Sottotitolo: chi critica Renzi è un odiatore di professione, disfattista, gufo, un portajella sicuramente plagiato dal guru di sant’Ilario che si ostina a non capire quanto stia facendo bene il suo governo, altrimenti non si spiegherebbe come mai non è riuscito a farsi sedurre dall’aitante quarantenne.
Un po’ come succedeva prima con berlusconi: chiunque lo criticava era un comunista, cosa che ha ripetuto talmente tante volte che i comunisti alla fine si sono stufati e sono spariti dalla circolazione per non farsi importunare più.
Mentre nella questione delle pensioni criticare la toppa peggiore del buco spacciata per manna del cielo elargita dal Salvatore di Rignano, un provvedimento che, vale la pena di ricordare, Renzi è stato costretto a prendere per correggere l’errore della Fornero che poi ha incolpato Monti sanzionato dalla Consulta significa gioire per chi gode del privilegio di una pensione milionaria.
Questo è il livello del dibattito da social media, un livello, penoso, pietoso rivoltante, privo del benché minimo senso di rispetto per chi aveva ed ha delle idee indipendenti da chi si è seduto e siede in parlamento.
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Ai Renzimaniaci non sta più bene la legge sulla par condicio.
Ora che a beneficiare della violazione della regola è il loro idolo, difendono a spada tratta il presunto diritto di Renzi di invadere tutti i programmi televisivi in cui non dovrebbe andare, ad esempio quelli di intrattenimento come L’Arena di Giletti.
Eppure la legge è chiara: durante la campagna elettorale è fatto espressamente divieto ai politici di partecipare alle trasmissioni di intrattenimento.
Il siparietto di Giletti è inserito in un programma definito “contenitore”, un programma per le famiglie che non è un approfondimento politico.
Ma agli squadristi diffamatori a libro paga che commentano nel Fatto Quotidiano, evidentemente nostalgici dei bei tempi in cui Bongiorno, Vianello e la Mondaini – pace alle anime loro – potevano invitare a votare per silvio durante il varietà senza nascondersi nemmeno dietro alla metafora questo non sta bene, e allora i tapini si chiedono “perché Di Battista da Floris sì ma Renzi a Domenica in, a farsi intervistare dal fidanzato della Moretti, onorevole piddina candidata in Veneto, no”.
L’assurdità è che quelli che vanno in giro per la Rete appositamente per confondere, insultare chiunque si dissoci dal pensiero unico del partito unico della nazione di Renzi alla fine risultano più credibili di chi scrive a ragion veduta.
Questa forma di squadrismo moderno è pericolosa e violenta. Bastano una manciata di persone che si organizzano per annullare anche la pura verità. Non è possibile che si permetta a questa gentaglia di divulgare menzogne su tutti i muri della Rete in virtù del presunto diritto ad esprimere un’opinione. Le balle, le bugie, le menzogne, la diffamazione e le calunnie rivolte agli interlocutori non sono opinioni. E la moderazione del Fatto Quotidiano si rende protagonista dello squadrismo non censurando le menzogne, gli insulti ma le repliche alle une e agli altri.
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Vero che l’Italia è notoriamente un paese fatto di una grande maggioranza di persone con la memoria corta che in una settantina d’anni ha consegnato il paese a mussolini prima e a berlusconi dopo, Renzi che una maggioranza non l’ha però la doveva avere a tutti i costi si è piazzato a palazzo Chigi grazie ad una volgare manovra di palazzo [ché a chiamarla golpe, il terzo in meno di tre anni c’è il rischio che qualcuno cada dalla sedia] ma è inconcepibile, scandaloso, vergognoso che la questione della par condicio puntualmente tirata dentro il dibattito nei lunghi anni in cui a palazzo Chigi c’era berlusconi oggi venga praticamente ignorata anche da quelli che ieri strepitavano, squittivano e strillavano contro berlusconi che, chiamalo scemo, ha approfittato di quello che la politica gli ha messo a disposizione.
Gli stessi che oggi stanno collaborando attivamente alle continue violazioni di una regola importante e che ristabilisce un po’ di giustizia e uguaglianza commesse da Renzi &Co., di una legge voluta dalla politica, fatta dalla politica per arginare l’abominevole conflitto di interessi di berlusconi, al quale però nessuno ha pensato di mettere un tetto: con una legge contro i conflitti di interessi non sarebbe servita nemmeno la par condicio.
Qualche anno fa il concertone del 1 maggio fu trasmesso in differita e non in diretta proprio per evitare il rischio che, in concomitanza delle elezioni, dal palco qualcuno potesse dire cose che le avrebbero disturbate, oggi abbiamo un presidente del consiglio eletto da un parlamento di nominati grazie ad una legge illegale, anticostituzionale, che può farsi beffe di leggi e regole e nessuno, a parte i pochi soliti noti eversivi e sovversivi amanti della verità fa un fiato.