
Questo è il tweet nel quale un indignatissimo Alemanno un anno e mezzo fa prometteva o per meglio dire minacciava la querela a Milena Gabanelli e a Report che avevano iniziato ad indagare sui fatti di Mafia Capitale che l’inchiesta Mondo di mezzo ha solo confermato.
Alemanno ha estorto il voto ai romani dopo lo stupro e l’omicidio di Tor Di Quinto con la promessa di rendere la Capitale d’Italia un’isola felice. E’ poi migliorata Roma con lui? Naturalmente no, ma ai poveretti creduloni, agl’imbecilli fascisti che lo votarono è bastato vedere qualche sgombro ogni tanto per pensare che la soluzione fosse quella, che per ripristinare la sicurezza a Roma bastasse cacciare gli “zingari”, ma la criminalità, quella vera, quella che estorce, minaccia, si incista nell’amministrazione politica, quella che un tempo ammazzava senza pietà con alemanno sindaco è perfino aumentata, fino ai livelli che abbiamo scoperto oggi.
Parlando poi di destra tutta legge, ordine, patria e famiglia mi chiedevo come mai casapound non organizza nessun presidio, nessuna protesta per questi motivi.
Quali sono gli interessi e di chi, soprattutto, che sostiene questa banda di fuorilegge, se questo fosse un paese normale, capace di mettersi al fianco di salvini e borghezio per difendere l’Italia dalle invasioni ma che poi è costretta a tacere di fronte all’invasione vera dei delinquenti veri, loro compagni di merende.
Dove sono tutti quelli sempre in prima fila contro il pericolo dell’estensione dei diritti, quelli che difendono la famiglia tradizionale, l’italianità, il crocefisso nelle scuole e il presepio.
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Se Standard & Poor’s ha posizionato l’Italia appena un po’ prima il livello spazzatura e il Censis la dà praticamente per spacciata significa che l’articolo 18 non c’entrava niente.
Significa che le riforme in questo paese non passano per l’abolizione dei diritti e significa che i parametri coi quali le varie agenzie di controllo giudicano l’Italia sono altri.
Ad esempio quella corruzione che porta l’Italia al primo posto in Europa.
Significa che hanno mentito tutti, a cominciare da Napolitano che ha messo fretta alla conclusione del disastro perché sua maestà è stanco e vuole ritirarsi a miglior vita da vivo, che ha mentito la maggior parte dell’informazione che ha abbindolato gli italiani su quanto fossero urgenti e non più rimandabili le cosiddette riforme di Renzi, il quale parla di “sistema che fa schifo” a proposito dell’inchiesta su Mafia Capitale come se fosse un alieno arrivato da chissà quale pianeta ma poi non si è impegnato affatto a contrastare lo schifo che già si conosceva, che senza leggi adeguate non può che peggiorare.
Renzi che parla di sistema che fa schifo è il segretario di quel partito democratico che solo due giorni fa, a scandalo già esploso, ha votato no all’uso delle intercettazioni di Azzollini coinvolto in un’inchiesta per una frode da 150 milioni di euro, altri soldi, tanti soldi, sottratti alle risorse pubbliche.
Renzi che s’indigna e si schifa non prova gli stessi sentimenti, non li ha provati quando ha deciso che berlusconi poteva e doveva sedersi ancora al tavolo delle decisioni, quando ha considerato affidabile uno condannato per frode allo stato già socio in politica con un condannato per mafia e con svariati precedenti che non si sono trasformati in reati solo grazie all’aggiustamento in corsa delle leggi che lo avrebbero permesso, leggi che il governo di Renzi non ha nessuna intenzione di modificare e cancellare. Di conflitto di interessi ormai non si parla più, tutto risolto.
Renzi che parla di schifo per il sistema criminale per mezzo del quale la politica di tutti i colori non si è mangiata solo Roma ma tutta l’Italia, il presente e il futuro di un paese ormai inguardabile da qualsiasi angolazione è lo stesso che stringe la mano e s’intrattiene non per i fatti suoi ma quelli di tutto il paese con un quattro volte rinviato a giudizio, sempre per reati di truffa e corruzione.
E’ lo stesso Renzi delle cene da mille euro per il partito – e chissà chi può spendere mille euro per una cena – e degli ottanta euro per i voti.
Promettere dei soldi in cambio di voti non è forse corruzione?
Sì che lo è, il pd non avrebbe mai ottenuto quel 40,8% [della metà] senza la promessa dell’aiutino in busta paga.
In un paese normale, civile e sano la politica non chiede voti promettendo soldi ma impegnandosi ad eliminare lo schifo, ma è difficile, impossibile poterlo fare se si chiede la collaborazione di chi ha contribuito in larghissima parte a produrlo. Se qualcuno avesse dato retta a Milena Gabanelli che aveva visto giusto nel programma incriminato dall’indagato per mafia Alemanno ci saremmo risparmiati altri due anni di furti, truffe, corruzione e probabilmente, anzi sicuramente pure Renzi. Perché il dramma di questo paese non è solo la criminalità politica, sono poi quelle conseguenze che modificano, stravolgendolo, il corso della storia.
Senza tangentopoli non ci sarebbe mai stato nemmeno berlusconi considerato chissà perché dai superstiti di allora, da quelli che sono riusciti a scampare alle manette l’unico in grado di ridare dignità alla politica, mentre berlusconi non aveva proprio i requisiti minimi per accedere alla politica.
In che modo lo ha fatto, che tipo di dignità ha dato alla politica lo abbiamo visto e lo stiamo ancora subendo, ma evidentemente ancora non basta, ancora dobbiamo sopportare. Per questo dico a Renzi che gli unici autorizzati a parlare di schifo siamo noi che lo dicevamo molto prima di lui, quando ci accusavano di populismo, demagogia, di essere dei giustizialisti che volevano mettere le manette a tutti.
Mentre noi le volevamo solo per i delinquenti, ad esempio quello che Renzi accoglie, al quale offre ascolto e concede la parola in politica, quello a cui ha ridato una dignità che la stessa legge che Renzi invoca gli aveva invece tolto per manifesta indegnità.
Quello che non gli fa poi così schifo quanto quel sistema che ha contribuito ad edificare.
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NONOSTANTE UN CORNO – Marco Travaglio

C’è un equivoco di fondo. Si dice che il politico che ha avuto frequentazioni mafiose, se non viene giudicato colpevole dalla magistratura, è un uomo onesto. No. La magistratura può fare solo accertamenti di carattere giudiziale. Le istituzioni hanno il dovere di estromettere gli uomini politici vicini alla mafia, per essere oneste e apparire tali. [Paolo Borsellino]
Forse siamo troppo cinici. O forse Saviano non lo è abbastanza. Ma domandarsi – come fa Roberto nel suo commento su Repubblica (clicca qui) – come può la politica “fidarsi ciecamente” di Buzzi & Carminati, il Rosso e il Nero, e a dare loro “massima fiducia, senza chiedere in cambio nessuna trasparenza”, nonostante i loro trascorsi rispettivamente di “assassino e terrorista dei Nar”, è un eccesso di ingenuità. Bisogna rassegnarsi ad abrogare i “nonostante”, i “malgrado” e i “sebbene” dal vocabolario politico.
I pregiudicati siedono a capotavola nei palazzi del potere non “nonostante” i loro precedenti penali, ma proprio per quelli. Così come non sono “deviati” quei settori della politica, dell’amministrazione, dell’imprenditoria, dei servizi segreti, delle forze dell’ordine che lavorano per (o trattano con) la criminalità. Ma quelli che lavorano per lo Stato e ne rispettano le leggi. Se una persona onesta chiede udienza a un potente, deve mettersi in fila, fare lunghissime anticamere, e anche nell’eventualità che venga ricevuta non ottiene quasi mai ciò che chiede: perché non ha nulla da offrire e nulla da tacere. Un delinquente invece viene subito accontentato, spesso prim’ancora di chiedere. Come disse Giuliano Ferrara: “Chi non è ricattabile non può fare politica”. Anche perché, di solito, chi è ricattabile è anche ricattatore. Io so tutto di te, tu sai tutto di me, e facciamo carriera sui nostri rispettivi silenzi.
La nuova legge sul voto di scambio politico-mafioso, sbandierata da Renzi come il colpo di grazia ai collusi, è stata scritta in modo da impedire qualsiasi condanna per voto di scambio. Ma non per un errore: apposta. Così come la legge Severino: si chiama “anticorruzione” ed è stata scritta proprio per salvare B. e Penati dai loro processi per concussione. Ora si scoprirà che il reato di autoriciclaggio, votato l’altroieri dal Parlamento, renderà impossibile la galera per chi ripulisce il bottino dei propri delitti. Giovedì, mentre Renzi annunciava la linea dura contro i corrotti (“una specie di ergastolo, di Daspo”) e spediva il commissario Orfini a bonificare la federazione romana del Pd di cui fa parte da quando aveva i calzoni corti e il commissario Cantone ad annunciare l’ennesima “task force”, il suo partito al Senato votava con FI, Ncd e Lega per respingere la richiesta dei giudici di usare le intercettazioni contro gli inquisiti Azzollini (Ncd) e Papania (Pd). Una svista “nonostante” i sospetti pesanti come macigni che gravano sui due politici? No, una scelta fatta proprio per quei sospetti pesanti come macigni.
Fa quasi tenerezza Luca Odevaine detto lo Sceriffo, che ad aprile vuole farsi un viaggetto negli Usa, ma si vede negare il visto: gli americani hanno scoperto che si chiama Odovaine con la “o” ed è pregiudicato per droga e assegni a vuoto. “Una roba da matti, una cosa assurda, in una democrazia come quella!”, si lamenta. La vocale se l’è fatta cambiare lui all’anagrafe per nascondere i suoi precedenti. Come se questi, in Italia, fossero mai stati un handicap e non facessero invece curriculum: ciò che negli Usa ti impedisce anche l’ingresso per turismo, in Italia basta e avanza per promuoverti vice capo di gabinetto della giunta Veltroni, capo della polizia provinciale della giunta Zingaretti e infine membro del Coordinamento nazionale richiedenti asilo del governo Renzi, naturalmente a libro paga di Mafia Capitale per 5 mila euro al mese. Nonostante i precedenti? No, grazie a quelli, che ti rendono affidabile. Ovviamente la Banda Carminati aveva scelto pure il presidente della Commissione di Controllo Garanzia e Trasparenza e il responsabile della Direzione Trasparenza del Comune di Roma (che, alla Trasparenza, ha non uno ma due addetti): due sceriffi di provata fede, ora indagati per mafia.
Se Marino s’è salvato parzialmente dalla catastrofe non è tanto perché, personalmente, è un onest’uomo: ma soprattutto perché gli assessori se li è scelti quasi tutti da sé, rifiutando quelli che tentava di imporgli il Pd. Sennò Carminati e Buzzi se li ritrovava perlomeno vicesindaci.