Il vulnus

 Signori miei: io sto dalla parte di Marchionne, dalla parte di chi sta investendo sul futuro delle aziende, quando tutte le aziende chiudono, è un momento in cui bisogna cercare di tenere aperte le fabbriche”. [Matteo Renzi, 11 Gennaio 2011]
“Referendum? Voterò “no” all’abolizione della remunerazione sull’acqua”. [Matteo Renzi, 4 Giugno 2011]
“TAV in Val di Susa? Quando le amministrazioni decidono, ci sono le garanzie ambientali e tutti i passaggi democratici, ad un certo punto bisogna fare le cose, altrimenti diventiamo il Paese dei ritardi, o come nel Monopoli, dove si pesca ‘tornate al vicolo corto’, e si ricomincia da capo”. [Matteo Renzi, 4 Luglio 2011]
“Sbaglia il PD ad aderire allo sciopero della CGIL”. [Matteo Renzi, 30 Agosto 2011]
“Mi ritrovo nella lettera della BCE. Sì all’aumento dell’età pensionabile”.[Matteo Renzi, 26 Ottobre 2011]
“A me dell’articolo 18, usando un tecnicismo giuridico, non me ne po’ frega’ de meno”. [Matteo Renzi, 27 marzo 2012]

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Molte delle cose che Renzi pensa di voler trasformare in leggi dello stato le aveva dette prima di vincere le primarie del suo partito.  Chi vota uno che si dice di sinistra e poi dice certe cose è imbecille, ed è doppiamente imbecille chi lo ha votato senza sapere che le aveva dette.

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LA COSTITUZIONALISTA CARLASSARE: “POLITICI ALLA CONSULTA? COSI’ DIAMO RAGIONE A BERLUSCONI”

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Sottotitolo: la divisione dei poteri dello stato serve perché ci sia l’istituzione indipendente dalla politica in grado di correggere anche gli errori della politica.
Se nell’istituzione terza, quella separata dal potere politico ci si mettono i politici, chi controllerà poi gli errori della politica?
La Consulta è fondamentale per la difesa di quei diritti che spesso e volentieri la politica dimentica, ignora o volutamente calpesta ed è stata determinante per redimere e risolvere i grandi errori della politica, tipo quella legge elettorale che ha riempito il parlamento di abusivi.
Proviamo a pensare un attimo alla sentenza che ha messo fuorilegge la porcata di Calderoli: se a capo di quella Corte ci fosse già stato Donato Bruno, senatore di forza Italia e vicinissimo al delinquente impunito che era al governo da presidente del consiglio quando è stata fatta quella non legge la sentenza sarebbe stata la stessa?
berlusconi in questi anni si è sempre lagnato che la Consulta fosse un organo politicizzato e in parte lo è, visto che non si può pretendere che quei giudici non abbiano un loro orientamento, ma se dentro ci si mette direttamente il politico nudo e crudo che ha svolto solo il mestiere della politica e non magari un professore costituzionalista che dà più garanzie del politico che della Costituzione se ne frega spesso e anche volentieri sarà meglio o peggio poi l’istituzione “terza”? Sarà ancora in grado di correggere gli errori della politica, cancellare le leggi sbagliate che fa la politica come la legge elettorale e quelle sulle droghe e la fecondazione assistita?

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Aridatece i puzzoni – Anna Lombroso per il Siumplicissimus

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Se in questo paese tanta gente fosse stata e fosse così rigorosa coi politici quanto lo è coi suoi simili forse questo sarebbe un posto migliore in cui vivere.
Non ci si sveglierebbe al mattino col conato già in dirittura d’arrivo pensando a cos’altro si dovrà sopportare della e dalla politica.
Invece no: il politico delinquente piace ed è piaciuto anche a quelli che “non si va in tre sul motorino”, e non fa poi così tanto schifo l’alleanza col delinquente a quelli che “agli alt ci si deve fermare”.
A loro tutto si giustifica, si contestualizza e si perdona.
E il bello è che qualcuno ancora se la racconta con l’esempio che deve arrivare dal basso, così mentre quelli del “basso” si affannano a dare gli esempi quelli che stanno in alto possono continuare a farsi i cazzi e gli stracazzi loro.

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Renzi: “Non accettiamo che un avviso di garanzia costituisca un vulnus all’esperienza politica”.
“Questo governo è il primo che ha detto che noi non accettiamo che un avviso di garanzia costituisca un vulnus all’esperienza politica e imprenditoriale di una persona”
Ma a quanto pare nemmeno una condanna definitiva costituisce il vulnus per Renzi che, a parte i sedotti e imbecilli non incanta nessuno su questo tema, visto che non ha nessuna difficoltà a permettere che un pregiudicato condannato in via definitiva, interdetto dai palazzi nei quali però ancora può entrare dalla porta principale, privato per sentenza dei diritti civili possa essere ancora parte in causa negli affari di stato e di governo.
Un delinquente col quale Renzi si incontra regolarmente non per discutere dei fatti suoi ma di riforme costituzionali. 

Il diritto alla politica in questo paese è negato solo agli onesti e agli incensurati.

E naturalmente ai gufi e rosiconi che non possono e non devono nemmeno criticare la politica.
L’idea che il politico indagato si possa mettere in standby e che, ad esempio una gara d’appalto si possa dare all’imprenditore che non è passato per un tribunale è irricevibile per la politica di tutti gli schieramenti di uno dei paesi più corrotti d’Europa e del mondo.
Renzi risponde alla necessità di ripulire questo paese dai ladri, dai corrotti e corruttori che lo hanno ridotto in macerie dicendo che si tiene gli indagati, perché sennò c’è il vulnus.

Dunque secondo il teppista in parlamento, termine appropriatissimo all’atteggiamento di Renzi, l’avviso di garanzia non deve diventare il vulnus per l’attività politica e imprenditoriale, ovvero non bisogna limitare o togliere i medesimi diritti di prima a chi viene informato che la giustizia lo sta attenzionando perché ritiene che abbia commesso un reato. Quel vulnus può invece tranquillamente riguardare il normale lavoratore che viene licenziato non necessariamente per scarso rendimento ma magari perché ha uno stile di vita in contrasto col datore di lavoro.

Ad esempio un qualsiasi dipendente potrebbe essere licenziato per il suo orientamento sessuale, il datore di lavoro omofobo [che in Italia non è affatto un’eccezione né una rarità] può decidere che non gli va più di tenersi l’impiegato, il commesso, l’operaio omosessuale e il dipendente non potrà più avvalersi di quell’articolo 18 – già ampiamente danneggiato dalla riforma Fornero – che invece garantisce al lavoratore il diritto di non essere licenziato senza giusta causa.  

Mentre si tenta in tutti i modi di estendere alle caste indecenti il diritto di delinquere e di farla franca stravolgendo la Costituzione e facendo perdere autorevolezza e indipendenza alla Consulta che andrà a finire nelle mani di chi ha collaborato al disastro e allo scempio, al piano basso del paese si limitano fino ad annullarli quei diritti che fino ad ora hanno consentito ai lavoratori a stipendio e salario di avere delle garanzie di solidità.
E, siccome sento dire che l’articolo 18 in fin dei conti riguarda solo una minima parte dei lavoratori, mi chiedevo che ci stavano a fare tre milioni di persone in piazza con Cofferati a difenderlo. Tutti fannulloni?

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Grattini d’autore – Marco Travaglio

La foto di Maria Elena Boschi che consola il previtiano Donato Bruno, candidato di B. alla Consulta, per l’ennesima trombatura con un dolce grattino alla schiena non è uno scandalo: è un reperto d’epoca, un disvelamento della corrispondenza di amorosi sensi ormai esplosa all’aria aperta, senza più gl’incontri furtivi e clandestini del passato, nel Partito Unico Renzusconi che ha sostituito le vecchie e superate sigle di Pd e Forza Italia. Se n’era già avuta prova l’8 agosto, quando Maria Consolatrice degli Afflitti e Rifugio dei Peccatori festeggiò la schiforma del Senato baciando a uno a uno i berluscones in processione. Si piacciono, si annusano, si strusciano, si palpano, si limonano, presto si sposeranno: al cuore non si comanda. Ieri, in Parlamento, Renzi ha fatto il grattino all’Ad dell’Eni Claudio Descalzi da lui nominato e difeso dopo l’indagine sulla maxitangente di 200 milioni di dollari alla Nigeria: “Noi non permettiamo a un avviso di garanzia citofonato sui giornali o a uno scoop di cambiare la politica industriale della Nazione. Chiamatela svolta per un Paese civile”. Grattino anche a Stefano Bonaccini, indagato per peculato, ergo candidato Pd a governatore dell’Emilia Romagna per rimpiazzare degnamente il condannato Vasco Errani: “L’avviso di garanzia non sia un vulnus della carriera politica”.

Oggi la stampa al seguito non mancherà di celebrare la “svolta garantista”. Che naturalmente non esiste. Mai, dalla notte dei tempi, gli avvisi di garanzia hanno rappresentato un vulnus per le carriere politiche, e nemmeno le condanne. Anzi, hanno sempre fatto curriculum. A destra, al centro e a sinistra. Il Pd ha sempre candidato, mandato in Parlamento, al governo, nelle partecipate, nei servizi, nelle forze dell’ordine e nella burocrazia fior di pregiudicati, imputati e inquisiti. Renzi si crede il primo, invece è arrivato ultimo. E denota pure un’ignoranza sesquipedale sui fatti che dovrebbe conoscere: la notizia di Descalzi indagato non è stata “citofonata sui giornali”, semplicemente è contenuta nel provvedimento di sequestro della maxitangente Eni in Svizzera disposto dai giudici di Milano, che il premier farebbe bene a leggersi o a farsi spiegare da uno che ci capisca.   Anche l’idea che le indagini giudiziarie danneggino la politica industriale, oltre a essere una sublime cazzata (è la corruzione che rovina l’economia, non le inchieste sulla corruzione, peraltro condotte in tutte le democrazie del mondo senza che i politici mettano becco), è tutt’altro che nuova. L’ha strombazzata per vent’anni il suo padre putativo Silvio. Il quale peraltro l’aveva mutuata dal suo spirito guida Bettino Craxi, che il 10 luglio 1981, in pieno scandalo P2 e subito dopo l’arresto di Roberto Calvi, presidente e distruttore del Banco Ambrosiano, responsabile del più grave crac della storia d’Europa con decine di migliaia di famiglie sul lastrico e suo finanziatore occulto, scandì alla Camera queste parole: “Non c’è più grande male per un’azione di moralizzazione e di giustizia che la strumentalizzazione volgare, l’uso politico delle carte e delle iniziative giudiziarie e di parte: un fattore di inquinamento, intossicazione e distorsione della vita democratica”. Sulla P2 “si è andati oltre misura con una campagna che ha cominciato a puzzare di maccartismo”. E l’arresto di Calvi “ripropone con forza il problema di un clima inquietante, di lotte di potere condotte in modo intimidatorio contro il quale bisogna agire per ristabilire la normalità dei rapporti tra Stato e cittadini, la fiducia nella giustizia, la correttezza nei rapporti tra potere economico, gruppi editoriali, potere politico. La crisi della Borsa ha molti responsabili, comprese talune azioni giudiziarie che presentano aspetti scriteriati. Quando si mettono le manette, senza alcun obbligo di legge o senza ricorrere a istituti di cautela che pure la legge prevede, a finanzieri che rappresentano la metà del listino, è difficile non prevedere incontrollabili reazioni psicologiche”. Basta sostituire Ambrosiano con Eni, Calvi con Descalzi e Craxi con Renzi. Matteo, ormai hai 39 anni: è tempo che tu sappia di chi sei figlio.

Boia, deh! [esclamazione che rafforza i contenuti di una frase]

Sottotitolo: da oggi la Preside Boldrini non è solo la donna con una voce che andrebbe vietata – come minimo –  dall’Onu. È anche la presidente che ha usato per prima la ghigliottina vile e orrenda contro le opposizioni. Complimenti: del comunismo ha imparato unicamente il veterofemminismo caricaturale e l’intolleranza zdanovista per il dissenso. Proprio come Re Giorgio. Lei e i tre o quattro vendoliani rimasti hanno festeggiato cantando Bella ciao (poveri partigiani). A loro modo hanno fatto bene a festeggiare: hanno appena celebrato la fine definitiva del loro (già defunto) partito, regalando peraltro ulteriori voti a chi vorrebbero cancellare dalla scena politica.
Complimenti: alla preside, e a quei meravigliosi renziani che da una parte resuscitano il Caimano e dall’altra regalano soldi pubblici alle banche private. Fenomeni mica da ridere. [Andrea Scanzi]

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Al “vecchio fan della repressione sovietica a Budapest” sarà andato bene che ieri alla camera sia stata applicata una norma eccezionale [ricordo, voluta da violante], che ha di fatto dimostrato [manco fosse la prima volta] l’inutilità del parlamento? 
Laura Bodrini ha di fatto e nei fatti creato un precedente che potrebbe ritorcersi anche contro il suo stesso partito. 
Se un domani Sel volesse applicare l’ostruzionismo verso l’approvazione di una legge di cui non condivide i contenuti, pensa che non sia utile ma dannosa che farà la Boldrini, ghigliottinerà pure quelli di Sel? 
E, a margine, quando hanno mischiato nello stesso “pacco” il ddl su Bankitalia e la cancellazione della rata dell’IMU non si sono resi conto che le due cose insieme non ci azzeccavano o l’hanno fatto apposta?

Quando molti di noi dicevano già parecchi mesi fa che Laura Boldrini si era cucita perfettamente addosso il ruolo di appartenente alla casta in tanti ci rimproveravano, si offendevano per conto terzi. 
Su facebook non si poteva nemmeno nominare senza perdersi per strada manciate di persone.
Ora spero che l’abbiano vista tutti, la presidentessa super partes de’ sinistra. 
Quella che senza una minoranza parlamentare che l’ha sostenuta e le ha permesso di arrivare dov’è oggi sarebbe a fare altro, ma durante la seduta alla camera evidentemente è stata colta da una provvidenziale ed opportuna amnesia molto politica e poco, pochissimo democratica.
Anzi, facciamo per niente democratica che è meglio. Alla presidente della camera che nella discussione su quell’obbrobrio di legge elettorale pensata da berlusconi insieme a Renzi ha sostenuto, com’era ovvio, i piccoli partiti, è andato bene, va bene che le opposizioni in parlamento contino meno anzi per niente? Quando Lauretta si occupava di diritti umani stava a scherzà, vero? perché chi conosce quelli e li rispetta, dovrebbe fare altrettanto anche con quelli civili e democratici.

 E che dopo l’oltraggio alla democrazia avvenuto ieri alla camera qualcuno abbia intonato Bella ciao, infangando la Memoria di gente che è morta non per consentire di fare scempio della democrazia di uno stato repubblicano non offende nessuno? Tutto regolare? Nessuno, nell’informazione prova vergogna per aver montato uno, dieci, cento, mille casi dove non c’erano e aver lasciato libertà d’azione ai distruttori di quel che restava della democrazia?

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LUPO (M5S): “SCHIAFFEGGIATA DA QUESTORE MONTIANO”. LUI NEGA (FOTO E VIDEO)

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Roba da Chiodi – Marco Travaglio, 30 gennaio

Massima solidarietà ai lettori del Corriere , costretti a esercizi enigmistici sempre più complicati per decrittare titoli e articoli. Ieri chi riusciva a superare indenne l’altalena di notizie sulla legge elettorale (Renzi spinge, Berlusconi apre, Alfano chiude, Quagliariello frena, Brunetta stringe, Casini rompe in tutti i sensi, Verdini telefona, la Boschi sale al Colle, stop di Cuperlo, alt di Fassina chi?, la Pascale twitta, Dudù abbaia, Napolitano monita, Tizio alza la soglia, Caio abbassa il premio, Sempronio sfonda il tetto, insomma è accordo, anzi patto, magari asse, pardon contratto, senza contare che c’è sempre uno che “gela” e non si sa mai chi lo scongela), doveva risolvere il rebus del titolo di apertura, roba da far impallidire il più arduo dei Bartezzaghi: “Sì sull’Imu oppure si paga”. In che senso? Che vor dì? Stremato, il lettore gira pagina e s’imbatte in un’altra supercazzola: “Imu-Bankitalia a rischio caos. Corsa per salvare il decreto. Ostruzionismo M5S”. Il poveretto capisce che la maggioranza, sempre più virtuosa, vuol far pagare l’Imu a Bankitalia, ma i 5Stelle, i soliti irresponsabili, per misteriosi motivi si oppongono e si rischia il caos. Solo chi fosse munito di un microscopio elettronico, o avesse acquistato anche un giornale senza banchieri nel patto di sindacato, capirebbe di che si parla: una delle più incommensurabili porcate mai viste nella porcellosa storia della politica italiana, un regalo di 7,5 miliardi alle banche private con soldi di Bankitalia, cioè nostri. Siccome la maialata rischia di non passare inosservata a causa di quei rompipalle dei 5Stelle che osano financo fare opposizione, cosa mai vista dalla notte dei tempi, ecco l’idea geniale del governo: infilarla nello stesso decreto che cancella la seconda rata dell’Imu. Così chi si oppone ai Robin Hood alla rovescia che rubano ai contribuenti per dare alle banche può essere dipinto come un affamatore del popolo perché resuscita l’Imu. Per evitare il “rischio caos” bastava separare il decreto Imu dal decreto Bankitalia, come chiesto da Napolitano in svariati moniti, sulla scorta di innumerevoli sentenze della Consulta contro i decreti omnibus. Ma, quando si tratta di banche, nessuno fiata: destra e sinistra marciano compatte, precedute dalla contraerea dei giornali dei banchieri e dei partiti sottostanti. “Ostruzionismo M5S, può tornare la seconda rata Imu”, titola Repubblica . E persino l’Unità, un tempo organo della sinistra, fa la guardia ai caveau, con titoli truffaldini tipo “5Stelle, ostruzionismo sul decreto Imu” e “Barricate grilline: torna il rischio Imu”. Lo scandalo del secolo è il peone a 5 stelle che dà del “boia” a un vecchio fan della repressione sovietica a Budapest.

Tornando al povero lettore del Corriere , la via crucis non è finita. C’è un altro titolo-sciarada da decodificare a pag. 15: “Una debolezza quella ragazza in hotel. Ma non l’ho aiutata al concorso”. Intervista allo sgovernatore d’Abruzzo, Gianni Chiodi, inquisito per truffa, falso e peculato, per lo scandalo della giunta granturismo che gira l’Italia con amanti aviotrasportate e alloggiate a spese nostre: notizia rivelata dal Fatto e mai ripresa dal Corriere . Che ora la fa commentare all’interessato senza citarla né citarci (“la debolezza del Governatore è spuntata dalle carte”: così, spontaneamente). Il noto statista marsicano “sta soffrendo, la voce gli si incrina un paio di volte”, però “cita Terenzio e poi anche Gandhi cercando conforto nella letteratura”. La colpa naturalmente è dell’“ufficio regionale o della Ragioneria” che gli hanno rimborsato le spese della gentile accompagnatrice a sua insaputa. Come la segretaria di Cota con le mutande verdi. Ergo Chiodi è “amareggiato”: qualcuno (non si dice chi) ha fatto “pura macelleria: famiglie massacrate, carriere esposte al pubblico ludibrio, per un puro obiettivo politico: il 25 maggio in Abruzzo si vota”. E il direttore del Fatto , com’è noto, sarà candidato contro di lui. Ma questo il Corriere non può dirlo, perché il Fatto è innominabile. Un po’ come con lo scandalo De Girolamo: le notizie, o le dà il Corriere , oppure “spuntano”.

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Bravi, davvero – Alessandro Gilioli

È davvero notevole lo sforzo con cui il Pd, Forza Italia, Boldrini e Napolitano stanno trasportando verso il Movimento 5 Stelle anche gli italiani meno attratti da Grillo e Casaleggio.

In un solo giorno:

1. I listini bloccati.
2. Il salva Lega.
3. Le candidature multiple.
4. La soglia di sbarramento turca che impedisce di fatto in futuro qualsiasi gruppo parlamentare diverso da Pd, Forza Italia e satelliti, Lega e M5S.
5. Un regalo miliardario alle banche private.
6. Un trucco ignobile per mescolare questo regalo alle banche con l’Imu, che non c’entra niente.
7. Una tagliola mai usata nella storia repubblicana, che svilisce il Parlamento e porta verso il governo per decreto.

No, bravi, davvero.

L’indecenza non ha età [se questo è un rinnovatore]

L’ha resuscitato D’Alema nel ’97 con la bicamerale quando era  politicamente morto, non per meriti di un’opposizione che non c’è mai stata ma dei suoi medesimi; ha ripetuto l’operazione Veltroni  quando, nella famosa campagna elettorale nel 2008 lo definiva “il principale esponente dello schieramento a noi avverso” pur di non  fare il suo nome, ché non sia mai gli italiani potessero capire per chi  NON dovevano votare, che l’avversario “non è un nemico e non va demonizzato”, nemmeno se è silvio berlusconi. Ci riprova oggi Matteo Renzi riconoscendo un’autorevolezza politica ad un pregiudicato condannato pensando che sia utile, necessario, politicamente, nonché eticamente e moralmente corretto andare a trattare, discutere di leggi con uno che in tutta la sua vita ne avrebbe fatto volentieri a meno. berlusconi non è un interlocutore politico da trattare con rispetto, semmai lo sia mai stato anche prima visti i suoi precedenti, anche penali, il suo stile di vita, il suo fregarsene di ogni regola anche minima di convivenza civile. E con uno così Renzi va a discutere di regole, anzi della prima regola dalla quale poi scaturiscono tutte le altre e cioè di legge elettorale. Quello che fa, pensa e dice berlusconi non dovrebbe, se questo fosse un paese normale, essere riportato urbi et orbi come una notizia dalla stampa e dall’informazione assuefatte e anestetizzate dal servilismo. berlusconi che da condannato in via definitiva alla galera perché ha rubato allo stato può fare ancora campagna elettorale, pensare di presentarsi da leader alle elezioni nello stesso stato che ha derubato è una tragedia italiana, come le stragi impunite. Continuare a restituire dignità a chi l’ha persa per sua scelta significa voler dare il colpo di grazia ad un paese martoriato, altroché rinnovamento. Renzi va a discutere di legge elettorale, ovvero della legge per formare un parlamento, con berlusconi che in parlamento da decaduto qual è non ci può più mettere piede. 

 Si può discutere di leggi con un delinquente che le ha sistematicamente violate? Ci siamo scandalizzati, indignati quando si parlava di riforma della giustizia, abbiamo detto che non era possibile che un indagato [prima] potesse mettere bocca sulla riforma di quella giustizia che a berlusconi dà solo fastidio, la considera un inutile orpello, l’ha sempre considerata il grande ostacolo al suo progetto delinquenziale attaccando i giudici, diffamandoli, accusandoli di essere loro, il cancro della società e adesso Renzi che fa, parla con berlusconi [dopo aver parlato con Verdini, e ho detto Verdini] di legge elettorale perché pensa che la discussione politica non possa prescindere dal parere di un pregiudicato? E, se mi posso permettere, il segretario del pd eletto per acclamazione universale ci potrebbe spiegare in quale paese un leader di partito, un prossimo futuro ed eventuale candidato al ruolo di capo del governo pensa che sia utile ascoltare cos’ha da dire un truffatore, un ladro, un condannato alla galera, uno che ha un procedimento giudiziario ancora aperto in virtù del quale è stato già condannato in primo grado a sette anni per sfruttamento della prostituzione minorile e concussione, uno che dovrebbe stare in galera? Dentro forza Italia non c’è nessuno più presentabile di berlusconi per discutere di leggi, un incensurato, ad esempio? E perché mai gli italiani si dovrebbero fidare di uno che va a trattare e a discutere di leggi con un delinquente? 

Questa sarebbe la politica nuova di Renzi?
E qualcuno ha pure il coraggio di criticare Grillo che con questi non ci parla?

Le physique du rôle [che non c’è né c’è mai stato]

“Ma davvero Napolitano e il Pd pensavano che B. sostenesse il governo Letta per senso delle istituzioni, per spirito di sacrificio, per risolvere i problemi del Paese, per garantire agli italiani un futuro migliore e non per farsi, come sempre, i cazzi suoi?” [Marco Travaglio]

Se berlusconi avesse commesso un omicidio, uno stupro, una rapina a mano armata ci sarebbe lo stesso questo insopportabile dibattito infinito circa il fatto che uno condannato in primo grado a sette anni per concussione,  sfruttamento della prostituzione minorile e in ultimo e definitivo, quello della Cassazione, per una frode fiscale dalle dimensioni gigantesche non abbia i requisiti ottimali per continuare a svolgere un’attività politica, sempreché ne abbia avuti [e non li aveva, così come non ne avrebbe avuto nemmeno il diritto secondo la legge e non le opinioni di qualcuno] e che quella proposta e propagandata in questi quasi vent’anni dall’impostore abusivo pregiudicato e da chi ha rinunciato anche ad un’idea di dignità scegliendo di seguire un fuorilegge sia stata e sia davvero politica e non, invece, quello che è ormai davanti agli occhi di tutti ovvero  una sequenza infinita di azioni contro lo stato e la democrazia legittimate da un parlamento sciagurato e in gran parte venduto, soggiogato, minacciato e ricattato finalizzate a sistemarsi i cazzi suoi? 

Perché Luciano Violante, già noto per aver garantito a berlusconi di poter agire nel pieno del conflitto di interessi che lo riguarda continua ad insistere che berlusconi ha diritto a difendersi? eppure faceva il magistrato  prima di preferire come tanti suoi colleghi l’agio e la sicurezza di un incarico politico, e un magistrato sa che il diritto alla difesa di un cittadino che ha commesso dei reati – pesantissimi peraltro –  finisce, si conclude con un’assoluzione o una condanna di un tribunale.

berlusconi ha avuto le sue chances, un esercito di avvocati strapagati, alcuni anche da noi perché lui stesso li ha voluti in parlamento per contribuire alla stesura delle leggi che gli hanno permesso di scampare alla giustizia finché è stato possibile e i gradi di giudizio sono tre come i colori del semaforo, non ce n’è uno supplementare che permetta altre azioni oltre a quelle imposte dal rosso, l’arancione e il verde:  perché mai a berlusconi e solo a lui deve essere data la possibilità di continuare ad agire, parlare da cittadino libero e onesto come se quella sentenza non fosse mai stata pronunciata?  a chi nella sua stessa  condizione di condannato in via definitiva, dunque un pregiudicato, sarebbe permesso di dire e fare le cose che continua a fare e dire?  quale televisione offrirebbe la sua ribalta ad un condannato qualsiasi permettendogli di infamare la Magistratura? secondo Violante da cosa dovrebbe difendersi ancora berlusconi, da una sentenza della Suprema Corte firmata da tutti e cinque i relatori che hanno stabilito in 208 pagine che un delinquente era davvero un delinquente? 

E  chissà perché non si consulta il fior fiore dei giuristi, costituzionalisti, opinionisti anche quando le condanne riguardano altre sentenze e altri imputati.

Combinazione vuole che la legge Severino l’abbiano voluta e di comune accordo, destra e centrosinistra; in ogni caso in nessun paese normale serve una legge per dire che chi si occupa delle cose degli altri non deve essere uguale ma meglio degli altri: o fai il politico o il delinquente, entrambi i ruoli sono incompatibili anche senza che lo dica una legge apposita.

Diritto di difesa un cazzo: qua le intenzioni sono altre e Violante lo sa benissimo, meglio di lui forse nessun altro, viste le garanzie già offerte al delinquente in precedenza, una su tutte la mancata legge sul conflitto di interessi.

E che dire del povero Giacinto detto Marco [Pannella] che accoglie il plurinquisito condannato come un vecchio amico, lo guarda firmare per  i referendum contro leggi volute e fatte dai governi [parlando con pardon] di berlusconi e l’unica cosa che sa fare è il gesto dell’ombrello rivolto a Marco Travaglio?  Pannella che nel suo passato si è distinto per aver lottato, difeso diritti importanti, sostenuto le istanze degli ultimi e che in vecchiaia si riduce a prendere le parti di un delinquente perché sa che può trarne vantaggio è anch’egli uno dei simboli dello sfacelo morale, etico e ancorché umano della politica italiana impegnatissima da una ventina d’anni a risolvere le beghe personali del pregiudicato berlusconi. 

Quanto ancora bisognerà tenere un paese inchiodato alle vicende personali di un delinquente anche dopo una sentenza definitiva? come mai la politica non pone la stessa attenzione sui condannati innocenti di cui sono piene le indecenti carceri italiane?

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Liberiamo il Banano
Marco Travaglio, 1 settembre

La scena del Banano preso in ostaggio da Pannella e in evidente stato confusionale, deportato al banchetto dei radicali per firmare i referendum per la “giustizia giusta”, provoca una stretta al cuore anche all’antiberlusconiano più sfegatato. Intanto perché, se la giustizia fosse davvero giusta, lui sarebbe già in galera da un pezzo. 

E poi perché Pannella sta cercando di convincerlo ad andare in galera o in alternativa a fuggire all’estero, manifestando una sfiducia davvero ingiusta nelle capacità salvatrici del Pd e del Quirinale. 

Il fatto poi che i radicali vogliano abrogare le leggi sull’immigrazione e sulle droghe, che hanno riempito le carceri di immigrati e di drogati, tutte regolarmente varate dai governi Berlusconi, aggiunge ridicolo al tragico. Già è molto comico vederlo fare carte false per far dichiarare incostituzionale la legge Severino, reclutando giuristi per dimostrare che tutti quelli che l’hanno approvata otto mesi fa, lui compreso, sono dei somari. 

Il guaio del pover’ometto è che in tanti anni nessuno ha avuto il coraggio di spiegargli come funziona la giustizia: se uno commette molti reati, subisce molte indagini e molti processi; e, se uno è colpevole, di solito lo condannano. Se uno lo sa si rassegna, o cerca di smettere di delinquere o almeno di farsi beccare con tanta facilità. Perché, più che dai magistrati, le sentenze dipendono dall’imputato. A prescindere dalle rispettive idee. 

Ma B., diceva Montanelli, è un bugiardo sincero: a furia di mentire, finisce col credere alle balle che racconta. Ancora ieri, per dire, dichiarava che “i miei 41 processi (l’anno scorso erano 107, due anni fa 109: variano col tasso di umidità, ndr) sono colpa di Magistratura democratica”. Qualcuno che gli vuol bene dovrebbe spiegargli che nessuno dei cinque giudici di Cassazione che l’han condannato è di Md, anzi il suo stesso Giornale parlò di “toghe moderate”. 

E il Pg che ha chiesto la conferma della condanna è l’ex presidente di Magistratura indipendente, la corrente più a destra. Soltanto una mente malata, o uno che legge il Giornale, Libero , Panorama e il Foglio, o vede solo i tg Rai e Mediaset può pensare che un magistrato non di sinistra sia portato ad assolvere il leader del centrodestra davanti a una montagna di prove delle sue frodi fiscali milionarie su decine di conti esteri e società offshore. Che sia di destra, centro, sinistra, anarchico o grillino, il magistrato quando vede un delinquente lo condanna perché è colpevole, non perché la pensa in un certo modo. Salvo, si capisce, che sia pagato dall’imputato, ma gli Squillante e i Metta sono purtroppo in pensione. 

L’idea poi che, separando le carriere, i giudici assolveranno i colpevoli solo perché non sono più colleghi dei pm è un’altra baggianata che può dire e credere solo lui. E chi ha interesse a farglielo credere. 

Tipo i suoi avvocati, che lui cambia continuamente come Zamparini gli allenatori, stipendiandone mezza dozzina alla volta. Ma, invertendo l’ordine dei legali, il prodotto non cambia. 

Prendete Coppi, noto principe del foro, che sbuca ormai in tutti i processi più famosi perdendoli quasi tutti (specie se difende colpevoli: Andreotti, Fazio, Misseri, i capi della Thyssen). Qualcuno aveva garantito al povero Banano che, con Coppi in Cassazione, era vittoria sicura. E lui se l’era bevuta. Sappiamo poi com’è andata. Ora Coppi fa lo gnorri. Piagnucola perché i giudici “dimenticano le questioni giuridiche che avevo prospettato”: in realtà le hanno fatte a pezzi perché non stavano in piedi. Annuncia improbabili “soluzioni per tamponare i danni”, così la giostra gira un altro po’. E si domanda “se sia valsa la pena” suggerire a B. la linea dell’“aplomb”. 

Come se un colpevole con l’aplomb diventasse meno colpevole. Intanto il pregiudicato con l’aplomb incassa la condanna e paga le parcelle, sempre con molto aplomb. No, vederlo nelle mani dei Pannella e dei Coppi fa male anche a noi. Lo stanno raggirando e spolpando un’altra volta. Facciamo qualcosa per liberarlo.