Non è una guerra fra guardie e ladri

Notizia tamarra del giorno: berlusconi è ancora cavaliere perché il Napo Capo troppo preso a monitare, sgridare, cazziare, decidere che deve fare Renzi e adesso pure a occuparsi dei mondiali di calcio,  non ha trovato un attimo di tempo per avviare l’iter di indegnità necessario per rimuovere l’onorificenza dal curriculum del delinquente matricolato, lo stesso che Renzi incontrerà ancora e di nuovo  tra breve  per decidere le strategie politiche e di governo. Appena avrà finito di spiegare ai cinesi che per i reati che danneggiano la collettività prevedono pene durissime e anche la condanna a morte,  la sua lotta di contrasto alla corruzione.

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MONTECITORIO PUNISCE I GIUDICI
E ora al Senato si rischia il voto segreto
 

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Punire le guardie al posto dei ladri, l’anti-corruzione in Parlamento – Peter Gomez, Il Fatto Quotidiano

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LA CANTONATA E I SUPER POTERI ATTENDONO ANCORA (Gianni Barbacetto) Il Fatto Quotidiano

 

 

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Polizia e carabinieri violenti, guardia di finanza corrotta, politici, costruttori, capi di impresa corrotti e corruttori in una simpatica alternanza… ma quante sono queste “poche mele marce”?
E in un paese così disastrato il problema sono i giudici che sbagliano. 
Se non fosse vero ci si potrebbe ridere da qui all’eternità.

Siccome non bastavano i tre gradi di giudizio, i lodi, i legittimi impedimenti, la prescrizione, gli indulti approvati dai governi di centrosinistra per favorire i delinquenti di destra,  il fumus persecutionis, la presunzione d’innocenza che per qualcuno vale anche dopo una condanna definitiva, tutto quello che in questo paese rende impossibile arrivare ad una sentenza in tempi ragionevolmente umani, quando proprio non ci si arriva per le avvenute contingenze di cui sopra ci mancava la responsabilità civile per i giudici da affidare ad altri giudici.
La politica sta sempre sul pezzo e sull’urgenza; la crisi, la disoccupazione, le inchieste sulle tangenti, niente di tutto questo è importante come bloccare il parlamento per decidere qualcosa che era già possibile fare senza un disegno di legge apposito.
In questo paese esisteva già la possibilità per i cittadini di potersi rivalere sul giudice che sbaglia.
Chissà perché c’è bisogno di ribadirla con una legge ad hoc.
Spero che il senato rispedisca questa porcheria che sa tanto di ritorsione della politica contro i giudici ai vari mittenti, alla lega che l’ha pensata e al piddì che l’ha prontamente votata; quando il voto è segreto si vede la vera faccia del partito democratico.
Mettiamo il caso che un potente con un sacco di soldi, tanti avvocati costosi in grado di cercare anche l’ultimo cavillo per evitare responsabilità al cliente venga messo sotto inchiesta, con quale spirito lavoreranno i magistrati che lo devono giudicare se sanno che poi potrebbero pagare per un danno magari costruito ad arte proprio dagli avvocati? Ma chiaramente anche questa è una legge d’urgenza, pensata per il nostro bene.

Se l’indipendenza dei giudici non è “mero privilegio” come monita il grande capo allora facciamo che nemmeno il garantismo deve essere il viatico per l’impunità come piacerebbe ai lor signori “dè sinistra” che ieri hanno votato, ma in segreto, lo scempio voluto dalla destra: il sogno erotico più ricorrente di berlusconi, altroché i bunga bunga perché – hanno detto – in questo paese c’è bisogno di un “garantismo imprescindibile” che poi non si capisce che c’azzecchi con la responsabilità dei giudici. 


Se il provvedimento disciplinare da applicare ai giudici è una cosa riservata allo stato e non ad altri intermediari è proprio per garantire l’imparzialità del giudizio, della valutazione dell’errore. In questo paese la magistratura non gode di nessun “strapotere” altrimenti avrebbe ottenuto ben altri risultati nel paese con le classi dirigenti più corrotte al mondo, al contrario è l’istituzione più osteggiata nel paese dove si fa credere che ci sia una guerra fra guardie e ladri mentre le cosiddette guardie fanno semplicemente quel che attiene al loro ruolo, ovvero indagare e processare quei ladri che troppo spesso sono gli stessi che fanno le leggi per contrastare l’operato dei giudici.

Se il magistrato sbaglia lo stato si può rivalere su di lui: c’è già una legge che lo consente. 
Quando non succede è perché lo stato non interviene, non perché il giudice sia oltre che incapace anche un disonesto paraculo come molti politici. 
Chi gioisce per questa porcata della responsabilità civile dei giudici che dovrebbe essere schifata solo perché proposta dalla lega, forse ignora che è solo l’ennesimo regolamento di conti della politica contro la magistratura.
Nulla di ciò che viene pensato dalle menti bacate dei cialtroni in camicia verde può essere considerato giusto; e anche se per un evento eccezionale lo fosse si può almeno sospettare del tempismo?  L’unica emergenza vera di questo paese è liberarlo una volta e per sempre dalla delinquenza di ogni ordine e grado che la politica di destra, di centro e di centrosinistra si è sempre messa disinvoltamente in casa, altroché garantismo e presunzioni del cazzo.
Se Raffaele Cantone, il giudice incaricato di monitorare sugli appalti di stato disintegrati dal malaffare e dalla criminalità,  voleva una risposta a dargliela è stata quella settantina di pavidi che sono andati contro il loro partito e il loro governo, non certo chi ha smascherato, astenendosi, la faccia vera del partito democratico, lo stesso che ieri cacciando, anzi spostando, anzi “armonizzando”  Chiti e Mineo, che lo ha saputo tramite agenzie mentre partecipava ad una trasmissione televisiva, ha dato una grande prova di qual è il livello della sua democrazia: quella interna al partito ma che poi per forza di cose, essendo il pd forza di governo viene estesa anche nell’azione dell’esecutivo. Ma loro sono i democratici, i riformatori senz’accento sulla “o”.

Quelli che poi distribuiscono patenti di fascismo a chi almeno chiede il parere dei suoi iscritti, prima di prendere un’iniziativa.

Il partito democratico nel trentennale della morte di Enrico Berlinguer ha spiegato molto bene qual è la sua idea di questione morale.

 

 

Le grandi mazzette

Expo, Mose, a quando una bella retata anche per il Tav? Così almeno capiscono tutti, si spera in modo definitivo, che le grandi opere italiane servono soltanto a far ingrassare i grandi delinquenti di tutti i colori politici. Va bene che l’onestà non è più e da tempo la “condicio sine qua non” per fare politica, ad occhio però pare che qualcuno se ne sia approfittato oltremodo.   Il dramma è che ancora ci illudiamo che si possa fare una qualche differenza. Stiamo sempre ad insistere e a convincerci che no, non sono tutti uguali, ma la diversità purtroppo non la fa il nome.

La verità è che la politica dovrebbe stare lontana anni luce dai soldi di tutti.
Io non sono più garantista verso la politica, spiacente, ho terminato i bonus.
Noi gente un motivo per fare schifo lo abbiamo sempre, tutti dicono sempre che la colpa è nostra, di tutti, nessun distinguo così come si fa puntualmente per i politici: loro non sono tutti uguali ma noi sì.
E se quel motivo non c’è lo si inventa, ipotizza, un po’ come nella barzelletta del cinese che quando rientra la sera a casa picchia la moglie che sicuramente qualcosa per meritare la punizione l’ha fatta.
Ma va tutto bene. Dio salvi le regine e pure i re.

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L’INCHIESTA SUL MOSE: 35 ARRESTI, 100 INDAGATI, 40 MILIONI SEQUESTRATI
LE CARTE/1 – DOMICILIARI PER IL SINDACO DI VENEZIA ORSONI. “500MILA EURO PER LE ELEZIONI”
LE CARTE/2 – RICHIESTA DI CUSTODIA PER GALAN: ‘PER LUI UNO ‘STIPENDIO’ DI UN MILIONE ALL’ANNO’

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Ci dicono che i politici che rubano sono poche mele marce, la stessa cosa ce la raccontano a proposito delle forze dell’ordine violente. 
Non sono tutti ma sono tanti,  corruzione, ladrocini, anzi  “distrazioni”, come si dice ai piani alti e violenze si sono ripetuti con una cadenza pericolosamente frequente.
Digitando su google le parole pestaggio e polizia esce fuori un intero mercato di mele marce. 
Per conoscere il peso e la quantità delle mele marce in politica invece basta leggere i quotidiani tutti i giorni.
In entrambi i casi quelle mele non smetteranno di marcire finché non verrà curata la pianta, non verrà usato l’opportuno veleno che si chiama legge, giustizia, certezza della pena, lo stesso trattamento che si riserva al criminale quando è solo un cittadino. 
Ma finché il politico ladro sarà considerato come uno che non ha rubato e al poliziotto, al carabiniere violento si lascerà la divisa addosso come a chi violento non è, quegli alberi non guariranno. 
Chi tradisce lo stato, da politico o da funzionario va radiato, dal parlamento come da una caserma, da una questura, messo in condizioni di non nuocere e non tradire più.

Fassino, quello che “aveva una banca?” che garantisce per Orsoni, il sindaco di Venezia arrestato ma prontamente spedito ai domiciliari – ché non sia mai le eccellenze possano constatare “de visu” quali sono le condizioni delle carceri in Italia, per loro l’arresto è una semplice toccata e fuga da parte dello stato – è lo specchio della malattia endemica e virale di questo paese dove nella politica non si è delinquenti mai: nemmeno con le prove. berlusconi è la prova provata di uno stato che in materia di applicazione di legalità, giustizia e uguaglianza ha fallito, ceduto le armi democratiche alla disonestà e alla delinquenza nelle istituzioni.

Per tutte le altre categorie, invece, non ci sono Fassini garanti pronti a sputtanarsi per il collega che viene beccato a fare quello che non si fa.

Ed è anche la prova che quella casta che doveva modificare il suo assetto, mettersi al servizio del paese, abbassare la testa come da richieste napolitane di un paio d’anni fa non ci pensa minimamente a farlo. Da quando Napolitano sprecò un 25 aprile per illuminarci sui pericoli del populismo anziché riflettere sui motivi che hanno eroso e corroso fino ad annullarlo l’interesse dei cittadini per la politica. Come se il voltafaccia della gente fosse il frutto, il risultato di piccoli sgarbi e non di una politica che da quando esiste questa repubblica ha sempre messo l’interesse personale davanti a quello pubblico.

Inutile spiegare che se Renzi “non c’entra” è comunque la faccia di un partito che non può vantarsi di essere migliore di altri, e quando si entra a far parte di un’organizzazione così malconcia se non si è responsabili in prima persona delle malefatte avvenute prima un po’ complici lo si è.

Il pd è sempre quello delle larghe intese con Alfano [ancora e incredibilmente ministro dell’interno] che ieri si congratulava con la correttezza della procura di Venezia perché “gli arresti sono avvenuti dopo le elezioni”, verrebbe da chiedersi se anche gli elettori sono d’accordo con Alfano, se gli è andato bene votare “a babbo morto” un partito che ha dimostrato ampiamente di essere tal quale a quello che ha sempre fatto finta di ostacolare in parlamento, Renzi è quello che discute di legge elettorale e di riforme costituzionali con Verdini, indagato, inquisito varie volte sempre per gli stessi reati legati a truffe e corruzione e Renzi è sempre quello della profonda sintonia con un criminale, il magnifico rassemblement benedetto dall’anziano monitore che poi si commuove nelle occasioni importanti.

La Moretti, una delle vestali giovani del pd di Renzi che ieri sera dalla Gruber magnificava l’avventura di questa classe politica nuova è la stessa che un paio di giorni prima delle elezioni diceva che si potevano votare tutti, “anche Ncd e forza Italia ma non i 5stelle”.

Nardella, neo sindaco di Firenze mette già le mani avanti dicendo che “i sindaci sono persone sempre esposte”, come se l’esposizione dovesse comprendere per forza anche i legami con la criminalità e il malaffare. Non si può fare il sindaco di una grande città senza esimersi, evidentemente.

A margine di tutto c’è una grande percentuale di cittadini/elettori a cui le vicende di corruzione e tangenti non interessano. Il pd ha preso il 40,8% alle elezioni europee nonostante lo scandalo e gli arresti di Milano, l’arresto del ras di Messina Francantonio Genovese, cose accadute non un anno o dieci fa ma solo qualche giorno prima di votare, e l’IPSOS ci ha fatto sapere che il governo di Renzi gode del 68% dei consensi fra la gente.

Raffaele Fitto, ex presidente di regione in Puglia ed ex ministro di berlusconi, dunque condannato in primo grado a quattro anni ridotti ad uno grazie all’indulto per corruzione, finanziamento illecito ai partiti e abuso d’ufficio è stato l’eletto più preferito dagli italiani.

Tutto questo perché a margine del margine c’è stato il grande lavoro della cosiddetta informazione che, mentre glorificava gli splendidi scenari che si sarebbero aperti col governo di Renzi parlava d’altro, cosa che continua a fare, che ha sempre fatto da quando salvo rare eccezioni ha scelto di mettersi al servizio della politica, quale essa sia, dei governi, anziché svolgere quella funzione educativa e pedagogica qual è quella di informare correttamente i cittadini su cosa fa realmente la politica e come si comportano i politici.

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Idea, non punire più i delinquenti: lo dice la legge  – Beatrice Borromeo, Il Fatto Quotidiano

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#mazzettastaiSerenissima – Marco Travaglio, 5 giugno

Se esistesse ancora un minimo di decenza, milioni di persone perbene – elettori, giornalisti, intellettuali, eventuali politici e imprenditori – dovrebbero leggersi l’ordinanza dei giudici di Venezia sul caso Mose e poi chiedere umilmente scusa a Beppe Grillo e ai suoi ragazzi. Anni e anni sprecati ad analizzare il suo linguaggio, a spaccare in quattro ogni sua battuta, a deplorare il suo populismo, autoritarismo, giustizialismo, a domandarsi se fosse di destra o di centro o di sinistra, a indignarsi per le sue parolacce, a scandalizzarsi per le sue espulsioni, ad argomentare sui boccoli di Casaleggio e sul colore del suo trench, a irridere le gaffes dei suoi parlamentari, a denunciare l’alleanza con l’improbabile Farage (l’abbiamo fatto anche noi, ed era giusto farlo, ma in un paese normale: dunque non in Italia). Intanto destra, sinistra e centro – quelli che parlano forbito e non hanno i boccoli – rubavano. Rubavano e rubano tutti, e insieme, sempre, regolarmente, scientificamente, indefessamente, su ogni grande e piccola opera, grande e piccolo evento, appalto, consulenza, incarico.

Anzi, ogni grande e piccola opera, grande e piccolo evento, appalto, consulenza, incarico servono soltanto a far girare soldi per poterli rubare. Tutti i più vieti luoghi comuni del qualunquismo bar – sono tutti d’accordo, è tutto un magnamagna – diventano esercizi di minimalismo davanti alla Cloaca Massima che si spalanca non appena si intercetta un telefono, si pedina un vip, si interroga un imprenditore. Basta sollevare un sasso a caso per veder fuggire sorci, pantegane, blatte e bacherozzi maleodoranti con i nostri soldi in bocca, o in pancia (il Mose doveva costare 2 miliardi, ne costerà 6 e ora sappiamo perché). La Grande Razzia che ha divorato l’Italia e continua a ingoiarsene le ultime spoglie superstiti è sopravvissuta a Mani Pulite, agli scandali degli ultimi vent’anni e alla crisi finanziaria, nutrendosi dell’impunità legalizzata, dell’illegalità sdoganata e dell’ipocrisia politichese di chi vorrebbe ancora convincerci che esistono i partiti, le idee, i valori della destra, del centro e della sinistra. 

   Invece esiste soltanto una gigantesca, trasversale, post-ideologica associazione per delinquere che si avventa famelica su ogni occasione per rubare, grassare e ingrassare a spese di quei pochi fessi che ancora si ostinano a pagare le tasse. A ogni scandalo ci raccontano la favola delle mele marce, la frottola della lotta alla corruzione, l’annuncio di regole più severe, la promessa del rinnovamento, della rottamazione. E intanto continuano a rubare, secondo un sistema oliato e collaudato di larghe intese del furto che precede e spiega le larghe intese di governo. E la totale mancanza di opposizione a sinistra negli anni del berlusconismo rampante e rubante. Anche l’art.27 della Costituzione, quello della presunzione di non colpevolezza, diventa una barzelletta se si leggono le carte delle indagini su Expo e sul Mose, dove i protagonisti delinquono in diretta telefonica, o a favore di telecamera: non c’è bisogno della Cassazione, e nemmeno della sentenza di primo grado, per capire che rubavano davvero. Politici, imprenditori, funzionari, generali della Finanza, giudici amministrativi e contabili. Il solito presepe di sempre, che avvera un’altra celebre battuta da bar: a certi livelli “non esistono innocenti, solo colpevoli non ancora presi”. Renzi non ruba, e i suoi fedelissimi sono lì da troppo poco tempo. Ma rischia di diventare il belletto per mascherare un partito marcio con cui – per prenderne il controllo – ha accettato troppi compromessi. Marcio nella testa prim’ancora che nelle tasche. Ieri, senz’aver letto un rigo dell’ordinanza, l’ineffabile Piero Fassino già giurava sulla leggendaria probità del sindaco Orsoni appena arrestato (“chi lo conosce non può dubitare della sua onestà e correttezza”), invitando i giudici ad appurarne al più presto l’innocenza per “consentirgli di tornare alla funzione di sindaco”. Perché, se ne appurassero la colpevolezza cosa cambierebbe? Fassino lo promuoverebbe a suo braccio destro, come ha fatto con Quagliotti pregiudicato per tangenti?

O il Pd gli restituirebbe la tessera, come ha fatto con Greganti pregiudicato per tangenti? La Cloaca Massima è così pervasiva che ogni strumento ordinario per combatterla diventa favoreggiamento. Ma davvero Renzi pensa di affrontarla con il povero Cantone e la sua “task force” di 25 (diconsi 25) collaboratori? O con qualche presunta riforma? A mali estremi, estremi rimedi: cancellare le grandi opere inutili ancora in fase embrionale, dal Tav Torino-Lione al Terzo Valico; cacciare ogni inquisito dai governi locali e nazionali; radiare dai contratti pubblici tutte le imprese coinvolte in storie di tangenti; introdurre gli agenti provocatori per saggiare la correttezza dei pubblici amministratori (come negli Usa); imporre a chi vuole concorrere ad appalti una dichiarazione in cui accettano di essere intercettati, a prescindere da ipotesi di reato (come fece Rudy Giuliani sindaco di New York); piantarla con le “svuotacarceri” (l’ultima è a pag. 7), costruire nuovi penitenziari e, nell’attesa, riattare caserme dismesse per ospitare i delinquenti che devono stare dentro; radere al suolo tutte le leggi contro la giustizia targate destra, centro e sinistra degli ultimi 20 anni. Tutto il resto non è inutile: è complice.