Chi oggi lotta, è una persona. È uno che ha compreso che nonostante tutto si ha il dovere morale e civile di non rendersi complici di questo sistema famelico, che tutto vuole e nulla ridà indietro. Chi lotta è l’unico che continua imperterrito ad andare avanti, guardando al futuro, avendo contezza di ciò che potrebbe diventare se fossimo tutti fermi, idioti e schiavi.
(Rita Pani)
Sottotitolo: Nel paese che non sa condannare un delinquente, che gli consente di aggiustarsi la legge per non finire in galera, che gli permette di prendersi gioco di quella legge e della Costituzione, che gli fa fare il cazzo del comodo suo da più di vent’anni, nel paese che premia con la promozione a “dirigente superiore della polizia di stato”, ovvero a questore un condannato in appello a 3 anni e 8 mesi per aver coperto la mattanza, la macelleria messicana nella Scuola Diaz di Genova e a 1 anno e 2 mesi per induzione alla falsa testimonianza, nonché interdetto dai pubblici uffici, nel paese che chiama a giudizio in un tribunale la madre di un ragazzino ammazzato a calci e botte da quattro poliziotti invece di scusarsi con lei a vita, nel paese dove è successo questo e molto, troppo altro ancora, NON SI SALE SUI TRALICCI, ché poi ci si fa male.
Capito?
In fin dei conti perché mettere la propria vita in pericolo per la propria comunità, per quello in cui si crede, per il bene di tutti quando si possono correre dei rischi su un’autostrada con la macchina del papi magari dopo essersi ubriacati e strafatti in discoteca, oppure correre dei rischi per guadagnare di più? non è moderno, ‘sti ragazzi dovrebbero correre meno rischi… sennò poi potrebbero perfino convincerne altri a pensare che le cose possono cambiare.
La Tav potrebbe essere anche la cosa veramente più urgente e indispensabile da fare in questo paese, anche se tutti sanno che non lo è, anche quelli che pur di difendere le scelte di questi (s)governanti da strapazzo, che siano politici o tecnici ormai abbiam capito che cambia poco e niente, sarebbero disposti a dire qualsiasi cosa. Il problema è che gli italiani non si fidano più di chi decide per sé e per tutti. Non ci fidiamo più di un sistema che la mattina promette di impegnarsi per tutelare le fasce deboli e la sera dice che un’opera costosissima quanto inutile “si DEVE fare”. Non ci fidiamo più di chi ha detto no alle Olimpiadi di Roma ammantando la decisione con la falsa preoccupazione dei soldi che si sarebbero dovuti spendere e poi dice sì all’acquisto di 90 aerei da guerra e alla Tav.
Non ci fidiamo più: e non per colpa nostra.
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La violenza, oltre a essere sempre sbagliata, è il miglior regalo che i No Tav possano fare al partito trasversale Pro Tav: che aspetta soltanto il morto per asfaltare l’intera Valsusa e farne tre, di Tav, non solo uno. Per fortuna la manifestazione di sabato è stata l’ennesima presa di distanze del movimento dalla violenza. Non a parole (anche se qualche parola dei leader non guasterebbe, per rimediare al danno fatto con gli assalti al procuratore Caselli), ma nei fatti. Detto questo, c’è un però: gli ordini che il partito trasversale Pro Tav impartisce alle forze dell’ordine. Non sta scritto da nessuna parte che queste debbano cingere d’assedio un’intera valle, braccare i contestatori fin sui tralicci situati a casa loro (infatti si vogliono espropriare i terreni), accogliere nelle stazioni in assetto antisommossa i manifestanti reduci da un corteo pacifico. Chi dà questi ordini compie una scelta precisa: quella di provocare. La provocazione non giustifica la violenza, ma ne attenua le responsabilità: infatti il codice penale prevede l’attenuante della provocazione. Qualche settimana fa alcuni cittadini accolsero una manifestazione secessionista della Lega a Milano srotolando un tricolore: subito intervenne la Digos intimando loro di ritirarlo per non provocare i leghisti. Il mondo alla rovescia, visto che, fra la bandiera nazionale e i vessilli secessionisti, sono i secondi a essere illegali e non la prima. Però si può capire il gesto della Digos, per evitare inutili incidenti. Ora la domanda è: il dovere della polizia è evitare gli incidenti, o provocarli? Nel caso della Lega, li ha evitati. Nel caso del movimento No Tav, sembra volerli provocare. E non per colpa dei singoli poliziotti, che (eccetto quelli che aggiungono gratuitamente condotte violente, difficili da individuare e punire perché nascosti sotto i caschi) obbediscono agli ordini. Ma per colpa di chi dà gli ordini. Cioè della politica. La militarizzazione della Valsusa, a protezione di un cantiere che non esiste, dura da almeno dieci anni e accomuna centrodestra e centrosinistra. Governi politici di segno opposto, ma non sul Tav, che ha sempre messo tutti d’accordo (compresi i grandi costruttori e le coop rosse, già noti alle cronache giudiziarie). Ora però c’è un governo tecnico. Formato cioè, almeno sulla carta, da “esperti”. La domanda è semplice: con quali argomenti tecnici hanno deciso di continuare a finanziare quell’opera? Da anni si attende che qualche autorità spieghi ai valsusini e a tutti gli italiani perché mai imbarcarsi in un’opera da megalomani, concepita negli anni 80, quando ancora il modello di sviluppo si fondava su una gigantesca invidia del pene e inseguiva la grande muraglia e la piramide di Cheope. Oggi tutti i dati descrivono la Torino-Lione come una cattedrale nel deserto, inutile per il traffico merci e passeggeri, anzi dannosa per l’ambiente e le casse dello Stato.
Il governo tecnico, con motivazioni tecniche, ha respinto l’assalto dei forchettoni olimpici di Roma 2020: operazione che sarebbe costata ai contribuenti almeno 5 miliardi. Il Tav, anche nell’ultima versione “low cost”, dovrebbe costarne 8: ma i preventivi, in Italia, sono sempre destinati a raddoppiare o triplicare (il Tav Torino-Milano è costato 73 milioni di euro a km, contro i 9,2 della Spagna e i 10,2 della Francia). Il gioco vale la candela, a fronte di un traffico merci e pesseggeri Italia-Francia in calo costante? Gli economisti de lavoce.info, l’appello di 360 docenti universitari e persino il Sole 24 Ore rispondono che no, l’opera non serve più a nulla. Sono tecnici anche loro, anche se non stanno al governo: tutti cialtroni? Se i tecnici di governo han qualcosa di serio da ribattere, lo facciano, dati alla mano: altrimenti i cialtroni sono loro. Rispondere, come l’ineffabile Passera, che “i lavori devono continuare” punto e basta, in omaggio al dogma dell’Immacolata Produzione, è roba da politicanti senz’argomenti. E, per come si sono messe le cose, è la peggiore delle provocazioni.
Marco Travaglio, 29 febbraio – Il Fatto Quotidiano
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Maurizio Crozza – Ballarò del 28/02/12
22 miliardi per un cantiere che durerà 15 anni, i conti son giusti, li ha fatti la mafia quindi mi fido!
C’è il paese degli operai e impiegati tra i meno pagati d’Europa e c’è un’Italia dove il presidente dell’Autorità Energia e Gas guadagna più del Presidente degli Stati Uniti. E sulla Tav l’inevitabile domanda:”Ma che cazzo ci vai a fare da Torino a Lione? E’ come andare da Parigi a Cuneo”.