Il governo dei larghi sottintesi

Mucchetti [pd], che insieme al suo collega Zanda ha proposto una legge per dilatare i tempi di sopravvivenza di berlusconi in parlamento a discapito di quella del paese, non voterà la mozione di sfiducia all’inutile ministro dell’interno alfano, quello che non sapeva, non c’era e nessuno gli dice niente se un mezzo esercito di polizia va a rapire e sequestrare persone colpevoli di niente perché la vicenda di Alma e Alua si deve inserire semplicemente in un contesto di realpolitik; cose che succedono “ma che speriamo non accadano più” che non devono e non possono determinare la caduta del governissimo del largo inciucio.

Ecco: io auguro a Mucchetti e a tutti quelli come lui, quindi quasi tutti,  che qualcuno li faccia uscire dal parlamento, quando questo incubo sarà finito, con le stesse dinamiche da realpolitik utilizzate per due persone innocenti, una delle quali è una bambina.

Il fatto che alfano non si dimetta, calderoli non si dimetta, Napolitano che non fiata sulla vicenda kazaka, la difesa disperata e ridicola di letta che “non vede nubi” mentre invece dovrebbe sentire il peso di una meteorite che gli è cascata addosso è un’offesa per tutta l’Italia onesta e perbene. 

 In un paese normale TUTTO il governo avrebbe fatto le valigie, e invece sono ancora tutti lì a dire di non aver capito, di non sapere e che insomma, madre e figlia se la caveranno.  La politica dello ‘sticazzismo sfrenato a vantaggio e beneficio delle proprie poltrone rese intoccabili dal presidente della repubblica anche a sprezzo del ridicolo.

Per tacere di tutti quelli che si staranno fregando le mani per l’assoluzione del generale Mori che di fatto vanifica ogni speranza di fare chiarezza sulla trattativa tutt’altro che presunta fra lo stato e la mafia.

Nota a margine: quei quasi 92 milioni, tutti per medicine, fino all’ultimo centesimo.

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Alfano e Calderoli, si salvi chi può? [Peter Gomez, Il Fatto Quotidiano]

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Renzi: ‘Perdiamo voti per le poltrone’

Democratici divisi sul ministro dell’Interno. I renziani chiedono le dimissioni. Anche Finocchiaro per
il passo indietro. La segreteria si schiera: “Esecutivo deve andare avanti”. E Letta dice: “Non vedo nubi”.

Camera boccia stop finanziamento partiti
Flash mob M5S: “Si tengono il malloppo”

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Al di sotto di ogni sospetto
Marco Travaglio, 18 luglio

Non c’è analisi politica o sentenza giudiziaria che descriva la nostra classe dirigente meglio di un detto napoletano: “Fa il fesso per non andare in guerra”. Si riferisce all’usanza di fingersi scemi alla visita di leva per essere riformati. Poi, naturalmente, capitava che qualcuno venisse riformato perché era scemo davvero. Ecco, noi non sappiamo quanti politici o imprenditori o manager o funzionari o alti ufficiali siano scemi e quanti fingano di esserlo.

Ma prendiamo atto che molti, moltissimi, fanno di tutto per sembrarlo. 

E, va detto a loro onore, ci riescono benissimo. L’altra sera Angelino Alfano, nientemeno che segretario del Pdl, vicepremier e ministro dell’Interno, doveva essere davvero orgoglioso della sua performance davanti al Senato e poi alla Camera, quando leggeva solenne e ieratico il rapporto Pansa che gli faceva fare la figura del fesso, tra un “aperte virgolette”, un “chiuse le virgolette” e un “aperte e chiuse le virgolette all’interno del virgolettato”. 

Manco si rendeva conto di essere la parodia di Alberto Sordi che, nel film Il vedovo , ripassa con i complici il piano per far precipitare la moglie nella tromba dell’ascensore, nella quale alla fine sprofonderà lui (“Volta foglio! Proseguiamo: paragrafo 21, volta pagina! Alt!”). Ora c’è pure il Procaccini espiatorio che racconta: fu il ministro a chiedermi di incontrare l’ambasciatore kazako e, dopo, gli riferii le sue richieste. Ma il premier Nipote non sente ragioni: “Alfano è totalmente estraneo”, dunque resta al suon posto. In fondo è per questo che andiamo a votare: perché venga fuori una maggioranza che esprima un governo che nomini dei ministri che non sappiano una mazza di quel che avviene nel loro ministero. 

Totalmente estranei. Sono lì apposta: per non sapere nulla. Dunque Jolie è assolto — si dice in linguaggio penalistico — per totale incapacità di intendere e volere. Di solito, il passo successivo è il ricovero in un’apposita comunità di recupero. Ma pure il governo può andar bene. Lo stesso dicasi per i politici Prima e Seconda Repubblica, destra e sinistra, che fino all’altroieri han fatto affari con Ligresti: chi l’avrebbe mai detto che era un poco di buono. In fondo don Salvatore già vent’anni fa entrava e usciva dalle patrie galere. In fondo le sue aziende colavano a picco da anni mentre i compensi della famiglia lievitavano (nel 2008-2010, 9 milioni a Jonella più laurea honoris causa all’Università di Torino in Economia aziendale, e in cosa se no?; 10 a Gioacchino Paolo; 3,4 a Giulia; 8 al manager Talarico; 15 al manager Marchionni). Chi l’avrebbe mai detto che sarebbe tornato al gabbio. Pareva una così brava persona. E Tronchetti Provera? Sono sei anni che tutti sanno dello spionaggio ordito dalla Security Telecom del fedelissimo Tavaroli nell’ufficio accanto al suo, e tutti a domandarsi: chissà mai se Tronchetti lo sapeva. Qualcuno si sbilanciò a ribattezzarlo Tronchetti Dov’Era.

Poi ieri arriva una sentenza, di primo grado per carità: forse sapeva. In un paese decente si leverebbe un coro di giubilo (anche da lui): meno male, vuol dire che almeno era un buon capo. Invece no. La comunità finanziaria è sgomenta: ma come, un top manager che sa qualcosa di quanto accade nella sua azienda? Dove andremo a finire. Quel che è certo invece da ieri — in attesa delle motivazioni — è che il generale Mori era sì un grande detective antimafia. Però prima catturava un boss e non gli perquisiva il covo; poi l’altro boss non lo catturava proprio. Ma sempre in buona fede (il fatto non costituisce reato: cioè è vero, ma senza dolo). Mica voleva favorire la mafia: semmai lo Stato, ammesso e che ci sia qualche differenza. Anche lui agiva a sua insaputa, mirabile emblema di una classe dirigente al di sotto di ogni sospetto. Alla fine però chi fa il fesso è furbo. Il vero fesso — scriveva Giuseppe Prezzolini — “è stupido. 
Se non fosse stupido avrebbe cacciato via i furbi da parecchio tempo”.

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Il ministro ombra –  Massimo Gramellini, La Stampa, 18 luglio

È possibile che travestire una palestra da prima casa sia colpa infinitamente più grave che consegnare moglie e figlia di un dissidente al satrapo di un Paese fornitore di petrolio. Quindi non le dimissioni della perfida Idem si pretendono dal timido Alfano, ma semmai un’immissione sulla poltrona di ministro dell’Interno, che per sua stessa ammissione è attualmente disabitata. Alfano ha un vero talento nel non abitare le poltrone che occupa. Sarà per questo che gliene offrono in continuazione. Se fosse stato effettivamente il segretario del Pdl, quando il proprietario del partito gli fece ringoiare la promessa delle primarie avrebbe dovuto dimettersi. Ma lui non è il segretario del Pdl, lui non è il ministro dell’Interno, lui probabilmente non è neanche Alfano, ma un cortese indossatore di cariche per conto terzi. Tra le tante squisitezze che ha pronunciato l’altro giorno al Senato vi è l’affermazione perentoria che al cognato della signora kazaka (o kazakistana, per citare quell’acrobata del vocabolario di La Russa) i poliziotti non abbiano torto un capello. E pazienza se nell’intervista al nostro Molinari il cognato racconta di essere stato preso a pugni e ceffoni, come conferma il verbale del pronto soccorso pubblicato dall’«Espresso». Alfano era e rimane all’oscuro di tutto: pugni, ceffoni, cognati, forse anche che esista una polizia e che sia alle sue dipendenze. 
Rimane la speranza che certi giudizi come questo lo offendano a morte e che in un soprassalto di dignità il ministro ombra di se stesso si dimetta, preferendo passare per responsabile che per inutile. Ma la nostra è, appunto, solo una speranza.

Scuse un cazzo [tanto per restare al livello intellettuale e morale dei leghisti]

A Taranto si fuma troppo: parola di esperto.

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“Dimissioni Calderoli”. Oltre 25mila firme in poche ore. Petizione su Art.21 e Change.org

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Mauro Biani

Sottotitolo: calderoli, ma generalmente tutti i leghisti e i razzisti si troverebbero perfettamente a loro agio negli States dove ammazzare un nero significa assoluzione certa.

A meno che non ci si chiami O.J.Simpson, nero ma di lusso, nel qual caso si può ammazzare una moglie,  essere assolto per omicidio e finire in galera in un secondo momento per rapina a mano armata.

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 La Carfagna viene insultata, minacciata in Rete e subito la politica insorge e torna a chiedere dei provvedimenti limitativi per la libertà di espressione nel web.

calderoli insulta il ministro Kyenge e lo fa anche da vicepresidente del senato: qualcuno chiederà dei provvedimenti limitativi circa la libertà della politica di mettere fra le istituzioni gente che in un paese normale non sarebbe neanche a pulire i cessi alle stazioni? curiosità da lunedì mattina di mezza estate.

Fra tutti quelli che nelle istituzioni, Napolitano in testa, si sono giustamente indignati per l’insulto al ministro Kyenge e per la minaccia  alla Carfagna,  quanti lo hanno fatto anche per la vicenda del sequestro di madre e figlia kazake? siamo arrivati all’indignazione nazionalpopolare o è sempre la solita e consueta autodifesa di casta? 
La specialista in difesa dei diritti umani promossa alla presidenza della camera ha detto qualcosa? perché insomma, avrebbe dovuto essere la prima a dire qualcosa,  gli ingredienti ci stanno tutti: una donna, la sua bambina e la violazione dei diritti nazionali e internazionali.

Era proprio la sua materia.  Peccato.

Il vicepresidente del senato calderoli ci ha fatto sapere che, quando vede la ministra Kyenge, pensa ad un orango, io invece quando penso a calderoli mi viene in mente solo lui, il che è molto peggio: ogni altra similitudine sarebbe eccessiva, inappropriata, esagerata.

Il ministro Kyenge ha sbagliato ad accettare le scuse di calderoli  spostando la questione dal piano personale a quello istituzionale.Perché le istituzioni, si fa per dire, non se lo porranno mai il problema di non far entrare in parlamento quelli come calderoli, ma anche quelli come cosentino, dell’utri e berlusconi. Non si può sempre sorvolare in virtù di una superiorità intellettuale, morale che quelli come calderoli non comprendono.

Il problema non è che esistano individui ripugnanti come calderoli,  ce ne sono tanti  anche altrove dal paese che non esiste, quella padania di cui vaneggiano i rozzi bifolchi in camicia verde, gente che anche quando non dimostra di essere particolarmente cattiva  non riesce proprio a non essere razzista, a non pensare che ‘quelli che vengono da fuori’ sono un pericolo, uno spreco di risorse per gli italiani, e che insomma, se ognun* restasse al suo paese non sarebbe poi così malaccio.

Il dramma è che a uno così non siano state ancora sbarrate le porte del parlamento.  

Da calderoli ci si aspetta che faccia proprio calderoli. Dagli altri no: calderoli è stato ministro di questa repubblica soprattutto grazie a chi pensa di essere diverso da lui.

calderoli è quello  delle magliette anti islam che provocarono morti e feriti a Bengasi qualche anno fa, le sue NON SONO GAFFES  di un deficiente, sono dichiarazioni pericolose che poi hanno delle conseguenze serie,  gravi e altrettanto pericolose per tutta l’Italia e non solo.

E a uno così il governo delle larghe intese ha affidato niente meno che la vicepresidenza del senato. 

Ecco perché le scuse si potevano e si dovevano rifiutare. Non si scusa chi ti prende a calci in bocca ripetutamente.

E l’unica questione che resta non aperta ma proprio spalancata non è quella dell’offesa, dell’insulto e del razzismo ma quella di un parlamento stracolmo di impresentabili cialtroni, ignoranti, disonesti e delinquenti che si rendono responsabili di fatti molto più gravi di un insulto, benché odioso, ma per quei fatti poi non s’indigna Napolitano che parla di “imbarbarimento” a proposito del razzismo di calderoli ma non trova, evidentemente, abbastanza barbaro e incivile sequestrare  due persone colpevoli di nulla a casa loro; non pensa, altrettanto evidentemente, di dover dire due parole a proposito di una donna e di una bambina di sei anni trattate dallo stato italiano che lui rappresenta come due criminali.

Il vero imbarbarimento sono le continue violazioni ai diritti, alla Costituzione compiute dalle istituzioni stesse che ormai non fanno sussultare più nessuno a parte una minoranza di idealisti  che non si rassegnano  al fatto che il declino di questo paese, economico, sociale, umano, morale, etico, è ormai irreversibile e la responsabilità di tutto questo è principalmente di chi avrebbe dovuto proteggere, tutelare quei valori e principi racchiusi nella Costituzione più bella del mondo.