che poi fanno sì che i cittadini perdano la fiducia verso chi dovrebbe occuparsi di loro e delle loro urgenze, bisogni e necessità.
Per la seconda volta è toccato alla Magistratura occuparsi delle pulizie dopo aver aspettato con pazienza che certi “lor signori” fossero pronti ad affrontare le loro responsabilità.
Questo perché la politica verso se stessa pretende di avere un trattamento di favore; a nessuno infatti è consentito delinquere e trovare sistemi di autoprotezione per evitare poi di doverne risponderne – com’è giusto e normale per tutti i cittadini – a quel popolo sovrano di fronte ad un tribunale.
Si è parlato molto di antipolitica, di populismi, di voglia di giustizialismo, personalmente non ho visto niente di tutto questo, in compenso però ho visto una politica molto che, quando è chiamata ad occuparsi dei cittadini trova sempre una scusa, si nasconde sempre dietro l’alibi che “c’è altro a cui pensare”, un altro molto ipotetico peraltro, la frase di Frau Elsa a proposito dei tagli ai costi della politica è diventata ormai un cult: “tagliare i costi della politica è un lavoro lungo e complesso”.
Non lo è stato invece decimare diritti acquisiti dai cittadini in settant’anni di lotte e non lo è nemmeno confezionare leggi in ventiquattr’ore per salvare il parlamentare che delinque dalla galera.
Non è stato un lavoro lungo né complesso votare due volte no all’arresto di cosentino come non lo è generalmente votare no all’arresto di chiunque faccia parte della casta parlamentare non per volontà o capriccio di una Magistratura impazzita ma solo grazie ad un certo agire criminale che ha reso molti, troppi disonorevoli parlamentari indegni del ruolo di rappresentanti della repubblica e di un paese, e farlo poi nascondendosi dietro a ridicole questioni di coscienza.
Come se lo stesso metro di giudizio, la coscienza, si potesse adottare anche in un tribunale chiamato a giudicare assassini e stupratori: la coscienza personale di fronte ad un reato non vale e non conta niente, come non dovrebbe contare quando un parlamentare deve votare leggi che servono a tutti e non solo a qualcuno.
Che razza di coscienza può avere chi per difendere se stess* da un più che probabile identico destino pensa che sia giusto salvare chi il suo lo ha già deciso commettendo dei reati che non hanno niente a che fare con l’attività politica? corrompere e farsi corrompere, essere collusi e conniventi con mafie e criminalità, rubare i soldi dei contribuenti hanno qualcosa a che fare con la politica?
Perché mai un politico onesto pensa che sia giusto dare la possibilità a chi delinque di farlo ancora e ancora com’è sempre successo? verdini per tre volte è stato rinviato a giudizio e sempre per lo stesso reato: è giusto che uno così possa ancora fregiarsi del titolo di onorevole e che faccia ancora parte di quel parlamento che dovrà scegliere fra poco il nuovo rappresentante dello stato?
E non è stato affatto un lavoro complesso ma solo molto lungo e laborioso aver permesso ad un delinquente impostore di potersi sottrarre alla giustizia per vent’anni e che, ancora oggi, non appena si presenta una buona occasione per potersi finalmente liberare di lui trova non solo il sostegno grazie a leggi volute da lui e fatte apposta per lui, quello dei suoi, il che sarebbe anche comprensibile visto che se viene a mancare lui dalla scena politica poi a cascata toccherebbe a tutti, ma lo trova anche in quella istituzione che dovrebbe tutelare la politica onesta e i cittadini onesti di questo paese.
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Camere di sicurezza
Marco Travaglio, 16 marzo
Sta finendo tutto come ampiamente previsto: con le retate e i rastrellamenti.
Come nel 1994.
Si aprono le Camere e soprattutto le camere di sicurezza.
Gli ex onorevoli De Gregorio, Cosentino, Tedesco e Nespoli, appena decaduti e dunque privi dell’immunità raggiungono le patrie galere, dove avrebbero dovuto soggiornare da anni se i partiti non li avessero protetti con scudi reciproci.
Altri a breve li seguiranno, anche fra i neoeletti, perché in Parlamento, almeno sulla carta, non c’è più una maggioranza che possa permettersi i soliti giochetti.
Il capogruppo di 5 Stelle al Senato, Vito Crimi, rispondendo l’altro giorno con aria serafica alla domanda di un giornalista, ha innescato una slavina che nemmeno lui probabilmente immaginava: ha detto che il suo gruppo, dopo aver contestato per anni la sindrome da immunodelinquenza acquisita delle Camere, è prontissimo a votare l’ineleggibilità di B., ineleggibile da 19 anni esatti, cioè da quando fu eletto la prima volta, dinanzi alla giunta per le elezioni di Palazzo Madama; ed è altrettanto pronto a votare sì a eventuali richieste di arresto nei suoi confronti.
A quel punto il Pd, reduce da un terrificante salasso di voti verso 5 Stelle, ha dovuto
rispondere tramite il Migliavacca di turno che è pronto a fare altrettanto, onde evitare di regalare qualche altro milione di voti a Grillo. Il Migliavacca è lo stesso che ancora pochi mesi fa s’incontrava in gran segreto con Verdini al tavolo della legge elettorale, dunque è impossibile che sia rinsavito all’improvviso: semplicemente sente addosso il fiato della gente e reagisce di conseguenza. Per questo, oltreché per guadagnare qualche altro giorno prima delle sentenze del caso Mediaset e del caso Ruby, e — si capisce — per curare la gravissima forma di uveite bilaterale con scappellamento a destra che l’ha colpito da quando ha esaurito i legittimi impedimenti elettorali, il Cainano se ne sta asserragliato con gli occhiali scuri da visita fiscale in una stanza del San Raffaele, che è sempre meglio di San Vittore: perché non sa che pesci pigliare.
I sempre geniali on. avv. Ghedini e Longo, dopo lunghe e meditate riflessioni, gli hanno partorito un’ideona mica da ridere: chiedere il trasloco dei processi da Milano a Brescia. La stessa baggianata che avevano sfoderato già dieci anni fa, con apposita legge Cirami incorporata, perché il Tribunale milanese non sarebbe sereno. Dieci anni fa c’erano i Girotondi. Ora c’è un’orda di parlamentari del Pdl, compresi gli stessi Ghedini e Longo, che marcia sul Tribunale medesimo infettandolo irreparabilmente di grave pregiudizio. Possiamo facilmente immaginare l’accoglienza che avrà questa proposta indecente quando sarà esaminata dalla Corte d’appello e dalla Cassazione: una doppia pernacchia. Ma intanto si guadagnerà qualche settimana prima delle sentenze (che lui — conoscendosi — prevede di sicura condanna), in attesa di un qualcosa che nessuno, nemmeno loro, riesce a immaginare. Potrebbero travestirlo da marò e spedirlo in India: al confronto dei suoi reati, l’omicidio colposo di due pescatori è un divieto di sosta.
O potrebbero offrire ai giudici 3 milioni a testa come a De Gregorio, col rischio però di regalargli un altro processo. Oppure potrebbero chiedere a Mancino di chiamare il Quirinale per mobilitare la Procura della Cassazione, sperando che s’inventi qualcosa. La via maestra, cioè la fuga all’estero sulle orme di Craxi, non viene proprio considerata: in un’intervista alla lingua di Giorgio Mulè per Panorama e Giornale, il Cainano definisce”inimmaginabile” l’opzione B (come Bettino): significherebbe “consegnarsi a una damnatio memoriae”.
Che peraltro è la sua salvezza: se ci fosse un po’ di memoria, Napolitano non gli regalerebbe tanti moniti e lui non prenderebbe tanti voti.