Vuole che me ne vada? me ne vado? la prossima volta mi alzo e me ne vado

MATTEO PUCCIARELLI – Ingroia, come se ci fosse qualcosa di cui giustificarsi

E  questo va dedicato “cordialmente” a tutti quelli che “la politica deve rimanere nelle mani dei professionisti”; praticamente di quelli che hanno condotto allegramente un paese intero alla bancarotta economica, allo sfascio etico e alla distruzione morale.

Quelli che “Monti è stato bravo a restituire una buona reputazione all’Italia”. 
Che poi l’abbia immiserita nella sua già miseria, violata, defraudata nei diritti non è stato un grande problema, del resto lui stesso disse che i suicidi erano semplicemente delle “conseguenze dolorose”, qualcosa evidentemente già messo in preventivo, un fenomeno da accantonare e dimenticare a beneficio della faccia ritrovata, del prestigio internazionale, poi è poca cosa forse ricordare quante volte anche questi signori professori sobri abbiano offeso la gente perbene, l’abbiano considerata e giudicata con fare sprezzante, un intralcio al loro progetto di salvare tutto fuorché quello che si sarebbe dovuto salvare.

Preambolo: Monti in conferenza stampa  – a reti praticamente unificate come i messaggi urbi et orbi del papa – prima di pranzo, berlusconi nel pomeriggio “per le famiglie” di Raiuno, e, per finire in bellezza, lo skipper alle cime di rapa da Fazio su Raitre nel dopo cena: ma non s’era detto “a natale niente politici in tv?”

Sottotitolo: Monti ha in mente un memorandum per un’agenda politica di centro.
Adesso ci vorrebbe uno bravo che spiegasse agli italiani che la politica di centro è una non politica, che non esiste in nessuna democrazia,  nei paesi normalmente civili e moderni ci sono i laburisti e i conservatori, i repubblicani e i democratici, i centristi, quelli alla casini per dire, no, la loro funzione è come ha spiegato benissimo Crozza tempo fa, di  posizionarsi a metà del tavolo per arraffare quello che si passano destra e [centro]sinistra. 
In questo paese i cittadini mantengono un esercito di profittatori, di sanguisughe, di parassiti che non sono funzionali a nessun progetto politico ma che  ci tengono eccome a far parte del carrozzone dei privilegiati. 
Gente inutile, una zavorra di cui un paese normalmente civile dovrebbe sapersi liberare.

ALFANO RISPONDE AL PROFESSORE: “CON LUI PRECLUSA OGNI COLLABORAZIONE” 

Angelino si è offeso.
Bisogna capirli, i berlusclowns, fanno una vita impossibile, non sono proprio abituati a rapportarsi con chi parla una lingua normale fatta di concetti normali.
Monti, se avesse voluto avrebbe potuto demolire berlusconi e il pdl con quattro parole, e invece ha voluto fare simpaticamente dell’ironia sui difetti congeniti di chi proprio più oltre di un tot [molto limitato] non può andare.
Non ce la fa.
Bersani, invece, come al solito si adegua: ci tiene proprio, a far parte della famosa agenda.

In ogni caso quei due, Monti e berlusconi, sono  facce della stessa medaglia, completamente refrattari a qualsiasi cosa che abbia a che fare con il concetto di democrazia applicata.

Berlusconi litiga con Giletti su Raiuno

Se riesce ad andare fuori di testa davanti a Giletti e a Massimo Franco figurarsi cosa potrebbe succedere se andasse davvero a Servizio Pubblico.

Ci fosse mai stato  uno, o una,  che alla minaccia del “me ne vado” di chiunque abbia risposto: “prego si accomodi”.

Dignità, questa sconosciuta. 

Il finto  coraggio dei paraculi ipocriti – quelli alla vespa, funzionali al potere e sempre pronti a salire e scendere dal carro dei vincitori, quali che siano – è un altro squallido aspetto di tutto quel peggio che è stato veicolato in quasi vent’anni  con la definizione di berlusconismo.

 Giusto per tentare di riportare alla ragione quelli che “abbiamo quello che ci meritiamo”.
Perché io non mi merito berlusconi né  Giletti che, se dipendesse da me sarebbe a fare un altro mestiere né verrebbe considerato un giornalista.
Il CDA della Rai, azienda di stato, non viene scelto dai cittadini ma come sempre dai politici di centrosinistra, centroebbasta e destra che, come i ladri di Pisa fanno solo finta di litigare ma quando c’è da spartirsi la refurtiva e operare per il bene comune, cioè il loro,  sono sempre uniti come un sol uomo.

Ed è ovvio e lampante che poi tutti i baciati dalla fortuna di essere scelti a loro volta per condurre trasmissioni, anche quelle fintamente giornalistiche debbano in qualche modo dimostrare la loro riconoscenza, e ci riescono sempre.

Sfinge, Mummia, Scimmia e Volpe – di Marco Travaglio, 24 dicembre

Non so se avete presente Fantozzi quando pianta la tenda nel campeggio, di notte, col ragionier Filini dell’ufficio Sinistri. Filini, cieco come una talpa, gli schiaccia il dito col martello e Fantozzi, per non svegliare i campeggiatori, trattiene le urla per parecchi minuti, liberandole solo quando ha attraversato la foresta.

E’ la citazione più colta che viene in mente per descrivere il minimo comun denominatore di Mario Monti, la Sfinge, e di Silvio Berlusconi, la Mummia, finalmente liberi di sfogarsi dopo tredici mesi di reciproca prigionia.

La Sfinge non poteva dire quel che pensava della Mummia per non gettare la maschera del tecnico “extra partes”, e soprattutto perchè il Pdl gli teneva in piedi la maggioranza. La Mummia non poteva dire quel che pensava della Sfinge perchè gli serviva un anno di decantazione per far risalire i titoli delle sue aziende in Borsa e far dimenticare almeno ai suoi le porcherie del suo ultimo governo. Ieri, finalmente, han potuto dirsi tutto.

La Sfinge considera la Mummia uno squilibrato mentale che dice tutto e il suo contrario.

La Mummia considera la Sfinge un povero professorucolo estraneo alla “trincea del lavoro”, praticamente un fannullone che sta rovinando l’Italia.

La Sfinge aggiunge che non riesce a capire quel che dice la Mummia. Poi l’Annunziata gli dice che non ha capito una mazza di quel che ha detto in conferenza stampa, anche perchè è l’opposto della sua intervista a Scalfari (nel senso che Monti intervistava Scalfari), ma le domande che gli fa in ostrogoto non le capisce nessuno, nemmeno la Sfinge.

Intanto la Mummia va da Giletti e cerca di spiegare perchè mai voleva la Sfinge a capo dei moderati, ma non ci riesce e allora se la prende col timido Massimo Franco (“anche il Corriere fa parte del complotto”) e persino col povero Giletti, che si credeva bastevolmente arrendevole, non sospettando che una domandina ogni tanto costituisce già eversione. “Ma come, torno in tv dopo un anno e lei non mi fa parlare?”.

Non sa, l’ingenuo conduttore, che l’unità di misura del servilismo intervistatorio è cambiata: il sistema nanometrico decimale, un tempo imperniato sul “fede” (una domanda precotta) e sul “vespa” (due domande al massimo, con scrivania di ciliegio incorporata), è ora passato al “d’urso” (solo gridolini di giubilo e squittii di gaudio). Il “giletti” è già terrorismo.

L’altro tratto comune della Sfinge e della Mummia è l’Ego smisurato: si credono entrambi la reincarnazione di De Gasperi. Monti ne parla come di un fratello maggiore, senza naturalmente averlo mai conosciuto, mentre B. lo guarda dall’alto in basso (“sono l’italiano che ha governato di più nella storia, anche più del ricordato De Gasperi”).

Entrambi, poi, sentono le voci.

Monti: “Sento la società civile dirmi: certo, ci tassate molto, ma andate avanti così!”.

Berlusca: “Tutti mi chiedono di tornare in campo per completare la rivoluzione liberale”.

Chissà che gente frequentano: forse club sadomaso.

Monti cita ogni due per tre l’”Agenda Monti” come se parlasse di un altro, con l’aria ispirata che dovevano avere i figli di Aronne quando trasportavano nel deserto l’Arca dell’Alleanza: occhi socchiusi, boccuccia a cul di gallina, respiro trattenuto, quasi che l’Agenda fosse un’antica e sacra iscrizione iniziatica, tipo i Rotoli di Qumran, il Codice di Hammurabi, la Stele di Rosetta. Intanto impiega tre quarti d’ora per dire che si mette all’asta al migliore offerente e non si abbassa a candidarsi a premier: sono gli altri, possibilmente tutti, che devono pregarlo in ginocchio. Si sente tanto Gesù Bambino in attesa dei Magi. E, mentre snocciola i punti dell’ Agenda Purga con la voce briosa di una segreteria telefonica, fra una circonlocuzione di dieci minuti e una freddura che fa ridere solo lui (“l’Agenda è molto pink e molto green”, vedi Ilva), s’ode in sottofondo un inconfondibile “ronf ronf”..

Più pirotecnico l’eloquio della Mummia,che ha imparato a memoria tre o quattro cose e le ripete uguali in tutti i programmi, ma sempre condite con la mossa di Ninì Tirabusciò. Una volta si alza, finge di andarsene e poi si risiede (“Me ne vado? Vuole che me ne vada? Mi siedo per l’ultima volta, ma la prossima mi alzo e me ne vado”).

Un’altra tenta la barzelletta dell’incubo con ”Monti premier, Ingroia alla Giustizia, Di Pietro alla Cultura, Fini era nelle fogne, quello del Sel… come si chiama… alla Famiglia e non le dico cosa faceva la Bindi, ahah”.

Oppure conia neologismi (“pedessiquamente”, “il governo tennico”). O dà della “scimmia” a Beppe Grillo, sperando di esorcizzarlo. Intanto la Scimmia snobba le tv e gira l’Italia a caccia di firme.

In serata, per completare il carrello dei bolliti, si affaccia da Fazio anche Max D’Alema, la Volpe del Tavoliere che s’è fatta fregare, nell’ordine, prima dalla Mummia, poi dalla Sfinge e ora, non c’è il due senza il tre, attende la Scimmia. Dunque, fra i quattro, passa per il più furbo.